vorrei un aiuto nell' analisi di questo lungo articolo

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oraminutosecondo
00venerdì 28 gennaio 2011 16:37
Re:
Heleneadmin, 28/01/2011 14.42:

ha baciato il corano.
s ha donato reliquie di santi agli scismatici.
s voleva togliere la scomunica a Lutero (fortunatamente i vescovi l'hanno convinto a desistere per non offendere i cattolici, nonostante la sua volontà fosse ferma e risoluta).
s ha fatto coprire i crocifissi e le immagine sacre quando invitò in Vaticano gli ebrei.


Queste invece,sono tutte azioni che non hanno motivo di essere,ma questa è solo un mio modo di vivere la fede.

Quelle azioni,,secondo mè,vanno oltre il riconoscere certe verità insite in ogni uomo o religione,o che tutti siamo creati dallo stesso Dio,ecc

Baciare è segno di devozione
Reliquie sono sante e come tali dovevano restare in seno alla Chiesa
Lutero,non lo ha fatto
Coprire i cocefissi è un azione che ritengo abominevole.

...ma...andrò a cercare le fonti originarie di tali cose perchè sò per esperienza che alle volte la passione umana porta a sviare,anche volontariamente,dalle verità dei fatti.

Resto comunque ferma nella frase di S.Paolo "tutto è puro per i puri",resto ferma in "sarò con voi fino la fine" e "le porte dell'inferno non prevarranno"


Aggiungo comunque che qualsiasi Santo e qualsiasi pontefice,come tutti gli umani,hanno avuto le loro convinzioni al limite dell'integrale,oppure le loro debolezze,i loro sbagli,ecc...quindi credo che la decisione di beatificare non sia data da un assoluta assenza di sbaglio,ma principalmente da molta presenza di cose giuste e...di obbedienza alla Chiesa.

e Giovanni paolo,essendo Papa ma anche umano,vada studiato,da chi è ESPERTO,per tutti e due i lati di lui



Grazie mille per le tue risposte.
Ad ogni modo una delle cose che più mi lascia perplesso è la smania che si avverte nella volontà di velocizzare la beatificazione di Woytila rispetto ad altri suoi comprimari quali papa Pacelli

p.s. probabilmente è più gossip che altro comunque....

http://www.ilgiornale.it/interni/rivelazione_wojtyla_delego__papa_pio_xii_fare_miracolo/19-01-2010/articolo-id=414777-page=0-comments=1

Un caro saluto

Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 17:03
riprendo velocemente le frasi riportate da helenadmin

Anche musulmani ed ebrei adorano il vero Dio.


Musulmani ed ebrei non adorano lo stesso nostro Dio.
Dire il contrario è un peccato grave contro il primo comandamento.
Dio è Uno e Trino.
Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo e questo lo ha rivelato lo stesso Dio esplicitamente nei Vangeli
Il dio musulmano invece ha parlato anch'esso tramite un suo emissario e ha detto di non essere Trino e di non avere figli, e che Gesù era un profeta come tanti quindi questo dio non è quello della Bibbia, ma qualcun'altro.
Per gli ebrei il discorso è diverso loro sono adoratori di una figura imperfetta di Dio, sminuente e sorpassata e offensiva nei Suoi confronti in quanto rifiutano con coscienza tutte le rivelazioni di Dio...quindi il loro dio è un dio che non esiste e che non li ascolta.


I protestanti hanno anch'essi la fede apostolica
Tra i fratelli separati e i cattolici c'è una comunione di fede.


Errore grossolano.
E' di fede, basta leggere il catechismo, che gli eretici, i protestanti, non sono in comunione con Cristo, questo significa che è in pratica impossibile si salvino.


122. Che significa " comunione dei santi " ?
Comunione dei santi significa che tutti i fedeli, formando un solo corpo in Gesù Cristo,
profittano di tutto il bene che è e si fa nel corpo stesso, ossia nella Chiesa universale,
purché non ne siano impediti dall'affetto al peccato.

123. I beati del Paradiso e le anime del purgatorio sono nella comunione dei santi?
I beati del paradiso e le anime del purgatorio sono anch'essi nella comunione dei santi,
perché congiunti tra loro e con noi dalla carità, ricevono gli uni le nostre preghiere e le
altre i nostri suffragi, e tutti ci ricambiano con la loro intercessione presso Dio.

124. Chi è fuori della comunione dei santi?
E' fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl'infedeli, gli
ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.

125. Chi sono gl'infedeli?
Gl'infedeli sono i non battezzati che non credono in alcun modo nel Salvatore promesso,
cioè nel Messia o Cristo, come gl'idolatri e i maomettani.

126. Chi sono gli ebrei?
Gli ebrei sono i non battezzati che professano la legge di Mosè e non credono che Gesù
è il Messia o Cristo promesso.

127. Chi sono gli eretici?
Gli eretici sono i battezzati che si ostinano a non credere qualche verità rivelata dà Dio e
insegnata dalla Chiesa, per esempio, i protestanti.




Gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori nella fede.



126. Chi sono gli ebrei?
Gli ebrei sono i non battezzati che professano la legge di Mosè e non credono che Gesù
è il Messia o Cristo promesso.

Maggiori in che cosa? Ben inferiori nella fede...sicuramente.
Chi rinnega Dio è nostro fratello?
Solo per natura...




Martin Lutero aveva un profondo spirito religioso

si davvero? questa è davvero ironico...è vergognoso anche che si voglia un riavvicinamento ad un eretico assatanato libidinoso come quello....ecco qualche chicca "luterina".


Lutero:incendio di sinagoghe e uccisione di Ebrei


Lutero favorì la persecuzione degli Ebrei:

“Se io potessi, lo pugnalerei (il cittadino ebreo) e nella mia ira lo trapasserei con la mia spada.”
“…che si appicchi fuoco alle sinagoghe e alle scuole e ciò che non vuol bruciare si ricopra con mucchi di terra, cosicché nessuno possa vederne una minima pietra o un minimo resto, in eterno. Si dovrebbe far questo per rendere onore al nostro Signore e alla Cristianità, affinché Dio veda che noi siamo Cristiani...”


Lutero: i sette punti del piano contro gli Ebrei



Incendiare sinagoghe e scuole


Distruggere le case degli Ebrei e relegarli in stalle


Confiscare tutta la loro letteratura religiosa, fino all’ultima pagina


In caso di pena di morte di un ebreo, impedirgli di pregare Dio in pubblico


Arrestare gli Ebrei


Confiscare agli Ebrei tutto l’oro, l’argento e i gioielli


Costringere a lavori pesanti gli Ebrei giovani e forti


Lutero: "Gli Ebrei, la nostra sfortuna"


“Questi Ebrei sono circondati da un qualcosa di talmente disperato, profondamente malvagio, avvelenato, demoniaco che per questi 1400 anni sono stati e sono tuttora le nostre piaghe, pestilenze e sfortuna. Quindi, per noi essi sono dei veri demoni. Nient’altro…"

In questa citazione Lutero dice addirittura che Mosè, se vivesse ancora, sarebbe il primo a “incendiare le scuole e le case degli Ebrei”.

Altre citazioni di Lutero sugli Ebrei


“Questi buoni a nulla e briganti non sono degni di alcuna grazia e misericordia.”

“… che si proibisca loro di lodare Dio in pubblico, di ringraziare, di pregare, di insegnare pena la perdita del loro corpo fisico e della loro vita...” (Martin Lutero, sugli Ebrei e le loro menzogne, Wittenberg, 1543)

“… che si incendino le loro sinagoghe e le loro scuole, … e allo stesso modo si danneggino e distruggano anche le loro case…”



Il Corpo Mistico di Cristo non è composto solamente dalla Chiesa cattolica.


eresia bella e buona

108. La Chiesa perché è una?
La Chiesa è una, perché tutti í suoi membri ebbero, hanno ed avranno sempre unica la
fede, il sacrificio, i sacramenti e il capo visibile, il Romano Pontefice, successore di san
Pietro, formando così tutti un solo corpo, il corpo mistico di Gesù Cristo.


Martiri possono essere anche i cristiani fuori dalla Chiesa.

Si è martiri per Cristo, per chi è in comunione con Lui.
Le buone azioni fuori dallo stato di Grazia non sono meritorie per il paradiso, quindi chi non è nella comunione dei Santi, dunque non cattolico non è certo martire se non per eufemismo dialettico.
In altri sensi è eretico.


I protestanti non sono nostri avversari, ma nostri fratelli.

Fratello è chi fa la volontà di Dio, e la volontà di Dio è la Chiesa Cattolica fondata sulla roccia petrina... chi si mette fuori con coscienza, rinnegando il Papa e la gerarchia..ma soprattutto chi rinnega la Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia, chi disconosce i Santi e la Comunione dei Santi, che non prega le anime del purgatorio, che non venera la Madonna....ma che fratelli sono?
Degeneri e blasfemi...sarebbero da riprendere di continuo per condurli sulla retta via.
altro che fratelli..vergogna a chi lo ha detto.


Amore è anche quando ci uniamo in preghiera con rappresentanti di altre religioni.

Pura follia; pregare i demoni è amore?
Le altre religioni pregano i demoni, lo dice il salmo 95.
Vergogna infinita!



L'unità cristiana sussiste nella Chiesa cattolica (subsistit in).

Santificazione e verità sono presenti anche nelle altre religioni.

Sul substitit ci sono tonnellate di cose da dire fu il classico punto della ricontestualizzazione conciliare.
L'unità cristiana è la Chiesa cattolica, questa è la frase corretta.

Qualche seme di verità esiste in altre religioni ma solo in bassissima percentuale ed esclusivamente nella nozione di entità trascendente perchè per il resto conducono dritte al demonio, dire addirittura santificazione è atroce...o si è grossolanamente ignoranti oppure vuol dire adoperarsi con solerzia per distruggere Cristo.


Il limbo non esiste

E' una verità...Il limbo esiste !


Ad Assisi, 150 religioni "hanno pregato Dio con un'unica voce".
(Enciclica Ut Unum Sint).

Quale Dio!
Vergogna infinita... ad Assisi si vissero giornate di pura apostasia, si fece sincretismo, relativismo, si pregò il diavolo, solo in Cristo è la salvezza come lui ha perentoriamente detto!
Fare queste riunioni è apostasia.


La salvezza non è solo per chi è esplicitamente nella Chiesa cattolica
La Chiesa non rigetta nulla di ciò che c'è di vero e santo nelle altre religioni.

Si salva solo chi rispetta i 10 comandamenti incisi nella nostra anima e in buona coscienza non ha mai sentito parlare di Gesù perchè nessuno è arrivato a convertirlo e nulla sa della Chiesa Cattolica, chi sa di Gesù anche se si comporta bene nel mondo non si salva perchè rinnega Dio.
Gli altri non si salvano.
Quindi quella sopra è un altra eresia.


L'unità dei cristiani è possibile se riconosciamo le colpe dei figli della Chiesa.

Nella Chiesa non ci sono colpe, se qualche elemento sbaglia non ci sono colpe nella Chiesa ma negli uomini che peccano. Generalizzare è pura azione diabolica.


I fratelli separati onorano la Sacra Scrittura con vero zelo religioso.

Una bugia infinita.... chi rinnega la Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia, chi disconosce i Santi e la Comunione dei Santi, che non prega le anime del purgatorio, che non venera la Madonna..questo è zelo?
Povero Gesù quanto ti dovranno ancora mettere in croce i tuoi stessi uomini



L'ONU è il foro supremo di pace e di giustizia

Da quando gli anticristi sono fori supremo di pace e di giustizia?



L'esperienza religiosa dell'islam merita rispetto
La teoria evoluzionista è più che un'ipotesi.

No comment perchè talmente incredibili da rasentare la vera apostasia.
L'evoluzionismo è una questione massonica, incredibile che qualche cattolico ci creda.


Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 17:16
Re:
Heleneadmin, 28/01/2011 11.49:

L'Antica Legge ebraica è ancora in vigore e risponde alla chiamata di Dio.

Matteo

Il compimento della legge

[17]Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. [18]In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. [19]Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.



Più chiaro di così...
E da questo tipo di dichiarazioni,di chi si scandalizza dei Papi,che mi dà di non vedere il piano di Dio




L'antica Alleanza è stata divelta dallo stesso Gesù...

Prendete e bevetene tutti:
questo è il calice del mio sangue,
per la nuova ed eterna alleanza,
versato per voi e per molti
in remissione dei peccati.

E confermato da San Paolo

"Nella lettera di San Paolo agli Ebrei, dove si parla chiaramente di abrogazione dell'antica legge.
San Paolo afferma che l’Antica Alleanza è stata rimpiazzata dalla Nuova ed Eterna, nel Sangue di Cristo, onde la Chiesa fondata da Gesù è il nuovo e vero Israele.
San Paolo, divinamente ispirato, insegna: “dicendo Alleanza Nuova, Cristo ha dichiarato antiquata la prima; ora ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire” (Ebr., VIII, 13)."

Questo è di Fede rivelata

inoltre:

La cosidetta antica promessa è valida solo ed esclusivamente nel caso che si riconosca Gesù Cristo come Figlio di Dio e ci si battezzi.

La vecchia Alleanza è stata rimpiazzata e non ha valore salvifico...se qualcuno crede che gli ebrei si salveranno senza conversione si sbaglia di grosso.


leggere attentamente:


È formalmente ed esplicitamente rivelato che esiste un Israele secondo lo spirito e un Israele secondo la discendenza carnale.

Infatti san Paolo scrive: “Non tutti coloro che discendono da Israele sono Israele; né, perché progenie di Abramo, tutti sono figli di Abramo” (Rom. IX, 6-7). Vale a dire che vi è un Israele carnale: coloro che discendono da Israele e sono “progenie di Abramo” per nascita e vi è un Israele spirituale: coloro che hanno la fede di Abramo, il quale credette nel Messia venturo, Gesù Cristo.
In breve, la vera discendenza da Abramo, non è determinata dalla nascita, ma dalla fede in Gesù Cristo: “Se voi siete di Cristo, siete per questo progenie di Abramo, suoi eredi secondo la promessa”; “Si autem vos Christi, ergo semen Abrahae estis, secundum promissionem haeredes” (Gal. 3, 29).

Heleneadmin
00sabato 29 gennaio 2011 17:38
Santo cielo,cosa scrivi....

Gesù stesso disse che non è venuto ad abolire,ma a completare.

Nuova allenza non indica disconoscimento della vecchia,ma nuova per il credere in Cristo
Infatti Dio essendo verità,non può rinnegare le promesse fatte ai profeti.

Nuova in Cristo senza rinnegare le promesse antiche

Heleneadmin
00sabato 29 gennaio 2011 17:44
Re:
Ghergon, 29/01/2011 17.03:

riprendo velocemente le frasi riportate da helenadmin

Anche musulmani ed ebrei adorano il vero Dio.


Musulmani ed ebrei non adorano lo stesso nostro Dio.
Dire il contrario è un peccato grave contro il primo comandamento.
Dio è Uno e Trino.
Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo e questo lo ha rivelato lo stesso Dio esplicitamente nei Vangeli
Il dio musulmano invece ha parlato anch'esso tramite un suo emissario e ha detto di non essere Trino e di non avere figli, e che Gesù era un profeta come tanti quindi questo dio non è quello della Bibbia, ma qualcun'altro.
Per gli ebrei il discorso è diverso loro sono adoratori di una figura imperfetta di Dio, sminuente e sorpassata e offensiva nei Suoi confronti in quanto rifiutano con coscienza tutte le rivelazioni di Dio...quindi il loro dio è un dio che non esiste e che non li ascolta.


I protestanti hanno anch'essi la fede apostolica
Tra i fratelli separati e i cattolici c'è una comunione di fede.


Errore grossolano.
E' di fede, basta leggere il catechismo, che gli eretici, i protestanti, non sono in comunione con Cristo, questo significa che è in pratica impossibile si salvino.


122. Che significa " comunione dei santi " ?
Comunione dei santi significa che tutti i fedeli, formando un solo corpo in Gesù Cristo,
profittano di tutto il bene che è e si fa nel corpo stesso, ossia nella Chiesa universale,
purché non ne siano impediti dall'affetto al peccato.

123. I beati del Paradiso e le anime del purgatorio sono nella comunione dei santi?
I beati del paradiso e le anime del purgatorio sono anch'essi nella comunione dei santi,
perché congiunti tra loro e con noi dalla carità, ricevono gli uni le nostre preghiere e le
altre i nostri suffragi, e tutti ci ricambiano con la loro intercessione presso Dio.

124. Chi è fuori della comunione dei santi?
E' fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl'infedeli, gli
ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.

125. Chi sono gl'infedeli?
Gl'infedeli sono i non battezzati che non credono in alcun modo nel Salvatore promesso,
cioè nel Messia o Cristo, come gl'idolatri e i maomettani.

126. Chi sono gli ebrei?
Gli ebrei sono i non battezzati che professano la legge di Mosè e non credono che Gesù
è il Messia o Cristo promesso.

127. Chi sono gli eretici?
Gli eretici sono i battezzati che si ostinano a non credere qualche verità rivelata dà Dio e
insegnata dalla Chiesa, per esempio, i protestanti.




Gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori nella fede.



126. Chi sono gli ebrei?
Gli ebrei sono i non battezzati che professano la legge di Mosè e non credono che Gesù
è il Messia o Cristo promesso.

Maggiori in che cosa? Ben inferiori nella fede...sicuramente.
Chi rinnega Dio è nostro fratello?
Solo per natura...




Martin Lutero aveva un profondo spirito religioso

si davvero? questa è davvero ironico...è vergognoso anche che si voglia un riavvicinamento ad un eretico assatanato libidinoso come quello....ecco qualche chicca "luterina".


