È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Forum NWO Nuovo Ordine Mondiale, illuminati, cospirazioni, controllo globale, spiritualità, scienza di confine, Bilderberg, Lady Diana

Dai paesi emergenti: addio a FMI e Banca Mondiale

  • Messaggi
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 355
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 02/06/2013 21:58


    I cinque leader dei Paesi Brics: da sinistra, la presidente del Brasile Dilma Roussef, il presidente russo Vladimir Putin, il primo nimistro indiano Manmohan Singh, il presidente cinese Hu Jintao, il presidente del Sudafrica Jacob Zuma

    di Franco Fracassi
    11 aprile 2013

    Si tratta di un’azione rivoluzionaria, contrastata con forza da Usa e banche d’affari. I cosiddetti Brics creeranno una loro Banca per lo Sviluppo e un’agenzia di rating. I cinque leader dei Paesi Brics: da sinistra, la presidente del Brasile Dilma Roussef, il presidente russo Vladimir Putin, il primo nimistro indiano Manmohan Singh, il presidente cinese Hu Jintao, il presidente del Sudafrica Jacob Zuma. I Paesi emergenti creeranno la loro Banca per lo Sviluppo e la propria agenzia di rating per fermare la dittatura del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale.

    È quanto deciso dai Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) in un vertice tenuto a Durban, in Sudafrica. Nel documento finale si parla anche di «emarginare la dittatura di Moody’s, Standard & Poor’s e Morgan Stanley». La Banca per lo Sviluppo Brics conterà su un capitale iniziale di cinquanta miliardi di dollari. Rimangono solo da ultimare i dettagli strutturali. Il suo scopo principale è di sostenere progetti di infrastrutture e sviluppo sostenibile. Gli Stati Uniti tremano.

    Si tratta di uno strappo inimmaginabile fino a poco tempo fa. In una nota, Goldman Sachs definisce la decisione del vertice «un tentativo di sovvertire l’ordine costituito e un’aperta ribellione allo status quo consolidato dal diritto internazionale e da sessant’anni di diplomazia». Alla testa del progetto ci sono India e Brasile. L’ex ministro delle Finanze indiane, Jaswant Singh, ha dichiarato: «Si tratta della nostra grande occasione. L’India avrà l’occasione di ottenere un grande sviluppo economico, reale. Grazie al know how cinese potrà costruire una rete di infrastrutture che cambieranno il Paese».

    Se il progetto divenisse realtà a rimetterci di più saranno gli Stati Uniti. Finora la moneta di scambio internazionale è stata il dollaro. Anche il petrolio viene pagato solo in dollari. Grazie a ciò Washington si è potuta permettere un debito pubblico spropositato, ben sapendo che nessuno avrebbe mai chiesto di saldare i conti, come invece è accaduto per alcuni Paesi europei, Italia compresa. Insomma, grazie alla posizione privilegiata del dollaro, il debito statunitense è stato pagato dal resto del mondo. Con la nascita della Banca per lo Sviluppo i Paesi Brics inizieranno a commerciare con un’altra moneta. A questo punto che cosa ne sarà del dollaro e del debito Usa?

    popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=70922&typeb=0
    [Modificato da wheaton80 02/06/2013 21:58]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.075
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 30/05/2014 02:07
    Nasce l’Unione Euroasiatica

    L’accordo prevede la libera circolazione di beni, servizi, capitali e lavoratori all’interno dell’Unione e una politica comune nei principali settori economici: energia, industria, agricoltura e trasporti. Secondo il presidente russo Putin:“Questo trattato è storico e segna un’epoca”, Il nuovo mercato comune, infatti, interesserà 170 milioni di cittadini, puntando a svolgere il ruolo di potente centro di attrazione e di sviluppo economico nella scena post-sovietica, potendo, in questa direzione, contare su un quinto di tutte le risorse globali di gas e su quasi il 15% di quelle relative al petrolio. L’unione euroasiatica si fonderà sui principi dell’Organizzazione mondiale del commercio. Per Putin:“Ogni nazione manterrà pienamente la propria sovranità statale ma impegnandosi a garantire una maggiore cooperazione economica tra Paesi fratelli. La nostra posizione geografica ci permette di dare vita a rotte di commercio non solo di pertinenza regionale ma anche di importanza globale, concentrando in esse gli ingenti flussi commerciali tra Europa e Asia”; e ancora:“questo è ciò che garantirà lo sviluppo economico della nuova Unione ed una crescente capacità competitiva”. Inoltre, Putin ha fatto presente che l’Unione eurasiatica sta negoziando la creazione di una zona di libero scambio con il Vietnam oltre a rafforzare la cooperazione economica con la Cina. In aggiunta, l’Unione potrebbe offrire scambi commerciali preferenziali ad Israele e all’India. Da parte sua, il presidente kazako, Nursultan Nazarbayev, ha aggiunto:“Oggi è nata la nuova realtà geo economica del XXI secolo e ci attende un difficile periodo di consolidamento e sviluppo. Ci saranno nuove sfide, nuovi compiti. Il nostro obiettivo più grande consisterà nel mostrare al mondo intero la fattibilità di questa nostra unione”. Attualmente, anche l’Armenia e il Kirghizistan sono in trattative per unirsi all’Unione euroasiatica.

    www.signoraggio.it/nasce-lunione-euroasiatica/
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.167
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 11/07/2014 12:30
    Nasce la "banca mondiale" dei paesi emergenti

    Sarà basata a Shangai la Banca per lo sviluppo che i Paesi emergenti che il club dei Brics intende creare in occasione del summit della settimana prossima. Lo ha riferito il Cremlino, aggiungendo che la presidenza russa proporrà anche la creazione di una associazione energetica con l'obiettivo di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e di contribuire a regolare il mercato. "La sede avrà base a Shangai, questo è scritto nei documenti", ha detto il consigliere diplomatico di Vladimir Putin, Yuri Ushakov. Il capitale del nuovo istituto dovrebbe essere di 10 miliardi di dollari, con la possibilità di erogare sino a 100 miliardi di dollari. La creazione di questa banca, ma anche di un fondo valutario comune, è un obiettivo di lungo corso dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Afica del Sud), che si sentono poco e male rappresentati da Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale.

    10 luglio 2014
    www.wallstreetitalia.com/article/1710762/nasce-la-banca-mondiale-dei-paesi-emerge...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.177
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 22/07/2014 02:03
    Scacco matto dei BRICS nel cortile di Washington

    Stati Uniti e loro più stretti alleati hanno cercato di isolare la Russia e il Presidente Vladimir Putin dalla scena mondiale. Come risultato del sostegno occidentale al regime ucraino, salito al potere con le violenze a Kiev, le azioni intraprese dalle potenze occidentali contro la Russia comprendono l’espulsione della Russia dal G-8 delle potenze capitaliste, il congelamento dei beni dei funzionari del governo e delle banche russi, e divieto di viaggio a prominenti cittadini russi. Tuttavia, Putin ha messo sotto scacco il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel suo cortile di casa. I difensori di Obama immaginano il loro presidente come un maestro di “scacchi a 11 dimensioni”. Tuttavia, in Brasile, il vertice delle nazioni BRICS di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, mostra al mondo che è Putin, non Obama, il maestro di scacchi a 11 dimensioni. In realtà, Obama potrebbe mollare la scacchiera. Putin è in visita in Brasile partecipando al summit 2014 nella città di Fortaleza. Il vertice BRICS avviene mentre i membri dell’amministrazione Obama, tra cui neo-con come l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei Victoria Nuland, stilano piani per inasprire le sanzioni contro la Russia, portandoli ai livelli di Iran, Siria e Cuba. Putin e i suoi colleghi dei BRICS firmeranno un accordo a Fortaleza per la creazione della banca di sviluppo BRICS che aiuterà a schivare il tentativo dei neo-con d’isolare la Russia dalle reti bancarie internazionali. Qualsiasi rafforzamento delle sanzioni, come quelle imposte da Washington a Iran, Siria, Cuba, corre il rischio di punire le banche brasiliane, indiane, cinesi, sudafricane e di altre società, qualcosa che potrà far finire l’amministrazione Obama nelle acque bollenti del tribunale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che decide sulle pratiche commerciali che violano le norme dell’OMC.

    L’eredità dell’amministrazione Obama è la politica da Guerra Fredda verso un’America Latina che ha chiuso definitivamente il vecchio dominio politico-economico degli Stati Uniti dell’emisfero occidentale. Obama ha piantato l’ultimo chiodo sull’arcana dottrina Monroe che decise che gli Stati Uniti avrebbero impedito alle nazioni non dell’emisfero occidentale, comprese le potenze d’Europa, dall’intervenire nelle Americhe. L’interventismo in Paesi come Venezuela e Honduras svolto dalla collega neocon della Nuland, Roberta Jacobson, assistente del segretario di Stato per gli affari dell’emisfero occidentale, ha portato un grosso contingente di leader latinoamericani a partecipare con Putin, il presidente cinese Xi Jinping e gli altri leader dei BRICS al vertice in Brasile in cui gli Stati Uniti non avranno un posto. In effetti, gli Stati Uniti e le loro politiche imperialistiche saranno un tema importante in Brasile, un Paese che ha visto le sue telecomunicazioni, comprese chiamate ed e-mail private della presidentessa brasiliana Dilma Rousseff, regolarmente spiate dalla National Security Agency degli Stati Uniti. Putin ha svolto il grosso della sua visita di sei giorni in America Latina. Ha condonato il debito di Cuba verso la Russia, durante la visita a L’Avana ed si è anche fermato in Nicaragua e Rio de Janeiro. A Cuba Putin ha incontrato l’ex-leader cubano Fidel Castro e suo fratello Raul Castro, presidente di Cuba, due leader che continuano a far infuriare i centri di potere di destra e neo-con di Washington. Putin ha anche presenziato alla finale della Coppa del Mondo a Rio. La Russia sarà l’ospite della Coppa del Mondo 2018. Putin ha anche visitato l’Argentina dove ha firmato un accordo sull’energia nucleare. L’interesse di Iran, Argentina, Nigeria, Siria ed Egitto nel far parte dei BRICS potrebbe presto far divenire la sigla del gruppo “BRICSIANSE”. Un tale sviluppo farà trionfare le nazioni che si rifiutano di prendere ordini da Washington, e la presenza della Siria significherà la sconfitta definitiva della dottrina Obama della “R2P”, o “responsabilità di proteggere” filo-USA, e dell’intelligence occidentale che finanzia i capi dell’opposizione intenti a sostituire i governi anti-americani con regimi filo-USA. La Siria che entra nei BRICS come membro, a pieno titolo o associato, sarà il paletto nel cuore della R2P.

