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Gli huthi hanno preso il potere nello Yemen

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2024 17:47
04/02/2017 02:21
 
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Scusate della svista per il post precedente
04/02/2017 02:22
 
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Yemen, 80 militari sauditi ed emiratini uccisi in un attacco dei ribelli sciiti Houthi

Secondo l’agenzia di stampa iraniana Fars, almeno 80 militari sauditi ed emiratini sono morti in Yemen a causa di un attacco missilistico contro le postazioni dell’Arabia Saudita sull’isola di Zuqar, martedì 31 gennaio 2017. Un missile Houthi ha infatti colpito un centro di addestramento sull’isola yemenita situata nel Mar Rosso. Lunedì 30 gennaio i ribelli sciiti yemeniti avevano attaccato anche la nave da guerra saudita al-Madina, provocando la morte di due persone e il ferimento di tre.

1 febbraio 2017
www.tpi.it/mondo/yemen/yemen-80-militari-sauditi-emiratini-uccisi-attacc...
13/02/2017 02:02
 
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Yemen, i ribelli Houthi colpiscono Riad con un missile

I ribelli Houthi sono riusciti a colpire questa notte una base militare alla periferia di Riad, capitale dell’Arabia Saudita. Il missile, uno Scud modificato conosciuto come Borkan, ha percorso circa mille chilometri prima di raggiungere l’obiettivo. Le autorità saudite non hanno confermato la notizia. Non è chiaro se ci sono vittime o feriti.

«Stato di emergenza»
Fonti vicine agli Houthi sostengono che lo Scud ha colpito la base militare di Mazahimiyah, a Ovest della capitale saudita e che le autorità hanno cercato di smentire l’attacco sui social media, parlando di un “meteorite” che avrebbe causato l’esplosione e il bagliore nella notte. Secondo le fonti, le autorità avrebbero dichiarato lo «stato di emergenza».

«Qualcosa di più grande»

In un comunicato diffuso questa mattina gli Houthi hanno confermato l’attacco e minacciato «qualcosa di ancora più grande» in arrivo. I ribelli sciiti hanno cacciato il presidente Mansour Hadi dalla capitale Sanaa nel febbraio 2015 e occupato la metà settentrionale dello Yemen.

Assedio e carestia
L’Arabia Saudita guida una coalizione di Paesi a maggioranza sunnita che appoggia il tentativo di Hadi di riconquistare i territori perduti. Il presidente però controlla soltanto parte del Sud, Aden e la zona circostante. La parte orientale dello Yemen è in uno Stato di anarchia, con intere province finite sotto il controllo di Al-Qaeda. La guerra civile, e il blocco imposto dalla coalizione, hanno provocato una catastrofe umanitaria: secondo l’Onu ci sono 14 milioni di persone malnutrite, 2,2 milioni di bambini a rischio.

Al-Qaeda più forte che mai
Lo Yemen si è così trasformato in uno «Stato fallito». Secondo gli analisti dell’International Crisis Group (Icc) la minaccia di Al-Qaeda  «è più forte che mai». Il 29 gennaio i Navy Seals americani hanno condotto il primo raid anti-terrorismo ordinato dal neopresidente Donald Trump nella provincia di Al-Bayda ma hanno incontrato una durissima resistenza e un militare delle forze speciali è rimasto ucciso, oltre a numerosi civili usati dai jihadisti come scudi umani.

Giordano Stabile
06/02/2017
www.lastampa.it/2017/02/06/esteri/yemen-i-ribelli-houthi-colpiscono-riad-con-un-missile-BnHph2qJkYdVtYV1GFT4UN/pag...
22/02/2017 16:53
 
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Il Generale saudita Ahad Saif al-Yafei muore colpito da un missile yemenita; era vicecomandante delle forze d'invasione

Ancora una volta un Generale saudita (http://palaestinafelix.blogspot.it/2015/04/il-generale-fahd-bin-turki-bin.html), uno dei pochi abbastanza competenti da stare sul campo a fianco dei propri uomini, anziché starsene ubriaco e sfarinato di cocaina in qualche hotel a cinque stelle a molestare i camerieri maschi, ha trovato la morte in Yemen, colpito da una di quelle che ormai sono le armi-simbolo della Resistenza dell'Arabia Felix all'arroganza wahabita: un missile balistico. Ahad Saif al-Yafei era vicecomandante del corpo di spedizione saudita in Yemen e stava visitando postazioni vicine al capo di Bab el-Mandeb (da cui si domina l'imboccatura Sud del Mar Rosso) quando un missile yemenita, forse un Qaher o un Tochka, é caduto sulla base in cui si trovava. Numerose decine di militari sauditi, collaborazionisti yemeniti e mercenari di vari Paesi (somali, pachistani, sudanesi, marocchini) sono morti con lui. La notizia della sua morte é stata diffusa dal canale Al-Masirah e poi confermata anche dalla Aden News Agency.

