vorrei un aiuto nell' analisi di questo lungo articolo

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oraminutosecondo
00lunedì 31 gennaio 2011 09:13
Re: Re: spero si riesca ad aprire
Ghergon, 30/01/2011 10.04:



ciao oraminutosecondo ho letto il pdf c'è "molta carne al fuoco" e ci sarebbe molto da dire, dimmi pure quale delucidazioni vuoi in particolare e sarò lieto di spiegare.
Purtroppo si stanno avverando le profezie di Fatima, la grande apostasia.








Ciao Ghergon,
Io per delucidazioni intendevo tutta la discussione che è nata dall' apertura del post....più che delucidazioni volevo sentire un pochino di opinioni, e ti ringrazio per aver aiutato questo confronto di idee.
Dopo aver letto il pdf postato la mia prima domanda è stata:"Com'è possibile che Woytila non facesse entrare nella chiesa di Assisi la statua della madonna di Fatima permettendo che venisse posto sul tabernacolo la statua di Buddha?".Possibile che fosse così ingenuo?Con quel suo gesto e molti altri descritti in effetti ha dimostrato con i fatti una grave mancanza di fede in Gesù.
Come è possibile dare "in affitto" delle chiese consacrate a degli animisti per permettergli di fare i propri riti durante la permanenza ad Assisi?
Come può un papa accettare in udienza i rappresentanti della confraternita massonica B'nai B'rith?L' ignoranza in questi casi non può essere ammessa,perchè un papa non è una persona comune e non può non sapere quali sono i "valori" massonici.
Potrei dire che dopo aver visto le foto cercavo delle smentite, cosa che purtroppo credo non riceverò.

Ad ogni modo, alla luce lel 1986, mi piacerebbe capire quale sarà secondo tutti voi lo spirito che animerà Ratzinger in questo "remake" di quell' Assisi che anche in me ha lasciato un forte senso di Apostasia.

Quello che chiedo a me e voi è: Benedetto XVI stupirà tutti e cercherà di evangelizzare/convertire i non cattolici presenti rimediando in qualche modo all' apostasia del 1986 oppure sulle orme della precedente "giornata mondiale di preghiera" guiderà l' umanità al sincretismo religioso?

Ad analizzare le profezie e la mancata comunicazione del terzo messaggio di Fatima per esteso ci sarebbe molto di che preoccuparsi, mentre pensando al fatto che Ratzinger non presenziò nel 1986 perchè non favorevole a quel raduno si potrebbe anche provare a nutrire una minima speranza.

Personalmente io sono un pò pessimista in merito, e voi?



Ghergon
00lunedì 31 gennaio 2011 19:52
Si può essere solo pessimisti.

Woitila fu da sempre un modernista.
A pag 24 del pdf veniamo a conoscenza, da “Persona e azione” di tesi che definire eretiche è poco... nemmeno i protestanti potrebbero concordare con affermazioni del genere.
Esaltazione dell'uomo innanzi a Dio, tracce di panteismo, darwinismo a piene mani, negazione del dogma della risurrezione, del merito, una evidente ribellione verso la Chiesa Apostolica Romana... in sintesi, un ritorno al peccato originale, dell'uomo che si fa dio con le proprie mani.
Quest'uomo era già vescovo mi sembra.


Sull'infiltrazione sulfurea nella Chiesa tramite CVII c'è il libro rivelatore on line di Padre Kramer
www.devilsfinalbattle.com/it/content.htm


Woitila inoltre permise l'aborto, un peccato che grida vendetta di fronte a Dio, tolse la scomunica ai massoni.. riteneva ancora vigente contro tutti i dogmi il potere salvifico dell'antica alleanza(!!!) vanificando così il Sacrificio di Cristo...divulgò l'errata idea che lo Spirito Santo soffia dove vuole anche all'esterno della Chiesa Cattolica!!!(lo S.S dimora solo nell'anima dei battezzati in Grazia)


Ora lo fanno beato...questa è la chiesa conciliare.

Ratzinger non stupirà nessuno.
Lui fu uno dei padri conciliari.

Il principio più importante che Gesù ha insegnato e comandato, e che la Chiesa Cattolica ha sempre seguito, è l'imperativo della salvezza delle anime.

Per la chiesa concilare, oggi invece il fine è la pace dei popoli, e il relativismo in barba agli ordini di Cristo, l'accettazione delle religioni demoniche in beffa a Cristo, al Suo Sacrificio...se necessario svilendolo, denigrandolo, nascondendolo, offendendolo rimaneggiano il Suo insegnamento...
Ma la vera pace sarà quella che, una volta superata la prova terrena, avremo quando saremo risorti nel nuovo mondo.
e nel mondo odierno la serenità la si può raggiungere solo in Cristo, nella Sa Verità e nella Sua Regalità.

Solo ieri ratzinger ha augurato ai cinesi serenità e tanta prosperità!!!
A un paese ultracomunista senza morale che perseguita in tutti i modi i cattolici e la Chiesa augura prosperità? Cioè ulteriore forza e benessere!

Il compito dicevamo è quello di salvare le anime come ordinò Cristo...ma augurando prosperità ad un paese senza Dio tacendo un monito con intenti salvifici per quel miliardo di prossimi destinati all'inferno è di un macchiavellismo pauroso...

Ad assisi si è detto che si pregherà solo per la pace.
Ma la pace non la fa l'uomo con le sue distorsioni, la fa Dio se vengono esaudite le Sue richieste,(Fatima) se viene fatta la Sua Volontà...
Dalla Chiesa conciliare nulla di buono può arrivare.
Ad Assisi si pregherà coi demoni...contenti loro...

Ha ben ragione monsignor Fellay
nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2011/01/mons-bernard-fellay-condanna-con-fo...




Heleneadmin
00lunedì 31 gennaio 2011 21:10
Per iniziare,nessuna statua della Madonna fù coperta,tant è vero che vi sono alcune foto con Mari...e invece di scegliere una >Chiesa con un nome meno "offensivo" per i protestanti,hanno scelto proprio la basilica Santa Maria degli angeli...con una statua della Madonna nella sua cima


www.bellaumbria.net/Assisi/santa-maria-degli-angeli.htm


www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=276

Ancora da specificare,il budda non fà messo sopra il tabernacolo ,ma sull’altare della chiesa di san Pietro, sopra le reliquie del martire Vittorino


Di fronte a tali bestialità (nel senso letterale del termine, per carità...) adesso sono scesi in campo i ratzingeriani «più illuminati», per ricordare che però alla preghiera del 2002 - messe in chiare le cose con la Dichiarazione Dominus Iesus circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa - l'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ad Assisi ci andò. E quella - è il ragionamento - fu un'altra Assisi (senza polli sgozzati...). Quindi fa bene il Papa ad ottobre a ricordare nella città di san Francesco il gesto di Giovanni Paolo II; ma solo perché lui nel frattempo ha rimesso le cose a posto.

Ora: non vale nemmeno la pena di commentare la lucidità che dimostra nell'analisi storica chi, pensando ad Assisi 1986, per prima cosa ricorda i polli sgozzati o la statua di Buddha posta sopra l'altare di San Pietro. Per riportare le cose in una prospettiva un po' più seria basterebbe ricordare un paio di bazzecole tipo il fatto che nel mondo di allora, ancora immerso nella logica dei blocchi, nessuno si sarebbe mai sognato di pensare che all'inizio del XXI secolo dalle religioni sarebbe dipeso il futuro della guerra e della pace. E che il celebre saggio di Samuel Huntington sullo «scontro di civiltà» sarebbe apparso solo sette anni dopo.

Ma il punto su cui vale davvero la pena di riflettere è un altro ed è la domanda su che cosa voglia dire 25 anni dopo - nel pieno dell'ondata identitaria che oggi scuote anche il mondo cattolico - tornare a ricordare l'incontro di Assisi. A me pare che ci sia un punto molto importante passato del tutto inosservato nell'ultimo messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace. Già lì, infatti, c'è un paragrafo dedicato all'anniversario del 27 ottobre 1986. E vi compare una citazione decisamente demodé di questi tempi: le parole del numero 2 della dichiarazione conciliare Nostra Aetate, quella sul rapporto tra la Chiesa e le altre religioni. «La Chiesa - vi si legge - considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini». Ma c'è di più: proprio per rassicurare i custodi della tradizione, Benedetto XVI aggiunge che lo stesso san Tommaso d'Aquino scriveva che «ogni verità, da chiunque sia detta, proviene dallo Spirito Santo».

Certo, nello stesso paragrafo papa Ratzinger ricorda anche che «quella indicata non è la strada del relativismo, o del sincretismo religioso. La Chiesa, infatti, annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è via, verità e vita». Che poi è la stessa premessa posta a inizio giornata da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986: «Il fatto che noi siamo venuti qui - disse Wojtyla - non implica alcuna intenzione di ricercare un consenso religioso tra noi o di negoziare le nostre convinzioni di fede. Né significa che le religioni possono riconciliarsi sul piano di un comune impegno in un progetto terreno che le sorpasserebbe tutte. Né esso è una concessione a un relativismo nelle credenze religiose, perché ogni essere umano deve sinceramente seguire la sua retta coscienza nell'intenzione di cercare e di obbedire alla verità». Parole che venticinque anni fa, evidentemente, qualcuno era troppo esteticamente turbato dai polli per ascoltare.

Diciamocelo chiaramente, allora: la questione vera non è Assisi o non Assisi, o dove collocare le statue di Buddha negli incontri interreligiosi. Il punto è Nostra Aetate: i «cattolici gratissimi» (ma anche tutti gli altri) come si pongono oggi di fronte a questo testo?

Credo che se vogliamo onorare questo venticinquesimo anniversario in una maniera che vada un po' al di là della retorica del «vogliamoci bene», è da qui che bisogna partire. Per sfatare l'idea che sia impossibile riconoscere la presenza di «raggi di verità» nelle altre religioni e allo stesso tempo credere in Gesù Cristo come unico salvatore del mondo. Si tratta di accettare davvero che - come dice san Paolo - sulla verità il nostro è comunque lo sguardo di chi vede «come in uno specchio». È per forza relativista pensare che anche la riflessione degli altri sul Mistero possa aiutarci a ripulirlo un po' meglio?




lugopress.wordpress.com/2011/01/14/perche-essere-ad-assisi-con-...

Perché essere ad Assisi con il Papa

Pubblicato ilgennaio 14, 2011 dalugopress


di Andrea Tornielli
14-01-2011

All’inizio dell’anno Benedetto XVI nel corso dell’Angelus ha annunciato la convocazione – con la sua partecipazione – di un incontro mondiale delle religioni ad Assisi, per invocare la pace, in occasione del venticinquesimo anniversario del primo raduno voluto dal venerabile (e presto beato) Giovanni Paolo II nell’ottobre 1986.

Quel primo incontro fu preceduto e accompagnato da molte polemiche. Alcuni autorevoli cardinali espressero perplessità sull’opportunità di convocarlo. Mentre l’arcivescovo Marcel Lefebvre, all’epoca sospeso a divinis ma non ancora scomunicato, si appellò a sette porporati, tra i quali l’arcivescovo di Genova Giuseppe Siri, chiedendo loro di fermare il Pontefice che a suo dire continuava «a rovinare la fede cattolica» deridendo il Credo e il Decalogo, e definendo «abominevole» il meeting interreligioso.

In quella occasione, non per responsabilità del Papa, si verificarono delle sbavature e qualche abuso (anche se non tutto ciò che circola e si auto-riproduce in proposito sul Web è vero). Il discorso di Giovanni Paolo II, alla cui stesura e revisione collaborò l’allora cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, fu chiaro. Anche se, come lo stesso Ratzinger sottolineò più di una volta, sono da prendere sul serio le preoccupazioni di quanti temono che questi incontri veicolino l’idea che tutte le religioni si equivalgono, che tutte sono ugualmente via di salvezza.

Nei giorni scorsi alcuni storici e giornalisti cattolici vicini alla sensibilità tradizionale (Francesco Agnoli, Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro e Camillo Langone.. AGGIUNGO IO .) hanno firmato un appello a Benedetto XVI pubblicato sul quotidiano il Foglio, riprendendo quei dubbi e quelle preoccupazioni. Alcuni di loro sono collaboratori apprezzati sia della Bussola che del Timone. Essi chiedono al Papa di considerare i rischi di un evento del genere, e si dicono sicuri che qualunque cosa Ratzinger dirà o farà ad Assisi, il messaggio veicolato dai media sarà quello – sbagliato – del sincretismo religioso, di un pericoloso abbraccio tra verità ed errore che mette tutto e tutti sullo stesso piano. Ed è evidente che le perplessità che i firmatari esprimono sono condivise da più di qualcuno nella Chiesa.

Nessuno nega la possibilità di criticare la decisione papale sulla base di motivazioni di convenienza, e non si può certo dire che l’appello su Assisi sia irrispettoso. Paolo VI, Giovanni Paolo II e ora Benedetto XVI sono stati sottoposti a critiche e a un dissenso interno alla Chiesa spesso corrosivo, feroce e ben più grave. Detto questo, a chi scrive sono però sembrate fuori luogo le motivazioni addotte nella lettera aperta al Papa, e il fatto che, nonostante la lunghezza dell’appello stesso, si sia omesso qualsiasi accenno alla seconda riunione mondiale delle religioni di Assisi, convocata, sempre da Giovanni Paolo II, nel gennaio 2002, dopo gli attentati alle Torri Gemelle.

Veniamo innanzitutto alle motivazioni. I firmatari per convincere il Papa a ripensare ad Assisi, nella speranza che non ci vada (anche se non è esplicito, questo è il senso), hanno addotto ragioni teologiche, citando brani di Leone XIII e di Pio XI. Ovviamente più che legittimo, anche se a mio parere fuori luogo: l’effetto che si ottiene – al di là delle intenzioni – è infatti quello di voler spiegare a un Papa teologo, che conosce piuttosto bene il magistero dei predecessori, le motivazioni per le quali dovrebbe rimangiarsi un annuncio già fatto.

E’ azzardato appellarsi al Papa per spiegargli che non deve prendere una determinata iniziativa in quanto non è in linea con il suo pontificato. Perché, in fondo, questo è ciò che si legge in quell’appello. Si dice al successore di Pietro che per essere in linea con il suo stesso magistero deve cambiare idea. Il che dimostra l’esistenza di «ratzingeriani» i quali finiscono per essere o apparire più ratzingeriani di Ratzinger. L’iniziativa, insomma, non si limita a essere una lettera preoccupata di chi chiede al Pontefice che vengano evitati rischi e cattive interpretazioni e si presta a essere letta, invece, come la volontà di dettare la linea al Papa per evitare che esca dai programmi del suo stesso pontificato.

Il che significa, in fin dei conti, che ci si è fatti un’idea di Benedetto XVI che non corrisponde alla realtà, anche perché è stato il Papa – senza subire pressioni o suggerimenti di alcuno – a decidere di convocare Assisi III.

Veniamo al secondo rilievo. Fu Giovanni Paolo II, poco prima di partire per Assisi nel gennaio 2002, a volere a fianco a sé il cardinale Ratzinger. Che vi partecipò e al suo ritorno scrisse una profonda meditazione sul significato del gesto e sull’esperienza vissuta.

«Non si è trattato – osservò il futuro Papa su Trentagiorni – di un’autorappresentazione di religioni che sarebbero intercambiabili tra di loro. Non si è trattato di affermare una uguaglianza delle religioni, che non esiste. Assisi è stata piuttosto l’espressione di un cammino, di una ricerca, del pellegrinaggio per la pace che è tale solo se unita alla giustizia». «Con la loro testimonianza per la pace, con il loro impegno per la pace nella giustizia – continuava l’allora cardinale Ratzinger – i rappresentanti delle religioni hanno intrapreso, nel limite delle loro possibilità, un cammino che deve essere per tutti un cammino di purificazione».


Gli amici e colleghi firmatari dell’appello hanno presentato solo dubbi e rischi, evitando di citare le motivazioni del futuro Papa. Valeva invece la pena ricordare che nel libro Fede Verità e Tolleranza, sempre Ratzinger affermava che pur esistendo «pericoli innegabili» di fraintendimenti, «sarebbe però altrettanto sbagliato rifiutare in blocco e incondizionatamente la preghiera multireligiosa », la quale va legata a determinate condizioni e deve rimanere un «segno in situazioni straordinarie, in cui, per così dire, si leva un comune grido d’angoscia che dovrebbe riscuotere i cuori degli uomini e al tempo stesso scuotere il cuore di Dio»?.