    L’amministrazione Obama non è riuscita a convincere un solo leader sudamericano ad evitare il vertice BRICS in Brasile. Infatti, due dei leader sudamericani sedutisi con Putin, Xi, Rousseff e gli altri leader in Brasile, il presidente del Venezuela Nicolas Maduro e il presidente del Suriname Desi Bouterse, sono stati oggetto dei tentativi di destabilizzazione della CIA e del dipartimento di Stato, collegati a minacce di sanzioni. Erano anche presenti presso i BRICS la presidentessa argentina Cristina Fernández de Kirchner, il presidente della Bolivia Evo Morales, la presidentessa del Cile Michelle Bachelet, il presidente colombiano Juan Manuel Santos, il presidente dell’Ecuador Rafael Correa, il presidente della Guyana Donald Ramotar, il presidente del Paraguay Horacio Cartes, il presidente del Perù Ollanta Humala e il presidente dell’Uruguay José Mujica. Le sanzioni statunitensi contro la Russia e la sua dimostrazione di forza contro la Cina attraverso Giappone e Filippine, sono cadute nel vuoto in Sud America. Le buffonate adolescenziali di Nuland, Jacobson, della consigliera per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti Susan Rice, dell’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite Samantha Power, saranno di sicuro discusse nei pettegolezzi dei leader riunitisi a Fortaleza. La presenza del presidente della Colombia Santos è particolarmente degna di nota. Santos ha recentemente sconfitto il candidato della destra sostenuto dagli stessi interventisti dell’amministrazione Obama che hanno sabotato l’economia del Venezuela. Il candidato perdente, Oscar Ivan Zuluaga, aveva il pieno sostegno del predecessore di destra e pro-Israele/USA di Santos, Alvaro Uribe. Notizie recenti dimostrano che Uribe ha istituito un sistema di sorveglianza nazionale delle comunicazioni, in stile NSA, contro i suoi avversari.

    I legami di Zuluaga con gli stessi elementi che cercano di deporre Maduro in Venezuela non sono stati dimenticati da Santos, che continua ad impegnarsi in negoziati di pace a L’Avana con i guerriglieri di sinistra delle FARC e a migliorare i rapporti con il Venezuela, con grande disappunto degli agenti della CIA che vivono nello splendore di Miami, in Florida. A Rio, Putin è riuscito a sabotare gli sforzi degli Stati Uniti per isolarlo, incontrando il primo ministro di Trinidad e Tobago Kamla Persad-Bissessar e il primo ministro di Antigua e Barbuda Gaston Browne, oltre al primo ministro ungherese Victor Orban, al presidente della Namibia Hage Geingob, al presidente del Gabon Ali Bongo e alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Merkel e Rousseff hanno molto in comune, in quanto entrambi hanno avuto i loro cellulari personali monitorati dalla NSA, un fatto che Putin, che ha fornito asilo all’informatore della NSA Edward Snowden, probabilmente ha menzionato di sfuggita. L’unico tentativo che gli Stati Uniti hanno potuto fare affinché qualche funzionario latinoamericano criticasse i contatti tra i leader dell’emisfero occidentale e Putin, è stato organizzare il viaggio privato del capo dell’opposizione di Trinidad, Keith Rowley, per condannare il viaggio del primo ministro del suo Paese in Brasile. Rowley ha criticato Persad-Bissessar e suo nipote per l’incontro con Putin e gli altri leader a Rio, perché il viaggio è stato compiuto durante la controversia che coinvolge il dipartimento dell’immigrazione di Trinidad. Il potere d’influenza di Washington sugli eventi nell’emisfero occidentale è davvero sprofondato in nuovi abissi. L’ordine del giorno delle nazioni dei BRICS è diversificato come quello di qualsiasi riunione del G-7, non più chiamato G-8 dopo che la Russia è stata espulsa. Nell’agenda del vertice BRICS vi sono commercio, sviluppo, politica macroeconomica, energia, finanza, terrorismo, cambiamenti climatici, sicurezza regionale, traffico di droga e criminalità transfrontaliera, industrializzazione dell’Africa e ciò che sarebbe il campanello d’allarme per Wall Street, Banca Mondiale, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e altri strumenti del capitalismo occidentale, la riforma delle istituzioni finanziarie internazionali (IFI).

    Le operazioni di sicurezza dei Paesi BRICS in Afghanistan sostituiranno quelle degli Stati Uniti, dopo il ritiro delle loro truppe. La Russia guida gli sforzi dei BRICS per affrontare il riciclaggio di denaro e la criminalità transfrontaliera ottenendo la partecipazione di Bielorussia, India, Kazakistan, Cina, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Osservatori provenienti da Mongolia e Armenia si sono uniti ai colloqui. Nel settore della sicurezza, è evidente il sinergismo tra BRICS e Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), guidando Russia e Cina nella politica di sicurezza comune con gli Stati dell’Asia centrale come Kazakistan e Uzbekistan. Russia e Cina sembrano intenzionate a che Ucraina e Georgia siano la “linea sulla sabbia” di eventuali ulteriori invasioni delle rivoluzioni “R2P” di George Soros e CIA nello spazio eurasiatico. E’ anche chiaro che Putin ha battuto in astuzia Obama nel suo cortile di casa.

    Wayne Madsen - Strategic Culture Foundation, 15/07/2014
    Traduzione di Alessandro Lattanzio
    aurorasito.wordpress.com/2014/07/15/scacco-matto-a-washington-nel-suo-cortile-con-...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.404
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 09/11/2014 13:50
    Da Pechino, il crepuscolo asiatico post-Bretton Woods

    La creazione della Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali (BAII), è stata infine decisa da 22 Paesi asiatici il 24 ottobre. Da un lato, la nuova banca di sviluppo regionale entrerà in diretta concorrenza con la Banca asiatica di sviluppo, fondata nel 1966 sotto il dominio schiacciante di Stati Uniti e Giappone; dall’altra parte sarà un meccanismo di coesione regionale contro la “dottrina del perno” di Pentagono e dipartimento di Stato USA.

    Il 24 ottobre, 22 Paesi asiatici riunitisi a Pechino firmavano il protocollo d’intesa che approvava la creazione della Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali (AIIB nell’acronimo in inglese), ad oltre un anno da quando il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, presentò per la prima volta prima la proposta al forum della Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC) a Bali, Indonesia. Secondo diversi funzionari intervistati sulla nuova banca, sarà una piattaforma per il finanziamento nella regione asiatica dei grandi progetti su telecomunicazioni, energia e trasporti. Jin Liqun, ex-presidente del consiglio dell’autorità di vigilanza del fondo sovrano cinese Sovereign Wealth Fund ed ex-vicepresidente della Banca asiatica di sviluppo, sarà a capo dell’istituto. Come la banca di sviluppo dei BRICS (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), Pechino ospiterà la sede della BAII. Avrà un capitale di 50 miliardi di dollari e un capitale sociale di 100 miliardi di dollari. La Cina contribuirà con metà dei fondi e l’India sarà il secondo azionista. L’ammontare del capitale sociale della BAII è pari ai tre quinti del capitale della Banca asiatica di sviluppo (165 miliardi di dollari), banca di sviluppo regionale con 67 membri (48 regionali e 19 extraregionali) creata nel 1966 sotto gli auspici della Banca Mondiale. I principi guida della BAII sono ‘giustizia, equità ed apertura’, alludendo alllo schiacciante predominio di Washington nella governance dell’architettura finanziaria internazionale. Dopo sette decenni dalla conferenza di Bretton Woods, il ruolo degli Stati Uniti come gendarme del capitalismo globale rimane intatto, nonostante la stagnazione economica e l’alto debito pubblico e privato. “Si potrebbe pensarla come una partita di basket in cui gli Stati Uniti vogliono imporre durata del gioco, dimensioni del campo, altezza del cesto e tutto ciò che gli conviene“, ha detto Wei Jianguo, ex-ministro del Commercio cinese. In questo senso, le operazioni delle banche regionali di sviluppo sono fondamentali per comprendere la portata del ‘soft power’. Fin dalla sua fondazione, doveva integrare le funzioni di Fondo monetario internazionale (FMI) e Banca mondiale quali istituti di credito. I programmi di lotta alla povertà e di trasferimento agli ambiti più svantaggiati della popolazione servirono da palliativi alle contraddizioni periferiche, consolidando il ruolo del capitalismo statunitense nell’economia mondiale. In altre parole, Banca interamericana di sviluppo (BID), Banca africana di sviluppo e Banca asiatica di sviluppo avevano quale leitmotiv il sostenere l’espansione delle multinazionali (MNC) e delimitare la sfera d’influenza economica e politica dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) nel Terzo Mondo.

    Durante la Guerra Fredda, la Banca asiatica di sviluppo passò nell’orbita degli interessi geoeconomici e geopolitici degli Stati Uniti con il pieno sostegno del Giappone. Come nel caso di FMI e Banca mondiale, governati dal 1944 rispettivamente da europei e statunitensi, Tokyo finora ha avuto la presidenza della Banca asiatica di sviluppo. Giappone e Stati Uniti rimangono gli azionisti di maggioranza con il 31,23 per cento del capitale sociale e il 25 per cento dei diritti di voto. Qui, Cina e Hong Kong hanno congiuntamente 7 e 6,21 punti percentuali. Tuttavia, al di là della questione della rappresentanza, i progetti infrastrutturali sono un supporto chiave senza cui è impossibile sostenere alti tassi di crescita economica su un lungo periodo. L’accumulazione capitalistica globale è sempre più orientata verso Oriente e il continente asiatico ha urgente bisogno di mobilitare risorse per collegare le reti di produzione regionali, ad esempio attraverso la “Via della seta del XXI secolo”, una cintura economica incentrata sulla vasta rete ferroviaria continentale che collegherà la Cina con Asia centrale, Russia, Europa e forse Medio Oriente. Le stime della Banca asiatica di sviluppo, solo per il 2010 – 2020, sono che 8 miliardi di dollari saranno necessari per i progetti nazionali e 290 miliardi per i progetti infrastrutturali regionali. Tuttavia, i prestiti della Banca asiatica di sviluppo, pari a 10 miliardi di dollari annuali, sono chiaramente insufficienti a soddisfare la richiesta di crediti. Dato il rallentamento della crescita dell’economia cinese, a tassi inferiori all’8 per cento, e la crescente debolezza della domanda estera, il finanziamento dei progetti infrastrutturali attraverso la BAII fornirebbe all’integrazione asiatica una spinta senza precedenti e la Cina avrebbe accesso privilegiato alle risorse naturali strategiche e a potenziali mercati di consumo. La Cina è il primo partner commerciale della maggior parte dei Paesi della regione, come India, Pakistan e Bangladesh, e il secondo in Sri Lanka e Nepal. Nel 2012, il commercio tra la Cina e i dieci membri dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN) raggiunse il valore record di 400 miliardi di dollari. Senza dubbio, prima che Pechino aspiri a conquistare l’egemonia economica globale, è necessario consolidarne la leadership regionale non solo in termini economici ma attraverso un maggiore equilibrio geopolitico tra i Paesi asiatici, tenendo a bada la “dottrina del perno” di Pentagono e dipartimento di Stato USA. Nonostante il fatto che Giappone, Corea del Sud, Indonesia e Australia abbiano rifiutato di sostenere l’attuazione della BAII su pressione di Barack Obama, il sostegno della maggioranza del continente asiatico rivela che gli sforzi della Casa Bianca volti a minare l’integrazione regionale sono stati estremamente inefficaci rispetto alla diplomazia dello yuan. In sintesi, l’attuazione della nuova istituzione sfida apertamente le basi di Bretton Woods ed accentua la transizione verso nuove forme di governance incentrate sulla regionalizzazione finanziaria. Forse, ad un certo punto, l’era statunitense collasserà subitaneamente al bagliore luccicante del crepuscolo asiatico scaturito dall’ascesa multipolare di Pechino.

