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Vangelo del giorno

Ultimo Aggiornamento: 14/02/2011 21:34
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Giovedì della IX settimana del Tempo Ordinario : Mc 12,28-34
Meditazione del giorno
San Giovanni della Croce (1542-1591), carmelitano, dottore della Chiesa
Avvisi e sentenze 121-143

« Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore..., con tutta la tua forza »

La forza dell'anima è nelle sue potenze, nelle sue passioni e nelle sue facoltà. Se la volontà le rivolge verso Dio e le tiene separate da quanto non è Dio, l'anima custodisce per Dio tutta la sua forza; lo ama veramente con tutto ciò che è in suo potere, come il Signore stesso lo comanda.
Ricercare se stessi in Dio, è ricercare le gioie e le consolazioni di Dio, e questo è contrario al puro amore di Dio.
È un grande danno avere in vista i beni di Dio piuttosto che Dio stesso, l'orazione e il distaccamento.

Molti sono coloro che cercano in Dio le loro consolazioni e i loro interessi, e desiderano che Sua Maestà li colmi dei suoi favori e dei suoi doni; ma il numero di coloro che cercano a piacergli e a dargli qualche cosa a loro spese è piccolissimo.
Sono pochi gli uomini spirituali, anche tra coloro che sono considerati molto progrediti nella virtù, che acquistano una perfetta determinazione per il bene. Non riescono mai a rinunciare interamente a se stessi su qualche punto dello spirito del mondo o della natura, né a disprezzare quello che si dirà o penserà di loro, quando si tratta di compiere per amore di Gesù Cristo delle opere di perfezione e di distaccamento...

Chi non vuole nulla se non Dio solo non cammina nelle tenebre, per quanto povero e privo di luce egli possa essere ai propri occhi...
L'anima che, in mezzo alle aridità e agli abbandoni, tiene sempre la sua attenzione e la sua sollecitudine fissa per servire Dio, potrà fare fatica e temere di non riuscire; ma in realtà, essa offrirà a Dio un sacrificio di soave fragranza (Gen 8,21).





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Venerdì della IX settimana del Tempo Ordinario : Mc 12,35-37
Meditazione del giorno
Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Commento sui salmi, 35,4-5 ; CSEL 64, 52-53

« Davide stesso lo chiama Signore »

Cerca di cogliere il mistero: dal seno della Vergine egli nacque insieme servo e Signore; servo per operare, Signore per comandare e porre le basi del Regno di Dio nel cuore degli uomini. Eppure è uno solo: non Dio generato dal Padre e uomo nato dalla Vergine; ma lo stesso che è generato dal Padre prima di tutti i secoli, prese poi un corpo dalla Vergine. Per questo è chiamato contemporaneamente servo e Signore: servo per noi, ma, per l'unità della natura divina, Dio da Dio, coeterno, uguale al Padre. Non avrebbe potuto infatti, generare inferiore e sé il Figlio, nel quale il Padre stesso disse di essersi compiaciuto (Mt 3,17)...

Conserva sempre la dignità del nome con cui viene chiamato: grande Dio e grande servo. Nella sua incarnazione, non perde l'attributo della sua grandezza la quale non ha fine» (Sal 144,3)... Egli, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo» (Fil 2,6-7)... Egli dunque, uguale a Dio in quanto è il Figlio, nella carne prese la forma di servo; «provò la morte» (Eb 2,9), eppure «la sua grandezza non ha fine»...

Beata servitù che rese tutti liberi, beata servitù che gli acquistò «un nome più alto di ogni altro nome»; beata umiltà, la quale fece sì che «nel suo nome ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre» (Fil 2, 10-11).





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Sabato della IX settimana del Tempo Ordinario : Mc 12,38-44
Meditazione del giorno
Santa Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Poesia « Vivo sin vivir en mí »

« Ha dato tutto »

Io vivo, ma senza vivere in me,
E la mia speranza è tale
Che muoio di non morire.

Vivo già fuori di me
Da quando muoio di amare;
Poiché vivo nel Signore
Che mi ha voluta sua.
Quando gli diedi il mio cuore,
Egli vi iscrisse queste parole:
Muoio di non morire...

Ah! Che vita amara è quella,
In cui non si gode del Signore!
E se l'amore è dolce,
Non è dolce la lunga attesa;
Dio tolga da me questo peso
Più greve dell'acciaio,
Perché muoio di non morire.

Vivo nella sola fiducia
Che devo un giorno morire,
Perché, attraverso la morte,
dalla mia speranza
mi è promessa la vita;
Morte, in cui si guadagna la vita,
Non tardare, poiché ti aspetto,
perché muoio di non morire.