Suleiman Kahani
22 febbraio 2017
palaestinafelix.blogspot.it/2017/02/il-generale-saudita-ahad-saif-al-ya...
30/03/2017 15:13
 
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Yemen: L’Arabia Saudita ad un passo dalla catastrofe militare

Le ultime notizie parlano di tre missili Qahir M2 (gittata 400 km, derivato dal SAM 2 russo) lanciati dai ribelli Houthi contro la base aerea King Kalhid, situata alla periferia della città di Khamis Mushait, nella provincia saudita di Asir a circa 150 km dal confine con lo Yemen. L'uso dell'arma balistica da parte dei miliziani rappresenta per i sauditi un autentico inferno a cui sembra sempre più difficile sottrarsi. Il fenomeno conferma un fatto preoccupante per Riad: la guerra, già impantanata da due anni sul terreno yemenita, si è trasferita ormai in modo permanente anche in territorio saudita. I guerriglieri Houthi occupano l’intera catena montuosa del lato occidentale della provincia del Najran, rendendo impossibile il controllo alle forze di Riad di un’area grande un terzo dell’Italia (anche se scarsamente popolata). Anche la totale superiorità aerea della coalizione a guida saudita non è riuscita finora a incidere in modo sensibile sugli esiti della guerra. I bombardamenti massicci e i continui raid effettuati con F-16 ed elicotteri Apache continuano a colpire infrastrutture e obiettivi civili, ma non riescono a stanare i miliziani fedeli all’ex Presidente Saleh, particolarmente abili nelle aree montagnose comprese tra il Nordovest dello Yemen e l’Arabia Meridionale. L’attuale strategia di Riad prevede l’arruolamento di migliaia di giovanissimi provenienti dalla costa meridionale dello Yemen, nell’area controllata dai sunniti compresa fra Aden e Shuqrah, duramente colpita dalla catastrofe economica seguita alla guerra. La disperazione e l’indigenza favoriscono l’afflusso di nuove leve che entrano nell’Esercito Nazionale fedele al Presidente Hadi in cambio di cibo e sostentamento primario. Ai “teenager” della coalizione araba si affiancano gruppi di miliziani jihadisti reclutati da Riad con il richiamo alla guerra contro il “pericolo sciita”. La paura di un aumento dell’influenza iraniana nella penisola arabica sembra l’unico collante ancora capace di tenere insieme un fronte sunnita sempre più demotivato. Il quadro si fa ancora più nebuloso per la presenza nel fronte saudita di unità della Congregazione Yemenita per la Riforma (al Islah) legate ai Fratelli Musulmani e fedeli al controverso Generale Ali Mohsen al-Ahmar.

Il governo sunnita wahhabita di Riad ha un rapporto difficile con la Fratellanza Musulmana, tanto da averla inserita nella lista dei gruppi terroristi internazionali nel 2013. Il rapporto però è cambiato in virtù di interessi comuni proprio nello Yemen. Il Generale Ali Mohsen al-Ahmar è un ex uomo di fiducia del Presidente sciita Saleh con cui condivise la repressione degli Houthi nei primi anni 2000. Dopo lo scoppio della guerra civile le alleanze si sono ribaltate. I miliziani Houthi, sciiti zayditi, appoggiano Saleh e il generale al-Ahmar è passato sul fronte sunnita del Presidente Hadi. L’appoggio dei Fratelli Musulmani contribuisce però all’allontanamento dell’Egitto dall’Arabia Saudita, che nel pantano yemenita si ritrova sempre più isolata. Dal punto di vista militare Riad sta cercando di aprire più fronti contemporaneamente, così da allentare la pressione sul proprio territorio. In particolare, l’Esercito Saudita e i suoi alleati si stanno concentrando nell’area costiera dell’ovest, cercando di consolidare le posizioni conquistate nella città di Mocha e provando a porre l’assedio alla regione di Al Hudaydah, completamente in mano dei miliziani pro Saleh. Le perdite per la coalizione a guida saudita sono ingenti, sia in termini di materiali che di personale militare. Il corpo delle guardie di frontiera e la Guardia Nazionale (che annovera circa 100.000 effettivi e almeno 5 grandi unità meccanizzate) non hanno il controllo dei posti di confine tra il Mar Rosso e la città di Najran, per un tratto di più di 400 km. Per il resto della linea di demarcazione fra i due Paesi, gli assalti mordi e fuggi dei miliziani Houthi rendono la situazione estremamente difficile per i militari e i paramilitari di Riad. La situazione dal punto di vista geopolitico resta molto complessa. La riduzione a ragione degli Houthi sembra molto lontana, tanto più che le capacità militari degli sciiti (aiutati da Hezbollah e dall’Iran) continuano a migliorare. Nel grido di battaglia degli Houthi c’è il richiamo alla maledizione di Israele e dell’America. Questo rende estremamente difficile ogni forma di compromesso con i ribelli per la coalizione capeggiata dall’Arabia, che proprio dall’Occidente riceve supporto politico e militare.

Giampiero Venturi
29/03/17
www.difesaonline.it/geopolitica/tempi-venturi/yemen-larabia-saudita-ad-un-passo-dalla-catastrofe-...
03/05/2017 02:18
 
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Yemen, uccisi ufficiale Riad e 7 soldati

Il Colonnello saudita Abdullah al-Rashidi e altri sette militari sono stati uccisi dai soldati yemeniti nella regione di Marib, nell'area centrale dello Yemen a 170 chilometri da Sana. Nella stessa area sono stati uccisi anche altri dieci soldati appartenenti alle forze fedeli a Mansour Hadi. Lo hanno riferito fonti militari citate dall'agenzia iraniana Fars. Secondo le fonti, inoltre, i rapporti ufficiali riferiscono che nell'ultimo mese gli attacchi missilistici e di artiglieria dell'Esercito Yemenita e dei comitati popolari alle basi di al-Sodais e al-Tal'a, nella provincia di Najran, hanno provocato la morte di 384 appartenenti alle forze a guida saudita, tra i quali mercenari sudanesi, soldati della coalizione e truppe yemenite fedeli a Hadi. I feriti sono stati 1.029. le fonti non fanno riferimento alle perdite di parte yemenita. Violenti scontri sono attualmente in corso nella aree di Taiz, Marib e Bayda.

