Trapassi d'élite

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wheaton80
00giovedì 28 marzo 2019 05:31
Fred Malek, finanziatore dell'élite del GOP ed ex grande capo della Marriott, muore a 82 anni



Washington (CNN) - Fred Malek, ex Presidente della catena alberghiera Marriott e uno dei finanziatori più influenti del partito repubblicano, è morto, come ha confermato lunedì il suo studio. Malek è morto domenica all'età di 82 anni. Nell'immediato non è stato possibile stabilire una causa di morte. Era stato sottoposto ad un trattamento per il cancro alla vescica circa cinque anni fa. Malek era una delle figure più durature della politica repubblicana e la sua prodigiosa raccolta di fondi per conto dei candidati al GOP lo ha messo al centro della politica presidenziale per oltre quarant'anni. Lavorò per l'amministrazione di Richard Nixon, partecipò alla Convention Nazionale Repubblicana del 1988 in preparazione dell'elezione di George H.W. Bush e gestì la fallimentare campagna per la sua rielezione nel 1992. In seguito, nel 2008, ha ricoperto il ruolo di tesoriere per l'infruttuosa candidatura presidenziale del senatore dell'Arizona John McCain. Malek è stato anche uno dei principali finanziatori per la Republican Governors Association e ha contribuito a fondare l'American Action Network, un'organizzazione no-profit sostenitrice delle politiche conservatrici. Sebbene non abbia partecipato alla campagna del Presidente Donald Trump nel 2016, Trump nel 2017 lo ha nominato Presidente del Woodrow Wilson International Centre for Scholars. Durante la sua lunga carriera in politica, Malek ha anche affrontato ricorrenti critiche per il suo ruolo nel compilare una lista di ebrei che lavoravano presso il Bureau of Labor Statistics su richiesta di Nixon, qualcosa per cui si scusò ripetutamente nel corso degli anni.

"Ho commesso un errore 41 anni fa per cui mi sono scusato", ha detto Malek a USA Today durante un'intervista del 2012 alla Republican National Convention. "È qualcosa di cui mi pento". A quel tempo, l'ex senatore Norm Coleman del Minnesota, che è ebreo e co-fondatore dell'American Action Network con Malek, ha dichiarato al giornale che l'antisemitismo "non è nemmeno nell'universo (di Malek)". Lunedì, Coleman ha elogiato Malek come "un guerriero senza paura nella vita e nella politica". "Fred non si è mai allontanato da una lotta che doveva essere combattuta", ha detto Coleman. In una dichiarazione, le figlie di Nixon, Tricia Nixon Cox e Julie Nixon Eisenhower, hanno definito Malek un "gigante". "È passato dal più umile degli esordi al ricoprire il ruolo di zelante funzionario pubblico, di consigliere di presidenti e di leader decisivo e ispiratore nel mondo degli affari, dell'immobiliare e della gestione alberghiera", hanno dichiarato. Frederic Malek è cresciuto nell'area di Chicago, figlio di un camionista addetto alla consegna di birra. Ha frequentato West Point ed è diventato un ranger dell'esercito. Si è laureato alla Business School di Harvard nel 1964. La sua carriera lavorativa ha attraversato diversi campi. Oltre al suo ruolo al Marriott, è stato Amministratore Delegato della Northwest Airlines e si è anche dilettato nello sport come co-proprietario (con George W. Bush e altri investitori) della squadra di baseball dei Texas Rangers. La sua impresa più recente, la Thayer Lodging Group, in cui fu nominato come primo sovrintendente di West Point, ha investito in immobili alberghieri. Malek ha donato e raccolto milioni per le sue cause preferite, tra cui West Point e la Richard Nixon Foundation. Il centro visitatori di West Point porta il suo nome.

Fredreka Schouten
25 marzo 2019

Traduzione: Wheaton80
edition.cnn.com/2019/03/25/politics/gop-donor-fred-malek-dead/in...

Nota Wheaton80: Malek era un potente lobbista e membro del Council on Foreign Relations
wheaton80
00domenica 14 aprile 2019 20:08
Giuseppe Ciarrapico morto a Roma: aveva 85 anni. Ex fascista, uomo di Andreotti, fu l’intermediario del Lodo Mondadori



E’ morto a Roma Giuseppe Ciarrapico. Ottantacinque anni, era gravemente malato e si è spento alle 7.40 nella clinica Quisisana, dove era ricoverato. Imprenditore di punta della corrente andreottiana, Ciarrapico è stato protagonista di diverse vicende centrali della Prima Repubblica. Longa manus di Giulio Andreotti in Ciociaria, negli anni ’80 era diventato Presidente delle Terme di Fiuggi, dove nel 1990 era riuscito a portare quel Michail Gorbaciov che con la perestroika aveva inflitto gli ultimi colpi a una ex URSS traballante da anni, facendola crollare definitivamente. Un eroe, quindi, nell’ottica del Ciarra, orgoglioso ex fascista, che anche negli anni della DC aveva conservato stretti rapporti con il Segretario missino Giorgio Almirante. Erano gli anni in cui chiunque avesse interessi tra Roma e il centro Italia lo considerava un referente e si recava per cercare voti e appoggio politico dal “Re delle acque minerali”. Che nel suo regno poteva contare anche la società Recoaro, diverse cliniche, tra le quali “Villa Stuart” a Monte Mario, la compagnia di aerotaxi “Air Capitol” e la Casina Valadier, noto ristorante della Capitale, tutte raccolte sotto la holding capogruppo Italfin ’80.

Re delle acque minerali e signore dell’editoria tra la Ciociaria e la provincia di Latina. Suoi sono stati i quotidiani Ciociaria Oggi e Latina Oggi, capostipiti di un piccolo impero editoriale che negli anni si era arricchito con la creazione di testate come Nuovo Oggi Molise, Nuovo Oggi Castelli, Nuovo Oggi Guidonia e Nuovo Oggi Viterbo. In madrepatria, la Ciociaria, la sua azienda tipografica di Cassino stampava materiali a sfondo revisionista sulla storia, le armi e le forze armate del fascismo (ed in particolare della Repubblica Sociale Italiana) sotto le insegne della Ciarrapico Editore, a cui collaboravano dirigenti e intellettuali della destra, tra cui Marcello Veneziani, che fu direttore editoriale, e, negli anni settanta, il giornalista Guido Giannettini. Erano gli anni in cui fu chiamato a salvare l’AS Roma, della quale divenne presidente nel 1991.

La vittoria della Coppa Italia appena insediato e l’arrivo di un Francesco Totti ancora ragazzino nella società non salvarono i colori giallorossi dall’ennesimo caos societario quando, due anni dopo, Ciarrapico fu arrestato per bancarotta fraudolenta. Andreotti lo volle intermediario tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti nella ricerca di una soluzione per il Lodo Mondadori. Il suo destino si incrocerà ancora con quello di De Benedetti nel 1996, anno in cui quest’ultimo esce di scena con una condanna annullata nella vicenda del crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e Ciarrapico viene condannato per bancarotta. I servigi resi all’ex Cavaliere e il potere accumulato nel centro Italia gli valsero una candidatura al Senato con il Popolo della Libertà, per il quale fu senatore nella sedicesima legislatura dal 2008 al 2013.

Gli ultimi anni erano stati costellati dagli ultimi guai con la giustizia, culminati nel 2015 con la condanna inflittagli dal tribunale di Roma a 5 anni per bancarotta in un altro crac, quello della società Editoriale Ciociaria Oggi: secondo l’accusa, il patron avrebbe utilizzato le casse dell’azienda con “l’intenzione di ingannare i soci e il pubblico” e per “conseguire un ingiusto profitto”. Lo hanno ricordato diversi esponenti della destra italiana cui l’85enne era vicino per idee politiche. Tra questi Francesco Storace:“Peppino Ciarrapico è stato un editore scomodo. E anche una personalità forte, gli si voleva bene e ci si litigava. Lo ricordo con affetto”. Anche Alessandra Mussolini ha espresso il suo cordoglio:“Mi rattrista apprendere ora della scomparsa di Giuseppe Ciarrapico, amico fraterno di mio padre Romano Mussolini, uomo sempre vicino alla nostra famiglia. Sentite condoglianze ai suoi cari.”

14 Aprile 2019
www.ilfattoquotidiano.it/2019/04/14/giuseppe-ciarrapicomortoaromaaveva85annifusenatore-del-pdl/...
wheaton80
00mercoledì 24 aprile 2019 02:38
È morto Giovanni di Lussemburgo



Il Granduca Giovanni di Lussemburgo è morto all'età di 98 anni. Lo ha reso noto in una dichiarazione il figlio Enrico:«È con grande tristezza che vi informo della morte del mio amato padre, Sua Altezza Reale il Granduca Giovanni, che è morto in pace, circondato dall'affetto della sua famiglia». Il Granduca, che aveva abdicato nel 2000 a favore del figlio dopo quasi 36 anni sul trono, era stato recentemente ricoverato in ospedale per un'infezione polmonare.

23.04.2019
www.tio.ch/dal-mondo/cronaca/1365353/e-morto-giovanni-di-lus...
wheaton80
00sabato 11 maggio 2019 16:06
Gianni De Michelis, morto vice-segretario del PSI di Craxi e più volte ministro:‘avanzo di balera’ e simbolo degli Anni Ottanta



All’età di 78 anni è morto Gianni De Michelis, più volte ministro e vice segretario del Partito Socialista nell’era di Bettino Craxi. Era ricoverato da qualche giorno all’ospedale di Venezia, per il peggioramento delle condizioni generali di salute.”Un avanzo di balera”, lo definì poi Enzo Biagi. Battuta che lo stesso Gianni De Michelis, anni dopo, prenderà a prestito perché cattura i tratti distintivi della sua vita pubblica, scandita dagli incarichi ministeriali e dalla firma sul trattato di Maastricht, ma ricordata soprattutto per la foga da gran festaiolo della Prima Repubblica che gli valse molte donne e non poche scomuniche. Lui – cresciuto in una famiglia metodista e all’epoca vicepresidente del Consiglio – che ancheggia sulla pista delle balere di Rimini (che censirà anche in un libro con tanto di stellette) coi riccioli a cascata sulle spalle. E’ un’immagine-simbolo dell’Italia anni Ottanta che trovava rifugio in una socialità esibita per rito scaramantico, mentre già si preparava il precipizio di Mani Pulite. Semiprologo al ventennio berlusconiano per feste d’altro genere. “All’epoca non c’era la lapdance”, si limiterà a dire con esibito rammaricato, per segnare una linea di confine che in realtà avrebbe valicato senza falsi pudori, tenendo a quel suo marchio istrionico-libertario che lo aveva proiettato oltre il grigiore della nomenclatura socialista. Fu ministro dal 1980 al 1992, ricoprendo vari incarichi nei governi di Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Craxi, De Mita e Andreotti: la sua firma per l’Italia è sul trattato di Maastricht nel 1992... È stato poi segretario del Nuovo Psi dal 2001 al 2007.

L’ultimo incarico elettivo è stato al Parlamento europeo, nella legislatura chiusa nel 2009. Nello stesso anno diventa consulente di Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione nel governo Berlusconi. “Se Craxi era Garibaldi, io ero il suo Cavour” disse, parlando del suo rapporto con il leader del Psi, cui diede un sostegno essenziale nella conquistata della segreteria. Rapporto mai rinnegato, anche negli anni delle monetine e della fuga ad Hammamet, e che gli vale oggi la riconoscenza del figlio Bobo Craxi, al motto: “coraggioso, leale e coerente”. Per un decennio De Michelis è rimasto ai margini, nell’angolo dei socialisti che l’Italia non perdona. Ha scritto vari saggi, l’ultimo è del 2013 per Marsiglio. “La lezione della storia. Sul futuro dell’Italia e le prospettive dell’Europa” racconta i grandi cambiamenti della storia, dalla Guerra Fredda alla guerra al terrorismo. “Onestamente, io devo ringraziare Bin Laden. Senza l’11 settembre sarei rimasto una non persona, quella costruita da Mani pulite e scomparsa da ogni radar“, dirà quando l’attacco alle Torri Gemelle fece sentire “il bisogno di competenza, a desiderare di sentir ragionare” e segnò così il suo ritorno in tv. In occasione del quale ribadì, con l’ennesima battuta, l’inestricabile condensato di uomo di Palazzo e di balera che seguiva la persona da oltre 50 anni: “Ho fatto il ministro dodici anni. Ho ricevuto un migliaio di lettere anonime. L’ottanta per cento erano sui miei capelli“.

Thomas Mackinson
11 maggio 2019
www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/11/giannidemichelismortovicesegretariodelpartitosocialista-di-bettino-craxi-fu-ministro-degli-esteri-e-del-lavoro/...



