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Vilnus: l’Ucraina non firma, Unione Europea sconfitta

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2024 21:12
25/08/2014 02:12
 
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La Serbia se ne frega delle sanzioni: export-boom formaggi e ortaggi in Russia e divieto di transito merci UE in Serbia

LONDRA - Nemesi della storia: l'Unione Europea punita per la propria arrogante imbecillità da una piccola nazione che subì un' aggressione militare proprio dalla Nato con la complicità della Ue. Dopo la Svizzera, infatti, adesso anche la piccola ma fiera Serbia si sta preparando ad aumentare le esportazioni di formaggi in Russia. E difatti pochi giorni fa il ministro dell'agricoltura serbo ha dichiarato che l'embargo deciso dal governo russo ha dato alla Serbia un' opportunità unica da sfruttare e questo aumento delle esportazioni inizierà tra due, massimo tre settimane. Al momento sono 41 le imprese serbe autorizzate a esportare prodotti agroalimentari in Russia e l'interscambio di prodotti agroalimentari tra i due paesi ammonta a 270 milioni di dollari ma grazie all' embargo russo si prevede che tale valore possa raddoppiare in pochi mesi e superare il mezzo miliardo di dollari, mentre le imprese serbe stanno facendo di tutto per mantenere le quote di mercato guadagnate in queste settimane. Se questo non fosse sufficiente, il governo serbo si è detto disponibile a favorire investimenti da parte di imprese russe nel settore agricolo serbo così da cementare ulteriormente i legami economici tra i due paesi. Come è facile immaginare questa è un'altra mazzata per le imprese agroalimentari italiane visto che le imprese serbe soffieranno loro clienti e profitti e se questo non fosse già abbastanza grave il governo serbo ha dichiarato che non permetterà a imprese italiane o europee di aggirare l'embargo russo facendo passare questi prodotti attraverso il suo territorio. E così la giusta vendetta contro i criminali di Bruxelles è completa. Arrivati a questo punto, mentre i produttori svizzeri e serbi festeggiano, quelli italiani piangono dalla disperazione e per questo dobbiamo ringraziare Federica Mogherini e tutti i ministri del governo Renzi.

Giuseppe de Santis
24 agosto 2014
www.ilnord.it/c3430_LA_SERBIA_SE_NE_FREGA_DELLE_SANZIONI_EXPORTBOOM_FORMAGGI_E_ORTAGGI_IN_RUSSIA_E_DIVIETO_DI_TRANSITO_MERCI_UE_I...
[Modificato da wheaton80 25/08/2014 02:14]
26/08/2014 01:21
 
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Orban annuncia di voler far nascere un' alleanza interna alla UE contro le sanzioni alla Russia (ci sono già adesioni)

BUDAPEST - Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha annunciato oggi che cercherà di formare un' alleanza politica dentro l' Unione Europea per fermare la linea dura contro la Russia per la crisi Ucraina. "L'Ue viene allontanata dalla Russia ogni giorno. Questo non solo è male per l'Ungheria, ma per l'intera Ue", ha detto Orban agli ambasciatori ungheresi nel mondo riuniti a Budapest. "Noi dovremo cercare la compagnia di quei membri dell'Ue che sono interessati a rallentare e fermare questo processo di separazione". Orban non ha citato paesi specifici. Tuttavia, circolano voci in ambienti diplomatici che non meno di 5 nazioni Ue sarebbero disposte ad aderire. I legami tra Occidente e Russia hanno raggiunto, con la crisi in Ucraina, il livello più basso dopo la fine della guerra fredda. Ue e Usa hanno imposto sanzioni nei confronti di Mosca, che ha risposto con un embargo commerciale sui prodotti alimentari. Orban, che è stato recentemente accusato dai corrotti oligarchi di Bruxelles di allontanare l' Ungheria dall' Europa e farla avvicinare alla Russia, ha insistito oggi che la posizione internazionale di Budapest "non è in dubbio". Tuttavia ha anche avvertito che isolare la Russia potrebbe danneggiare la competitività europea. In particolare, ha detto Orban, la Germania "sarà il grande perdente" se Bruxelles continuerà il suo ostracismo economico nei confronti della Russia. Con le sanzioni contro Mosca, ha detto recentemente il premier magiaro, l'Ue "si è sparata da sola su un piede".

25 agosto 2014
www.ilnord.it/c3431_ORBAN_ANNUNCIA_DI_VOLER_FAR_NASCERE_UNALLEANZA_INTERNA_ALLA_UE_CONTRO_LE_SANZIONI_ALLA_RUSSIA_CI_SONO_GIA_...
27/08/2014 15:42
 
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Ucraina: Ferrero, Ue e Italia smettano di sostenere folle strategia Usa

(TMNews) - "L'attacco ai veicoli russi comunicato da Poroshenko appare come un modo per far saltare persino l'arrivo degli aiuti umanitari alla popolazione russa dell'Ucraina orientale. È vergognoso e folle che l'Unione Europea e il ministro Mogherini invitino la Russia a fermare azioni militari nel mentre l'esercito ucraino bombarda le città e fa strage di civili. L'Unione Europea e il governo italiano dovrebbero smetterla di sostenere la folle strategia di destabilizzazione americana che già ha prodotto enormi catastrofi in Siria, Libia, Iraq". Lo dichiara in una nota Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista. ”Il sostegno ai nazisti di Kiev da parte di USA e UE non porterà che a una crescente spirale di sangue, odio, guerra nel nostro continente. Come con l'Isil gli americani fanno gli apprendisti stregoni con i nazisti ucraini. L'Italia dovrebbe svolgere un ruolo diverso da quello di scolaretta agli ordini degli Stati Uniti. È in corso una tragedia ed è disumano far finta di non accorgersenè”, conclude Ferrero.

16 agosto 2014
it.finance.yahoo.com/notizie/casa-confartigianato-italia-al-top-ue-per-caro-083122...
28/08/2014 03:43
 
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Professori olandesi inviano lettera di scuse al Presidente Vladimir Putin per le menzogne del loro governo
Pubblichiamo il testo della lettera inviata al Presidente Putin da un gruppo di professori e docenti olandesi per scusarsi delle menzogne propagandistiche diffuse dalla stampa e dai media occidentali contro la Russia e la sua persona



Egregio Presidente Putin, La prego di accettare le scuse a nome mio e di un gran numero di Olandesi per il nostro Governo e per i nostro media. I fatti relativi al disastro aereo del volo MH17 sono stati inscenati per diffamare voi ed il vostro paese. Noi siamo spettatori impotenti, come siamo testimoni di come i Paesi Occidentali, guidati dagli Stati Uniti, accusano la Russia di crimini che loro stessi hanno commesso più di chiunque altro. Noi rifiutiamo i doppi standard che vengono utilizzati per la Russia e per l’Occidente. Nelle nostre società, è necessario avere delle prove per essere condannati. Il modo in cui voi e la vostra nazione siete stati condannati per “crimini”, senza alcuna prova, è spietato e spregevole. Lei ci ha salvato da un conflitto in Siria che avrebbe potuto avere una escalation su scala mondiale. Le uccisioni di massa di tanti innocenti civili siriani mediante la gassificazione da parte dei terroristi di ‘Al-Qaeda’, addestrati ed armati dagli Stati Uniti e pagati dall’Arabia Saudita, sono state attribuite ad Assad. In questo modo, l’Occidente sperava che l’opinione pubblica si sarebbe rivoltata contro Assad, aprendo la strada ad un attacco alla Siria. Non molto tempo dopo, le forze occidentali hanno costruito, addestrato ed armato di una ‘opposizione’ Ucraina, al fine di preparare un colpo di stato contro il legittimo governo di Kiev. I golpisti sono poi stati velocemente riconosciuti dai governi occidentali. Gli sono stati dati dei prestiti prendendo i soldi dalle nostre tasse affinché potessero costruire il proprio potere. Il popolo della Crimea non era d’accordo con tutto questo e ha mostrato questo con pacifiche manifestazioni.

Cecchini anonimi e provocatori violenti delle truppe ucraine hanno fatto sì che queste manifestazioni si tramutassero in una richiesta di indipendenza da Kiev. Che voi supportiate o meno questi movimenti separatisti è irrilevante, considerando il palese imperialismo dell’Occidente. La Russia è accusata ingiustamente, senza prove né indagini, di aver consegnato i sistemi d’arma che avrebbero abbattuto il volo MH17. Per questo motivo i governi occidentali si arrogano il diritto di esercitare pressioni economiche contro la Russia. Noi, cittadini occidentali che non dormono, che vedono le bugie e le macchinazioni dei nostri governi, desideriamo porgerle le nostre scuse per ciò che viene fatto in nostro nome. E’ purtroppo vero che i nostri media hanno perso ogni indipendenza e fanno solo da portavoce dei poteri costituiti. A causa di questo, gli occidentali tendono ad avere una visione distorta della realtà e non in grado di chiederne conto ai loro politici. Le nostre speranze si concentrano sulla vostra saggezza. Noi vogliamo la pace. Vediamo che i governi occidentali non fanno gli interessi dei popoli, ma stanno lavorando per creare un Nuovo Ordine Mondiale. La distruzione di nazioni sovrane e l’uccisione di milioni di persone innocenti è, apparentemente, un prezzo accettabile da pagare per loro, al fine di raggiungere questo obiettivo. Noi, popolo dei Paesi Bassi, vogliamo la pace e la giustizia, anche con e per la Russia. Speriamo di aver messo in chiaro che il governo olandese parla solo per se stesso. Preghiamo che i nostri sforzi possano contribuire a stemperare le crescenti tensioni tra le nostre nazioni.