Si può dissentire, si può manifestare la propria preoccupazione, ma non si dovrebbe ignorare ciò che lo stesso Ratzinger ha detto proprio su questo argomento, spiegando il significato di tali gesti. Nel 2002 non si ripeterono le sbavature del 1986, come ha recentemente riconosciuto persino il superiore della Fraternità San Pio X, monsignor Bernard Fellay. Il venerabile e presto beato Papa Wojtyla volle riunire le religioni per togliere giustificazione teologica all’uso della violenza, all’abuso del nome di Dio per giustificare il terrorismo.

In un momento in cui lo scontro di civiltà veniva presentato come inevitabile, volle indicare il compito delle religioni nella costruzione della pace. Da dieci anni a questa parte, ci sembra che sulla scena mondiale sia dominante l’idea del conflitto tra religioni e l’esasperazione di quest’ultimo, non l’abbraccio sincretistico che fa apparire tutti uguali e tutti buoni.

Attribuire alle riunioni di Assisi la responsabilità della perdita della fede in Gesù unico salvatore, sostenere che a seguito di quei meeting interreligiosi la gente ha finito per considerare tutte le religioni uguali ci sembra oggettivamente ingiusto. Com’è ingiusto attribuire al Concilio Vaticano II la crisi della fede che ha caratterizzato gli ultimi decenni del secolo scorso.

Il Papa ha indicato quest’anno la libertà religiosa come via indispensabile per costruire la pace, pochi giorni fa ha ricordato che non si può negare «il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà». Il successore di Pietro ritiene che l’umanità oggi stia vivendo un momento così difficile da giustificare anche i rischi di un Assisi III.

Si può non essere d’accordo con lui, ma non è giusto cercare di affermare che è il Papa a non essere d’accordo con se stesso. Se c’è uno del quale si può star sicuri che non darà adito a fraintendimenti, questo è proprio Joseph Ratzinger, oggi Benedetto XVI. Starà a noi che ci occupiamo di informazione, come del resto molti dei firmatari dell’appello, far passare il messaggio corretto su quell’evento.


www.il-cortile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=917:ecco-perche-benedetto-xvi-stavolta-ad-assisi-...


Secondo alcuni critici, e non solo nell’area più tradizionalista della chiesa, pregare assieme può creare confusione e rischia di annacquare le differenti identità, l’identità cattolica in testa. Dice ancora Vian: “Ogni incontro tra religioni presenta rischi. Tutto però dipende da come viene pensato e presentato. Ratzinger ovviamente sa quello che fa. Non dimentichiamo che fu lui a firmare la dichiarazione ‘Dominus Iesus’ dedicata all’unicità e all’universalità salvifica di Gesù Cristo e della chiesa. Era la dottrina del Vaticano II e di sempre. Una dottrina inequivocabile. Ad Assisi tutto ciò sarà ben presente”. In curia in molti ricordano quando Ratzinger andò ad Assisi nel 2002 per una riedizione del raduno del 1986. Accompagnò Wojtyla. Di ritorno disse ad Andrea Riccardi, capo della Comunità di Sant’Egidio che dall’86 aveva continuato a convocare annualmente i leader religiosi: “Sono molto contento. Tutto si è svolto nel modo giusto”. Una volta a Roma, Ratzinger scrisse le sue riflessioni per il mensile 30Giorni, sembrano una risposta indiretta a quelle critiche. Spiegò che Assisi era “uno splendido segnale di speranza”. Disse che i cristiani “non devono temere” raduni simili perché Assisi non era “un’autorappresentazione di religioni che sarebbero intercambiabili tra di loro. Non si è trattato di affermare una uguaglianza delle religioni, che non esiste. Assisi è stata piuttosto l’espressione di un cammino e di una ricerca per la pace che è tale solo se unita alla giustizia”.




www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=print...


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Heleneadmin
00lunedì 31 gennaio 2011 21:19
Re:
Ghergon, 31/01/2011 19.52:

Si può essere solo pessimisti.

Woitila fu da sempre un modernista.
A pag 24 del pdf veniamo a conoscenza, da “Persona e azione” di tesi che definire eretiche è poco... nemmeno i protestanti potrebbero concordare con affermazioni del genere.
Esaltazione dell'uomo innanzi a Dio, tracce di panteismo, darwinismo a piene mani, negazione del dogma della risurrezione, del merito, una evidente ribellione verso la Chiesa Apostolica Romana... in sintesi, un ritorno al peccato originale, dell'uomo che si fa dio con le proprie mani.
Quest'uomo era già vescovo mi sembra.


Sull'infiltrazione sulfurea nella Chiesa tramite CVII c'è il libro rivelatore on line di Padre Kramer
www.devilsfinalbattle.com/it/content.htm


Woitila inoltre permise l'aborto, un peccato che grida vendetta di fronte a Dio, tolse la scomunica ai massoni.. riteneva ancora vigente contro tutti i dogmi il potere salvifico dell'antica alleanza(!!!) vanificando così il Sacrificio di Cristo...divulgò l'errata idea che lo Spirito Santo soffia dove vuole anche all'esterno della Chiesa Cattolica!!!(lo S.S dimora solo nell'anima dei battezzati in Grazia)


Ora lo fanno beato...questa è la chiesa conciliare.

Ratzinger non stupirà nessuno.
Lui fu uno dei padri conciliari.

Il principio più importante che Gesù ha insegnato e comandato, e che la Chiesa Cattolica ha sempre seguito, è l'imperativo della salvezza delle anime.

Per la chiesa concilare, oggi invece il fine è la pace dei popoli, e il relativismo in barba agli ordini di Cristo, l'accettazione delle religioni demoniche in beffa a Cristo, al Suo Sacrificio...se necessario svilendolo, denigrandolo, nascondendolo, offendendolo rimaneggiano il Suo insegnamento...
Ma la vera pace sarà quella che, una volta superata la prova terrena, avremo quando saremo risorti nel nuovo mondo.
e nel mondo odierno la serenità la si può raggiungere solo in Cristo, nella Sa Verità e nella Sua Regalità.

Solo ieri ratzinger ha augurato ai cinesi serenità e tanta prosperità!!!
A un paese ultracomunista senza morale che perseguita in tutti i modi i cattolici e la Chiesa augura prosperità? Cioè ulteriore forza e benessere!

Il compito dicevamo è quello di salvare le anime come ordinò Cristo...ma augurando prosperità ad un paese senza Dio tacendo un monito con intenti salvifici per quel miliardo di prossimi destinati all'inferno è di un macchiavellismo pauroso...

Ad assisi si è detto che si pregherà solo per la pace.
Ma la pace non la fa l'uomo con le sue distorsioni, la fa Dio se vengono esaudite le Sue richieste,(Fatima) se viene fatta la Sua Volontà...
Dalla Chiesa conciliare nulla di buono può arrivare.
Ad Assisi si pregherà coi demoni...contenti loro...

Ha ben ragione monsignor Fellay
nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2011/01/mons-bernard-fellay-condanna-con-fo...








Ma perchè devi dire tali bugie,oppure chi per tè?E non controlli?

Giovanni Paolo era contro l'aborto!
Siete fuori dal magistero e non in comunine con la Chiesa,e fate anche tali dichiarazioni,da questo si vede,ripeto,la mala fede.

Un conto è riconoscere gli sbagli.un conto è non riconoscere nulla e adirittura dire amenità

Giovanni Paolo II intraprese sin dal principio del suo pontificato una vigorosa azione politica e diplomatica contro il comunismo e l'oppressione politica, ed è considerato uno degli artefici del crollo dei sistemi del socialismo reale, già controllati dall'ex Unione Sovietica. Combatté la Teologia della Liberazione, intervenendo ripetutamente in occasioni di avvicinamenti di alcuni esponenti del clero verso soggetti politici dell'area marxista. Stigmatizzò inoltre il capitalismo sfrenato e il consumismo, considerati antitetici alla ricerca della giustizia sociale, causa di ingiustificata sperequazione fra i popoli e, per taluni effetti, lesivi della dignità dell'uomo. Nel campo della morale, si oppose fermamente all'aborto e confermò l'approccio tradizionale della Chiesa sulla sessualità umana, sul celibato dei preti, sul sacerdozio femminile.
Heleneadmin
00lunedì 31 gennaio 2011 21:23
e già il Papa è così modernista che ha liberato la messa tridentina...è proprio vero,il collo duro non dà possibilità di ringraziamento.

Poi per voi è modernista chiunque non è in estrema "destra",se solo di discosta un pochino,un minimo da quello che voi,anche in mala fede,dite,è già mordernista.

e dici vergognatevi agli altri?

Smettila di postare cavolate ,controlla prima di inserire,se vuoi convincere qualcuno...

Io piu leggo cio che scrivi,più mi butterei tra le braccia dei VERI modernisti,se non fosse che pure loro fanno lo stesso gioco vostro,ma in parte contraria.
Heleneadmin
00lunedì 31 gennaio 2011 21:29
controlla ciò che stai per postare
Papa Wojtyla tuona contro l' aborto " Bisogna opporsi "

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Invito per la giustizia sociale TITOLO: Papa Wojtyla tuona contro l' aborto "Bisogna opporsi" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - CITTA' DEL VATICANO . Appassionate parole di Giovanni Paolo II contro l' aborto e per la giustizia sociale, ma che non hanno riferimento alla battaglia elettorale. Dell' aborto ha parlato a 12 mila polacchi giunti in piazza San Pietro, della giustizia in una lettera alla rivista dei gesuiti "La Civilta' Cattolica". Sull' aborto Wojtyla e' tornato a far sentire i toni accesi usati in Polonia, nel giugno 1991: quando parla ai connazionali, il Papa polacco si sente piu' libero. Il Parlamento polacco, 5 anni fa, discuteva un progetto di legge sull' aborto e ora l' argomento torna d' attualita' , perche' la maggioranza laica vorrebbe una revisione liberalizzante. Ed ecco il monito: "La vita umana possiede un carattere sacro e intoccabile e ogni attacco contro questa vita dovrebbe dunque incontrare una ferma e chiara opposizione da parte di tutti, e specialmente da parte dei credenti, figli e figlie della Chiesa". Wojtyla ha fatto come una rassegna ideale dei polacchi disposti a battersi: "Voglio sottolineare gli sforzi di tutti gli uomini di buona volonta' del nostro Paese, che dicono un fermo si' alla vita. Ho in mente le singole persone, le istituzioni ecclesiastiche, laiche o le organizzazioni che servono la vita e proclamano la sua sacralita' e intangibilita' ". La conclusione e' suonata come una chiamata corale a quell' impegno: "Siamo popolo della vita e dobbiamo comportarci in conformita' con questa vocazione". Il richiamo all' impegno per la giustizia e' contenuto in una lettera al direttore della rivista "La Civilta' Cattolica" in occasione della pubblicazione del "quaderno 3500", nel 147 anno di vita, che ne fa "oggi la piu' antica rivista italiana". Nella lettera, Wojtyla ricorda i vari compiti del giornale, sorto "per la difesa e la propagazione della fede". Le parole piu' forti le usa per esortare i gesuiti a prestare attenzione ai "problemi sociali, economici e finanziari" che "possono dare origine a guerre economiche non meno micidiali di quelle combattute con le armi, aggravando l' ingiusta situazione del mondo di oggi, in tante sue parti provato dalla poverta' e dal sottosviluppo". Il Papa conclude affermando "l' urgenza di una parola serena e chiara che richiami i ricchi ai doveri della giustizia sociale e i poveri all' impegno di non cedere allo scoraggiamento nel cammino del loro riscatto".

Accattoli Luigi

Pagina 11
(19 aprile 1996) - Corriere della Sera
Heleneadmin
00lunedì 31 gennaio 2011 21:34
oraminutosecondo
come avrai letto il Papa ci andò già nel 2002,e ne trasse cose positive,credo che con lui Papa,non si ripeteranno certe offese,alcune vere e alcune false.

Come sempre è dura indagare la verità,ma ancora più dura essere cattolici.
Ghergon
00martedì 1 febbraio 2011 13:40
Re:
Heleneadmin, 31/01/2011 21.23:

e già il Papa è così modernista che ha liberato la messa tridentina...è proprio vero,il collo duro non dà possibilità di ringraziamento.

Poi per voi è modernista chiunque non è in estrema "destra",se solo di discosta un pochino,un minimo da quello che voi,anche in mala fede,dite,è già mordernista.

e dici vergognatevi agli altri?

Smettila di postare cavolate ,controlla prima di inserire,se vuoi convincere qualcuno...

Io piu leggo cio che scrivi,più mi butterei tra le braccia dei VERI modernisti,se non fosse che pure loro fanno lo stesso gioco vostro,ma in parte contraria.



tra le braccia dei veri modernisti, a dire il vero, ci sei già da un po' ... [SM=x268930]


per la questione aborto, non basta borbottare la propria opposizione su documenti ambigui solo per la "cronaca", cioè "in teoria la chiesa sarebbe contraria"...bisogna fare muro e gridare lo scandalo dal pulpito, urlare se è il caso, per una cosa di una tal gravità mostruosa si urla...50 milioni di bambini divelti dalla vita all'anno!

San Pio X che è Santo avrebbe gridato e insieme lui tutti i 260 e oltre, Papi santi della Storia...

Questo è il compito del Papa e della Chiesa che è Arca di salvezza.

L' arma del Vicario è l'Autorità.
Se il Papa impegna la Sua Autorità (cosa mai più stata fatta da dopo il CVII) i risultati giungono...si usa la SCOMUNICA se è il caso!


ma i "tuoi amici" [SM=x268930] modernisti piuttosto di battersi col mondo tacciono e ci amoreggiano anche davanti agli infanticidi...





hhh.
00martedì 1 febbraio 2011 15:11
helen e ghergon
fate partire un sanoconfronto da poter diventare uno strumento di verita' per tutti e 2.
Ghergon
00martedì 1 febbraio 2011 19:50
Re: helen e ghergon
hhh., 01/02/2011 15.11:

fate partire un sanoconfronto da poter diventare uno strumento di verita' per tutti e 2.




Cambio della dottrina sociale ossia rinuncia
alla Regalità Sociale di N.S. Gesù Cristo


Papa wojtyla, O.R., 11.9.1993: «…e infine…, la dottrina sociale
della Chiesa non è una terza via fra capitalismo e comunismo.»

Papa wojtyla, O.R., 2.9.1991: «…la Chiesa non ha modelli da proporre.
»
Papa wojtyla, O.R., 4.9.1996: «La Chiesa, riconoscendo la libertà
di culto per ogni essere umano è favorevole a tali legislazioni…
»

Card. Sodano, O.R., 7.12.1994: «…la
separazione delle Chiese dallo Stato in sé
legittima…»


Gino Concetti, O.R., 13.10.1995: «Di
fronte alla realtà religiosa, lo Stato ha il
diritto-dovere di non sposare alcun credo,
alcuna religione.»


La dottrina tradizionale della Regalità Sociale di N.S. Gesù Cristo

Pio XI, Quas Primas: «Cristo ha potere su tutte le creature…
É inoltre un dogma di fede cattolica che Cristo Gesù ha… un
potere legislativo, un potere giudiziario… e un potere esecutivo…
sulle cose temporali… gli Stati…
I capi di Stato non gli rifiuteranno… con i loro popoli, gli
omaggi pubblici… La peste della nostra epoca è il laicismo…»

San Pio X, Vehementer: «Che si debba separare lo Stato
dalla Chiesa, è una tesi assolutamente falsa, un perniciosissimo
errore.
Basato in effetti sul principio che lo Stato non deve riconoscere
nessun culto religioso, essa è innanzitutto gravissimamente
ingiuriosa per Dio; infatti il Creatore dell’uomo è anche il
Fondatore delle società umane…
Noi Gli dobbiamo dunque non solamente un culto privato, ma
un culto pubblico e sociale per onorarLo…»





Heleneadmin
00martedì 1 febbraio 2011 20:32
Re: Re: helen e ghergon



Cambio della dottrina sociale ossia rinuncia
alla Regalità Sociale di N.S. Gesù Cristo


Papa wojtyla, O.R., 11.9.1993: «…e infine…, la dottrina sociale
della Chiesa non è una terza via fra capitalismo e comunismo.»

Papa wojtyla, O.R., 2.9.1991: «…la Chiesa non ha modelli da proporre.
»
Papa wojtyla, O.R., 4.9.1996: «La Chiesa, riconoscendo la libertà
di culto per ogni essere umano è favorevole a tali legislazioni…
»

Card. Sodano, O.R., 7.12.1994: «…la
separazione delle Chiese dallo Stato in sé
legittima…»


Gino Concetti, O.R., 13.10.1995: «Di
fronte alla realtà religiosa, lo Stato ha il
diritto-dovere di non sposare alcun credo,
alcuna religione.»