Gianni De Michelis, tangenti e condanne del doge di Venezia. Messo spalle al muro dai verbali della sua segretaria

“Gianni vieni con noialtri a pescar, perchè ne manca solo el verme!”. In un pomeriggio di più di un quarto di secolo fa, i veneziani, imbufaliti con il loro ex ministro diventato uno degli embemi delle ruberie della Prima Repubblica, si accalcarono in piazza San Marco, sotto l’ala delle Procuratie. In uno dei piani alti, nell’ufficio dell’allora sostituto procuratore Carlo Nordio, il magistrato che stava indagando sulla Mani Pulite in Veneto, era cominciato da poco il primo interrogatorio di Gianni De Michelis, il “doge di Venezia” socialista (l’altro era il democristiano Carlo Bernini). La voce era passata di bocca in bocca, per le calli. E la gente aveva cominciato ad accalcarsi verso il palazzo di giustizia. Era il 1993 e l’Italia aveva ormai scoperto di essere stata amministrata da una banda di partiti che si spartivano tutto: seggiole, poltrone, appalti, fiumi di denaro. Anche in Veneto, con il ferreo accordo dei due politici più potenti.

L’interrogatorio di De Michelis era attesissimo, un punto di svolta di un’inchiesta che riguardava alcuni appalti autostradali, in particolare la bretella di collegamento tra Mestre e l’Aeroporto Marco Polo, diventata la mangiatoia per PSI e DC, assieme a lavori di disinquinamento, con la regia dei vertici della Regione Veneto. Altri tempi, un altro mondo. Ma quell’inchiesta aveva perfino anticipato Tangentopoli, visto che era nata nell’autunno 1991, con alcune intercettazioni ambientali riguardanti una famosa famiglia di costruttori veneti. Anticipò di tre mesi la famosa mazzetta che Marietto Chiesa del Pio Albergo Trivulzio incassò da un imprenditore (14 milioni di lire), ma che negò di aver gettato in un WC per non farla trovare ai carabinieri milanesi coordinati da Antonio Di Pietro. Di quel pomeriggio in Laguna, nel giorno della morte di Gianni De Michelis, rimane il ricordo dei veneziani inferociti che gridavano contro il loro concittadino più famoso.

Era l’Italia popolare che si ribellava alla casta della politica, anche se fino a qualche mese prima molti erano andati in processione da lui per ottenere favori e prebende. Il primo interrogatorio di Gianni De Michelis, imputato di corruzione e finanziamento illecito dei partiti, finì con qualche formalità, l’impegno dell’ex ministro a farsi interrogare nuovamente e la promessa di ammettere le proprie colpe. Il che avvenne dopo poche settimane, ma a Treviso. Il PM Nordio preferì allontanarsi dall’epicentro della Tangentopoli veneta e concordò con De Michelis il vero incontro per la resa dei conti con la giustizia. De Michelis aveva capito che ormai la situazione era diventata indifendibile. Anche perché da Milano gli era arrivato un altro avviso di garanzia per l’affare Enimont. In totale ebbe una ventina di procedimenti (molti conclusi con l’assoluzione). Ma soprattutto perché a Venezia aveva riempito pagine e pagine di verbali una delle sue segretarie, Nadia Bolgan, che era stata la moglie di Giorgio Casadei, il vero collettore di mazzette per conto del PSI veneto. La Bolgan andò controcorrente, raccontò dall’interno il meccanismo della bella vita e della politica dei socialisti rampanti. Per questo De Michelis, con le spalle al muro, decise di fornire a Nordio un elenco dei soldi che aveva ricevuto, per interposta persona. A spanne si trattava di alcuni miliardi di lire.

Praticamente l’altra faccia di quello che avveniva in casa democristiana, dove l’ex ministro Carlo Bernini aveva regnato incontrastato quale presidente della giunta regionale. La storia giudiziaria di De Michelis ebbe poi un epilogo morbido. In primo grado il PM veneziano chiese una condanna a un anno e 8 mesi di reclusione. L’ex ministro era difeso da Gaetano Pecorella e da Giovanni Maria Flick. I giudici gli inflissero una pena severa, 4 anni di reclusione. Ma in appello usufruì del patteggiamento ad un anno e 6 mesi, a cui si aggiunsero sei mesi per lo scandalo Enimont. In totale la pena ammontò a due anni, con la condizionale. Su di lui calò il sipario giudiziario. Ma a Venezia non si spense l’eco delle sue feste memorabili nel palazzo sul Canal Grande, con gli uomini di scorta del Ministro degli Esteri che aspettavano con pazienza fino all’alba. Erano gli anni dei socialisti che pensavano di avere in mano il mondo della politica e di alcuni di loro che avevano trasformato la politica in un gigantesco albero di cuccagna.

Giuseppe Pietrobelli
11 Maggio 2019
www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/11/gianni-de-michelistangentiecondannedeldogedivenezia-messo-spalle-al-muro-dai-verbali-della-sua-segretaria/...
wheaton80
00venerdì 17 maggio 2019 20:28
Morto Gianluigi Gabetti, storico dirigente Fiat e braccio destro di Gianni Agnelli



Si è spento nella notte a Milano Gianluigi Gabetti, storico uomo Fiat e a lungo braccio destro dell'avvocato Giovanni Agnelli. Aveva 94 anni. L'annuncio della morte è stato dato dalla famiglia. I funerali si svolgeranno in forma privata, mentre la messa di trigesimo sarà pubblica e si svolgerà presso la chiesa della Consolata di Torino. Gabetti e l'Avvocato si erano conosciuti nel 1971 a New York. Gianluigi Gabetti era l’uomo dei rapporti internazionali degli Agnelli e della Fiat. Conosceva i salotti che contano non solo in Italia ma nel mondo. Amico di Rockfeller e delle società della finanza d’affari come la banca Lazard, aveva curato per decenni il patrimonio della famiglia. Quando la morte di Umberto Agnelli aveva privato la famiglia di una linea di successione immediatamente spendibile, era stato lui, insieme a Franzo Grande Stevens, a guidare l’operazione che avrebbe portato Sergio Marchionne ai vertici della società. Discretamente aveva anche sorvegliato la gestione di Fiat nel momento cruciale in cui i debiti con le banche avrebbero potuto stritolare la società. Per l’equity swap che garantì il controllo degli Agnelli sul gruppo venne processato e assolto. Di quella incriminazione si crucciava:“Non voglio che resti questa macchia su di me”. E' stato lui a riunire tutte le finanziarie di famiglia nella nuova Exor, la società che oggi controlla FCA, Ferrari e CNH. Ha trascorso gli ultimi anni di vita a Torino. Per John Elkann, Presidente della società “Giovanni Agnelli” e di FCA, “oggi è un giorno triste, perché con Gianluigi Gabetti scompare un uomo di grande saggezza, integrità e cultura: per quasi mezzo secolo è stato molto vicino alla mia famiglia e ha contribuito a far conoscere e apprezzare Torino e l’Italia nel mondo. In uno dei momenti più difficili che abbiamo attraversato nella nostra storia recente, ci è stato a fianco senza mai cedere davanti alle difficoltà, assumendosi difficili responsabilità con senso del dovere, che ci hanno permesso di superare un periodo buio. Nonostante le difficoltà, Gianluigi non ha mai perso il suo stile unico, fatto di coraggio, umanità e ironia. Come già mio nonno, ho avuto la fortuna di condividere con lui molti anni di vita di lavoro e di amicizia: per quello che ha fatto, ma anche per come lo ha fatto, lo ricorderò sempre con affetto e gratitudine”.

Paolo Griseri
14 maggio 2019
torino.repubblica.it/cronaca/2019/05/14/news/morto_gianluigi_gabetti_storico_dirigente_fiat_braccio_destro_gianni_agnelli-226237670/?re...
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00lunedì 27 maggio 2019 00:17
È morto Vittorio Zucconi, il giornalista di Repubblica nemico dei sovranisti



Si è spento a Washington Vittorio Zucconi, noto giornalista di Repubblica. Aveva 74 anni ed era malato da tempo. Nato nel Modenese, Zucconi è stato a lungo corrispondente da Bruxelles, Mosca e dagli Stati Uniti per diversi quotidiani, tra cui La Stampa, Repubblica e il Corriere della Sera. Naturalizzato statunitense, dal 1985 ha spostato definitivamente la sua residenza a Washington. È stato inoltre direttore dell’edizione online di Repubblica dalla sua creazione fino al 2015 e direttore di Radio Capital fino al 2018.

Le ultime apparizioni
Zucconi, da sempre schierato su posizioni atlantiste, neoliberiste, filo-UE, immigrazioniste e anti-sovraniste, si è distinto ultimamente per uscite che hanno fatto molto discutere. Di recente, ad esempio, ha scatenato molte polemiche la sua critica a Matteo Salvini sul caso di Manuel Bortuzzo:«Mentre il Ministro degli Interni gioca a fare il poliziotto di cartone, nella Roma senza sindaco né governo si sparacchia e si stronca la vita di un giovane e di un campione. Viva il ‘decreto sicurezza’ che facilita l’acquisto di armi», cinguettò lo scorso febbraio su Twitter, beccandosi numerose accuse di sciacallaggio.

Zucconi cantore dell’immigrazione
Emigrato negli Stati Uniti, dove ha trovato la sua dimensione spirituale, Zucconi ha più volte tessuto le lodi dell’immigrazione. Molto famoso è il suo libro del 1993 Stranieri come noi, una raccolta di 11 racconti che ricalca perfettamente la narrazione globalista sui flussi migratori e la lotta contro il presunto razzismo. Il volume è stato addirittura adottato come testo di lettura in alcune scuole italiane. Nel 2009 ha invece pubblicato Il caratteraccio: come (non) si diventa italiani.

Elena Sempione
26 Maggio 2019
www.ilprimatonazionale.it/cultura/morto-giornalista-vittorio-zucconi...
wheaton80
00mercoledì 12 giugno 2019 19:49
L'economista di Harvard Martin Feldstein muore a 79 anni



Martin Feldstein, professore di economia titolare della cattedra George F. Baker all'università di Harvard e Presidente emerito del National Bureau of Economic Research, è morto martedì all'età di 79 anni. Secondo un estratto dal suo necrologio, “il Council of Economic Advisors ha reso omaggio a Feldstein tramite Twitter”. Feldstein è anche apparso di frequente su FOX Business Network e in articoli su FOXBusiness.com, condividendo le sue opinioni sull'economia e più recentemente sulla guerra commerciale con la Cina. Inoltre, lo scorso ottobre, ha discusso lo stato dell'inflazione negli Stati Uniti e l'impatto negativo degli aumenti dei tassi d'interesse, un tema popolare negli ultimi tempi tra i funzionari della Federal Reserve e il Presidente Trump. Inoltre, non ha esitato a condividere il suo punto di vista su come i politici interpretino le tendenze sociali ed economiche, rilevando come la raccolta di dati sul PIL raccolti dal governo fosse viziata. "Ci stiamo affidando a numeri non accurati", ha affermato Feldstein durante un'intervista per FOXBusiness.com nel 2016.

Traduzione: Wheaton80
June 12, 2019
finance.yahoo.com/news/harvard-economist-martin-feldstein-dies-132723...

Da Wikipedia
"Attualmente fa parte del comitato dei direttori del Consiglio per gli affari esteri statunitense, della commissione trilaterale, del Gruppo dei 30 e del National Committee on United States-China Relations.[8] Feldstein è stato invitato a partecipare alle conferenze annuali del Bilderberg Group del 2008 e dal 2010 al 2013.[13][14] È anche membro del JP Morgan Chase International Council, dell'Academic Advisory Council of the American Enterprise Institute e della British Academy".
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00lunedì 17 giugno 2019 18:47
E' morta a 95 anni Gloria Vanderbilt



Addio a Gloria Vanderbilt. L'artista, autrice e attrice americana è morta all'età di 95 anni. Vanderbilt era anche la madre di Anderson Cooper, uno dei mezzobusti più noti della TV americana nonché tra gli anchor di punta della CNN. I due sono anche apparsi assieme nello show della CNN 'Anderson Live' e nel documentario di HBO 'Nothing Left Unsaid: Gloria Vanderbilt and Anderson Cooper'. Era una donna dalle mille sfaccettature al punto che la rivista Life nel 1968 la definì la versione al femminile dell'uomo rinascimentale. Negli anni '30, a soli sei anni, dopo la morte del padre, fu protagonista di una battaglia legale tra la madre Gloria Morgan Vanderbilt e la zia paterna Gertrude Vanderbilt Whitney. Ognuna delle due donne voleva avere la custodia della bambina e quindi il controllo del patrimonio del padre. Da adulta, invece, divenne famosa per la sua linea di moda e profumi.