28 aprile 2017
www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2017/04/28/yemen-uccisi-ufficiale-riad-e-7-soldati_e3206c61-4ee8-4188-b635-d7ffec071...
11/05/2017 22:54
 
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Yemen, si spacca la coalizione sunnita: scontri fra esercito filosaudita e miliziani pro Emirati

I miliziani Houthi continuano le incursioni in territorio saudita. Mercoledì 10 maggio avrebbero preso il controllo della base militare di Nismah nella città di Raboah, situata in un’area montagnosa a ridosso del confine con lo Yemen, nella provincia di Asir. Dall’inizio della guerra, la città di Raboah è stata occupata più volte dai miliziani sciiti che combattono contro la coalizione a guida saudita. Riad non conferma, ma si parla di numerosi caduti nelle file dell’esercito reale e dei mercenari loro alleati. La notizia più importante che arriva in queste ora dallo Yemen è però il frazionamento del fronte sunnita e l’inizio di scontri tra fazioni una volta alleate nell’area portuale di Aden. Gli scontri coinvolgono unità dell’Esercito Nazionale dello Yemen, fedele al Presidente Hadi filo saudita, e miliziani di al-Ḥirāk al-Janūbiyy (Movimento del Sud), appoggiate dagli Emirati Arabi. Vediamo meglio per capire qualcosa del groviglio yemenita. Il fronte sunnita capeggiato dal presidente Hadi è appoggiato dalla coalizione a guida saudita che è intervenuta militarmente con l’invasione del 2015. Fra le forze che hanno contribuito a combattere i miliziani sciiti Houthi e le forze leali all’ex Presidente Saleh, ci sono anche i separatisti del Movimento del Sud, molto presenti nell’area di Aden. Aden è l’ex capitale dello Yemen del Sud, le cui bandiere ancora sventolano nei capisaldi dei miliziani. Con loro sono schierate anche milizie tribali Hadhrami, antico gruppo etnico incastonato tra Yemen e Arabia Saudita.

I principali sostenitori di entrambi i gruppi armati sono gli Emirati Arabi che, nonostante l’annuncio del ritiro del giugno 2016, fanno ancora parte della coalizione anti Saleh. Ne rappresentano anzi una componente fondamentale, visto il contributo soprattutto aereo fornito finora. Controversie interne al governo di Hadi (allontanamento di alcune figure chiave e del governatore di Aden, legati ai miliziani del Sud) hanno riacceso una rivalità mai sopita. La parola è passata alle armi fino a generare una mini guerra civile, nell’area di Aden. Alle proteste di migliaia di persone sarebbero seguiti scontri a fuoco a Badr Camp, quartier generale della 39a Brigata Corazzata dell’Esercito Nazionale, che avrebbe reagito pesantemente. I miliziani accusano le forze regolari di essere alleate di Al Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP), fronte jihadista acerrimo rivale dei miliziani Houthi sciiti e filoiraniani, ma anche del Movimento del Sud. Non è una novità che dietro ad Al Qaeda nello Yemen ci sia proprio Riad, alimentando ulteriore confusione. In questo contesto emerge la spaccatura fra Emirati Arabi e Arabia Saudita che, seppur alleati, continuano a fare una politica estera non sempre allineata. A questo proposito vale la pena ricordare come Abu Dhabi sia tra le principali sostenitrici di Haftar in Libia, mantenendo così uno speciale rapporto con l’Egitto di Al Sisi. L’Arabia Saudita, inizialmente vicina al fronte della Cirenaica, ha viceversa assunto una posizione più vicina alla Turchia e al Qatar, in appoggio agli islamisti di Tripoli. Il congelamento dei rapporti tra Riad e Il Cairo è coerente proprio con le ultime evoluzioni.

Giampiero Venturi
11/05/17
www.difesaonline.it/geopolitica/tempi-venturi/yemen-si-spacca-la-coalizione-sunnita-scontri-fra-esercito-filos...
20/06/2017 22:45
 
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Yemen: il Qatar non fa più parte della coalizione militare anti-Houthi

Il Qatar non fa più parte della coalizione militare a guida saudita che combatte in Yemen contro i ribelli zaiditi fedeli all'imam Sayyid Abdul Malik Badreddin al Houthi. A riferirlo è la stessa coalizione in una nota del suo comando, dove si annuncia la fine della partecipazione di Doha alle operazioni militari a causa “della sua cooperazione con le milizie Houthi e per il sostegno offerto ad al Qaeda e allo Stato Islamico”. La nota è stata diramata dopo che l’Arabia Saudita, il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto hanno annunciato il congelamento delle relazioni diplomatiche e la chiusura delle frontiere con il Qatar.

05 giugno 2017
www.agenzianova.com/a/593f847ab57369.76130185/1578974/2017-06-05/yemen-il-qatar-non-fa-piu-parte-della-coalizione-militare-ant...
16/08/2017 01:01
 
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Lista aggiornata dei mezzi militari distrutti in Yemen da Houthi ed Esercito di Sanaa

1.bp.blogspot.com/--1LAU3UFaG4/WZKl9TPnrJI/AAAAAAAA9Lw/f1xCOTdrx24ziNN-vjfCGUZIRLVmn8wdQCLcBGAs/s1600/Yemen%2BCoalition%2BLosses%2Bin%2BAu...

Questa tabella inviataci da un nostro contatto ben sintetizza il rateo e la gravità delle perdite inflitte alla coalizione degli invasori dai combattenti Houthi dei Comitati Popolari Ansarullah e dalla parte dell’Esercito Yemenita rimasta fedele ai dettami costituzionali. Tale listino di mezzi distrutti si riferisce al solo mese di agosto, quindi, in effetti, ad un periodo di appena due settimane. A parte poche scusabili inesattezze come l'UH-60 emiratino indicato come "Battlehawk" anziché 'Black Hawk', l'elenco si presenta come mirabilmente completo e informativo; qualora si consideri che ogni mezzo menzionato in esso varia in costo dai circa 400.000 $ dell 'Oshkosh' fino a diversi milioni di dollari (quasi un milione e mezzo per un Ratel, quasi sei milioni per l'elicottero Black Hawk) si può ben capire a quale salasso i coraggiosi combattenti yemeniti stiano sottoponendo le casse dei petro-emiri a colpi di RPG, Kornet e MANPADS, che costano, ciascuno, poche migliaia se non poche centinaia di dollari.