Lutero:incendio di sinagoghe e uccisione di Ebrei


Lutero favorì la persecuzione degli Ebrei:

“Se io potessi, lo pugnalerei (il cittadino ebreo) e nella mia ira lo trapasserei con la mia spada.”
“…che si appicchi fuoco alle sinagoghe e alle scuole e ciò che non vuol bruciare si ricopra con mucchi di terra, cosicché nessuno possa vederne una minima pietra o un minimo resto, in eterno. Si dovrebbe far questo per rendere onore al nostro Signore e alla Cristianità, affinché Dio veda che noi siamo Cristiani...”


Lutero: i sette punti del piano contro gli Ebrei



Incendiare sinagoghe e scuole


Distruggere le case degli Ebrei e relegarli in stalle


Confiscare tutta la loro letteratura religiosa, fino all’ultima pagina


In caso di pena di morte di un ebreo, impedirgli di pregare Dio in pubblico


Arrestare gli Ebrei


Confiscare agli Ebrei tutto l’oro, l’argento e i gioielli


Costringere a lavori pesanti gli Ebrei giovani e forti


Lutero: "Gli Ebrei, la nostra sfortuna"


“Questi Ebrei sono circondati da un qualcosa di talmente disperato, profondamente malvagio, avvelenato, demoniaco che per questi 1400 anni sono stati e sono tuttora le nostre piaghe, pestilenze e sfortuna. Quindi, per noi essi sono dei veri demoni. Nient’altro…"

In questa citazione Lutero dice addirittura che Mosè, se vivesse ancora, sarebbe il primo a “incendiare le scuole e le case degli Ebrei”.

Altre citazioni di Lutero sugli Ebrei


“Questi buoni a nulla e briganti non sono degni di alcuna grazia e misericordia.”

“… che si proibisca loro di lodare Dio in pubblico, di ringraziare, di pregare, di insegnare pena la perdita del loro corpo fisico e della loro vita...” (Martin Lutero, sugli Ebrei e le loro menzogne, Wittenberg, 1543)

“… che si incendino le loro sinagoghe e le loro scuole, … e allo stesso modo si danneggino e distruggano anche le loro case…”



Il Corpo Mistico di Cristo non è composto solamente dalla Chiesa cattolica.


eresia bella e buona

108. La Chiesa perché è una?
La Chiesa è una, perché tutti í suoi membri ebbero, hanno ed avranno sempre unica la
fede, il sacrificio, i sacramenti e il capo visibile, il Romano Pontefice, successore di san
Pietro, formando così tutti un solo corpo, il corpo mistico di Gesù Cristo.


Martiri possono essere anche i cristiani fuori dalla Chiesa.

Si è martiri per Cristo, per chi è in comunione con Lui.
Le buone azioni fuori dallo stato di Grazia non sono meritorie per il paradiso, quindi chi non è nella comunione dei Santi, dunque non cattolico non è certo martire se non per eufemismo dialettico.
In altri sensi è eretico.


I protestanti non sono nostri avversari, ma nostri fratelli.

Fratello è chi fa la volontà di Dio, e la volontà di Dio è la Chiesa Cattolica fondata sulla roccia petrina... chi si mette fuori con coscienza, rinnegando il Papa e la gerarchia..ma soprattutto chi rinnega la Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia, chi disconosce i Santi e la Comunione dei Santi, che non prega le anime del purgatorio, che non venera la Madonna....ma che fratelli sono?
Degeneri e blasfemi...sarebbero da riprendere di continuo per condurli sulla retta via.
altro che fratelli..vergogna a chi lo ha detto.


Amore è anche quando ci uniamo in preghiera con rappresentanti di altre religioni.

Pura follia; pregare i demoni è amore?
Le altre religioni pregano i demoni, lo dice il salmo 95.
Vergogna infinita!



L'unità cristiana sussiste nella Chiesa cattolica (subsistit in).

Santificazione e verità sono presenti anche nelle altre religioni.

Sul substitit ci sono tonnellate di cose da dire fu il classico punto della ricontestualizzazione conciliare.
L'unità cristiana è la Chiesa cattolica, questa è la frase corretta.

Qualche seme di verità esiste in altre religioni ma solo in bassissima percentuale ed esclusivamente nella nozione di entità trascendente perchè per il resto conducono dritte al demonio, dire addirittura santificazione è atroce...o si è grossolanamente ignoranti oppure vuol dire adoperarsi con solerzia per distruggere Cristo.


Il limbo non esiste

E' una verità...Il limbo esiste !


Ad Assisi, 150 religioni "hanno pregato Dio con un'unica voce".
(Enciclica Ut Unum Sint).

Quale Dio!
Vergogna infinita... ad Assisi si vissero giornate di pura apostasia, si fece sincretismo, relativismo, si pregò il diavolo, solo in Cristo è la salvezza come lui ha perentoriamente detto!
Fare queste riunioni è apostasia.


La salvezza non è solo per chi è esplicitamente nella Chiesa cattolica
La Chiesa non rigetta nulla di ciò che c'è di vero e santo nelle altre religioni.

Si salva solo chi rispetta i 10 comandamenti incisi nella nostra anima e in buona coscienza non ha mai sentito parlare di Gesù perchè nessuno è arrivato a convertirlo e nulla sa della Chiesa Cattolica, chi sa di Gesù anche se si comporta bene nel mondo non si salva perchè rinnega Dio.
Gli altri non si salvano.
Quindi quella sopra è un altra eresia.


L'unità dei cristiani è possibile se riconosciamo le colpe dei figli della Chiesa.

Nella Chiesa non ci sono colpe, se qualche elemento sbaglia non ci sono colpe nella Chiesa ma negli uomini che peccano. Generalizzare è pura azione diabolica.


I fratelli separati onorano la Sacra Scrittura con vero zelo religioso.

Una bugia infinita.... chi rinnega la Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia, chi disconosce i Santi e la Comunione dei Santi, che non prega le anime del purgatorio, che non venera la Madonna..questo è zelo?
Povero Gesù quanto ti dovranno ancora mettere in croce i tuoi stessi uomini



L'ONU è il foro supremo di pace e di giustizia

Da quando gli anticristi sono fori supremo di pace e di giustizia?



L'esperienza religiosa dell'islam merita rispetto
La teoria evoluzionista è più che un'ipotesi.

No comment perchè talmente incredibili da rasentare la vera apostasia.
L'evoluzionismo è una questione massonica, incredibile che qualche cattolico ci creda.






ma smettila con questi tuoi vergogna!

Che forse un umano non è tuo fratello in forza di essere creato dallo stesso Dio?

Allora leggi oltre le lettere,ci sono varie forme di fratelli e varie forme di perfezione,oltre che varie forme di amore.

Leggere in durezza non farà comprendere quale via si cerca di intraprendere,usando cio che c è di buono per unire,non dividere,perchè unire poi vuole dire portare a Dio.

Nessuno porgerà la mano a chi porge il pugno.
Heleneadmin
00sabato 29 gennaio 2011 18:16
1Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 2rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. 3Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, 4senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

5Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,

6il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.


simile agli uomini,cioè discendere nell'umanità per salvarli



I privilegi di Israele

[1]Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: [2]ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. [3]Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. [4]Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, [5]i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

I Giudei hanno misconosciuto la giustizia di Dio

[1]Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza. [2]Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; [3]poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. [4]Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede.


Il resto di Israele

[1]Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. [2]Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio.




[7]Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti, [8]come sta scritto:

Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
occhi per non vedere e orecchi per non sentire,
fino al giorno d'oggi.

[9]E Davide dice:

Diventi la lor mensa un laccio, un tranello
e un inciampo e serva loro di giusto castigo!
[10]Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere,
e fà loro curvare la schiena per sempre!
La restaurazione futura

[11]Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia. [12]Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, [G]che cosa non sarà la loro partecipazione totale!

[13]Pertanto, ecco che cosa dico a voi, Gentili: come apostolo dei Gentili, io faccio onore al mio ministero, [14]nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. [15]Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?
L'oleastro e l'olivo buono

[16]Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami. [17]Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo, [18]non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.

[19]Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io! [20]Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi! [21]Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te!

[22]Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai reciso. [23]Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo! [24]Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!
La conversione di Israele

[25]Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. [26]Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto:

Da Sion uscirà il liberatore,
egli toglierà le empietà da Giacobbe.
[27]Sarà questa la mia alleanza con loro
quando distruggerò i loro peccati.

[28]Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, [29]perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! [30]Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, [31]così anch'essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch'essi ottengano misericordia. [32]Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!
Inno alla sapienza misericordiosa

[33]O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!

[34]Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero
del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?
[35]O chi gli ha dato qualcosa per primo,
sì che abbia a riceverne il contraccambio?
Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 18:18
Helenadmin posterò il magistero della Chiesa Cattolica, così non staremo qui a fare "io dico che" "no io dico che"...

San Tommaso:

Un primo passo si può fare leggendo san Tommaso, Somma Teologica sulla bontà o meno della legge. Riporto solo i brani significativi, ma sarebbe meglio leggere per intero le questioni della Summa:
- I-II, questioni da 98 a 105 (la Legge antica)

Citazione:
Ora si deve anche sapere che il fine della legge umana è diverso dal fine della legge divina. Infatti il fine della legge umana è la tranquillità temporale dello stato e a questo fine la legge perviene reprimendo gli atti esterni, come mali che potrebbero portare turbamento alla pace dello stato. Invece, il fine della legge divina è condurre gli uomini a quel fine che è la felicità eterna; e il raggiungimento di codesto fine può certamente essere impedito da qualsiasi peccato, e non solo dagli atti esterni, ma anche da quelli interni. E perciò quello che è sufficiente per la perfezione della legge umana – come cioè proibire i peccati e comminare le pene – non è sufficiente per la perfezione della legge divina: è necessario che essa rende l’uomo totalmente idoneo a partecipare della felicità eterna. E questo non può avvenire che mediante la grazia dello Spirito Santo, attraverso la quale «la carità si diffonde nei nostri cuori» (Ad Rom. 5, 5). E la carità adempie la legge: «dalla grazia di Dio» infatti «la vita eterna», come si dice nella Lettera ai Romani (6, 23). Ora la legge antica non poteva conferire la grazia, cosa che era riservata a Cristo, perché come dice Giovanni nel suo Vangelo (1, 17), «La legge fu data attraverso Mosè; la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo». E perciò la legge antica è certamente buona, ma imperfetta, secondo quanto si legge nella Lettera agli Ebrei (7, 19) «la legge non ha portato nulla a perfezione».

In particolare segnalo: q. 103 articolo 3 "se le cerimonie dell'antica legge siano cessate con la venuta di Cristo".

Citazione:
...Dunque per lo stesso motivo, dovettero cessare le cerimonie del primo stato (vecchio testamento. nota mia), attraverso le quali veniva prefigurato sia il secondo sia il terzo stato, con la venuta del secondo stato (secondo stato = venuta di Cristo, mentre il terzo stato è la condizione di beati post mortem. Nota mia); e si dovettero introdurre altre cerimonie che fossero appropriate allo stato del culto divino di quel tempo, nel quale i beni celesti rimangono futuri, ma i benefici di Dio attraverso i quali siamo introdotti ai beni celesti, sono già presenti.

Nella proposizione di San Tommaso riportata di seguito (sempre contenuta in q. 103 art. 3) c'è il famodo passo dello squarcio del velo del tempio del quale parlavo in altro post. Passo illuminante e dirimente direi, giacchè si dice apertamente che l'antica legge, o patto, o alleanza, cessò colla Passione di Cristo. Lo squarciò del tempio fu il segno tangibile che Dio uscì dalla dimora conservata nel sancta sanctorum del tempio. Con la dipartita di Dio l'antica legge fu abolita e divenne perfino MORTIFIRA, come dirà più avanti San Tommaso.
Citazione:
Risposta al secondo argomento: il mistero della redenzione del genere umano giunse a compimento nella passione di Cristo; infatti il Signore disse allora: «Tutto è compiuto» (Gv. 19, 30). Ecco perché da allora dovevano cessare tutte le norme legali, essendo ormai presente la verità il cui compimento esse annunziavano. E di ciò si ebbe un segno nella passione di Cristo, quando il velo del tempio si squarciò (Mt. 27, 51). Quindi prima della passione di Cristo, quando lei gli predicava e faceva miracoli, erano in vigore insieme la legge e il Vangelo, poiché il mistero di Cristo era già iniziato, ma non ancora compiuto. E per questo il Signore, prima della sua passione, comandò al lebbroso di osservare le cerimonie legali.

Ed ora la questione importantissima: se dopo la passione di Cristo, le cerimonie legali si possono osservare senza incorrere in peccato mortale.
(Giudei moderni che si ostinano a considerare validi i vecchi precetti).

Citazione:
Ma di contro vi è quello che dice l’Apostolo nella Lettera ai Galati (5, 2): «Se vi farete circonciderete, Cristo non vi gioverà a nulla» (questione dibattuta nel primo concilio della storia a Gerusalemme. Nota mia). Ma niente esclude dal frutto di Cristo, se non il peccato mortale. Dunque essere circoncisi e osservare altre cerimonie, dopo la passione di Cristo è peccato mortale.

S. Tommaso prosegue nuovamente sottolineando che è grave peccato seguire la legge del vecchio patto:
Citazione:
Allo stesso modo le cerimonie della legge antica indicavano il Cristo che doveva ancora nascere e partire. I nostri sacramenti invece indicano il Cristo già nato e immolato. Perciò, come peccherebbe mortalmente chi ora, professando la sua fede, dicesse che Cristo deve nascere, cosa che gli antichi in maniera pia e veritiera dicevano, allo stesso modo anche peccherebbe mortalmente, colui che ora osservasse le cerimonie che gli antichi osservavano con pietà e con fede.

Ancora. Dopo Cristo l'antico patto è mortifero.

Citazione:
Però subito dopo la passione di Cristo, esse cominciarono ad essere non solo morte, cioè prive di forza e obbligatorietà, ma anche mortifere: peccava mortalmente chiunque le osservava.

Infine.

Citazione:
...invece i riti della legge antica, istituiti da Dio per prefigurare il Cristo, cessavano perché adempiuti nella passione di Cristo.

QUAESTIO 104. Sui precetti giudiziali, Art. 3
I precetti giudiziali della legge antica contengono una obbligazione eterna?

Citazione:
Ma di contro vi è quello che l’Apostolo dice: «se viene mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge» (Eb. 7, 12). Ora, il sacerdozio è montato da Aronne a Cristo. Dunque anche tutta la legge è cambiata. Quindi i precetti giudiziali non hanno più vigore.

Citazione:
Rispondo dicendo che i precetti giudiziali non ebbero il potere di obbligare in eterno, ma sono stati abrogati con l'avvento di Cristo; tuttavia ciò è avvenuto in modo diverso da ciò che è avvenuto con quelli cerimoniali. Infatti i precetti cerimoniali sono abrogati al punto da essere non solo morti ma anche mortiferi per chi li osserva dopo la venuta di Cristo e, soprattutto, dopo l'annunzio del Vangelo.

Infine di seguito sono contenute parole di condanna verso i giudei che continuano a negare che Cristo sia già venuto. E pensare che dopo il CVII si insegna il contrario

Citazione:
L’intenzione però di osservarli (i precetti dell'antica alleanza) per l'obbligazione della legge antica pregiudica la verità della fede, poiché ciò equivale a riconoscere che lo stato del popolo ebreo dura tuttora e che Cristo non è ancora venuto.

Dopo Cristo l'antica alleanza non aveva più alcuna valenza. Vale solo la nuova alleanza, la quale sola salva.

Citazione:
Ma dopo Cristo, era necessario cambiasse lo stato di quel popolo, in modo che in Cristo non dev'esserci più nessuna distinzione tra gentili e giudei, com'era in precedenza. E per questo era necessario che anche i precetti giudiziali mutassero.

Infine ti esorto a leggere le questioni da 106 a 108, che trattano della legge evangelica, della nuova alleanza.
Pertanto cosa resta dell'antica alleanza?

Risposta:
Dell'antica legge, abrogati i precetti cerimoniali e giudiziali, restano solo quelli morali, già contenuti però nella legge naturale (i dieci comandamenti)

Conclusione
San Tommaso, il maggior teologo di tutti i tempi, in merito all'abolizione dell'antica alleanza è chiarissimo. Le prove che ho portato non danno adito a dubbi di sorta.
Sulla questione dell'abrogazione dell'antico patto ne hanno parlato quasi tutti i maggiori teologi, da Sant'agostino a San Gerolamo, dal Crisostomo a Sant'ambrogio fino al Dionigi. Tuttavia la Chiesa riconosce nella dottrina della Summa Teologica di San Tommaso la Verità dirimente.