Vedi come forte è l'amore (Ct 8,6);
O vita, non sii per me un fardello!
Guarda ciò che solo dimora:
Per guadagnarti, ti perdo! (Lc 9,24)
Venga la dolce morte!
La mia morte, venga presto,
Perché muoio di non morire.

Quella vita di lassù,
Che è vera vita,
Finché non viviamo di essa, non godiamo.
O morte! Non sfuggire.
Che io viva poiché già muoio,
Perché muoio di non morire.

O vita, cosa posso dare
Al mio Dio che vive in me
Se non perderti
Per meritare di assaporarlo!
Col morire voglio acquistarti
Poiché tanto desidero il mio Amato
Che muoio di non morire.






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Santissima Trinità, solennità - Anno B - : Mt 28,16-20
Meditazione del giorno
Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Dimostrazione della predicazione apostolica, 6-8

« Battezzatele nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo »

Questa è la regola della nostra fede, questo dà fondamenta al nostro edificio, questo dà fermezza al nostro agire. Dapprima: Dio Padre, increato, illimitato, invisibile; Dio uno, creatore dell'universo; questo è il primo articolo della nostra fede. Secondo articolo: il Verbo di Dio, Figlio di Dio, Gesù Cristo, nostro Signore; egli è stato rivelato ai profeti secondo il genere delle loro profezie e secondo il disegno del Padre; per mezzo di lui, tutto è stato fatto; alla fine dei tempi, per ricapitolare tutte le cose, si è degnato di farsi uomo tra gli uomini, visibile, palpabile, per distruggere così la morte, fare apparire la vita e operare la riconciliazione tra Dio e gli uomini. E terzo articolo: lo Spirito Santo; per mezzo di lui, i profeti hanno profetizzato, i nostri padri hanno imparato le cose di Dio e i giusti sono stati guidati sulla via della giustizia; alla fine dei tempi, è stato effuso in un modo nuovo sugli uomini, per rinnovarli su tutta la terra, per Dio.

Per questo il battesimo della nostra nuova nascita è posto sotto il segno di questi tre articoli. Dio Padre ce lo accorda in vista della nostra nuova nascita nel Figlio suo per mezzo dello Spirito Santo. Coloro infatti che portano in loro lo Spirito Santo sono condotti al Verbo che è il Figlio, e il Figlio li conduce al Padre, e il Padre ci accorda l'immortalità. Senza lo Spirito è impossibile vedere il Verbo di Dio, e senza il Figlio non ci si può avvicinare al Padre. La conoscenza del Padre infatti, è il Figlio, e la conoscenza del Figlio si fa per mezzo dello Spirito Santo, e il Figlio elargisce lo Spirito secondo la volontà del Padre.





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Lunedì della X settimana del Tempo Ordinario : Mt 5,1-12
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
La Santà Verginità, 27,35

« Imparate da me »

Cosa vuol dire seguire se non imitare? « Cristo infatti patì per noi, lasciandoci un esempio, come dice l'apostolo Pietro, perché potessimo seguire le sue orme » (1 Pt 2, 21).
Beati i poveri di spirito!
Imitate colui che, « essendo ricco, si è fatto povero per voi » (2 Cor 8,9).
Beati i miti!
Imitate colui che disse: « Imparate da me, perché sono mite ed umile di cuore » (Mt 11, 29).
Beati coloro che piangono!
Imitate colui che pianse sopra Gerusalemme (Lc 19, 41).
Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia!
Imitate colui che disse: « Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato » (Gv 4, 34).
Beati i misericordiosi!
Imitate colui che prestò soccorso all'uomo ferito dai briganti e abbandonato ai margini della strada mezzo morto, in condizioni disperate (Lc 10, 33).
Beati i puri di cuore!
Imitate colui « che non commise peccato e sulla cui bocca non si è trovato inganno » (1Pt 2, 22).
Beati i pacifici!
Imitate colui che pregò per i suoi carnefici: « Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 24).
Beati i perseguitati per amore della giustizia!
Imitate colui che « patì per voi, lasciandovi un esempio affinché ne seguiate le orme ».

Con gli occhi della fede, che tu mi hai aperto, contemplo te, o buon Gesù, che esclami e dici, come in un'adunata dell'intero genere umano: « Venite a me, e imparate da me ».