17 giugno 2019
www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2019/06/17/e-morta-a-95-anni-gloria-vanderbilt_2c43944b-e01b-4ced-a724-0ea165183...
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00lunedì 17 giugno 2019 18:56
È morto l'ex Presidente Mohamed Morsi



L'ex Presidente egiziano, Mohamed Morsi, è morto durante un'udienza del processo a suo carico in Egitto. La notizia è stata data dalla TV di Stato egiziana e ripresa da Al Jazeera. Morsi è deceduto «in aula dopo la conclusione di un'udienza del processo per spionaggio» in cui era imputato, precisa il sito Egypt Today. La Televisione di Stato egiziana ha riferito che Morsi è morto per «una crisi cardiaca in tribunale». Un banner precisa che il corpo è stato portato «in ospedale». Fonti al Cairo riferiscono di rafforzate misure di sicurezza già visibili per le strade. Morsi, che aveva 67 anni, «è stato dichiarato morto dopo essere svenuto durante l'udienza cui partecipava da imputato», precisa il sito del principale quotidiano egiziano, Al-Ahram. Prima del malore, il Presidente della Corte «aveva consentito a Morsi di parlare, su sua richiesta», riferisce ancora il sito, segnalando che non è stato rivelato il nome dell'ospedale dove è stato portato il corpo. Esponente della Fratellanza Musulmana, era stato Presidente dal giugno 2012 al luglio 2013, nelle prime elezioni svolte dopo la caduta dell'ultra-trentennale autocrate Hosni Mubarak, ma poi era stato deposto da una rivoluzione popolar-militare guidata dall'attuale Capo di Stato Abdel Fattah al-Sisi. Da allora Morsi era stato in carcere e sottoposto a diversi processi, subendo varie condanne. “Un martire. Morsi è un martire”. Lo ha detto il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, da sempre suo sostenitore, chiamandolo «nostro fratello Morsi» e facendo le condoglianze alla famiglia dell'ex leader del Cairo e al popolo egiziano.

17.06.2019
www.tio.ch/dal-mondo/cronaca/1375660/e-morto-l-ex-presidente-moham...
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00lunedì 22 luglio 2019 17:56
I Craxi ricordano l’altro volto di Francesco Saverio Borrelli



La figura di Francesco Saverio Borrelli, il magistrato simbolo del pool di Mani Pulite morto oggi nell’Hospice Floriani dell’Istituto dei Tumori di Milano, dove era ricoverato, continua a dividere. Se per Francesco Greco, Capo della Procura di Milano e suo allievo è addirittura “una persona che ha fatto la storia d’Italia”, per molti altri è una figura chiave in quella nebulosa stagione di scardinamento di un intero sistema politico ed economico che aprì la strada alle privatizzazioni e alla presenza sempre più invadente della magistratura nelle stanze dei bottoni. Il suo discorso da Procuratore Generale della Corte d’Appello, nel 2002, che si concludeva con quel famoso “Resistere, resistere, resistere, come sulla linea del Piave”, da inno all’indipendenza dei giudici, divenne il vangelo laico di tanti fanatici del giustizialismo e delle carcerazioni preventive. Tra le voci più critiche, e non poteva essere altrimenti, si sono udite nitidamente quelle dei figli di Bettino Craxi. “Non vi è dubbio che fu un protagonista della storia del nostro Paese e che fu un rivoluzionario-revisionista. Rivoluzionario nel senso che contribuì a guidare un complotto di una parte dello Stato (la magistratura), contro un’altra parte dello Stato (la politica e i partiti politici). Contribuì a togliere quello che c’era per conservarne solo una parte e questo non si può chiamare in altro modo che colpo di Stato. Revisionista perché, in seguito alla stagione di Tangentopoli, ebbe parole di netto ripensamento sull’efficacia dell’azione di ‘Mani Pulite”. Non ci gira intorno Bobo Craxi.

“Le nostre strade si sono incrociate anche in tribunale perché mi querelò e venni anche condannato. Per quella che è stata la mia conoscenza di lui, posso dire che mi è sembrata una persona sobria e molto garbata a cui va il mio cordoglio”, ha concluso Craxi. “Con Borrelli viene a mancare uno dei protagonisti principali di una stagione infausta della nostra storia repubblicana”, ha commentato all’Adnkronos Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Affari Esteri. “A dispetto di molte comparse del tempo, compresi taluni suoi compagni magistrati assurti ad eroi e gettatisi nell’agone politico ed alla ricerca di incarichi pubblici”, ha aggiunto Stefania Craxi, “Borrelli scelse con coerenza di vestire solo e sempre la toga, e nei recenti anni, seppur sempre con reticenza ed omissioni, ebbe ad avanzare alcune riflessioni amare sugli effetti prodotti dalle inchieste di ‘Mani Pulite’. Il tempo, come sempre, pronuncerà parole di verità. Ma la sua dipartita porta con sé molti segreti e molti ‘detto non detto’ che, nonostante il lavoro della storia, resteranno probabilmente celati. Nel momento del dolore e della sofferenza il silenzio e il rispetto sono pertanto dovuti all’uomo e alla famiglia”. Di Francesco Saverio Borrelli, come hanno ricordato i figli di Bettino Craxi, va ricordato però anche il ravvedimento. Prima di ritirarsi a vita privata, intervenendo dalla platea durante la presentazione di un libro, nel 2011, durante il quarto governo Berlusconi, chiese “scusa per il disastro seguito a Mani Pulite” e ammise che “non valeva la pena buttare all’aria il mondo precedente per cascare poi in quello attuale”.

Ernesto Ferrante
20 Luglio 2019
www.opinione-pubblica.com/i-craxi-ricordano-laltro-volto-di-francesco-saverio-borrelli/?fbclid=IwAR3tXLunqBATn6W1-CM0c2Ve4ql9G4qmmtp0zkzHQnXtx5vBV4a...
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00mercoledì 24 luglio 2019 02:55
Morto Yukiya Amano, il Direttore dell’Agenzia ONU per l’Energia Atomica



Il Direttore Generale dell'Agenzia ONU per l'Energia Atomica, il giapponese Yukiya Amano, è morto questa mattina. “Il Segretariato”, scrive in un comunicato l'AIEA, “desidera condividere la sua più recente riflessione, che Amano intendeva includere nella sua lettera al board dei governatori per annunciare le sue dimissioni:“Durante l'ultimo decennio, l'Agenzia ha realizzato risultati concreti per raggiungere gli obiettivi di “Atomi per la pace e lo sviluppo”, grazie al sostegno degli Stati membri e l'impegno dello staff dell'agenzia. Sono molto orgoglioso dei nostri risultati e grato agli Stati Membri e allo staff dell'Agenzia””. La notizia della morte di Amano arriva in un momento di forti tensioni internazionali con Teheran, legate anche all'accordo sul nucleare iraniano. Ex diplomatico giapponese, Amano aveva 72 anni. Il suo ufficio aveva annunciato lo scorso settembre che Amano si era sottoposto a una procedura medica, senza fornire dettagli sulla sua natura. Al suo ritorno al lavoro, Amano era apparso provato. La sua morte è apparentemente avvenuta poco prima che Amano consegnasse le sue dimissioni dall'incarico che ricopriva dal 2009. Come Direttore Generale dell'AIEA, Amano aveva sovrinteso all'applicazione dell'accordo sul nucleare iraniano siglato nel 2015, e poi denunciato dagli Stati Uniti.

22 luglio 2019
tribunatreviso.gelocal.it/italia-mondo/esteri/2019/07/22/news/morto-yukiyaamanoildirettore-dell-agenzia-onu-aiea-1....
wheaton80
00martedì 30 luglio 2019 20:21
Morto il Duca di Hohenberg



Georg, Duca di Hohenberg, è morto il 25 luglio 2019. È nato nel 1929 al Castello di Artstetten, nella Bassa Austria. Era il capo della Casa di Hohenberg, derivante da Franz Ferdinand d'Austria e da sua moglie la Contessa Sophie Chotek, assassinata a Sarajevo il 28 giugno 1914. Era il figlio di Maximilian, Duca di Hohenberg, e della Contessa Elisabeth von Waldburg und Walsee. Nel 1960 sposò la Principessa Eleonore von Auersperg-Breunner, dalla quale ebbe due figli che hanno avuto discendenza e una figlia. Il matrimonio dell'Arciduca erede fu considerato ineguale dall'Imperatore Franz Joseph e per questo motivo la sua eventuale discendenza era stata rimossa dal trono. Fu per questa ragione che il trono passò a Karl, che era l'ultimo imperatore d'Austria. Questa discendenza ha adottato il nome di Hohenberg. Il defunto era il nipote della coppia assassinata. L'attacco che costò la vita all'Arciduca erede e a sua moglie determinò lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Qualche anno fa, disse a Point de Vue "che non aveva risentimento", riguardo il tema implicito della separazione della sua famiglia. Talvolta, si è ritenuto che la decisione di Franz Joseph fosse stata ingiusta. La famiglia di Sophie Chotek è un casato molto grande dell'Impero Austro-Ungarico. Ma essendo questa famiglia non sovrana, l'imperatore aveva applicato rigorosamente la regola comune che s'impone per ogni matrimonio.

Traduzione: Wheaton80
26 luglio 2019
royaute-news-archives.eklablog.com/mort-du-duc-de-hohenberg-a1...
wheaton80
00giovedì 8 agosto 2019 20:34
Addio a Saccomanni, l’ex Ministro dell’Economia che approvò il bail-in



L’ex Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni è morto improvvisamente all’età di 76 anni; l’ultima carica ricoperta dall’economista è stata quella di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Unicredit, incarico assunto dall’aprile del 2018. Appena un giorno prima della morte, il 7 agosto, Saccomanni aveva partecipato alla conferenza stampa di Unicredit per la presentazione dei risultati semestrali. Prima di ricoprire il ruolo di Ministro nel Governo Letta, fra 2013 e 2014, Saccomanni era stato DG della Banca d’Italia fra il 2006 e il 2013 (assumerà poi tale carica ad honorem). Per i meriti accademici conseguiti, Saccomanni è stato insignito dalla Presidenza della Repubblica dei titoli di Commendatore, Cavaliere di Gran Croce e Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica.

Saccomanni e il bail-in
Durante l’anno ricoperto al Ministero, Fabrizio Saccomanni accompagnò le fasi cruciali che avrebbero portato l’Italia ad approvare la direttiva che introdusse il bail-in nelle risoluzioni bancarie. Con questo principio, le banche in dissesto possono ricevere aiuti finanziari da parte dello Stato (bail-out) solo dopo un “salvataggio interno” che trasformi in capitale obbligazioni subordinate e, successivamente, depositi bancari sopra i 100mila euro, di fatto azzerandone il valore. Lo scorso febbraio l’attuale Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, aveva affermato che “Saccomanni fu ricattato dal Ministro delle Finanze tedesco” per garantire il consenso italiano alla direttiva UE che poi avrebbe messo in pericolo i risparmi depositati nelle banche italiane meno solide. “Con un’espressione evocativa ma infelice”, precisò poi il MEF sulle parole di Tria, “ha voluto fare riferimento a una situazione oggettiva in cui un rifiuto isolato dell’Italia di approvare la legislazione europea sul bail-in avrebbe potuto essere facilmente interpretato come un segnale dell’esistenza di seri rischi nel sistema bancario italiano. Con questo il Ministro non intendeva certamente lanciare un’accusa specifica né alla Germania né al Ministro delle Finanze tedesco dell’epoca”. In sede Ecofin, nel dicembre 2013, l’allora Ministro Saccomanni aveva proposto una soluzione di compromesso sul bail-in per cui, nel caso di crisi bancaria, l’intervento pubblico, nazionale o europeo, sarebbe potuto arrivare dopo un bail-in della banca coinvolta per almeno l’8% delle passività. Questo perché il Ministro si era detto consapevole che “in caso di rischio sistemico l’intervento pubblico potrebbe essere preferibile al rischio di contagio generato da un esteso utilizzo del bail-in”.

Alberto Battaglia
08 Agosto 2019
www.wallstreetitalia.com/morto-fabrizio-saccomanni-bail-in/
wheaton80
00sabato 24 agosto 2019 16:49
Morto David Koch, miliardario repubblicano che non amava Trump



Era uno degli uomini più ricchi del mondo, degli industriali più potenti d’America, più controversi e più influenti nella politica del Paese. David Koch è mancato ieri a 79 anni dopo una lunga malattia. Le Koch Industries, fondate da David e dal fratello Charles, a 82 anni ancora alla testa dell’impero, sono un gigante del petrolchimico e del tessile: la seconda più grande compagnia privata del Paese, producono dai componenti degli iPhone allo scottex. I due fratelli, forti di un patrimonio stimato in circa 60 miliardi di dollari a testa, hanno sempre investito una fortuna per i repubblicani e nel nome della filosofia dello small government sono stati decisivi nello spingere a destra il partito. Con Trump hanno rotto proprio perché non lo ritengono abbastanza liberista e avevano annunciato che non lo avrebbero appoggiato nel 2020. Nato a Wichita, Kansas, David fece anche un tentativo di entrare in politica in prima persona, correndo per la vicepresidenza in un ticket libertario nel 1980, con una piattaforma che invocava la chiusura di molte agenzie federali e l’abolizione di tutte le tasse sul reddito e sulle imprese. Oltre che in think tank e campagne politiche (nelle elezioni 2016 il gruppo Koch aveva investito 750 miliardi di dollari), i fratelli hanno sempre donato grandi cifre in beneficenza. Ma sono anche dietro la campagna di negazione del cambiamento climatico. Dal 2018 David aveva lasciato gli incarichi ufficiali in azienda.