Cordiali saluti,
Il professor Cees Hamelink
Seguono le firme degli altri docenti
26 agosto 2014

Fonte: futuristrendcast.wordpress.com/2014/08/05/an-open-letter-from-the-netherlands-to-putin-we-ar...

www.controinformazione.info/professori-olandesi-inviano-lettera-di-scuse-al-presidente-vladimir-putin-per-le-menzogne-del-loro-...
[Modificato da wheaton80 28/08/2014 03:44]
28/08/2014 04:03
 
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Sulla questione delle “sacche” ucraine

Molti si chiedono cosa sia la questione delle cosiddette “sacche” in cui le forze ucraine vengono circondate diverse volte. I generali ucraini sono semplicemente stupidi, o cos’altro? Cercherò di spiegare. Si ricordi che le forze ucraine sono in genere “pesanti”. Hanno molti carri armati, artiglieria, munizioni, soldati, ecc..., almeno inizialmente. Ma sono anche assai inferiori in competenze tattiche, morale e volontà. Al contrario, le forze della Resistenza hanno assai meno meno carri armati, pezzi d’artiglieria, munizioni e soldati. Ma il loro morale è alle stelle, le capacità tattiche sono eccellenti e combattono sulla propria terra: “giocare in casa” è un grande vantaggio. Si aggiunga che gli ucraini cercano disperatamente di dimostrare al mondo che “vincono”, mentre la Resistenza cerca di espellere una forza occupante. Ora, se si tiene tutto ciò in mente, si potrà facilmente capire come mai queste “sacche”. Succede così: i politici a Kiev ordinano ai comandanti della cosiddetta “operazione antiterrorismo” di mostrare dei risultati. Questi si riuniscono e definiscono ciò che considerano città e villaggi importanti. Poi ordinano alle loro forze di entrare e prendere tali città o villaggi. Le forze della junta si muovono con molta potenza di fuoco, superiore per la sola distruzione di un paio di posti di blocco della Resistenza sulle strade principali, su cui passano per occupare le dette città. A questo punto dicono “missione compiuta, la nostra bandiera è sull’amministrazione della città X”. La BBC prende tali informazioni dai suoi ucraini e il mondo viene a conoscenza di un’altra vittoria ucraina. Nel frattempo, gli squadroni della morte ucraini eliminano eventuali simpatizzanti della Resistenza nelle città occupate. I carri armati vengono utilizzati per proteggere le forze ucraine mentre l’artiglieria a lungo raggio viene utilizzata per terrorizzare la popolazione della prossima città sulla lista. Poi tutto va a rotoli. In primo luogo, una grande forza richiede molta benzina, lubrificanti, munizioni, rifornimenti, cibo, ecc… Ma le strade sono sotto la costante minaccia delle forze della Resistenza. Successivamente, i novorussi, lentamente ma inevitabilmente, portano qualche pezzo d’artiglieria che inizia a bombardare le forze ucraine. A poco a poco, le forze ucraine, più grandi, sono costrette a trincerarsi mentre la Resistenza riprendere il pieno controllo delle strade principali e dei dintorni delle città. Questo è tutto; il cerchio si chiude, gli ucraini sono circondati e si forma la ‘sacca’. A quel punto accadono due cose:

A) Gli ucraini cercano di ritirarsi
B) Rinforzi vengono inviati per salvarli

Ma a questo punto densità e qualità delle forze della Resistenza sono sufficienti a bloccare le strade principali e ad impedire ritirate o rinforzi. In alcuni casi gli ucraini riescono ad uscirne o ad aver rinforzi, ma in genere con grandi perdite in attrezzature e vite. E ciò porta ad un altro punto importante: gli ucraini preferiscono combattere sulle arterie principali. La Resistenza è di casa nelle foreste, colline, campi e cespugli (ciò che l’esercito russo chiama “la macchia”). Ciò significa che i movimenti ucraini sono molto prevedibili. Non così per la Resistenza. Gli ucraini temono la “macchia”, i novorussi l’amano. Non so di una sola battaglia, finora, in cui gli ucraini abbiano attaccato attraverso la “macchia”. I novorussi lo fanno sempre. Ben presto i rifornimenti diventano un problema reale, e con più o meno l’intera aviazione ucraina defunta, data la densità delle armi antiaeree della Resistenza, anche le grandi unità passano dalla modalità di combattimento a quella di sopravvivenza.

Almeno 4 squadroni della morte ucraini vi si trovano proprio oggi. Ma si ricordi, gli ucraini hanno più armi e potenza di fuoco, quindi non è così facile ridurli e schiacciarli nelle sacche, ed è per questo che la Resistenza ha bisogno di tanto tempo per finirli. Facendolo, però, una per una. Se avessero tempo e forze, avrebbero potuto farlo facilmente, ma non è così. In questo momento, le principali forze che proteggono Marjupol sono bloccate in 2-3 sacche a sud-est di Donetsk. Ma invece di perdere tempo a ridurle, le Forze Armate della Novorussia hanno lanciato l’attacco lungo le coste su Marjupol, dove gli ucraini sono già nel panico non essendovi nulla che si frapponga tra loro e la Resistenza. E questa è la mossa giusta dei novorussi. Proprio come negli scacchi, un pezzo bloccato è essenzialmente inutile, come le forze ucraine in una sacca. La cosa importante è mantenere l’iniziativa e sfruttare il vantaggio. Questo è il motivo per cui la Resistenza avanza verso Marjupol. Se la città viene presa, o anche circondata, o se le sacche a sud di Donetsk sono ridotte, sarà il crollo del fronte meridionale ucraino contro Novorussia. Ci sono dei rischi però. In primo luogo, qualsiasi forza dei novorussi diretta su Marjupol rischia di esser accerchiata dai rinforzi ucraini. Ora, non si sa di certo cosa facciano gli ucraini, ma è probabile siano nel panico totale a Kiev e che rinforzi saranno inviati da tutto il Paese per evitare che Marjupol cada in mano dei novorussi. I novorussi devono fare molta attenzione al loro tergo (ma poi, c’è la certezza che i tanti occhi del GRU, nello spazio e a terra, lo stiano già facendo al loro posto). In secondo luogo, gli ucraini circondati potrebbero cercare di unire le forze per uscirsene o attaccare verso nord. Se non ci riescono, probabilmente faranno ciò che hanno già fatto, scappare per salvarsi abbandonando tutte le attrezzature pesanti, o combattere fino all’ultimo. In entrambi i casi va bene per i novorussi. Spero che la breve (e un pò semplificata) spiegazione tracci, almeno nelle linee generali, perché e come tali “sacche” vanno costantemente formandosi.

26 agosto 2014
Fonte: vineyardsaker.blogspot.fi/2014/08/what-is-deal-with-ukie-cauldr...

Traduzione di Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2014/08/27/sulla-questione-delle-sacche-...
[Modificato da wheaton80 28/08/2014 04:06]
28/08/2014 17:53
 
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A Minsk una svolta?

Ci sono molti segnali che l'incontro di Minsk del 26 agosto sia l'inizio di una svolta. Ogni ottimismo è prematuro, per molte ragioni. Ma mi limito a sottolineare i dati più evidenti.

In primo luogo il presidente ucraino Petro Poroshenko è andato a Minsk, su invito formale del collega bielorusso Lukashenko, a incontrare coloro che, fino a un minuto prima, aveva dichiarato di voler salutare, per giunta a muso duro, definitivamente. I tre ex alleati e ex amici che aveva di fronte comprendevano il nemico principale, Vladimir Putin. Tutti e tre - Putin, Lukashenko, Nazarbaev - fanno parte dell'Unione Doganale che Kiev ha ripudiato firmando il trattato di "associazione" all'Unione Europea. Per fare quel passo è stato compiuto un colpo di stato il 22 febbraio di quest'anno. Adesso Poroshenko va a Minsk e dichiara - immagino tra lo stupore generale dei suoi sostenitori di Kiev - che l'Ucraina intende restare a metà strada, in buoni rapporti con gli uni e con gli altri. Naturalmente non è questa la verità, ma prendere l'aereo per andare a Minsk a dire una bugia, per giunta di fronte a una congelata (dallo stupore) Katherine Ashton, è impresa che resterà negli annali della diplomazia oligarchica ucraina.

Secondo punto. Poroshenko è andato a Minsk subito dopo avere sciolto il parlamento e indetto nuove elezioni per il 26 ottobre. Non ci sarà un governo, sostenuto da una coalizione solida, per almeno tre mesi. Il che significa che il trattato di "associazione" non potrà essere ratificato dalla Rada ucraina per un periodo di tempo cruciale e delicatissimo. Che significa? Con ogni probabilità significa che Poroshenko sa di non poter effettuare la virata promessa agli antirussi nei tempi brevi. E' andato a Minsk frenando. Vedremo gli effetti. Ma una cosa appare evidente: Putin non farà concessioni che siano a detrimento della Russia, né sul piano commerciale, né su quello industriale, né su quello energetico. A differenza del tono dimesso di Poroshenko, che dava l'impressione nettissima di essere sulle braci, Putin ha svolto un impeccabile ragionamento economico: noi non intendiamo discriminare nessuno, ma la mossa di Kiev ci costerà 100 miliardi di rubli, cioè 3 miliardi di dollari solo nei primi mesi. Dovremo difendere il nostro mercato interno. Dunque l'Ucraina perderà tutte le condizioni preferenziali di cui ha goduto in passato, come membro della Comunità di Stati Indipendenti. E non fruirà di nessun vantaggio tra quelli previsti dall'Unione Doganale. Dunque stare in mezzo non sarà possibile. Bisognava pensarci prima. Se ci saranno correzioni, allora si potrà ridiscutere. Altrimenti bisognerà prendere atto del divorzio e trarne tutte le conseguenze. L'Ucraina ci perderà molto di più. Punto. Poi - ha detto Putin - "ribadisco che la Russia non ha mai impedito a nessuno di scegliere alleati economici, e perfino militari" (questa notazione è molto importante, perché dimostra che a Mosca non ci sono illusioni sull'eventualità che Kiev non entri nella NATO). Cioè fate quello che volete, ma anche noi tireremo le nostre somme. L'impressione è stata che Kiev sia in grande difficoltà, mentre Mosca sa cosa può fare e cosa non può fare. Che è una posizione migliore. Singolare - e non mi pare un particolare secondario - che l'incontro si sia svolto in russo.

Terzo punto. L'Unione Europea si è presentata all'incontro con la signora Ashton e non con il presidente della Commissione, seppure in pectore. Una rappresentanza in evidente tono minore, sebbene coniugata con i commissari per l'energia e il commercio. Segno di scarso gradimento per un vertice non voluto? Forse. Ma anche segno di debolezza, o di incertezza, di chi è costretto a subire l'iniziativa altrui. Dopo essere stata co-protagonista del disastro dell'Euromaidan, l'Unione Europea si defila. E ce n'è ben donde: chi pagherà la bolletta del gas non è chiaro, e l'autunno è alle porte. L'Ucraina è in bancarotta totale. L'Europa è in crisi. Certo Bruxelles e Kiev possono infliggere gravi danni alla Russia, ma Bruxelles sa perfettamente che l'Europa ne subirà di non minori. Ed è sempre più clamorosamente evidente che la storia del gas da fracking americano-canadese era un bluff nel quale gli europei hanno potuto nuotare solo tre o quattro mesi. E ora, pover'uomini? Poroshenko, anche lui, è al corrente. Gli ucraini non si riscalderanno con il suo cioccolato. Il suo premier ancora per poco Jatseniuk ha un bel gridare di sanzioni alla Russia: neanche le sanzioni servono per scaldarsi.

Quarto punto. Poroshenko ha accolto l'offerta di Nazarbaev di un piano per la ricostruzione del Donbass. Anche questa è decisione che troverà critici feroci a Kiev, dove il Donbass lo vogliono distruggere e i russi cacciati.

Quinto punto. Le sorti della guerra vanno male per Kiev, malissimo. L'esercito si scioglie e la Guardia nazionale dei nazisti è capace di bombardare le città a distanza, ma fugge il confronto diretto con i combattenti ribelli. Il vertice di Minsk si è svolto in piena offensiva separatista, che continua anche oggi. Diventa forte la richiesta russa di un regolamento attraverso negoziati diretti tra Kiev e il Donbass. Putin ha però rifiutato ogni eventualità di una mediazione russa. "La questione è affare interno dell'Ucraina". La Russia annuncia una seconda colonna di aiuti e nessuno azzarda l'idea di respingerla, neanche la Ashton.