    9 novembre, 2014
    Ariel Noyola Rodríguez, Membro dell’Observatorio Económico de América Latina dell‘Instituto de Investigaciones Económicas de la Universidad Nacional Autónoma de México. Editorialista della revista Contralínea (Messico) e collaboratore della Rete Voltaire (Francia)

    Traduzione di Alessandro Lattanzio
    aurorasito.wordpress.com/2014/11/09/da-pechino-il-crepuscolo-asiatico-post-bretto...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.507
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 29/12/2014 19:47
    La politica multipolare networkcentrica dell’Unione Eurasiatica

    La visione russa dell’Unione Eurasiatica la pone al centro di un supercontinente interconnesso, con Mosca che prende l’iniziativa per avvicinare tutti con reciproco vantaggio multivettoriale. Il confronto dell’occidente con la Russia e la nuova guerra fredda possono effettivamente essere una benedizione travisata, come sempre, con Mosca che agisce con rinnovato senso di urgenza sondando e stringendo importanti accordi in Eurasia. Dal Vietnam al Paese più popoloso del mondo arabo, l’Egitto, si vede una diplomazia russa onnipresente. Lo scopo della spinta pan-eurasiatica della politica estera della Russia è cementare un accordo politico ed economico alternativo sfidando il dominio occidentale e facilitando la nascita di un mondo realmente multipolare.

    Dalla rete della diplomazia…
    La base dei successi in politica estera della Russia è che tutti i partner strategici, in un modo o nell’altro, comprendono la necessità di un mondo multipolare per salvaguardare la piena sovranità (culturale, politica, storica, ecc). Per inciso, gli Stati Uniti e la loro annaspante politica estera (soprattutto nel periodo post-9/11) hanno convinto la maggior parte del mondo che la multipolarità è l’unica opzione pratica per sopravvivere nel 21° secolo. Collaborare con l’occidente comporta alcuni privilegi (come l’Arabia Saudita e i suoi clienti del Golfo sanno), ma l’esistenza di uno Stato non-occidentale in tale sistema traballa, e una volta che l’utilità del suo leader finisce, inevitabilmente, (come Mubaraq) o rifiuta di seguire i dettami unipolari (come la Libia di Gheddafi), allora il Paese viene distrutto finendo in una distopia. Anche prima della rivoluzione colorata di teatro, la ‘primavera araba’, tale obiettivo nefasto era evidente a Russia e Cina, entrati in partnership strategica nel 1997 per sostenersi nella costruzione del mondo multipolare. Poco dopo, trasformarono i Shanghai Five nella Shanghai Cooperation Organization (SCO) per salvaguardare se stessi e i loro alleati contro le armi asimmetriche occidentali del terrorismo, separatismo ed estremismo (politico, religioso, economico (sanzioni), ecc…). Pochi anni dopo, la realtà economica emergente del mondo non-occidentale ha portato alla nascita dei BRICS, rapidamente evolutisi in un gruppo politico ed economico dinamico dedito al multipolarismo. Al fine di colmare eventuali rivalità e divergenze tra i suoi due maggiori membri, la Russia ha consolidato i propri partenariati strategici con Cina e India, fornendo il collante della fiducia geopolitica che ha impedito cadessero nelle trappola occidentale istigata da Brzezinski per creare un conflitto intra-BRICS. Sebbene ciò esista a un certo livello, la Russia posizionandosi da mediatore con i partenariati bilaterali, li ha avvicinati, agendo da intermediario di fiducia, qualora le tensioni riemergano in futuro. Visto da un’altra angolazione, SCO e BRICS sono i nuclei istituzionali della multipolarità del supercontinente eurasiatico, mentre i partenariati strategici russo-cinese e russo-indiano sospingono il processo. Complementare agli accordi eurasiatici ancorati al destino del mondo, vi sono le rispettive conseguenti (ma non per questo meno importanti) partnership strategiche, come quella russo-iraniana o cino-pakistana, aggiungendo un vettore ulteriore a questa visione globale, operando per erodere l’egemonia unipolare.

    …alla rete dell’economia
    I partenariati politici possono ovviamente andare lontano, ed è necessario che vi siano benefici tangibili per rafforzarli. Anche se la Cina ha ovviamente rapporti economici con la maggior parte del mondo, oggi non li indirizza verso uno scopo politico, guardando invece a interessi pragmatici reciproci incentrati sul profitto. La Russia ha adottato un approccio diverso, però, divenendo il principale promotore delle relazioni economiche euroasiatiche multipolari. Ciò significa che nell’attuale clima di piena russofobia (disprezzo dell’occidente verso chi politicamente, economicamente e militarmente collabora con la Russia), i Paesi che hanno deciso di collaborare con la Russia fanno la netta dichiarazione politica di non voler subire prepotenze dall’occidente. Capiscono perfettamente che la cooperazione con Mosca è in netto contrasto con il mondo unipolare che gli ‘amici’ occidentali vogliono mantenere, a scapito dei loro interessi nazionali. Così, ogni Paese che collabora con la Russia o addirittura ne espande le relazioni, in questi tempi di tensione, avanza la costruzione del mondo multipolare. Per parlarne in modo più specifico, è necessario richiamare l’attenzione sui principali Paesi che rientrano in questa categoria. Ciò che segue è una panoramica degli Stati attualmente in trattative con l’Unione Eurasiatica per un accordo di libero scambio, dal sud-est asiatico al Medio Oriente.

    Vietnam

    Il Paese si preannuncia essere il perno nel Sud-Est asiatico ed opera con tutti i Paesi in tutti i modi possibili, raccogliendone i frutti. Non opera alcuna discriminazione verso i non-occidentali, e considerando il decennale rapporto con Mosca, ha molto terreno storico da sviluppare con la Russia. Il Vietnam è anche una delle maggiori economie in rapida crescita nella regione, e più stretti legami economici con la Russia aiuteranno quest’ultima a creare un punto d’appoggio nel fiorente mercato del Sud-Est asiatico. Inoltre, l’espansione dei legami economici integreranno i già forti legami militar-industriali tra i due Stati che potrebbero fiorire nel campo politico e dare a Mosca una leva nel moderare la belligeranza di Hanoi verso la Cina sulle isole disputate. Ciò sarà un duro colpo allo scopo occidentale di creare una ‘ASEAN NATO’ per contrastare la Cina, sottolineando per Pechino i vantaggi asimmetrici del partenariato strategico russo-cinese.

    India/Iran
    La visita di Putin in Asia meridionale all’inizio di questo mese è stata monumentale, in quanto ha assicurato accordi per 100 miliardi di dollari su energia nucleare, petrolio, gas e altri settori commerciali, come diamanti e difesa. Come già spiegato, le relazioni della Russia con l’India aiutano a mantenere un canale tra New Delhi e Pechino evitando che i BRICS si dividano su rivalità geografiche in Himalaya e Sud-Est asiatico. Inoltre è soprattutto lo snodo che integra l’Iran al corridoio russo-indiano. All’inizio del mese, l’ambasciatore indiano in Russia, in un’intervista a Sputnik News, parlava della citata via come corridoio di transito tra Mumbai in India, Bandar Abbas e coste del Caspio dell’Iran, ed Astrakhan in Russia. In caso di successo, farà di Teheran l’intermediario tra Mosca e Nuova Delhi, e probabilmente ciò darà all’Iran un rapporto economico privilegiato (forse anche un accordo di libero scambio) con l’Unione Eurasiatica. Così, l’India rientrerà non solo nell’apertura di uno dei maggiori potenziali mercati con la Russia, ma permetterà anche la fuoriuscita dell’Iran dalle sanzioni occidentali, fornendo un orientamento economico multipolare.

    Turchia
    I rapporti con i turchi sono sempre stati pragmatici (anche se politicamente divergenti, come illustra la crisi siriana), ma hanno ricevuto uno stimolo sorprendente alla fine di novembre, quando fu deciso di dirottare il gasdotto South Stream nel Paese invece che nei Balcani. Assieme alla trascuratezza dell’UE verso le aspirazioni del Paese e al tradimento degli Stati Uniti della sovranità territoriale di Ankara, giocando la carta del nazionalismo curdo, Ankara ha deciso di divenire un perno geo-energetico e porta del gas della Russia per il Mediterraneo, concedendo in sostanza a Mosca accesso ai mari caldi, desiderato da secoli. Ciò apre interessanti possibilità per il mondo multipolare e dimostra che l’ultimo perno eurasiatico non è più contento di essere il lacchè mediorientale dell’occidente. Non solo, ma lavorando su un accordo di libero scambio con l’Unione Eurasiatica, avrà un enorme mercato per beni e servizi lungo il Mar Nero, prossimo alla Russia, facendone un partner economico conveniente e naturale in futuro.

    Siria
    Quindi la Siria, che ha relazioni fraterne con la Russia dagli anni ’70, sola alleata strategica di Mosca durante l’era comunista, rimasta fedele anche nel dopo Guerra Fredda. I frutti di questa amicizia sono illustrati globalmente, con Mosca e Siria migliori alleati nella lotta al terrorismo. Il Paese purtroppo è distrutto dalla guerra che Stati Uniti ed alleati conducono da quattro anni contro il suo popolo e la sua leadership democraticamente eletta, ed avrà bisogno di serie riparazioni dopo la fine del conflitto. Qui arriva il Trattato di Libero Commercio provvisorio con l’Unione Eurasiatica, fornendo una via rapida a beni e servizi in Siria, aiutandola nella ricostruzione. La Russia già aiuta la Siria in ciò, ma un accordo tra i due tramite l’Unione Eurasiatica (soprattutto dopo la risoluzione del conflitto) darebbe un partenariato economico più profondo e più robusto alle loro relazioni e fornirebbe il meccanismo necessario per accelerare il processo. Dopo tutto, l’economia del Paese ha registrato una crescita costante e rapida negli anni precedenti la guerra occidentale alla Siria, dimostrandone la vitalità, e non è impossibile che un giorno si ricrei la ricetta del successo purtroppo danneggiata in nome del cambio di regime nel 2011.