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Martedì della X settimana del Tempo Ordinario : Mt 5,13-16
Meditazione del giorno
Concilio Vaticano II
Decreto sull'apostolato dei laici « Apostolicam actuositatem », § 5-6

« Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo »

L'opera della redenzione di Cristo ha per natura sua come fine la salvezza degli uomini, però abbraccia pure il rinnovamento di tutto l'ordine temporale. Di conseguenza la missione della Chiesa non mira soltanto a portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche ad animare e perfezionare l'ordine temporale con lo spirito evangelico. I laici, dunque, svolgendo tale missione della Chiesa, esercitano il loro apostolato nella Chiesa e nel mondo, nell'ordine spirituale e in quello temporale. Questi ordini, sebbene siano distinti, tuttavia sono così legati nell'unico disegno divino, che Dio stesso intende ricapitolare in Cristo tutto il mondo per formare «una creazione nuova» (2 Cor 15,17): in modo iniziale sulla terra, in modo perfetto alla fine del tempo. Nell'uno e nell'altro ordine il laico, che è simultaneamente membro del popolo di Dio e della città degli uomini, deve continuamente farsi guidare dalla sua unica coscienza cristiana.

La missione della Chiesa ha come scopo la salvezza degli uomini, che si raggiunge con la fede in Cristo e con la sua grazia. Perciò l'apostolato della Chiesa e di tutti i suoi membri è diretto prima di tutto a manifestare al mondo il messaggio di Cristo con la parola e i fatti e a comunicare la sua grazia. Ciò viene effettuato soprattutto con il ministero della parola e dei sacramenti, affidato in modo speciale al clero, nel quale anche i laici hanno la loro parte molto importante da compiere « per essere anch'essi cooperatori della verità » (3 Gv 8). È specialmente in questo ordine che l'apostolato dei laici e il ministero pastorale si completano a vicenda. Molte sono le occasioni che si presentano ai laici per esercitare l'apostolato dell'evangelizzazione e della santificazione. La stessa testimonianza della vita cristiana e le opere buone compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio; il Signore dice infatti: « Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini in modo che vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli».





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Mercoledì della X settimana del Tempo Ordinario : Mt 5,17-19
Meditazione del giorno
Melitone di Sardi ( ? - circa 195), vescovo
Omelia pasquale (passim)

« Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento »

L'immolazione della pecora, il rito della Pasqua e la lettera della Legge, hanno condotto a Gesù Cristo in vista di cui tutto è successo nell'antica legge e ancora di più nell'ordine nuovo. Poiché la legge è diventata il Verbo, e da antica è divenuta nuova..., il comandamento si è trasformato in grazia, la figura in realtà, l'agnello è diventato Figlio, la pecora è diventata uomo, e l'uomo è divenuto Dio...

Il Signore, pur essendo Dio, rivestì l'uomo, soffrì per colui che soffriva, fu incatenato per colui che era schiavo, fu giudicato per il colpevole, fu sepolto per colui che era seppellito. Risuscitò dai morti e dichiarò a gran voce : « Chi disputerà contro di me ? Compaia qui davanti a me ! » (Is 50, 8) Ho liberato io il condannato ; ho reso io la vita al morto ; ho risuscitato io il sepolto. «Chi oserà contraddirmi ? » Sono io, disse, che sono il Cristo, che ho distrutto la morte, che ho trionfato sull'avversario, che ho legato il nemico potente, che ho portato l'uomo verso il cielo ; io, disse, sono il Cristo.

Su, venite, tutte le famiglie degli uomini, impastate di peccati, e ricevete il perdono dei peccati. Perché sono io il perdono, io la Pasqua della salvezza, io l'agnello immolato per voi, io il prezzo per il vostro riscatto, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza, io il vostro re. Vi porto io, con me verso il cielo ; vi risusciterò io ; vi farò vedere io il Padre che esiste da sempre, vi risusciterò io con mano potente.





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San Barnaba apostolo, memoria : Mt 10,7-13
Meditazione del giorno
Concilio Vaticano II
Decreto sull'aitività missionnaria della Chiesa « Ad Gentes », § 4-5

« Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date »

Il Signore Gesù, prima di immolare in assoluta libertà la sua vita per il mondo, organizzò il ministero apostolico e promise l'invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell'opera della salvezza. Ed è ancora lo Spirito Santo che in tutti i tempi unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero...

Il Signore Gesù, fin dall'inizio « chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare» (Mc 3,13). Gli apostoli furono dunque ad un tempo il seme del nuovo Israele e l'origine della sacra gerarchia. In seguito, una volta completati in se stesso con la sua morte e risurrezione i misteri della nostra salvezza e dell'universale restaurazione, il Signore, a cui competeva ogni potere in cielo ed in terra (Mt 28,18), prima di salire al cielo, fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre (Gv 20,21) e comandò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato» (Mt 28,19-20)...