Infine, sesto punto. A Minsk non ci sono gli USA. Neanche come osservatori. Poroshenko accetta. Accetta anche l'Europa. Qualcosa scricchiola. L'operazione Euromaidan, che serviva per isolare la Russia e metterla sul banco degl'imputati, sanzionarla, colpirla, si risolve in un sanguinoso pasticcio da cui nessuno dei promotori sa come uscire. E ancora non si sono sentiti i nastri delle registrazioni del Boeing malaysiano.

Giulietto Chiesa
www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=61900&typeb=0&A-Minsk-una...
31/08/2014 02:19
 
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Il fronte di guerra si allarga e Kiev si scoraggia

Come stiamo riportando da settimane, l’avanzata di Kiev è un bluff della propaganda governativa e dalla stampa internazionale che supporta la prima. Entrambe collaborano a sostenere un frame di manipolazioni e di strumentalizzazioni ad uso della strategia d'ingerenza americana. Si cela all’opinione pubblica mondiale la sconfitta militare dell’armata ucraina e si fanno passare per vittorie i vili bombardamenti sui centri abitati. La violazione dei diritti umani nell’Oligarchistan è invisibile agli occhi della Nato che però vede benissimo sconfinamenti di mezzi militari russi, soprattutto laddove gli improbabili riscontri fattuali sono fabbricati dai suoi uffici che lavorano al Photoshop. Bravissima a creare allarmismi, molto meno a fornire le prove, la Nato si sta giocando la faccia con azioni e dichiarazioni rasentanti il ridicolo. Anche quella dell’invasione è, dunque, una frottola in quanto gli scatti mostrati al mondo dall’Alleanza Atlantica sono stati presi in territorio russo. Stiamo ancora aspettando la documentazione occidentale, con tanto di rilevazioni satellitari, dell’abbattimento dell’aereo malese di linea nei cieli del Donbass ma quella, molto probabilmente, non l’avremo mai perché non conviene pubblicizzarla. Scagionerebbe definitivamente i filo-russi e farebbe cadere una tegola pesantissima sulla testa di Poroshenko e soci, i protetti di Obama, che quindi diverrebbero immediatamente indifendibili. I nostri giornali, che per settimane hanno raccontato l’imminente disfatta dei separatisti e la caduta delle due roccaforti ribelli di Donetsk e Lugansk, assediate dalla Guardia Nazionale ucraina, si sono aggrappati alla notizia dell’ingresso dei soldati russi per giustificare l’improvviso capovolgimento della situazione sul campo. Non c'è stato alcun ribaltamento degli eventi e faceva tutto parte dei piani dei resistenti sin dal principio. Se qualcuno ci avesse letto ed ascoltato adesso non sarebbe così sorpreso. Nessun giornalista italiano ha la minima idea di quello che sta succedendo realmente laggiù ma ha la pretesa di informare i lettori. I servizi di Dragosei da Mosca, quelli di Lombardozzi dalla cameretta di casa sua e le cronache della Zunini dalla sede galiziana di Pravy Sektor, solo per coprire tre tra i principali organi di stampa italiani (Corriere, Repubblica ed Il Fatto), sono esemplari in proposito. I loro resoconti di guerra sembrano stesi dalla stessa penna ma, soprattutto, dalla medesima agenzia informativa statunitense. Articoli di tutt’altro tenore appaiono, invece, su Il Giornale o su Libero dove qualche fatto concreto riesce a farsi spazio nella selva dei rapporti manipolati. Ieri, proprio su Libero, Mirko Molteni, confermava finalmente la “tradizionale maestria russa nell’arte della “maskirovka”, il mascheramento tattico e strategico”. E’ quello che chi legge il nostro blog o la nostra pagina facebook conosce benissimo da mesi. Più volte abbiamo fatto presente che l’obiettivo delle milizie era quello di liberare la fascia sud verso il mare di Azov e creare un corridoio con la Crimea. Già dai giorni della resistenza di Slaviansk che hanno consentito di rafforzare le difese di Donetsk e Lugansk e di preparsi all’allargamento del fronte verso di Golfo di Taganrog. Anzi, abbiamo detto di più, e cioè che solo quando anche Odessa verrà liberata l’operazione potrà considerarsi completa con la nascita della Novorossija, nella sua configurazione territoriale ottimale. Per questo aspettatevi a breve l’apertura di un’ ulteriore linea di guerra, dopo l’attacco improvviso a Mariupol, dove si trovano adesso circondate le forze ucraine. Stando a quello che ci hanno comunicato ieri i miliziani, in seguito allo sfondamento di 4 depositi militari che appartenevano alla marina ucraina, sono entrati in possesso 5 mila tonnellate di munizioni varie. L’esercito ucraino sta diventando il fornitore “ufficiale” e non sempre “recalcitrante” di armamenti ai miliziani. In queste condizioni favorevoli perché i russi dovrebbero entrare a sporcarsi le mani? Non ne hanno bisogno, poiché, come Putin ha ribadito a iosa, la faccenda la devono e la possono risolvere i locali tra loro, sbarazzandosi, tanto per cominciare, dei golpisti che hanno portato il Paese sull’orlo del disastro. Se questi lestofanti non dovessero capirlo potrebbero pensarci le forze di pace dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). Queste si sono dette pronte ad un intervento di pace in qualsiasi momento. In questo caso è possibile che qualche soldato russo attraversi, legittimato dalla sua missione umanitaria, il confine col vicino nel caos.

Paul Robert Spadoni
30 agosto 2014
www.facebook.com/conflittistrategie/posts/769842356388102
01/09/2014 16:11
 
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In Ucraina si manifesta un delirio di onnipotenza occidentale

L’avanzata dell’esercito novorusso è inarrestabile, le linee nemiche vengono penetrate come il burro, la resistenza opposta dalle truppe di Kiev è ormai inesistente. Donetsk e Lugansk hanno rotto l’assedio, le infrastrutture strategiche cadono una dopo l’altra in mano ai miliziani. Mariupol, importante città portuale a sud-ovest di Donetsk, è stata circondata. Ieri una motovedetta ucraina è stata affondata nel mar di Azov. L’intento di unire le province separatiste con un corridoio alla Crimea, per rafforzare il fronte ed assicurarsi il transito di uomini e rifornimenti, sta funzionando. Con questa mossa viene puntellata una determinante fascia territoriale costiera che, a breve, consentirà di estendere il conflitto in quelle zone sul fiume Dnepr ancora sotto il controllo di Kiev, come Dnepropetrovsk e Zaporozhye. Tanto più che anche qui crescono i malumori per la gestione della situazione da parte del governo centrale. Pare che le autorità locali abbiano smesso di rispondere agli ordini di Kolomoisky e si preparino a passare con la Nuovorossija. Lo stesso accade a Kharkov dove i sentimenti antirussi non hanno mai attecchito e la propaganda russofoba degli oligarchi sortisce oramai effetti contrari. Il NYT, con un editoriale disperato e delirante, ha invocato l’ingresso nel Paese delle forze speciali di Usa e Inghilterra per evitare una disfatta certa (ancora due giorni fa la stampa mondiale ripeteva, al di là di ogni fatto concreto, che Kiev stava per spazzare via i filorussi). Senza l’occupazione degli aeroporti di Kiev e di Odessa la guerra sarà irrimediabilmente persa da Poroshenko e soci. Ed ecco il vero obiettivo della Nato dall’inizio delle ostilità, l’invasione di Odessa per impiantare una propria base e neutralizzare quella russa in Crimea. Scrive il quotidiano statunitense: “Non possiamo permettere che questo accada. Se crediamo che l’Ucraina possa un giorno diventare un membro dell’Unione Europea e della NATO, allora dovremmo essere pronti ad armarla. Dobbiamo affrontare il fatto che i costi senza limiti dell’Unione europea e l’espansione della NATO hanno prodotto la guerra per procura con la Russia – e quindi dobbiamo combattere la guerra. Dopo aver riacceso i momenti più caldi della guerra fredda, dobbiamo affrontare le conseguenze dell’incoraggiamento della democratizzazione in Europa orientale. Questa logica richiede che inviamo consiglieri militari occidentali a Kiev, e dobbiamo fornire agli ucraini pieno supporto d’intelligence e satellitare. E dobbiamo spedire cannoni, carri armati, droni e kit medici a tonnellate. Dobbiamo anche essere pronti a schierare le truppe NATO se i carri armati russi avanzano dalla Crimea, come molti temono, dobbiamo costruire un ponte di terraferma a sud della Russia. Nessuna domanda, questo percorso comporta dei rischi enormi.

La Russia impiegherà la sua potenza in Ucraina. Forze speciali americane e britanniche dovrebbero essere spedite a piantare la nostra bandiera e proteggere gli aeroporti di Kiev e Odessa”. Parole chiare e sconvolgenti, minacce bellicose che mettono in pericolo la sicurezza e la stabilità del continente europeo. Si soffia sul fuoco per costringere la Russia all’irreparabile, in una fase storica in cui essa sta ancora cercando di trovare una sua completa identità dopo il crollo dell’Urss e le conseguenti devastazioni sociali. Ma proprio per questo motivo la reazione russa potrebbe essere da ultima spiaggia. Sarebbe un danno enorme per l’Europa e per le sue possibilità di affrancamento dalla dipendenza Usa. L’Europa, non quella dei banchieri e dei burocrati, dalla quale non può nascere alcuna speranza, ma quella dei nuovi partiti (purtroppo ancora piuttosto deboli) che si stanno affacciando sul panorama politico con idee autonomiste e sovraniste, ha bisogno di poter contare su una Russia salda ed equilibrata per staccarsi da Washington. L’Europa dei popoli deve trovare una sponda ad est per conseguire i suoi obiettivi in quanto individualmente non ha le energie necessarie a rintuzzare le pretese egemoniche statunitensi. La reciproca convenienza russa ed europea a liberarsi del giogo Usa è la chiave per dialogare e riconvertire relazioni spesso sul filo del rasoio in vere e proprie alleanze strategiche. Ci vorrà ancora molto per toccare quest’apice di necessità storiche ma proprio per questo bisogna giocare sul tempo al fine di dilatare e diluire gli attriti che hanno resistito al trapasso dalla precedente epoca a quella in corso. Non c’è altra via per uscire da un’orbita occidentale sempre più causa di guai e scarna di vantaggi per noi europei. Chi si oppone a queste tendenze spalanca le porte all’irreparabile e ad un’era di sottomissione atroce per i cittadini dell’Unione. La scelta è tra un abisso di sottomissione e la libertà di esistere con una propria visioneindipendente ed incondizionata.

Gianni Petrosillo
01/09/2014
www.conflittiestrategie.it/in-ucraina-si-manifesta-un-delirio-di-onnipotenza-occ...
01/09/2014 17:04
 
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Invasione russa? Una figura da Cioccolatenko



Moon of Alabama smonta tutta la bufala (http://www.moonofalabama.org/2014/08/zero-proof-the-russian-invasion-of-ukraine.html#comments). Eccoti servita la tua "operazione di informazione" quotidiana dell'Impero del Caos: il tutto avviene tramite un "errore di traduzione" da parte dell'agenzia Reuters, poi distribuito in tutto il mondo.