Marilisa Palumbo
23 agosto 2019
www.corriere.it/economia/finanza/19_agosto_23/morto-david-koch-miliardario-repubblicano-che-non-amava-trump-922b8b8e-c5a9-11e9-84f7-9eac6334c4...
wheaton80
00martedì 12 novembre 2019 03:26
Ex 007 inglese trovato morto a Istanbul, addestrava i White Helmets in Siria



Un anno dopo l'uccisione di Jamal Khashoggi, Istanbul torna teatro di un giallo internazionale. James Gustaw Edward Le Mesurier, ex agente dei Servizi Segreti britannici e fondatore della ONG Mayday Rescue, che dal 2013 addestrava i gruppi di soccorritori dei Caschi Bianchi in Siria dopo averne sostenuto la fondazione, è stato trovato morto sotto la sua casa in una zona centrale di Istanbul. La magistratura turca ha aperto "un'indagine amministrativa e giudiziaria". La polizia non ha riscontrato segni di effrazione nella sua abitazione. Secondo alcuni media locali, l'uomo avrebbe assunto pillole antidepressive e la moglie avrebbe confermato che era sottoposto a un "estremo livello di stress". Le ipotesi iniziali, indicano fonti investigative, sono quelle di un suicidio o di una caduta accidentale dal balcone dell'abitazione al terzo piano, ma non si esclude nessuna pista. Del resto, solo pochi giorni fa la Russia lo aveva accusato apertamente di essere una spia camuffata da operatore umanitario.

"È stato visto in tutto il mondo, compresi i Balcani e il Medio Oriente. Considerando il ruolo dell'Occidente nell'indebolire la stabilità di queste regioni, non è difficile pensare cosa ci facesse lì un ex ufficiale dell'Intelligence britannica", aveva dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, puntando il dito in particolare sulla sua presenza in Kosovo. Ex ufficiale dell'Esercito Britannico, il 48enne Le Mesurier viveva stabilmente a Istanbul da 4 anni con la moglie e aveva fondato l'ONG Mayday Rescue, che ha sedi nella metropoli turca e ad Amsterdam, ricevendo in questi anni finanziamenti dall'ONU e da vari governi, compresi Gran Bretagna e Stati Uniti, per le sue attività mirate in particolare ad addestrare i Caschi Bianchi, ufficialmente noti come Difesa Civile Siriana, in prima fila nei soccorsi alle vittime della guerra ma finiti nel mirino delle accuse del regime di Bashar al Assad e dei suoi alleati, Russia in testa, per una presunta vicinanza ai gruppi ribelli antigovernativi.

11 novembre 2019
www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2019/11/11/ex-007-inglese-trovato-morto-a-istanbul_1bb51d91-8c04-456e-a97f-5d97389c8...
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00sabato 30 novembre 2019 03:14
Giappone, morto ex Premier Nakasone



L'ex Premier giapponese Yasuhiro Nakasone è morto all'età di 101 anni. Ardente conservatore, fu tra i primi esponenti politici, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, a tentare di rinsaldare la relazione con gli Stati Uniti, storico alleato del Giappone, promuovendo di fatto gli scambi di apparati tecnologici a fini militari tra i due Paesi, fino ad abolire i precedenti limiti al budget della Difesa di Tokyo. Fu amico di Ronald Reagan, al quale usava riferirsi con il nomignolo 'Ron'. Le sue posizioni a favore di un maggiore incremento delle spese militari furono criticate dalla sinistra giapponese in un periodo in cui nel Paese era più forte il movimento contro la partecipazione ad ogni tipo di conflitto. A questo riguardo Nakasone fu da subito un pubblico sostenitore della riforma della Costituzione pacifista voluta dall'attuale Premier conservatore Shinzo Abe, che intende favorire il riconoscimento, per ampi scopi di intervento, delle Forze di Autodifesa nipponiche.

29 novembre 2019
www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2019/11/29/giappone-morto-ex-premier-nakasone_38ee530d-d630-4914-bef1-d9ed3e03f...
wheaton80
00giovedì 12 dicembre 2019 01:52
Morto Paul Volcker, l'uomo indirettamente responsabile dell'esplosione del debito pubblico italiano

Muore oggi Paul Volcker alla veneranda età di 92 anni. E' passato alla storia come l'uomo che sconfisse la stagflazione degli anni '70, quando era a capo della Federal Reserve americana, con un violentissimo aumento dei tassi di interesse passato alla storia con il nome di "Volcker Shock". Indirettamente fu responsabile dell'esplosione del debito pubblico italiano proprio a causa di quella manovra; infatti anche la Banca d'Italia fu costretta ad aumentare i tassi ed evitare così una forte svalutazione della lira. Questo fece aumentare esponenzialmente il valore nominale dello stock del debito pubblico italiano, fino ad allora sotto la soglia del 60% del PIL. Naturalmente la cosa non fu in sé un problema: l'aumento del valore nominale del debito pubblico non è un dramma, perché andrebbe visto in termini reali (ovvero depurato del tasso d'inflazione). I problemi vennero dopo, quando Ciampi impose una politica monetaria e fiscale di tipo tedesco, ovvero di deflazione salariale e dunque di inflazione tenuta artificialmente bassa, non tenendo conto che questo avrebbe reso sempre più insostenibile il fardello del debito pubblico, che ormai cresceva esponenzialmente, e oserei dire per "forza di gravità". L'idea insana di tenere bassa l'inflazione, considerato che avevamo un debito pubblico nominale enorme (causato prima dal "Volcker Shock" e poi dalla svalutazione della lira dopo l'attacco speculativo di inizio anni '90), è stata la madre di tutte le stupidaggini da cui non siamo mai riusciti a liberarci. Avevano ragione Rino Formica e Paolo Cirino Pomicino, avevano torto Ciampi, Carli e Andreatta. Altro che "separazione" tra Tesoro e Banca d'Italia, il danno era altro.

Giuseppe Masala
09/12/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnewsmorto_paul_volcker_luomo_indirettamente_responsabile_dellesplosione_del_debito_pubblico_italiano/2929...

Nota Wheaton80
Sul suo curriculum ha Bilderberg e Commissione Trilaterale
wheaton80
00sabato 15 febbraio 2020 22:55
È morto il filantropo e collezionista Frederick Koch, erede della nota famiglia di industriali statunitensi, aveva 86 anni

Il 12 febbraio è morto all’età di 86 anni Frederick Koch, ricco filantropo e collezionista nonché erede della nota famiglia di industriali statunitensi. Frederick Koch era il primo dei quattro figli di Fred Chase Koch, l’imprenditore che fondò Koch Industries, diventato negli anni uno dei più grossi conglomerati industriali al mondo, attivo in diversi settori, ma principalmente nella raffinazione del petrolio e nella produzione di energia elettrica. Nonostante avesse ereditato delle quote della società del padre, Frederick Koch non si interessò mai all’attività di famiglia e dedicò la sua vita alla filantropia, al collezionismo di opere d’arte e alla beneficenza. Nel 1983 i suoi due fratelli Charles Koch e David Koch rilevarono tutte le quote societarie di Frederick e dell’altro fratello, William, per circa un miliardo di dollari. Frederick e William fecero però una nuova causa ai fratelli, sostenendo che spettasse loro di più: la causa si concluse nel 1998, quando un giudice federale respinse le loro richieste.

14 febbraio 2020
www.ilpost.it/2020/02/14/frederick-koch-morto/
wheaton80
00giovedì 30 aprile 2020 01:49
Morto Fra’ Giacomo Dalla Torre, il Gran Maestro dell’Ordine di Malta



È morto nella notte tra martedì e mercoledì, a causa di una grave malattia che gli era stata diagnosticata pochi mesi fa, il Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto. Nato a Roma, 75 anni, appartenente a una famiglia legata alla Santa Sede (il nonno Giuseppe fu Direttore dell’Osservatore Romano), aveva assunto la guida dell’ordine religioso cavalleresco nel maggio del 2018.

Alla guida da due anni

Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto si era laureato in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, specializzandosi in archeologia cristiana e storia dell’arte. Ha insegnato greco classico alla Pontificia Università Urbaniana ed è stato anche bibliotecario e archivista capo delle collezioni di ricerca dell’Università. Ammesso nell’Ordine di Malta nel 1985, ha emesso i voti solenni nel 1993. Dal 1994 al 1999 è stato Gran Priore di Lombardia e Venezia e dal 1999 al 2004 membro del Sovrano Consiglio. Dal 2008 al 2017 ha ricoperto l’incarico di Gran Priore di Roma. Alle dimissioni del 79° Gran Maestro, Fra’ Matthew Festing, il Consiglio Compito di Stato del 29 aprile 2017 lo ha eletto Luogotenente di Gran Maestro per un anno. Nel successivo Consiglio Compito di Stato del 2 maggio 2018 è stato eletto 80° Principe e Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta.

La successione
Adesso si apre l’iter per la successione. Secondo l’articolo 17 della Costituzione del Sovrano Ordine di Malta, il Gran Commendatore, Fra’ Ruy Gonçalo do Valle Peixoto de Villas Boas, ha assunto le funzioni di Luogotenente interinale e rimarrà a capo del SMOM fino all’elezione del nuovo Gran Maestro.

29 aprile 2020
www.corriere.it/cronache/20_aprile_29/morto-fra-giacomo-torre-gran-maestro-dell-ordine-malta-807ca9ea-89e4-11ea-94d3-9879860c12...
wheaton80
00giovedì 21 maggio 2020 02:38
È morto padre Adolfo Nicolas, era stato «papa nero» dei Gesuiti



CITTA’ DEL VATICANO - «Vede, sant’Ignazio era un uomo libero, la libertà che viene quando si sente lo Spirito». La sera del 3 settembre 2012 era arrivato in Duomo per i funerali del cardinale Carlo Maria Martini, l’omaggio del padre generale della Compagnia di Gesù al grande confratello per ventitré anni arcivescovo di Milano. Ed il ritratto che padre Adolfo Nicolás ne aveva fatto al Corriere era insieme una riflessione su ciò che significa essere gesuita, «un figlio di sant’Ignazio fino alla fine», e sulla sua stessa vocazione:«C’è un principio di Ignazio molto chiaro: trovare Dio in tutte le cose. Il Cardinale Martini aveva un approccio così positivo verso la realtà perché aveva quello sguardo, la visione nella quale Dio lavora in tutto: e ha trovato Dio in tutte le cose, in tutte le persone. Di qui il grande rispetto che aveva per credenti e non credenti, di qualunque origine fossero. Tutti hanno una scintilla di Dio che bisogna trovare». Padre Adolfo Nicolás è morto a Tokyo, dov’era stato a lungo studente e poi docente universitario, la città più amata nella quale si era infine ritirato dopo essersi dimesso da Generale dei gesuiti. Era malato da tempo, l’ultima imagine pubblica risale al viaggio di Francesco in Giappone, il 12 novembre dell’anno scorso, la carezza di Francesco al volto sofferente del suo vecchio superiore durante la visita alla Sophia University. Spagnolo di Villamuriel de Cerrato, aveva 84 anni e dal 2008 al 2016 era stato il ventinovesimo successore di Ignazio di Loyola.

Aveva annunciato le sue dimissioni due anni prima di lasciare, nel 2014, con una lettera ai diciassettemila gesuiti sparsi in 112 nazioni nel mondo. Un evento straordinario, perché la Compagnia di Gesù è l’unico ordine religioso della Chiesa nel quale il superiore viene eletto a vita, come il pontefice, e per questo viene popolarmente definito il «Papa nero». Prima di lui solo due volte era capitato che un padre generale lasciasse in vita: il primo fu padre Pedro Arrupe, nel 1980, in un momento di tensione con la Santa Sede, presentò le sue dimissioni a Giovanni Paolo II, che le respinse: un anno più tardi, però, Arrupe fu colpito da un ictus e Wojtyla inviò un suo «delegato personale» commissariando di fatto la Compagnia; il secondo era stato Peter-Hans Kolvenbach, eletto nell’83, che decise di dimettersi nel 2008, a ottant’anni, proprio come avrebbe fatto padre Nicolás. L’annuncio della morte di padre Nicolás è stato dato mercoledì mattina dalla Curia Generale dei gesuiti e dal suo successore, padre Arturo Sosa. I funerali saranno celebrati sabato a Tokyo, nella chiesa di Sant’Ignazio. Nelle sue parole su Martini, sei mesi prima del conclave che avrebbe eletto Francesco, c’era già la svolta del futuro pontificato, la Chiesa in uscita:«Ho vissuto 48 anni in Asia e credo che forse siamo stati deboli, noi missionari. Non abbiamo cercato abbastanza di trovare Dio e il lavoro di Dio nelle altre culture e nelle altre genti. Portare questa ricchezza di Dio alla Chiesa universale continua ad essere una sfida. Credenti di altre fedi, non credenti: Dio sta lavorando nella gente prima che noi missionari andiamo. Sta già lavorando».