Stralcio di una riflessione di M. Ruggiero sulla "Teologia della sostituzione".
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Cosa prova Monsignor Landucci, Bibbia e San Paolo alla mano? Che solo in Gesù Cristo vi è la salvezza; che ricade sui giudei la colpa, sia soggettiva che oggetiva, di non aver voluto riconoscere il Messia (“Se non fossi venuto e non avessi loro parlato, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa per il loro peccato … Se non avessi fatto tra loro le opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa; ma ora, benché abbiano veduto, pure odiano me e il Padre mio, Gv. 15, 22-24); che il deicidio è fondato, si pensi solo alle parole di San Pietro il primo Papa, rivolte al Sinedrio: “Sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele che nel nome di Gesù Cristo Nazareno, che voi crocifiggeste e che Dio resuscitò dalla morte … quest’uomo sta davanti a voi risanato”, Atti 4, 10 e ancora “e tutto il popolo rispose: «Ricada il suo sangue su di noi e sui nostri figli»” Mt. 27, 25); che persecuzioni, battiture, tentativi di assassinio erano esperienza quotidiana degli Apostoli e dei primi cristiani da parte israelitica (“I giudei dell’Asia, veduto Paolo nel tempio, sobillarono tutta la folla … e impadronitisi di Paolo … tentavano di ucciderlo. .. Togli dal mondo costui: non è degno di vivere … I giudei ordirono una congiura e si votarono con anatema a non mangiare e non bere, finché non avessero ucciso Paolo”, Atti 21, 27-31; 22, 22; 23, 12; 26, 21); che da alcune correnti giudaiche lo Stato d’Israele è considerato il Messia, il che spiegherebbe perché quella regione non trova mai pace, né la troverà fin tanto che non venga adorato il vero Dio e l’autentico culto cristiano-cattolico; che gli ebrei postbiblici sono “rami stroncati … dalla santa radice; recisi per la loro incredulità” (Rm. 11, 17-17, 20), giudei che “uccisero il Signore Gesù e i Profeti e ferocemente hanno perseguitato noi; a Dio spiacenti e nemici del genere umano, impedendoci di predicare ai Gentili per salvarli; colmando così sempre più la misura dei loro peccati. Ma l’ira di Dio è ormai su di essi totale definitiva” (1a Tess. 2, 14-16); che Dio conserva gli ebrei in testimonianza delle Sacre Scritture e che l’irrevocabilità delle promesse di Dio verso di essi, di cui parla San Paolo, non si applica a coloro che continuano a rifiutare Gesù come Dio: infatti solo “se non persistono nell’incredulità [saranno] innestati di nuovo” (Rm. 11, 23); che la conversione in massa degli ebrei è prevista alla fine dei tempi, di cui costituisce uno dei segni più importanti.

La conseguenza logica di tutto ciò è non solo che la teologia della sostituzione è la teologia cattolica, ma che fare proselitismo è un dovere, eccome!, non soltanto verso i cattolici dispersi o ingabbiati nelle moderne ideologie anticristiane; non soltanto verso gli appartenenti a sette e denominazioni protestanti non facenti parte della Chiesa, sola arca di salvezza; ma anche verso quanti non riconoscono il nome di Cristo, islamici, buddisti, idolatri o ebrei che siano, affinché tramite una sincera e libera conversione pervengano alla vita eterna.



Sulla "teologia della sostituzione" rimando agli scritti del prof. Radaelli (da leggere con attenzione):
www.enricomariaradaelli.it/aureadomus/convivium/convivium_sinag...

Dalle seguenti citazioni (magistero) dei santi Papi si evince quale siano i rapporti tra Chiesa e giudaismo (se ne traggano le dovute conseguenze):

Quarto Concilio Lateranense
Dall'11 al 30 novembre 1215
Papa Innocenzo III (1198-1216)
Tre sessioni. Settanta capitoli: confessione di fede contro i Catari; transustanziazione eucaristica; confessione e comunione annuale.

[...]
LXVII
Circa l'usura dei Giudei

Più la religione cristiana frena l'esercizio dell'usura, tanto più gravemente prende piede in ciò la malvagità dei Giudei, così che in breve le ricchezze dei cristiani saranno esaurite. Volendo, pertanto aiutare i cristiani a sfuggire ai Giudei, stabiliamo con questo decreto sinodale che se in seguito i Giudei, sotto qualsiasi pretesto, estorcessero ai cristiani interessi gravi e smodati, sia proibito ogni loro commercio con i cristiani, fino a che non abbiano convenientemente riparato.

Così pure i cristiani, se fosse necessario, siano obbligati, senza possibilità di appello, con minaccia di censura ecclesiastica, ad astenersi dal commercio con essi.

Ingiungiamo poi ai principi di risparmiare a questo riguardo i cristiani, cercando piuttosto di impedire ai Giudei di commettere ingiustizie tanto gravi.

Sotto minaccia della stessa pena, stabiliamo che i Giudei siano costretti a fare il loro dovere verso le chiese per quanto riguarda le decime e le offerte dovute, che erano solite ricevere dai cristiani per le case ed altri possessi, prima che a qualsiasi titolo passassero ai Giudei, in modo che le chiese non ne abbiano alcun danno.

LXVIII
I Giudei devono distinguersi dai cristiani per il modo di vestire

In alcune province i Giudei o Saraceni si distinguono dai cristiani per il diverso modo di vestire; ma in alcune altre ha preso piede una tale confusione per cui nulla li distingue. Perciò succede talvolta che per errore dei cristiani si uniscano a donne giudee o saracene, o questi a donne cristiane.

Perché unioni tanto riprovevoli non possano invocare la scusa dell'errore, a causa del vestito stabiliamo che questa gente dell'uno e dell'altro sesso in tutte le province cristiane e per sempre debbano distinguersi in pubblico per il loro modo di vestire dal resto della popolazione, come fu disposto d'altronde anche da Mosè (59).

Nei giorni delle lamentazioni e nella domenica di Passione essi non osino comparire in pubblico, dato che alcuni di loro in questi giorni non si vergognano di girare più ornati del solito e si prendono gioco dei cristiani, che a ricordo della passione santissima del Signore mostrano i segni del loro lutto. Questo, poi, proibiamo severissimamente che essi osino danzare di gioia per oltraggio al Redentore.

E poiché non dobbiamo tacere di fronte all'insulto verso chi ha cancellato i nostri peccati, comandiamo che questi presuntuosi siano repressi dai principi secolari con una giusta punizione, perché non credano di poter bestemmiare colui che è stato crocifisso per noi.

LXIX
I Giudei non devono rivestire pubblici uffici

Poiché è cosa assurda che chi bestemmia Cristo debba esercitare un potere sui cristiani, quello che su questo argomento il concilio Toletano (60) ha provvidamente stabilito, noi, per rintuzzare l'audacia dei trasgressori, lo rinnovano ora e proibiamo, quindi, che i Giudei rivestano pubblici uffici, poiché proprio per questo riescono assai molesti ai cristiani.

Se qualcuno perciò affida ad essi un tale ufficio sia punito come merita - premessa naturalmente l'ammonizione - dal concilio provinciale che comandiamo debba celebrarsi ogni anno. L'officiale ebreo sia separato dai cristiani nei commerci e nelle altre relazioni sociali; e ciò, fino a che tutto quello che egli ha percepito dai cristiani, in occasione di tale ufficio, non sia devoluto a beneficio dei poveri cristiani, a giudizio del vescovo diocesano. Rinunzi, inoltre, con sua vergogna, alla carica che ha assunto così insolentemente. Estendiamo questa stessa disposizione anche ai pagani.

LXX
I Giudei convertiti non devono tornare ai riti antichi

Abbiamo saputo che alcuni, ricevuta spontaneamente l'acqua del santo battesimo, non depongono del tutto l'uomo vecchio, per rivestire perfettamente l'uomo nuovo (61), ma, conservando vestigia del giudaismo offuscano, con tale confusione, la bellezza della religione cristiana.

Ma poiché sta scritto: maledetto l'uomo che s'inoltra nel cammino per due vie (62), e non deve indossarsi una veste fatta di lino e di lana (63), stabiliamo che i superiori delle chiese li allontanino in ogni modo dall'osservanza delle loro vecchie pratiche, affinché quelli che la scelta della loro libera volontà ha portato alla religione cristiana, siano poi indotti ad osservarla. E’ infatti minor male non conoscere la via del Signore, che abbandonarla dopo averla conosciuta (64).

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L'antigiudaismo teologico si può considerare fondato da Nostro Signore Gesù Cristo, ripetuti sono nei Santi Vangeli le condanne ai farisei e ai sadducei, che poi sono le correnti di cui ancora oggi è impregnato l'ebraismo.
La Santa Chiesa Cattolica, che da Cristo è stata fondata, non ha mai nascosto l'opposizione fra la Sinagoga e Gesù. Ecco un breve excursus su quello che dissero alcuni successori di San Pietro:

1) INNOCENZO IV: "I giudei, ingrati verso Gesù, disprezzando la legge mosaica e i Profeti, seguono certe tradizioni dei loro antenati che sono chiamate Talmud, il quale si allontana enormemente dalla Bibbia ed è pieno di bestemmie verso Dio, Cristo e la Vergine Maria.

2) Paolo IV: "I giudei sino a che persistono nei loro errori, riconoscano che sono servi a causa di essi, mentre i cristiani sono stati fatti liberi da Cristo Nostro Signore".

3) San Pio V: "Il popolo ebreo, un tempo eletto da Dio, poi abbandonato per la sua incredulità, meritò di essere riprovato, perchè ha con empietà respinto il suo Redentore e lo ha ucciso con morte vergognosa. La loro empietà è giunta ad un tal livello che, per la nostra salvezza, occorre respingere la forza di tanta malizia, la quale con sortilegi, incantesimi, magia e malefici induce agli inganni di satana moltissime persone incaute e semplici".

4) Gregorio XIII: "I giudei, divenuti peggiori dei loro padri, per nulla ammansiti, a nulla rinunziando del loro passato deicidio, si accaniscono anche adesso nelle sinagoghe contro N.S. Gesù Cristo essi sono estremamente ostili ai cristiani e compiono orrendi crimini contro la religione di Cristo".

5) Benedetto XIV: "Ogni traffico di merci utili è gestito dai giudei, essi possiedono osterie, poderi, villaggi, beni per cui diventati padroni, non solo fanno lavorare i cristiani senza posa, esercitando un dominio crudele e disumano su di essi. Inoltre dopo aver accumulato una grande somma di denaro, con l'usura prosciugano le ricchezze e i patrimoni dei cristiani".

6) Pio IX: - egli chiama gli ebrei "cani", divenuti tali da "figli" che erano, per la loro durezza e incredulità.. Il Pontefice continua definendoli "bovi", che "non conoscono Dio ed aggiunge "popolo duro e sleale, come si vede anche dai suoi discendenti", che "faceva continue promesse a Dio e non le manteneva mai".
Inoltre papa Mastai stabilisce un parallelo tra la chiesa del suo tempo e quella delle origini, asserendo "le tempeste che l'assalgono sono le stesse sofferte alle sue origini; allora erano mosse dai pagani, dagli gnostici e dagli ebrei e gli ebrei vi sono ancora presentemente. Quindi ricorre all'espressione apocalittica "Sinagoga di Satana" per meglio identificarli.

7) Pio XI: "Il Verbo doveva prendere carne da un popolo che poi lo avrebbe confitto in Croce". Lo stesso Pio XI nella famosa "enciclica nascosta" (HUMANI GENERIS UNITAS), scritta come risposta al deleterio razzismo nazista (alla faccia di chi in questo forum parla a vanvera!), che non fu promulgata a causa della morte del Papa avvenuta il 10 febbraio 1939, scriveva "la vera natura della separazione sociale degli ebrei dal resto dell'umanità, ha un carattere religioso e non razziale. La questione ebraica non è una questione di razza, né di nazione ma di religione e, dopo la venuta di cristo, una questione di cristianesimo (') Il popolo ebreo ha messo a morte il suo Salvatore (') Constatiamo in questo popolo un'inimicizia costante rispetto al cristianesimo. Ne risulta una tensione perpetua tra ebrei e cristiani mai sopita. Il desiderio di vedere la conversione di tale popolo non acceca la Chiesa sui pericoli ai quali il contatto con gli ebrei può esporre le anime. Fino a che persiste l'incredulità del popolo ebraico la Chiesa deve prevenire i pericoli che questa incredulità potrebbe creare per la fede e i costumi dei fedeli".




E ancora:


... Occorre quindi fare una distinzione - scrive il card. Faulhaber - fra: “Il popolo dell’Israele anteriore alla morte di Cristo e quello posteriore alla sua morte. Prima della morte di Cristo, negli anni tra la vocazione di Abramo e la pienezza dei tempi, il popolo d’Israele fu il depositario della Rivelazione. Lo Spirito di Dio suscitò e illuminò degli uomini, i quali per mezzo della Legge mosaica, dettero ordinamento alla vita religiosa e civile [...]. Le mie prediche si occuperanno soltanto di questo Israele degli antichi tempi [e non d’Israele post-cristiano e talmudico, nda].
Dopo la morte di Cristo, Israele fu licenziato dal servizio della Rivelazione. I figli di quel popolo non avevano riconosciuto l’ora della visita divina; avevano rinnegato e rigettato l’Unto del Signore, l’avevano condotto fuori della città e l’avevano confitto in croce.
Allora [...] cadde il patto tra il Signore e il suo popolo.

In secondo luogo dobbiamo distinguere tra le Scritture dall’Antico Testamento e gli scritti talmudici del giudaismo posteriore [l’Antico Testamento è buono ma imperfetto ed è perfezionato dal Nuovo Testamento ; mentre il Talmùd è cattivo ed essenzialmente anticristiano e antimosaico, nda] [...].
In terzo luogo dobbiamo fare una distinzione, anche internamente alla Bibbia dell’Antico Testamento, tra ciò che ebbe un valore transitorio, e ciò che doveva avere un valore eterno”.

I valori eterni dell’Antico Testamento

“È un dato di fatto [...] che in nessun altro popolo dell’antichità pre-cristiana quanto nell’antico popolo biblico, si ritrova una schiera così numerosa di uomini spiritualmente sublimi […]. In nessun altro popolo si ritrova una serie di scritture, in cui così chiaramente, così distintamente, così coerentemente siano esposte le verità fondamentali della vita religiosa, come nel Pentateuco mosaico [...] nei libri di Samuele e dei Re [...] nei libri delle Cronache, [...] nel libro di Giobbe, [...] nei Salmi, [...] nei libri Sapienziali, [...] nei libri dei [...] Profeti [...] e dei Maccabei. Oggi, poiché la storia e gli scritti degli altri popoli dell’epoca pre-cristiana sono già esplorati, la storia delle religioni a confronti fatti può rivolgere al popolo del Giordano una testimonianza di questo genere: Tu li hai superati tutti, grazie al tuo livello religioso”.
Ma il giudaismo pre-cristiano non ha prodotto da sé questi valori, bensì per grazia speciale di Dio. E se qualcuno domandasse perché Dio ha scelto proprio il popolo ebraico, “di dura cervice”, gli risponderemmo con S. Agostino: “Quare hunc trahat et illum non trahat, noli velle scrutare si non vis errare ”. È il mistero della predestinazione, dei singoli e dei popoli, che sorpassa ogni intendimento umano; esso resta un segreto della grazia elettiva di Dio. Non è la nostra bontà che attira Dio, ma è l’amore che Egli ci porta che ci rende finitamente e limitatamente “buoni”.

Un’obiezione: il sacrificio di Abramo

Dio non ha chiesto ad Abramo un sacrificio umano; Egli volle soltanto sottoporre il capostipite ad una prova, per vedere se avrebbe perseverato nella fede e nell’obbedienza, anche in circostanze difficili.

Due gravi ammonizioni

Innanzitutto - il porporato tedesco ricorda - che i cristiani non mettono l’Antico Testamento e il Nuovo sullo stesso piano, il N.T. deve essere messo al posto d’onore; tuttavia bisogna tener ben fermo che anche l’A.T. è ispirato da Dio.
“Ma il cristianesimo, per aver ricevuto le Antiche Scritture non è affatto diventato una religione giudaica, poiché questi libri non sono stati composti da giudei , bensì sono stati ispirati dallo Spirito di Dio e perciò sono parola di Dio [...]. L’alienazione dei giudei di oggi non deve essere estesa ai libri del giudaismo pre-cristiano” .
Inoltre con Cristo non conta più la parentela di sangue ma quella della fede; quindi non importa se Cristo è ariano o giudeo. È importante sapere se Cristo è ‘cristiano’ e se noi siam diventati membra di Cristo mediante il battesimo e la fede vivificata dalla carità. S. Paolo scrive: “ In Cristo Gesù non ha alcun valore né il giudaismo in sé, né il non giudaismo, bensì soltanto la nuova creatura” (Gal. VI, 15).

...
La pietra angolare tra giudaismo e cristianesimo

Gesù Cristo è la pietra che unisce, come pietra d’angolo, il mosaismo e il cristianesimo. Ma nonostante tutte le grazie, che Dio ha concesso a Israele, esso non ha voluto riconoscere l’ora della sua visita. Egli fu “segno di contraddizione”, e solo un piccolo gruppo o “reliquia” (come la chiama S. Paolo) di Apostoli e di altri discepoli lo seguì, mentre la maggior parte del popolo si allontanò dal Messia. Gesù prese commiato, seppur con dolore, dall’Antico Patto, infranto da Israele, e ne istituì uno, Nuovo ed Eterno, con i pagani.

G. Ricciotti, introduzione a Michael von Faulhaber, Giudaismo, Cristianesimo, Germanismo, Brescia, Morcelliana, 1934, pag. 15 e 18.

G. Ricciotti, intr. a Michael von Faualhber, pagg. 7-9.

M. von Faulhaber, op. cit., pagg. 25-31.



Inoltre:

ALLEANZA DI CRISTO E DELLA CHIESA



Il grande Mistero dell'Alleanza del Figlio di Dio con la sua Chiesa universale, rappresentata nell'Epifania dai tre Magi, fu intravisto in tutti i secoli che precedettero la venuta dell'Emmanuele.

Dapprima lo fece risuonare la voce dei Patriarchi e dei Profeti, e la stessa Gentilità vi rispose spesso con un'eco fedele.

Fin dal giardino delle delizie, Adamo innocente esclamava, alla vista della Madre dei viventi uscita dal suo costato: "Ecco l'osso delle mie ossa, la carne della mia carne: l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà alla propria sposa: e saranno due in una sola carne". La luce dello Spirito Santo penetrava allora l'anima del nostro progenitore; e - secondo i più profondi interpreti dei misteri della Scrittura, Tertulliano, sant'Agostino, san Girolamo - celebrava l'Alleanza del Figlio di Dio con la Chiesa, uscita attraverso l'acqua e il sangue dal suo costato squarciato sulla croce; con la Chiesa, per il cui amore egli discese dalla destra del Padre, e umiliandosi fino alla forma di servo, sembrava aver lasciato la Gerusalemme celeste per abitare in mezzo a noi in questa dimora terrena.