Suleiman Kahani
15 agosto 2017
palaestinafelix.blogspot.it/2017/08/lista-aggiornata-dei-mezzi-militari.h...
08/11/2017 00:49
 
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Non c'é pace per i burattini dei Saoud. Dopo Hariri anche il vendipatria Mansour Hadi é tenuto in arresto



A farsi servitori dei Sauditi, non solamente ci si vota a una causa perdente (perdente perché non sostenuta da nulla tranne che da arroganza, ignoranza e petrodollari, con gli ultimi che stanno scarseggiando sempre di più di fronte allo spostamento sempre più inesorabile dell'Asse del Potere Mondiale verso l'Asia), ma non ci si può nemmeno attendere un trattamento decente. Dopo Saad Hariri, il lacché mezzo-libanese di Riyadh tratto in arresto e trattenuto al Carlton di Riyadh dopo aver fallito nella sua missione di minacciare l'Iran, se ne é reso conto anche Abd Rabbo Mansour Hadi, il vendipatria yemenita (già "vice" di Ali Abdullah Saleh) che, segnalatosi per la propria completa inutilità una volta che Sauditi e tirapiedi vari hanno deciso di invadere l'Ex-'Arabia Felix' si é trovato dall'oggi al domani agli arresti domiciliari. Il cattivo artigiano dà la colpa ai suoi attrezzi, recita un adagio, ed é solamente logico e conseguente che i pessimi 'artigiani' sauditi, anziché capire che sarebbe il caso di cambiare condotta e cercare maniere concertate e negoziate di risolvere i problemi della regione mediorientale, se la prendano coi loro pupazzi, che non hanno fatto altro che cercare di eseguire i loro stessi (pessimi) ordini e sono pertanto del tutto incolpevoli dei loro esiti disastrosi.

Suleiman Kahani
7 novembre 2017
palaestinafelix.blogspot.it/2017/11/non-ce-pace-per-i-burattini-dei-sa...
04/12/2017 23:27
 
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Il voltafaccia di Saleh, che gli é costato la vita, era frutto di un intenso lavorio degli UAE e del loro Principe Bin Zayed



Al-Jazeera, emittente 'all-news' del Qatar (quindi per ovvi motivi fin troppo felice di mettere a nudo le 'magagne' degli arcinemici sauditi e dei loro alleati), ha da poco pubblicato un editoriale nel quale si elabora sul retroscena del tentato voltafaccia di Ali Abdullah Saleh nei confronti dei suoi alleati Houthi, in conseguenza del quale ha trovato la morte. L'avvicinamento della coalizione degli aggressori dello Yemen all'ex-Presidente Ali Abdullah Saleh sarebbe stato il risultato di un piano elaborato dal Principe emiratino Bin Zayed, che avrebbe convinto il delfino pazzo di Riyadh, Mohammed bin Salman al-Saoud a mettere in secondo piano quello che finora era stato il suo principale 'burattino' yemenita, Abd Rabbo Mansour Hadi.

Suleiman Kahani
4 dicembre 2017
palaestinafelix.blogspot.it/2017/12/il-voltafaccia-di-saleh-che-gl...
05/12/2017 00:00
 
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Yemen, fallito il golpe anti-sciita a Sana’a. Ucciso l’ex Presidente Ali Abdullah Saleh

Ieri diversi giornali occidentali e arabi avevano annunciato che le truppe dell’ex Presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh avevano rotto l’alleanza con i ribelli sciiti Houthi, che avevano preso il potere nello Yemen e ormai conquistato Sana’a, inviando dalla capitale yemenita un appello all’Arabia Saudita a cessare i bombardamenti e ad avviare colloqui di pace per il futuro governo del Paese, nuovamente in mani sunnite. A quanto pare era solo un’illusione e secondo l’agenzia iraniana Mehr News, che cita fonti locali, l’ex Presidente Saleh sarebbe stato ucciso mentre tentava di scappare in auto da Sana’a. Insieme a lui avrebbero trovato la morte anche il suo vice Aref al-Zuka e Yaser al-Awazi, il Segretario del Partito del Congresso Generale del Popolo Yemenita, che ha governato lo Yemen dall’unificazione e fino a che il governo autoritario di Saleh non fu abbattuto nel 2011, dopo 17 anni al potere, dalle proteste della società civile yemenita e delle tribù. La morte di Saleh è stata confermata anche dall’agenzia russa Ria Novosti da Al-Mahdi Ahmad bin Yahya, a capo di un reggimento dell’Esercito Yemenita alleato con il movimento sciita Ansar Allah. Anche un comunicato del Congresso Generale del Popolo Yemenita conferma l’esecuzione di Saleh e dei suoi alti dirigenti. L’agenzia iraniana Tasnim dice che Saleh è stato intercettato dai miliziani sciiti mentre cercava di fuggire verso il governatorato di Marib. Secondo il Generale bin Yahya, Saleh è stato ucciso oggi lungo la strada che collega Sinhan a Marib, mentre stava fuggendo di fronte alla controffensiva dei suoi ex alleati. Ma le forze di sicurezza yemenite stavano seguendo i suoi movimenti da ieri sera e, quando Saleh è arrivato nel quartiere di Sinhan a Sana’a, i militari fedeli al governo hanno tentato di arrestarlo. Si è scatenata una vera e propria battaglia e gli Houthi e i loro alleati sunniti hanno fatto numerosi prigionieri tra gli ammutinati. Poi il Ministero degli interni controllato dagli Houthi ha annunciato la morte di Ali Abdallah Saleh.