Da qui deriva alla Chiesa l'impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo, sia in forza dell'esplicito mandato che l'ordine episcopale, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro, supremo pastore della Chiesa, ha ereditato dagli apostoli, sia in forza di quell'influsso vitale che Cristo comunica alle sue membra... Pertanto la missione della Chiesa si esplica attraverso un'azione tale, per cui essa, in adesione all'ordine di Cristo e sotto l'influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l'esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo.





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Venerdì della X settimana del Tempo Ordinario : Mt 5,27-32
Meditazione del giorno
Paolo VI, papa dal 1963 al 1978
Humanae vitae, 8-9

« Dio creò l'uomo a sua immagine, maschio e femmina li creò » (Gen 1,27)

L'amore coniugale rivela massimamente la sua vera natura e nobiltà quando è considerato nella sua sorgente suprema, Dio, che è Amore... Il matrimonio non è quindi effetto del caso o prodotto della evoluzione di inconsce forze naturali: è stato sapientemente e provvidenzialmente istituito da Dio creatore per realizzare nell'umanità il suo disegno di amore. Per mezzo della reciproca donazione personale... gli sposi tendono alla comunione delle loro persone, con la quale si perfezionano a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite. Per i battezzati, poi, il matrimonio riveste la dignità di segno sacramentale della grazia, in quanto rappresenta l'unione di Cristo e della Chiesa (Ef 5,32).

In questa luce appaiono chiaramente le note e le esigenze caratteristiche dell'amore coniugale... È prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale. Non è quindi semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente è atto della volontà libera, destinato non solo a mantenersi, ma anche ad accrescersi mediante le gioie e i dolori della vita quotidiana; così che gli sposi diventino un cuor solo e un'anima sola, e raggiungano insieme la loro perfezione umana.

È poi amore totale, vale a dire una forma tutta speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni cosa, senza indebite riserve o calcoli egoistici. Chi ama davvero il proprio consorte, non lo ama soltanto per quanto riceve da lui, ma per se stesso, lieto di poterlo arricchire del dono di sé.

È ancora amore fedele ed esclusivo fino alla morte. Così infatti lo concepiscono lo sposo e la sposa nel giorno in cui assumono liberamente e in piena consapevolezza l'impegno del vincolo matrimoniale.... È infine amore fecondo, che non si esaurisce tutto nella comunione dei coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite.





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Sabato della X settimana del Tempo Ordinario : Mt 5,33-37
Meditazione del giorno
Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Discorsi sui Numeri, n° 9,4 ; SC 415, 239

« Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge... : non son venuto per abolire, ma per dare compimento » (Mt 5,17)

Voglio ricordare ai discepoli di Cristo la bontà di Dio: nessuno tra voi si lasci scuotere dagli eretici se, nella controversia, dicono che il Dio della Legge non è buono ma giusto, e che la Legge di Mosè non insegna la bontà ma la giustizia. Vedano, questi detrattori di Dio e della Legge, come Mosè stesso e Aronne abbiano compiuto da precursori ciò che il Vangelo insegnò dopo. Considerate come Mosè «ama i suoi nemici e prega per coloro che lo perseguitano» (Mt 5,44)...; vedete come «prostrati con la faccia a terra», tutti e due pregano per coloro che si erano ribellati e volevano ucciderli (Nm 17,10s). Così troviamo il Vangelo in potenza nella Legge e dobbiamo capire che i Vangeli sono appoggiati sul fondamento della Legge.

Per parte mia, non chiamo la Legge col nome di Antico Testamento, quando la considero spiritualmente; la Legge non diviene «Antico Testamento» se non per coloro che non vogliono capirla secondo lo spirito. Per forza per loro essa è divenuta «antica» ed è invecchiata, perché non può conservare la sua forza. Per noi invece, che la capiamo e la spieghiamo nello spirito e nella linea del Vangelo, essa è sempre nuova; tutti e due Testamenti sono per noi un nuovo Testamento, non per la datazione, bensì per la novità del senso.

L'apostolo Giovanni non pensa forse la stessa cosa quando dice nella sua lettera: «Figlioli, vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (1 Gv 4,7 ; Gv 13,34)? Sapeva che il precetto dell'amore era stato già dato da lungo tempo nella Legge (1 Gv 2,7s; Lv 19,18). Ma siccome «la carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8)... afferma l'eterna novità di questo precetto che non invecchia... Per il peccatore e per coloro che non osservano il patto della carità, anche i Vangeli invecchiano; non può esserci un Nuovo Testamento per chi non «depone l'uomo vecchio... e riveste l'uomo nuovo, creato secondo Dio» (Ef 4, 22.24).