Gian Guido Vecchi
20 maggio 2020
www.corriere.it/cronache/20_maggio_20/morto-padre-adolfo-nicolas-era-stato-papa-nero-gesuiti-184599f6-9a9a-11ea-b9b1-0c64bed816...
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00domenica 28 giugno 2020 03:23
Muore Steve Bing, regista amico stretto di Clinton e socio di Epstein. L’ennesimo “suicidio”



Il regista mega-finanziatore e collaboratore dei Clinton Steve Bing é morto dopo essere caduto dal 27° piano del suo condominio di lusso a Century City a Los Angeles intorno alle 13:00 del 22 giugno. Aveva 55 anni. Fonti delle forze dell’ordine hanno subito dichiarato che il finanziere, regista e filantropo di sinistra, si sarebbe suicidato. Sia Clinton che Bing facevano parte di un gruppo di amici che comprendeva Ron Burkle e Jeffrey Epstein, riferisce LA Mag. Bill Clinton ha rapidamente twittato le sue condoglianze, descrivendo il suo caro amico come un uomo "disposto a fare qualsiasi cosa per le cause in cui credeva". Clinton ha aggiunto che spera che Bing abbia "finalmente trovato la pace". Fonti anonime vicine al finanziere nonché socio dei Clinton riferiscono che fosse depresso per la mancanza di contatto umano durante la quarantena COVID-19. Tuttavia, sono in molti a non credere a questa narrazione. Steve Bing era noto pubblicamente per la sua stretta relazione con Bill Clinton, nata dopo una donazione da 10 milioni di dollari alla sua fondazione. Ha anche donato 1 milione di dollari al DNC per contribuire a finanziare la convention del 2000 a Los Angeles e speso circa 50 milioni di dollari per la campagna per una tassa sulla produzione di petrolio nel 2006. Quando Clinton è volato in Corea del Nord nel 2009 per negoziare il rilascio dei giornalisti Euna Lee e Laura Ling, è stato Bing a pagare l’aereo e a "sistemarlo". L’ ennesima morte sospetta in un circolo di amicizie ristretto e ben definito, l’ennesimo ospite dell’aereo privato “Lolita Express” di proprietà del pedofilo milionario Jeffrey Epstein (morto suicida in carcere), su cui abbiamo scritto tanto in passato. La notizia della morte di Bing ha lasciato internet sconvolto. Molti i post e le congetture su questa ennesima morte:“Quest’uomo, con tutto ciò che si può desiderare, si suicida così all’improvviso?”. Un altro ha pubblicato:"Un altro amico dei Clinton si suicida. A quanti stiamo???”. Per altri, è difficile da credere. "Difficile credere che un miliardario di 55 anni abbia improvvisamente deciso di saltare giù da un edificio perché era depresso per l’isolamento sociale durante il blocco di COVID che è comunque finito". Intanto nasce un hashtag che é già diventato virale in questi giorni per sottolineare i molti i suicidi nella cerchia dei Clinton, #ClintonBodyCount.

25 giugno 2020
www.databaseitalia.it/muore-steve-bing-regista-amico-stretto-di-clinton-e-socio-di-epstein-lennesimo-s...
wheaton80
00venerdì 18 settembre 2020 23:03
USA, è morto a 94 anni il padre di Bill Gates

E' morto a 94 anni il padre del fondatore di Microsoft, Bill Gates. Bill Gates Sr., stimato avvocato di Seattle, aiutò il figlio ad avviare la Bill and Melinda Gates Foundation. La famiglia, come riporta il New York Times, ha fatto sapere che era malato di Alzheimer ed è deceduto lunedì nella sua casa sulla spiaggia sull'Hood Canal, nella città dello Stato di Washington. Nel 1994 Gates Sr. aveva 69 anni e stava progettando di ritirarsi a breve dal suo prestigioso studio legale, quando il figlio gli disse che era stato sommerso da richieste di beneficenza, ma che era troppo impegnato a gestire Microsoft per rispondere. Suo padre suggerì che lui poteva contribuire a vagliare i documenti e, con l'approvazione del figlio, inviare alcuni assegni. Una settimana dopo, Bill Jr. accantonò 100 milioni per aprire quella che inizialmente era chiamata William H. Gates Foundation. Nei successivi 13 anni, mentre Bill si concentrava principalmente su Microsoft, suo padre gestì la fondazione giorno per giorno, dando forma ai suoi obiettivi: migliorare la salute e l'istruzione e contrastare la povertà in America e nel terzo mondo. "Mi mancherà ogni giorno", ha detto il fondatore della società di Redmond. "Ci mancherà più di quanto possiamo esprimere in questo momento. Stiamo provando dolore ma anche gratitudine; la sua morte non è stata inaspettata, quindi abbiamo avuto tutti molto tempo per riflettere su quanto siamo fortunati ad aver avuto questo uomo straordinario nella nostra vita per così tanti anni".

16 settembre 2020
www.ilsecoloxix.it/italia-mondo/esteri/2020/09/16/news/usa-e-morto-a-94-anni-il-padre-di-bill-gates-1....



"William Gates Sr. ha lavorato con Planned Parenthood e con il Movimento Eugenetico finanziato dai Rockefeller in America"

Il padre di Bill Gates è William H. Gates Sr., un co-fondatore di Preston Gates & Ellis (avevano uffici negli Stati Uniti e in Cina). Un eminente banchiere e avvocato, William H. Gates Sr. era anche profondamente coinvolto nella politica e nella "filantropia". Nell'era precedente a Roe v. Wade, faceva parte del Consiglio di Amministrazione di Planned Parenthood di Margret Sanger:

www.pbs.org/now/transcript/transcript_gates.html

Perché è così importante? Il caso Roe v. Wade ha legalizzato l'aborto, ma quasi nessun ente sa che l'aborto legale era una legge formata da eugenisti, per “migliorare geneticamente” la popolazione “riducendola”. Nel suo libro "Vaccine-Nation: Poisoning the Population, One Shot at a Time", Andreas Moritz ha documentato il vero legame eugenetico tra la Fondazione Rockefeller (e la famiglia) e la Fondazione Bill e Melinda Gates (e la famiglia). In esso, Moritz scrive su di loro:"Mentre lanciava l'iniziativa chiamata Global Fund for Children’s Vaccines, Bill Gates aveva detto nel 2000 che “sembra che ogni nuovo angolo che voltiamo, i Rockefeller siano già lì. E in alcuni casi, sono lì da molto, molto tempo”. Gates ha fatto quel discorso mentre annunciava che la sua fondazione stava impegnando 555 milioni di dollari per programmi sanitari in tutto il mondo. Lo dico ironicamente, perché i Rockefeller sono noti per il finanziamento di ricerche controverse, chiamate da alcuni "genocidi". Questa ricerca riguarda programmi di spopolamento, programmi comunisti e socialisti, esperimenti di "controllo mentale" o di modificazione comportamentale e gli esperimenti notoriamente controversi di Alfred Kinsey. Ma i Gates e i Rockefeller sono vecchi amici e partner della Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI).

L'alleanza, che controlla i principali programmi di vaccini internazionali, ha i seguenti membri: Bill and Melinda Gates Foundation, Rockefeller Foundation, International Federation of Pharmaceutical Manufacturers Associations, UNISEF, Banca Mondiale, OMS e molti governi nazionali. Nell'ambito della ricerca sui vaccini, non c'è nulla di più grande. Lo sto descrivendo in dettaglio per mostrare quanto sia incestuoso il mondo dei vaccini (e della medicina). Illustra anche che il potere è concentrato solo in una manciata di entità [non elette]". Se vuoi sapere esattamente cosa pensano i membri del movimento eugenetico finanziato dai Rockefeller dell'uomo comune, o "non idoneo", leggi le seguenti dichiarazioni di Margret Sanger:"Ma dal mio punto di vista, credo che non dovrebbero esserci più bambini". "La cosa più misericordiosa che la famiglia numerosa possa fare a uno dei suoi piccoli membri è ucciderlo". "Non vogliamo che si spenga la voce sul fatto che vogliamo sterminare la popolazione negra...". “L'eugenetica senza controllo delle nascite ci sembra una casa costruita [sic] sulla sabbia. È in balia del flusso crescente dei non idonei". "Nessuna donna avrà il diritto legale di avere un figlio, e nessun uomo avrà il diritto di diventare padre senza un permesso per la genitorialità". Come nota a margine, nel 2010, William H. Gates Sr. era anche il volto di un'iniziativa statale sull'imposta sul reddito (Iniziativa 1098) di stile socialista (comunista), nello Stato di Washington. Come faccio a sapere con certezza che il padre di Bill Gates sia un comunista segreto (e globalista)? Ebbene, nell'aprile del 2003, la Fabian Society, un altro "think thank" politico (globalista) controllato dai Rockefeller, il cui logo originale era un lupo travestito da pecora (ma ora è una tartaruga che si muove lentamente), ha scritto un rapporto intitolato "Comunità sotto controllo".

In questo rapporto, mostra chiaramente una connessione tra William H. Gates Sr. e la Fabian Society. Il rapporto dice quanto segue:"Nella prefazione al rapporto, Bill Gates Sr, padre del miliardario fondatore di Microsoft Bill Gates, presta il suo sostegno alle proposte della Fabian Society e le collega alla crescente campagna negli Stati Uniti contro la proposta del Presidente Bush di abolire l'imposta sugli immobili negli Stati Uniti. Anche la riforma dell'imposta di successione viene qui analizzata da esperti, inclusi rappresentanti di HM Treasury e Irish Revenue":

fabians.org.uk/wp-content/uploads/2003/09/CommunitiesInCon...

Non è strano? Più approfondiamo i collegamenti a William H. Gates Sr., più quella parola (eugenetica) continua a comparire! Ma cos'è la Fabian Society? Ebbene, Geoffrey Robertson del Guardian ha scritto questo sulla Fabian Society, in un articolo del 2008:"I socialisti fabiani hanno fornito la giustificazione intellettuale alla politica eugenetica, che ha portato allo scandalo delle generazioni rubate":

www.theguardian.com/commentisfree/2008/feb/14/australia

Oltre a spingere per le politiche eugenetiche sul popolo americano, per un intero secolo i fabiani hanno provato, e spesso sono riusciti, a minare completamente i valori biblici, la famiglia tradizionale, i diritti di proprietà e la libertà individuale, con sgomento di molti americani patriottici amanti della libertà. La loro causa è contro la famiglia e contro la libertà; niente di buono può venire dalle loro politiche! Più si conoscono i fabiani, più appaiono traditori e malvagi. Ad esempio, i fabiani sono orgogliosi di infiltrarsi nelle posizioni chiave e privilegiate della società americana (anche nel Regno Unito e in Canada), per inondare la società con propaganda sovversiva pro-socialista, comunista e globalista, in uno sforzo a lungo termine per impossessarsi del popolo americano timorato di Dio, che vive la libertà, per abolire la Costituzione degli Stati Uniti d'America e sostituirla con un sistema globale di collettivismo oligarchico (un nuovo ordine mondiale).

Nelle parole di Bertrand Russell, un famoso socialista fabiano:"Alla popolazione non sarà permesso di sapere come sono state generate le sue convinzioni". Nel 1953, in The Impact of Science on Society, Bertrand Russell dichiarò quanto segue:“Penso che l’argomento che sarà di maggiore importanza politicamente sia la psicologia di massa… A breve arriveranno vari risultati: che l’influenza della casa è ostruttiva… anche se questa scienza sarà studiata diligentemente, sarà rigidamente confinata alla classe dirigente. Alla popolazione non sarà permesso di sapere come sono state generate le sue convinzioni. Quando la tecnica è stata perfezionata, ogni governo che è stato responsabile dell’educazione di una generazione sarà in grado di controllare i suoi soggetti in modo sicuro senza la necessità di eserciti o poliziotti… La propaganda educativa, con l’aiuto del governo, potrebbe raggiungere questo risultato in una generazione. Esistono, tuttavia, due potenti forze contrarie a tale politica: una è la religione; l’altra è il nazionalismo… Una società scientifica mondiale non può essere stabile se non esiste un governo mondiale”.