La dottrina tradizionale della Regalità Sociale di N.S. Gesù Cristo

Pio XI, Quas Primas: «Cristo ha potere su tutte le creature…
É inoltre un dogma di fede cattolica che Cristo Gesù ha… un
potere legislativo, un potere giudiziario… e un potere esecutivo…
sulle cose temporali… gli Stati…
I capi di Stato non gli rifiuteranno… con i loro popoli, gli
omaggi pubblici… La peste della nostra epoca è il laicismo…»

San Pio X, Vehementer: «Che si debba separare lo Stato
dalla Chiesa, è una tesi assolutamente falsa, un perniciosissimo
errore.
Basato in effetti sul principio che lo Stato non deve riconoscere
nessun culto religioso, essa è innanzitutto gravissimamente
ingiuriosa per Dio; infatti il Creatore dell’uomo è anche il
Fondatore delle società umane…
Noi Gli dobbiamo dunque non solamente un culto privato, ma
un culto pubblico e sociale per onorarLo…»








questo tuo post,come gli altri ,dimostra la mala fede nel tipo di lotta che intraprendi.
Come sempre,dei Papi non acettati o scritti pur,si mette solo due righe,estrapolando i discorsi e facendo così apparire cose che non sono per portare le persone alla stessa durezza di collo.Mentre per i Papi o discorsi acettati ti prodighi in rappresentazioni di brani più lunghi.

Dovrei forse io cercare e portare a compimento cio che tu tagli volontariamente per indurre con "violenza" altri penseri a ciò che tu intendi?O non sarebbe meglio applicare un po di onestà intelletttuale che riflette anche altri tipi di onestà?

Certo che nemmeno davanti l'evidenza,tipo discorso-aborto-Papa ti ravvedi,ma ti aggrappi "ma lui doveva,ecc..."ma io ti ho messo un solo brano...vuoi che ti posti tutti gli interventi del Papa Giovanni Paolo II wull'aborto così che tu non abbia altre strade a cui agrapparti?..tanto,anche se lo facessi,non servirebbe a nulla,d'altronde MOLTI di noi,io compresa,dovremmo capire il libero arbitrio concesso a TUTTI dallo stesso Dio.




Ghergon
00martedì 1 febbraio 2011 20:47
E' risaputa la posizione del Vaticano dopo il CVII nei confronti della Regalità Sociale di Cristo e il pieno appoggio all'onu e stati sovranazionali laici darwinisti ed atei(apostati)...è invero inutile mettere passaggi più lunghi.
E' evidente la differenza tra la Chiesa Cattolica e chiesa conciliare.

«Avete occhi e non vedete?» (Mc, 8, 18).



Ghergon
00martedì 1 febbraio 2011 20:52
Re: Re: Re: helen e ghergon
d'altronde MOLTI di noi,io compresa,dovremmo capire il libero arbitrio concesso a TUTTI dallo stesso Dio.







helen, helen...
il libero arbitrio è una cosa...il diritto di uccidere è un altra... [SM=x268931]


Heleneadmin
00martedì 1 febbraio 2011 20:55
i volta faccia?

forumnwo.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

Ghergon...tu e quelli estremi non aiutate la fraternita' SAN PIO X vuole rientrare nel vaticano,con posizioni altalenanti come,almeno,presenti tu.

Il tutto e subito non è mai esistito,nemmeno nelle cose di Dio...se in più si aggiungono falsità,non saranno certo da Dio
Heleneadmin
00martedì 1 febbraio 2011 20:57
Ghergon
00martedì 1 febbraio 2011 21:10
Le cose giuste si segnalano sempre per amore a Dio.
Sul presunto miracolo mi guardai bene dal fare commenti... [SM=x268931]


Magistero modernista
Cambiamenti della dottrina sulla Santa Vergine




Papa Wojtyla Osservatore Romano, 24.4.1997, ha detto: «Gesù
Cristo sulla Croce NON HA proclamato formalmente la
maternità universale» .

Papa Leone XIII, 22.9.1891: «Gesù L'HA proclamato
dall'alto della Croce, quando ha confidato alle
sue cure e al suo amore la totalità del genere
umano.»

Papa Wojtyla O.R., 25.1.1996: «Gli esegeti sono ormai concordi
… Genesi… attribuisce l'azione contro il serpente non
direttamente alla Donna ma alla stirpe di lei»

Papa Pio IX, 23.4.1845: «La Santissima Vergine…
gli schiaccia con il suo piede immacolato la testa.»

Papa Wojtyla O.R. 30.5.1996: «…“donna rivestita di sole”.
L’attuale esegesi converge nel vedere in tale donna la comunità
del popolo di Dio…»

Papa San Pio X, 2.2.1904: «Una Donna rivestita di
sole… nessuno ignora che questa Donna rappresenta
la Santa Vergine.»

Papa Wojtyla O.R. 4.1.1996: “...attribuire il massimo alla
Santa Vergine, non può diventare la norma della mariologia.”

Papa Pio XII, 17.7.1954: «…Non abbiate mai timore di esaltare troppo
Colei che risplenderà nell’eternità com e il Capolavoro di Dio.»

Il Card. Ratzinger, O.R., 13.5.1995: «…dogmi mariani… non
possono assolutamente essere derivati dai singoli testi del Nuovo
Testamento» .Congresso Mariale di Czestochowa, O.R., 4.6.1997:
«Mediatrice, Corredentrice, Avvocata… questi titoli si rivelano
ambigui… costituiscono una difficoltà ecumenica.»

Papa Pio XII, 18.10.1954: «…Le cose… dette della Santissima
Vergine nella Scrittura… Nel Nuovo Testamento… sono esplicitamente
affermati i suoi più insigni privilegi e doni.»




Heleneadmin
00martedì 1 febbraio 2011 21:38
e la calunnia cos'è?

Calunniare un Papa non è peccato mortale di calunnia ovvero non dire falsa testimoniaza,e non è lo stesso catechismo di San Pio X che dice che chi non riconosce le autorita' nella chiesa e' uno scismatico?

E tu,cosa stai facendo con il tuo libero arbitrio?...ci penserei prima di dire "vergognatevi" a destra e manca.

Se fossi in tè userei l'onesta,il tuo stesso catechismo e il magistero fino ad oggi per vedere dov è lo sbaglio reale,senza aggiunta alcuna,perchè se voi date contro a questo Papa,vuole dire che non prevedo in futuro cose buone per voi,cioè non vi rimane che lo scisma.
Heleneadmin
00martedì 1 febbraio 2011 21:44

11.Papa wojtyla, O.R., 9.1993: «…e infine…, la dottrina sociale
della Chiesa non è una terza via fra capitalismo e comunismo.»



l'enciclica sul lavoro,specifichiamo,se hai voglia leggerla la trovi qui


www.maranatha.it/Testi/GiovPaoloII/Testi7Page.htm


Heleneadmin
00martedì 1 febbraio 2011 21:57
In più è risaputo la lotta di Giovanni Paolo II contro il comunismo,oppure non ha più rilevanza?come non ha più rilevanza che Papa Benedetto ha liberato la messa Tridentina?

Vedi,si dimostra che non guardate i positivi e nagativi e poi si valuta.

Guardate il negativo e lo guardate in parte senza valutazione e il positivo non viene nemmeno considerato...e non è finita,in più si aggiungono calunnie.

Dimmi,con quale di questi tendenziosi modi di fare dovrei credere a ciò che dici?
hhh.
00mercoledì 2 febbraio 2011 15:11
VOGLIO SOLO DARVI UN'AIUTO E ACCETTATELO PER CORTESIA.

PAPA PIO X CONDANNO' IL MODERNISMO COME ERESIA.

IL MODERNISMO E'

Le principali tesi dei modernisti condannate da Pio X nell'enciclica Pascendi Dominici Gregis erano[2]:

* la Rivelazione non è davvero parola di Dio e neppure di Gesù Cristo, ma un prodotto naturale della nostra sub-coscienza;
* la Fede non è un fatto oggettivo ma dipende dal sentimento di ciascuno;
* i Dogmi sono simboli dell'esperienza interiore di ciascuno; la loro formulazione è frutto di uno sviluppo storico;
* i Sacramenti derivano dal bisogno del cuore umano di dare una forma sensibile alla propria esperienza religiosa, non furono istituiti da Gesù Cristo e servono soltanto a tener vivo negli uomini il pensiero della presenza del Creatore;
* il Magistero della Chiesa non ci comunica affatto la verità proveniente da Dio;
* la Bibbia è una raccolta di episodi mitici e/o simbolici, e comunque non si tratta di un libro divinamente ispirato;
* gli interventi di Dio nella storia (quali miracoli e profezie) non sono altro che racconti trasfigurati di esperienze interiori personali;
* il Cristo della Fede è diverso dal Gesù della storia; la divinità di Cristo non si ricava dai Vangeli canonici;
* il valore espiatorio e redentivo della morte di Cristo è frutto della teologia della croce elaborata dall'apostolo Paolo;

HELEN NON SOLO ACCETTA LA SETENZA DI PAPA PIO X RICONOSCENDO LEI STESSA TUTTI I PAPI DELLA STORIA,INOLTRE HELEN CONDANNA APERTAMENTI TUTTI I PUNTI DEL MODERNISMO CONDANNATI DAL PAPA,
QUINDI HELEN NON E' MODERNISTA
hhh.
00mercoledì 2 febbraio 2011 17:10
al tempo stesso sono in totale accordo con ghergon nel condannare il modernismo,penso che i papi post conciliari possano aver commesso degli errori umani quando non si sono espressi ex cattedra
Ghergon
00mercoledì 2 febbraio 2011 17:35
x helenadmin
hhh ha invitato al sano confronto, non mi sembra che le risposte che ho ottenuto siano molto sane visto l'animosità...







Ghergon
00mercoledì 2 febbraio 2011 18:18
ALCUNE "DEMOLIZIONI MODERNISTE" DI PAOLO VI

ALCUNE "DEMOLIZIONI MODERNISTE" DI PAOLO VI
Eppure qualcuno lo vuole dichiarare BEATO !!!...
di Don Luigi Villa

Fonte: Chiesa Viva, pagg. 3-5, Aprile 2009

Eppure qualcuno lo vuole dichiarare BEATO !!!...

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

     Il 20 marzo 1965, Paolo VI ricevette in udienza un gruppo di dirigenti del "Rotary Club", durante la quale disse che la forma associativa di quel gruppo para-massonico (1) "era buona" e che "buono era il metodo"e, quindi, erano "buoni anche gli scopi", come se non si sapesse che questa organizzazione era di origine massonica.

***


(1) Ricordiamo che la massoneria può essere definita l'anti-Chiesa di Cristo ed è la chiesa di Satana!


      Col Motu proprio "Apostolica sollicitudo", il 15 settembre 1965, Paolo VI istituisce il "Sinodo dei Vescovi", un organismo che era mai esistito nella Chiesa (2), ma che ora veniva istituito per abolire il Primato del Papa, rendendolo solo d'onore, in una confederazione di Chiese autonome.

***

(2) N.S. Gesù Cristo ha istituito autorità strettamente personali, e non autorità collegiali. La Chiesa è monarchica, e non democratica: la democrazia,"eletta del dragone", non appartiene alla Chiesa, è nemica della Chiesa.

       Il 4 ottobre 1965, Paolo VI parlò all'ONU, pur sapendo che esso è una istituzione massonica,come pure tutte le altre associazioni collegate con essa. Disse: "Signori, voi avete compiuto un'opera grande; voi insegnate agli uomini la pace (3). L'ONU è la grande scuola dove si riceve questa educazione"...Per Paolo VI, quindi, l'ONU è l'organismo che ci darà la pace attraverso l'umanesimo massonico!

***

(3) Perché? non è compito precipuo della Chiesa predicare e insegnare la pace? ovviamente intendiamo la pace di Cristo ("Io vi do la mia pace. Io ve la do, non come la dà il mondo."-Gv 14, 27). La pace dell'ONU è invece la pace del mondo! il mondo dell'ingiustizia, della falsità, dell'inganno, della democrazia... 

      II 7 agosto 1965, Paolo VI, assieme al Patriarca scismatico Athenagoras, si tolsero, reciprocamente (4), le scomuniche (ancora valide!) che, nel 1054, S. Leone IXaveva emanate. Così, Paolo VI ammetteva la falsa dottrina delle "Chiese sorelle" (Cattolica e Ortodossa),nonostante sapesse che Gesù Cristo aveva fondato una sola Chiesa, senza dare possibilità di potersi dividere in parti. Forse, ignorava che già Pio XI, nella sua "Mortalium animos", l'avesse condannata come"stoltezza" e, quindi, contraria alla Fede.

***

(4) Quindi Paolo VI credeva alla scomunica di Athenagoras! si riteneva scomunicato dagli ortodossi! La qual cosa significa e implica che Athenagoras e gli ortodossi hanno un qualcosa in più, un'autorità maggiore, nei confronti del Papa Cattolico!!! Come può Paolo VI aver creduto e fatto credere una tale enormità? Evidentemente Paolo VI dimostra di non credere nel dogma papale del Vaticano I, di non credere alla sua autorità (superiore in assoluto) e di peccare di eresia! 

       Nella Basilica romana di "S. Paolo fuori le Mura", il23 marzo 1966 fece benedire i fedeli (Cardinali e Vescovi compresi!) dall'eretico e scismatico (5) "arcivescovo"    (laico!) dott. Ramsey; nonostante fosse un insulto al Papa Leone XIII che, con la Bolla "Apostolicae curae" del 13 settembre 1896, aveva dichiarate invalide quelle ordinazioni anglicane.

***

(5) Dal momento che l'eresia e lo scisma sono gravissimi peccati mortali, che valore può mai avere la benedizione di un eretico e scismatico? Non significa forse profanare la sacralità della benedizione? E un Papa si può permettere il lusso di commettere e far commettere un simile scandalo? 

      II 14 giugno 1966, Paolo VI abolì (6) l'Indice dei libri proibiti, con la "Notificazione" «Post Litteras apostolicas».

***

 


(6) Con l'Indice la Chiesa esercitava il suo diritto-dovere di Madre e Maestra, ma evidentemente Paolo VI aveva tutt'altre credenze... 

       Col Motu Proprio "Sacrum diaconatus ordinem", stabili che "possono essere chiamati al diaconato uomini di età matura, sia celibi che congiunti in matrimonio". Fu un abile gesto papale per una desiderata futura Ordinazione Sacerdotale di uomini sposati.

***



      Con la Costituzione "Missale Romanum" e poi con il"Novus Ordo Missae" del 3 aprile 1969, Paolo VIsostituì l'antico Rito Romano della Santa Messa con una "nuova Messa" - quella d'oggi! - dove sopprime, o attenua, le espressioni e i gesti che esprimevano i dogmi, rifiutati dai protestanti. (7)

***

(7) Bisogna dire soprattutto che la Nuova Messa si esprime in maniera protestante, parla come i protestanti, e i protestanti non credono alla Messa Cattolica, al Sacrificio. Loro parlano di cena, di mensa... Per loro il sacerdote è uno dei commensali, Cristo non è realmente nell'Ostia e quindi non ci si deve inginocchiare...

       Col Motu proprio "Matrimonia mixta" tolse al coniuge non cattolico la solenne promessa di lasciar battezzare ed educare i figli nella Chiesa cattolica; il parroco dovrà solo essere "informato" dei nuovi impegni, assunti dalla parte cattolica. Fu una normativa che passò nel Codice di Diritto Canonico del 1983 (can. 1125). C'è solo da domandarsi, però, quanti di questi matrimoni siano veramente validi!

***



      Con il Motu Proprio "Ingravescentem aetatem", il22 novembre 1970, Paolo VI proibisce ai cardinali ultraottantenni di partecipare al Conclave; una mossa politica, questa, per poter eliminare dalle Diocesi, dalle Curie, dal Conclave, gli elementi ancora "tradizionali", che ostacolavano l'inizio e lo sviluppo della "nuova Chiesa Conciliare" del Vaticano II.

***



      Nel 1969 Paolo Vl, con l'Istruzione "Fidei custos"autorizzava i laici a distribuire la Santa Comunione (8), colpretesto delle nuove "particolari circostanze o nuove necessità". Fu un altro empio gesto ecumenico, contro il compito che Gesù aveva riservato agli Apostoli e al Clero!

***

(8) Conseguenzialmente, dal momento che Paolo VI, come i suoi fratelli protestanti, mostrava di non credere nella presenza sacramentale di N.S. Gesù nell'Ostia Consacrata...

      Con l'Istruzione "Memoriale Domini", mentre, prima, si ribadiva l'opposizione della Chiesa di distribuire l'Eucarestia sulla mano, per il "pericolo di profanare le specie eucaristiche", e per "il riverente rispetto dei fedeli verso l'Eucarestia", poche righe dopo, autorizzava le Conferenze episcopali, in quelle Nazioni in cui la distribuzione sulla mano era già stata abusivamente e illegalmente introdotta, a deliberare loro, con voto segreto, sulla sua ammissibilità. Fu, invece, un altro gesto "sacrilego" che divenne, poi, quotidiano, con la permissione che diede a tutti i "Vescovi conciliari"!