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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, solennità - Anno B - : Mc 14,12-16#Mc 14,22-26
Meditazione del giorno
Inno antico per il sabato Santo
Borgia, Frammenti eucaristici antichissimi, p. 46-50

« Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti »

Oggi abbiamo contemplato sull'altare il nostro Signore Gesù Cristo.
Oggi ci siamo nutriti del carbone ardente (Is 6,6), all'ombra del quale cantano i Cherubini.
Oggi abbiamo sentito la voce potente e dolce dirci:

Questo corpo brucia le spine dei peccati, illumina le anime degli uomini.
Questo corpo è stato toccato dalla donna che aveva delle perdite di sangue ed è stata liberata dalla sua infermità.
Questo corpo è stato visto dalla figlia della Cananea ed è stata guarita.
Questo corpo è stato avvicinato dalla peccatrice, con tutta la sua anima, ed è stata liberata dal fango del suo peccato.
Questo corpo è stato toccato da Tommaso ed egli l'ha riconosciuto esclamando: «Mio Signore e mio Dio».
Questo corpo, grande e altissimo, è il fondamento della nostra salvezza.

Un tempo colui che è il Verbo e la Vita ci dichiarò:
«Questo sangue è stato versato per voi ed è stato dato per la remissione dei peccati».
Abbiamo bevuto, carissimi, il sangue santo e immortale.
Abbiamo bevuto, carissimi, il sangue che è uscito dal fianco del Signore,
che guarisce ogni malattia, che libera tutte le anime.
Abbiamo bevuto il sangue per mezzo del quale siamo stati riscattati.
Siamo stati riscattati e istruiti, siamo stati illuminati.
Guardate, fratelli, quale corpo abbiamo mangiato!
Guardate, figlioli, quale sangue ci ha inebriati!
Guardate l'alleanza conclusa con il nostro Dio, perché non veniate ad arrossire, nel giorno terribile, nel giorno del giudizio (cfr 1 Cor 11,29)

Chi è in grado di glorificare il mistero della grazia?
Siamo stati ritenuti degni di partecipare al dono.
Vigiliamo fino alla fine, per sentire la sua voce beata, dolce e santa:
«Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi» (Mt 25,34)...

Carissimi, celebriamo le meraviglie del battesimo di Gesù (cfr Mtc 10,38), la sua santa e vivificante risurrezione,
grazie alla quale la salvezza è stata data al mondo.
Tutti ne aspettiamo il compimento beato,
nella grazia e nella benevolenza del nostro Signore Gesù Cristo:
a lui sono la gloria, l'onore e l'adorazione.





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Lunedì della XI settimana del Tempo Ordinario : Mt 5,38-42
Meditazione del giorno
Doroteo di Gaza (circa 500- ?), monaco in Palestina
Istruzioni, n° 1, 6-8 ; SC 92, 155

« Io vi dico di non opporvi al malvagio »

La Legge diceva : « Occhio per occhio e dente per dente » (Es 21,24). Il Signore però esorta non soltanto a ricevere con pazienza il colpo da colui che ci schiaffeggia, ma anche a porgergli umilmente l'altra guancia. Perché lo scopo della Legge era di insegnarci a non fare che non avremmo voluto soffrire. Ci impediva dunque di fare il male, per paura di soffrire. Quello però che ora ci viene richiesto, è di respingere l'odio, l'amore del piacere, l'amore della gloria e le altre passioni...

Cristo ci insegna con i santi comandamenti come possiamo essere purificati dalle nostre passioni, affinché esse non ci facciano più ricadere negli stessi peccati. Ci mostra la causa per la quale siamo spinti a disprezzare e a trasgredire i precetti di Dio; ce ne fornisce così il rimedio affinché possiamo obbedire ed essere salvati.

Quale è dunque questo rimedio e quale è la causa di tale disprezzo? Ascoltate ciò che ci dice in prima persona il nostro Signore: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11,25). Ecco che brevemente, con una sola parola, ci mostra la radice e la causa di tutti i mali, insieme al suo rimedio, fonte di ogni bene. Ci mostra come sia la superbia del cuore a farci cadere, e che è impossibile ottenere misericordia se non per mezzo della disposizione contraria, che è cioè l'umiltà. Difatti, l'innalzamento genera il disprezzo e la disobbedienza che conduce alla morte, mentre l'umiltà genera l'obbedienza e la salvezza delle anime: intendo l'umiltà vera, non un abbassamento a parole e ad attitudini, bensì una disposizione veramente umile, nell'intimo del cuore e dello spirito. Per questo il Signore dice: «Sono mite e umile di cuore». Chi vuole trovare il vero riposo per la sua anima impari dunque l'umiltà.