Il secondo padre del genere umano, Noè, dopo aver visto l'arcobaleno che annunciava nel cielo il ritorno dei favori di Dio, profetizzò sui suoi tre figli l'avvenire del mondo. Cam aveva meritato la disgrazia del padre; Sem sembrò per un momento il preferito: era destinato all'onore di veder uscire dalla sua stirpe il Salvatore della terra; tuttavia il Patriarca, leggendo nell'avvenire, esclamò: "Dio allargherà l'eredità di Jafet, ed abiterà sotto le tende di Sem". E cosi vediamo a poco a poco nel corso dei secoli l'antica Alleanza con il popolo d'Israele indebolirsi e quindi rompersi; le stirpi semitiche vacillare e presto cadere nell'infedeltà, e infine il Signore abbracciare sempre più strettamente la famiglia di Jafet, la gentilità occidentale, così a lungo abbandonata, porre per sempre nel suo seno la Sede della religione, e costituirla a capo di tutta la specie umana.

Più tardi, è Dio stesso che si rivolge ad Abramo, e gli predice l'innumerevole generazione che deve uscire da lui. "Guarda il cielo - gli dice - conta le stelle, se puoi: così sarà il numero dei tuoi figli". Infatti - come ci insegna l'Apostolo - la famiglia uscita dalla fede del. Padre dei credenti doveva essere più numerosa di quella ch'egli aveva generata attraverso Sara; e tutti quelli che hanno ricevuto la fede del Mediatore, tutti quelli che, avvertiti dalla Stella, sono venuti a lui come al loro Signore, tutti questi sono figli di Abramo.

Il mistero compare ancora nel seno stesso della sposa di Isacco. Essa sente intimorita due figli combattersi nelle sue viscere. Rebecca allora si rivolge al Signore, e si sente rispondere: "Due popoli sono nel tuo seno: essi si attaccheranno l'un l'altro; il secondo sopraffarrà il primo, e il maggiore servirà il minore". Orbene, il minore, questo figlio indomito, chi è - secondo l'insegnamento di san Leone e del Vescovo d'Ippona - se non quel popolo gentile che lotta con Giuda per avere la luce, e che, semplice figlio della promessa, finisce con l'avere la meglio sul figlio secondo la carne?

Ora è Giacobbe che, sul letto di morte, circondato dai suoi dodici figli, padri delle dodici tribù d'Israele, affida in maniera profetica a ciascuno il suo compito nell'avvenire. Il preferito è Giuda, perché egli sarà il re dei fratelli, e dal suo sangue glorioso uscirà il Messia. Ma l'oracolo finisce per essere tanto terribile per Israele quanto consolante per tutto il genere umano. "Giuda, tu reggerai lo scettro; la tua stirpe sarà una stirpe di re ma soltanto fino al giorno in cui verrà Colui che deve essere mandato, Colui che sarà l'atteso delle genti".

Dopo l'uscita dall'Egitto, quando il popolo d'Israele entrò in possesso della terra promessa, Balaam esclamava, con lo sguardo rivolto verso il deserto popolato delle tende e dei padiglioni di Giacobbe: "Io lo vedrò, ma non ancora; lo contemplerò, ma più tardi. Una Stella uscirà da Giacobbe; un reame si leverà in mezzo a Israele". Interrogato ancora dal re infedele, Balaam aggiunse: "Oh, chi vivrà ancora quando Dio farà queste cose? Verranno dall'Italia su delle galee, sottometteranno gli Assiri, devasteranno gli Ebrei, e infine essi stessi periranno". Ma quale impero costituirà questo impero di ferro e di carneficine? Quello di Cristo che è la Stella, e che è il solo Re per sempre.

David è pregno dei presentimenti di quel giorno. Ad ogni pagina celebra la regalità del suo figlio secondo la carne; ce lo mostra armato di scettro e cinto di spada, consacrato al padre dei secoli e nell'atto di estendere il suo dominio dall'uno all'altro mare; quindi conduce ai suoi piedi i Re di Tarsi e delle isole lontane, i Re d'Arabia e di Saba, i Principi d'Etiopia. E celebra le loro offerte d'oro e le loro adorazioni.

Nel suo meraviglioso epitalamio, l'autore del Cantico dei Cantici passa quindi a descrivere le delizie dell'unione celeste dello Sposo divino con la Chiesa; e questa Sposa fortunata non è la Sinagoga. Cristo la chiama per incoronarla; ma la sua voce si rivolge a colei che era al di là dei confini della terra del popolo di Dio. "Vieni - egli dice - mia sposa, vieni dal Libano; scendi dalle vette di Amana, dalle alture di Samir e d'Ermon; esci dagli impuri rifugi dei draghi, lascia le montagne abitate da leopardi". E la figlia del Faraone non teme di dire: "Sono nera", perché può aggiungere che è stata resa bella dalla grazia del suo Sposo.

Si leva quindi il Profeta Osea, e dice in nome del Signore: "Ho scelto un uomo, e d'ora in poi non mi chiamerà più Baal. Toglierà dalla sua bocca il nome di Baal, e non se ne ricorderà più. Mi unirò a te per sempre, o uomo nuovo! Seminerò la tua stirpe per tutta la terra; avrò pietà di colui che non aveva conosciuto la misericordia; a quello che non era il mio popolo dirò: Popolo mio! E mi risponderà: Dio mio!".

Anche Tobia a sua volta profetizzò eloquentemente, dal seno della cattività, ma la Gerusalemme che deve ricevere i Giudei liberati da Ciro scompare ai suoi occhi, alla visione d'un'altra Gerusalemme più splendente e più bella. "I nostri fratelli che sono dispersi - egli dice - ritorneranno nella terra d'Israele; la casa di Dio sarà ricostruita. Tutti quelli che temono Dio. verranno a rifugiarvisi; anche i Gentili lasceranno i loro idoli, e verranno a Gerusalemme, e vi abiteranno, e tutti i re della terra accorsi per adorare il Re di Israele vi fisseranno contenti la loro dimora".

E se le genti debbono essere frantumate nella giustizia di Dio per i loro delitti, è solo per arrivare quindi alla felicità d'una alleanza eterna con Dio. Perché ecco quanto egli stesso dice per bocca del suo Profeta Sofonia:
"La mia giustizia sta nel radunare le genti e riunire in fascio i regni; ed affonderò su di esse la mia indignazione e il fuoco della mia ira; e tutta la terra ne sarà divorata. Ma poi darò ai popoli una lingua eletta, affinché invochino tutti il nome del Signore, e portino tutti insieme il mio giogo. Fino al di là dei fiumi dell'Etiopia essi m'invocheranno, e i figli delle mie stirpi disperse verranno a portarmi degli splendidi doni".

Il Signore aveva già proclamato i suoi oracoli di misericordia per bocca di Ezechiele: "Un solo Re comanderà a tutti, dice Dio, non vi saranno più due nazioni ne due regni. Essi non si contamineranno più coi loro idoli; nei luoghi stessi dove hanno peccato, io li salverò; e saranno il mio popolo, e io sarò il loro Dio. Non vi sarà più che un solo Pastore per tutti loro. Farò con essi un'alleanza di pace, un patto eterno; li moltiplicherò, e il mio santuario sarà per sempre in mezzo ad essi".

Per questo Daniele, dopo aver predetto gli Imperi che l'Impero Romano doveva sostituire, aggiunge: "Ma il Dio del cielo susciterà a sua volta un Impero che non sarà mai distrutto, e il cui scettro non passerà a nessun altro popolo. Questo impero sorpasserà tutti quelli che l'hanno preceduto, e durerà in eterno".

Quanto ai perturbamenti che devono precedere l'avvento del Pastore unico e di quel santuario eterno che deve sorgere nel centro stesso della Gentilità, Aggeo li predice in questi tèrmini: "Ancora un poco, e scuoterò il cielo, la terra e il mare; mescolerò tutte le genti; e allora verrà il Desiderato di tutte le genti".

Bisognerebbe citare qui tutti i Profeti per dare la rappresentazione completa del grande spettacolo promesso al mondo dal Signore il giorno in cui, ricordandosi dei popoli, doveva chiamarli ai piedi del suo Emmanuele. La Chiesa ci fa ascoltare Isaia nell'Epistola della Festa e il figlio di Amos ha superato i suoi fratelli.

Se ora prestiamo l'orecchio alle voci che salgono verso di noi dal seno della Gentilità, sentiamo quel grido d'attesa, l'espressione di quel desiderio universale che avevano annunciato i Profeti ebrei. La voce delle Sibille ridestò la speranza nel cuore dei popoli, e perfino nel cuore della stessa Roma il Cigno di Mantova consacra i suoi versi più belli a riprodurre i loro consolanti oracoli: "È giunta - egli dice - l'ultima era, l'era predetta dalla Vergine di Cuma; sta per aprirsi una nuova serie di anni, e una nuova stirpe scende dal cielo. Alla nascita di questo Bambino, l'età del ferro finisce, e un popolo d'oro si appresta a scoprire la terra. Saranno cancellate le tracce dei nostri delitti, e svaniranno le paure che opprimono il mondo".

E come per rispondere con sant'Agostino e tanti altri santi Dottori ai vani scrupoli di coloro che esitano a riconoscere la voce delle tradizioni antiche che si manifesta per bocca delle Sibille, Cicerone, Tacito, Svetonio, filosofi e storici gentili vengono ad attestarci che il genere umano, ai loro tempi, aspettava un Liberatore; che questo Liberatore doveva uscire non soltanto dall'Oriente, ma dalla Giudea; che erano sul punto di avverarsi i destini d'un Impero che doveva contenere il mondo intero.

dom Prosper Gueranger




Quando Gesù dice: "Prendete, questo è il mio corpo" sta dicendo: questo rappresenta la mia Persona, tutto quello che Io ho fatto in questa vita per voi. Mosè versava il sangue sull'altare e sul popolo ma Gesù prende il calice e dice: "Prendete e bevetene tutti, questo è il sangue della Mia Alleanza".
È finita l'antica alleanza.
Il sangue rappresenta la persona in quanto si dona e il dono finale è la morte. Il sangue sparso è la morte violenta che Gesù patisce e che accetta volontariamente; è il Suo atto in cui culmina il Suo dono per l'umanità, la Sua offerta d'Amore per tutti gli uomini, non soltanto per il gruppo ma per l'intera umanità.
Questo sangue è quello che crea il vincolo tra Dio e il popolo, però non è un vincolo esterno come quello di Mosè che asperse di sangue l'altare, ma è un vincolo interiore perché questo sangue assimilato e accettato è quello che dà il dono dello Spirito. Il vincolo è interno e l'uomo è vincolato a Dio perché possiede dentro di sé la Vita stessa di Dio.
Ai Dodici provenienti dal giudaismo fa comprendere che l'alleanza antica non c'è più, è finita. L'antica alleanza non serve più, ora c'è la nuova nata dal Sangue di Cristo.

************************
“Tantum ergo Sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui; praestet fides supplementum sensuum defectui”.

“Adoriamo il Sacramento che Dio Padre ci donò.
Nuovo patto, nuovo rito nella fede si compì.
Al mistero è fondamento la parola di Gesù”.

(Inno di San Tommaso d’Aquino)

“Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi”.
“Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna Alleanza, versato per voi e per molti in remissione dei peccati. "

Con le parole di Cristo Gesù, unico Sacerdote della Nuova ed eterna Alleanza, l’Antica Alleanza aveva ceduto il posto ad una Nuova ed eterna Alleanza.
Nel Libro dell’Esodo si descrive la notte nella quale avvenne per gli Israeliti la liberazione dall’Egitto attraverso il sangue dell’agnello pasquale, col quale i figli di Israele avevano segnato gli stipiti e gli architravi delle loro case. L’angelo della morte, che quella notte passò per l’Egitto, colpì tutti i primogeniti degli Egiziani, risparmiando quelli degli Ebrei, le cui abitazioni erano contrassegnate dal sangue dell’agnello. Questa, che fu l’ultima tra le cosiddette piaghe d’Egitto, determinò la liberazione d’Israele dalla schiavitù del faraone. Gli Israeliti furono liberati a prezzo del sangue dell’agnello.
Anche gli Apostoli, nel mangiare la Pasqua insieme con Cristo, conservavano vivo nella mente il ricordo di quegli eventi.
Essi sapevano, però, che l’Antica Alleanza doveva ormai cedere il posto alla Nuova.
Lo avevano appreso dalle labbra del Maestro: questa volta, però, il sangue sarebbe stato quello dell’Agnello di Dio. Gesù non era stato chiamato proprio così da Giovanni Battista, sul Giordano? “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo”.

Con la condanna a morte in croce si compirà quindi la Nuova Alleanza, sancita nel sangue dell’Agnello.


e per finire:


ESSIONE XI (4 febbraio 1442) Concilio di Firenze


Eugenio vescovo, servo dei servi di Dio, a perpetua memoria.