    Egitto
    A completare la lista di potenziali partner della Russia nell’Unione Eurasiatica è l’Egitto, il Paese arabo più popoloso e centro gravitazionale del Medio Oriente. Collegando le economie russa ed egiziana tramite l’accordo di libero scambio con l’Unione eurasiatica, Mosca può anche guadagnare terreno prezioso in un altro mercato importante, avendo accesso ad altri Paesi lungo il Nilo e infine collegandosi all’Africa orientale. Questo è possibile poiché l’attuale leader egiziano al-Sisi diffida dell’occidente (in particolare degli Stati Uniti) per il sostegno ai Fratelli musulmani di Muhamad Mursi, durante la sua breve, violenta e controversa presidenza del Paese. Anche se Stati Uniti ed Egitto hanno ancora rapporti privilegiati, il gioco è cambiato e Cairo cerca di ritagliarsi una nicchia come ‘Jugoslavia araba’. Se ciò sarà mai pienamente attuato è materia di dibattito, ma ciò che è incontestabile è che l’Egitto ha inviato delegazioni di altissimo livello in Russia dopo che al-Sisi ha assunto il potere nell’estate 2013, dimostrando di voler sul serio diversificare le relazioni politiche ed eventualmente ripristinare a un certo livello i perduti legami dell’epoca sovietica con Mosca. Le implicazioni della riuscita mossa in senso eurasiatico della politica estera egiziana potrebbero essere il paradigma che trascende e completa il crollo del predominio degli Stati Uniti in Medio Oriente, già in lento declino dalla guerra in Iraq del 2003, e accelerato dal tentativo finale delle ‘rivoluzioni colorate’ della primavera araba, nel gioco di potere regionale orchestrato dall’occidente.

    Pensieri conclusivi

    La doppia politica della Russia delle complementari rete della diplomazia e dell’economia, forgia l’imminente mondo multipolare. Considerando che il vettore diplomatico/politico fornisce la giustificazione razionale a tali passi, e quello economico conferisce ad ogni partecipe vantaggi soddisfacenti e tangibili, necessari a mantenere la cooperazione, la Russia usa l’Unione Eurasiatica per posizionarsi al centro delle politiche economiche supercontinentali, riunendo geograficamente e culturalmente partner disparati come Egitto e Vietnam in nome dell’integrazione asimmetrica non occidentale. L’Unione riunisce la Russia e i suoi partner bielorusso e armeno al grosso dell’Asia centrale, mentre il partenariato strategico russo-cinese fa del Paese un ponte tra Asia ed Europa con la partecipazione di Pechino ai progetti Ponte Eurasiatico, Nuova Via della Seta e Passaggio a nord-est. I Paesi che contemplano accordi di libero scambio con l’Unione Eurasiatica sono sul margine meridionale dell’Eurasia, abbracciandone la massa da est a ovest. È interessante notare che la maggior parte di essi sono musulmani (anche l’India, che ha più aderenti alla fede del Pakistan), dimostrando che il multipolarismo ha anche una preziosa dimensione culturale/religiosa oltre alle più note manifestazioni politiche ed economiche. Questa osservazione s’incastra perfettamente con la politica interna della Russia di convivenza pacifica e armoniosa tra le quattro fedi storiche del Paese: cristianesimo, islam, buddismo e giudaismo, mostrando che la multipolarità culturale/religiosa può certamente essere applicata entro i confini di un Paese (come in Siria prima della destabilizzazione esterna) così come all’estero. Infine, tutto questo dimostra la serietà della Russia nella costruzione del mondo multipolare e nel trainare l’integrazione pan-eurasiatica. Opponendosi politicamente all’occidente e mostrando agli altri come allontanarsene economicamente, la Russia è diventata l’archetipo di Stato multipolare. Predica una politica di unità e solidarietà che trascende le differenze d’identità, pienamente in accordo con quanto fatto internamente. Con i fatti e le parole, la Russia è la prova tangibile che il multipolarismo è un fenomeno reale che può essere raggiunto se adeguate alleanze tramite le reti diplomatica ed economica possono essere create e mantenute.

    Andrew Korybko
    26 dicembre 2014
    Fonte: orientalreview.org/2014/12/26/the-multipolar-network-centric-policy-of-the-eurasia...

    aurorasito.wordpress.com/2014/12/29/la-politica-multipolare-networkcentrica-dellunione-eura...
    [Modificato da wheaton80 29/12/2014 19:50]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.524
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 16/01/2015 02:12
    Russia e Cina (con un socio americano!) fanno nascere una nuova agenzia di rating globale (contro Moody's, S&P, Fitch)

    LONDRA - Anche chi non è esperto di economia capisce che le agenzie di rating, lungi dall' essere imparziali e indipendenti, sono di fatto uno strumento usato dai poteri forti per punire tutti i governi che non si piegano ai loro voleri. Il problema è che fino ad ora è mancata un' alternativa a Fitch, Standard & Poor's e Moody's, ma forse questa situazione è destinata a cambiare per il meglio visto che Russia e Cina hanno deciso di creare Universal Credit Rating Group, un' agenzia di rating che si pone come obiettivo quello di sfidare il predominio di queste tre istituzioni che per troppo tempo hanno monopolizzato questo settore. Questa nuova agenzia avrà sede a Hong Kong e conta di emettere il suo primo rating tra qualche mese, subito dopo aver ricevuto tutte le necessarie autorizzazioni dalle autorità di controllo. Dietro la sua creazione ci sono i governi di Russia e Cina e difatti gli azionisti di questa agenzia di rating sono la società russa RusRating, la società cinese Dragon e l' americana Egan Jones, le quali avranno ognuna un terzo del pacchetto azionario di questa agenzia di rating. La creazione di Universal Credit Rating Group però ha un piano molto più ambizioso che è quello di divenire il punto di riferimento di tutti gli investitori che operano nei paesi in via di sviluppo e in particolare dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Indonesia, Cina e Sudafrica) e si inserisce in un progetto più ampio che prevede la creazione di istituzioni alternative alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario al fine di cambiare in maniera radicale il funzionamento dei mercati finanziari. Ovviamente ci vorranno diversi anni prima che questa nuova agenzia possa diventare credibile ma un pò di concorrenza non può che avere effetti positivi e questo vale anche per il settore del rating.

    Giuseppe de Santis
    14 gennaio 2015
    www.ilnord.it/c3965_RUSSIA_E_CINA_CON_UN_SOCIO_AMERICANO_FANNO_NASCERE_UNA_NUOVA_AGENZIA_DI_RATING_GLOBALE_CONTRO_MOODYS_...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.625
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 27/02/2015 22:24
    La Russia ratifica 100 miliardi di dollari per la nuova banca dei BRICS che scalza l'FMI e la Banca Mondiale (addio USA)

    MOSCA - La Duma di Stato russa ha ratificato 100 miliardi dollari da destinare alla banca BRICS. La gigantesca somma servirà per i progetti di infrastrutture in Russia, Brasile, India, Cina e Sud Africa, e soprattutto sarà una sfida al predominio occidentale negli "aiuti" finora gestiti dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. La nuova banca dovrebbe iniziare ad essere pienamente funzionante entro la fine del 2015, secondo il Ministero delle Finanze russo. Inoltre, la Russia ha accettato di fornire 2 miliardi di dollari tratti dal bilancio federale per la banca per i prossimi sette anni. Il nuovo colosso bancario internazionale avrà tre livelli di corporate governance, con un Consiglio dei Governatori, un Consiglio di Amministrazione e un Presidente. Il Consiglio di Amministrazione della banca terrà la sua prima riunione a Ufa in Russia nel prossimo mese di aprile. Il ministro delle finanze russo Anton Siluanov molto probabilmente sarà il primo presidente della banca del Consiglio dei Governatori, secondo quanto dicchiarato dal vice Ministro delle Finanze Sergei Storchak al canale televisivo Russia 24. La decisione di istituire la banca BRICS, con 100 miliardi di dollari di moneta di riserva, è stata presa nel mese di luglio del 2014. Ciascuno dei cinque paesi membri prevede di destinare una parte uguale a 50 miliardi dollari di capitale all'avvio, somma che sarà portata in seguito a 100 miliardi di dollari. La Russia ha deciso di anticipare i tempi e mettere a disposizione l'intera somma. La banca avrà sede a Shanghai, e l'India avrà per i primi cinque anni la presidenza di turno, mentre il primo Presidente del Consiglio di Amministrazione verrà dal Brasile. La clamorosa decisione della Russia di mettere a disposizione 100 miliardi di dollari già ora smentisce nei fatti il presunto "problema di valuta estera" russo e dimostra quanto potenti siano le riserve patrimoniali di questa nazione, nonostante le sanzioni e l'accerchiamento tentato dalla UE assieme all'amministrazione Obama. Ma a livello globale, l'aspetto davvero significativo della nascita della Banca dei BRICS sta nel fatto che mette fine al predominio dell'FMI sul mondo e spiazza anche la Banca Mondiale, tagliata anch'essa fuori dai finanziamenti ai grandi e ai grandissimi investimenti pubblici nei BRICS, ora finalmente liberi dalle imposizioni capestro per cui è "famoso" l'FMI della signora Lagarde, meglio nota come "la strega".