Sebastian Aguanno Jr.
26 aprile 2020

Traduzione: Wheaton80
truthandconspiracy.com/william-gates-sr-worked-with-planned-parenthood-and-the-rockefeller-financed-eugenics-movement-in-...
wheaton80
00martedì 20 ottobre 2020 02:03
L'ex mediatore politico democratico James A. Johnson muore a 76 anni



James A. Johnson, un ex agente della campagna democratica, Amministratore Delegato dell'Istituto di Credito Immobiliare Fannie Mae negli anni '90 e Presidente della candidatura presidenziale di Walter Mondale, è morto domenica nella sua casa di Washington. Aveva 76 anni. Il figlio di Johnson, Alfred, ha confermato la morte di suo padre, dichiarando al Washington Post e al Wall Street Journal come la causa fossero le complicazioni di una patologia neurologica. Nato a Benson, Minnesota, e figlio di un importante legislatore statale, Johnson aveva un curriculum politico, culturale e commerciale che spinse Harold M. Ickes, vice capo dello staff del presidente Bill Clinton, a definirlo “il presidente dell'universo". Johnson ha presieduto contemporaneamente il John F. Kennedy Center for the Performing Arts, il think tank Brookings Institution e il Fannie Mae. Oltre ad aver diretto la corsa fallita alla Casa Bianca di Mondale contro Ronald Reagan nel 1984, Johnson è stato un attore chiave nelle campagne presidenziali di Eugene McCarthy, Edmund Muskie e George McGovern. Ha trasformato la sua abilità politica in successo commerciale. David O. Maxwell, ex capo di Fannie Mae, ha assunto Johnson come vice presidente nel 1990, dopo che Johnson aveva aiutato la società a tener lontani gli sforzi di privatizzazione dell'Amministrazione Reagan. Johnson è stato promosso a Presidente e CEO l'anno successivo. Egli ha immediatamente messo gli occhi sul mantenimento dei lucrosi privilegi di Fannie Mae presso il governo, assicurandosi che le nuove normative non fossero eccessivamente gravose. Johnson e i suoi lobbisti hanno aiutato a elaborare una legge del 1992 firmata dal Presidente George H.W. Bush che mirava a ridurre la possibilità di un costoso salvataggio dei contribuenti se Fannie Mae e Freddie Mac avessero avuto crediti inesigibili sui loro libri contabili. Ha anche aperto una nuova era riguardo la proprietà domestica per le famiglie che in precedenza non erano in grado di ottenere prestiti ipotecari. Dopo essersi ritirato da Fannie Mae alla fine del 1998, Johnson ha fatto parte dei consigli di amministrazione di diverse società, tra cui UnitedHealth Group, KB Home e Target, ed è stato vice presidente della società di Private Equity Perseus di Washington. Dal 2011 presiede il Consiglio Consultivo dello Stanford Center on Longevity.

Nota
Da Wkipedia: "E' stato membro dell'American Academy of Arts and Sciences, dell'American Friends of Bilderberg, del Council on Foreign Relations e della Trilateral Commission. Johnson è stato anche membro del Comitato Direttivo del Bilderberg Group ed ha partecipato a tutte le conferenze dal 1998, tranne che nel 1999 e nel 2004"
- en.wikipedia.org/wiki/James_A._Johnson_(businessman)

Traduzione: Wheaton80
10/18/2020
www.politico.com/news/2020/10/18/james-johnson-obituaries-mondal...
wheaton80
00sabato 28 novembre 2020 18:17
Banca Mondiale - Morto l'ex Presidente James Wolfensohn



E' scomparso l'ex Presidente della Banca Mondiale, lo statunitense James Wolfensohn, che aveva guidato l'organizzazione mondiale che combatte la povertà tra il 1995 e il 2005. Sotto la sua Presidenza, ricorda l'attuale Presidente, David Malpass, la Banca Mondiale "ha dato la priorità alla riduzione della povertà e ha raddoppiato gli sforzi per combattere la corruzione, dare voce ai poveri e ampliare l'impatto degli investimenti per lo sviluppo". Cordoglio anche da parte del Direttore Generale del Fondo Monterario, Kristalina Georgieva, che aveva lavorato con Wolfensohn e lo ricorda come amico e mentore:"E' stato un eroe per me come lo è stato per tanti, in particolare per i più vulnerabili del mondo".

26 novembre 2020
www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/finanza/dettaglio/banca-mondiale-morto-l-ex-presidente-james-wolfensohn-nRC_26112020_0801_83481...

Nota Wheaton80
Il presunto filantropo è stato anche membro Bilderberg ed ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione della Rockefeller Foundation e del CFR. Si può immaginare quindi in cosa consistesse il suo attivismo contro la povertà nel mondo
wheaton80
00sabato 16 gennaio 2021 22:14
Il barone Benjamin de Rothschild muore per un attacco di cuore



Il banchiere Benjamin de Rothschild era Presidente del gruppo Edmond de Rothschild. Il barone Benjamin de Rothschild è morto venerdì per un attacco di cuore, ha confermato la sua famiglia all'AFP. "Ariane de Rothschild e le sue figlie sono estremamente tristi di annunciare la morte del marito e del padre, Benjamin de Rothschild, a seguito di un attacco di cuore nella casa di famiglia di Pregny nel pomeriggio del 15 gennaio 2021", ha detto la famiglia in una dichiarazione, riportata dall'agenzia. Il barone Benjamin de Rothschild era il Presidente della Edmond de Rothschild Holding SA, di proprietà familiare, con sede a Ginevra, specializzata in private banking ed asset management. Il valore degli asset del gruppo è stimato in quasi 200 miliardi $. Ha assunto la direzione del gruppo dopo la morte di suo padre, Edmond, nel 1997. Nei prossimi giorni si terrà un funerale privato per il banchiere francese, ha aggiunto la famiglia.

16.01.2021
it.sputniknews.com/mondo/2021011610012725-il-barone-benjamin-de-rothschild-muore-per-un-attacco-d...
wheaton80
00lunedì 18 gennaio 2021 20:04
Musica nera - Ascesa e caduta di Phil Spector, genio del suono ma anche predatore e assassino



Il Covid ammazza anche Phil Spector, 81 anni, produttore-leggenda di una musica che non c’è più, ma che non tramonta mai. Il tutto è accaduto nella galera di Stockton, California (o meglio nell’ospedale dov’era ricoverato), in cui era rinchiuso dopo essere stato riconosciuto colpevole dell’omicidio, avvenuto nel 2003, di Lana Clarkson, una cameriera della House of Blues di Hollywood, che aveva accettato di seguirlo nella sua magione, alla fine di uno dei suoi raid predatori nelle notti di L.A. Dal 2009, all’indomani della condanna a 19 anni di prigione, le porte del carcere si erano chiuse dietro di lui, per non riaprirsi più, a dispetto dei suoi periodici appelli, nei quali invocava la casualità dell’episodio di cui s’era reso responsabile. Ormai l’America lo aveva bollato come il villain che lui del resto aveva sempre interpretato, coi suoi modi dispotici, la smodata passione per le armi, i suoi eccessi di droghe e alcool e un carattere semplicemente pestilenziale. Che nella sua vita ci fosse stato molto genio, in pochi ormai si davano pena di ricordarlo. Eppure Phil era stato un autentico fenomeno dei suoi tempi, emblema di un boom memorabile, spericolato talento che aveva saputo intercettare, o addirittura indirizzare, l’aria dei tempi. Campo della sua arte erano stati gli anni Sessanta americani e la fabbrica dei successi che usava la radiofonia come veicolo di diffusione. La sua ascesa era stata una questione veloce: nato nel Bronx da una famiglia di emigranti russi, orfano di padre a 8 anni, aveva seguito la madre in California e ancora teenager, con la band dei Teddy Bears messa su coi compagni di scuola alla Fairfax di L.A., aveva inciso un brano che nel ’58 era arrivato addirittura al primo posto delle classifiche di vendita:“To Know Him Is to Love Him”, ballata supersoft il cui titolo altro non era che l’epigrafe sulla tomba di suo padre.

Nel ‘65 niente meno che Tom Wolfe si occupa di raccontare la storia di colui che battezza come “Il primo tycoon minorenne”, dal momento che nei cinque anni precedenti Phil ha nel frattempo piazzato addirittura 24 pezzi nelle charts americane, molti destinati a diventare degli evergreen. La hit-factory targata Spector lavorava a pieno regime: l’idea di base era stata quella di trasformare un collaboratore invisibile alla creazione discografica, il produttore, nel protagonista assoluto dell’operazione, una nemesi dunque di quanto dall’altra parte dell’Atlantico traspariva nella collaborazione tra i Beatles e il quieto, disciplinato ma indispensabile George Martin. Spector, invece, era la stella assoluta, e suo era il copyright di quel suono, il wall of sound che generava sovrapponendo le registrazioni di dozzine di strumenti elettrici e orchestrali, conditi da poderosi cori in crescendo le cui proporzioni assumevano dimensioni “wagneriane” (definizione a lui gradita), condite delle risonanze di echi e riverberi che rendevano inconfondibili le sue canzoni. Praticamente i gruppi, perlopiù vocali e femminili, a cui venivano affidate queste creazioni, erano allestiti appositamente, in una subalternità dell’artista rispetto al produttore che non conosceva precedenti. È il sottotesto alla popolarità delle Crystals (“He’s a Rebel”, “Uptown”, “Then He Kissed Me”, “Da Doo Ron Ron”) e delle Ronettes (“Be My Baby” e “Walking in the Rain”) ma anche dei Righteous Brothers, la sigla più allegorica di quel pop, i cui indimenticabili campioni d’incasso “Unchained Melody” e “You’ve Lost That Lovin’ Feeling” costituiscono il picco creativo, il perfezionamento nella visione musicale, mistica e testosteronica, di Phil Spector. “Piccole sinfonie per ragazzi”, le chiamava immodestamente lui. Eppure già nel ’66, in coincidenza con l’inatteso fiasco americano di un’altra opera monumentale come “River Deep, Mountain High” di Ike & Tina Turner, la curva ascendente di Spector conosce la prima flessione, mentre la sua biografia si riempie di macchie sempre più impresentabili e il suo carattere iracondo lo rende una figura davanti alla quale cambiare marciapiede.

Ma i grandi continuano a rendergli omaggio: a lui va l’incarico di salvare il salvabile nella tormentata realizzazione di “Let It Be”, canto del cigno beatlesiano, e lui verrà adorato da John Lennon (che con lui realizzerà nel ’73 lo smagliante cover album solistico “Rock’n’Roll”) e odiato da Paul McCartney, che non gli perdonerà il profluvio orchestrale della title track e di “The Long and Winding Road” (al punto, molti anni più tardi, di ripubblicarne la versione epurata dagli arrangiamenti spectoriani). Perfino un caposcuola come Brian Wilson dichiarerà la sua totale venerazione per Spector e a lui s’ispirerà Bruce Springsteen, che letteralmente importa il wall of sound nella canzone-manifesto “Born To Run” e, più in generale, in tante sue saghe del Jersey. E anche Peter Fonda, archetipo della ‘60 coolness americana, lo vuole a tutti i costi sul set di quel film-passerella che è “Easy Ryder”, per interpretare Connection, lo spacciatore dai memorabili Ray-ban gialli. Poi il declino di Spector accelera, anche se il suo astro resta fisso almeno tra i musicisti, se addirittura i Ramones si ricordano di lui e lo convocano per produrre il loro album più disastroso, “End of the Century”. Ma ormai Spector è la perifrasi del bisbetico isolato e rancoroso: il mondo del pop non lo ama più, al massimo lo cita. E lui, abbandonato da mogli e amanti, vive solo in quel patetico castello da cui quella notte del 2003 emerge con una pistola in mano, balbettando all’autista:«Credo d’aver ucciso qualcuno». Il resto è rotocalco. Novello O. J. Simpson, Spector si difende rabbiosamente, sembra prima sfuggire alla giustizia per essere infine giudicato, imprigionato e svergognato. La sua figura nel frattempo ha assunto fattezze dickensiane, condannato a sembrare l’incarnazione del vizio. E l’America, l’America in particolare, ha preso a detestarlo, senza peraltro smettere di suonare all’infinito le sue canzoni nelle autoradio notturne. Ma questa, appunto, è l’America.

Stefano Pistolini
18 gennaio 2021
www.linkiesta.it/2021/01/phil-spector-morto/




Chi ha ucciso Sharon Tate, John Lennon e Michael Jackson

Prima la morte di Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata in una villa in California. Un crimine costato l’ergastolo all’ambiguo Charles Manson, ritenuto il guru di una setta satanica. Poi la tragica fine di John Lennon, il leader dei Beatles, freddato a colpi di pistola da un fanatico. E infine quella di Michael Jackson, deceduto in circostanze mai del tutto chiarite, dopo un’iniezione praticatagli dal medico personale. Morti clamorose e in qualche modo collegate tra loro, attraverso singolari “coincidenze”. Lo sostiene l’avvocato Gianfranco Carpeoro, studioso di esoterismo e simbologia, massone con alle spalle importanti relazioni internazionali. Nella sua ricostruzione, Carpeoro evoca la figura del celeberrimo produttore musicale Phil Spector, attualmente in carcere per omicidio. E spiega: fu Spector ad allontanare Polanski dalla moglie, organizzandogli un viaggio in Europa. Nel delitto fu incastrato Manson, che era in contatto con Spector. Lo stesso Spector era il produttore dei Beatles, voleva i loro diritti, ma Lennon si oppose e lo cacciò. Da allora, tra Spector e Lennon fu guerra. Poi i diritti vennero acquistati da Michael Jackson, a cui proprio Spector aveva fornito il medico che gli fu accanto nelle ultime ore, causandone il decesso. Intervistato da “Forme d’Onda”, trasmissione radio su WEB che si occupa di misteri irrisolti, Carpeoro si dice convinto che Phil Spector, di recente al centro di una scomoda ricostruzione cinematografica interpretata da Al Pacino, sia al crocevia di tanti delitti eccellenti. «Spector è stato un satanista», sostiene Carpeoro, «nonché un produttore musicale straordinario». Il suo carisma eccentrico e misterioso avrebbe però spinto molte star, da Brian Ferry a David Bowie, da Freddy Mercury a Elton John, a declinare le sue offerte di collaborazione.