Cantate al Signore, perché ha fatto cose magnifiche: annunziatelo per tutta la terra. Godi e lodalo, abitante di Sion, perché è grande, in mezzo a te, il santo di Israele (85). E’ davvero giusto che la chiesa di Dio canti e si rallegri nel Signore per questo grande splendore e gloria del suo nome, che Dio clementissimo si è degnato di compiere oggi. Conviene, infatti, lodare e benedire con tutto il cuore il Salvatore nostro, che ogni giorno accresce la sua santa chiesa con nuove aggiunte. E quantunque sempre i suoi benefici verso il popolo cristiano siano molti e grandi, - ed essi ci dimostrano più chiaramente della luce la sua immensa carità verso di noi - tuttavia, se consideriamo più attentamente quali meraviglie in questi ultimissimi tempi la divina clemenza si è degnata operare, dovremo certamente costatare che i doni del suo amore sono stati più numerosi e più grandi in questo nostro tempo che in molte altre età passate.
Ecco, infatti, che in meno di un triennio il signore nostro Gesù Cristo con la sua inesauribile pietà ha realizzato in questo santo sinodo ecumenico, la salutarissima unione di tre grandi nazioni, a comune, perenne gaudio di tutta la cristianità; per cui quasi tutto l'oriente, che adora il glorioso nome di Cristo, e non piccola parte del settentrione, dopo Lunghi dissidi, condividono con la santa chiesa romana lo stesso vincolo di fede e di carità.
Prima, infatti, si sono uniti alla sede apostolica i Greci e quelli che dipendono dalle quattro sedi patriarcali, che comprendono molte genti e nazioni e lingue; poi gli Armeni, gente dai molti popoli; oggi, i Giacobiti, grandi popoli dell'Egitto.
E poiché niente potrebbe esser più grato al nostro Salvatore e signore Gesù Cristo della mutua carità, e niente più glorioso per il suo nome e più utile per la chiesa che i cristiani, rimossa tra loro ogni divisione, convengano nella stessa fede, giustamente noi tutti dobbiamo cantare dalla gioia e giubilare nel Signore; noi, che la divina misericordia ha fatto degni di vedere in questi tempi tanta magnificenza della fede cristiana.
Annunziamo, quindi, con animo gioioso queste meraviglie in tutto il mondo cristiano, perché, come noi per la gloria di Dio e l'esaltazione della chiesa siamo stati inondati da ineffabile gaudio, cosi anche gli altri partecipino di tanta letizia; e tutti, ad una sola bocca, magnifichiamo e lodiamo Dio (86) e rendiamo, com'è giusto, grandi grazie, ogni giorno, alla sui maestà per tanti e cosi mirabili benefici concessi in questa età alla sua chiesa.
E poiché, inoltre, chi compie l'opera di Dio diligentemente, non solo deve aspettarsi il compenso e la retribuzione nei cieli, ma merita anche una grande gloria e lode presso gli uomini, crediamo che il venerabile fratello nostro Giovanni, patriarca dei Giacobiti, che ha tanto desiderato questa santa unione, a buon diritto debba esser lodato da noi e da tutta la chiesa e innalzato e giudicato degno, con tutta la sua gente della comune benevolenza di tutti i cristiani.
Egli, sollecitato per mezzo di un nostro inviato e di lettere, perché mandasse una legazione a noi e a questo sacro concilio e si unisse con la sua gente a questa sede romana nella stessa fede, ha destinato a noi e allo stesso sinodo il diletto figlio Andrea, egiziano, abate del monastero di S. Antonio in Egitto, nel quale si dice che abbia dimorato e sia morto lo stesso S. Antonio, noto per la sua pietà e i suoi costumi. E, acceso di zelo per la religione, gli impose e gli ordinò di accettare con riverenza, a nome del patriarca e dei suoi Giacobiti, la dottrina di fede che professa e predica la santa romana chiesa e di portarla, poi, allo stesso patriarca e ai Giacobiti, perché potessero conoscerla e approvarla e predicarla nelle loro regioni.
Noi, quindi, incaricati dalla vocedel Signore di pascere le pecore del Cristo (87) abbiamo fatto esaminare diligentemente questo abate Andrea da alcuni insigni membri di questo sacro concilio sugli articoli della fede, i sacramenti della chiesa e tutto ciò che riguarda la salvezza; e alla fine, esposta allo stesso abate - per quanto necessario - la fede cattolica della santa chiesa romana, da lui umilmente accettata, oggi, in questa solenne sessione, con l'approvazione del sacro concilio ecumenico fiorentino, gli abbiamo affidato, nel nome del Signore, la dottrina che segue, vera e necessaria.
In primo luogo, dunque, la sacrosanta chiesa romana, fondata dalla voce del nostro Signore e Salvatore, crede fermamente, professa e predica un solo, vero Dio, onnipotente, incommutabile, eterno: Padre, Figlio e Spirito santo; uno nell'essenza, trino nelle persone; Padre, non generato, Figlio, generato dal Padre, Spirito santo, procedente dal Padre e dal Figlio; crede che il Padre non è il Figlio o lo Spirito santo, che il Figlio non è il Padre o lo Spirito Santo che lo Spirito santo non è il Padre o il Figlio; ma che il Padre è solo Padre, il Figlio, solo Figlio, lo Spirito santo, solo Spirito santo. Solo il Padre ha generato il Figlio dalla sua sostanza; solo il Figlio è stato generato dal solo Padre; solo lo Spirito santo procede nello stesso tempo dal Padre e dal Figlio. Queste tre persone sono un solo Dio, non tre Dei poiché una sola è la sostanza una l'essenza, una la natura, una la divinità, una l'immensità, una l'eternità di tutti e tre, tutti sono uno, dove non si opponga la relazione. Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio e tutto nello Spirito santo; il Figlio è tutto nel Padre e tutto nello Spirito santo; lo Spirito santo è tutto nel Padre e tutto nel Figlio. Nessuno precede l'altro per eternità, o lo sorpassa in grandezza, o lo supera per potenza: è eterno, infatti, e senza principio che il Figlio ha origine dal Padre; ed eterno e senza principio, che lo Spirito santo procede dal Padre e dal Figlio. Tutto quello che il Padre è od ha, non lo ha da un altro, ma da sé; ed è principio senza principio. Tutto ciò che il Figlio è od ha, lo ha dal Padre, ed è principio da principio. Tutto ciò che lo Spirito santo è od ha, lo ha dal Padre e dal Figlio insieme; ma il Padre ed il Figlio non sono due principi dello Spirito santo, ma un solo principio, come il Padre, il Figlio e lo Spirito santo non sono tre principi della creatura, ma un solo principio.
Essa condanna, perciò, riprova e anatematizza tutti quelli che credono diversamente e contrariamente e li dichiara solennemente estranei al corpo di Cristo, che è la chiesa. Condanna, quindi, Sabellio, che confonde le persone e toglie del tutto la distinzione reale di esse; condanna gli Ariani, gli Eunomiani, i Macedoniani, che affermano che solo il Padre è vero Dio, e collocano il Figlio e lo Spirito santo nell'ordine delle creature. Condanna anche qualunque altro, che ponga dei gradi o l'ineguaglianza nella Trinità.
Crede fermissimamente, ritiene e predica che un solo, vero Dio, Padre, Figlio e Spirito santo, è il creatore di tutte le cose visibili e invisibili, il quale, quando volle, creò per sua bontà tutte le creature, spirituali e materiali: buone, naturalmente, perché hanno origine dal sommo bene, ma mutevoli, erché fatte dal nulla; ed afferma che non vi è natura cattiva in sé stessa, perché ogni natura, in quanto tale, è buona.
Essa confessa che un solo, identico Dio è autore dell'antico e dei nuovo Testamento, cioè della legge e dei profeti, e del Vangelo, perché i santi dell'uno e dell'altro Testamento hanno parlato sotto l'ispirazione del medesimo Spirito santo. Essa accetta e venera i loro libri, che sono indicati da questi titoli: I cinque di Mosè, cioè: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Giosuè, Giudici, Ruth, i 4 dei Re, i 2 dei Paralipomeni, Esdra, Neemia, Tobia, Giuditta, Ester Giobbe, Salmi di David, Parabole, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico, Isaia, Geremia, Baruc, Ezechiele, Daniele, i 12 Profeti minori, e cioè: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia; i 2 dei Maccabei, i 4 Evangeli: di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni; le 14 lettere di S. Paolo: ai Romani, le 2 ai Corinti, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, le 2 ai Tessalonicesi, ai Colossesi, le 2 a Timoteo, a Tito, a Filemone, agli Ebrei; le 2 di Pietro, le 3 di Giovanni; 1 di Giacomo; 1 di Giuda; gli Atti degli Apostoli, e l'Apocalisse di Giovanni. Essa anatematizza, quindi, la pazzia dei Manichei, che ammettevano due primi principi, uno delle cose visibili, l'altro delle invisibili e dicevano che altro è il Dio del nuovo Testamento, altro quello dell'antico. Crede fermamente, professa e predica che una delle persone della Trinità, vero figlio di Dio, generato dal Padre, consostanziale al Padre e coeterno con lui, nella pienezza dei tempi, stabilita dalla inscrutabile profondità del divino consiglio, ha assunto la vera e completa natura umana nel seno immacolato della vergine Maria per la salvezza del genere umano; e che ha unito a sé questa natura in una unità personale cosi stretta, che tutto quello che è di Dio non è separato dall'uomo, e quello che è proprio dell'uomo non è diviso dalla divinità; ed è un essere solo ed indiviso, pur rimanendo l'una e l’altra natura con le sue proprietà; Dio e uomo; Figlio di Dio e figlio dell'uomo; uguale al Padre secondo la divinità, minore del Padre secondo l'umanità; immortale ed eterno, per la natura divina, soggetto alla sofferenza e al tempo per la condizione umana che ha assunto. Crede fermamente, professa e predica che il Figlio di Dio è veramente nato dalla Vergine, nell'umanità che ha assunto; che in essa ha veramente sofferto, è veramente morto ed è stato sepolto, è veramente risorto dai morti, è asceso al cielo, siede alla destra del Padre, e verrà alla fine dei secoli a giudicare i vivi e i morti. Essa anatematizza, quindi, detesta e condanna ogni eresia che professi dottrine contrarie a queste.
E prima di tutti condanna Ebione, Cerinto, Marcione, Paolo di Samosata, Fotino e tutti quelli che proferiscono simili bestemmie, i quali, non riuscendo a comprendere l'unione personale dell'umanità col Verbo, negano che Gesù Cristo, nostro Signore, sia vero Dio e lo ritennero semplice uomo: un uomo, cioè che per una più intensi partecipazione alla grazia divina - che avrebbe ricevuto per merito di una vita più santa - sarebbe detto uomo divino.
Anatematizza anche Manicheo con i suoi seguaci, i quali fantasticando che il Figlio di Dio non ha assunto un corpo vero, ma apparente, annullarono del tutto, nel Cristo, la verità dell'umanità. Ed inoltre Valentino, il quale afferma che il Figlio di Dio non ha ricevuto nulla dalla Vergine Madre, ma che ha assunto un corpo celeste e che è passato per il seno della Vergine, proprio come l'acqua scorre attraverso un acquedotto. Ed Ario, il quale afferma che il corpo assunto dalla Vergine non avesse l'anima e pone al posto di essa la divinità. Ed Apollinare, il quale, ben comprendendo che, se si negasse che l'anima informa il corpo, non potrebbe più parlarsi nel Cristo di vera umanità, pone in lui solo l'anima sensitiva e, quindi, la deità del Verbo sostituirebbe l'anima razionale.
Anatematizza anche Teodoro di Mopsuestia e Nestorio, i quali affermano che l'umanità è unita al Figlio di Dio per mezzo della grazia, e che quindi in Cristo vi sono due persone, come ammettono esservi due nature. Essi non riuscirono a comprendere che l'unione dell'umanità col Verbo è ipostatica, e negarono, quindi, che essa abbia avuto la sussistenza del Verbo. Secondo questa bestemmia, infatti, il Verbo non si è fatto carne, ma per mezzo della grazia ha abitato ne a carne e cioè non il Figlio di Dio si è fatto uomo ma, piuttosto, il Figlio di Dio ha abitato nell'uomo.
Anatematizza pure, detesta e condanna Eutiche, archimandrita. Questi comprese che secondo la bestemmia di Nestorio veniva annullata la verità dell'incarnazione e che, quindi, era necessario che l'umanità fosse unita al Verbo di Dio in modo che vi fosse una sola persona per la divinità e per l'umanità. Non potendo però capire l'unità della per- sona, stante la pluralità delle nature, e quindi, che in Gesù Cristo una sola fosse la persona per la divinità e per l'umanità, ammise una sola natura: ammise, cioè, che prima dell'unione vi fossero due nature, ma che esse nell'assunzione si fossero trasformate in una sola natura, ammettendo, con orrenda bestemmia e somma empietà, che o l'umanità si era trasformata nella divinità, o la divinità nella umanità. Anatematizza ancora, detesta e condanna Macario di Antiochia e tutti quelli che seguono dottrine simili. Questi, non ostante che avesse una giusta opinione delle due nature e dell’unità della persona, errò tremendamente, però, circa le operazioni di Cristo: disse, infatti, che delle due nature, in Cristo, una sola era l'operazione e la volontà.
La sacrosanta chiesa romana li condanna tutti questi con le loro eresie, e afferma che in Cristo due sono le volontà e due le operazioni. Crede fermamente, professa e insegna che nessuno, concepito dall'uomo e dalla donna, sia stato mai liberato dal dominio del demonio, se non per la fede in Gesù Cristo, nostro Signore, mediatore tra Dio e gli uomini (88). Questi, concepito, nato e morto Senza peccato, ha vinto da solo il nemico del genere umano cancellando i nostri peccati con la sua morte, ed ha riaperto l'ingresso al regno celeste, che il primo uomo col suo peccato aveva perduto con tutti i suoi successori. Tutti i santi sacrifici, i sacramenti e le cerimonie dell'antico Testamento prefigurarono che egli un giorno sarebbe venuto.

Crede fermamente, conferma e insegna che le prescrizioni legali dell'antico Testamento, cioè della legge mosaica, che si dividono in cerimonie, santi sacrifici e sacramenti proprio perché istituite per significare qualche cosa di futuro, benché fossero adeguate al culto divino in quella età, venuto,
però, nostro signore Gesù Cristo, da esse significato, sono cessate e sono cominciata i sacramenti della nuova alleanza. Chiunque avesse riposto in quelle la sua speranza e si fosse assoggettato ad esse anche dopo la passione, quasi fossero necessarie alla salvezza e la fede nel Cristo non potesse salvare senza di esse, pecca mortalmente. Non nega, tuttavia, che dalla passione di Cristo fino alla promulgazione evangelica, esse potessero osservarsi, senza pensare con ciò minimamente che fossero necessarie alla salvezza. Ma da quando è stato predicato il Vangelo, esse non possono più osservarsi, pena la perdita della salvezza eterna.
Essa, quindi, dichiara apertamente che, da quel tempo, tutti quelli che osservano la circoncisione, il sabato e le altre prescrizioni legali, sono fuori della fede di Cristo, e non possono partecipare della salvezza eterna, i meno che non si ricredano finalmente dei loro errori. Ancora, comanda assolutamente a tutti quelli che si gloriano del nome di cristiani, che si deve cessare dal praticare la circoncisione sia prima che dopo il battesimo perché, che vi si confidi o meno, non si può in nessun modo praticarla senza perdere la salvezza eterna.

_________________

spero di essere stato esaustivo













Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 18:27
Re: Re:
Heleneadmin, 29/01/2011 17.44:




ma smettila con questi tuoi vergogna!

Che forse un umano non è tuo fratello in forza di essere creato dallo stesso Dio?

Allora leggi oltre le lettere,ci sono varie forme di fratelli e varie forme di perfezione,oltre che varie forme di amore.

Leggere in durezza non farà comprendere quale via si cerca di intraprendere,usando cio che c è di buono per unire,non dividere,perchè unire poi vuole dire portare a Dio.

Nessuno porgerà la mano a chi porge il pugno.



Ricorda che la Fede è il Magistero, non sono ne le emozioni personali ne il sentimentalismo.
Il "vergogna" a chi apostata è un dovere.






Heleneadmin
00sabato 29 gennaio 2011 18:42
Re: Re: Re:

Ricorda che la Fede è il Magistero, non sono ne le emozioni personali ne il sentimentalismo.
Il "vergogna" a chi apostata è un dovere.






Vergogna appunto a chi crede che la fede è il magistero....
La fede è da Dio!!!!!!!!!!!!!!!!!

mi sembra si stia facendo gli errori degli ebrei,gli scritti dei libri e dei rabbini erano più di Dio e dello Spirito Santo

La chiesa non insegna che la fede è il magistero...spero ti renda conto di questo errore enorme


Heleneadmin
00sabato 29 gennaio 2011 19:07
christusveritas.altervista.org/teologia_dogmatica_chiesa_corpo_mis...


VIVIFICATO DALLO SPIRITO SANTO

L’anima del Corpo Mistico è lo Spirito Santo. Nel Simbolo Niceno Costantinopolitano si legge: «Credo... nello SPIRITO SANTO, Signore e VIVIFICATORE».
Nel trattato di Dio Trino vedremo che per appropriazione si attribuisce allo Spirito Santo la rinnovazione dei cuori mediante la grazia, attribuzione che è opera di tutta la Trinità. Questa rinnovazione viene infusa nei cuori per mezzo della grazia e dei Sacramenti. «La grazia di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» (Rom. 5, 5).
Per la prima volta il Cristiano riceve questa grazia nella sua anima al Battesimo e per mezzo di questa diventa membro del Corpo Mistico di Cristo.



e...............


I membri staccati

Da quanto è stato detto si deduce la dottrina comune fra i teologi e cioè che:

1) - GLI ERETICI che esteriormente rifiutano con pertinacia qualche verità della fede, sono fuori del Corpo Mistico (Cfr. G. CASALI La Dottrina del Corpo Mistico).

2) - GLI APOSTATI che rinnegano tutta la fede sono pure fuori a maggior ragione.
Però tanto gli Eretici che gli Apostati che negano occultamente e al tempo stesso ammettono qualche verità, probabilmente appartengono ancora al Corpo Mistico.

3) - GLI SCISMATICI che ostinatamente e notoriamente vanno contro l’autorità della Chiesa e da essa si staccano cessano di essere membri. Restano membri morti, se occulti.
Per gli Eretici e gli Scismatici si deve anche distinguere se la loro colpa è formale o semplicemente materiale. Ad esempio uno che è nato in un paese protestante o scismatico ed ha conosciuto il Cristianesimo in modo errato, ma è in buona fede, è solo in errore materiale e perciò è ordinato al Corpo Mistico, in voto.

4) - GLI SCOMUNICATI VITANDI dichiarati tali dalla Chiesa secondo la sentenza più probabile restano fuori del Corpo Mistico. Gli altri scomunicati in qualche modo vi appartengono ancora in modo imperfetto.

5) - GLI INFEDELI e tutti gli altri fuori del Cristianesimo non sono in atto membri del Corpo Mistico, ma solo in potenza, in quanto possono convertirsi e la Chiesa ha il diritto e il dovere di predicare loro il Vangelo.

6) - I PECCATORI restano membri della Chiesa, cui sono uniti colla Fede, il Battesimo e l’unione alla Gerarchia.
Questi concetti sono chiaramente espressi nella Enciclica «Mystici Corporis». Dopo le parole suaccennate, essa continua: «Si deve attribuire alla infinita misericordia del nostro Salvatore, che non neghi ora un posto nel suo Mistico Corpo a quelli cui una volta non negò un posto nel suo Convito. Poiché non ogni delitto commesso, per quanto grave è tale che di sua natura (come lo Scisma, l’Eresia e l’Apostasia), separi l’uomo dal Corpo della Chiesa. Né si estingue ogni vita in quelli che, pur avendo perduta col peccato la carità e la grazia divina, sì da non essere più capaci del premio soprannaturale, conservano tuttavia la fede e la speranza cristiana, e, illuminati da luce celeste, da interni consigli e impulsi dello Spirito Santo sono spinti a concepire un salutare timore e vengono eccitati a pregare e a pentirsi dei propri peccati”... “Finché una parte aderisce al corpo, la sua guarigione non è disperata» (S. Agostino Sermo 137, 1).
Heleneadmin
00sabato 29 gennaio 2011 19:07
compreso?
Heleneadmin
00sabato 29 gennaio 2011 19:23
musulmani

ritengo che si possa dire fratelli in senso vasto,cioè che tutti siamo creati da Lui e discendiamo tutti dagli stessi genitori...che l'anima di ogni uomo è da Dio,da Lui proviene,se nò da chi?

Ritengo si possa pregare insieme,non vuole dire preghiera liturgica o stessa preghiera.
se mi trovo in treno,in ufficio e prego,non prego forse in mezzo altri umani differenti e magari con chissà quali pensieri in testa?

Resto dell'idea che comunque un conto è la purezza di un intento del cuore del fedele che solo lui sà,forse,tale purezza...e un conto è un rappresentatnte che deve rendere conto di tutte le coscienze,sia cattoliche che non

www.radicicristiane.it/domanda.php/id/41/ref/15/Obbedienza/Cattolicesimo-ed-Islam.-Siamo-tutti-figli-di...


www.cattoliciromani.com/forum/showthread.php/cristiani_musulmani_pregare_insieme_riflessioni_testi-39...
Heleneadmin
00sabato 29 gennaio 2011 19:54
dico sempre che ci vorrebbe sempre il contesto dei discorsi...non le frasi così,accusatorie


I protestanti hanno anch'essi la fede apostolica


centrostudiedithstein.myblog.it/archive/2011/01/20/teologia-ecumen...