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Martedì della XI settimana del Tempo Ordinario : Mt 5,43-48
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Commento alla prima lettera di san Giovanni, 1,9

« Siate voi perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste »

«A questo segno noi conosciamo di essere in lui, se in lui saremo perfetti» (1 Gv 4,17). Egli parla di perfetti nell'amore. Ma qual'è la perfezione dell'amore? E' amare anche i nemici ed amarli perché diventino fratelli. Il nostro amore infatti non deve essere carnale... Ama i tuoi nemici con l'intento di renderli fratelli; amali fino a farli entrare nella tua cerchia.

Cosí ha amato colui che, pendendo sulla croce, disse: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34)... Egli li volle preservare da una morte perpetua con una preghiera piena di misericordia e di forza. Molti tra essi credettero e fu loro perdonato di aver versato il sangue di Cristo. Quando si mostrarono crudeli, versarono quel sangue; quando credettero, lo bevvero. «In questo noi conosciamo che siamo in lui, se in lui saremo perfetti». Il Signore ci ammonisce ad essere perfetti quando ci parla del dovere di amare i nemici: «Siate dunque perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste».





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Mercoledì della XI settimana del Tempo Ordinario : Mt 6,1-6#Mt 6,16-18
Meditazione del giorno
San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
Discorsi 9 ; CCL 24,64 ; PL 52, 211

« Hanno già la loro ricompensa »

«Guardatevi dal praticare le vostre opere davanti agli uomini». Perché? «Per non essere da loro ammirati». E se vi hanno ammirati, cosa vi succederà? «Non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli». Fratelli, dicendo questo il Signore non dà un giudizio, ma dà una spiegazione. Mette in piena luce la scaltrezza dei nostri pensieri; mette a nudo le disposizioni segrete delle nostre anime. A coloro che meditano ingiustamente sulla giustizia, indica la misura di una giusta retribuzione. La giustizia che si mette sotto gli occhi degli uomini non può attendere dal Padre la sua divina ricompensa. Ha voluto essere vista, ed è stata vista; ha voluto piacere agli uomini ed è piaciuta. Essa ha ricevuto il salario che ha voluto; la ricompensa che non ha voluto avere, non l'avrà...

«Quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti». «Suonare la tromba» è il termine giusto, perché simile elemosina è un fatto bellicoso piuttosto che pacifico. Passa interamente nel suo grido, non ha nulla a che vedere con la misericordia. Viene dal paese della disunione, non è stata nutrita dalla bontà. È un traffico per lo sfoggio, non un commercio casto... «Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa». Avete sentito: l'elemosina fatta in un'assemblea, sulle piazze, negli incroci, non è una spesa fatta per il sollievo dei poveri, ma è messa davanti allo sguardo degli uomini per attirarsi la loro stima... Sfuggiamo l'ipocrisia, fratelli miei, sfuggiamola... Essa non solleva il povero; il gemito dell'indigente le è pretesto per ricercare più attivamente una gloria spettacolare. Gonfia la propria lode con la sofferenza del povero.





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Giovedì della XI settimana del Tempo Ordinario : Mt 6,7-15
Meditazione del giorno
San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire
Sul Padre nostro, 18

« Il nostro pane quotidiano »

«Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Ciò può essere inteso sia in senso spirituale che in senso materiale, poiché l'uno e l'altro nell'economia divina serve per la salvezza.

Infatti il pane di vita è Cristo, e questo pane non è di tutti, ma nostro sì. E come diciamo «Padre nostro» perché è Padre di coloro che intendono e credono, così invochiamo anche il pane nostro, poiché Cristo è pane di coloro che come noi si cibano del suo corpo. Chiediamo quindi che ogni giorno ci sia dato questo pane... affinché non accada che a causa di qualche grave peccato dobbiamo astenerci dal pane celeste, e così, privati della comunione, veniamo anche separati dal corpo di Cristo. Egli stesso infatti ha proclamato: «Io sono il pane della vita disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51)... Il Signore stesso pronunzia questa minaccia: «Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6,53). Per questo chiediamo che ci sia dato ogni giorno il nostro pane, cioè Cristo, affinché noi che rimaniamo in Cristo e viviamo in lui, non ci allontaniamo mai dal suo corpo e dalla sua vita divina.

Si può anche interpretare così: noi, che fiduciosi nella grazia del Signore abbiamo rinunziato al mondo e disprezzato i suoi onori e le sue ricchezze, dobbiamo desiderare soltanto il necessario per vivere... Chi vuol essere discepolo di Cristo e, seguendo il suo invito, rinuncia a ogni cosa, deve cercare solo il necessario per l'oggi senza preoccuparsi del domani. È il Signore che ci insegna così: «Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34). Saggiamente, dunque, il discepolo di Cristo chiede il pane per ogni giorno, sapendo di non poter fare progetti per il domani.