Il governo sciita che controlla Sana’ a e gran parte dello Yemen del nord ha cosi sventato il tentativo delle forze fedeli a Saleh di riprendere il controllo della capitale yemenita e di avviare una trattativa con l’Arabia Saudita e il governo appoggiato dai Paesi arabo-sunniti e dagli occidentali, che si è installato ad Aden dopo i bombardamenti e l’invasione saudita dello Yemen. Poco prima di essere ucciso, Saleh aveva ribadito la volontà di rompere l’alleanza con gli Houthi, accusandoli di sacrificare il popolo yememita in nome delle loro ambizioni di potere e della politica imposta dall’Iran. Il 2 dicembre il Congresso Generale del Popolo, alleato di Ansar Allah fin dall’inizio della guerra yemenita, aveva lanciato un appello a combattere contro gli Houthi, accusandoli di aver sprofondato il Paese in una guerra civile della quale proprio il partito di Saleh è stato l’artefice principale. Secondo Al Arabia, non si avevano più notizie di Saleh dopo che la sua casa a Sana’a era stata bombardata e dopo che aerei della coalizione araba a guida saudita avevano bombardato stamattina postazioni delle milizie sciite nella capitale, proprio per sostenere la ribellione dell’ex Presidente Saleh, diventato improvvisamente alleato da arci-nemico che era. Il governo a guida sciita sembra aver respinto facilmente un tentativo di ribellione che sembrava riuscito, ma questo probabilmente significherà che lo Yemen dovrà soffrire ancora molto per uscire da una guerra che sta facendo morire sotto le bombe e di colera migliaia di persone, mentre 17 milioni di yemeniti dipendono totalmente dagli aiuti umanitari stranieri che i sauditi fanno entrare nel Paese con il contagocce.

4 dicembre 2017
www.greenreport.it/news/geopolitica/yemen-fallito-golpe-anti-sciita-sanauccisolexpresidente-ali-abdulla...
18/12/2017 05:16
 
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Stragi saudite di civili, missile Houthi su una base di Riyadh

Weekend di morte in Yemen: tra venerdì e ieri sono almeno 70 le vittime dei raid sauditi nel nord e il centro del Paese. Tra i villaggi colpiti quello di al-Mazaraah, nella provincia costiera di al-Hodeida, dove sono stati uccisi per lo più bambini e donne. A Taiz è stato invece centrato un mercato. E ieri è giunta forte la risposta del movimento Ansar Allah: i combattenti Houthi hanno lanciato un missile balistico su un centro di comando militare di Riyadh nella provincia meridionale saudita di Jizan. Secondo la tv al-Masirah, legata agli Houthi, il missile Qaher M-2 a medio raggio ha colpito l’obiettivo. Una rappresaglia, dice un leader di Ansar Allah, per gli ultimi raid della coalizione a guida saudita. La tensione non cala: dopo l’uccisione dell’ex dittatore Saleh, il 4 dicembre scorso, le forze pro-governative del presidente Hadi (a cui si sono uniti i fedelissimi di Saleh dopo la rottura con gli Houthi) stanno lentamente avanzando verso la capitale Sana’a, coperti dalle bombe dei Saud.

Chiara Cruciati
17.12.2017
ilmanifesto.it/stragi-saudite-di-civili-missile-houthi-su-una-base-di...
19/01/2018 23:39
 
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Yemen - Batterie missilistiche colpiscono il campo di difesa aerea saudita a Najrane

L’unità balistica dell’Esercito Yemenita e le formazioni Ansarullah hanno lanciato questo giovedì mattina un missile balistico a corto raggio contro un campo di difesa aerea saudita a Najrane (Arabia Meridionale). Una fonte militare (Al-Masirah) ha assicurato che il missile ha colpito il bersaglio con precisione. Questo è il 3° dei missili balistici a corto raggio sparato contro obiettivi sauditi nei giorni scorsi. Mercoledì un centro di comando dell’Esercito Saudita a Najrane è stato distrutto da un missile balistico Qaher 2M. Inoltre, diversi mercenari della coalizione saudita-statunitense sono stati uccisi giovedì dall’esplosione di una bomba e da un bombardamento sulle loro posizioni a Baydaa e Taez.

Migliaia di yemeniti espulsi dall’Arabia

A un altro livello, l’Osservatorio Euromediterraneo sui Diritti Umani ha riferito dell’espulsione da Riyadh di migliaia di rifugiati yemeniti residenti in Arabia Saudita. L’osservatorio ha anche rivelato che dozzine di yemeniti sono stati costretti a combattere al posto dei soldati sauditi contro le forze yemenite sui fronti di confine. Il rapporto dell’Osservatorio Euromediterraneo è stato rilasciato dopo un appello di un’ONG tedesca per i diritti umani alla Commissione Europea per agire nel rimuovere il blocco imposto dalla coalizione saudita contro lo Yemen.