    24 febbraio 2015
    www.ilnord.it/c4088_LA_RUSSIA_RATIFICA_100_MILIARDI_DI_DOLLARI_PER_LA_NUOVA_BANCA_DEI_BRICS_CHE_SCALZA_LFMI_E_LA_BANCA_MONDIALE_A...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.735
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 03/06/2015 02:07
    I BRICS schiacciano gli Stati Uniti in Sudamerica

    Tutto è iniziato nel mese di aprile con una valanga di offerte tra Argentina e Russia durante la visita del presidente Cristina Kirchner a Mosca. E continua con investimenti per 53 miliardi di dollari offerti dal premier cinese Li Keqiang in visita in Brasile durante la prima tappa di un’altra offensiva commerciale sudamericana – accompagnata da una dolce metafora: Li che viaggia su una metropolitana made-in-China e si prepara alla nuova linea della metropolitana di Rio de Janeiro che sarà completata in occasione delle Olimpiadi del 2016. Se gli Stati Uniti c’entrano qualcosa in tutto questo? No, per niente. A poco a poco e inesorabilmente, i membri BRICS, Cina e, in misura minore, Russia, hanno letteralmente ristrutturato il commercio e le infrastrutture dell’America Latina. Innumerevoli missioni commerciali cinesi hanno toccato ininterrottamente questi lidi, così come fecero gli Stati Uniti tra la prima e la seconda guerra mondiale. In un incontro chiave tenutosi nel gennaio scorso con i leader aziendali latino-americani, il presidente Xi Jinping ha promesso di convogliare nei prossimi 10 anni 250 miliardi di dollari per progetti d’infrastrutture. I maggiori progetti d’infrastrutture in America Latina sono tutti finanziati da capitali cinesi – eccetto il Porto di Mariel a Cuba, finanziato dalla brasiliana BNDES e gestito da un’operatore portuale di Singapore, la PSA International Pte Ltd. La costruzione del Canale Nicaragua - più grande, ampio e profondo di quello di Panama - è stata avviata lo scorso anno da una società di Hong Kong che prevede di terminarlo entro il 2019. L’Argentina, dal canto suo, si è aggiudicata 4,7 miliardi di dollari cinesi per la costruzione di due dighe idroelettriche in Patagonia. Tra le 35 offerte presentate durante la visita di Li in Brasile, ha trovato spazio anche un finanziamento di 7 miliardi di dollari per il gigante petrolifero brasiliano Petrobras; la vendita di 22 jet cargo brasiliani Embraer alla Tianjin Airlines per 1,3 miliardi di dollari; e una raffica di accordi che riguardano il gigante del ferro VALE. Gli investimenti cinesi serviranno soprattutto a ristrutturare la fatiscente rete di strade, autostrade, ferrovie e porti brasiliani; gli aeroporti sono in condizioni abbastanza soddisfacenti, grazie ai lavori di ammodernamento effettuati l’anno scorso per la Coppa del Mondo. La star di tutto questo show è senza dubbio la proposta di $30 miliardi di dollari per una mega-ferrovia di 3.500 chilometri dall’Atlantico al Pacifico, precisamente dal porto atlantico brasiliano di Santos al porto pacifico peruviano di Ilo, passando per l’Amazzonia. Logisticamente si tratta di un ‘must’ per il Brasile, poiché gli offrirebbe finalmente uno sbocco al Pacifico. Chi ne beneficierà maggiormente saranno i produttori di materie prime - dal minerale di ferro ai semi di soia – per le esportazioni in Asia, e soprattutto in Cina. La ferrovia Atlantico-Pacifico può essere un progetto estremamente complesso - che coinvolge tutto e tutti, dalle questioni dei diritti ambientali a quelle territoriali, e soprattutto, per il fatto che si dà la preferenza a un costruttore cinese ogni volta che le banche cinesi mettono mano alla borsa e deliberano linee di credito. Ma questa volta si andrà avanti. E i soliti sospetti sono, ovviamente, molto preoccupati.

    Attenzione alla geopolitica
    La politica ufficiale brasiliana, fin dagli anni di Lula, è stata quella di attrarre i migliori investimenti cinesi. La Cina è dal 2009 il primo partner commerciale del Brasile; prima lo erano gli Stati Uniti. Questo trend iniziò con la produzione di alimenti, ora va verso investimenti in porti e ferrovie; la prossima tappa sarà il trasferimento di tecnologia. La Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS e la China Infrastructure Investment Bank (AIIB), di cui il Brasile è uno dei principali fondatori, avranno sicuramente un ruolo fondamentale in questo scenario. Il problema è che questo nuovo quadro commerciale dei BRICS si sta sviluppando sullo sfondo di un processo politico piuttosto contorto. Le prime tre potenze sudamericane - Brasile, Argentina e Venezuela, che, tra l’altro, sono anche parte di MERCOSUR – hanno dovuto affrontare tentativi di “destabilizzazione", causati dai soliti sospetti, che attaccano regolarmente la politica estera dei presidenti Dilma Rousseff, Cristina Kirchner e Nicolas Maduro, e guardano con nostalgia ai vecchi tempi della ‘buona relazione di dipendenza’ che avevano con gli Stati Uniti. Con diversi gradi di complessità – e di conflitti interni - Brasilia, Buenos Aires e Caracas stanno tutti affrontando contemporaneamente degli attacchi al loro ordine istituzionale. I soliti sospetti non cercano neanche di nascondere il loro totale distacco diplomatico dai primi tre paesi sudamericani. Il Venezuela, che è sotto sanzioni USA, è considerato una minaccia per la sicurezza nazionale americana – cosa che non può neanche considerarsi uno scherzo. La Kirchner è stata sotto continuo attacco diplomatico, per non parlare dei ‘fondi speculativi avvoltoio’ (vulture funds) degli Stati Uniti in Argentina. Con Brasilia, i rapporti sono praticamente congelati dal settembre del 2013, quando Rousseff sospese una visita a Washington in risposta allo spionaggio NSA su Petrobras e sulla sua stessa persona. E questo ci porta ad una questione di strategia geopolitica cruciale, finora irrisolta. Lo spionaggio NSA potrebbe aver fatto trapelare deliberatamente informazioni sensibili per destabilizzare i programmi di sviluppo brasiliani – che comprendevano, nel caso della Petrobras, l'esplorazione del più grande giacimento di petrolio individuato dai primi anni del 21° secolo. Quello che ora sta accadendo è estremamente importante poiché il Brasile è la seconda maggiore economia del continente americano (dopo gli Stati Uniti); è la più grande potenza commerciale e finanziaria latinoamericana; ospita la seconda più grande banca di sviluppo mondiale, la BNDES, ormai superata dalla Banca del BRICS; e ospita anche la più grande società dell’America Latina, Petrobras, che è anche uno dei giganti mondiali dell’energia. La maggiore pressione su Petrobras arriva dagli azionisti statunitensi – che si comportano come degli autentici avvoltoi, chini sulla preda, in attesa di un suo sanguinamento, pronti ad approfittarne, alleati con quei lobbisti che detestano il fatto che a Petrobras spetti il primato nell’esplorazione petrolifera di quei giacimenti… In poche parole, il Brasile è l'ultimo grande stato sovrano-barriera contro l’illimitato dominio egemonico nelle Americhe. Qualcuno doveva pur mettere i bastoni fra le ruote al Grande Impero del Caos.

    Cavalcando l’onda continentale
    La realizzazione di una partnership strategica in continua evoluzione tra le nazioni BRICS ha raggiunto gli ambienti di Washington provocando non solo incredulità, ma anche paura. Washington non può permettersi di recare alcun danno alla Cina, ma a Brasile e Russia sì, è più semplice; anche se la prima causa dell’ira funesta di Washington è proprio la Cina, che ha avuto l’ardire di venire a fare shopping nel cortile sotto casa USA. Ancora una volta, la strategia cinese – come quella russa - è quello di mantenere la calma e adottare un profilo "win-win". Nel gennaio scorso Xi Jinping ha incontrato Maduro e ha fatto delle offerte. Poi ha incontrato Cristina Kirchner e ha fatto lo stesso – proprio nel momento in cui gli speculatori stavano per sferrare un altro attacco al Peso argentino. E ora, la visita di Li in Sud America. E’ inutile dire che gli scambi tra il Sud America e la Cina continuano ad espandersi. L’Argentina esporta cibo e soia; lo stesso fa il Brasile, oltre a petrolio, minerali e legname; la Colombia vende petrolio e minerali; Perù e Cile, rame e ferro; Venezuela vende petrolio; Bolivia, minerali. La Cina esporta per lo più prodotti ad alto valore aggiunto. Uno sviluppo importante da tenere sott’occhio nell’immediato futuro è il progetto Transul, che fu proposto per la prima volta nel corso di una conferenza BRICS l'anno scorso a Rio. Transul rappresenta un’alleanza strategica Brasile-Cina che collega lo sviluppo industriale brasiliano per un parziale outsourcing di metalli in Cina; mentre aumenta la domanda cinese di metalli – si prevede da oggi al 2030 la costruzione di 30 megalopoli – il Brasile contribuirà a soddisfarla. Pechino ha dato finalmente la sua approvazione definitiva. Con queste premesse, il Nuovo Grande Quadro appare inesorabile e inevitabile: BRICS e nazioni sudamericane, che confluiscono nell’UNASUR - l’Unione delle Nazioni Sudamericane - stanno scommettendo su un ordine mondiale multipolare e su un processo di indipendenza continentale. È facile capire quanto tutto questo sia distante dalle dottrine di Monroe.

    Pepe Escobar
    22.05.2015

    Traduzione di Skoncerata63
    Fonte: rt.com/op-edge/261237-brics-us-south-america-russia/

    www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&s...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.793
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 08/07/2015 01:23
    Cina ratifica accordo su New Bank Development BRICS

    La Cina ha ufficialmente ratificato un accordo sulla creazione della Nuova Banca di Sviluppo dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). La decisione è stata approvata durante la sessione di mercoledì dal legislatore della Cina, il Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo. L’accordo sulla creazione della banca è stato raggiunto il 15 luglio 2014 a Fortaleza, in Brasile. La banca avrà un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari e il capitale può essere successivamente aumentato a 100 miliardi. La banca è stata istituita per finanziare i progetti infrastrutturali e quelli per lo sviluppo sostenibile del BRICS e di altri paesi in via di sviluppo. Il funzionamento della Nuova Banca di Sviluppo del BRICS avrà inizio il 7 luglio con la riunione del Consiglio dei Governatori a Mosca. Il primo Presidente della banca sarà un rappresentante dell’India. Un rappresentante del Brasile diventerà il Presidente del Consiglio di Amministrazione e il Ministro delle Finanze russo Anton Siluanov sarà il Presidente del Consiglio di Amministrazione.

    1 luglio 2015
    Fonte: tass.ru/en/world/805117
    www.iconicon.it/blog/2015/07/buon-lavoro-brics-bank/
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.816
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 27/07/2015 22:21
    I BRICS lanciano il guanto di sfida al FMI

    (Teleborsa) - I paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), dopo aver costituito una propria banca denominata Nuova Banca di Sviluppo, dotata di 17mila miliardi di dollari, annunciano l'emissione di un primo prestito obbligazionario denominato in yuan. La nuova banca lancia così la sua sfida in grande stile al Fondo Monetario Internazionale, giacché l'istituto dei BRICS è considerato un'alternativa al FMI. Lo yuan si appresta così a diventare una moneta di riferimento internazionale: un passaggio di testimone fra due civiltà che potrebbe segnare la fine del predominio della divisa statunitense. A comunicare la prima emissione in yuan è stato il Presidente della banca, Kundapur Vaman Kamath, specificando che l'emissione è prevista per il prossimo aprile.