Citazione dalla Tagesschau, il massimo telegiornale tedesco:
«Sull' Ucraina c'è stato un errore di traduzione da parte dell'agenzia Reuters: secondo la correzione Poroshenko non ha parlato di un'invasione».

twitter.com/tagesschau/status/504957097927516160

E poi c'è il pezzo sensazionalista del New York Times di oggi: www.nytimes.com/2014/08/28/world/europe/ukraine-russia-novoazovsk-crimea.h...

Moon of Alabama lo spiega bene:«Si noti che un autore del pezzo del NYT è Michael Gordon, che, insieme a Judith Miller, scrisse i sensazionali reportage in merito alle prove sulle armi di distruzione di massa in Iraq. L'attuale capo della NATO che sta promuovendo la guerra contro la Russia, il sig. Foghadiguerra Rassmussen, ebbe a dire 11 anni fa:"L'Iraq possiede armi di distruzione di massa. Non è qualcosa che pensiamo, è qualcosa che sappiamo". Queste persone e le agenzie di stampa occidentali, ossia gli stessi soggetti che hanno fatto la campagna promozionale sulle le armi di distruzione di massa in Iraq, stanno ora asserendo che ci sia una "invasione" russa in Ucraina, pronti a ritrattare soltanto quando il danno è fatto. Guerrafondai. Tutti loro». Giusto. Ho ricevuto una telefonata dall'emittente RT poche ore fa a questo proposito, e ne abbiamo discusso come di una mossa disperata da parte di quel cioccolataio di Cioccolatenko. Ma per ora nessuno c'è cascato, tranne quei boccaloni dei grandi media USA (e italiani, NdT).

Fonte: pagina Facebook di Pepe Escobar
Traduzione per Megachip a cura di Fanny Milazzo

Nota di Giulietto Chiesa
Poroshenko e le fonti occidentali stanno diffondendo la notizia che la Russia avrebbe invaso l'Ucraina. E' il ritornello ormai risaputo. La spiegazione è semplice: le forze governative sono in ritirata in tutta l'area. I ribelli del Donbass sono passati all'offensiva e stanno infliggendo gravissimi colpi alle forze di Kiev, con centinaia di soldati dell'esercito che defezionano o addirittura cercano rifugio nelle aree confinanti della Russia. Né Poroshenko, né nessun altro ha fornito alcuna prova di un intervento militare russo. "Si dice", "si suppone". Il fatto è che né Kiev, né l'Europa possono spiegarsi come mai l'esercito e la Guardia Nazionale di Kiev stanno perdendo la guerra. E preparano, evidentemente il terreno per chiedere l'intervento della NATO. Cioè accusano la Russia di intervento dall'esterno per giustificare in anticipo l'intervento dall'esterno della NATO.

Aggiornamento a cura di Pino Cabras

La Repubblica annuncia le prove, gente! Come sempre, del resto, quando devono pompare una certa isteria bellica. Il titolone è niente meno che questo:"Ucraina, nelle foto satellitari della Nato la prova dell'invasione russa" (http://www.repubblica.it/esteri/2014/08/28/foto/ucraina_le_foto_satellitari_della_nato_che_provano_lo_sconfinamento_russo-94599428/1/?ref=HRER3-1#10). Poi guardi le foto, e c'è scritto in piccolo e in inglese che «L'area di dispiegamento e di addestramento si trova a circa 50 km a Est del confine ucraino», ossia in territorio russo. Come se non bastasse, le diciture nelle foto spiegano anche che quella è l'area di Rostov (nei pressi della più grande città della Russia meridionale). Lì si stanno svolgendo massicce esercitazioni: Mosca mostra i muscoli. Ma a casa sua. Direi che può bastare per aggiornare lo stato di conclamata putrescenza del giornalismo italiano. Rimangono due foto satellitari. Anch'esse come le altre, sono attribuite dalla Nato a un'agenzia privata (ottima tecnica per poter fare marcia indietro e lavarsene le mani). Quelle foto mostrano pochissimi mezzi di artiglieria in territorio ucraino che potrebbero benissimo essere ucraini o comunque conquistati dai ribelli alle migliaia di coscritti che si sono arresi in questi giorni, proprio mentre a Kiev (e a Washington) si ripassa la storia di Caporetto. Insomma: prove zero. Fuffa tossica, tanta. E il giornalismo italiano non ha nemmeno più una linea del Piave.



Pepe Escobar
28 agosto 2014
megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=108646&typeb=0&Invasione-russa-Una-figura-da-Ciocc...
[Modificato da wheaton80 01/09/2014 17:11]
06/10/2014 23:36
 
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Ucraina/Capo battaglione nazi:«Ci addestrano e ci armano gli Usa»


Il capo del battaglioneE Donbass Semyon Semyonchenko nel corso di un'intervista

«Ieri ho firmato un contratto per organizzare corsi di formazione per i combattenti e gli ufficiali del battaglione Donbass da gruppi mobili di istruttori provenienti dagli Stati Uniti, tenuti da militari che non sono attualmente in servizio. Essi opereranno in base al sistema di formazione tradizionale utilizzato dal Navy Seals e la Delta Force». È parte di un messaggio che il comandante del battaglione Donbass ha affidato alla sua pagina Facebook. Semyon Semyonchenko è da poco tornato da un «viaggio d’affari in America» (come ha scritto sempre su Facebook). Il battaglione Donbass è uno delle cinque unità paramilitari (Aidar, Azov, Donbass, Dnepr-1 e Dnepr-2) composte da nazisti provenienti da tutta Europa aggregate alla Guardia nazionale ucraina, e che combatte a fianco dell’esercito di Kiev contro le milizie separatiste. Secondo un’associazione di avvocati ucraini, i cinque battaglioni si sarebbero macchiati di crimini di guerra, ampiamente documentati da foto, filmati e testimonianze. Popoff ha più volte raccontato come questi siano stati addestrati e armati dagli Stati Uniti e da altri Paesi della Nato. Ma è la prima volta che uno di loro, addirittura un comandante, parli della cosa così apertamente. Prosegue il post di Semyonchenko:«Sono stati sviluppati standard per ogni reparto (ricognizione, forze speciali, di sicurezza eccetera) e per ogni sottufficiale. Particolare attenzione sarà rivolta alla formazione individuale e lavoro di squadra. Verranno utilizzati il numero massimo di esercitazioni pratiche. Un altro punto importante è la formazione dei sergenti (sottufficiali) per permettergli di agire in maniera indipendente e di gestione di un team. Gli istruttori saranno utilizzati anche per preparare le forze di sicurezza interna, e tale formazione è una delle forme di assistenza indiretta che l’Ucraina sta ricevendo. La formazione inizierà tra dieci giorni. Dopo aver concluso l’addestramento saremo pronti a condividere la nostra esperienza e a contribuire ad addestrare altre unità di volontari e di soldati regolari».


Semyon Semyonchenko in visita all'International Republican Institute. Dietro di lui (accanto al corrimano) il senatore del Tennessee Robert Corker

Durante il suo «viaggio americano» Semyonchenko ha incontrato il senatore democratico Robert Menendez e quello repubblicano Robert Corker. Come lo stesso comandante ha scritto: «Menendez e Corker sono i due senatori che hanno promosso l’Ukraine Freedom Support Act, una legge che stanzierà dei soldi per fornire assistenza all’Ucraina, compresa la fornitura di armi. Radar, armi anticarro, droni, sistemi di comunicazione e molte altre cose utili per il nostro esercito». Il capo del battaglione di volontari nazisti è anche stato ricevuto dall’Iri (International Republican Institute) e dal Ndi (National Democratic Institute), i bracci internazionali dei due partiti statunitensi. In base a un’inchiesta realizzata in passato da Popoff, Iri e Ndi sono due fondazioni finanziate dal Dipartimento di Stato e costituiscono una sorta di controllo e di appoggio politico all’operato della Cia. «Sono stati dei colloqui molto profiqui. Abbiamo spiegato loro la situazione in Ucraina nella maniera più obiettiva possibile. Siamo certi che tutto andrà per il verso da noi auspicato», ha aggiunto Semyonchenko.

Franco Fracassi
26 settembre 2014
popoffquotidiano.it/2014/09/26/ucrainail-capo-di-un-battaglione-nazi-ci-addestrano-e-ci-armano-...
10/10/2014 02:08
 
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“Combattere al loro fianco è stato un onore”. Testimonianza di un volontario francese e uomo d’onore

“Non sono uno specialista militare di alto livello, sono solo uno studente francese di 22 anni e ho avuto una piccola esperienza militare nell’esercito francese. Provengo dal Donbas dove ho ancora la famiglia. Ciò che accade in Ucraina è una grave ingiustizia. Europa e Stati Uniti si scagliano contro il popolo russofono dell’Ucraina che ha la sfortuna di non essere d’accordo con Majdan. Non solo le persone vengono massacrate, ma vengono passate per dei terroristi. Quando sappiamo la verità, non possiamo restare a guardare, sarebbe viltà. Chiunque sappia la verità ha il dovere morale di agire. Appena ho potuto sono andato a Donetsk sperando che le mie esperienze militari potessero essere utili alla difesa locale contro l’aggressione di cui l’esercito ucraino è lo strumento principale. Siamo arrivati a fine giugno a Donetsk, mi sono presentato all’ex-edificio della SBU, il servizio segreto ucraino. Vi aveva la base l’unità dell’esercito ortodosso. C’erano armi per trenta persone, mentre l’unità ne contava circa 200! Nuovi volontari arrivavano ogni giorno, e non avevamo nulla da dargli. La maggior parte erano giovani locali senza esperienza militare, ma dalla forte volontà di vincere. Gli ex-militari avevano il comando (potevamo contarli sulle dita di una mano), un ex-paracadutista di 1.ma classe ucraino era il comandante di compagnia!

Avevo intenzione di partire per Slavjansk con altri volontari, ma mi chiesero di restare a Donetsk e aiutare i leader a formare ed organizzare la loro unità. Due giorni dopo mi convinsero e divenni loro istruttore. Ho dovuto addestrare civili con quattro AK-74. Tutti i giorni, dalla mattina alla sera, diverse sezioni venivano e gli mostravo come usare il fucile, e gli ho insegnato le regole di sicurezza per evitare incidenti. Come molti dei leader del gruppo, io stesso cumulavo le funzioni e dormivo solo tre ore per notte. Ero responsabile di una sezione di 20 effettivi che istruivo come anche altri. Di notte, integravo 4 guardie armate agli ingressi dell’edificio. Più tardi, i combattenti di Slavjansk si ritirarono a Donetsk. La nostra unità si trasferì nei pressi dell’aeroporto, in una base militare vicina alla città di Peski, accanto all’aeroporto di Donetsk. La nostra nuova missione era controllare il posto di blocco di Peski. Eravamo al fronte. Continuavo ad addestrare i ragazzi, il campo mi permise di spiegare le basi del combattimento, imparando a muoversi con tattiche di sostegno reciproco. I “Grad” iniziarono a colpire il posto di blocco, causando vittime. Rimasi con un piccolo gruppo di cacciatori di osservatori dell’artiglieria che dirigevano il tiro nascosti in cima a una collina artificiale (tipica nella regione mineraria del Donbas).