18 gennaio 2018
Fonte: french.almanar.com.lb/745215

Traduzione: Sergio Bongiorni
mondoinformazionegeopolitica.wordpress.com/2018/01/18/yemen-batterie-missilistiche-colpiscono-il-campo-di-difesa-aerea-saudita-a-...
28/01/2018 00:37
 
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Le forze yemenite controllano 160 chilometri quadrati del territorio dell’Arabia Saudita

Le forze dell’esercito e il movimento popolare dello Yemen, Ansarullah, hanno preso sotto il loro controllo almeno 160 chilometri quadrati a sud-ovest del territorio dell’Arabia Saudita, come parte delle loro operazioni di rappresaglia contro il Paese aggressore. Lo ha riferito venerdì il quotidiano arabo The New Khalij, citando il direttore del programma di politica energetica del Golfo Persico al Washington Institute for Near Eastern Policy, Simon Henderson, sebbene le autorità saudite non abbiano ancora pronunciato nulla a riguardo. “Gli Houthi (che fanno parte di Ansarullah) controllano virtualmente una striscia di territorio saudita a diverse miglia di profondità lungo il confine, dalla città di Jizan a est di Najran. Stiamo parlando di quasi 100 miglia quadrate (160 km2) del suolo del regno arabo, o forse di più”, ha detto Henderson. Il rapporto ha rifiutato di chiamare questi territori “occupati”, ma ha detto che servono come area di lancio per operazioni contro altre posizioni e basi militari del regno arabo situate vicino al confine comune.

Riguardo al rifiuto dei sauditi di commentare le operazioni degli yemeniti nel loro territorio, Henderson ha sottolineato che si tratta di un “insabbiamento della vergogna militare saudita”. Dal momento che Riyadh e molti dei suoi alleati hanno lanciato un’offensiva militare contro il Paese più povero nel mondo arabo nel marzo 2015 in un fallito tentativo di riportare al potere il fuggitivo ex Presidente, Abdu Rabu Mansur Hadi, il suo stretto alleato, le città di confine yemenite a sud dell’Arabia Saudita sono state spesso oggetto di attacchi da parte delle forze yemenite che agiscono in rappresaglia per gli attacchi indiscriminati dell’Arabia Saudita. La comunità internazionale, in particolare le Nazioni Unite (ONU), ha esortato di nuovo e di nuovo il regime di al-Saud a porre fine, una volta per tutte, a questa “stupida guerra” che ha ucciso più di 10.000 yemeniti, secondo l’ultimo bilancio offerto dal Ministero della Salute yemenita.

27 gennaio 2018
Fonte: www.hispantv.com/noticias/yemen/366799/rebeldes-houthi-controlar-territorio-saudita-c...

mondoinformazionegeopolitica.wordpress.com/2018/01/27/le-forze-yemenite-controllano-160-chilometri-quadrati-del-territorio-dellarabia-...
31/01/2018 03:06
 
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Aden cade in mano ai separatisti finanziati dagli Emirati Arabi. Sostenitori di Mansour Hadi in fuga disordinata

Con una serie di assalti vittoriosi e facendo prontamente accorrere rinforzi, le milizie yemenite separatiste che vorrebbero ricostituire l'esistenza di uno 'Yemen del Sud' come esisteva prima del 1994 (sostenute dagli Emirati Arabi Uniti) sono riuscite a prendere il completo controllo della città di Aden, ex-capitale dello Yemen Meridionale e importantissimo porto situato tra l'Oceano Indiano e il Mar Rosso. I sostenitori dell'ex Presidente traditore Abd Rabbo Mansour Hadi, spalleggiati dall'Arabia Saudita, sarebbero stati messi in fuga dopo aver subito perdite sanguinose. La situazione é quantomai tesa e i rapporti tra i due principali "alleati" della coalizione che ha invaso lo Yemen poco meno di tre anni fa potrebbero essere irrimediabilmente compromessi.

Suleiman Kahani
30 gennaio 2018
palaestinafelix.blogspot.it/2018/01/aden-cade-in-mano-ai-separati...
02/03/2018 23:47
 
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Rivalità regionali in Yemen: solo i sauditi perdono

A dispetto delle tante bombe sganciate, l’Arabia Saudita è oggi meno influente in Yemen di quanto lo fosse prima dell’intervento militare iniziato nel 2015. Al contrario, l’Iran, storico rivale dei sauditi, e gli Emirati Arabi Uniti (EAU), ambiziosi alleati di Riyadh, hanno guadagnato notevole spazio geopolitico nell’unica repubblica della Penisola arabica. E hanno eroso il tradizionale “soft and money power” dell’Arabia Saudita. In Yemen la rivalità fra sauditi e iraniani ha aggrovigliato un conflitto interno e complesso: anno dopo anno, Teheran ha aumentato il livello d’interferenza politico-militare nel Paese a sostegno degli Houthi, gli insorti sciiti del movimento-milizia settentrionale di Ansarullah. Di fatto, le accuse lanciate da Riyadh sin dalla prima ora, “l’Iran arma gli houthi”, si sono poi trasformate in una beffarda realtà. L’ultimo Rapporto del Panel degli esperti delle Nazioni Unite scrive che l’Iran non ha preso le misure necessarie per prevenire la fornitura/vendita diretta o indiretta di armi agli Houthi, in violazione così delle relative risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU. Gli esperti hanno identificato, in Yemen e in Arabia Saudita, resti di missili, materiale militare nonché droni, di origine iraniana. Armi, si legge nel Rapporto, entrate in Yemen dopo l’imposizione dell’embargo.[1]

L’Arabia Saudita è intervenuta militarmente in Yemen per liberare i territori occupati dagli insorti, tra cui la capitale Sana’a, reinsediando il governo ad interim di Abd Rabu Mansur Hadi. Riyadh ha utilizzato tutti gli strumenti possibili: guerra e cooptazione politico-militare dei principali attori tribali anti-Houthi. I sauditi non hanno raggiunto i loro obiettivi: fra i grandi centri urbani, solo Aden e Al-Mokha sono state liberate dai ribelli, ma a guidare le operazioni di terra sono state le Forze Speciali della Guardia Presidenziale emiratina. Il confine saudita-yemenita è sempre teatro di guerriglia. In tale quadro, l’Iran è diventato sponsor degli Houthi. Di certo, Ansarullah non è un’invenzione iraniana, né può essere considerato un attore proxy come Hezbollah o le milizie sciite irachene. Negli anni, gli Houthi si sono ideologicamente e operativamente avvicinati al network transnazionale sciita che fa capo all’Iran: tuttavia, il movimento di Sa’da ha fin qui perseguito un’agenda politica interna (prima locale, poi nazionale) e non viene “telecomandato” dal generale Qassem Suleimani, il capo degli Al-Quds della Repubblica Islamica. Per i sauditi, la guerra yemenita è un’ingente voce di spesa; per Teheran, il sostegno agli Houthi è stato, finora, a basso costo.