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Sacratissimo Cuore di Gesù, solennità : Jn 19,31-37
Meditazione del giorno
Attribuita a San Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa
Meditazioni sulla Passione del Signore, 3

« Subito ne uscì sangue e acqua »

Avviciniamoci al cuore del dolcissimo Signore Gesù, ed esulteremo, ci rallegreremo in lui. Quanto è buono e soave abitare in questo cuore! Questo è il tesoro nascosto, la perla preziosa che troviamo, o Gesù, scavando il campo del tuo corpo (cfr Mt 13,44s). Chi dunque rigetterebbe questa perla? Proprio al contrario, per essa io darò tutti i miei beni; lascerò in cambio tutte le mie preoccupazioni, tutti i miei affetti. Abbandonerò tutti i miei pensieri nel cuore di Gesù: lui mi basterà e provvederà senz'altro alla mia sussistenza.

In questo tempio, in questo Santo dei santi, in questa arca d'alleanza, io verrò ad adorare e a lodare il nome del Signore. «Ho trovato il mio cuore, diceva Davide, per pregare il mio Dio» (1 Cr 17,25 Volg). E anch'io ho trovato il cuore del mio Signore e Re, del mio fratello e amico. Forse non pregherò? Sì pregherò, poiché, lo dico a chiare lettere, il suo cuore è mio...

O Gesù, dègnati di accettare e di esaudire la mia preghiera. Attirami interamente nel tuo cuore. Benché la deformazione dei miei peccati mi impedisca di entrarvi, tuttavia, poiché con un amore incomprensibile questo cuore si è dilatato e allargato, puoi ricevermi e purificarmi dalla mia impurità. O Gesù purissimo, lavami dalle mie iniquità affinché, purificato da te, io possa abitare nel tuo cuore tutti i giorni della mia vita, per vedere e fare la tua volontà. Il tuo fianco è stato perforato, perché si spalancasse l'entrata per noi. Il tuo cuore è stato ferito perché al riparo dalle agitazioni esteriori, potessimo abitare in esso. E anche perché, nella ferita visibile, potessimo vedere l'invisibile ferita dell'amore.





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XII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B : Mc 4,35-41
Meditazione del giorno
Catechismo della Chiesa Cattolica
§ 280, 288-292

« Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono ? »

La creazione è il fondamento di «tutti i progetti salvifici di Dio», «l'inizio della storia della salvezza», che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, « in principio, Dio creò il cielo e la terra » (Gn 1,1): dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo (Rm 8, 18.23)


La rivelazione della creazione è, così, inseparabile dalla rivelazione e dalla realizzazione dell'Alleanza dell'unico Dio con il suo popolo. La creazione è rivelata come il primo passo verso tale Alleanza, come la prima e universale testimonianza dell'amore onnipotente di Dio...


« In principio, Dio creò il cielo e la terra »... « In principio era il Verbo... e il Verbo era Dio... Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto » (Gv 1,1-3). Il Nuovo Testamento rivela che Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo eterno, il Figlio suo diletto. « Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra... Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono » (Col 1,16-17). La fede della Chiesa afferma pure l'azione creatrice dello Spirito Santo: egli è colui che « dà la vita », lo « Spirito Creatore », la « sorgente di ogni bene ». Lasciata intravvedere nell'Antico Testamento, rivelata nella Nuova Alleanza, l'azione creatrice del Figlio e dello Spirito, inseparabilmente una con quella del Padre, è chiaramente affermata dalla regola di fede della Chiesa: « Non esiste che un solo Dio...: egli è il Padre, è Dio, il Creatore, l'Autore, l'Ordinatore. Egli ha fatto ogni cosa da se stesso, cioè con il suo Verbo e la sua Sapienza »; « il Figlio e lo Spirito » sono come « le sue mani» (Sant'Ireneo). La creazione è opera comune della Santissima Trinità.





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Lunedì della XII settimana del Tempo Ordinario : Mt 7,1-5
Meditazione del giorno
Imitazione di Cristo, trattato spirituale del 15o secolo,
Libro II, 2-3

« Non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio. »

Quando uno riconosce umilmente i suoi difetti, placa agevolmente gli altri e accontenta facilmente quelli che sono in collera con lui.
L'umile, Dio lo protegge e lo libera ; l'umile, Dio lo ama e lo consola ; verso l'uomo umile, egli si china ; all'umile concede largamente la sua grazia in abbondanza, lo tira fuori dall'umiliazione e lo innalza alla gloria.
All'umile svela i suoi segreti, lo attira dolcemente a sé e lo invita.
L'umile, subìto un affronto, non cessa di stare nella pace, perché fa affidamento su Dio e non sul mondo...