Dal 18 al 25 gennaio 2011 celebreremo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Almeno per una settimana i temi ecumenici torneranno al centro dell’attenzione. Pertanto ci sembra più che opportuno fornire qualche breve spunto di riflessione sulla teologia dell’ecumenismo, non senza aver prima chiarito il significato del termine ecumenismo. Ecumenismo viene dalla parola greca “oikumene” che a sua volta deriva dal verbo oikeo (abitare). Nella cultura greca designa originariamente i territori abitati in contrapposizione a quelli non abitati. Successivamente in età ellenistica viene ad indicare l’area culturale e socio-politica ricompresa nell’impero di Alessandro Magno. Questo secondo significato conduce in epoca romana all’identificazione di ecumene e impero, un’identificazione che si ritrova anche in Lc 2,1 “In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto il censimento di tutto l’impero”. Tuttavia nel Nuovo Testamento possiamo rinvenire un secondo significato del termine, in cui il riferimento è a tutto il mondo abitato, non solo ai territori dell’impero: “Questo Vangelo del Regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti”(Mt 24,14). La parola entra a far parte a pieno titolo del linguaggio ecclesiastico nel IV secolo con l’inizio della stagione dei Concili, nel cui contesto l’aggettivo ecumenico significa universale, ortodosso, vincolante per tutti, anche dal punto di vista del diritto imperiale, finendo poi per designare con il crollo dell’impero bizantino la Chiesa nella sua universalità. Da questa breve chiarificazione del significato del termine risulta evidente che quando si parla di ecumenismo si parla fondamentalmente del processo che mira a ricostituire l’unità tra le chiese. Ora l’ecumenismo, che nel XX secolo è divenuto un fenomeno di ampie dimensioni con ripercussioni significative sul piano della stessa riflessione teologica, affonda le sue radici in una serie di motivazioni riassumibili nei seguenti punti: 1) La prima motivazione si richiama alla volontà di Cristo. Si rimanda al riguardo al Vangelo di Giovanni: “Tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). “La preghiera per l’unità dei cristiani sembra essere qui una delle principali richieste di Gesù, è il centro della sua preghiera. L’unità è un segno essenziale della comunità cristiana, è un bene in sé prezioso, segno di elezione e del suo carattere di vera comunità di Dio” (P. Neuner) Né si può dimenticare, peraltro, sul piano dell’argomentazione teologica che l’unità costituisce, secondo le confessioni di fede universalmente accettate, una delle notae ecclesiae: “Credo la chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. 2) La seconda motivazione è data dalla consapevolezza che le chiese al fine di rendere credibile il loro agire di fronte al mondo devono superare le loro divisioni. Espresso in altre parole: “La divisione che caratterizzava e caratterizza ancora in molti casi le componenti della cristianità mette in dubbio l’autorevolezza dell’annuncio di cui la chiesa si fa portatrice” (Ferrario-Jourdan). Pertanto, “l’ecumenismo si offre come possibilità per le Chiese, come stimolo a coordinare la propria voce e il proprio agire, per poter portare con maggiore credibilità la parola di Dio a quanti vivono sulla terra abitata, affinché come dice Gesù, (Gv 17,21)”. 3) Un’ulteriore motivazione coincide con lo sforzo di mettere da parte le unilateralità confessionali nella prospettiva di una valorizzazione delle diversità, una valorizzazione pienamente intelligibile nel quadro della cultura contemporanea in cui si è ormai affermata una visione prospettica della verità, che è non coincide con il relativismo. Infatti è da evidenziare che la nostra epoca ha compreso, forse meglio di altre “che la verità è prospettica. Non esiste, nell’esperienza umana, un approccio totalizzante alla verità che la abbracci a tutto tondo. Come per l’esperienza visiva, così anche per quella spirituale si dà solo una percezione della verità che parte da un punto di vista preciso e si struttura, appunto, in una prospettiva” (Ferrario-Jourdan). La stessa constatazione va fatta per quanto riguarda la fede cristiana così come essa si è configurata storicamente. La pluralità, immanente alla determinazione storica della fede, è gia attestata dal fatto che i Vangeli canonici siano quattro e che ognuno di essi ci presenti un’immagine diversa di Gesù, a partire da una precisa prospettiva interpretativa determinata dalle esigenze della comunità in cui e per cui il Vangelo è stato scritto. “La ricerca biblica ha messo in luce che già nel I secolo le diverse comunità testimoniate dal Nuovo Testamento non intrattenevano tra loro rapporti idilliaci. Esse pero vivevano la loro diversità nella comunione, testimoniata da quella che viene chiamata la (stretta) (Gal. 2,9)”(Ferrario Jourdan). Da tali motivazioni derivano, le caratteristiche fondamentali della teologia ecumenica sintetizzabili nei seguenti punti: a) E’ innanzitutto caratterizzata dalla ricerca della verità, una ricerca che sicuramente è più feconda di risultati se fatta non individualmente ma insieme agli altri. b) E’ una “teologia delle fonti e delle origini”, ovvero una teologia che guarda alle Scritture, ai padri e ai primi secoli del cristianesimo. c) C’è tuttavia un’ultima caratteristica da non trascurare ai fini di una corretta riflessione teologica sull’ecumenismo: “la teologia dell’ecumenismo è radicata, fondata sull’amore”, ovvero “le motivazioni intrinseche che stanno alla base dell’ecumenismo devono essere l’amore cristiano e il desiderio di unità” (Goosen). Sul piano metodologico tutto questo significa che la teologia dell’ecumenismo è una teologia del dialogo, del desiderio di incontrarsi con gli altri e di conoscerli correttamente, con un ascolto autentico. Ne deriva che la teologia dell’ecumenismo è una teologia della riscoperta, poiché pregando insieme e dialogando i cristiani scoprono che già sono tante le cose che li uniscono: la grazia battesimale, la centralità della Parola e dell’eucaristia, l’importanza del ministero. Se dunque lo scopo di fondo del movimento ecumenico è quello di rendere visibile l’unità della Chiesa di Cristo, diventa necessario intendersi sul tipo di unità che si vuole raggiungere tra le diverse confessioni cristiane. Sono stati proposti diversi modelli di unità. Il modello che per secoli è stato proposto dalla Chiesa cattolica romana parte dalla convinzione che essa è l’unica vera chiesa di Cristo. Pertanto l’unità può essere ricostituita unicamente con il ritorno a Roma delle altre chiese. Si potrebbe definire tale concezione come ecumenismo del ritorno, una concezione che presuppone un’idea organica di unità che in quanto tale esige la costituzione di un unico corpo organizzativo, con a capo il vescovo di Roma come “perpetuo e visibile fondamento dell’unità” (Lumen Gentium n. 23). Detto in altri termini l’unità è intesa come “ritorno all’ovile”. La concezione di unità organica originatasi nell’ambito anglicano è stata fatta propria anche dalle denominazioni nate dalla Riforma. Secondo questa concezione “la chiesa che viene a crearsi dall’unione dei precedenti gruppi confessionali si presenta con un volto nuovo, dal momento che le precedenti particolarità confessionali vengono rielaborate in una forma condivisa di confessione di fede, in una comune comprensione sacramentale e in un’unica struttura organizzativa”(Ferrario-Jourdan). La critica mossa a questo modello, che peraltro nel corso dei decenni ha portato a diverse forme di unione organica tra diverse chiese in tutti il mondo è che i problemi teologici attinenti alla sfera sacramentale e ministeriali verrebbero troppo facilmente messi da parte, senza di fatto essere risolti, per concentrarsi sulle questioni organizzative. Un altro modello che è stato proposto è quello dell’unità federativa. A rigor di termini è inesatto in tale caso parlare di unità, poiché le diverse chiese mantengono intatte le loro strutture organizzative e di governo e le loro specificità confessionali. Si tratta molto semplicemente di un patto federativo che non intacca l’autonoma dei contraenti o di un programma di lavoro comune. Non vi è dunque piena comunione ecclesiale. Sicuramente il modello più interessante e ampiamente diffuso tra la chiese protestanti è quello dell’unità nella diversità o delle diversità riconciliate. In questo modello c’è comunione completa, senza che tale comunione si traduca nella costituzione di strutture organizzative comuni, come nel caso dell’unione organica. Tuttavia l’assenza di tali strutture è intesa non come una carenza ma come un modo per valorizzare appieno la specificità delle chiese. Il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste del 1998 afferma al riguardo che “il cristianesimo è apparso sul palcoscenico della storia, nel secolo apostolico, non in un’unica forma di chiesa uguale dappertutto, ma una pluralità di forme di chiese che costituisce uno dei tratti salienti e originali del fenomeno. La diversità non è dunque un dato tardivo, che in un secondo momento è venuto ad incrinare o scomporre un ipotetico quadro uniforme delle origini ma, al contrario, è un dato presente fin dai primi giorni, che ha caratterizzato come costitutivamente pluriforme l’unità cristiana. Unità della chiesa e diversità delle sue forme istituzionali sono dunque contemporanee come caratteristiche della chiesa universale (notae ecclesiae).Come lo Spirito Santo è unico ma dà luogo a (I Corinzi 12,4), così la Chiesa di Gesù Cristo è una e pluriforme, non uniforme”. Questo modello è rinvenibile già dunque nelle chiese neotestamentarie, coma ha dimostrato l’esegeta Oscar Cullmann, ed è certamente il più convincente. Un ulteriore modello da menzionare è quello della koinonìa. Questo modello si è imposto in particolar modo nell’Assemblea generale del CEC nel 1991 a Camberra: “L’unità della chiesa, alla quale noi siamo chiamati, è una koinonìa, che è data e si esprime nella comune confessione di fede apostolica, in una comune vita sacramentale, nella quale entriamo attraverso l’unico sacramento e che celebriamo gli uni con gli altri nell’unica comunione eucaristica, in una vita comune, nella quale membri e ministeri sono riconosciuti e riconciliati…Il fine della ricerca di una piena comunione è raggiunto quando tutte le chiese riescono a riconoscere nelle altre l’unica, santa, cattolica e apostolica chiesa nella sua pienezza”. Sono stati elaborati anche altri modelli, ancorché non siano applicati e dibattuti come i precedenti: unità invisibile, ecumenismo delle opposizioni, ecumenismo secolare. In sede conclusiva è da osservare che dopo una stagione estremamente feconda (cfr. il documento di Fede e Costituzione su Battesimo, Eucaristia, Ministero) negli ultimi tempi il dialogo ecumenico ha segnato il passo. L’ostacolo quasi insormontabile per l’unità tra protestanti e cattolici è quello del ministero, su cui la posizione della Chiesa cattolica è chiarissima. Infatti, come è stato ripetutamente affermato, quelle comunità ecclesiali nate dalla Riforma che non hanno la successione apostolica nel sacramento dell’Ordine, visto come elemento costitutivo essenziale dell’essere Chiesa e “che a causa di tale mancanza non hanno conservato la genuina ed integra sostanza del mistero eucaristico non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate “Chiese” in senso proprio”(Congregazione per la dottrina della fede). La questione decisiva attiene dunque all’ecclesiologia ed è questa divergenza relativamente al ministero ad impedire che si possa celebrare insieme l’eucaristia. Diversa la posizione in relazione alle Chiese ortodosse che hanno conservato la successione apostolica e rispetto alle quali l’ostacolo principale per il pieno ristabilimento dell’unità è il primato giurisdizionale del papa, ancora ampiamente frainteso a tutti i livelli. Infatti tale primato non configura la Chiesa come una monarchia del Papa, poiché la Chiesa “ha i suoi punti fermi nella Communio dei vescovi, in cui c’è un servizio dell’unità reciproca, un servizio, dunque, che non sopprime la responsabilità dei vescovi, ma a essa è ordinato”. Espresso in termini ancora più chiari: il papa è il garante dell’obbedienza: egli “non è un monarca assoluto la cui volontà è legge, ma, proprio all’opposto, egli deve sempre tentare di resistere alle sue particolari disposizioni personali e richiamare la Chiesa alla misura dell’obbedienza, per questo, però, deve essere lui stesso il primo ad obbedire”(J. Ratzinger). Nonostante ciò, tuttavia le incomprensioni, favorite peraltro da certo linguaggio giuridico proprio degli ambienti curiali, anche su questo punto non sono superate. Nel complesso è da dire che gli interventi della Congregazione per la dottrina della fede, in particolar modo per via della durezza del linguaggio usato, non hanno certamente favorito il dialogo ecumenico, benché i suoi documenti, come ha giustamente sottolineato il teologo J. Ratzinger, pur essendo più che semplici contributi alla discussione teologica, non siano infallibili. Al di là di tutte le difficoltà, l’impegno ecumenico è doveroso per tutte le chiese e tutti i cristiani. Si tratta di mettere da parte i propri pregiudizi per aprirsi al dialogo, nell’ascolto sincero delle ragioni dell’altro.

AMEDEO GUERRIERE



da questo articolo si comprende che vi sono alcune chiese della riforma che sono inserite nella chiesa cattolica perchè hanno accettato i punti base,ma altre non sono in comunione perchè non hanno accettato.
Quindi la frase incriminata si riferisce a quelle chiese riformate che sono rientrate entro la Chiesa Cattolica.


il mistero è risolto

Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 22:07
Re:
Heleneadmin, 29/01/2011 18.38:





Questo libro sconosciuto è forse superiore all'insegnamento dei Papi?
Inoltre che senso ha per avvallare un eresia portare un libro eretico?
Sarebbe come avvallare il comunismo con un libro comunista...suvvia [SM=x268929]


Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 22:15
Re: Re: Re: Re:
Heleneadmin, 29/01/2011 18.42:


Ricorda che la Fede è il Magistero, non sono ne le emozioni personali ne il sentimentalismo.
Il "vergogna" a chi apostata è un dovere.






Vergogna appunto a chi crede che la fede è il magistero....
La fede è da Dio!!!!!!!!!!!!!!!!!

mi sembra si stia facendo gli errori degli ebrei,gli scritti dei libri e dei rabbini erano più di Dio e dello Spirito Santo

La chiesa non insegna che la fede è il magistero...spero ti renda conto di questo errore enorme





Io spero che tu ti renda conto di quello che scrivi:

Il Magistero è l'insegnamento di Gesù Cristo trasmesso dalla Sua Santa Chiesa, è il fondamento della Fede della Chiesa Cattolica.
Quello che hai scritto ti mette fuori dal Cattolicesimo. [SM=x268928]
Fai attenzione...perchè la fede può essere anche in visnù e ganesh...





Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 22:21
Re:
Heleneadmin, 29/01/2011 19.07:

compreso?



Sei tu che non hai compreso.
I protestanti e gli altri eretici sono fuori dal corpo mistico.





Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 22:25
Re:
Heleneadmin, 29/01/2011 19.23:

musulmani

ritengo che si possa dire fratelli in senso vasto,cioè che tutti siamo creati da Lui e discendiamo tutti dagli stessi genitori...che l'anima di ogni uomo è da Dio,da Lui proviene,se nò da chi?

Ritengo si possa pregare insieme,non vuole dire preghiera liturgica o stessa preghiera.
se mi trovo in treno,in ufficio e prego,non prego forse in mezzo altri umani differenti e magari con chissà quali pensieri in testa?

Resto dell'idea che comunque un conto è la purezza di un intento del cuore del fedele che solo lui sà,forse,tale purezza...e un conto è un rappresentatnte che deve rendere conto di tutte le coscienze,sia cattoliche che non

www.radicicristiane.it/domanda.php/id/41/ref/15/Obbedienza/Cattolicesimo-ed-Islam.-Siamo-tutti-figli-di...


www.cattoliciromani.com/forum/showthread.php/cristiani_musulmani_pregare_insieme_riflessioni_testi-39...



le idee e le opinioni personali nel Cattolicesimo non contano nulla.
si deve studiare il Magistero e rifarsi a quello che è stato insegnato per secoli.





Ghergon
00sabato 29 gennaio 2011 22:33
Re:
Heleneadmin, 29/01/2011 19.54:

dico sempre che ci vorrebbe sempre il contesto dei discorsi...non le frasi così,accusatorie