A metà luglio dovemmo ripiegare quando i carri armati ucraini superarono il posto di blocco e cominciarono a spararci. Poi arrivarono i rinforzi e andammo a caccia dei carri armati. Ci furono combattimenti intorno alla base, con casi di fratricidio. Mi sono ritrovato con un’unità del battaglione Vostok. Un carro armati spuntò a circa 25 metri da noi correndo a tutta velocità. Ebbe il tempo di spararci e ferirci prima di essere distrutto. Riprendemmo il posto di blocco con l’aiuto dei nostri carri armati. Il giorno successivo i Grad ripresero a bombardarci mentre eravamo completamente allo scoperto. Dovetti ripararmi in una grondaia perché non c’erano ripari nelle vicinanze. La notte fummo circondati in un garage per i autocarri Volvo. La stazione di servizio era in fiamme propagando l’incendio nel bosco, i cecchini ci impedivano di uscire dall’edificio. Poi arrivarono i rinforzi e subimmo un massiccio attacco del battaglione Donbass. Le cose si calmarono, ma gli ucraini sparavano sulla nostra base, così come sulla zona circostante. Potemmo evacuare i civili. La zona era deserta, con branchi di cani randagi. Gli demmo da mangiare e furono le nostre guardie. Quando c’era il fuoco dell’artiglieria, scappavano con noi.

Pochi giorni dopo, la base era stata completamente distrutta, come la fabbrica accanto e le abitazioni civili. Pensavo di essere in un film apocalittico. Più tardi, la nostra unità si unì ai cosacchi del Don. Istituimmo un posto di blocco a sud-est di Donetsk, a Novij Svet. Gli abitanti del villaggio ci davano cibo ogni giorno, come il pesce che pescavano, e ci davano informazioni sugli ucraini che sparavano bombe al fosforo su un villaggio, che vedemmo bruciare per tutta la notte. Attaccarono il villaggio, ma furono respinti, quindi lo bombardarono per coprire la ritirata. Tale scenario si ripeteva ogni giorno, ma quando scoprimmo la loro base e sparammo dei colpi di mortai, ebbero paura e se ne andarono! Che soldati coraggiosi! Poi tornai in Francia lasciando uomini organizzati ed in grado di svolgere missioni di combattimento contro un avversario più forte. Ho fatto il mio dovere, ed ora il mio dovere è informare. La forza degli ucraini risiede nella politica internazionale che gli permette di fare ciò che vogliono usando armamenti pesanti contro i civili, così come armi vietate. Ma la forza del russo è la sua mente! Il russo dimostra grande capacità di adattamento ed è disposto a sopportare il peggio per la causa giusta. Tale nobiltà di spirito è rara in questo mondo dominato dai valori della pigrizia e del consumo. Combattere al loro fianco è stato un onore”.

'Sergio le Français'
5 ottobre 2014
Fonte: alawata-tradition.blogspot.it/2014/10/lutter-leur-cote-etait-un-honneur-p...

Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2014/10/07/combattere-al-loro-fianco-e-stato-u...
[Modificato da wheaton80 10/10/2014 02:09]
10/10/2014 02:13
 
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Perché Putin ha fermato l’offensiva della Novorussia

La Russia ha sostanzialmente trovato la risposta all’eterna domanda di “chi è la colpa” sull’Ucraina (quasi in condizione di consenso nazionale a giudicare dai numerosi lugubri banderisti tra i 10 mila partecipanti della “marcia della pace” nazionale). Lo smarrimento quasi totale sull’altra domanda fondamentale, “cosa fare”, persiste. Così Putin ha saggiato, più precisamente, ha indubbiamente svolto un ruolo importante nel sospendere la fase militare del conflitto in Donbas. Ma, per favore, si prenda nota: non ha solo fermato, ma provvisoriamente “consigliato” di bastonare Poroshenko e il suo esercito così duramente da non lasciargli illusioni di sorta su una qualsiasi possibile vittoria militare. Ha anche certamente chiarito abbastanza che in caso di ulteriori mosse di Kiev su Marjupol, molto probabilmente da subito la junta di Kiev verrebbe costretta a mollare un altro paio di regioni limitrofe. Si può valutare la forza di convinzione del leader russo valutando gli squallidi discorsi di Poroshenko la cui la bellicosità è subito svanita nel nulla, dando luogo alle triste rivelazioni sul fatto che “non possiamo prenderci il Donbas militarmente”. Il fatto è che Putin e i suoi hanno fatto cadere dalle mani della junta l’ascia di guerra, che non prometteva nulla di buono per la Russia. Nel caso in cui lo scenario bellico fosse rimasto all’ordine del giorno, Mosca si sarebbe trovata in una situazione disagevole. In primo luogo, le forze della Novorussia sono limitate e, in secondo luogo, sarebbe stato piuttosto imbarazzante rifornire su grande scala aiuti militari e de jure illegittimi. Ma poi di nuovo, vi sarebbe stata la prospettiva di un bagno di sangue infinito nei rapporti Russia-Ucraina. Dio non voglia tale prospettiva! Attualmente sullo scenario, il confronto militare sembra sostituito dal fattore tempo e dalle questioni socio-economiche. Qui dobbiamo ringraziare il nostro Gran Maestro degli scacchi al Cremlino, avendo tutte le carte vincenti in mano o, per dirla in altro modo, passare ogni pedone! E quasi tutti possono divenire la regina vittoriosa. La Russia ha rifiutato di uccidere i suoi fratelli ucraini e di avviarvi una guerra, anche se di liberazione. Ha così onorato le norme umanitarie e di civiltà internazionale. La Federazione Russa ha diritto assolutamente inoppugnabile a non voler alimentare ulteriormente l’ostile governo ucraino con gratuiti rifornimenti energetici così come gratificarlo con ogni sorta di benefici economici.

Questo diritto è assolutamente in linea con l’intesa delle entità finanziarie internazionali, nonché con il bazar mercanteggiante ucraino. Quindi, la comunità internazionale e l’opinione pubblica ucraina dovranno ammettere il diritto della Russia ad avere cura innanzitutto dei propri interessi, semplicemente perché avrebbero agito allo stesso modo al suo posto. Su questa solida piattaforma morale ed etica Vladimir Putin avvia comodamente i colloqui d’affari con l’Ucraina. A proposito delle forniture di gas e prodotti ucraini naturali, dell’industria della difesa ucraina bloccata per la frattura commerciale con la Russia, delle normative transfrontaliere, dell’associazione ucraina con l’UE e di qualsiasi altra cosa. In ogni caso, Kiev non ha nulla con cui rispondere. Lo scavo di alcun fossato gigantesco, l’erezione di alcun fantastico muro ai confini e nessun appello ad usare la “mitragliatrice nucleare”, l’aiuteranno. Merce-denaro-merce, ecco l’intero schema di relazione. Una botte di ferro, dal punto di vista delle regole mondiali. O si pagano i 6 miliardi di dollari di debiti e si avrà il gas, o resterete soli. O si forniscono alla Russia missili e motori per elicotteri militari o siete perduti. Dimenticate anche il cioccolato Roshen, avremo il nostro cioccolato Rot-front. Ringrazieremo Dio nel caso l’Ucraina possa esistere in tali condizioni, con l’occidente che gli presta miliardi e ne acquista la produzione per i prossimi 50 anni. Gente, sventoleremo la bandiera. Il problema è che nulla di ciò accadrà mai e Putin naturalmente lo sa. Anche Poroshenko lo sa, così come Obama e Merkel. Nessuno darà nulla all’Ucraina. Neanche la Russia darà nulla di gratuito all’Ucraina. Anche se possiamo discutere le condizioni, soprattutto perché l’Ucraina ha familiarità con le richieste russe avanzate da tempo. In sostanza l’unica domanda principale è se l’Ucraina sarà un Paese normale, e non ancora il mostro fascista sanguinario tipo Terzo Reich. Cosa del tutto possibile nel caso si abbia del cervello, o almeno un vero presidente piuttosto che un pagliaccio statunitense. Quindi la palla è dalla parte di Poroshenko. Putin finalmente gioca il gioco in cui la Russia ha tutte le carte vincenti, mentre Kiev ha solo due di picche. Allora perché uccidere gente?

Jurij Selivanov
6 ottobre 2014
Fonte: novorossia.today/editor-s-choice/yuri-selivanov-why-putin-stopped-novo...

aurorasito.wordpress.com/2014/10/07/perche-putin-ha-fermato-loffensiva-della-nov...
03/11/2014 23:05
 
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E' nata la Nuovarussia

Le province separatiste russofone (costrette a staccarsi dalla madrepatria a causa di un governo golpista e filo-americano, insediatosi a Kiev con la violenza e perpetrando crimini contro l’umanità) ieri hanno scelto i propri rappresentanti. Non ci sono stati imprevisti e la popolazione ha confermato la propria fiducia a Zakharchenko in quel di Donetsk e a Plotnisky a Lugansk, nonché ai rispettivi partiti che si insedieranno nei Consigli popolari. Il dado è tratto. La sovranità della Nuovarussia non è in discussione perché Kiev non controlla più quella parte del suo territorio. Dopo la perdita della Crimea, passata sotto l’autorità di Mosca in seguito al referendum di marzo, quest’ennesimo schiaffo al governo degli oligarchi, appoggiati da Washington, certifica la morte del Paese. Mentre gli Usa e l’Europa non riconoscono le libere consultazioni degli 'Oblast dell’est la Storia non riconosce più l’Ucraina sfigurata geograficamente, divisa socialmente e devastata economicamente. Gli ucraini non dimenticheranno questa lezione perché presto ne pagheranno tutte le conseguenze, maledicendo le manipolazioni a cui si sono prestati, raggirati ancora una volta da ricchi furfanti che mescolano affari e politica e che trasformano le istituzioni in un suk per compratori stranieri. Nonostante la Capitale stia promettendo sfracelli pur di riappropriarsi dei suoi confini, né Poroshenko né Yatseniuk avranno la forza di ripristinare lo statu quo ante. Si sono giocati l’onore quando in sede parlamentare, con poca cautela e nessun realismo, assicurarono di arrivare a marciare su Sebastopoli dopo essere usciti vincitori dal conflitto contro filo-russi. Ma come scrive anche Panella su Libero, le elezioni nel Donbass sono state: "Una rottura radicale e formale dell’unità nazionale del Paese che evidenzia quello di cui Usa e Ue non vogliono prendere atto:cioè che il governo di Kiev - il quale considera i secessionisti dei «terroristi» ma che è stato da loro sconfitto sul piano militare - ha una strategia fallimentare. Battuta sul campo e pure politicamente, Kiev, oggi controllata dai due vincitori delle ultime elezioni,il presidente Petro Poroshenko e l’ex e futuro premier Arseni Yatseniuk, non riconosce le elezioni del Donetsk e del Lugansk, ma non sa come reagire. La Russia, invece, ha già annunciato che riconosce la legittimità di questo voto para secessionista...".