Inventore della tecnica del “Wall of Sound”, Spector fu pioniere del suono dei gruppi femminili degli anni Sessanta come le Crystals e le Ronettes, e realizzò più di 25 singoli da classifica solo tra il 1960 e il 1965. Più tardi lavorò con Tina Turner e i Ramones, collaborò alla realizzazione di “Let It Be” dei Beatles e al “Concert for Bangla Desh” di George Harrison, rispettivamente vincitori di Oscar e Grammy. Phil Spector conosceva anche Charles Manson, l’ex giovane sbandato che, tra un arresto e l’altro, sperava di diventare una rockstar. "Attraverso un altro produttore", aggiunge Carpeoro, "Spector gli aveva promesso di aiutarlo a coronare il suo sogno". Poi, qualcuno ha convinto Manson a raggiungere la villa di Los Angeles, lasciando tracce della sua presenza, poco dopo la strage costata la vita a Sharon Tate. Lo stesso Spector, continua Carpeoro, "aveva organizzato il viaggio in Europa di Polanski, impegnato col film “Rosemary’s Baby”", che racconta di un “patto col diavolo” stipulato per avere successo:"In realtà era un film ispirato proprio alla storia di Spector, che aveva capito tutto e aveva deciso di fargliela pagare". La moglie del regista, l’attrice Sharon Tate, fu massacrata a coltellate la sera dell’8 agosto 1969 insieme ad altre quattro persone, secondo la polizia da membri della “Charles Manson’s Family”, il gruppo di esaltati che circondava il guru. Sul posto furono rilevate le impronte dello stesso Manson, arrestato e condannato a morte (pena poi commutata in ergastolo, con l’abrogazione della pena capitale in California). Ipotesi: è come se a Manson fosse stato chiesto un sacrificio temporaneo, per depistare le indagini, in cambio del futuro aiuto per la sua ipotetica carriera musicale. Secondo Carpeoro, una volta in carcere, completamente abbandonato a se stesso, Manson intuì probabilmente di essere finito in trappola. "Eppure non parlò mai: pur dichiarandosi innocente, finora si è ben guardato dall’accusare qualcuno. Poteva difendersi e uscirne, ma non ha parlato. Il nome di Spector non l’ha mai fatto". Un suo avvocato fu ucciso? "Forse Manson gli aveva raccontato la verità. Poi, vista la fine che ha fatto il legale, si sarà convinto a tenere la bocca chiusa: sulla ricostruzione di quella notte non ha mai detto nulla di quello che sa". Dal mancato musicista Manson, sepolto vivo in una cella (per la giustizia americana è lui il colpevole della morte di Sharon Tate) ad una delle più famose popstar del secolo, John Lennon. "I Beatles erano in crisi, da quando Lennon e Yoko Ono avevano preso ad abusare dell’LSD, che veniva fornita loro da Spector», dichiara Carpeoro.

"Le cose non facevano che peggiorare da quando, nel gruppo, era comparso il produttore: decisero di liquidarlo, dopo il duro scontro finale che proprio John Lennon ebbe con lui, anche perché Spector pretendeva di acquisire i diritti delle loro canzoni". Una decina d’anni dopo, Lennon è stato ucciso a colpi di pistola (l’8 dicembre 1980) all’ingresso della sua casa di Manhattan. L’omicida, Mark David Chapman, appena tre ore dopo il fermo, rilasciò una dichiarazione delirante, nella quale citava il protagonista del “Giovane Holden”, il capolavoro di Salinger, e il demonio. "Sono sicuro", disse, "che una grossa parte di me sia Holden Caulfield, il resto di me dev’essere il diavolo". Fu sempre Spector, aggiunge Carpeoro, a introdurre a Hollywood il dottor Conrad Murray, ora condannato a 4 anni di carcere per “omicidio involontario” dopo le cure praticate al cantante la sera in cui morì, il 25 giugno 2009. "Michael Jackson era entrato nella massoneria di potere degli Stati Uniti, attraverso Quincy Jones", rivela Carpeoro, "ma dopo un pò si era allontanato da quel mondo, da cui si sentiva sfruttato come strumento di consenso". Il cantante "aveva cominciato a mettersi di traverso lanciando segnali precisi, come la canzone “They Don’t Care About Us”, la denuncia delle incredibili ingiustizie del sistema carcerario americano e anche allusioni all’11 Settembre". Jackson, inoltre, si era rifiutato di cedere i diritti sui brani dei Beatles, che aveva acquisito dopo lo scioglimento del gruppo inglese. E’ noto che Spector, quei diritti, li avrebbe voluti per sé, al punto da litigare con John Lennon. Oggi, Phil Spector, duramente provato dal carcere (è stato condannato nel 2009 per la morte della modella e attrice statunitense Lana Clarkson), avrebbe perso la facoltà di parola. Muto, come Charles Manson, in prigione ormai da decenni. Tragedie a catena, dalle quali alla fine non si salva nessuno:"E’ il tipico esito del satanismo", conclude Carpeoro, "che travolge chiunque si illuda di stringere patti con chissà chi, basandosi su qualcosa che in realtà non esiste. Si finisce sempre col fare soltanto del male, agli altri e alla fine anche a se stessi".

15/05/2015
www.libreidee.org/2015/05/chi-ha-ucciso-sharon-tate-john-lennon-e-michael-...
wheaton80
00martedì 2 febbraio 2021 19:51
Cina, eseguita la condanna a morte del magnate Lai Xiaomin



È stata eseguita in Cina la condanna a morte di Lai Xiaomin, ex capo di China Huarong Asset Management, tra le maggiori società di gestione patrimoniale di Stato. Lo hanno fatto sapere le autorità. Era stato condannato per corruzione e bigamia. Si tratta della condanna più dura imposta nel Paese nell'ambito della lotta alla corruzione lanciata da Pechino. Il secondo tribunale intermedio del popolo di Tianjin aveva stabilito a gennaio che la pena fosse giustificata perché Lai ha ricevuto tangenti «particolarmente enormi», che in un caso hanno superato i 600 milioni di yuan (93 milioni di dollari). Aveva detto che il magnate aveva cercato di raccogliere o raccolto 1,8 miliardi di yuan ($ 260 milioni) in un decennio, in cambio di atti derivati dall'abuso della sua posizione su investimenti, contratti di costruzione e altri favori. La maggior parte delle condanne a morte comminate dai tribunali cinesi è sospesa per due anni e commutata in ergastolo. Lai era stato dichiarato colpevole anche di essersi appropriato indebitamente di 25 milioni di yuan (4 milioni di dollari) e di aver creato una nuova famiglia mentre era sposato con la prima moglie. "Ha messo in pericolo la sicurezza e la stabilità finanziarie nazionali", ha commentato la TV pubblica online, la condanna a morte "è stata sua unica responsabilità, la meritava". Il magnate era stato messo sotto indagine da parte dell'osservatorio anticorruzione del partito comunista nel 2018 ed espulso dal partito nello stesso anno. Tra le accuse rivoltegli, sperpero di denaro pubblico, organizzazione illegale di feste, relazioni sessuali con più donne e corruzione, aveva dichiarato l'agenzia anticorruzione. Gli investigatori avevano sequestrato una cifra pari a decine di milioni di dollari nelle sue proprietà, secondo i media cinesi.

29 gennaio 2021
www.lastampa.it/esteri/2021/01/29/news/cina-eseguita-la-condanna-a-morte-del-magnate-lai-xiaomin-1....
wheaton80
00lunedì 15 febbraio 2021 02:38
Marco Dimitri, morto il capo della setta dei Bambini di Satana



E' morto a Bologna Marco Dimitri, che fu capo della setta dei Bambini di Satana, alla fine degli anni Novanta al centro di una controversa inchiesta giudiziaria condotta dalla PM Lucia Musti. Insieme a Gennaro Luongo e altri quattro satanisti, Dimitri venne accusato di vari fatti, tra cui la violenza sessuale su un bambino e l'aver stuprato una minorenne dopo averla narcotizzata. Accuse dalle quali tutti gli imputati furono assolti nei vari gradi di giudizio. I satanisti furono accusati di aver profanato tombe e di aver orchestrato rituali satanici utilizzando resti umani, tutte accuse però che non furono mai confermate. In quei giorni Bologna si divise fra colpevolisti e innocentisti, fra chi vedeva in Dimitri il gran capo degli adoratori del diavolo e chi, invece, pensava che il capo della BDS fosse al centro di una montatura giudiziaria e mediatica. Certo è che contro la "setta" furono utilizzati strumenti investigativi di ogni mezzo, che in qualche caso sconfinarono anche nella "propaganda". La contabilità di Dimitri fu rivoltata come un calzino dalla Guardia di Finanza per accertare anche la natura finanziaria del fenomeno e del movimento. Dimitri passò 400 giorni in carcere tra il '96 e il '97 e in seguito ottenne 100mila euro di risarcimento dallo Stato per la ingiusta detenzione. E' deceduto nella notte, proprio oggi avrebbe compiuto 58 anni.

L'inchiesta sulla setta Bambini di Satana
Fra i luoghi in cui, secondo le accuse di allora, si sarebbero svolti i rituali, c'era la casa di Dimitri in via Riva di Reno, Villa Ghigi (una stella a cinque punte iscritta in un cerchio, una sorta di rudimentale pentacolo, fu mostrata anche ai giornalisti sulla lastra di ferro che copriva una delle cantine nei sotterranei), il cimitero in abbandono sulle colline di Nugareto e una dimora patrizia sempre in collina. Una questione particolarmente delicata nell'indagine fu la presunta violenza che il gruppo era accusato di avere orchestrato ai danni di un bimbo piccolissimo.

Le indagini sulla setta dei Bambini di Satana
Nel gennaio 1966 i primi interrogatori dopo gli arresti dei tre aderenti alla setta "I Bambini di Satana", accusati di avere violentato, durante una sorta di "rito", una ragazza di 16 anni, legata sentimentalmente a uno di loro. Dimitri, incrociando i giornalisti al suo arrivo negli uffici del GIP, riuscì a scambiare due battute:"Mi hanno incastrato per bene", disse. Di solito si incastrano gli innocenti, gli fu risposto. E lui:"Appunto. Quella ragazza l'avrò vista sì e no una volta. Mi hanno fatto pagare per quello che non ho fatto". Nella sede della setta dove Dimitri abitava, i carabinieri dovettero usare guanti e mascherine, stante la sporcizia. Muri neri, luci azzurre, nella porta di ingresso la foto di un poliziotto con un cerchio rosso e la scritta:"Io non posso entrare". C'era anche una tarantola viva e centinaia di lettere di giovani ammiratori.

Marco Dimitri: il processo
A febbraio 1997 ci fu la prima udienza del processo contro la setta dei "Bambini di Satana". Sul banco degli imputati il "gran sacerdote" Dimitri, il suo braccio destro Pier Giorgio Bonora, l'adepto Rino Luongo, il "maestro" Damiano Berto e le "sacerdotesse" Cristina Bagnolini e Manuela Ferrari. L'accusa: violenza carnale su due ragazzine di 14 e 16 anni (la prima negò) e su un bambino di due anni e mezzo. Tutto si basava sulle accuse della sedicenne che, dopo aver frequentato la setta, decise di denunciare le presunte violenze e gli adepti. Secondo Dimitri, che si firmava "la Bestia 666" e si autodefiniva "la reincarnazione di Satana", la ragazza "si era inventata tutto". Per Bonora il processo sembrava "istruito dalla Santa inquisizione". E indicando il crocefisso in aula, un giorno disse:"Guardate chi fa il processo".

Marco Dimitri, l'indennizzo per i 400 giorni di carcere
Nel luglio 2004 fu riconosciuto un indennizzo di 100mila euro per Marco Dimitri, e di 50mila per Gennaro Luongo, come equo risarcimento per una ingiusta detenzione. Il Procuratore Generale aveva stimato un risarcimento di cinquantamila euro, dal momento che Dimitri non aveva una occupazione. Ma la difesa rifiutò la proposta, sottolineando che l'unica condanna di Dimitri in quel processo fu per irregolarità nelle scritture contabili. Era quindi agli atti che aveva una attività lavorativa, legata alla setta dei "Bambini di Satana".