    27 luglio 2015
    economia.ilmessaggero.it/flashnews/i_brics_lanciano_il_guanto_di_sfida_al_fmi/14857...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.840
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 21/08/2015 01:28
    I BRICS e la Nuova Via della Seta sono volani per l’economia reale

    Mentre Europa e Stati Uniti pretendono ancora di dominare il commercio mondiale e le regole del gioco, sta di fatto che gli scambi tra i cinque Paesi che appartengono al gruppo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sono aumentati del 70% dal 2009. Stando al Fondo Monetario Internazionale, i cinque Paesi insieme registrano attualmente un PIL di 32.500 miliardi di dollari, in termini di parità del potere di acquisto solo lievemente inferiore a quello del G7 che è fermo a 34.000 miliardi di dollari. Ai BRICS va dunque attribuito il 30% del PIL mondiale (rispetto al 19% del 2012). Bisogna tenere a mente che, contrariamente al mondo transatlantico, i dati dei BRICS sono strettamente legati all’economia reale e non al mero spostamento di valori elettronici e investimenti in strumenti speculativi. Ne è una dimostrazione il fatto che i cinque Paesi dei BRICS ora producono un terzo del prodotto industriale del mondo e la metà dei beni agricoli. Per citare solo un’eloquente statistica legata alla produzione di energia, che è un indicatore dell’economia reale: di 76 centrali nucleari in costruzione al mondo oggi, 40 sono nei Paesi BRICS! E mentre molti analisti occidentali gongolano per il fatto che anche in questi Paesi diminuisce il tasso di crescita, questo è ancora a livelli che l’Europa non si sogna da anni. Quanto agli investimenti diretti globali nel 2014, i BRICS hanno attirato il 20,5%, in crescita dal 16,9% del 2009, e la percentuale di investimenti in conto capitale dei BRICS sul mercato globale è aumentata fino al 14%, dal 9,7% del 2009. Questo trend verrà migliorato con la strategia coordinata di partnership economiche, concordata al recente vertice BRICS ad Ufa (in Russia), che premia gli investimenti nell’economia reale concentrati sullo sviluppo delle infrastrutture e degli scambi commerciali. Il Presidente sudafricano Jacob Zuma ha ribadito il 6 agosto, parlando al Parlamento, che il Paese trae grandi benefici dalla Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS di recente costituzione, che alla fine dell’anno inizierà a selezionare i progetti da finanziare. Sono stati registrati trend positivi anche nella strategia della Nuova Via della Seta cinese (“One Belt, One Road”). Nella prima metà del 2015, un quarto dell’export totale cinese è andato a Paesi che si trovano lungo la Via della Seta, arrivando secondo il Ministero del Commercio a 295,8 miliardi di dollari. L’import da questi Paesi è stato di 189,6 miliardi di dollari, ovvero il 23.4% del totale. Gli investimenti diretti fatti da imprese cinesi nei 48 paesi della “Belt and Road” nei primi sei mesi dell’anno equivalgono ad un totale di 7,1 miliardi di dollari, con una crescita annuale del 22%.

    15 agosto 2015
    movisol.org/i-brics-e-la-nuova-via-della-seta-sono-volani-per-leconomi...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 2.029
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 20/01/2016 18:32
    Parte la AIIB, la banca che vuole fare concorrenza a FMI e Banca Mondiale

    Con un evento a Pechino, alla presenza del Presidente cinese Xi Jinping, la Banca Asiatica per le Infrastrutture e gli Investimenti (AIIB) ha segnato il suo effettivo ingresso in campo, entrando in competizione con l’FMI e la Banca Mondiale. Creata nell’ottobre del 2014, la AIIB entra a regime, dunque, con l’obiettivo di diventare la regina degli investimenti nei Paesi ancora con un grosso potenziale di sviluppo, soprattutto nello scacchiere del Pacifico. Il Presidente Jin Liqun spiega: “Rispondere alla necessità di infrastrutture è fondamentale, perché così si gettano buone basi per una crescita economica robusta, le opportunità economiche aumentano e migliora la qualità della vita di tutti”. La banca può contare sull’equivalente di poco più di 91 miliardi di euro. La Cina detiene circa il 30% del capitale, a seguire l’India e la Russia. I Paesi fondatori sono 57, fra cui anche l’Italia, con altri stati dell’Unione Europea, e i membri del BRICS.

    17 gennaio 2016
    it.euronews.com/2016/01/17/parte-la-aiib-la-banca-che-vuole-fare-concorrenza-a-fmi-e-banca-m...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 2.161
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 17/04/2016 03:27
    La Nuova Banca di Sviluppo del BRICS ha approvato il primo pacchetto prestiti

    «La Nuova Banca di Sviluppo del BRICS ha annunciato oggi che il Consiglio di Amministrazione ha approvato il primo pacchetto di prestiti del valore di 811 milioni di dollari, che saranno assegnati in tranche, per il supporto di progetti nel settore dell'energia rinnovabile potenza 2,37 MW», si legge nel comunicato dell'istituto. I progetti sono stati presentati alla riunione della banca, avvenuta a margine della sessione primaverile degli organi direttivi della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale a Washington. La banca ha approvato il finanziamento di quattro progetti di investimento. Il Brasile riceverà 300 milioni di dollari; la Cina 81 milioni di dollari; l'India 250 milioni di dollari; il Sud Africa 180 milioni di dollari. La Banca stima che i progetti nel settore dell'energia rinnovabile nel loro insieme contribuiranno a ridurre la quantità di emissioni nocive di 4 milioni di tonnellate all'anno. Il Ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, aveva precedentemente evidenziato che ciascuno dei paesi del BRICS aveva presentato un progetto. Il progetto di investimento russo si trova, secondo Siluanov, ad un alto grado di elaborazione, tuttavia non è ancora stato presentato al Consiglio Direttivo della Banca.

    16.04.2016
    it.sputniknews.com/mondo/20160416/2494559/braces-banca-progetti-prest...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 2.299
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 24/06/2016 17:52
    Vertice SCO, entrano India e Pakistan

    I leader dei Paesi membri dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO), durante il vertice di Tashkent, hanno firmato il memorandum per l’adesione di India e Pakistan, segnala Ria Novosti. La Sco attualmente comprende Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. La procedura di ammissione dei due Paesi all’interno dell’organizzazione era stata avviata lo scorso anno. Inoltre, il Segretario Generale della SCO, Dmitry Mezentsev, in precedenza aveva fatto sapere che l’Organizzazione di Shanghai avrebbe esaminato la richiesta di adesione dell’Iran subito dopo la rimozione delle sanzioni delle Nazioni Unite. Il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato di non vedere alcun ostacolo per l’ingresso dell’Iran nella SCO.

    24 giugno 2016
    eurasiatx.com/vertice-sco-entrano-india-e-pakistan/?lang=it
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 2.430
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 09/09/2016 01:30
    USA sempre più soli: anche il Canada in fondo voluto da Pechino

    Il Canada ha presentato nei giorni scorsi la sua candidatura per entrare nella “Banca per gli Investimenti Infrastrutturali Asiatici” (AIIB), il nuovo fondo creato dalla Cina per finanziare grandi opere infrastrutturali che servano a connettere Europa e Asia. L'AIIB è un'impresa che vede unita la Cina a molti altri Paesi (57 in totale), alcuni dei quali occidentali (tra gli altri anche Italia, Germania e Francia), ma che Stati uniti e Giappone hanno esplicitamente snobbato considerando non adeguatamente garantita la governance rispetto alla predominante presenza cinese e perché in contrasto con i propri interessi strategici nell’area interessata. Al contrario, il Primo Ministro canadese Justin Trudeau sembra molto interessato non solo al fondo, ma anche a intessere una rete crescente di accordi con Pechino. In visita nella capitale cinese prima dell’apertura del G20, incontrando il Presidente cinese Xi Jinping, gli ha annunciato la decisione di chiedere l'adesione all'AIIB. Ovviamente Xi – ha riferito l'agenzia di stampa cinese Xinhua – ha espresso soddisfazione per la decisione canadese ed ha auspicato un rafforzamento delle relazioni tra Pechino e il Paese nordamericano, gongolando ovviamente per il passo di Trudeau, che costituisce un serio colpo per la politica estera statunitense. La famiglia Trudeau ha un passato di ottime relazioni con la Cina. Il padre dell’attuale Premier, Pierre Trudeau, è stato infatti il primo capo di governo canadese a visitare la Cina dopo l'apertura delle formali relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

    “Il Canada è sempre alla ricerca di modi per creare opportunità e speranze per la nostra classe media, così come per l’intera popolazione mondiale, e la membership della AIIB rappresenta un’occasione in questa direzione”, ha dichiarato alla stampa Bill Morneau, Ministro delle Finanze del governo liberale canadese, anche lui in visita a Pechino insieme al Premier Justin Trudeau. Scriveva nei giorni scorsi il sito www.cinaforum.net: “Secondo Morneau, il finanziamento di opere infrastrutturali in Asia attraverso la AIIB permetterà alle aziende canadesi di esplorare nuove possibilità nei mercati del continente. La AIIB è infatti il principale motore finanziario della One Belt One Road, la cosiddetta “nuova via della Seta” voluta dal Presidente cinese Xi Jinping, che si propone di aumentare i collegamenti tra Asia ed Europa attraverso lo sviluppo massiccio di opere infrastrutturali nei Paesi attraversati dal progetto. Se il Canada entrerà ufficialmente nella AIIB, sarà il primo membro nordamericano a farne parte. “La decisione del Canada di chiedere l’ingresso nella AIIB è più che benvenuta e dimostra la fiducia nelle solide fondamenta che la banca ha costruito nei mesi scorsi”, ha commentato il governatore della Asian Infrastructure Investment Bank, Jin Liqun. Contrariamente ai desiderata di Washington – che domina le “vecchie” IFI (Istituzioni Finanziarie Internazionali), come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale – i suoi alleati più importanti, a partire dal Regno Unito, passando per la Germania, la Francia e l’Australia, hanno tutti aderito all’ambizioso progetto finanziario a guida cinese, partito nel gennaio scorso con 100 miliardi di dollari USA di capitale iniziale. L’unica eccezione rilevante – dopo l’adesione canadese – resta quella del Giappone, che guida la “sua” Banca di Sviluppo Asiatica (ADB)".