Bene, costoro hanno perso la guerra e la faccia ed ora invocano l’aiuto dei loro protettori internazionali. Ma non troveranno soccorso, al di là di quello di facciata, nemmeno nella Nato perché questa ha già ottenuto il massimo dalla situazione, ovvero il dispiegamento di forze militari quantitativamente superiori negli ex satelliti dell’URSS finiti sotto l’egida occidentale, condannando l’Europa a relazioni sempre più condizionate dalla Casa Bianca verso oriente. Anzi, i due compari dovranno guardarsi da ulteriori emulazioni e spinte indipendentistiche che cresceranno esponenzialmente al decrescere del benessere generale. I dati parlano chiaro così come le reticenze del FMI il quale, dopo aver garantito una pioggia di soldi, introduce progressivamente condizioni sempre più stringenti per le sue elargizioni che difficilmente Kiev potrà rispettare, a meno di non liquidare fino all'ultimo cespite del suo patrimonio pubblico. Su queste spinte disgregative conta la Russia per ridimensionare progressivamente la presenza yankees nel suo vicino. L’Ucraina è fallita e sta in piedi solo come arma di ricatto geopolitico che gli Usa punteranno, a cagione delle esigenze e delle contingenze, verso Mosca o contro Bruxelles. La prima però sa elaborare strategie difensive, sa limitare i danni e si sta attrezzando per impedire che episodi di questo tipo si verifichino ancora alle sue porte. La seconda, invece, si piega a qualsiasi pretesa statunitense, anche contro i suoi stessi interessi, sacrificando il futuro dei suoi cittadini, perché governata da una classe politica di inetti e di smidollati che trova nella cooptazione ben retribuita in qualche organismo internazionale il suo più alto ideale.

Ps. Pare che il prossimo passo sarà quello di includere il Donbass nell’Unione Economica Eurasiatica, la stessa in cui sarebbe entrata l’Ucraina se UE ed USA non avessero complottato per abbattere il legittimo ordine costituzionale e spezzare i tradizionali legami di Kiev col mondo slavo. Noi ce lo auguriamo perché la gente del posto ha sofferto troppo e finalmente merita pace e prosperità, quella che Kiev non avrà più per molto tempo.

Paul Robert Spadoni
3 novembre 2014
www.facebook.com/conflittistrategie/posts/801337493238588
[Modificato da wheaton80 03/11/2014 23:06]
07/11/2014 02:05
 
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Mosca: Putin e il blocco patriottico mettono ko l’estrema destra neofascista


Massiccia manifestazione pro Putin a Mosca questo 4 Novembre

“A Mosca, i pro-Putin hanno fatto passare in secondo piano la sfilata degli ultra-nazionalisti”, ha detto quella AFP che quando si tratta di parlare dei neo-fascisti e dei neonazisti russi ha sempre un certo pudore con le parole. “Questo evento ha avuto il vantaggio collaterale di mettere a tacere le manifestazioni nazionaliste dissidenti, organizzate nello stesso giorno”, dice Le Figaro… La tradizionale sfilata degli ultranazionalisti anti-Putin a Mosca è stata in realtà completamente oscurata quest’anno dal successo di una manifestazione patriottica organizzata dai partiti di maggioranza e dell’‘opposizione patriottica’ (KPRF in testa) a sostegno del presidente russo e della sua politica in Ucraina. Brandendo slogan come “Noi siamo uniti!” o “Confidiamo in Putin”, quasi 100.000 persone hanno attraversato, secondo la polizia, l’arteria principale della capitale russa, esibendo bandiere russe e nastri di San Giorgio, “simbolo delle adunate dei separatisti filo-russi nell’Est dell’Ucraina”, dice AFP, che dimentica di ricordare che è soprattutto il simbolo antifascista della vittoria della Grande Guerra Patriottica del 1941-1945. Un fascismo che occupa le strade di Kiev e Lviv, ma qualche volta anche quelle di Mosca. Organizzata in occasione della festa dell’Unità nazionale, giorno festivo in Russia per commemorare la cacciata delle forze di occupazione polacche dal Cremlino nel 1612, il 4 novembre di ogni anno vede marce e manifestazioni nelle principali città del paese. “Oggi è la festa del mio eroe, del salvatore del mio popolo, è la festa di Putin, che ha riunito i popoli russi” afferma con entusiasmo Maroussia Nikolaevna, una “novorussa” di 59 anni, proveniente dal bastione di Donestk con degli amici della penisola della Crimea, una penisola che ha fatto ritorno alla Russia nel mese di marzo. “Sono qui perché condivido le politiche di Putin. E io non sono il solo, non ho mai visto così tante persone!”, aggiunge Vladimir, 70 anni. Sul palco, i rappresentanti delle principali forze politiche russe, tra cui il partito di governo Russia Unita, i comunisti del KPRF o ancora gli ultra-nazionalisti del LDPR, hanno mostrato il loro sostegno per l’uomo forte del Cremlino e per la lotta dei ribelli filo-russi contro le truppe della giunta di Kiev nell’ex “Ucraina orientale”, ridivenuta “Novorossia” dopo più di sei mesi. Il supporto è sicuro, chiaro, netto, una sfida agli occidentali:“Siamo uniti con i nostri fratelli in Novorossia”, ha gridato dal palco Sergei Mironov, leader del partito pro-Cremlino Russia Giusta. In strada, una folla impressionante, dove si riconoscevano anche le bandiere rosse con la croce bianca di San Giorgio dei nostri compagni del NASHI, il movimento della gioventù russa anti-fascista…

I neofascisti messi KO in strada:“Un solo popolo russo”…
Per la sua grandezza, questo evento di patrioti ha eclissato la tradizionale sfilata annuale degli ultra-nazionalisti, in gran parte neo-fascisti o neo-nazisti, per lo più contrari a Vladimir Putin, che ha fatto fatica a radunarsi quest’anno. La “Marcia Russa”, “che riunisce ogni 4 novembre non meno di cinquanta fazioni ultra-nazionaliste e di estrema destra”, ha detto timidamente l’AFP, ha attirato solo 2.000 persone secondo la polizia, ben lontano dalle 10.000/20.000 persone attese dagli organizzatori. Xenofobi e razzisti (l’icona dei media della NATO, il truffatore Navalny, è uno dei leader di questi xenofobi), di solito uniti nel loro rifiuto della presenza in Russia di immigrati provenienti dalle ex repubbliche sovietiche, queste fazioni sono state quest’anno divise dalla questione ucraina.

“La colonna d’opposizione” (secondo RT)
Il tradimento e la confusione si mescolano nei meandri della politica russa! «Perché scontrarsi con l’Ucraina per la Crimea? Ci costa denaro e non serve a niente”, insiste con l’AFP Alexandre Diomine, un cosacco di Rostov. Il leader del movimento ultra-nazionalista ‘Russkiye’ (I Russi), Dmitri Demiouchkine, ha detto da parte sua di essere “contro la guerra civile in Ucraina” (sic), considerando che “non vi è che un solo popolo russo, nonostante ciò che lo “Stato cerca di farci credere”. Ascoltiamo di nuovo Le Figaro:“Anche se ridotto al minimo, il corteo è stato suddiviso in diverse fazioni: i russi filo-ucraini che difendono il Maidan”, i “Soldati dello Stendardo” un movimento ultra-ortodosso, antisemita, che critica l’egemonia sionista”… Come Vladimir Putin, la maggior parte considera l’Ucraina come un “popolo fratello“, ma denunciano la “guerra del Cremlino” ingaggiata in Crimea o nel Donbass. Nell’inverno del 2011, quasi tutti avevano partecipato a importanti proteste anti-Putin”… “La colonna d’opposizione”, dice molto giustamente la televisione RT (ex Russia Today), con riferimento alla quinta colonna fascista della guerra civile spagnola. Si noti che gli stessi piccoli gruppi hanno organizzato a… Kiev questo 4 novembre una “marcia slava”. Con l’aiuto e l’approvazione della giunta di Kiev e che ha radunato qualche dozzina di traditori …

Sconfitta anche per quei gruppuscoli che volevano sorpassare Putin sulla questione del patriottismo e della Novorossia
Ma il fallimento nelle adunate è stato anche per le fazioni monarchiche (di cui le bandiere nero-giallo-bianco dominavano la manifestazione) e dei nazionalisti che sostengono la Novorossia al di fuori delle organizzazioni pro-Putin. Un’altra manifestazione del nazionalismo, questa volta a sostegno della popolazione di lingua russa dell’Ucraina, ha attirato ancora meno persone della “Marcia Russa”. Il carismatico ex leader separatista Igor Strelkov, che aveva appoggiato questa manifestazione, non vi ha alla fine preso parte. Strelkov è un ufficiale di alto valore, un eroe russo senza il quale la Novorossia non avrebbe tenuto nelle prime battaglie, che afferma di sostenere Putin, ma che ha delle brutte frequentazioni, in particolare dei bloggers anti-Putin vicino alla spia occidentale Limonov. Le cui magre truppe hanno aderito al corteo monarchico. Limonov, né nazionale (sic) né bolscevico (resic) è stata una delle figure di primo piano del fronte anti-Putin “L’altra Russia”, con i liberali Kasparov e Kassianov e i trotzkisti di Udaltov. Un gruppo sponsorizzato dagli Stati Uniti e che intende organizzare una rivoluzione colorata in Russia. Improvvisamente a marzo, durante il caso della Crimea, i traditori Limonovisti si sono scoperti patriottici e hanno cominciato a sostenere la ribellione del Donbass. Apparendo sotto il nome di “Primavera russa” (slogan occidentale) o di “l’Altra Russia” essi cercano, senza successo, di destabilizzare Putin sulla questione del patriottismo. L’Ufficio del Procuratore Generale russo ha anche aperto due settimane fa un’inchiesta, seguita da alcune perquisizioni, per appropriazione indebita di denaro da parte dei Limonovisti nella “raccolta fondi per il Donbass”, da loro organizzato (compreso in Francia, dove hanno degli agganci). Si noti che le elezioni presidenziali e parlamentari del 2 novembre, nelle Repubbliche Popolari di Donetsk (DNR) e Lugansk (LNR) hanno visto, in un movimento simile, i candidati vicini alla linea patriottica del Cremlino, come i nuovi presidenti Aleksandr Zakharchenko o Igor Plotnitski, imporsi con una maggioranza schiacciante come leader indiscussi delle repubbliche della Novorossia. E i gruppuscoli affondare. Le elezioni hanno in particolare chiarito la situazione politica nella DNR e hanno eliminato dal gioco politico diversi gruppi e capi di milizie, mediaticamente rumorose ma che non sono state nemmeno in grado di presentarsi alle elezioni entro i requisiti di legge stabiliti dal CEC della DNR.