L’obiettivo degli iraniani in Yemen è duplice: mettere sotto pressione il confine saudita, appoggiando la guerriglia Houthi, e logorare Riyadh, tenendo i sauditi militarmente e finanziariamente occupati sul fronte (quasi) interno, ovvero distanti da quel Levante arabo (Libano, Siria e Iraq) in cui sono gli iraniani a dare le carte. Non vi sono dubbi: Teheran ha centrato i suoi obiettivi di politica estera, anche qui. In Yemen, la contrapposizione binaria fra sauditi e iraniani risente della presenza di un terzo attore regionale: gli Emirati Arabi Uniti. Sauditi ed emiratini sono certo uniti dalla volontà di contenere Teheran e Ansarullah. Tuttavia, le ambizioni geopolitiche di Abu Dhabi, qui declinate nel sostegno ai secessionisti meridionali, stanno indebolendo il fronte filo-governativo, offrendo così un vantaggio indiretto all’Iran. Gli obiettivi degli Emirati Arabi in Yemen, perseguiti tramite impegno militare di terra, rete di patronage locale, addestramento di forze yemenite e aiuto alla ricostruzione nel sud, erano tre: indebolimento della Fratellanza Musulmana (qui rappresentata dal partito Islah, che raccoglie però anche salafiti), contrasto ad al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP) e creazione di un’area di influenza geostrategica nel sud dello Yemen. Gli emiratini hanno raggiunto tutti e tre gli obiettivi: Islah è politicamente e militarmente nell’angolo, AQAP non controlla più territori e città strategiche, il sud costiero dello Yemen (da Aden all’Hadhramaut meridionale, fino all’isola di Socotra) li vede protagonisti, rafforzandone la proiezione su Corno d’Africa e Oceano Indiano.

A questo punto, le strategie parallele di Arabia Saudita ed Emirati Arabi in Yemen non possono più coesistere, come dimostrato dalle recenti violenze ad Aden tra forze filo-saudite e filo-emiratine (28-30 gennaio 2018). Il pro-separatista Consiglio di Transizione del Sud (STC), appoggiato da Abu Dhabi, è diventato troppo forte, riuscendo a consolidare le proprie posizioni prima che la Coalizione Araba imponesse una fragile tregua locale (in vigore dal 31 gennaio 2018). Riyadh esce finora perdente anche nella gara per il controllo delle principali reti viarie e infrastrutturali dello Yemen, strategiche non solo per le sorti della guerra, ma anche per il post-conflict. Gli Houthi (quindi l’attore vicino all’Iran) continuano a occupare la capitale Sana’a e il porto di Hodeida sul Mar Rosso; gli emiratini esercitano grande influenza sui principali centri urbani e portuali della costa sud, Al-Mokha, Aden, Balhaf (terminal gasifero) e Mukalla. Al contrario, l’Arabia Saudita controlla, attraverso le forze pro-Hadi, solo il piccolo porto della città di Midi, al confine con il Jizan saudita, e sta incrementando la presenza militare nella periferica regione di Mahra (controllando il porto e aeroporto di Ghayda). Questa strategia è in aperta competizione con gli emiratini, il confinante Oman e lo stesso Iran. Di fatto, le armi di fabbricazione iraniana, in parte ancora da assemblare, entrerebbero da questa regione. [2] In Yemen, il terreno di scontro indiretto fra sauditi e iraniani rimane il confine tra il regno wahhabita e le terre d’origine di Ansarullah. La costante minaccia missilistica nei confronti di Riyadh, colpita il 4 dicembre 2017, è solo l’aspetto più evidente (e pericoloso) del problema. Dal 2015, il livello di insicurezza lungo il confine saudita-yemenita è fortemente aumentato: molti villaggi dell’Arabia Saudita sono stati sfollati e Najran, la città frontaliera più grande, è stata più volte colpita dagli Houthi.

Ristabilire la sicurezza frontaliera è al momento impossibile, fatto che acutizzerà le tensioni fra Arabia Saudita e Iran. Tra l’altro, il conflitto dello Yemen ha frammentato anche la Guardia di Frontiera (Haras al-Hudud), istituzione militare per il contrasto del contrabbando e dell’immigrazione illegale, composta da figure tribali locali, sauditi e yemeniti. La Guardia di Frontiera è dispiegata dal 2003 lungo il confine internazionale, stabilito prima dal Trattato di Ta’if (1934) e poi demarcato dal Trattato di Jedda (2000). Tuttavia, l’avanzata territoriale degli Houthi, iniziata nel 2004 con la prima delle sei battaglie di Sa’da, ha alterato gli equilibri tribali locali. Infatti, solo una parte delle tribù yemenite di confine è rimasta fedele al governo centrale (e ha dovuto riparare in Arabia Saudita), mentre gli altri clan hanno appoggiato l’autogoverno degli Houthi. Questo caso sintetizza il grande paradosso di Ansarullah e, sullo sfondo, del suo sponsor iraniano, cioè riuscire a vincere il consenso (o la neutralità), in chiave anti-governativa, di territori del profondo nord tribale dello Yemen, nonostante gli Houthi abbiano sempre rigettato il tribalismo, poiché la loro leadership è composta dai sâda (sing. sayyid), un’élite religiosa (e non tribale) sciita zaidita di discendenza hashemita. Per tante e complesse ragioni, l’Arabia Saudita esce perdente, a oggi, dalla competizione regionale “a tre” per il controllo dello Yemen, con scarse possibilità di recupero. Anche perché il rivale Iran, a lungo evocato nei discorsi settari di Riyadh a giustificazione dell’intervento militare del 2015, è diventato, davvero, un attore influente nella partita yemenita.