***



      Approvando il nuovo "Rito delle Esequie", Paolo VI concesse le esequie anche a coloro che avessero scelto la"cremazione del loro cadavere", sia pure con la condizione che "la loro scelta non risultasse dettata da motivazione contraria alla dottrina cristiana". 
Questo nuovo rito, contrario a tutta la Tradizione Apostolica, e regolato nel vecchio Codice dal can. 1203 &1 e 2, era stato imposto dalle Logge massoniche; "in tal modo, il cammino della riconciliazione" (!!!) con la massoneria veniva fa­cilitato e costituiva una ennesima correzione graduale della fede!

***



      L'abolizione dell'Indice" (giugno 1966), affidando alla libera responsabilità delle "cristiano adulto" (!!!) la decisione delle sue letture, ha portato nella Chiesa ogni eresia! (9)

***

(9) E così oggi abbondano i teologi..., veri dottoruncoli improvvisati. Ognuno si sente "autorizzato" e tanto "adulto" da dire la sua.

      La sua fu una vera inversione della battaglia di S. Pio Xcontro il Modernismo.

***



      Il filo-comunismo di Paolo VI portò alla vittoria del comunismo in Italia, con Pertini come Presidente, conArgan a sindaco di Roma.

***



      Indicativa è la sua visita all'ONU e la sua visita alla"Meditation Room" l'altare del "dio"(10) senza volto,nel "Tempio della Compressione".

***

(10) Se l'ONU è opera della massoneria e se la massoneria è la chiesa di Satana, chi sarà mai questo "dio senza volto" pregato dai massoni dell'ONU e da Paolo VI? 

      Si pensi alla donazione dell'Anello e della Croce pettorale al massone segretario generale dell'ONU. I due gioielli contenevano 404 diamanti, 140 smeraldi e 20rubini (11). Il valore stimato era sui 100.000 dollari. Si pensi anche alla deposizione della Tiara. Questi due fatti meriterebbero ben tristi riflessioni!..

***

(11) Un generoso contributo alle opere della massoneria!... Ma quell'anello e quella Croce appartenevano al Papa in quanto tale, non a Giambattista Montini che quindi ha regalato ciò che non era suo!

      Nella sua "Populorum Progressio", si scagliò contro il sistema capitalistico, ma non si dice che Paolo VI, nel frattempo, con Sindona, faceva investimenti del Vaticano nel mondo industriale, a livello mondiale.

***



      Paolo VI firmò un editto nel quale si diceva che durante la comunione nelle due specie, chi voleva, poteva usare una cannuccia per il Sangue di Cristo! (12)

***

(12) Se a tal proposito accusassimo Paolo VI di sacrilegio o almeno di profanazione certa, saremmo esagerati? Ma se non ci credeva... Ma perché allora lo si vorrebbe proclamare beato? Beato un infedele?!

      Si rifletta sul fatto della bara di Paolo VI che non aveva alcun simbolo cristiano!... (13)

***

(13) E sì, Paolo VI sarebbe uno di quei santi modernisti che per non dispiacere a protestanti, eretici, ebrei e musulmani, preferiscono dispiacere N.S. Gesù Cristo!

      Con Paolo VI, la Chiesa non doveva più accentrare le sue forze sull'evangelizzazione per guadagnare le anime a Cristo e condurle alla vita eterna, ma tutti i suoi sforzi dovevano, invece, essere impiegati alla promozione di un "umanesimo pieno" (14), e per questo non solo ingaggiarsi socialmente, ma porsi all'avanguardia di quella azione sociale! La sua enciclica "Populorum Progressio", infatti, non è che un inno a questa mentalità pagana che Lui voleva inculcare alla sua Chiesa!

Don Luigi Villa

(14) Abbasso Gesù e viva l'uomo! ecco in sintesi l'insegnamento del Papa Paolo VI. 







Ghergon
00mercoledì 2 febbraio 2011 18:20
Ghergon
00mercoledì 2 febbraio 2011 20:09
le Credenziali di Don Luigi Villa(che non fa parte della Fratenità San Pio X, Helen, ma è sacerdote della Chiesa "regolare"):

Don Luigi Villa (Sacerdote - dottore in teologia e dogmatica - ex agente segreto vaticano con nomina di Pio XII e su volontà di San Pio da Pietrelcina - ha subito 8 attentati alla vita documentati)


Heleneadmin
00mercoledì 2 febbraio 2011 20:51
Infatti hhh...quando di parla di modernismo e non di CVII le cose sono diverse,ma non perchè non vi possano essere all'interno del CVII dei punti da rivalutare,non tutto,ma perchè il modernismo è ciò che nella Chiesa,fedeli e gerarchie hanno sviato.
Poi anche un altro discorso è il rischio che si correva col CVII,ma cio non esclude l'ubbedienza e far entare le critiche nei giusti punti e giuste cose.

Per esempio ,come hai scritto distinuguere ex cattedra,che però dovrebbe essere fatto per documenti passati,poi distinguere le frasi nel contesto e distinguere se dette da vescovi o preti o Papi.

Poi conoscere l'intento vero del CVII in tutte le sue parti,e l'uso iniquo che ne è stato fatto.
Distinguere bene,insomma...condannare in toto porta a non avere luce in quei punti in cui luce c è e sinceramente,non fà vedere quel buio che c è,perchè la Chiesa è Santa e peccatrice e ne và da sè che gli umani che partecipano hanno luci e ombre.

Il problema è che certe correnti troppo "dure",invece di aiutare la causa di illuminare dove VERAMENTE c'è bisogno di illuminare,mettono nel buio tutto,portando così fedeli adirittura a scappare da certi gruppi,ottengono l'effetto contrario,cioè l'opposto di ciò che volevano ottenere....

Io stessa,che non sono modernista,vengo accusata di questo,comunque quando leggo certi siti e certe cose,mi viene di scappare a gambe levate,non tanto per alcune cose che ritengo vere,ma per un metodo di fare che non approvo e secondo mè non viene da Dio,non nelle sue "ideologie",perchè questo poi diventa...

Insomma,credo che per ogni frase che ci scandalizza sarebbe da andare a controllare,cercare,ecc

Io,personalmente,spero che la prima COSA,ORA,CHE LA cHIESA DEBBA FARE,SONO ORGANI DI CONTROLLO MOLTO,MA MOLTO PIù CAPILLARI,COSì DA TRATTENERE QUEI PRETI E QUEI VESCOVI CHE SCANDALIZZANO PER LE LORO POSIZIONI...MA SIA DA UNA PARTE CHE DALL'ALTRA
Heleneadmin
00mercoledì 2 febbraio 2011 21:39
querculanus.blogspot.com/2009/08/don-villa-e-paolo-vi.html


Sapevo dell’esistenza di Don Villa, sapevo che era un tradizionalista; ma non avevo mai letto nulla di lui. Beh, devo dire che, dopo aver letto questa pagina, mi basta e mi avanza. Per principio, sono portato a dar credito a chiunque; anche quando non le condivido, cerco di prendere sul serio le opinioni altrui; in qualsiasi cosa leggo mi sforzo di cercare qualcosa di utile, per arricchire o correggere le mie convinzioni, o anche solo per metterle alla prova con argomentazioni di segno opposto. Scusate, ma in questo caso proprio non ci riesco. Nel sito della rivista da cui tale documento è ripreso (Chiesa viva) Don Villa è presentato come “dottore in teologia”; io devo accontentarmi di essere solo “licenziato” in quella disciplina, ma sinceramente mi aspetterei da un teologo ben diverse argomentazioni. Io non escludo che Paolo Vi possa essere criticato (io stesso quante volte l’ho fatto prima e dopo la sua morte...), ma le obiezioni devono essere serie. In questa lunga lista non ne trovo una che sia tale. Pertanto, non vale la pena perdere tempo a rispondere a ciascuno dei punti elencati.

Da parte mia, mi limiterò a compilare un altro elenco (molto piú breve di quello di Don Villa), quello delle cose che Don Villa ha dimenticato (chiedo venia se ripeterò alcuni punti già toccati in precedenti interventi).


1. Paolo VI viene eletto durante il Concilio Vaticano II; decide di continuarlo, dando ad esso una svolta ecclesiologica. Allega alla Costituzione dogmatica Lumen gentium una “Nota praevia” sulla corretta interpretazione del concetto di collegialità. Avoca a sé alcune questioni scottanti quali il celibato sacerdotale e la contraccezione. Al termine della III sessione del Concilio (21 novembre 1964) proclama Maria “Madre della Chiesa”. Porta quindi a termine il Concilio raccogliendo l’unanimità dei consensi dei Padri su tutti i documenti emanati.

2. Il 3 settembre 1965, a Concilio ancora aperto, pubblica l’enciclica Misterium fidei sulla dottrina e il culto della SS. Eucaristia, nella quale riafferma l’insegnamento tradizionale della Chiesa a proposito della “transustanziazione”, contro le nuove proposte di “transignificazione” e “transfinalizzazione”.

3. Il 1° gennaio 1967 pubblica la Costituzione apostolica Indulgentiarum doctrina, in cui conferma la dottrina cattolica sulle indulgenze.

4. Il 24 giugno 1967 pubblica l’enciclica Sacerdotalis caelibatus, con cui ribadisce la tradizionale disciplina sul celibato dei sacerdoti nella Chiesa latina.

5. Al termine dell’Anno della fede (30 giugno 1968) pronuncia una solenne professione di fede (il “Credo del popolo di Dio”).

6. Il 25 luglio 1968 pubblica l’enciclica Humanae vitae, con cui riafferma la dottrina tradizionale della Chiesa a proposito della contraccezione.

7. Il 10 giugno 1969 si presenta al Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra dicendo: “Il Nostro nome è Pietro”.

8. L’8 dicembre 1975 pubblica l’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, con cui ribadisce il dovere della Chiesa di annunziare il Vangelo.


Queste, insieme a tante altre, sono le cose che contano nel pontificato di Paolo VI. Il resto — permettetemi — è spazzatura. Che Paolo VI fosse massone o comunista è semplicemente ridicolo (vi pare che un massone-comunista faccia le cose che ho appena elencato?): sono accuse che non vanno neppure prese in considerazione (per avere un saggio delle “prove” che dimostrerebbero che Paolo VI fosse massone, lascio ai lettori che ne abbiano il coraggio e la pazienza di andarsi a leggere questa pagina nel sito di Chiesa viva;io mi rifiuto di riferirle).

Per concludere vorrei rammentare a Don Villa e a tutti coloro che, per difendere la tradizione e, in particolare, il primato pontificio, non riconoscono l’autorità dei legittimi Pontefici, quanto si legge nella bolla Unam Sanctam di Bonifacio VIII: “Subesse Romano Pontifici omni humanæ creaturæ declaramus, dicimus, diffinimus et pronunciamus omnino esse de necessitate salutis” (DS 875). Loro che si stracciano le vesti per il disordine che regna nella Chiesa attuale, non si rendono conto di essere fra i primi fomentatori di quel disordine; loro che lamentano una crisi di fede, non si rendono conto di essere i primi a mettere in crisi la fede; loro che denunciano il soggettivismo imperante, non si rendono conto di aver creato una fede a proprio uso e consumo; loro che dicono di difendere la tradizione, non si rendono conto di aver trasformato la tradizione in una ideologia. Spero che almeno la definizione dogmatica dell’Unam Sanctam li aiuti a riflettere e rinsavire; spero che almeno si rendano conto che stanno mettendo seriamente a rischio la salvezza della loro anima.
Pubblicato da Querculanus a 14:17



quindi leggere definizione dogmatica dell’Unam Sanctam li aiuti a riflettere e rinsavire;
Heleneadmin
00mercoledì 2 febbraio 2011 21:41
www.padre.at/bolla.htm


SACERDOTIUM ET REGNUM NELLA
BOLLA "UNAM SANCTAM" DI PAPA BONIFACIO VIII

(Roma, il 13 maggio 1996)

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(Padre Alex)

INDICE GENERALE

0. INTRODUZIONE

I. IL CONTESTO DOTTRINALE IN GENERALE

II. IL CONTESTO STORICO

III. IL CONTENUTO DI "UNAM SANCTAM":
COMPENDIO GENERICO DELLE FONTI PRINCIPALI E DELL'ARGOMENTAZIONE

III./1. L'unica Chiesa di Cristo

1.1 Canticum Canticorum VI,8 (= VI,9 NOVA VULGATA)

1.2 Epistula B. Pauli ad Ephesios IV,5

1.3 Liber Genesis VI,I6

1.4 Liber Psalmorum XXI,21 (= XXII,21 NOVA VULGATA)

1.5 Evangelium secundum Joannem XIX,23

1.6 Evangelium secundum Joannem XXI,17

1.7 Evangelium secundum Joannem X,16

III./2. Le due spade nell'unica Chiesa di Cristo

2.1 Evangelium sec. Lucam XXII,38 - Matthæum XXVI,52 (comprensione di S. Bernardo)

III./3. La spada materiale è sotto l'altra

3.1 Epistola B. Pauli ad Romanos XIII,1

3.2 Reductio omnium ad unum

III./4. La piena potestà giuridica della spada spirituale

4.1 Epistola B. Pauli ad Hebræos VII,5 - 7

4.2 Ugo di S. Vittore (De sacramentis Chiristianæ fidei, lib. II) e la congiunzione papale con la Prophetia Jeremiae I,10

4.3 Epistola B. Pauli ad Corinthios prima II,15

III./5. L'ordine di Dio riguardo al Romano Pontefice

5.1 Evangelium secundum Matthæum XVI,19

5.2 Epistola B. Pauli ad Romanos XIII,2

5.3 Liber Genesis I,1

5.4 L'uso di parole di S. Tommaso per la definizione dogmatica

IV. QUESTIONI DELL'INTERPRETAZIONE

IV./1. Senza discussione: Il contenuto della definizione dogmatica finale

IV./2. Discussione: Unam sanctam = potestas directa vel indirecta in temporalibus?

V. CONCLUSIONE

VI. APPENDICE: UNAM SANCTAM (18. 11. 1302)

VII. SCHEMA (SECONDA PARTE DELL'UNAM SANCTAM)

VIII. BIBLIOGRAFIA

VIII./1. Fonti

VIII./2. Autori

SACERDOTIUM ET REGNUM NELLA BOLLA UNAM SANCTAM DI PAPA BONIFACIO VIII

0. INTRODUZIONE

Alla fine questo lavoro scritto dovrà essere diventato un aiuto per entrare direttamente nella famosa bolla di Bonifacio VIII, Unam sanctam. Ma dobbiamo amettere subito, che ci sarà soltanto un primo viaggio molto generico. Ci interessa sopratutto il rapporto preciso tra sacerdotium et regnum in questa bolla di 1302. Perciò primo vengono date alcune spiegazioni sul contesto, cioè sul contesto dottrinale in generale e sul contesto storico. Poi viene la parte più importante, che semplicemente "racconta" il contenuto di Unam sanctam, ma con chiari riferimenti alle fonti e qualche volta già con piccole interpretazioni. Forse possono servire anche gli appendici (comprendendo la bolla e uno schema, diciamo, sulla sua parte seconda). La parte seguente tratta proprio delle interpretazioni, sopratutto considerandone la questione potestas directa oppure potestas indirecta, e nell'ambito di quella directa o con significato soltanto in spiritualibus o anche in temporalibus. L'unico punto chiarissimo prima di iniziare è solamente la definizione dogmatica finale (DS 875) sulla sottomissione di ogni uomo al successore di Pietro essendo de necessitate salutis.



I. IL CONTESTO DOTTRINALE IN GENERALE(1)

La teoria ierocratica, chiamata in genere teocrazia papale e "più giustamente ... potestas directa"(2) pur avendo radici lontane, fu concretamente formulata al principio del secolo XIII da alcuni canonisti, soprattuto da Alano, che abbandonò la dottrina del decretista Uguccione da Pisa (+ 1210), e poi questa teoria fu autorevolmente affermata e diffusa da Innocenzo IV (+ 1254), sotto la spinta della grande lotta tra papato ed impero. Nella seconda metà del '200 i canonisti l'ebbero consacrata nei loro monumentali commenti alle Decretali, trasmettendola così ai teologi, che attinsero al diritto canonico per la dottrina sul primato del papa. L'apporto dei teologi fu di grande importanza, perché permise di unificare ed inquadrare gli eterogenei elementi dei canonisti nel grande sistema teologico-scolastico. S. Bonaventura (+ 1274) più di altri contribuì a questo inserimento della teoria ierocratica nella teologia del tempo, mentre più cauta era la posizione di S. Tommaso (+ 1274). Sorse intanto, tra i teologi della generazione successiva, la giusta critica alla dottrina, ed uno dei più acuti, il francescano Pietro di Giovanni Olivi (+ 1298), pur discepolo fedele di S. Bonaventura, con geniale argomentazione ne demolì le malferme basi. Ma la nuova lotta tra i due poteri, portata dai difensori di Filippo IV il Bello (+ 1314), re di Francia, sul terreno teologico, sospinse i teologi di Bonifacio VIII a mantenere le estreme posizioni dei canonisti. Egidio Romano (+ 1316) e Giacomo da Viterbo (+ 1307) consolidarono ed allargarono la teoria ierocratica, facendone la dottrina del papato, e sviluppando a suo favore motivi teologici ed idee del loro maestro S. Agostino (+ 430).