Patriottismo panrusso versus ultra-nazionalismo
Da sempre, due visioni si sono opposte in Russia:

- Il patriottismo panrusso, legato ad una visione statale del mondo russo, imperiale, aperta a tutte le composizioni dell’Impero russo e oggi della Federazione russa, tra cui i caucasici e musulmani integrati. Questo punto di vista è stato anche quello del “patriottismo sovietico” imposto da Stalin sullo sfondo del “nazional-bolscevismo russo” (che fu agli inizi del XX secolo, quasi due decenni prima del nazional-bolscevismo tedesco di Niekisch, la tendenza di ultra-sinistra del partito bolscevico di Lenin)

- L’ultra-nazionalismo russo, fondato su una visione etnica, riduttrice, di una nazione russa epurata dei suoi elementi non slavi e non ortodossi, tra cui i caucasici (chiamati i “culi neri”), visione riduttrice che priverebbe la Russia della sua stessa potenza

- A questo ultra-nazionalismo si sono aggregati dei gruppuscoli neofascisti e antisemiti, tra cui dei neonazisti legati alla sfera euro-americana. Costoro dimenticano, nella loro idiozia ideologica, che Hitler faceva degli slavi, soprattutto polacchi e russi, dei popoli da sterminare o schiavizzare

Analisti e critici del Cremlino accusano Vladimir Putin di promuovere fin dall’inizio della crisi in Ucraina, dei sentimenti nazionalisti per giustificare i peggiori scontri che la Russia sta affrontando con gli occidentali dopo la fine della Guerra Fredda. “Il governo sta riuscendo molto bene ormai solo nel mobilitare l’elettorato nazionalista”, ha detto Fyodor Krasheninnikov, presidente dell’Istituto di Studi per lo Sviluppo e la modernizzazione (pro occidentale). Per distorcere la visione di Putin, che di fatto è un grande sostenitore del patriottismo panrusso di tipo imperiale, i media della NATO e gli studiosi occidentali non esitano a truccare le citazioni. Un esempio: il giornalista Pierre Avril del Figaro, pretende di descrivere l’‘OPA di Putin sui nazionalisti’ (4 novembre 2014):“’Il più grande nazionalista in Russia, sono io’, ha detto Putin, alla fine del mese di ottobre al Club Valdai. Dopo che i liberali sono stati ridotti al silenzio, è il turno del nazionalismo dissidente di finire nella marginalità”. Il problema è che la citazione è stata troncata. L’intera citazione era: “Io sono il più grande nazionalista… ma solo se questo non significa estremismo e razzismo”, ha detto Putin…

Luc Michel
www.statopotenza.eu/15163/mosca-putin-e-il-blocco-patriottico-mettono-ko-lestrema-destra-neo...
07/11/2014 23:08
 
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Blitz dei furbetti tedeschi. Da Putin a porte chiuse per aggirare le sanzioni

A porte chiuse. Nella speranza che non si sappia troppo in giro. Perché le sanzioni vanno rispettate. O almeno dovrebbero venire rispettate. Specie da chi, come la Germania della cancelliera di ferro, è sempre pronto a dare lezioni di comportamento e a bacchettare chi non fa i compiti a casa. Ma a porte chiuse, quando si sperava che nessuno ascoltasse e nessuno vedesse, ecco che una quindicina di imprenditori tedeschi si sono presentati a Mosca per far sapere a chi di dovere che le sanzioni interessano tanto quanto e che interessa loro di più continuare a fare affari. In altre parole: che il business tedesco in Russia continua e continuerà a dispetto della linea dura (di facciata) che Berlino continua a tenere nei confronti del Cremlino. E così, anche se non si doveva sapere in giro, il quotidiano Kommersant ha spifferato tutto, perché avant'ieri a Mosca si è tenuto una sorta di vertice, un incontro della business community tedesca con il vice premier Igor Shuvalov e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Secondo Kommersant, l'incontro è stato organizzato dal Comitato orientale dell'economia tedesca, che raggruppa decine di società della Germania attive in Russia, e che ha confermato l'evento senza aggiungere dettagli. «Sono state discusse le relazioni russo-tedesche in campo economico e la via d'uscita dalla crisi attuale. I negoziati sono stati di carattere chiuso e riservato», ha fatto sapere al giornale l'organizzazione. Tra i partecipanti, una quindicina di top manager, tra cui rappresentanti di colossi come Siemens e Wintershall, che «negli ultimi mesi hanno cercato di convincere il governo tedesco a non imporre sanzioni alla Russia, per non danneggiare gli affari», ha spiegato la fonte del quotidiano. Le sanzioni contro Mosca hanno infatti colpito fortemente l'economia tedesca. Secondo l'agenzia di statistica federale tedesca, l'export di Berlino verso Mosca è calato del 26,3% ad agosto. Nonostante le pressioni, la cancelliera Angela Merkel, comunque, ha continuato a ribadire l'irritazione di Berlino con Mosca, soprattutto dopo le elezioni svolte dai separatisti nell'Est Ucraina, e ha insistito che non c'è motivo di revocare le sanzioni Ue. Resta il fatto che l'atteggiamento, come dire, disinvolto dell'industria tedesca, preoccupa non poco la comunità imprenditoriale italiana in Russia. L'allarme è stato lanciato dal presidente di Confindustria Russia, Ernesto Ferlenghi. «Rispetto ai nostri rapporti con la Russia, di carattere prevalentemente commerciale, quelli della Germania sono per lo più di tipo industriale, quindi hanno una forza maggiore - ha dichiarato Ferlenghi - Noi abbiamo circa 500 aziende presenti nel Paese, loro 6mila e in più molte joint venture». Secondo Ferlenghi «a differenza nostra, i tedeschi stanno continuando a portare a casa contratti, perché con le loro agenzie di credito agli investimenti stanno compensando quello che le banche, per via delle sanzioni, non possono fare. In più hanno studiato e capito come applicare le sanzioni, trovando spazio anche per espandersi in fette di mercato, che vanno al di là di quelle coperte tradizionalmente, come i grandi macchinari». E L'Italia si tiene, intanto, le ferite visto che nel 2013 ha esportato nella Federazione Russa beni per 10,4 miliardi di euro rappresentando il quinto fornitore del Paese con una quota di mercato del 4,8 per cento. Con il dato significativo di moda e accessori per 935 milioni, in crescita del 2,7% rispetto al 2012. Altro che porte chiuse, business chiuso.

Gabriele Villa
07/11/2014
www.ilgiornale.it/news/politica/blitz-dei-furbetti-tedeschi-putin-porte-chiuse-aggirare-1065...
19/11/2014 20:00
 
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Ucraina:"Riserve auree stanno finendo"

KIEV (WSI) - Con il presidente precedente, le riserve auree dell' Ucraina sono aumentate progressivamente, toccando i massimi di sempre proprio prima del ribaltone politico che ha portato un leader filo europeo in carica. Le cose sono decisamente cambiate da allora. In un' intervista concessa alla TV ucraina "Ukraina", il capo della Banca Centrale ha ammesso che "nei forzieri della banca centrale non è praticamente rimasto più oro". C'è un ammontare di lingotti pari all'1% delle riserve. Nel frattempo la Russia resta il più attivo player nel mercato dell' oro, perché avere un' esposizione del genere consente a Mosca di avere una diversificazione dagli asset denominati in dollari. Ciò significa non solo che l' Ucraina ha sprecato buona parte delle riserve in un anno, ma anche che gli ultimi dati ufficiali secondo cui l'Ucraina detiene fisicamente l'8% delle riserve, erano sbagliati e che il numero reale è del 90% più basso. Le statistiche ufficiali dell' NBU dicono che la somma di lingotti presenti nei forzieri dovrebbe essere infatti pari a otto volte più del valore riportato dal banchiere centrale in Tv. Viene allora da chiedersi quanto tempo fa il trasferimento di oro è avvenuto, perché e a cosa sia servito. Il valore complessivo dell' oro ucraino dovrebbe essere pari a $988,7 milioni, secondo i numeri ufficiali. È una cifra equivalente all' 8% delle riserve aure. Stando alle dichiarazioni di Gontareva, tuttavia, nei forzieri sono invece rimasti lingotti per il valore di 123,6 milioni di dollari. L' ammontare di oro alla fine di febbraio era 1,8 miliardi di dollari, pari al 12% delle riserve. Ma allora dov'è finito tutto l' oro? Da inizio anno le riserve si sono ridotte di 16 volte. Cos'è successo a 20,8 tonnellate di oro. Spiegare tale diminuzione di riserve solo con una vendita di oro e con la svalutazione della moneta nazionale non è sufficiente. Il 92% delle riserve della Banca Nazionale è in valuta estera. È un metodo molto più efficace e facile per mantenere la hryvnia su livelli decenti e poter rifinanziare i propri debiti sul mercato. Inoltre da marzo il prezzo internazionale dell' oro è crollato. Vendere oro in tali circostanze sarebbe da considerare un crimine. A questi prezzi, sarebbe convenuto piuttosto convertire le riserve valutarie in metalli preziosi. Evidentemente, insomma, il risultato di una simile riduzione di oro non è dovuto alla negligenza o noncuranza del banchiere centrale, bensì a pressioni o interventi esterni. L' oro come riserva è stato probabilmente portato via dal paese, come risultato della situzione economica e politica fragile dell' Ucraina. È successo lo stesso per l' Unione Sovietica. L' élite pro occidentale guidata da Gorbaciov ha capito che la perestroika avrebbe trascinato il paese nell' abisso e da un momento all' altro l' oro è sparito, diretto in una direziona ignota. In conclusione, come mostrano bene i precedenti storici, la riduzione drastica delle riserve aure in un contesto di acuta crisi politica ed economica è solitamente preceduta dal collasso di uno stato, le cui autorità disperate perdono la leva diplomatica e si trovano a dover accettare anche condizioni sfavorevoli in cambio di aiuti. Ora che la scomparsa dell' oro è stata confermata dalla stessa Banca Centrale, forse sarebbe il momento di ricordare le voci che giravano, e che ancora non hanno trovato conferma, circa il trasferimento di gran parte dell' oro ucraino in USA presso i forzieri della Fed. I rumor, che avevano iniziato a circolare poco dopo l' insediamento del nuovo regime in Ucraina, sono tornati di stretta attualità.

19 novembre 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1777017/ucraina-riserve-auree-stanno-fine...
05/12/2014 02:16
 
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Se Soros e la finanza scelgono il governo dell’ Ucraina

Forse in un futuro non molto lontano qualche politologo definirà l’ascesa e abbandono di Beppe Grillo, leader extraparlamentare del movimento 5 Stelle, boom elettorale e declino nei sondaggi nel giro di un anno e mezzo, come un caso di bolla politica, falsariga di quella speculativa. Un ciclo di vita brevissimo in un paese come l’Italia la cui politica del 900 è stata caratterizzata da sostanziale inamovibilità. Mentre questa resta però tesi su cui lavorare, c’è un Paese che aspira all’Europa in cui volti e metodi della finanza modellano il governo che oggi incassa la fiducia del parlamento (288 voti a favore, 62 in più del quorum richiesto). È l’Ucraina, il Paese dove a inizio 2014 sempre un motivo economico, mediaticamente poco attraente - l’accordo di libero scambio con l’Ue osteggiato dall’allora presidente filorusso Yanukovich poi deposto - ha scatenato una rivolta di passione, antichi legami (Crimea russa?) lingua (russo vs ucraino), diritti e sangue (più di quattromila morti da aprile quando la regione orientale del Donbass è stravolta dalle violenze secessioniste e dalla reazione del governo di Kiev); e prevedibili pesantissime conseguenze economiche. Nei giorni in cui il rublo affonda e l’economia russa soffre l’accerchiamento delle sanzioni americane e dell’Unione europea per le ingerenze nella crisi ucraina - il Cremlino non sembra intenzionato a cambiare atteggiamento anzi risponde ai richiami accusando la Nato di destabilizzare i cieli del Nord Europa - il nuovo governo ucraino è deciso con metodo da multinazionale. Finanziatore è un guru mondiale dei mercati oggi filantropo; il criterio son le competenze non la nazionalità, vi sono infatti tre stranieri: un’americana, un georgiano e un lituano. Come ha riportato ieri il sole24ore.com, il governo nasce da un processo di head hunting, la selezione è stata fatta da due società di selezione di personale Pedersen & Partners e Korn Ferry che hanno individuato 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, i cacciatori di teste hanno ristretto la rosa a 24 candidati con i requisiti richiesti per lavorare nell'esecutivo da ministri o funzionari altamente qualificati. L’iniziativa è stata sostenuta dalla Fondazione Renaissence, network di consulenza politica finanziato dall’uomo d’affari americano George Soros, 84 anni, origini ungheresi, emigrato a New York nel 1956, fondatatore della Quantum Fund nel 1969 e miliardario con l’alta finanza, dalla fine degli anni 7o promotore di un network di fondazioni a scopo benefico e culturale presente in 25 Paesi.