    MS
    3 settembre 2016
    contropiano.org/news/news-economia/2016/09/03/usa-soli-canada-fondo-pechin...
    [Modificato da wheaton80 09/09/2016 01:31]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 2.483
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 19/10/2016 03:58
    BRICS: Incontro bilaterale India-Brasile

    Dopo l’incontro bilaterale con il Primo Ministro indiano, Narendra Modi, tenutosi oggi a Goa (India), il Presidente del Brasile, Michel Temer, ha detto che questa visita ha “rilanciato” il partenariato strategico tra i due Paesi. “Questa visita ha rilanciato la nostra partnership strategica verso un inserimento più competitivo sui mercati mondiali e lo sviluppo delle nostre società. Durante l’incontro, sono stati compiuti progressi nei negoziati per l’accordo di cooperazione e gli investimenti, che aumenteranno la certezza del diritto per gli investitori dei due Paesi, favorendo l’inserimento di aziende brasiliane in India e la venuta di società indiane in Brasile. Temer ha detto che nelle riunioni di lavoro che si sono svolte durante la visita si è constatato il grande interesse di imprenditori brasiliani per investire i loro fondi in India. Ha incoraggiato, tuttavia, gli imprenditori indiani ad investire in Brasile, e ha evidenziato le opportunità di investimento del programma Grow, che ha lanciato 34 progetti iniziali nelle aree di porti, aeroporti, autostrade, ferrovie, energia, petrolio e gas. “Sappiamo tutti quello che l’India è diventata negli ultimi anni, è ora una delle principali economie mondiali, che cresce a tassi elevati ed è complementare con il Brasile”, ha detto Temer. E ha sottolineato che in Brasile c’è ora anche un processo di trasformazione. “La ripresa della crescita economica rende necessaria la presenza attiva del Brasile non solo internamente, ma nei principali mercati mondiali, anche in India”. Nel corso della riunione, quando si è discusso di questioni di difesa, di agricoltura e di industria farmaceutica, è stato concordato che le missioni del Brasile saranno inviate in India, al fine di ampliare le relazioni in questi settori. I due leader si sono anche concentrati su iniziative ambientali nei due Paesi e sulle posizioni comuni riguardo la necessità di un miglioramento delle regole e delle istituzioni internazionali. Michel Temer ha invitato il Primo Ministro indiano in visita ufficiale in Brasile. “La sua presenza nello stato brasiliano sarebbe estremamente utile per il popolo brasiliano, ma in particolare per il nostro governo”, ha detto.

    17 ottobre 2016
    www.agenparl.com/brics-incontro-bilaterale-india-brasile/
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 2.485
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 21/10/2016 23:43
    Isteria americana: sanzioni, disinformazione e terrorismo non fermano i BRICS



    Pochi giorni fa a Goa, in India, i leader dei Paesi BRICS compivano un altro passo verso la riforma dell’ordine mondiale. Nonostante le affermazioni occidentali e di certi media ed esperti russi secondo cui i BRICS sarebbero un’organizzazione in crisi e non più necessaria, è improvvisamente apparso chiaro che l’unione, consolidando le maggiori economie in via di sviluppo, si rafforza a pieno. Se si chiamano le cose con il loro nome, allora va riconosciuto che i BRICS sono più vivi di tutti i vivi e saranno ai funerali di coloro che ne affermano la morte. Va attirata l’attenzione su un fatto che ha molto addolorato gli Stati Uniti, in particolare il Dipartimento di Stato e la CIA. Se si ricorda, fecero sforzi titanici per organizzare l’impeachment dell’ormai ex-Presidentessa brasiliana Dilma Rousseff. L’operazione è stata lunga, sporca e le orecchie statunitensi sporgevano dalle quinte, tanto che fu del tutto indecente. Dall’ascesa del protetto degli statunitensi Michel Temer, molti si aspettavano l’imminente fine dei BRICS. In pratica, gli statunitensi furono palesemente ingannati. Temer arrivava a Goa con una coorte di uomini d’affari brasiliani dichiarando di accoglierne i necessari investimenti nel Paese. Non una parola su abbandono o crollo dei BRICS. Tutte le conversazioni riguardavano i soldi. Gli statunitensi ne saranno offesi, non avendo trovato in Brasile il suo Poroshenko. Netto fallimento della politica estera degli Stati Uniti. In questo contesto, passava inosservata la notizia che la Nuova Banca per lo Sviluppo (Banca BRICS), creata congiuntamente, dal prossimo anno investirà in specifici progetti infrastrutturali, anche in Russia, e probabilmente avvierà l’emissione di obbligazioni nelle valute dei Paesi BRICS, anche rubli. Così, il dominio del sistema finanziario globale di FMI e Banca Mondiale volge visibilmente al termine. La ciliegina sulla torta è la dichiarazione dei leader dei BRICS secondo cui l’organizzazione dovrà svolgere un ruolo più importante nell’influenzare l’agenda internazionale. Ciò fu vivacemente e fermamente espresso dal leader cinese Xi Jinping. Traducendo la dichiarazione dal linguaggio diplomatico a uno semplice: influenzare l’agenda globale è un gioco a somma zero. Quando qualcuno influenza di più, l’altro influenza di meno.

    E saranno gli Stati Uniti, che hanno influenzato tutti, a influenzare di meno. I tentativi diplomatici statunitensi (e di certi europei) di proteggere terroristi e specialisti militari statunitensi intrappolati ad Aleppo appaiono francamente grotteschi in questo contesto, minacciando la Russia di nuove sanzioni, che l’entourage di Angela Merkel ha già accettato, a quanto pare per spaventare Vladimir Putin. Il piano non ha funzionato, ed è improvvisamente chiaro che non solo non ha funzionato, ma ha fallito miseramente. Si guardi cosa il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, ha detto:“Le sanzioni sono attivamente discusse sui media, ma non nelle nostre riunioni. Non un solo Paese le ha proposte nei nostri incontri”. Uh oh! E’ questo che accade quando si bluffa? Gli statunitensi hanno portato avanti un attacco psicologico e mediatico contro la Russia, scoprendo in realtà che nessuno aveva proposto nuove sanzioni. Non solo è una vergogna, ma un segno di disperazione. Cosa potranno fare gli statunitensi per rallentare la fine della loro egemonia globale? Si daranno da fare con campagne di disinformazione, coi media che controllano. E lo fanno. Possono anche accanirsi con i rastrellamenti diplomatici. E lo fanno. Possono imporre sanzioni. E lo fanno. Purtroppo hanno anche la possibilità di usare il terrorismo. E lo fanno pure. Credo che Motorola sia stato vittima delle ambizioni geopolitiche dei nostri nemici (https://it.sputniknews.com/mondo/201610173502188-Motorola-ATO-attentato-Ucraina-battaglia/). Sottolineo che questa valutazione non dipende da chi ha piazzato l’esplosivo o da quale gruppo o nazionalità appartenesse. Non importa, questo crimine porta agli Stati Uniti, e vi si deve rispondere a freddo, abilmente, in modo asimmetrico e naturalmente senza rivendicarne la responsabilità. L’isteria dei falchi statunitensi dimostra ancora una volta che la tattica fredda e costante della Russia produce i risultati migliori. Non va cambiata e va continuata, scacciando gradualmente gli statunitensi, prestando particolare attenzione a quei punti nel mondo che gli sarebbero più dannosi. Perdere Aleppo è un disastro tangibile per gli statunitensi. Per noi, lo ripeto, non c’è che una sola opzione: continuare lentamente e costantemente a fare pressione dappertutto. E chi resisterà fino alla fine sarà il vincitore di questo conflitto geopolitico. Le crepe dell’egemonia degli USA sono già visibili e l’isteria statunitense è già frastornante. È impossibile interrompere la creazione del mondo multipolare.

    Ruslan Ostashko
    18 ottobre 2016
    Fonte: www.fort-russ.com/2016/10/american-hysteria-sanctions.html

    Traduzione. Alessandro Lattanzio
    aurorasito.wordpress.com/2016/10/19/isteria-americana-sanzioni-disinformazione-e-terrorismo-non-fermano-...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 2.683
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 05/04/2017 00:57
    Russia e Cina uniscono le loro forze aurifere per bypassare il dollaro

    La Banca Centrale Russa ha aperto il suo primo ufficio estero a Pechino il 14 marzo. Si tratta di un grande passo in avanti nel forgiare un'alleanza economico-finanziaria che possa bypassare il dollao nel sistema monetario globale. Secondo quello che riporta il South China Morning Post (http://www.scmp.com/news/china/diplomacy-defence/article/2079648/russian-central-bank-opens-first-overseas-office), l'apertura del nuovo ufficio rientra negli accordi stipulati tra i "due vecchi vicini di casa per creare legami economici più forti", in quanto l'occidente, con le sanzioni alla Russia dopo il colpo di stato in Ucraina, e il crollo del prezzo del petrolio hanno gravemente danneggiato l'economia russa. Dmitry Skobelkin, il vice governatore della Banca Centrale della Russia, ha commentato l'apertura dell'ufficio di rappresentanza di Pechino da parte della Banca Centrale Russa come una mossa “di grande attualità” e significativa per aiutare la cooperazione bilaterale, compresa l'emissione di obbligazioni, l'antiriciclaggio e le misure anti-terrorismo tra la Cina e la Russia. La nuova sede della banca centrale è stata aperta, sottolinea il blog americano Zero Hedge (http://www.zerohedge.com/news/2017-04-01/moscow-and-beijing-join-forces-bypass-us-dollar-global-markets-shift-gold-standard), nel momento in cui la Russia si prepara a emettere i suoi primi titoli di prestito federale denominati in yuan cinese. Funzionari di banca e commissioni finanziarie della Banca Centrale Cinese hanno partecipato alla cerimonia presso l'ambasciata russa a Pechino. I regolatori finanziari dei due Paesi hanno concordato nel maggio scorso di emettere obbligazioni denominate in valutacasa nei rispettivi mercati. Questa mossa è stata considerata da diversi analisti come una sfida aperta allo stato di riserva globale del dollaro USA.