II. IL CONTESTO STORICO(3)

Alla genesi del documento stavano anche e sopratutto le rivalità tra Bonifacio e Filippo il Bello. Già nel 1294 e nel 1295 Filippo ebbe imposto un tributo agli ecclesiastici del suo regno per finanziare la campagna imperialista che stava conducendo contro l'Inghilterra. Il papa, che era contrario alla guerra, si lanciò alla difesa delle immunità ecclesiastiche con la bolla Clericis laicos (24. 2. 1296), senza però nominare il re, il quale comunque rispose il 17. 8. 1296 con la proibizione di esportare valuta dalla Francia e privando così il papa degli introiti pecuniari provenienti dal clero francese. Bonifacio pubblicò allora un'altra bolla rivendicando la libertà della Chiesa (Ineffabilis amor - 20. 9. 1296).

La reazione contro le due bolle fu tumultuosa ed anche una parte degli ecclesiastici si schierò con il re, inviando una lettera di protesta al papa (31. 1. 1297) firmata dagli arcivescovi di Reims, di Sens e di Rouen. Bonifacio fu costretto a far marcia indietro e mitigare il senso delle precedenti con altre due bolle (De temporum spatiis e Romana mater Ecclesia, entrambe del 7. 2. 1297). Seguirono, sempre in tono conciliante, la bolla Coram illo fatemur (28. 2.) e la costituzione Etsi de statu (31. 7.). Si addivenne così ad un accomodamento provvisorio, al quale contribuì non poco la canonizzazione del re Luigi IX (11. 8.).

Ma il dissidio infuriò di nuovo qualche anno dopo e con maggior asprezza. Fin dall'anno 1298 Filippo provocava Bonifacio ad esercizio più severo della pontificale potestà. Gli avversari del papa, pilotati dai cardinali della casa Colonna e da una parte della nobiltà romana, tentarono non solo di esautorarlo, ma addirittura di sancirne la deposizione sotto l'accusa di illegittimità. Sconfitti e trattati con una certa magnanimità, si diedero alla fuga e ripararono nel 1303 in terra franca, dove il re continuava a spremere denaro al clero ed ebbe incarcerato il vescovo di Pamiers, nunzio pontificio a Parigi e particolarmente benvoluto dal papa (12. 10. 1301).

Quando lo venne a sapere, Bonifacio mandò al re la bolla Ausculta fili, importantissima perché svela la mentalità del pontefice. Egli insiste sulla necessità della comunione con la Chiesa Romana, fuori della quale non c'è salvezza, e dell'obbedienza di tutti i battezzati al suo capo, che è il vicario di Cristo e il successore di Pietro. È stoltezza pensare che i re non debbano essergli sottomessi come ogni altro cristiano. Contemporaneamente (5. 12. 1301) il papa convocò i prelati per il 1. 12. dell'anno successivo (1302) allo scopo di procedere alla correzione del re di Francia. Il re da parte sua convocò la prima assemblea degli "stati generali", che, riuniti a Parigi il 10. 4. 1302 nella cattedrale die Nôtre-Dame, si allinearono in massa dalla sua parte.

Approfittando del soggiorno dei legati del clero francese, Bonifacio tenne un solenne concistoro (24. 6. 1302). Dopo aver ascoltato un grandioso discorso del Cardinale Matteo d'Acquasparta, discepolo di S. Bonaventura, il papa vi prese lo spunto per minacciare la deposizione del re di Francia(4) e la degradazione dei prelati che l'avevano favorito, e confermò l'indizione del sinodo romano, da inaugurarsi il 30. 10. con il compito di esaminare i principi dottrinali che devono regolare le relazioni del potere temporale con la suprema autorità pontificia.

L'11. 7. 1302 Filippo fu sconfitto dai fiamminghi nella battaglia di Courtrai, provocata dalle su mire imperialistiche. Il sinodo romano fu aperto il 30. 10. con la partecipazione da parte francese di quattro arcivescovi, trentacinque vescovi, sei abati e numerosi dottori e teologi, in aggiunta agli italiani. Il decreto emanato l'ultimo giorno (18. 11.), che dobbiamo analizzare fra poco, ha forse il pregio di essere stato elaborato in collaborazione da un'équipe di numerosi prelati e teologi d'oltralpe. Di nuovo Filippo non fu nominato nella famosissima bolla. Malgrado tutto non diede il minimo segno di resipiscenza, e il papa preparò una bolla di scomunica che avrebbe dovuto essere pubblicata l'8. 9. 1303; ma il giorno prima fu arrestato ad Anagni da Guglielmo di Nogaret. La vertenza si chiuse soltanto con la morte di Bonifacio (+ 11. 10. 1303).



III. IL CONTENUTO DI "UNAM SANCTAM": COMPENDIO GENERICO DELLE FONTI PRINCIPALI E DELL'ARGOMENTAZIONE(5)

È ovvio che il materiale presentato al sinodo fu considerato nella bolla. Ma in realtà Bonifacio VIII non fece che ribadire principalmente il detto in altre sue scritte papali.(6) Non ci sono più dubbi oggi circa l'autenticità della bolla(7), le cui fonti principali sono Bernardo di Chiaravalle(8) (+ 1153), Ugo di S. Vittore(9) (+ 1141), Egidio Romano(10), Tommaso d'Aquino(11) e anche Innocenzo III(12) (+ 1216). Forse Bonifacio poté scriverla da solo con l'aiuto di Card. Acquasparta e, in questo caso ci sarebbe stato l'opera De postestate ecclesiastica del predetto Egidio Romano(13). Le sentenze bibliche non erano tutte di Bonifacio, come vedremo sotto. A Bonifacio si attribuì la violenta contorsione delle bibliche sentenze (prese dalla tradizione Patristica), perché dovette lui più immediatamente combattere gli usurpatori del diritto ecclesiastico.(14)

La grossa bipartizione nel Denziger corrisponde secondo l'autore alla logica e al contenuto del documento: DS 870 - 872 (D 468) = De unicitate Ecclesiae; DS 873 - 875 (D 469) = De potestate spirituali Ecclesiae. Su questa seconda parte c'è uno schema come appendice (VI./2.). Adesso cominciamo a riferire il contenuto preciso.

III./1. L'unica Chiesa di Cristo

Questa prima parte della bolla è il grande presupposto per il suo resto. La Chiesa è unica, santa, cattolica, apostolica e fuori di essa non c'è salvezza. È il corpo mistico di Cristo, che ne è il capo, e il cui vicario è il successore di Pietro. Così la Chiesa è definita, per la prima volta in un documento ufficiale, corpo mistico di Cristo.

1.1 Canticum Canticorum VI,8 (= VI,9 NOVA VULGATA)

"Una est columba mea, perfecta mea. Una est matri(s) suæ, electa genetrici suæ"(15).

Viene preso dal papa per dire, che c'è soltanto una sola e vera Chiesa come l'unico corpo mistico di Cristo, "extra quam nec salus est". Già questo passo della scrittura fu usata da S. Bernardo, che al riguardo disse chiaramente: "Ubi unitas, ibi perfectio."(16)

1.2 Epistula B. Pauli ad Ephesios IV,5

(Cominciamo con Eph 4,4: "Unum corpus, et unus Spiritus, sicut vocati estis in una spe vocationis vestræ." 4,5: "Unus corpus, una fides, unum baptisma." 4,6: "Unus Deus et Pater omnium, qui est super omnes, et per omnia, et in omnibus nobis.")(17)

Le parole vengono usate per continuare il grande concetto divino dell'unità della e nella Chiesa.

1.3 Liber Genesis VI,16

("Fenestram in arca facies, et in cubito consummabis summitatem ejus; ostium autem arcæ pones ex latere; deorsum, coenacula et tristega facies in ea.")(18)

Viene ricordato l'arca di Noè come ulteriore prova dell' unità incomparabile della Chiesa, perché "in uno cubito consummata unum". Inoltre ebbe un solo timoniere e un solo comandante. Il brano serve anche come nuova dimostrazione della sua necessità assoluta ad salutem, perché "extra quam omnia subsistentia super terram legimus fuisse deleta."

1.4 Liber Psalmorum XXI,21 (= XXII,21 NOVA VULGATA)

"Erue a framea, Deus, animam meam, et de manu canis unicam meam."

Secondo il papa questo è la preghiera del Signore per se stesso, per la testa e il corpo, "quod corpus unicam scilicet ecclesiam nominavit" a causa dell'unità dello Sposo, della fede, dei sacramenti e della carità ecclesiale.

1.5 Evangelium secundum Joannem XIX,23

("Milites ergo cum crucifixissent eum, acceperunt vestimenta ejus, [et fecerunt quatuor partes, unicuique militi partem] et tunicam. Erat autem tunica inconsutilis, desuper contexta per totum.")(19)

L'immagine della tunica inconsutile del Signore, che non venne divisa, bensì estratta a sorte dai soldati nella Passione, fu presa sin dal III secolo, quale simbolo della Chiesa, che rimane intatta contro le scissure inutilmente provocate dagli eretici, e divenne sia nella patristica, sia in tutto il Medio Evo, un motivo per l'approfondimento dottrinale della nota della unità, data alla Chiesa nel simbolo apostolico.(20) E nella bolla viene presa quest'immagine chiarissima per spiegare quest'unità, con cui non potrebbero esserci due teste come se fosse un mostro.

1.6 Evangelium secundum Joannem XXI,17

"Pasce oves meas."

Adesso vengono citate parole del Signore stesso sulla confermazione di aver istituito Pietro come vicario, il che vale anche per tutti i successori di Pietro. Importante è il risalto a "meas", perché secondo il papa si capisce così, che Cristo gliele affidò tutte, ne non soltanto una parte qualsiasi - tutto dev'essere sotto il Romano Pontefice.

1.7 Evangelium secundum Joannem X,16

("Et alias oves habeo, quæ non sunt ex hoc ovili; et illas oportet me adducere, et vocem meam audient, et fiet unum ovile, et unus pastor.")(21)

Viene usato per mostrare, che secondo le parole di Cristo c'è solo un gregge, è percio tutti coloro che affermano di non essere stati affidati ai successori di Pietro non possono essere in o di questo gregge.

III./2. Le due spade nell'unica Chiesa di Cristo(22)

Contenutisticamente comincia adesso la seconda grande parte di Unam santam. - Nella Chiesa, appena esposta come questo solo gregge, esistono due spade: una spirituale, a lei stessa affidata, e una temporale, che essa manovra per la mano degli stati e dei regnanti.

2.1 Evangelium sec. Lucam XXII,38 - Matthæum XXVI,52 (comprensione di S. Bernardo)

"Ecce gladii duo hic". ("Satis est.") - "Converte gladium tuum in vaginam."

S. Bernardo - dopo aver citato simili brani (Jo 18,11 al posto di Mt 26,52) - scrisse: "Uterque ergo Ecclesiæ et spiritualis scilicet gladius, et materialis; sed is quidem pro Ecclesia, ille vero et ab Ecclesia exserendus: ille sacerdotis, is militis manu, sed sane ad nutum sacerdotis, et jussum imperatoris."(23) La teoria dei duo gladii fu già enunciata da Goffredo di Vendôme (+ 1115) e così accettata da Bernardo di Chiaravalle. L'argomento preso come simbolo dai canonisti del sec. XIII fu seguito presto dai teologi come il segno biblico del possesso di ambedue nelle mani di Pietro.(24) Anche S. Tommaso prese questi passi di S. Bernardo positivamente.(25)

Secondo Bonifacio si deve comprendere bene il brano di Matteo: il papa ha entrambe le spade in posesso(26). - Perciò possiamo dire, che non basterebbe l'uso non "contra Ecclesiam", ma era sempre necessario l'uso "in commodum et favorem Ecclesiæ"(27).

III./3. La spada materiale è sotto l'altra

Quindi il potere civile, pur distinto da quello ecclesiastico, le è subordinato, perché da lei trae la propria origine: deve dunque a lei ispirarsi quanto alle leggi, e tenerne conto nelle relative applicazioni.

3.1 Epistola B. Pauli ad Romanos XIII,1

"Non est potestas nisi a Deo; quæ autem sunt, a Deo ordinata sunt".

Viene usato per confermare questa predetta soggezione, perché essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all'altra.

3.2 Reductio omnium ad unum

L'argomento della reductio omnium ad papam, fondato sul principio aristotelico che tra gli uomini c'è una subordinazione ed una gerarchia, che conduce ad un unico uomo, il quale ne è la misura ed il vertice(28), fu stato utilizzato ormai da più di un secolo, per asserire la subordinazione al papa, vicario di Cristo, di tutte le potestà terrene, compreso l'imperatore (Dio -> papa -> imperatore). Dal canonista Alano, ai primi del '200, era passato ai grandi decretalisti, come l'Ostiense (+ 1270), poi fu stato fatto proprio dai teologi fautori della ierocrazia papale, sviluppato particolarmente da S. Bonaventura(29). In questa grandiosa concezione il papa è esaltato al grado supremo tra gli uomini, ed a lui come in causa si deve ricondurre tutte la umana società. "Ubi est reductio ad summum in genere hominum, eiusmodi est Christi vicarius, pontifex summus"(30).

III./4. La piena potestà giuridica della spada spirituale

4.1 Epistola B. Pauli ad Hebræos VII,5 - 7

("Et quidem de filiis Levi sacerdotium accipientes, mandatum habent decimas sumere a populo secundum legem, id est, a fratribus suis, quamquam et ipsi exierint de lumbis Abrahæ. [6] Cujus autem generatio non annumeratur in eis, decimas sumpsit ab Abraham, et hunc qui habebat repromissiones benedixit. [7] Sine ulla autem contradictione, quod minus est, a meliore benedicitur.")(31)

Questo principio enunciato della lettera agli Ebrei che "sine ulla contradictione, quod minus est, a meliore benedicitur" fu usato con conseguenze ierocratiche. Anche Bonifacio accenna subito alle conseguenze che derivano dalla consacrazione del sovrano da parte dell'autorità spirituale, quando parla della superiorità di quest'ultima sul primo "ex ... benedictione, et sanctificatione".(32) Anche Ugo di S. Vittore(33) usò questo brano, ma soltanto dopo la sua phrase famosa.

4.2 Ugo di S. Vittore (De sacramentis Chiristianæ fidei, lib. II)(34) e la congiunzione papale con la Prophetia Jeremiae I,10

Nel secondo libro(35) della sua opera dogmatica De sacramentis la seconda parte tratta "de unitate Ecclesiæ"(36). E qui il quarto capitolo aveva il titolo "Duas esse vitas, et secundum duas vitas duos populos; et in duobus populis duas potestates, et in utraque diversos gradus et ordines dignitatum; et unam inferiorem, alteram superiorem."(37) Prima della phrase famosa, che ci interessa a causa della citazione diretta, vi sono anche importanti accertamenti, che accennano al suo vicino contesto: "Terrena potestas caput habet regem. Spiritualis potestas habet summum pontificem. Ad potestatem regis pertinent quæ terrena sunt, et ad terrenam vitam facta omnia. Ad potestatem summi pontificis pertinent quæ spiritualia sunt, et vitæ spirituali attributa universa. Quanto autem vita spiritualis dignior est quam terrena, et spiritus quam corpus, tanto spiritualis potestas terrenam sive sæcularem potestatem honore, ac dignitate præcedit."(38)

E subito dopo comincia un nuovo capoverso: "Nam spiritualis potestas terrenam potestatem et instituere habet, ut sit, et judicare habet si bona non fuerit"(39). Era uno degli argomenti maggiori portati dai difensori della teoria ierocratica, enucleato da Ugo così a metà del sec. XII e sviluppato dai teologi del sec. XIII, sino ad essere assunto, con autorità tra gli argomenti più gravi dell'Unam sanctam: "Nam, veritate testante, spiritualis potestas terrenam potestatem instituere(40) habet, et iudicare, si bona non fuerit."