Secondo il KyivPost - giornale che non è affatto ostile alle idee del magnate e a fine ottobre ha pubblicato un suo intervento Wake up, Europe! - Soros avrebbe pagato 82,200 dollari per sostenere le due società coinvolte nella selezione di personale. Non sono notizie da blog cospiratore: lo scorso maggio lo stesso Soros ha detto a Fareed Zakaria di Cnnd’aver contribuito a rovesciare il regime filorusso per creare le condizioni di una democrazia filo-occidentale. La trasparenza, la schiettezza di queste affermazioni dovrebbero spazzare via l’aura cospiratrice che tuttavia molti blog scorgeranno. Tanto più che controparte e ostacolo nella marcia ucraina verso l’occidente è un Paese, la Russia, che figura fra le potenze economiche emergenti ma - riporta oggi la classifica di Transparency - è uno dei più corrotti al mondo: è a fondo classifica, 136esimo su 175 Paesi. A ogni modo è una novità del panorama politico, nuova almeno nel senso di manifesta perché in quell’intervista Zakaria dice che Soros non è nuovo a queste attività, e si ricorda un precedente importante. «Una cosa che molte persone le riconoscono - dice Zakaria a Soros - è l’aver finanziato gruppi e attività di dissidenti nell’Est Europa in Polonia e Repubblica Ceca durante le rivoluzioni del 1989 (caduta del muro di Berlino, fine della Guerra Fredda, dissoluzione dell’Unione sovietica ndr). Sta facendo la stessa cosa in Ucraina?» «Ho una fondazione in Ucraina da prima che l’Ucraina diventasse indipendente dalla Russia - risponde Soros - . Questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un importante ruolo negli eventi di oggi». Solo 25 anni fa Soros sarebbe stato visto come paladino del mondo libero da una parte e amico degli americani dall’altro. Oggi è difficile fare questa semplificazione; il caso Ucraina è comunque un caso di osmosi dei metodi dalla finanza applicati alla politica che trova proprio in un libro di Soros (L’alchimia della finanza, Ponte delle Grazie, 1998) una sua teorizzazione: «Sosterrò che le scienze sociali (e la politica e una di queste ndr) sono una falsa metafora e che staremo meglio quando le riconosceremo come tali».

Angela Manganaro
3 dicembre 2014
www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-03/se-soros-e-finanza-scelgono-governo-dell-ucraina-084934.shtml?uuid=ABOLVKLC&fr...
22/12/2014 15:31
 
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Frankfurter Allgemeine Zeitung:“Il fronte favorevole alla continuazione delle sanzioni alla Russia è incrinato”

BERLINO - A pochi giorni da Natale, i capi di Stato e di governo dell' Unione Europea hanno espresso una "tormentata armonia" in merito alla politica delle sanzioni contro la Russia. E' vero che al vertice dello scorso fine settimana i leader comunitari sono stati molto vicini ad una spaccatura sulla politica da adottare nei confronti della Russia, ma sin dal principio hanno tentato di mantenere almeno un' apparenza di unione nella condanna al presidente russo Vladimir Putin. Un velo d' ipocrisia che però sembra avere i minuti contati. E ne scrive l' autorevole quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung:"L'Unione terrà fede alla sua linea; il Consiglio europeo è pronto, se necessario, a fare un ulteriore passo avanti", si legge nel comunicato diffuso a margine del vertice. Ma questa è solo una mezza verità, per la FAZ: in realtà diversi leader vorrebbero che la morsa sanzionatoria fosse allentata. Dalle indecisioni non è "immune nemmeno la Germania", sentenzia il primo quotidiano tedesco: il socialdemocratico tedesco esperto di politica estera, Ralf Mutzenich, si è detto favorevole ad un' interruzione delle sanzioni contro la Russia nel caso in cui nell' Est dell' Ucraina venisse rispettata la tregua e venissero soddisfatte altre condizioni. Le sanzioni non sono fine a se stesse, ha dichiarato Mutzenich ai media. "Se nelle prossime settimane venisse rispettata la tregua nell' Est del Paese e se venisse applicato l' accordo di Minsk con la creazione di un' atmosfera di fiducia, anche le sanzioni potrebbero essere ridotte passo dopo passo". L' accordo di Minsk - va precisato - prevede il cessate il fuoco, la smilitarizzazione di una zona lungo la linea del fronte del 19 settembre, il ritiro delle truppe internazionali e l' assunzione del controllo da parte dell' OSCE. Intanto le imprese tedesche, però, sentono sempre di più le conseguenze delle sanzioni alla Russia. Le potenti Camere di Commercio della Germania vedono un calo dell' export del 15 per cento e parlano di una "situazione drammatica". Tuttavia si guardano bene dal chiedere al governo di Berlino una posizione più mite nei confronti della Russia, perché in Germania c'è una vera separazione dei ruoli, e alle Camere di Commercio non competono quelli politici. Sanno infatti - secondo il quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine Zeitung" - che non esiste alternativa alle sanzioni economiche fino a quando il presidente russo Vladimir Putin non fornirà rassicurazioni credibili in merito alle velleità espansionistiche della Russia, che però alla prova dei fatti risultano molto più una "fobia" americana che una reale minaccia per l' Europa. Per questo motivo, secondo il quotidiano tedesco, il ministro dell' Economia Sigmar Gabriel invia un segnale sbagliato quando parla di un possibile "crollo della Russia nel caos economico". Gabriel, insomma, sarebbe colpevole di "rompere i ranghi" della politica sanzionatoria dell' Occidente, e secondo il quotidiano dovrebbe limitarsi ad "assegnare correttamente le responsabilità" della crisi che, sottintende il quotidiano, non sono esclusivamente russe. Quindi, se addirittura la paludata Frankfurter Allgemeine Zeitung arriva a scrivere che il fronte favorevole alle sanzioni alla Russia si è pesantemente incrinato perfino in Germania, questa follia voluta e imposta, anche tramite pressioni della NATO, dalla Casa Bianca all' Europa potrebbe finire già nella prima metà del 2015.

22 dicembre 2014
www.ilnord.it/c3909_FRANKFURTER_ALLGEMEINE_ZEITUNG_IL_FRONTE_FAVOREVOLE_ALLA_CONTINUAZIONE_DELLE_SANZIONI_ALLA_RUSSIA_E_I...
24/12/2014 03:11
 
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Testimone oculare (militare ucraino):“E' stato un nostro caccia ad abbattere l’aereo malese”. E fa il nome del pilota

MOSCA - L' aereo di linea MH17 della Malaysia Airlines sarebbe stato abbattuto da un Sukhoi 25 dell'aviazione militare ucraina. Lo ha riferito al quotidiano russo Komsomolskaya Pravda un militare in servizio nella base aerea di Dnepropetrovsk, in Ucraina orientale. L' audio delle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal testimone oculare e' stato diffuso dal canale televisivo russo Rossiya 24. "Nel pomeriggio, circa un' ora prima dell'abbattimento del Boeing, erano decollati tre bombardieri. Non ricordo l' ora precisa. Un aereo era dotato di missili aria-aria. Era un Sukhoi 25", ha detto la fonte rimasta anonima. Quel giorno sarebbe rientrato alla base solo un aereo militare, mentre gli altri due sarebbero stati abbattuti. Stando al racconto del testimone oculare il Sukhoi 25 al rientro alla base non aveva più le munizioni e il pilota, identificato come Vladislav Voloshin, appariva "molto spaventato". "Aveva forse paura di essere punito per aver abbattuto il Boeing, confuso probabilmente per un aereo militare nemico", ha dichiarato la fonte. Il militare ucraino ha inoltre raccontato che i missili del Sukhoi 25, in precedenza disattivati, una settimana prima dell' abbattimento dell' MH17 erano stati rimessi in funzione "con urgenza". Il militare ucraino non esclude che il pilota possa aver confuso il Boeing della Malaysia Airlines con un caccia. "La distanza era grande, non era in grado di vedere esattamente che tipo di aereo fosse", ha aggiunto, spiegando che questo tipo di missili ha una gittata che arriva fino a dieci chilometri. Il Boeing 777 della compagnia aerea Malaysia Airlines partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur, si è schiantato il 17 luglio nei pressi di Donetsk. Nessuna delle 298 persone a bordo è sopravvissuta al disastro. Questa testimonianza diretta squarcia il velo di omertà calato in Europa per nascondere la verità sull' abbattimento del Boeing malese. Si ricorda, che proprio sulla base dell' accusa di avere causato questa strage aerea, la Russia ha subito duri attacchi dai governi della UE, e ha avuto inizio il processo delle sanzioni.

23 dicembre 2014
www.ilnord.it/c3915_TESTIMONE_OCULARE_MILITARE_UCRAINO_E_STATO_UN_NOSTRO_CACCIA_AD_ABBATTERE_LAEREO_MALESE_E_FA_IL_NOME_DE...
15/01/2015 03:20
 
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Gazprom:''Appena pronto gasdotto turco, tutto passerà da lì''

Il monopolista russo del gas Gazprom, che dopo la rinuncia alla costruzione del gasdotto South Stream ha deciso di aprire un nuovo tracciato verso la Turchia, ha avvertito oggi che, terminato questo gasdotto, i clienti UE dovranno prendere il gas attraverso questo gasdotto e non più attraverso l' Ucraina. ''Il gasdotto Turkish Stream costituisce il solo itinerario attraverso il quale saranno trasportati i 63 miliardi di metri cubi di gas russo che attualmente transitano attraverso l' Ucraina'' ha chiarito il numero uno di Gazprom Alexei Miller in un colloquio col vicepresidente della Commissione UE incaricato all' Energia Sefcovic. ''Non c'è - ha aggiunto - alcun'altra possibilità''. Con questo, l' Ucraina perde qualsiasi ruolo strategico per la UE.

14 gennaio 2015
www.ilnord.it/b4747_COLPO_DI_SCENA_GAZPROM_APPENA_PRONTO_GASDOTTO_TURCO_TUTTO_PASSE...
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