    Vladimir Shapovalov, alto funzionario della Banca Centrale Russa, ha sottolineato che le due banche centrali hanno pronta la stesura di un protocollo d'intesa per risolvere i problemi tecnici per le importazioni d'oro della Cina dalla Russia. I dettagli saranno rilasciati al più presto. Se la Russia - il quarto produttore mondiale di oro, dopo la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti - dovesse diventare realmente un importante fornitore di oro della Cina, la probabilità di uno scenario suggerito da molti negli ultimi anni, vale a dire che Pechino si prepari ad abbandonare il dollaro per l'oro, aumenta di propabilità. Bypassare il dollaro USA sembra dare i primi frutti: secondo la cinese State Administration of Taxation, il fatturato del commercio tra la Cina e la Russia è aumentato del 34% nel mese di gennaio. Gli scambi bilaterali nel gennaio 2017 è stato pari a 6,55 miliardi di dollari. Le esportazioni della Cina verso la Russia sono cresciute del 29,5%, raggiungendo i 3.41 miliardi di dollari, mentre le importazioni dalla Russia sono aumentate del 39,3%, a 3.14 miliardi di dollari. La creazione, infine, di un centro di compensazione permette ai due Paesi di aumentare ulteriormente il commercio bilaterale e gli investimenti, riducendo la dipendenza dal dollaro. Si creerà molto presto una grande liquidità yuan in Russia che consentirà la possibilità di operazioni finanziarie e commerciali senza problemi. Si tratta di una sfida epocale al dollaro, creando scenari di cambiamenti epocali che potete facilmente immaginare. Non a caso, o forse solo per coincidenza, proprio nel momento in cui a Pechino avvenivano questi passaggi, gli uomini degli Stati Uniti in Russia, come il blogger Navalny, decidevano di sfidare le autorità con manifestazioni non autorizzate una settimana fa. Manifestazioni non autorizzate che sono proseguite anche oggi a Mosca.

    02/04/2017
    www.lantidiplomatico.it/dettnewsrussia_e_cina_uniscono_le_loro_forze_aurifere_per_bypassare_il_dollaro/8...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 2.937
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 09/11/2017 21:31
    Cina e Russia scavano la fossa al dollaro statunitense

    La Cina, l’unico Paese dal sufficiente peso per sfidare l’egemonia finanziaria statunitense, ha appena annunciato attraverso la Banca Popolare l’avvio del sistema di pagamento contro pagamento (PVP) per le operazioni in rubli russi e yuan cinesi, riducendo l’influenza del dollaro statunitense sulle transazioni internazionali. Il grande piano dietro la One Belt, One Road Initiative (ICR) ha una componente in valuta integrale basata sull’oro che cambierà l’equilibrio del potere globale a favore delle Nazioni eurasiatiche, dalla Russia e dai Paesi dell’Unione Economica Euroasiatica (UEE) alla Cina e all’Asia.

    La guerra del dollaro, pessimo affare

    Il commercio tra Cina e Russia nelle proprie valute, evitando il dollaro, è significativo fin da quando gli Stati Uniti hanno sanzionato la Russia durante la crisi del 2014 in Ucraina, descritta da alcuni come mossa molto impacciata dell’Amministrazione Obama. Dal 1945 è ben noto che lo status di superpotenza mondiale statunitense si basa su due pilastri: prima potenza militare del mondo e dollaro come moneta assoluta di riserva mondiale, permettendo di controllare l’economia globale. Dal 1944, quando tutte le altre valute erano collegate al dollaro, il dollaro USA iniziò l’ascesa come valuta di riserva delle banche centrali del mondo. Questo legame fu rafforzato dal fatto che i Paesi dell’OPEC decisero di vendere il petrolio in dollari e che la maggior parte del commercio globale avveniva in dollari. Il dollaro USA continua ad essere la valuta di riserva più importante. Attualmente il 64% delle riserve finanziarie del mondo è ancora in dollari USA, con l’euro suo rivale più vicino al 20%. Questo dà al governo degli Stati Uniti un vantaggio straordinario.

    Gli Stati Uniti hanno gestito un deficit di bilancio su 41 degli ultimi 45 anni. Questo è un grande svantaggio per molti Paesi, perché gli investimenti delle loro banche centrali nei titoli del Tesoro USA perdono valore. Ma sono più o meno obbligati ad investire i dollari statunitensi che guadagnano dall’eccedenza nell’esportazione, ad esempio il flusso annuo della Banca Centrale Cinese in dollari statunitensi, o l’eccedenza commerciale giapponese o della Russia prima del 2014, o della Germania e di altri Paesi con surplus commerciale. Ciò consente agli Stati Uniti di mantenere bassi i tassi d’interesse e di finanziare relativamente facilmente i propri disavanzi di bilancio e commerciali. Quest’anno il deficit di bilancio statunitense ha raggiunto i 585 miliardi di dollari USA. È così che Cina e Russia hanno finanziato il bilancio militare statunitense negli ultimi anni acquistando obbligazioni e titoli che consentono al Tesoro statunitense di finanziare tale deficit senza aumentare i tassi d’interesse. Il bilancio militare statunitense mira a controllare Cina, Russia e blocco eurasiatico e a distruggerne le economie, mentre questi Paesi devono tenere riserve di dollari contro eventuali future guerre del dollaro statunitense.

    Verso l’internazionalizzazione di yuan e rublo

    Cina, Russia, Paesi alleati dell’Eurasia, gli altri Paesi BRICS, i Paesi dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO) e possibili aderenti come Iran e Turchia si preparano a ridurre la vulnerabilità a un sistema bancario mondiale in bancarotta. Se ricorrono ad accordi bilaterali per il commercio, evitando il dollaro USA, questi perderà lo status di moneta di riserva e sarà sostituito da altre valute, probabilmente yuan cinesi. Nel 2014, Cina e Russia raggiunsero un accordo per scambiare rubli e yuan per tre anni per un controvalore di 25 miliardi di dollari. Nel maggio 2017, Russia e Cina istituirono un fondo d’investimento di 68 miliardi di yuan (10 miliardi di dollari) e previdero d’estendere l’accordo bilaterale di cambio per altri tre anni. Il commercio tra i due Paesi è aumentato di un terzo nei primi otto mesi di quest’anno. Nel 2016, la Cina entrava a far parte del Fondo Monetario Internazionale come una delle cinque valute principali del cesto valutario col quale l’FMI calcola il valore dei suoi Diritti di Cambio Speciali. Questo passo ha dato allo yuan una grande spinta nell’accettazione internazionale.

    Prima del 2004 non era permesso come strumento di cambio internazionale al di fuori della Cina, ma da allora le sue autorità monetarie hanno posto una precisa base all’internazionalizzazione dello yuan, che già supera le aspettative, divenendo un’ancora globale, una moneta di riserva che supererà l’euro nei prossimi anni. In una relazione del 2016, la banca HSBC riferiva che dal 2012 lo yuan (o renminbi, RMB) è diventata la quinta valuta più utilizzata al mondo. Elvira Nabjullina, governatrice della Banca Centrale della Russia, dichiarava:“Abbiamo finito di lavorare sul nostro sistema di pagamenti e se succede qualcosa, tutte le operazioni in formato SWIFT (World Society for Telecomunication Financial Interbank) funzioneranno col nostro sistema. Abbiamo creato un’alternativa, allarmando il Tesoro degli Stati Uniti, la Federal Reserve e Wall Street”. “Il sistema finanziario mondiale ha bisogno di più equilibrio”, aveva detto il Primo ministro russo Dmitrij Medvedev in una riunione col Premier cinese Li Keqiang. “Stiamo discutendo sull’utilizzo dei nostri sistemi di pagamento nazionali, tra cui l’UnionPay della Cina, e sviluppiamo anche il nostro sistema MIR”. Rivelava che i due Paesi emetteranno in futuro un sistema di pagamento congiunto.

    Il Venezuela come piattaforma per il petroyuan

    Nel 1974 il governo degli Stati Uniti studiò come controllare il commercio internazionale del petrolio convincendo le autorità saudite che i loro petrodollari sarebbero stati più sicuri nelle banche degli Stati Uniti. Ma recentemente l’industria del fracking statunitense ha frantumato i prezzi del petrolio, creando un problema fiscale per l’Arabia Saudita. Al fine di evitare un forte calo delle entrate petrolifere, re Salman dell’Arabia Saudita visitava Mosca all’inizio di ottobre, dove senza dubbio avrà discusso il piano del petroyuan. La Cina sostiene un maggiore utilizzo dello yuan negli scambi petroliferi. Poiché il Paese è il più importante importatore di petrolio, superando gli Stati Uniti, può pesare internazionalmente e provvedere a una maggiore sicurezza energetica. Così Pechino spera di sfidare il dollaro creando un mercato dei futures con la propria moneta e relazioni indicano che la Cina è disposta a introdurre nei prossimi mesi un indice di riferimento del petrolio con prezzi in yuan. Un mercato dei futures petroliferi basato sullo yuan stimolerà la domanda della moneta che darà influenza strategica alla Cina. Il piano è lanciare un contratto futures petrolifero sulla Shanghai International Energy Exchange (INE), ma convincere i grandi produttori e consumatori di petrolio ad utilizzare lo yuan e ad investire nella borsa di Shanghai affronta ostacoli. Senza la partecipazione di certi Paesi produttori di petrolio, come Arabia Saudita, Russia, Iran, Indonesia o Venezuela, sarà difficile creare un mercato che faccia la differenza.

    A causa delle sanzioni e delle intimidazioni globali del dipartimento del Tesoro statunitense, l’Iran, in particolare, è stato tra i primi ad adottare la vendita del petrolio sulla base dello yuan. Ora, nel 2017, il Venezuela segue questa strada. Per la stessa ragione, la Russia ha accettato di vendere petrolio in yuan nel 2015. Qualsiasi calo dello status del dollaro indebolisce pesantemente la capacità di Washington di attuare la sua guerra economica contro la Russia e di destabilizzare il blocco euroasiatico. Cina e Russia non cercano di attaccare il dollaro per distruggerlo, ma di creare una valuta di riserva alternativa indipendente per le Nazioni che vogliono proteggersi dagli attacchi finanziari sempre più frequenti delle banche di Regno Unito, Wall Street e dagli hedge funds. Per il Venezuela si tratta di costruire un elemento cruciale della sovranità nazionale perché il sistema del dollaro di oggi viene utilizzato per devastarne la sovranità economica attraverso sanzioni che ne colpiscono programmi sociali ed investimenti, nonché il commercio con il resto del mondo. Ora il sistema cino-russo di liquidazione dei pagamenti bilaterali è stato esteso ad altri Paesi dell’Iniziativa Via della Seta in Eurasia, ai Paesi BRICS e al Venezuela nell’ambito della sua orbita geopolitica; la dichiarazione del governo cinese contribuisce a creare questo sistema monetario alternativo. Inoltre, come alternativa basata sull’oro, indipendente dal sistema politicamente esplosivo e speculativo del dollaro degli Stati Uniti, in futuro potrà proteggere gli alleati dei cinesi dagli attacchi economici e dalla guerra finanziaria dell’Unione Europea e di Washington.

    Fonte: tortillaconsal.com/albared/node/8701
    06/11/2017

    Traduzione: Alessandro Lattanzio (rivista da Wheaton80)
    aurorasito.wordpress.com/2017/11/08/cina-e-russia-scavano-la-fossa-al-dollaro-statu...
1