Ma da Ugo stesso il contesto conferma che lui "continua a parlare della superiorità della potestà spritiuale (prior in tempore et maior dignitate), dimostrata dalla consacrazione regale per opera della potestà spirituale. Questo infatti è il senso proprio del passo in discussione, e la institutio della potestà temporale ... non è più della consacrazione del sovrano compiuta dal sacerdote."(41) Mentre nella bolla di Bonifacio il passo sembra essere usato in un altro o nuovo contesto e perciò con un significato più forte. Secondo G. B. Ladner non dev'essere una sorpresa, che il papa pretese il diritto all'institutio delle potestà terrene dopo aver annunciato che tutte queste potestà fanno parte della Chiesa.(42)

E con questa dottrina evidentemente chiara della bolla si avvera - secondo il papa - la profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il potere della Chiesa:

"Ecce constitui te hodie super gentes et regna, (ut evellas, et destruas, et disperdas, et dissipes, et aedifices, et plantes.)"(43) Ma d'altra parte quell' "applicare al papa le parole indiritte da Dio a Geremia fu cosa ben più antica di Bonifazio, e nella greca e nella latina Chiesa."(44)

4.3 Epistola B. Pauli ad Corinthios prima II,15

"Spiritualis homo iudicat omnia, ipse autem a nemine iudicatur."

Come da Ugo viene così subito usato questo brano per confermare - almeno nella bolla - la "gerarchia di giudicare" e che finalmente il potere spirituale supremo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dall'uomo, come afferma l'Apostolo.

III./5. L'ordine di Dio riguardo al Romano Pontefice

5.1 Evangelium secundum Matthæum XVI,19

"Quodcunque ligaveris (super terram, erit ligatum et in coelis: et quodcunmque solveris super terram, erit solutum et in coelis.")(45)

Viene adesso usato per mostrare l'origine divina di sudetta autorità, benché conferita ad un uomo ed esercitata da un uomo. Proprio da tali parole (Mt 16) i canonisti facevano derivare un'estensione senza limiti dei poteri di Pietro, che comprendeva anche la potestà temporale.(46)

5.2 Epistola B. Pauli ad Romanos XIII,2

("Itaque qui resistit potestati, Dei ordinationi resistit. Qui autem resistunt, ipsi sibi damnationem acquirunt".)(47)

Con le parole di S. Paolo il papa desume che perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone all'ordine di Dio.

5.3 Liber Genesis I,1
Heleneadmin
00mercoledì 2 febbraio 2011 21:43
"In principio creavit Deus coelum et terram".)(48)

E per confermare (poco prima della definizione dogmatica finale), che tutto viene da un unico principio e che anche tutte le autorità logicamente vengono soltanto da un unico principio (ovviamente dal potere spirituale supremo), viene ricordata la creazione con le parole del primo libro di Mosè, che non nei principii, ma nel principio Dio creò il cielo e la terra.

5.4 L'uso di parole di S. Tommaso per la definizione dogmatica

Nell'opuscolo Contra errores Græcorum possiamo leggere: "Ostenditur etiam quod subesse Romano Pontifici sit de necessitate salutis"(49) Non manca nello stesso luogo il riferimento all' "universalem ecclesiam ..., in qua necessario salutis animarum nostrum est manere".

E nell'Unam sanctam viene definito: "Porro subesse Romano Pontifici omni humanæ creaturæ declaramus, dicimus, diffinimus et pronunciamus omnino esse de necessitate salutis."



IV. QUESTIONI DELL'INTERPRETAZIONE(50)

Anche J. Collantes sottolinea inanzitutto(51) che gli autori medioevali danno al termine "Chiesa" il significato più ampio, cioè come sinonimo di "cristianità", sicché, pur distinguendo tra potere spirituale e temporale, tengono sempre presente che l'autorità civile è esercitata da principi Cristiani in una società Cristiana. "Ricordiamo che allora vigeva un regime cristiano assai vicino all'agostinismo politico."(52)

Nel corso del Concilio Ecumenico XVIII, del quinto Concilio del Laterano (19. 12. 1516) il documento stesso fu confermato da Leone X con l'altra bolla Pastor æternus(53), unitamente però ad un'altra di Clemente V del 1. 2. 1306(54), diretta a Filippo il Bello per chiarire che l'Unam sanctam non menoma in nulla il potere regale.

IV./1. Senza discussione: Il contenuto della definizione dogmatica finale(55)

L'unica verità formalmente definita è l'ultimo capoverso, cioè che ogni uomo è sottoposto alla giurisdizione papale: è la logica conseguenza della necessità di far parte della Chiesa Cattolica, e quel che si crede di questa necessità dev'essere esteso a questa soggezione - "sensus ad regimen spirituale restringendus iam adumbratur initio bullae, ubi de necessitate Ecclesiae ad salutem agitur (DS 870), praecipue vero ex opusculo S. Thomae Aqu., ex quo desumpta est".(56) Tutto il resto non sono definizioni ex cathedra, e nonostante le argomentazioni forti precedenti questa definizione finale dev'essere compresa nel senso che ogni uomo - non direttamente ogni governo(57) - dev'essere sottomesso al Romano Pontefice de necessitate salutis.

IV./2. Discussione: Unam sanctam = potestas directa vel indirecta in temporalibus?

Quanto a quest'interpretazione, le opinioni sono divergenti. L'interpretazione tradizionale(58) sembra quella di dire, si tratti di una potestas directa, ma solamente sulle cose spirituali. Perché in questo modo e soltanto così si potrebbe capire la definzione dogmatica finale e il suo significato. E sulle cose politiche i preti avrebbero soltanto una potestà di giurisdizione indiretta oppure soltanto "direttiva". Così viene "assolto" Bonifacio VIII dal rimprovero della deviazione dalla dottrina allora sana-tradizionale. Ma allo stesso tempo viene ammesso che nelle premesse della definizione finale il papa volle vedere sotto questa potestas directa puramente compresa in spiritualibus non soltanto la persona del sovrano e i suoi atti privati, ma "encore les pouvoirs publics eux-mêmes."(59) Subito dopo questa analisi viene detto, che il papa d'altra parte non volle immischiarsi stesso, perché nella bolla possiamo leggere soltanto "manu regum et militum". E quest'ultima interpretazione dell'intenzione papale verrebbe ancora chiarita dalle fonti di S. Bernardo.

Addirittura il breve Meruit di Clemente V, per cui i re di Francia furono stati esentati dall'osservanza della bolla Unam sanctam, veniva preso in questa tradizione apologetica come quasi-prova, che il papa non sarrebe andato fuori la dottrina sana-tradizionale: "Declaratio vero haec Clementis V. confirmat Bonifacii doc(t)rinam (...) Scilicet Bonifacius non ius novum condidit, sed ius antiquum et divinum authentice declaravit et idcirco Christianissimus Rex subiectus erat Romanae Sedi post Bullam Bonifacii non secus ac prius."(60)

E perciò anche secondo J. Collantes Bonifacio VIII non intendeva sostenere la potestà diretta del papa sulle cose temporali, né pretendeva annullare la sovranità dei principi. Perché ad esempio nel sinodo romano del 1302 il papa ebbe sostenuto la subordinazione di ogni cristiano, non esclusi i sovrani, "a causa del peccato". "Quanto alla fonte della giurisdizione regale, il papa non si riferisce al potere temporale in astratto, ma a quello dei principi della cristianità, che la Chiesa integra con una legittimità complementare, perchè anch'essi sono suoi sudditi che vegliano sul buon ordine della collettività dei credenti."(61) Mentre H. X. Arquillière analizza nel Dictionnaire de Droit Canonique, che si tratti di alcuni teologici moderni, che seguono Bellarmin (+ 1621), con loro interpretazione della potestà indiretta a causa delle parole importanti "ratione peccati". Arquillière domanda, dove si troverebbe una potestà diretta, se non nell'Unam sanctam. "C'est un peu jouer sur le mots"(62). Per lui le interpretazioni e domande su "directa o indirecta?" non hanno nessun senso. E perciò segue Ch. V. Langlois, che nella bolla vede la "plus absolue proclamation de la doctrine théocratique an Moyen Age"(63) Più o meno ci venne distrutto il diritto naturale concernente lo stato e assorbito dal driitto ecclesiastico.(64) E secondo la premessa di Denzinger-Schönmetzer il documento fu almeno compreso in senso della potestas directa in temporalibus.

Ma nella sua stessa premessa all'Unam sanctam si trovano anche punti per arrivare a una potestas indirecta. Perché viene citata una risposta del papa nel sudetto concistorio (24. 6. 1302). Il papa protestò - si potrebbe forse dire - contro una certa potestas directa: "Quadraginta anni sunt, quod Nos sumus experti in iure, et scimus, quod duae sunt potestates ordinatae a Deo; quis ergo debet credere vel potest, quod tanta fatuitas, tanta insipientia sit vel fuerit in capite Nostro? Dicimus quod in nullo volumus usurpare iurisdictionem regis, et sic frater noster Portuensis(65) dixit". "Non potest negare rex seu quicunque alter fidelis, quin sit nobis subiectus ratione peccati."(66) "Non è senza un profondo significato che Bonifacio VIII, di fronte all'accusa di ierocratismo, si appella espressamente ai quarant'anni di conoscenza del D i r i t t o ."(67) Nella sua risposta al Card. Acquasparta(68) poi ha anche detto: "Cum rex commisit omnia quae illi commiserunt et maiora, nos deponeremus regem ita sicut unum garcionem, licet dolore et tristitia magna."(69)

A. M. Card. Stickler offre una chiave per l'interpretazione in generale, toccando forse così anche l'Unam sanctam. Perché la dottrina del potere coattivo materiale (= spada materiale = Sacro Romano Impero) della Chiesa appare come il vero fondamento giuridico-canonico dell'Imperium nel senso ecclesiastico; essa ci permetterebbe di distinguere anche giuridicamente il Regnum, ossia l'autorità civile-secolare, dal Sacrum Imperium (Romanum) e ci darebbe così la chiave per una giusta interpretazione.(70) Ma considerando il testo e il contesto della bolla si dovrebbe esaminare, se questa chiave vale anche per la bolla.(71) Anzi, dovremmo domandarci se certe parti dell'Unam sanctam potrebbero essere classificate con un'altro esito di Card. Stickler: "risultano ... poche incrinature in senso ierocratico a causa della confusione in campo dottrinale e per l'uso della detta figura delle spade in senso politico."(72)

E inoltre, certe parole papali di 1303 potrebbero essere anche in favore di una interpretazione della bolla in senso di una chiara potestà diretta. Nel concistoro del 30. 4. 1303 per la conferma ad imperatore di Alberto d'Austria Bonifacio VIII disse nell'Allegacio: "Et sicut luna nullum lumen habet, nisi quod recipit a sole, sic nec aliqua terrena potestas aliquid habet, nisi quod recipit ab ecclesiastica potestate."(73) Anche oggi viene considerato la più rigida espressione della teoria della potestas directa. Il papa ci parlò anche dello "ius constituendi imperatorem et imperium transferendi"(74). E non si può evitare di dire che anche l'abolizione di eventuali consequenze pratiche o politiche attraverso il sudetto breve papale mostri che la bolla fu compresa nel tale senso.(75) E se veramente ci fosse un più forte influsso di Egidio Romano(76) - un dottore della potestà diretta - non sarrebbe sbagliato: "Les interprétations les plus favorables à l'omnipotence pontificale semblent donc ici les plus exactes".(77)



V. CONCLUSIONE

L'autore spera che questo lavoro scritto sia veramente uno sguardo generale alla bolla di Bonfiacio VIII, Unam sanctam, e che non abbia saltato nessuna cosa importante. Quanto alla interpretazione del contenuto prima di DS 875 possiamo capire meglio adesso perchè c'erano opinioni divergenti sull'interpretazione della potestas precisamente intenta dal papa. E l'autore non è riuscito a risolvere questo problema al 100 %, ma possiamo dire che Bonifacio VIII pretese almeno una cosidetta potestas directa in spiritualibus anche sui governi concreti e non soltanto in certi casi. E ci vorrebbe più tempo per arrivare alla certezza necessaria se si tratti infatti anche di una tale potestas directa in temporalibus.

Sembra molto interessante, che anche oggi la famosa bolla Unam sanctam non sia dimenticata. Anche il nuovo Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium con le sue fonti(78) (1995) ci ricorda al documento, almeno due volte: sotto il Can. 43 ("Ecclesiae Romanae Episcopus ...") e sotto il Can. 1058 ("Romanus Pontifex a nemine iudicatur.") Allora, non rimane soltanto la definizione dogmatica finale.



VI. APPENDICE: UNAM SANCTAM (18. 11. 1302)(79)

a) (DS 870»)(80) Unam sanctam ecclesiam catholicam et ipsam apostolicam urgente fide credere cogimur et tenere, nosque hanc firmiter credimus et simpliciter confitemur, extra quam nec salus est, nec remissio peccatorum, sponso in Canticis (cf. Cant. VI,8) proclamante: "Una est columba mea, perfecta mea. Una est matri(s) suæ, electa genetrici suæ;" quæ unum corpus mysticum repræsentat, cuius (corporis) caput Christus Christi vero Deus. In qua unus Dominus, una fides, unum baptisma.(81) Una nempe fuit diluvii tempore arca Noe, unam ecclesiam præfigurans, quæ in uno cubito consummata(82) unum, Noe videlicet, gubernatorem habuit et rectorem, extra quam omnia subsistentia super terram legimus fuisse deleta. (DS 871») Hanc autem veneramur et unicam, dicente Domino in Propheta: "Erue a framea, Deus, animam meam (cf. Psalm. XXI,21), et de manu canis unicam meam." Pro anima enim, id est pro se ipso, capite simul oravit et corpore, quod corpus unicam scilicet ecclesiam nominavit, propter sponsi, fidei, sacramentorum et caritatis ecclesiæ unitatem. Hæc est tunica illa Domini inconsutilis(83), quæ scissa non fuit, sed sorte provenit. (DS 872») Igitur ecclesiæ unius et unicæ unum corpus, unum caput, non duo capita, quasi monstrum, Christus videlicet et Christi vicarius Petrus, Petrique successor, dicente Domino ipsi Petro: "Pasce (Ioa. XXI,17) oves meas." Meas, inquit, et generaliter, non singulariter has vel illas: per quod commisisse sibi intelligitur universas.

(Traduzione italiana:)

ad a) Per imperativo della fede noi siamo costretti a credere ed a ritenere, che vi è una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica, e noi fermamente la crediamo e professiamo con semplicità, e non c'è né salvezza né remissione dei peccati fuori di lei - come lo Sposo proclama nel Cantico: "Una sola è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice". Essa rappresenta l'unico corpo mistico, il cui capo è Cristo, e (quello) di Cristo è Dio, e in esso c´è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Una sola infatti fu l'arca di Noè al tempo del diluvio, che prefigurava l'unica Chiesa; ed era stata costruita da un solo braccio, ebbe un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri esistenti sulla terra. Questa (Chiesa) noi veneriamo, e questa sola, come dice il Signore per mezzo del Profeta: "Libera, o Signore, la mia anima dalla lancia e dal furore del cane, l'unica mia". Egli pregava per l'anima, cioè per Se stesso - per la testa e il corpo nello stesso tempo - il quale corpo precisamente Egli chiamava l'unica Chiesa, a causa dell'unità dello Sposo(84), della fede, dei sacramenti e della carità ecclesiale. Questa è quella veste senza cuciture del Signore, che non fu tagliata, ma data in sorte. Dunque la Chiesa sola e unica ha un solo corpo, un solo capo, non due teste come se fosse un mostro, cioè Cristo e Pietro, vicario di Cristo e il successore di Pietro, perché il Signore disse a Pietro: "Pasci le mie pecorelle". "Le mie", Egli disse, parlando in generale e non in particolare di queste o quelle, dal che si capisce, che gliele affidò tutte.

b) Sive ergo Græci sive alii se dicant Petro eiusque successoribus non esse commissos: fateantur necesse (est) se de ovibus Christi non esse, dicente Domino in Ioanne, unum (Ioa. X,16) ovile et unicum esse pastorem. (DS 873») In hac eiusque potestate duos esse gladios, spiritualem videlicet et temporalem, evangelicis dictis instruimur.(85) Nam dicentibus Apostolis: "Ecce gladii duo hic," in ecclesia scilicet, quum apostoli loquerentur, non respondit Dominus, nimis esse, sed satis. Certe qui in potestate Petri temporalem gladium esse negat, male verbum attendit Domini proferentis (Matth. XXVI,52). "Converte gladium tuum in vaginam." Uterque ergo (est) in potestate ecclesiæ, spiritualis scilicet gladius et materialis. Sed is quidem pro ecclesia, ille vero ab ecclesia exercendus. Ille sacerdotis, is manu regum et militum, sed ad nutum et patientiam sacerdotis. Oportet autem gladium esse sub gladio, et temporalem auctoritatem spirituali subiici potestati. Nam quum dicat Apostolus: "Non est potestas nisi a Deo; quæ autem (cf. Rom XIII,1) sunt, a Deo ordinata sunt," non autem ordinata essent, nisi gladius esset sub gladio, et tanquam inferior reduceretur per alium in suprema. Nam secundum B. Dionysium lex divinitatis est infima per media in suprema reduci. Non ergo secundum ordinem universi omnia æque ac immediate, sed infima per media et inferiora per superiora ad ordinem reducuntur. Spiritualem autem et dignitate et nobilitate terrenam quamlibet præcellere potestatem, oportet tanto clarius nos fateri, quanto spiritualia temporalia antecellunt. Quod etiam ex decimarum datione, et benedictione, et sanctificatione, ex ipsius potestatis acceptione, ex ipsarum rerum gubernatione claris oculis intuemur.