13 febbraio 2021
bologna.repubblica.it/cronaca/2021/02/13/news/e_morto_marco_dimitri-28...
wheaton80
00sabato 20 febbraio 2021 05:21
E' morto in carcere Raffaele Cutolo



E' morto all'età di 79 anni, dopo una lunga malattia (in primavera era stata respinta la richiesta dei domiciliari), Raffaele Cutolo. Il boss, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, era ricoverato nel reparto sanitario detentivo del carcere di Parma. Era il più anziano detenuto al 41 bis, il regime carcerario duro previsto per particolari reati, come quelli legati appunto alla criminalità organizzata. Nato a Ottaviano, in provincia di Napoli, il 4 novembre del 1941, Cutolo veniva chiamato 'O Professore, un soprannome nato in carcere quando era l'unico tra i compagni di detenzione a saper leggere e scrivere. Nel corso della sua carriera criminale è stato affiancato dalla famiglia e in particolare dalla sorella Rosetta, ritenuta membro fondamentale nella creazione della Nuova Camorra Organizzata. Il malaffare, la droga, il contrabbando di sigarette, una lunga serie di omicidi, i contatti con la Banda della Magliana e il terrorismo interno: la carriera criminale di Cutolo si è intrecciata a più riprese con la storia violenta d'Italia della seconda metà del Novecento. Una carriera iniziata prestissimo, nel 1963, quando uccise un uomo, Mario Viscito, reo di aver rivolto degli apprezzamenti in strada alla sorella Rosetta. Preso dopo la prima di una lunga serie di latitanze, condannato all'ergastolo, viene prima rilasciato per decorrenza termini (non senza essersi fatto un nome sfidando a duello un boss), poi definitivamente condannanto e riarrestato nel '71 per essere condotto nel carcere di Poggioreale. E' qui che si ritiene sia nata la Nuova Camorra Organizzata, alla quale affilia i detenuti che ha imparato a conoscere. Alla camorra si aggiungono elementi sia dall'antico ribellismo meridionalista, sia dalle nuove forme del terrorismo, sia ancora dalla massoneria. Chi entra nel gruppo deve assoggetarsi totalmente al capo. Vengono reclutati giovani del sottoproletariato, un esercito al suo comando, i suoi "picciotti".

Nel 1977 gli viene riconosciuta l'infermità mentale ed esce dal carcere per finire ad Aversa in ospedale psichiatrico. Evaso da Aversa, grazie a un'esplosione, inizia un lungo periodo di latitanza, che diventa la base del suo impero. Non ci sono "paletti" per Cutolo, che avvia rapporti di collaborazione con la 'ndrangheta, con i lombardi di Renato Vallanzasca e con Francis Turatello, per il commercio della cocaina, con la mala pugliese. Ma anche con il mondo politico ed economico campano. Stabilisce contatti a Roma anche con la Banda della Magliana, nominando “il Sardo” suo luogotenente nella piazza romana. Ma non basta. Finisce anche, lo raccontò lui poi, a essere contattato per fare da intermediario, nel 1978, quando l'Italia e i Servizi Segreti sono mobilitati alla ricerca del nascondiglio di Aldo Moro, nelle mani delle Brigate Rosse ("Potevo salvare Moro ma fui fermato"). Nel frattempo, la scia di sangue e dei regolamenti di conti si allunga. Viene anche coinvolto nelle trattative per la liberazione di Ciro Cirillo, uomo della DC campana della corrente di Antonio Gava rapito dalle Brigate Rosse nell'aprile 1981, vicenda sulla quale non c'è ancora chiarezza. Nuovi arresti e altre latitanze. E un'incarcerazione, in massima sicurezza, all'Asinara, in cui è l'unico carcerato. Tante le leggende e le cronache sulla vita di Cutolo: si è detto che fosse lui il celebre "Don Raffè" di Fabrizio De Andrè e che abbia urinato sulle scarpe di Totò Riina. Di certo è stato condannato a quattro ergastoli. Due i figli riconosciuti: Roberto, nato dalla breve relazione con Filomena Liguori, e Denise, figlia di Immacolata Iacone, la donna che sposerà nel carcere dell'Asinara, concepita con l'inseminazione artificiale. Due i nipoti, Raffaele, 34 anni, suo omonimo, e Roberta, 30 anni, entrambi figli di Roberto, che fu ucciso a Tradate, in Lombardia, da affiliati della 'ndrangheta il 19 dicembre 1990, per volontà di uno dei maggiori antagonisti di Cutolo, il boss vesuviano Mario Fabbrocino. Una vita nel sangue.

17 febbraio 2021
www.ilgiorno.it/cronaca/morto-raffaele-cutolo-1.6035795
wheaton80
00sabato 10 aprile 2021 02:43
Il principe che voleva reincarnarsi in una pandemia: Filippo è finalmente diventato un virus genocida?



Lascia più sgomenti del solito la lenzuolata di coccodrilli per il morto VIP delle ultime ore: Filippo Mountbatten, duca di Edimburgo, nato principe Filippo di Grecia e Danimarca, massone affiliato alla Logia della Marina di Londra col numero 2612. Tutti a ricordare quanta classe, quanta grazia, e via leccando, non si capisce bene per quale motivo. Il principe consorte non era mai stato simpatico a nessuno, al massimo era ignorato. Qualcuno già l’anno scorso aveva ipotizzato che lo spilungone fosse schiattato, ma che, come si usava nell’Unione Sovietica, il potere britannico teneva nascosta la morte per paura di destabilizzare ulteriormente una società resa schizofrenica dal lockdown imposto dall’Imperial College. Le foto che erano uscite raffiguravano un vecchio di bruttezza impressionante: gli occhi scavati e abitati come da una luce cupa, la mascella pronunciatissima, la bocca che mostra un ghigno incomprensibile… Ma che importa? Ora tutti ad ammirarlo, con foto dove lo si vede in tweed in campagna. I più simpatici hanno pubblicato foto inequivocabili in cui si evince che il marito della Regina Elisabetta era una versione malvagia di Raimondo Vianello, che preferiamo mille volte, così come preferiremmo Sandra Mondaini e perfino Sbirulino alla perfida consorte di Filippo, che ancora è in vita. Utenti di internet ancor più spiritosi hanno ricordato una qualche serie delle sue gaffe storiche.

Al Presidente della Nigeria in abiti tradizionali nel 2003:«Ma che ti sei messo, il pigiama?». All’ambasciatore russo nel 1967:«Mi piacerebbe molto venire in Russia, ma voi bastardi avete ucciso metà della mia famiglia». All’ambasciatore delle isole Cayman nel 1994:«Siete tutti pirati, voialtri». All’ambasciatore aborigeno William Brin nel 2002:«E la lancia dove l’hai lasciata?». Al bambino sulla sedia a rotelle nel 2002:«Mi fai fare un giro?». Ad una donna africana in Kenya nel 1984:«Salve, lei cos’è, una donna?». Al club di giovani del Bangladesh nel 2002:«Ok ragazzi, tirate fuori la droga». All’ambasciatore irlandese, che portava un cesto regalo:«E dove diavolo è il whiskey?». In Papua Nuova Guinea ad uno studente inglese, lì per fare trekking:«Dunque sei riuscito a non farti mangiare?». Sulla cucina cinese:«Se ha quattro zampe e non è un tavolo, se vola e non è un aeroplano, se nuota e non è un sottomarino, potete essere sicuri che i cinesi lo mangeranno». Sull’arte etiopica, nel 1965:«Sembra fatto da mia figlia alle elementari», Al cantante Elton John nel 2001:«Ah, è tua quella macchina orrenda che vedo spesso al Castello di Windsor». All’inaugurazione di un monumento, non molti mesi fa:«Sono lieto di inaugurare questo coso, qualunque cosa sia». Sui koala:«Mostri che portano malattie orribili» (ringraziamo il professor Alfonso Piscitelli per la sequela, che gli rapiniamo).

Tutto molto divertente: all’epoca però non rise nessuno, e non ridiamo anche noi. Lo humor, perfino quello britannico, prevede che da qualche parte ci sia nel discorso un’intelligenza rivelatrice: qui abbiamo solo la rivelazione di una demenza o, se siete di sinistra, di un razzismo forsennato che a quanto sembra in Casa Windsor non è peregrino. A noi invece risuonerà per sempre, più che la gaffe, la celebre dichiarazione che il principe Filippo fece nella prefazione del libro del 1986 "If I Were an Animal" ("Se io fossi un animale"), di reincarnarsi un giorno come un virus mortale, per poter contribuire ad un giusto sterminio di questa umanità in eccedenza. Ripeté questo suo desiderio varie volte, anche di fronte ad agenzie di stampa:«Nel caso in cui mi reincarnassi, mi piacerebbe tornare sottoforma di un virus mortale, in modo da poter contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione». Sì, il principe morto era apertis verbis propugnatore della riduzione della popolazione, con tanto di cifra tonda da raggiungere: meno di un miliardo. Come saprete, un pò come avviene in un’altra Casa Reale, i Rockefeller, anche in casa Windsor l’antinatalismo è trasmesso per via genetica.

È clamorosamente antinatalista il principe Carlo (coordinatore della Conferenza sul Cambiamento Climatico a Parigi e sostenitore della «decarbonizzazione», nuova parola orwelliana per dire «depopolazione», e della riduzione delle terre agricole: meno cibo meno uomini), e perfino il principe Guglielmo, che ha avuto il coraggio di parlare di limitazione delle nascite dopo aver prodotto il terzo figlio. La sovrappopolazione, davvero, è un bizzarro pallino dei Windsor da almeno tre generazioni, parrebbe. Filippo, però, essendo Filippo, aveva la lingua più sciolta di tutti. «Non puoi tenere un gregge che non riesci a nutrire. In altre parole, la conservazione può esigere la cernita e l’eliminazione per mantenere l’equilibrio tra il numero di ciascuna specie in rapporto ad un dato habitat. Mi rendo conto che si tratta di un argomento scottante, ma resta il fatto che l’umanità è parte del mondo vivente», dichiarò alla Deutsche Press Agentur nel 1998. Il principe antispecista non è rimasto con le mani in mano: fu cofondatore, con il sodale Bernardo d’Olanda, ex nazista fondatore del Gruppo Bilderberg, del World Wildlife Fund: massì, l’arcinoto WWF, la pietosa ONG che ha l’immortale e sconsolato Panda impresso nel logo. Da qualche anno, la presidenza del WWF è passata al principe Carlo suo figlio. Insomma, la filosofia della vita Windsor: sì al orsacchiottone cinese bianco e nero, no ai bambini umani: ancora, nel 2011, Filippo sosteneva senza requie una «limitazione volontaria della famiglia» (potete sentire come suona in inglese: Planned Parenthood) come antidoto alla sovrappopolazione, massima minaccia della conservazione della natura.

Per chi non lo avesse capito, questa è la Casa Reale britannica: una vera e propria Famiglia della Morte, una dinastia di potenti al servizio della Necrocultura. I secoli di carestie e guerre che Londra ha inflitto all’Irlanda, all’India, all’Africa, alla Cina dovrebbero averci insegnato qualcosa: dal momento in cui Enrico VIII tradì Cristo e con esso l’Europa e la Ragione, Albione è stata posseduta da un demone assetato di sangue. La Britannia è stata nei secoli una macchina genocida, e non abbiamo bisogno di ricordarci del fatto che, con i casi di Alfie Evans e Charlie Gard, anche ora lavora di avanguardia per distribuire sempre più a fondo la morte anche in questo XXI secolo. Quindi, tutti a salutare col fazzoletto il principe che voleva farsi pandemia sterminatrice, così da preservare i boschi dove magari andava alla caccia alla volpe. Non sappiamo cosa sia successo perché la popolazione si sia rincoglionita fino a questo punto: sospettiamo che anni di bombardamento dei TG sulle vicissitudini dei Windsor (dove i lati oscuri, come la morte di Diana, sono stati velocemente riassorbiti tra le chiacchiere da rotocalco) abbia prodotto danni incalcolabili.

Non sappiamo nemmeno, ammettiamo, se Filippo ora sia stato accontentato in un sogno metempsicotico: che sia divenuto una variante del COVID che aspetta di uscire dal Brasile? Che si sia reincarnato in una forma ulteriore di HIV che in questo momento crapula nella dark room di un gay bar da qualche parte in Europa? Che sia trasmigrato in un Ebola che sta liquefacendo qualche suora pia in un villaggio congolese? No, non lo sappiamo. Che dite? Che sia tornato sottoforma di virus di laboratorio? Ma no: i virus di laboratorio non esistono, in special modo in Gran Bretagna, dove gli esperti di armi biologiche come David Kelly vengono misteriosamente assassinati. Davvero, che schifo: il mondo non solo ha imparato ad amare la pandemia, ma ora piange perfino un ricco potente che desiderava farle concorrenza. La Cultura della Morte regna oltre ogni pudore possibile. Nel frattempo, per Londra, noi sogniamo il ritorno di Guido (Guy Fawkes - Nota Wheaton80).

09 aprile 2021
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