I protestanti hanno anch'essi la fede apostolica


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Dal 18 al 25 gennaio 2011 celebreremo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Almeno per una settimana i temi ecumenici torneranno al centro dell’attenzione. Pertanto ci sembra più che opportuno fornire qualche breve spunto di riflessione sulla teologia dell’ecumenismo, non senza aver prima chiarito il significato del termine ecumenismo. Ecumenismo viene dalla parola greca “oikumene” che a sua volta deriva dal verbo oikeo (abitare). Nella cultura greca designa originariamente i territori abitati in contrapposizione a quelli non abitati. Successivamente in età ellenistica viene ad indicare l’area culturale e socio-politica ricompresa nell’impero di Alessandro Magno. Questo secondo significato conduce in epoca romana all’identificazione di ecumene e impero, un’identificazione che si ritrova anche in Lc 2,1 “In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto il censimento di tutto l’impero”. Tuttavia nel Nuovo Testamento possiamo rinvenire un secondo significato del termine, in cui il riferimento è a tutto il mondo abitato, non solo ai territori dell’impero: “Questo Vangelo del Regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti”(Mt 24,14). La parola entra a far parte a pieno titolo del linguaggio ecclesiastico nel IV secolo con l’inizio della stagione dei Concili, nel cui contesto l’aggettivo ecumenico significa universale, ortodosso, vincolante per tutti, anche dal punto di vista del diritto imperiale, finendo poi per designare con il crollo dell’impero bizantino la Chiesa nella sua universalità. Da questa breve chiarificazione del significato del termine risulta evidente che quando si parla di ecumenismo si parla fondamentalmente del processo che mira a ricostituire l’unità tra le chiese. Ora l’ecumenismo, che nel XX secolo è divenuto un fenomeno di ampie dimensioni con ripercussioni significative sul piano della stessa riflessione teologica, affonda le sue radici in una serie di motivazioni riassumibili nei seguenti punti: 1) La prima motivazione si richiama alla volontà di Cristo. Si rimanda al riguardo al Vangelo di Giovanni: “Tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). “La preghiera per l’unità dei cristiani sembra essere qui una delle principali richieste di Gesù, è il centro della sua preghiera. L’unità è un segno essenziale della comunità cristiana, è un bene in sé prezioso, segno di elezione e del suo carattere di vera comunità di Dio” (P. Neuner) Né si può dimenticare, peraltro, sul piano dell’argomentazione teologica che l’unità costituisce, secondo le confessioni di fede universalmente accettate, una delle notae ecclesiae: “Credo la chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. 2) La seconda motivazione è data dalla consapevolezza che le chiese al fine di rendere credibile il loro agire di fronte al mondo devono superare le loro divisioni. Espresso in altre parole: “La divisione che caratterizzava e caratterizza ancora in molti casi le componenti della cristianità mette in dubbio l’autorevolezza dell’annuncio di cui la chiesa si fa portatrice” (Ferrario-Jourdan). Pertanto, “l’ecumenismo si offre come possibilità per le Chiese, come stimolo a coordinare la propria voce e il proprio agire, per poter portare con maggiore credibilità la parola di Dio a quanti vivono sulla terra abitata, affinché come dice Gesù, (Gv 17,21)”. 3) Un’ulteriore motivazione coincide con lo sforzo di mettere da parte le unilateralità confessionali nella prospettiva di una valorizzazione delle diversità, una valorizzazione pienamente intelligibile nel quadro della cultura contemporanea in cui si è ormai affermata una visione prospettica della verità, che è non coincide con il relativismo. Infatti è da evidenziare che la nostra epoca ha compreso, forse meglio di altre “che la verità è prospettica. Non esiste, nell’esperienza umana, un approccio totalizzante alla verità che la abbracci a tutto tondo. Come per l’esperienza visiva, così anche per quella spirituale si dà solo una percezione della verità che parte da un punto di vista preciso e si struttura, appunto, in una prospettiva” (Ferrario-Jourdan). La stessa constatazione va fatta per quanto riguarda la fede cristiana così come essa si è configurata storicamente. La pluralità, immanente alla determinazione storica della fede, è gia attestata dal fatto che i Vangeli canonici siano quattro e che ognuno di essi ci presenti un’immagine diversa di Gesù, a partire da una precisa prospettiva interpretativa determinata dalle esigenze della comunità in cui e per cui il Vangelo è stato scritto. “La ricerca biblica ha messo in luce che già nel I secolo le diverse comunità testimoniate dal Nuovo Testamento non intrattenevano tra loro rapporti idilliaci. Esse pero vivevano la loro diversità nella comunione, testimoniata da quella che viene chiamata la (stretta) (Gal. 2,9)”(Ferrario Jourdan). Da tali motivazioni derivano, le caratteristiche fondamentali della teologia ecumenica sintetizzabili nei seguenti punti: a) E’ innanzitutto caratterizzata dalla ricerca della verità, una ricerca che sicuramente è più feconda di risultati se fatta non individualmente ma insieme agli altri. b) E’ una “teologia delle fonti e delle origini”, ovvero una teologia che guarda alle Scritture, ai padri e ai primi secoli del cristianesimo. c) C’è tuttavia un’ultima caratteristica da non trascurare ai fini di una corretta riflessione teologica sull’ecumenismo: “la teologia dell’ecumenismo è radicata, fondata sull’amore”, ovvero “le motivazioni intrinseche che stanno alla base dell’ecumenismo devono essere l’amore cristiano e il desiderio di unità” (Goosen). Sul piano metodologico tutto questo significa che la teologia dell’ecumenismo è una teologia del dialogo, del desiderio di incontrarsi con gli altri e di conoscerli correttamente, con un ascolto autentico. Ne deriva che la teologia dell’ecumenismo è una teologia della riscoperta, poiché pregando insieme e dialogando i cristiani scoprono che già sono tante le cose che li uniscono: la grazia battesimale, la centralità della Parola e dell’eucaristia, l’importanza del ministero. Se dunque lo scopo di fondo del movimento ecumenico è quello di rendere visibile l’unità della Chiesa di Cristo, diventa necessario intendersi sul tipo di unità che si vuole raggiungere tra le diverse confessioni cristiane. Sono stati proposti diversi modelli di unità. Il modello che per secoli è stato proposto dalla Chiesa cattolica romana parte dalla convinzione che essa è l’unica vera chiesa di Cristo. Pertanto l’unità può essere ricostituita unicamente con il ritorno a Roma delle altre chiese. Si potrebbe definire tale concezione come ecumenismo del ritorno, una concezione che presuppone un’idea organica di unità che in quanto tale esige la costituzione di un unico corpo organizzativo, con a capo il vescovo di Roma come “perpetuo e visibile fondamento dell’unità” (Lumen Gentium n. 23). Detto in altri termini l’unità è intesa come “ritorno all’ovile”. La concezione di unità organica originatasi nell’ambito anglicano è stata fatta propria anche dalle denominazioni nate dalla Riforma. Secondo questa concezione “la chiesa che viene a crearsi dall’unione dei precedenti gruppi confessionali si presenta con un volto nuovo, dal momento che le precedenti particolarità confessionali vengono rielaborate in una forma condivisa di confessione di fede, in una comune comprensione sacramentale e in un’unica struttura organizzativa”(Ferrario-Jourdan). La critica mossa a questo modello, che peraltro nel corso dei decenni ha portato a diverse forme di unione organica tra diverse chiese in tutti il mondo è che i problemi teologici attinenti alla sfera sacramentale e ministeriali verrebbero troppo facilmente messi da parte, senza di fatto essere risolti, per concentrarsi sulle questioni organizzative. Un altro modello che è stato proposto è quello dell’unità federativa. A rigor di termini è inesatto in tale caso parlare di unità, poiché le diverse chiese mantengono intatte le loro strutture organizzative e di governo e le loro specificità confessionali. Si tratta molto semplicemente di un patto federativo che non intacca l’autonoma dei contraenti o di un programma di lavoro comune. Non vi è dunque piena comunione ecclesiale. Sicuramente il modello più interessante e ampiamente diffuso tra la chiese protestanti è quello dell’unità nella diversità o delle diversità riconciliate. In questo modello c’è comunione completa, senza che tale comunione si traduca nella costituzione di strutture organizzative comuni, come nel caso dell’unione organica. Tuttavia l’assenza di tali strutture è intesa non come una carenza ma come un modo per valorizzare appieno la specificità delle chiese. Il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste del 1998 afferma al riguardo che “il cristianesimo è apparso sul palcoscenico della storia, nel secolo apostolico, non in un’unica forma di chiesa uguale dappertutto, ma una pluralità di forme di chiese che costituisce uno dei tratti salienti e originali del fenomeno. La diversità non è dunque un dato tardivo, che in un secondo momento è venuto ad incrinare o scomporre un ipotetico quadro uniforme delle origini ma, al contrario, è un dato presente fin dai primi giorni, che ha caratterizzato come costitutivamente pluriforme l’unità cristiana. Unità della chiesa e diversità delle sue forme istituzionali sono dunque contemporanee come caratteristiche della chiesa universale (notae ecclesiae).Come lo Spirito Santo è unico ma dà luogo a (I Corinzi 12,4), così la Chiesa di Gesù Cristo è una e pluriforme, non uniforme”. Questo modello è rinvenibile già dunque nelle chiese neotestamentarie, coma ha dimostrato l’esegeta Oscar Cullmann, ed è certamente il più convincente. Un ulteriore modello da menzionare è quello della koinonìa. Questo modello si è imposto in particolar modo nell’Assemblea generale del CEC nel 1991 a Camberra: “L’unità della chiesa, alla quale noi siamo chiamati, è una koinonìa, che è data e si esprime nella comune confessione di fede apostolica, in una comune vita sacramentale, nella quale entriamo attraverso l’unico sacramento e che celebriamo gli uni con gli altri nell’unica comunione eucaristica, in una vita comune, nella quale membri e ministeri sono riconosciuti e riconciliati…Il fine della ricerca di una piena comunione è raggiunto quando tutte le chiese riescono a riconoscere nelle altre l’unica, santa, cattolica e apostolica chiesa nella sua pienezza”. Sono stati elaborati anche altri modelli, ancorché non siano applicati e dibattuti come i precedenti: unità invisibile, ecumenismo delle opposizioni, ecumenismo secolare. In sede conclusiva è da osservare che dopo una stagione estremamente feconda (cfr. il documento di Fede e Costituzione su Battesimo, Eucaristia, Ministero) negli ultimi tempi il dialogo ecumenico ha segnato il passo. L’ostacolo quasi insormontabile per l’unità tra protestanti e cattolici è quello del ministero, su cui la posizione della Chiesa cattolica è chiarissima. Infatti, come è stato ripetutamente affermato, quelle comunità ecclesiali nate dalla Riforma che non hanno la successione apostolica nel sacramento dell’Ordine, visto come elemento costitutivo essenziale dell’essere Chiesa e “che a causa di tale mancanza non hanno conservato la genuina ed integra sostanza del mistero eucaristico non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate “Chiese” in senso proprio”(Congregazione per la dottrina della fede). La questione decisiva attiene dunque all’ecclesiologia ed è questa divergenza relativamente al ministero ad impedire che si possa celebrare insieme l’eucaristia. Diversa la posizione in relazione alle Chiese ortodosse che hanno conservato la successione apostolica e rispetto alle quali l’ostacolo principale per il pieno ristabilimento dell’unità è il primato giurisdizionale del papa, ancora ampiamente frainteso a tutti i livelli. Infatti tale primato non configura la Chiesa come una monarchia del Papa, poiché la Chiesa “ha i suoi punti fermi nella Communio dei vescovi, in cui c’è un servizio dell’unità reciproca, un servizio, dunque, che non sopprime la responsabilità dei vescovi, ma a essa è ordinato”. Espresso in termini ancora più chiari: il papa è il garante dell’obbedienza: egli “non è un monarca assoluto la cui volontà è legge, ma, proprio all’opposto, egli deve sempre tentare di resistere alle sue particolari disposizioni personali e richiamare la Chiesa alla misura dell’obbedienza, per questo, però, deve essere lui stesso il primo ad obbedire”(J. Ratzinger). Nonostante ciò, tuttavia le incomprensioni, favorite peraltro da certo linguaggio giuridico proprio degli ambienti curiali, anche su questo punto non sono superate. Nel complesso è da dire che gli interventi della Congregazione per la dottrina della fede, in particolar modo per via della durezza del linguaggio usato, non hanno certamente favorito il dialogo ecumenico, benché i suoi documenti, come ha giustamente sottolineato il teologo J. Ratzinger, pur essendo più che semplici contributi alla discussione teologica, non siano infallibili. Al di là di tutte le difficoltà, l’impegno ecumenico è doveroso per tutte le chiese e tutti i cristiani. Si tratta di mettere da parte i propri pregiudizi per aprirsi al dialogo, nell’ascolto sincero delle ragioni dell’altro.

AMEDEO GUERRIERE



da questo articolo si comprende che vi sono alcune chiese della riforma che sono inserite nella chiesa cattolica perchè hanno accettato i punti base,ma altre non sono in comunione perchè non hanno accettato.
Quindi la frase incriminata si riferisce a quelle chiese riformate che sono rientrate entro la Chiesa Cattolica.


il mistero è risolto




...inutile prendere stralci da siti modernisti per avvallare le eresie.

Importantissimo ricordare due cose:

1 - l'operato della chiesa conciliare modernista è stato infallibilmente condannato da San Pio X con il decreto "Lamentabili sane exitu" e l'enciclica "Pascendi Dominici Gregis"

2 - coloro che contraddicono questi documenti sono colpiti dalla scomunica attraverso l'atto "Praestantia Scripturae Sacrae" del 18 novembre 1907


"Inoltre, nell'intento di reprimere la crescente audacia di non pochi modernisti, i quali con ogni sorta di sofismi e di male arti si studiano di togliere forza ed effcacia non solo al decreto "Lamentabili sane exitu", emanato per Nostro ordine dalla S. Congregazione del Sant'Uffizio il 3 Luglio 1907, ma anche alla Nostra Enciclica "Pascendi Dominici gregis" del dì 8 settembre di questo stesso anno, Noi rinnoviamo e confermiamo, in virtù della Nostra Apostolica autorità, tanto quel Decreto della Sacra Suprema Congregazione, quanto l'anzidetta Enciclica, aggiungendo la pena della scomunica a danno di coloro che contraddicano a questi documenti, e decretoriamente dichiarando che chiunque ardirà sostenere, il che Dio non permetta, alcuna delle proposizioni, opinioni e dottrine riprovate nell'uno o nell'altro dei documenti suddetti, sarà soggetto ipso facto alla censura del Capo Docentes della Costituzione "Apostolicae Sedis", che è la prima delle scomuniche latae sententiae riservate simpliciter al Romano Pontefice."

In forza dell'autorità Nostra, Noi vogliamo e comandiamo che tutte queste disposizioni restino fisse ed abbiano efficacia, non ostante qualunque cosa in contrario.


spero che tu abbia capito che stai sostenendo posizioni scomunicate da San Pio X.




Ghergon
00domenica 30 gennaio 2011 10:04
Re: spero si riesca ad aprire
oraminutosecondo, 26/01/2011 12.49:



http://www.salpan.org/Allegati/Chiesa_Viva_430.pdf

Sono un pò perplesso, buona lettura Ghergon [SM=g27817]



ciao oraminutosecondo ho letto il pdf c'è "molta carne al fuoco" e ci sarebbe molto da dire, dimmi pure quale delucidazioni vuoi in particolare e sarò lieto di spiegare.
Purtroppo si stanno avverando le profezie di Fatima, la grande apostasia.





Heleneadmin
00domenica 30 gennaio 2011 14:11
Re: Re:
Ghergon, 29/01/2011 22.07:




Questo libro sconosciuto è forse superiore all'insegnamento dei Papi?
Inoltre che senso ha per avvallare un eresia portare un libro eretico?
Sarebbe come avvallare il comunismo con un libro comunista...suvvia [SM=x268929]






Ghergon,non credo si possa prendere solo una parte della Chiesa e prendere a riferimento documenti solo del pre CVII,se no non ha valore cio che si dice perchè la Chiesa,ripeto,è una dai tempi di Cristo fino la fine.
C'è chi la vuole fermare al pre CVII ponendosi di fatto fuori di essa,e chi vuole escludere tutto cosa era prima del CVII e allo stesso modo si pongono fuori di essa.

Quindi tutto quello che posti non è la Chiesa nel sio completo,ma una parte e il magistero è andato avanti,quindi si rispetta ed accetta il magistero TUTTO

Quindi,consiglio leggere in tutte le parti,non solo di un tipo,ma anche altro,così da distinguere bene COSA si puo criticare e cosa no.

Quindi basta dare degli eretici a destra e manca,dei vergognatevi,ecc...perchè entro la Chiesa sono quelli che la seguono seppur avendo le loro posizioni

Heleneadmin
00domenica 30 gennaio 2011 14:33
Re: Re: Re: Re: Re:
Ghergon, 29/01/2011 22.15:



Io spero che tu ti renda conto di quello che scrivi:

Il Magistero è l'insegnamento di Gesù Cristo trasmesso dalla Sua Santa Chiesa, è il fondamento della Fede della Chiesa Cattolica.
Quello che hai scritto ti mette fuori dal Cattolicesimo. [SM=x268928]
Fai attenzione...perchè la fede può essere anche in visnù e ganesh...









Ma tu vedi cosa dici?Questo è il problema!pur di portare avanti certe IDEE,ripeto idee,sconvolgete tutto anche ciò che è SEMPRE stato proclamato da sempre!

www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s1c3a1_it.htm

SEZIONE PRIMA
«IO CREDO» - «NOI CREDIAMO»

CAPITOLO TERZO
LA RISPOSTA DELL'UOMO A DIO

142 Con la sua rivelazione, « Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé ». 169 La risposta adeguata a questo invito è la fede.

143 Con la fede l'uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l'uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore. 170 La Sacra Scrittura chiama « obbedienza della fede » questa risposta dell'uomo a Dio che rivela. 171


ARTICOLO 1
IO CREDO

I. L'obbedienza della fede

144 Obbedire (« ob-audire ») nella fede è sottomettersi liberamente alla parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la verità stessa. Il modello di questa obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura è Abramo. La Vergine Maria ne è la realizzazione più perfetta.

Abramo – « padre di tutti i credenti »

145 La lettera agli Ebrei, nel solenne elogio della fede degli antenati, insiste particolarmente sulla fede di Abramo: « Per fede(non magistero) Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava » (Eb 11,8). 172 Per fede soggiornò come straniero e pellegrino nella Terra promessa. 173 Per fede Sara ricevette la possibilità di concepire il figlio della Promessa. Per fede, infine, Abramo offrì in sacrificio il suo unico figlio. 174

146 Abramo realizza così la definizione della fede data dalla lettera agli Ebrei: « La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono » (non magistero)(Eb 11,1). « Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia » (Rm 4,3). 175 « Forte in [questa] fede » (Rm 4,20), Abramo è diventato « padre di tutti quelli che credono » (Rm 4,11.18). 176

147 Di questa fede, l'Antico Testamento è ricco di testimonianze. La lettera agli Ebrei fa l'elogio della fede esemplare degli antichi che « ricevettero » per essa « una buona testimonianza » (Eb 11,2.39). Tuttavia « Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi »: la grazia di credere nel suo Figlio Gesù, « autore e perfezionatore della fede » (Eb 11,40; 12,2).

Maria - «Beata colei che ha creduto»

148 La Vergine Maria realizza nel modo più perfetto l'obbedienza della fede. Nella fede, Maria accolse l'annunzio e la promessa a lei portati dall'angelo Gabriele, credendo che « nulla è impossibile a Dio » (Lc 1,37), 177 e dando il proprio consenso: « Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1,38). Elisabetta la salutò così: « Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore » (Lc 1,45). Per questa fede tutte le generazioni la chiameranno beata. 178

149 Durante tutta la sua vita, e fino all'ultima prova, 179 quando Gesù, suo Figlio, morì sulla croce, la sua fede non ha mai vacillato. Maria non ha cessato di credere « nell'adempimento » della parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede.