Ad b) Se quindi i greci o altri dicono di non essere stati affidati a Pietro e ai suoi successori, devono per forza confessare di non essere tra le pecorelle di Cristo, perché il Signore dice in Giovanni che c'è un solo gregge e un (solo e) unico pastore. Proprio le parole del vangelo ci insegnano che in questa Chiesa e nella sua potestà ci sono due spade, cioè la spirituale e la temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" - che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare - il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti. E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono nel potere (a disposizione) della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale. Però quest'ultima dev'essere esercitata in favore della Chiesa, l'altra direttamente dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l'altra dalle mani dei re e dei soldati, ma agli ordini e sotto il controllo del sacerdote. Poi é necessario che una spada sia sotto l'altra e che l'autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l'Apostolo dice: "Non c'è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all'altra, e, come inferiore, non fosse dall'altra ricondotta a nobilissime imprese. Poiché secondo san Dionigi è legge da Dio, che l'inferiore sia ricondotto per l'intermedio al superiore. Dunque le cose non sono ricondotte al loro ordine alla pari e immediatamente, secondo la legge dell'universo, ma le infime attraverso le intermedie e le inferiori attraverso le superiori. Che il potere spirituale supera in dignità e nobiltà tutti quelli terreni dobbiamo proclamarlo tanto più apertamente quanto lo spirituale eccelle sul temporale. Il che, invero, noi possiamo chiaramente constatare con i nostri occhi dal versamento delle decime, dalla benedizione e santificazione, dal riconoscimento di tale potere e dall'esercitare il governo sopra le medesime,

c) Nam, veritate testante, spiritualis potestas terrenam potestatem instituere habet, et iudicare(86), si bona non fuerit. Sic de ecclesia et ecclesiastica potestate verificatur vaticinium Hieremiæ (Hier. I,10). "Ecce constitui te hodie super gentes et regna" et cetera, quæ sequuntur. Ergo, si deviat terrena potestas, iudicabitur a potestate spirituali; sed, si deviat spiritualis minor, a suo superiori; si vero suprema, a solo Deo, non ab homine poterit iudicari, testante Apostolo (I. Cor. II,15): "Spiritualis homo iudicat omnia, ipse autem a nemine iudicatur." (DS 874») Est autem hæc auctoritas, et si data sit homini, et exerceatur per hominem, non humana, sed potius divina (potestas), ore divino Petro data, sibique suisque successoribus in ipso, quem confessus fuit petra, firmata, dicente Domino ipsi Petro (Matth. XVI,19): "Quodcunque ligaveris etc." Quicunque igitur huic potestati a Deo sic ordinatæ resistit, Dei ordinatione resistit(87), nisi duo, sicut Manichæus, fingat esse principia, quod falsum et hæreticum iudicamus, quia testante Moyse (Gen. I,1), non in principiis, sed in principio coelum Deus creavit et terram. (DS 875») Porro subesse Romano Pontifici omni humanæ creaturæ declaramus, dicimus, diffinimus et pronunciamus omnino esse de necessitate salutis.(88) Dat. Laterani, XIV Kal. Dec., Pont. nostri Ao. VIII.

Ad c) poiché la Verità attesta che la potestà spirituale ha il compito di istituire(89) il potere terreno e, se non si dimostrasse buono, di giudicarlo. Così si avvera la profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il potere della Chiesa: "Ecco, oggi Io ti ho posto sopra le nazioni e sopra i regni" e le altre cose che seguono. Se dunque il potere terreno devia, sarà giudicato dall'autorità spirituale; se poi il potere spirituale inferiore degenera, sarà giudicato dal suo superiore; ma se è quello spirituale supremo, potrà essere giudicato solamente da Dio e non dall'uomo, come afferma l'Apostolo: "L'uomo spirituale giudica tutte le cose; ma egli stesso non viene giudicato da nessuno." Questa autorità infatti, benché conferita ad un uomo ed esercitata da un uomo, non è umana, ma piuttosto divina, attribuita per bocca di Dio a Pietro, e resa intangibile per lui e per i suoi successori in colui che egli, la pietra, aveva confessato, quando il Signore disse allo stesso Pietro: "Qualunque cosa tu legherai ecc." Perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone all'ordine di Dio, a meno che non pretenda come i manichei che ci sono due princìpi, il che noi giudichiamo falso ed eretico, perché - come dice Mosè - non nei principii, ma nel principio Dio creò il cielo e la terra. Per consequenza noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Romano Pontefice. Data in Laterano, nell'ottavo anno del Nostro Pontificato.



VII. SCHEMA (SECONDA PARTE DELL'UNAM SANCTAM)


SACERDOTIUM ET REGNUM

NELLA BOLLA "UNAM SANCTAM" DI PAPA BONIFACIO VIII


TITOLI DALL'AUT.


FONTI


ARGOMENTAZIONI


RISULTATI, PRETESE


ANNOT.


LE DUE SPADE NELL'UNICA CHIESA DI CRISTO:


* Lc 22,38;

(Goffredo di Vendôme -> S. Ber-nardo di Chiara-valle) - * Mt 26,52


1. "Ecco qui (= nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare) due spade".

2. Il Signore non rispose che erano troppe, ma sufficienti.

3. E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore: "Rimetti la tua spada nel fodero".


1. Quindi ambedue sono a disposizione della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale.

2. Quest'ultima dev'essere esercitata in favore della Chiesa, l'altra direttamente dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l'altra dalle mani dei re e dei soldati, ma agli ordini e sotto il controllo del sacerdote.





LA SPADA MATE-RIALE È SOTTO L'ALTRA:


(reductio omnium ad unum/papam: prin-cipio aristotelico -> Alano -> decretalisti -> S. Bonaventura)

* Rm 13,1

* B. Dionigi




1. Poi è necessario che l'autorità temporale sia soggetta a quella spirituale.

2. Perché quando l'Apostolo dice: "Non c'è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all'altra, e, come inferiore, non fosse dall'altra ricondotta a nobilissime imprese.

3..Poiché secondo san Dionigi è legge da Dio, che l'inferiore sia ricondotto per l'intermedio al superiore.


1. Dunque le cose non sono ricondotte al loro ordine alla pari e immediatamente, secondo la legge dell'universo, ma le infime attraverso le intermedie e le inferiori attraverso le superiori.


2. Che il potere spirituale supera in dignità e nobiltà tutti quelli terreni dobbiamo proclamarlo tanto più apertamente quanto lo spirituale eccelle sul temporale.





LA PIENA POTES-TÀ GIURIDICA DELLA SPADA SPIRITUALE:


Ugo di S. Vittore

(Eb 7,5 - 7)




* Ger. 1,10


* 1 Cor 2,15




1. Questa eccellenza possiamo chiaramente constatare con i nostri occhi dal versamento delle decime, dalla benedizione e santificazione, dal riconoscimento di tale potere e dall'eser-citare il governo sopra le medesime.

2. Così si avvera la profezia di Geremia riguardo il potere della Chiesa: "Ecco, oggi Io ti ho posto sopra le nazioni e sopra i regni" ecc.

3. L'Apostolo afferma: "L'uomo spirituale giudica tutte le cose; ma egli stesso non viene giudicato da nessuno."


1. La Verità attesta che la potestà spirituale ha il compito di istituire il potere terreno e, se non si dimostrasse buono, di giudicarlo.


2. Se dunque il potere terreno devia, sarà giudicato dall'autorità spirituale; se poi il potere spirituale inferiore degenera, sarà giudicato dal suo superiore; ma se è quello spirituale supremo, potrà essere giudicato solamente da Dio.


= potestas directa in temporalibus (?)


= una delle fonti del Can. 1404 (CIC 83 = Can. 1058 nel CCEO 90)


L'ORDINE DI DIO RIGUARDO AL ROMANO PON-TEFICE:


(Rm 13,2)



* Mt 16,19

(S. Tommaso d' Aquino)

* Gen 1,1


1. Questa autorità infatti, benché conferita ad un uomo, è piuttosto divina, attribuita per bocca di Dio a Pietro, e resa intangibile per lui e per i suoi successori in colui che egli, la pietra, aveva confessato, quando il Signore disse allo stesso Pietro: "Qualunque cosa tu legherai ecc."

2. Noi giudichiamo falso ed eretico le pretese dei manichei, perché non nei principii, ma (dice Mosè) nel principio Dio creò il cielo e la terra.


1. Perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone all'ordine di Dio.


2. Per consequenza noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Romano Pontefice.


(2. =) definizione dogmatica, confermata dal Later. V (1516)


(= non:"ogni potestà")


Heleneadmin
00mercoledì 2 febbraio 2011 21:44
VIII. BIBLIOGRAFIA

VIII./1. Fonti

Biblia Sacra. Vulgatæ editionis Sixti V. et Clementis VIII Pont. Max. jussu recognita atque edita, Lyon 9/1844.

***** *****

BONIFACIO VIII, Bolla Unam sanctam:

1. in: CORP. IUR. CAN., Extravv. Comm., lib. I., tit. VIII, "De maioritate et obedientia", cap. I, ed. Friedberg. vol. II, 1245 - 1246;

2. in: LO GRASSO I. B., Ecclesia et Status. Fontes selecti, Roma 1939, nn. 432 - 438 (<= Ex Archivo Vaticano, Regesta Rom. Pontif., n. 50 [ann. VII - IX], fol. 387).

CLEMENTE V, Breve Meruit, Extravv. Comm., lib. V., tit. VII., c. 2.

***** *****

Bernardo DI CHIARAVaLLE, De consideratione libri quinque ad Eugenium tertium, lib. 2, c. 8 (PL 182,751 - 752); lib. 4, c. 3 C (PL 182,775 - 776).

Ugo di S. Vittore, De sacramentis Chiristianæ fidei, lib. II, p. II (sopratutto PL 176,415 - 418).

Tommaso d'Aquino, Contra errores Græcorum, p. 2, c. 38, in: R. BUSA (a cura di), S. Thomae Aquinatis opera omnia (3 =) Quaestiones disputatae, quaestiones quodlibetales, opuscula, Stuttgart-Bad Cannstatt 1980, 508.

***** *****

Collantes J., La fede della Chiesa Cattolica. Le idee e gli uomini nei documenti dottrinali del magistero,Città del Vaticano 1993 (= trad. ital. di: IDEM, La fe de la Iglesia Católica. Las ideas y los hombres en los documentos doctrinales del Magisterio, Madrid 1983).

[DHü =] Denzinger H. (DENZINGER-HÜNERMANN), Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum. Quod emendavit, auxit, in linguam germanicam transtulit et adiuvante Helmuto Hoping edidit Petrus Hünermann, Freiburg i. B. - Basel - Roma - Wien 37/1991.

[DS =].Denzinger-Schönmetzer, Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, quod primum edidit Henricus Denzinger et quod funditus retractavit auxit notulis ornavit Adolfus Schönmetzer S. I., Editio XXXVI emendata, Barcellona - Freiburg i . B. - Roma 36/1976 (= stato di 1965).

[D =] DENZINGER H. (DENZINGER-UMBERG), Enchiridion Symbolorum definitionum et declarationum de rebus fidei et morum quod a Clemente Bannwart denuo compositum iteratis curis edidit Iohannes Bapt. Umberg S. J., Freiburg i. B. 21 - 23/1937.

VIII./2. Autori

Arquillière H.-X., art. "Boniface VIII", in: Dictionnaire de Droit Canonique (XII), Paris 1937, 940 - 948.

(2.) IDEM, art. "Boniface VIII", in: Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques (IX), Paris 1937, 904 - 909.

Art. "Bulles", in: Dictionnaire de Droit Canonique (I), Paris 1894, 256 - 261

Chenu M.-D., Dogme et théologie dans la bulle "Unam sanctam", in: IDEM, La foi dans l'intelligence (= La Parole de Dieu I), Paris 1964, 361 - 369.

(2.) IDEM, art. "Unam santam", in: Lexikon für Theologie und Kirche. Zweite, völlig neu bearbeitete Auflage (X), Freiburg i. B. 1965, 462.

Dalla Torre G., La città sul monte. Contributo ad una teoria canonistica sulle relazioni fra Chiesa e Comunità politica, Roma 1996 (= Polis 6 - collana dell'Istituto dell'Azione Cattolica Italiana per lo studio dei problemi sociali e politici "Vittorio Bachelet").

Hemmer H., art. "Boniface VIII", in: Dictionnaire de Thèologie Catholique contenant l'exposé des doctrines de la théologie catholique. Leurs preuve et leur histoire (XII), Paris 1905, ne sopratutto 999 - 1003.

Krebs E., art. "Unam sanctam", in: Lexikon für Theologie und Kirche. Zweite, neubearbeitete Auflage des kirchlichen Handlexikons (X), Freiburg i. B. 1938, 373 - 374.

LADNER G. B., The concepts of "Ecclesia" and "Christianitas" and their relation to the idea of papal "Plenitudo potestatis" from Gregory VII to Boniface III, in: Sacerdozio e Regno da Gregorio VII a Bonifacio VIII. Studi presentati alla sezione storica del congresso della Pontifica Università Gregoriana. 13 - 17 ottobre 1953 (= Miscellanea Historiae Pontificiae, vol. XVIII), Roma 1954, 49 - 78.

LE BRAS G. (ed.), Histoire du droit et des institutions de l'Église en Occident. Tome VII. L'Age Classique (1140 - 1378). Sources et théorie du droit, Paris 1965.

LO GRASSO I. B., Ecclesia et Status. Fontes selecti, Roma 1939.

Maccarrone M., Papato e Impero nella "Monarchia", in: Romana Ecclesia (Roma 1991) 1063 - 1135 (già pubbl. 1976).

(2.) IDEM, "Potestas directa" e "Potestas indirecta" nei teologi del XII e XIII secolo, in: Sacerdozio e Regno da Gregorio VII a Bonifacio VIII (= Miscellanea Historiae Pontificiae, vol. XVIII), Roma 1954, 27 - 48.

(3.) IDEM, La teoria ierocratica e il canto XVI del "Purgatorio", in: IDEM, Romana Ecclesia - Cathedra Petri. A cura di P. Zerbi - R. Volpini - A. Galuzzi, Roma 1991 (= ITALIA SACRA. Studi e documenti di storia ecclesiastica, nn. 47 e 48), 969 -1017 (già pubbl. 1950).

Moulart F. J., L'Église et l'État, ou les deux Puissances. Leur origine, leurs rapports, leurs droits et leurs limites, Louvain 21879, 209 - 217.

Ottaviani A., Institutiones iuris publici ecclesiastici. Vol. II. Ecclesia et Status. Editio quarta emendata et aucta adiuvante Prof. Iosepho Damizia, Città del Vaticano 1960, 103 - 113.

Palmieri D., Tractatus de Romano Pontifice cum prolegomeno de Ecclesia, Prato 1891, 548 - 557.

STICKLER A. M., Sacerdozio e Regno nelle nuove ricerche attorno ai secoli XII e XIII nei decretisti e decretalisti fino alle decretali di Gregorio IX, in: Sacerdozio e Regno da Gergorio VII a Bonifacio VIII (= Miscellanea Historiae Pontificiae, vol. XVIII), Roma 1954, 1 - 26.

Tosti L., Storia di Bonifazio VIII e de' suoi tempi. Vol. II, Roma 1886, 134 - 175.

1.

Cf. Aa. Vv., Sacerdozio e Regno da Gregorio VII a Bonifacio VIII. Studi presentati alla sezione storica del congresso della Pontifica Università Gregoriana. 13 - 17 ottobre 1953 (= Miscellanea Historiae Pontificiae, vol. XVIII, nn. 50 - 57), Roma 1954; cf. anche M. Maccarone, La teoria ierocratica e il canto XVI del "Purgatorio", in: Idem, Romana Ecclesia - Cathedra Petri. A cura di P. Zerbi - R. Volpini - A. Galuzzi, Roma 1991 (= Italia Sacra. Studi e documenti di storia ecclesiastica, n. 48), 974 - 975 (già pubbl. 1950).
2.