Se, in primo luogo, manterrai te stesso nella pace, potrai dare pace agli altri.
L'uomo di pace è più utile dell'uomo di molta dottrina.
L'uomo passionale tramuta in male anche il bene e crede facilmente al male. L'umo buono e pacifico volge tutto in bene.
Colui che sta nella pace non sospetta nessuno.
Colui, invece che è scontento e sta nel turbamento è agitato da vari sospetti ; non è tranquillo lui e non permette agli altri di vivere nella tranquillità. Spesso, dice quello che non dovrebbe dire e tralascia quello che gli converrebbe piuttosto fare. Sta attento a ciò che dovrebbero fare gli altri e trascura i propri doveri.
Comincia dunque ad esercitare il tuo zelo con te stesso. Solo così potrai essere giustamente zelante con il tuo prossimo.





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Martedì della XII settimana del Tempo Ordinario : Mt 7,6-6#Mt 7,12-14
Meditazione del giorno
San Clemente di Roma, papa dal 90 al 100 circa
Lettera ai Corinzi, § 36-38

« La via che conduce alla vita »

Questa la strada, o beneamati, nella quale troviamo salvezza: Gesù Cristo, il sommo sacerdote delle nostre offerte, il protettore e l'aiuto della nostra debolezza (Eb 10,20; 7,27; 4,15). Per mezzo suo fissiamo lo sguardo sulle altezze dei cieli, per mezzo suo osserviamo come in uno specchio la faccia immacolata e sublime del Padre, per mezzo suo si sono aperti gli occhi del cuore, per mezzo suo la nostra mente ottusa e ottenebrata rifiorisce alla luce, per mezzo suo il Signore ha voluto farci gustare la scienza immortale. "Egli, splendore della maestà divina, di tanto è superiore agli angeli di quanto il nome che ebbe in eredita è più eccellente" (Eb 1,3-4)...

Prendiamo il nostro corpo. La testa non può stare senza i piedi, nè i piedi senza la testa. Le più piccole parti del nostro corpo sono necessarie ed utili a tutto il corpo; ma tutte convivono ed hanno una sola subordinazione per salvare tutto il corpo (1 Cor 12,14). Si conservi dunque tutto il nostro corpo in Cristo Gesù e ciascuno si sottometta al suo prossimo, secondo la grazia in cui fu posto. Il forte si prenda cura del debole, e il debole rispetti il forte. Il ricco soccorra il povero, il povero benedica Dio per avergli dato chi supplisce alla sua indigenza. Il saggio dimostri la sua saggezza non nelle parole, ma nelle opere buone. L'umile non testimoni a se stesso, ma lasci che sia testimoniato da altri. Il casto nella carne non si vanti, sapendo che un altro gli concede la continenza.

Consideriamo, fratelli, di quale materia siamo fatti, come e chi entrammo nel mondo, da quale fossa e tenebra colui che ci plasmò e ci creò ci condusse al mondo. Egli aveva preparato i benefici prima che noi fossimo nati. Abbiamo tutto da lui, di tutto lo dobbiamo ringraziare.





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Natività di San Giovanni Battista, solennità : Lc 1,57-66#Lc 1,80-80
Meditazione del giorno
San Beda il Venerabile (circa 673-735), monaco, dottore della Chiesa
Omelia II, 20 ; CCL 122, 328-330

« Giovanni non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce » (Gv 1,8)

Che la nascita di Giovanni sia commemorata quando i giorni diminuiscono e quella del Signore quando cominciano a crescere, comporta un significato simbolico. Giovanni stesso, infatti, ha rivelato il segreto di questa differenza. Le folle lo prendevano per il Messia tenendo conto delle sue eminenti virtù, mentre certi consideravano il Signore, non come il Messia, ma come un profeta, a causa della debolezza della sua condizione corporea. E Giovanni disse : « Egli deve crescere e io, invece, diminuire » (Gv 3, 30). Il Signore è veramente cresciuto perché, mentre lo consideravano come un profeta, ha fatto conoscere ai credenti del mondo intero che egli era il Messia. Giovanni è decresciuto e diminuito perché egli che veniva scambiato per il Messia è apparso non come il Messia ma come l'annunciatore del Messia.

È dunque normale che il chiarore del giorno cominci a diminuire dalla nascita di Giovanni poiché la reputazione della sua divinità stava per svanire e il suo battesimo per scomparire presto. È pure normale che il chiarore dei giorni più corti ricominci a crescere fin dalla nascita del Signore : in verità, egli è venuto sulla terra per rivelare a tutti i pagani la luce della sua conoscenza, di cui prima i giudei soli ne possedevano una parte, e per diffondere nel mondo intero il fuoco del suo amore.





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