II. «So a chi ho creduto» (2 Tm 1,12)

Credere in un solo Dio

150 La fede è innanzi tutto una adesione personale dell'uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l'assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato. In quanto adesione personale a Dio e assenso alla verità da lui rivelata, la fede cristiana differisce dalla fede in una persona umana(comprendi la differenza?). È bene e giusto affidarsi completamente a Dio e credere assolutamente a ciò che egli dice. Sarebbe vano e fallace riporre una simile fede in una creatura. 180


Il Signore stesso dice ai suoi discepoli: « Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me » (Gv 14,1).


III. Le caratteristiche della fede

La fede è una grazia

153 Quando san Pietro confessa che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Gesù gli dice: « Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli » (Mt 16,17). 184 La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da lui infusa. « Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità" ». 185



154 È impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo.

155 Nella fede, l'intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina: « Credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam – Credere è un atto dell'intelletto che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il proprio consenso alla verità divina ». 187



Noi crediamo « per l'autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare ».


157 La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può mentire. Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all'esperienza umana, ma « la certezza data dalla luce divina è più grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale ». 193 « Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio ». 194


162 La fede è un dono che Dio fa all'uomo gratuitamente. Noi possiamo perdere questo dono inestimabile. San Paolo, a questo proposito, mette in guardia Timoteo: Combatti « la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede » (1 Tm 1,18-19). Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla; 205 essa deve operare «per mezzo della carità» (Gal 5,6), 206 essere sostenuta dalla speranza 207 ed essere radicata nella fede della Chiesa.


165 Allora dobbiamo volgerci verso i testimoni della fede: Abramo, che credette, « sperando contro ogni speranza » (Rm 4,18); la Vergine Maria che, nel « cammino della fede », 209 è giunta fino alla « notte della fede » 210 partecipando alla sofferenza del suo Figlio e alla notte della sua tomba; 211 e molti altri testimoni della fede: « Circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede » (Eb 12,1-2).


Spero ti renda conto dell'eresia che si afferma:In antichità è per fede che aderirono alla volontà di Dio,non per un magistero inesistente a quei tempi.

E altresì chiaro che vi è una fede umana ed una divina...e altresì chiaro che questo è predicato da sempre nella Chiesa


Heleneadmin
00domenica 30 gennaio 2011 14:34
Tu sei fuori dalla cattolicità con una dichiarazione del genere che nemmeno i Padri hanno MAI e poi MAI negato!
Heleneadmin
00domenica 30 gennaio 2011 14:39
Re: Re:


le idee e le opinioni personali nel Cattolicesimo non contano nulla.
si deve studiare il Magistero e rifarsi a quello che è stato insegnato per secoli.



Hai ragione,quindi abbiate cura di stare dentro la Chiesa,non lasciarsi prendere da passioni umane








Heleneadmin
00domenica 30 gennaio 2011 14:58
«Similmente è eretico chi crede che le verità dogmatiche
possono mutarsi col mutare le opinioni umane;
eretico è anche chi crede che i Sacramenti siano
dei semplici simboli, senza contenuto di Grazie e
virtù soprannaturali; eretico pure chi crede che la
Chiesa sia solo invisibile e non un organismo vivo,
una società perfetta e visibile; eretico, infine, anche
chi crede e dice che il Romano Pontefice sia un capo
ministeriale, non avuto da Cristo ma bensì dalla
Chiesa quella potestà del ministero».
Heleneadmin
00domenica 30 gennaio 2011 15:09
chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/172301


Modernismo, quale eredità? A cento anni dall'enciclica "Pascendi"

Da "Avvenire" del 5 settembre 2007

di Corrado Pizziolo



Ricorre tra pochi giorni il centesimo anniversario dell’enciclica di Pio X "Pascendi Dominici Gregis", pubblicata con la data dell’8 settembre 1907. Indubbiamente questo anniversario merita di essere ricordato, dal momento che si tratta di uno dei pronunciamenti papali più importanti e decisivi non solo del pontificato di Papa Sarto, ma dell’intero secolo scorso. Si tratta anche di uno dei testi magisteriali più controversi: esaltato senza riserve nella prima parte del ’900; criticato (se non vilipeso) successivamente. In realtà la valutazione negativa che molti oggi riservano alla "Pascendi" è probabilmente frutto di un pregiudizio: essa viene spesso citata come un documento con cui il «bieco potere ecclesiastico« stroncò senza pietà le voci profetiche che si appellavano ad un rinnovamento della Chiesa. Le cose non stanno certamente così. Se da un lato va detto con chiarezza che l’applicazione concreta delle direttive disciplinari indicate dalla "Pascendi" e da successivi documenti fu, in molti casi, eccessiva, occorre - d’altro lato - riconoscere con altrettanta chiarezza che l’enciclica di Pio X non dava corpo a delle fantasie. Il Papa, infatti, si trovò realmente ad affrontare posizioni che, pur in buona fede, proponevano soluzioni riduttive e inaccettabili su temi assolutamente fondamentali e decisivi per la fede della Chiesa.


Lo scopo dell’enciclica


Il motivo che determinò la pubblicazione della "Pascendi" è dichiarato immediatamente proprio nel sottotitolo del documento: «Sugli errori del Modernismo».

Cos’è il Modernismo? Possiamo definirlo una crisi di crescita nell’organismo della Chiesa cattolica. Negli anni a cavallo tra ’800 e ’900, da più parti venne avvertita l’urgenza di superare la grave frattura che era venuta progressivamente a crearsi tra il pensiero cattolico e la cultura moderna. Era una frattura che riguardava ambiti molteplici: la filosofia, la religione, la scienza, la politi ca... E che sembrava rendere non più comunicabile al mondo moderno la fede cristiana.

Molti intellettuali cattolici si sentirono perciò chiamati ad un’opera di conciliazione tra le conquiste della modernità e la tradizione cattolica. Di conseguenza si misero volenterosamente all’opera. Come purtroppo accade spesso in situazioni simili, i tentativi di questi studiosi non sempre ebbero risultati soddisfacenti per la fede cattolica. Lo sforzo di dialogare con la nuova sensibilità filosofica e scientifica dell’epoca moderna, introducendone le novità nella fede cristiana, approdò, in una certa misura, a compromettere l’identità della fede stessa. Si trattava di un pericolo a cui il Pontefice, che in modo tutto particolare è chiamato a custodire l’integrità della fede ecclesiale nella Rivelazione cristiana, non poteva evidentemente rimanere indifferente.

L’intervento inteso a denunciare gli errori presenti in questi tentativi di «modernizzare» la tradizione cattolica (di qui il termine «modernismo»), si concretizzò appunto nell’enciclica "Pascendi". Essa fu preceduta di pochi mesi (3 luglio 1907) da un altro importante documento papale (il decreto "Lamentabili Sane Exitu") che enumerava una lunga serie di errori «modernisti» circolanti tra i cattolici.


I punti nodali in questione


Rispetto al decreto che l’aveva preceduta, l’enciclica si presenta come un testo fortemente unitario. Essa intende dare un volto e una figura precisi al cosiddetto «Modernismo», raccogliendo in un sistema organico le diverse e variegate posizioni fino a quel momento espresse dai vari autori. Il documento si articola in tre parti, precedute da un’introduzione che fornisce la giustificazione dell’enciclica in relazione alla gravità del male e all’urgenza del rimedio reso necessario dagli errori diffusi dai modernisti dentro la Chiesa stessa. Le tre parti sono dedicate, rispettivamente, la prima all’analisi e all’interpretazione della posizione modernista; l a seconda all’identificazione delle cause del modernismo; la terza all’indicazione dei rimedi. Più che descrivere analiticamente i contenuti dell’enciclica, vale la pena di individuare gli aspetti nodali che essa pone in evidenza (ovviamente in continuità con il decreto "Lamentabili"). Questo ci permetterà di cogliere l’importanza e, per tanti aspetti, l’attualità di questo documento papale.


La questione dell’esegesi biblica


Fu proprio la questione dell’esegesi biblica a innescare la crisi modernista. Alcuni esegeti (in particolare Loisy) introdussero anche in ambito cattolico l’esegesi scientifica (o critica storica) applicata alla Bibbia, già da tempo praticata in ambito protestante. A questi studiosi la "Pascendi" rimprovera un uso dell’esegesi scientifica viziato da presupposti filosofici non compatibili con la fede cristiana. Questi presupposti (precisamente l’«agnosticismo» e l’«immanentismo» tipici del positivismo di fine ’800), rifiutando radicalmente il carattere soprannaturale del testo biblico, conducono l’esegesi scientifica a conclusioni completamente diverse rispetto a quelle trasmesse dalla fede. Un testo biblico dice cose del tutto differenti se esaminato da un esegeta scientifico o letto da un credente. Per salvare sia la scienza che la fede, gli esegeti modernisti proponevano una radicale spartizione di campi: una cosa è la scienza, un’altra è la fede; una cosa è l’esegesi scientifica, un’altra è l’esegesi teologica. Ma qual è il guaio di questa soluzione? Secondo la mentalità positivistica del tempo (presente anche nel pensiero modernistico), solo l’esegesi scientifica dice cose vere, sicure e verificabili. La lettura di fede invece non è reale: è una lettura puramente soggettiva, al limite fantastica, frutto di un vago e imprecisato sentimento religioso.

Occorre riconoscere che il prezzo pagato dall’esegesi modernista per mettere al sicuro la fede di fronte alla critica storica, proponendo semplicistica mente una netta separazione di campi, si rivelava troppo alto. Tale prezzo infatti era il regresso ad una concezione fideistica e irrazionalistica della fede e della teologia. La condanna decretata dal Magistero antimodernista concerne quindi propriamente non l’esegesi scientifica in quanto tale, ma l’esegesi scientifica professata dal modernismo, nel senso di «comandata» dalla sua filosofia. È a questa filosofia che propriamente il Magistero addebita la dichiarata opposizione tra la fede e la storia e tra l’esegesi teologica e l’esegesi scientifica.

In questo senso è decisamente sbagliata l’opinione che accusa la "Pascendi" di essere pregiudizialmente contraria alla scienza. È da rilevare invece che il problema del rapporto tra l’esegesi scientifica (o metodo storico-critico) e l’esegesi credente (o teologica) continua a proporsi ancor oggi come una questione con cui fare i conti. Non si spiegherebbe altrimenti perché Benedetto XVI dedichi (cento anni dopo) la premessa del suo recente libro su Gesù di Nazareth proprio a ricordare il valore e i limiti del metodo storico-critico, insistendo sulla necessità di un’esegesi scientifica illuminata dalla fede.


La questione della rivelazione


La questione dell’esegesi faceva dunque emergere il problema della fede, ridotta, dal pensiero modernistico, a semplice sentimento soggettivo. Strettamente collegata al tema della fede, appare la questione della rivelazione. Nella posizione dei cosiddetti «modernisti» l’enciclica ravvisava una concezione di rivelazione largamente influenzata dalla cultura del tempo. In nome dell’autonomia dello spirito umano si rifiutava infatti di intendere la rivelazione come qualcosa di proveniente dall’esterno dell’uomo. La rivelazione tendeva pertanto ad essere risolta in un’esperienza puramente interiore e, più precisamente, nel sentimento religioso o mistico. In ultima analisi, la rivelazione non sembrava differenziarsi dalla coscienza umana, ma si identificava co n essa. Sentimento religioso, fede e rivelazione, sostanzialmente venivano a coincidere.

Questo portava, ovviamente, all’impossibilità di distinguere fra religioni naturali e religione soprannaturale: anche il cristianesimo, come tutte le altre religioni, non è che il prodotto della natura umana.

L’enciclica ribadisce il rifiuto della nozione in qualsiasi modo naturalistica della rivelazione, precisando che la nozione cattolica di rivelazione si esprime, contro ogni equivoco, nella nozione di rivelazione intesa come «esterna», cioè come comunicazione all’uomo da parte di Dio. La precisazione dell’enciclica può apparire oggi abbastanza ovvia, specialmente alla luce della costituzione dogmatica "Dei Verbum" del Vaticano II, la quale precisa che la rivelazione non è semplicemente una comunicazione di verità concettuali, ma è l’auto-comunicazione di Dio stesso all’uomo, culminante in Gesù Cristo.

Tuttavia tale apparente ovvietà non è affatto da dare per scontata. La sensibilità della cultura - anche religiosa - attuale tende ad equiparare tutte le religioni esistenti, ponendole tutte sullo stesso piano. Non riappare forse l’idea che la religione (ogni religione, quindi anche il cristianesimo) non sia altro che il prodotto dello spirito umano? Che la cosiddetta «rivelazione« non sia altro che una generica e inesprimibile esperienza del trascendente, esclusivamente frutto del sentimento religioso?


La questione del dogma


In continuità con la nozione modernistica di rivelazione, che si rifà alla nozione di fede intesa come sentimento religioso, emerge la questione del dogma ecclesiastico.

Secondo i modernisti - afferma la "Pascendi" - è il sentimento religioso che fa emergere Dio nella coscienza, ma lo fa emergere in forma indistinta e confusa. Occorre allora l’intervento dell’intelletto che si impadronisce del sentimento e lo elabora in affermazioni concettuali. Le formulazioni che ne derivano costituiscono appunto i dogmi, i q uali sono dei semplici simboli o strumenti concettuali. Essi servono al credente come norma pratica in funzione della sua esperienza religiosa. Quando viene meno la loro efficacia in ordine alla vita del credente, devono necessariamente essere modificati in vista di un’efficienza rinnovata.

Contro la nozione modernista di dogma, il documento del Papa rifiuta la riduzione del dogma a semplice simbolo o a norma pratica. Riafferma invece che il dogma si collega direttamente alla fede, intesa, però, non nel senso modernista, ma nel senso cattolico, cioè nel senso di derivare dalla rivelazione di Dio i propri contenuti. Proprio di questa fede il dogma va inteso come «norma«, cioè come interpretazione autentica e infallibile.

Alla luce di questi brevi cenni si può comprendere l’importanza dei temi toccati dall’enciclica "Pascendi". Essa affronta i fondamenti della fede cattolica, in un momento storico in cui apparivano messi seriamente in discussione. Va certamente detto che i problemi sollevati dagli autori accusati di modernismo erano problemi reali: il rapporto tra fede e storia e tra fede e scienza; la relazione tra coscienza umana e rivelazione di Dio; il rapporto tra il linguaggio umano del dogma e la verità soprannaturale che esso esprime; il senso di un’autorità nella Chiesa... Ma va anche affermato che molte delle soluzioni che venivano prospettate non erano compatibili con la fede cattolica. Di qui la doverosa necessità di un intervento del Magistero.

Possiamo anche aggiungere che il Magistero del tempo non disponeva di una teologia adeguata per affrontare le questioni che la nuova cultura moderna suscitava. In questo senso l’intenzione dell’enciclica non fu quella di risolvere tutti i problemi in questione, ma quella di ribadire l’identità e l’integralità della fede cattolica, riassegnando alla teologia il compito di ripensare le tematiche in questione. Un frutto di questa rinnovata riflessione possiamo certamente riconoscerlo nel Concilio Vatic ano II, senza però pensare che tutti gli interrogativi sorti nel periodo modernistico abbiano trovato adeguata e definitiva soluzione. Essi rimangono, in buona parte, ancora molto attuali e richiedono nuovi sforzi di riflessione. Si tratterà però, alla luce dell’insegnamento della "Pascendi", di uno sforzo che dovrà compiersi nel pieno rispetto dell’identità della fede e della tradizione di quel popolo di Dio che è la Chiesa.

__________
Ghergon
00domenica 30 gennaio 2011 19:37
Chiesa Viva ha dimostrato documenti alla mano la situazione, io ho aggiunto qualche stralcio di catechismo e di magistero, e tutto concorda: le eresie sono eresie!

Helen le tue personali percezioni religiose tienitele! se non sai rispondere non cercare in rete a casaccio...

ricorda che la salvezza delle anime di chi ci legge è la cosa più importante e se posti a caso, improvvisando, la responsabilità che ti assumi dinannzi a Dio è enorme...

la dottrina è cosa seria.

















Heleneadmin
00domenica 30 gennaio 2011 19:46
Re:
Ghergon, 30/01/2011 19.37:

Chiesa Viva ha dimostrato documenti alla mano la situazione, io ho aggiunto qualche stralcio di catechismo e di magistero, e tutto concorda: le eresie sono eresie!

Helen le tue personali percezioni religiose tienitele! se non sai rispondere non cercare in rete a casaccio ricorda prima che la salvezza delle anime di chi ci legge è la cosa più importante!

Spero che tu comprenda la responsabilità che ti assumi dinannzi a Dio nell'agire così.


smettila Ghergon,fino prova contraria ti ho postato documenti AGGIORNATI e vecchi,non pensieri.
Dovresti rivedere le tue posizioni eretiche come quelle sulla fede e sul magistero,che fino prova contraria è fino ad oggi e chi non accetta non è in comunione.

Quindi se vuoi sviare le persone con certi discorsi,rivolgiti altrove e il fatto del tuo palese errore sulla fede,non ammetrlo è la prova di malafede

















Heleneadmin
00domenica 30 gennaio 2011 19:48
purtroppo gli ambienti troppo di parte non è che non abbiano QUALCHE verità,il problema è quando negano tante cose e si ortano fuori
Ghergon
00domenica 30 gennaio 2011 20:05
Re:
Ghergon, 30/01/2011 19.37:

Chiesa Viva ha dimostrato documenti alla mano la situazione, io ho aggiunto qualche stralcio di catechismo e di magistero, e tutto concorda: le eresie sono eresie!

Helen le tue personali percezioni religiose tienitele! se non sai rispondere non cercare in rete a casaccio...

ricorda che la salvezza delle anime di chi ci legge è la cosa più importante e se posti a caso, improvvisando, la responsabilità che ti assumi dinannzi a Dio è enorme...

la dottrina è cosa seria.





















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