M. Maccarone, "Potestas directa" e "Potestas indirecta" nei teologi del XII e XIII secolo, in: Sacerdozio e Regno = Miscellan. Histor. Pont. XVIII (Roma 1954) 27.
3.

Cf. J. Collantes, La fede della Chiesa Cattolica. Le idee e gli uomini nei documenti dottrinali del Magistero, Città del Vaticano 1993 (= trad. ital. di: IDEM, La fe de la Iglesia Católica. Las ideas y los hombres en los documentos doctrinales del Magisterio, Madrid 1983), 460 - 462; cf. sopratutto Tosti L., Storia di Bonifazio VIII e de' suoi tempi. Vol. II, Roma 1886, 134 - 175; vedi anche I. B. Lo Grasso, Ecclesia et Status. Fontes selecti, Roma 1939, 181 - 190, nn. 417 - 438.
4.

Cf. Lo Grasso (Roma 1939) 188, n. 430: "Cum rex commisit omnia quae illi commiserunt et maiora, nos deponeremus regem ita sicut unum garcionem, licet dolore et tristitia magna."
5.

Prima di tutto sarà utile leggere il documento stesso (appendice VI./1., 17 - 19). E prima di leggere la parte III./2. - 5 potrebbe anche essere utile considerare lo schema dell'appendice (VI./2., 20).
6.

Cf. Tosti (Roma 1886) 168. E secondo E. Krebs, art. "Unam sanctam", in: Lexikon für Theologie und Kirche. Zweite, neubearbeitete Auflage des kirchlichen Handlexikons (X), Freiburg i. B. 1938, 374, non c'è nessuna novità né dal punto di vista contenutistico né dal punto di vista storico.
7.

Cf. Collantes (Vaticano 1993) 462, 97: "L'autenticità fu negata da P. MURY, La Bulle Unam Sanctam. Revue de Questions historiques 26 (1879) 91 - 130, e dopo di lui da V. VERLAQUE, Jean XXII, Paris 1883, 54 - 55. Ma successivamente Mury ritrattò la sua opinione: ibid. 46 (1889) 253 - 257." Vedi anche G. Le Bras (ed.), Histoire du droit et des institutions de l'Église en Occident. Tome VII. L'Age Classique (1140 - 1378). Sources et théorie du droit, Paris 1965, 154, 3: "On comprendra que cette décrétale n'ait pu faire partie d'aucune collection officielle; elle ne figurera que parmi les Extravagantes communes (l. 8 De maioritate et oboedientia, c. 1); la papauté est tournée depuis Innocent III et ses successeurs."
8.

Vedi Lo Grasso (Roma 1939) 146 - 148, nn. 328 - 333.
9.

Vedi ibid., 145, nn. 325 - 327
10.

Vedi A. Ottaviani, Institutiones iuris publici ecclesiastici. Vol. II. Ecclesia et Status. Editio quarta emendata et aucta adiuvante Prof. Iosepho Damizia, Città del Vaticano 1960, 105 - 106, sopratutto la nota 19.
11.

Vedi Lo Grasso (Roma 1939) 179 - 181, nn. 410 - 416.
12.

Vedi ibid., 148 - 171, nn. 334 - 391, e sopratutto PL 225,622.1233 (secondo Krebs [LThK 1938] 374).
13.

Cf. D. Palmieri, Tractatus de Romano Pontifice cum prolegomeno de Ecclesia, Prato 1891, 550, (a): "Alter (in Revue des qq. Historiques Paris, Iul. 1879.) ostendit, eam magna ex parte desumptam esse ex opere inedito Aegidii Romani, de Ecclesiastica potestate libri tres." Vedi anche Ottaviani (Vaticano 1960) 105, 15: "Aegidius Colonna, Romae natus anno 1247, supremum diem obiit anno 1316. Notum est eius opus De potestate ecclesiastica, in cuius secunda parte ... principia illimitatae potestatis Ecclesiae in temporalibus ponuntur".
14.

Cf. Tosti (Roma 1886) 173 - 174.
15.

Se non viene annotato niente, le citazioni sono sempre prese direttamente dalla bolla (cf. VI./1., 17 - 19).
16.

De consideratione libri quinque ad Eugenium tertium, lib. 2, c. 8 A (PL 182,752).
17.

Biblia Sacra. Vulgatæ editionis Sixti V. et Clementis VIII Pont. Max. jussu recognita atque edita, Lyon 9/1844.
18.

Ibid.
19.

Ibid.
20.

Cf. M. Maccarrone, Papato e Impero nella "Monarchia", in: Idem (Roma 1991) 1115 (già pubbl. 1976).
21.

Biblia Sacra (Lyon 1844).
22.

Da qui in poi si può usare lo schema menzionato (appendice VI./2., 20).
23.

De consideratione, lib. 4, c. 3 C (PL 182,776).
24.

Cf. Maccarrone, Papato e Impero (Roma 1991) 1085.
25.

Cf. Lo Grasso (Rom 1939) 180, n. 414.
26.

Cf. anche G. B. Ladner, The concepts of "Ecclesia" and "Christianitas" and their relation to the idea of papal "Plenitudo potestatis" from Gregory VII to Boniface III, in: Sacerdozio e Regno = Miscellan. Histor. Pont. XVIII (Roma 1954) 75: "Boniface's conception ... comes very close to the inverted Carolingian tradition according to which all terrestrial power ist part and parcel of the Church: ... 'Ecce gladii duo hic', in ecclesia scilicet, quum Apostoli loquerentur".
27.

Palmieri (Prato 1891) 550.
28.

Cf. Maccarrone, Papato e Impero (Roma 1991) 1096.
29.

Cf. ibid., 1097, 94: "L'argomento è sviluppato da S. Bonaventura particolarmente nel De perfectione evangelica, nel quale definisce il papa, vicario di Cristo, il summus in genere hominum ed asserisce che l'ordo universalis iustitiæ, nel quale comprendeva la giustizia naturale, civile e celeste, richiedeva che ci dovesse essere uno, il vicario di Cristo, al quale ricondurre l'universalis subiectio."
30.

S. Bonaventura, Metaphysica fratris Rogeri, De viciis contractis in studio theologiae (ed. R. STEELE, London 1909, 193) [cit. secondo Maccarone, "Potestas directa" (Roma 1954) 42].
31.

Biblia Sacra (Lyon 1844).
32.

Cf. Maccarrone, Papato e Impero (Roma 1991) 1079 e 1132.
33.

Cf. De sacramentis Chiristianæ fidei, lib. II, p. II, c. 4 D (PL 176,418).
34.

Cf. PL 176, 418 C; cf. anche Alessandro di Hales, Summa theologica 4, q 10 m 5 a 2.
35.

Cf. PL 176,173 - 174: "Secundus liber a principio mundi usque ad finem et consummationem omnium ordine procedit." e PL 176,571 - 572: "Incipit liber secundus de incarnatione Verbi et tempore gratiæ."
36.

PL 176,415 - 416.
37.

PL 176,417.
38.

PL 176,418 B - C.
39.

PL 176,418 C.
40.

Vedi F. J. Moulart, L'Église et l'État, ou les deux Puissances. Leur origine, leurs rapports, leurs droits et leurs limites, Louvain 2/1879, 216, che voule considerare questo "instituere" insieme con il precitato passo della Lettera agli Ebrei e perciò ci sarebbe soltanto il significato "institue chrétiennement, en la bénissant et en la sanctifiant". Ma quest'interpretazione forse tocca più Ugo di S. Vittore stesso. Cf. anche Ladner, The concepts of "Ecclesia" and "Christianitas" (Roma 1954) 75, che pensa nella nota 89: "It is, perhaps, significant that Boniface omitted Hugh's clause ut sit".
41.

Maccarone, "Potestas directa" (Roma 1954) 30.
42.

Cf. Ladner, The concepts of "Ecclesia" and "Christianitas" (Roma 1954) 75.
43.

Bibilia Sacra (Lyon 1844) per il testo mancante nella bolla.
44.

Cf. Tosti (Roma 1886) 174 (cf. Bianchi, Della Potestà Indiretta della Chiesa, lib. 6 § VII, tom. 2.); cf. ad es. Innocenzo III, in: Lo Grasso (Rom 1939) 160 (n. 360), 172 (n. 384).
45.

Biblia Sacra (Lyon 1844) per il testo mancante nella bolla.
46.

Cf. Maccarone, Papato e Impero (Roma 1991) 1084.
47.

Biblia Sacra (Lyon 1844).
48.

Biblia Sacra (Lyon 1844).
49.

P. 2, c. 38, in: R. BUSA (a cura di), S. Thomae Aquinatis opera omnia (3 =) Quaestiones disputatae, quaestiones quodlibetales, opuscula, Stuttgart-Bad Cannstatt 1980, 508.
50.

Vedi anche già sopra III./4.2, 9 - 10, sul brano famoso di Ugo di S. Vittore.
51.

Cf. Collantes (Vaticano 1993) 462, 99.
52.

Ibid., 464, 102; cf. Ladner, The concepts of "Ecclesia" and "Christianitas" (Roma 1954) 55: "Not a few writers ... have been ... ready to hold that the politico-ecclesiological doctrine of the twelth and thirteenth centuries, as it appears in St. Bernhard and Innocent III, in Innocent IV, St. Thomas, and Boniface VIII, and in a vast body of theological and canonistic works, was still based exclusively on the conception of the 'one Ecclesia that was both Church and State'."
53.

Cf. MaC 32,968 E.
54.

Breve Meruit, Extravv. Comm., lib. V., tit. VII, c. 2; Lo Grasso (Rom 1939) n. 439.
55.

Cf. Moulart (Louvain 2/1879) 210: "elle touche à des matières de foi, et le pape, parlant ex cathedra, adresse ses enseignements à l'Église universelle (...) Il n'y a, en effet, que la conclusion qui ait une autorité doctrinale vraiment absolue." Cf. anche M.-D. Chenu, Dogme et théologie dans la bulle "Unam sanctam", in: IDEM, La foi dans l'intelligence (= La Parole de Dieu I), Paris 1964, 364: "la seule clausule finale a valeur dogmatique, les autres éléments sont plus ou moins frappés par le caractère contingent des considérations historiques, politiques, philosophiques dont ils relèvent."
56.

Premessa di DS 870 - 875 (p. 279).
57.

Cf. forse anche Moulart (Louvain 2/1879) 210: "il y parle de la soumission que tous, princes et sujets, doivent à l'autorité que l'Église a reçu de Notre-Seigneur dans le choses de la religion et du salut."
58.

Cf. ibid., 209 - 217!
59.

Ibid., 212 - 213.
60.

Palmieri (Prato 1891) 550.
61.

Collantes (Vaticano 1993) 463; cf. anche ibid., 463, 100: "Filippo accusò il papa di aspirare a una ierocrazia universale, nella quale i principi fossero soggetti e vassalli del pontefice. Gli animi alla corte di Francia erano allora così esasperati che la bolla Ausculta fili fu strappata di mano al latore, Jacopo de´ Normanni, e bruciata pubblicamente. Ne fu poi redatta una falsificazione su richiesta di Pierre Flotte, nella quale era detto: Scire te volumus, quod in spiritualibus et temporalibus nobis subes. Cf TOLOMEO DI LUCCA, Historia Ecclesiastica, in L. A. MURATORI, Rerum Italicarum Scriptores 11, 1222."
62.

H. X. Arquillière, art. "Boniface VIII", in: Dictionnaire de Droit Canonique (XII), Paris 1937, 945.
63.

Ibid.
64.

Cf. ibid., 946.
65.

Si tratta di Matthaeus Card. Acquasparta OFM, che forse avrebbe scritto la bolla per il papa (cf. la premessa prima di DS 870 - 875 [p. 279]). Per esempio Moulart (Louvain 2/1879) 215 prende queste stesse parole del papa come prima prova della sua interpretazione potestas directa tantum in spiritualibus.
66.

Lo Grasso (Rom 1939) 188, n. 430. (Cf. Du Puy, Histoire du différend etc. 77.)
67.

A. M. Stickler, Sacerdozio e Regno nelle nuove ricerche attorno ai secoli XII e XIII nei decretisti e decretalisti fino alle decretali di Gregorio IX, in: Sacerdozio e Regno = Miscellan. Histor. Pont. XVIII (Roma 1954) 25.
68.

Vedi Lo Grasso (Rom 1939) 187, n. 429.
69.

Ibid., 188, n. 430.
70.

Cf. Stickler, Sacerdozio e Regno nelle nuove ricerche (Roma 1954) 24 - 25.
71.

Cf. Ladner, The concepts of "Ecclesia" and "Christianitas" (Roma 1954) 59: "From the latter part of the twelfth century onward, gladius materialis or temporalis more and more often meant political power in general not just coercive power."
72.

Stickler, Sacerdozio e Regno nelle nuove ricerche (Roma 1954) 25; prima di queste parole aveva scritto: "mentre i Papi del detto periodo affermano in teoria e in pratica un tale potere (= potere coattivo materiale, annot. dell'autore) e per lo più sotto la figura della spada materiale e concepiscono il Sacro Romano Impero precisamente in questo senso, dimostrano nello stesso tempo di aderire al tradizionale dualismo di fronte all'autorità statale come tale".
73.

Lo Grasso (Roma 1939) 191 - 192, n. 440; tutta l'' "Allegatio domini pape Bonifacii pro confirmando rege Romanorum Alberto" in: ibid., 191 - 193, n. 440 - 444; cf. anche Maccarrone, Papato e impero (Roma 1991) 1075, 39.
74.

Lo Grasso (Roma 1939), 193, n. 443.
75.

Cf. anche Ottaviani (Vaticano 1960) 109: "Imo non desunt qui dicant hanc doctrinam (= in sensum potestatis directae) a Bonifacio VIII fuisse definitam." (Cf. ad es. De Marca, De concordia sacerdotii et imperii, tom I, Neapoli 1771, II, c. 3, n. 8.)
76.

Cf. ibid., 105, 15: "Aegidius Colonna, Romae natus anno 1247, supremum diem obiit anno 1316. Notum est eius opus De potestate ecclesiastica, in cuius secunda parte ... principia illimitatae potestatis Ecclesiae in temporalibus ponuntur".
77.

H. Hemmer, art. "Boniface VIII", in: Dictionnaire de Thèologie Catholique contenant l'exposé des doctrines de la théologie catholique. Leurs preuve et leur histoire (XII), Paris 1905, 1001.
78.

Pontificium Consilium de Legum Textibus Interpretandis, CCEO auctoritate Ioannis Pauli PP. II promulgatus Fontium annotatione auctus, Città del Vaticano 1995.
79.

Tratto dal Corpus Iuris Canonici (Extravv. commun., lib. I., tit. VIII, "De maioritate et obedientia", cap. I), ed. Friedberg, vol. II, 1245 - 1246.
80.

Le frase in nero vengono citate anche nel DS.
81.

Cf. Eph 4,5.
82.

Cf. Gen 6,16.
83.

Cf. Io 19,23.
84.

Così anche in DHü 871 (i. e. Hünermann P. in: Denzinger H., Enchiridion symbolorum definitionum et declarationum de rebus fidei et morum. Quod emendavit, auxit, in linguam germanicam transtulit et adiuvante Helmuto Hoping edidit Petrus Hünermann, Freiburg i. B. - Basel - Roma - Wien 37/1991, 385.)
85.

Provocatur ad Lc 22,38 et Mt 26,52. - La teoria delle due spade fu già enunciata da Goffredo di Vendôme ed accettata da Bernardo di Chiaravalle, De consideratione, lib. 4, c. 3 C (PL 182,776).
86.

Cf. Ugo di S. Vittore, De sacramentis, lib. II, p. II, c. 4 C (PL 176,418); cf. anche Alessandro di Hales, Summa theologica 4, q 10 m 5 a 2.
87.

Rom 13,2.
88.

Cf. Tommaso d'Aquino, Ctr. errores Græcorum c. 32 (ed. Parm. t. 15,257 [a]/ed. P. Mandonnet, Opuscula omnia 3 [Pa. 1927] 325) oppure: p. 2, c. 38, in: R. BUSA (a cura di), S. Thomae Aquinatis opera omnia (3 =) Quaestiones disputatae, quaestiones quodlibetales, opuscula, Stuttgart-Bad Cannstatt 1980, 508.
89.

Cf. Collantes (Vaticano 1993) 464, 1: "Il verbo latino instituere si potrebbe anche tradurre con 'istruire', ma questa mitigazione non si confà con le fonti e con il contesto."

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