Note

1. United Nations Security Council, Panel of Experts on Yemen, 26 January 2018, S/2018/68
2. E. Ardemagni, “Emiratis, Omanis, Saudis: the rising competition for Yemen’s al-Mahra”, The London School of Economics and Political Science (http://blogs.lse.ac.uk/mec/2017/12/28/emiratis-omanis-saudis-the-rising-competition-for-yemens-al-mahra/), LSE Middle East Centre Blog, 28 Dicembre 2017; United Nations Security Council, op.cit.

Eleonora Ardemagni
01 marzo 2018
www.ispionline.it/it/pubblicazione/rivalita-regionali-yemen-solo-i-sauditi-perdo...
29/03/2018 19:12
 
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I missili degli Houthi yemeniti scatenano il panico in Arabia Saudita

Non è stata una nottata tranquilla per i sauditi, quella compresa tra domenica e lunedì; la capitale Riyadh è stata sotto il tiro di alcuni missili lanciati dallo Yemen ed il suo sistema di difesa non ha funzionato a dovere, tanto da provocare oltre che il panico alla popolazione anche danni, feriti ed una vittima al momento accertata. Doppia la falla nel sistema di sicurezza: da un lato, i missili in questione sono stati intercettati poco prima del loro schianto al suolo, dall’altro in almeno un caso un “Patriot” attivato per distruggere l’ordigno proveniente dallo Yemen ha perso subito quota, schiantandosi al suolo; tra bagliori luminosi, esplosioni, sirene anti aeree e danni provocati dalle schegge dei missili distrutti, Riyadh ha vissuto una delle giornate più difficili della sua storia recente, con la mente di molti sauditi che è andata indietro nel tempo fino al 1991, quando gli scud iracheni durante la Prima Guerra del Golfo hanno più volte minacciato la capitale.

Sette i missili lanciati dagli Houthi
La tensione nelle scorse ore era comunque già palpabile e preventivabile; proprio domenica, era infatti la vigilia del terzo anniversario dall’avvio delle operazioni belliche ad opera dei sauditi contro gli sciiti Houthi, coloro cioé che nell’ambito della guerra civile yemenita hanno preso possesso di San’a minacciando dunque il governo filo saudita di Hadi. La milizia sciita, che è riuscita ad entrare in possesso dell’arsenale missilistico ereditato dall’ex Presidente Saleh, prima alleato degli Houthi e poi riavvicinatosi ai sauditi prima di essere ucciso proprio a San’a, sfrutta queste armi per cercare di mettere pressione ai sauditi; più di una volta in questi anni di guerra gli Houthi hanno minacciato Riyadh ed altre città del regno wahabita, così come altre volte hanno invece provato a colpire importanti infrastrutture commerciali. Anche se i missili in loro dotazione non sono certo di ultima generazione, visto che si tratta di una rivisitazione degli scud rielaborati dall’Iraq negli anni ’80, i lanci verso l’Arabia Saudita e verso gli Emirati Arabi Uniti hanno più volte creato panico e trambusto nella coalizione fedele ai Saud. Domenica per l’appunto, in occasione della vigilia del terzo anniversario della guerra, gli Houthi hanno ancora una volta voluto far sentire la propria pressione ai sauditi: sono stati in tutto sette i missili lanciati, tre dei quali diretti verso la capitale Riyadh, altri invece verso località meridionali; nessuno dei sette sarebbe arrivato al suolo, ma tutti hanno creato panico tra la popolazione. Come detto, sono stati soprattutto i missili con la capitale saudita nel mirino a causare maggior scompiglio; i frammenti dei tre ordigni lanciati su Riyadh hanno provocato una vittima di nazionalità egiziana, colpita mentre con altri due connazionali si trovava in una strada del centro, ma secondo fonti mediche locali sarebbero diversi i feriti dalle schegge dei missili, mentre altri cittadini hanno fatto ricorso alle cure mediche per via del panico e della paura scatenatisi a seguito delle esplosioni.

Falle nel sistema anti missilistico

Alcuni cittadini turchi residenti a Riyadh hanno potuto fornire un’importante testimonianza circa quanto accaduto nella capitale saudita, dopo i primi allarmi sui missili in arrivo; armati di telecamera, a seguito del suono delle sirene, i cittadini turchi in questione hanno ripreso le situazioni più concitate, mostrando soprattutto la partenza dei missili Patriot volti ad intercettare i missili: uno di loro però, poco dopo il lancio, ha perso subito quota e si è schiantato al suolo, creando ulteriore panico sia tra chi riprendeva che, ovviamente, tra gli abitanti. Si è trattato di un vero e proprio “auto bombardamento”, con il Patriot che ha colpito un quartiere di Riyadh invece che il missile che avrebbe dovuto intercettare; un momento concitato, che avrebbe provocato anche feriti tra la popolazione civile e che getta non poche inquietudini sul funzionamento del sistema di difesa saudita. Il “day after” per Riyadh appare molto difficile: la città si è risvegliata stordita da quanto accaduto ed ancora più vulnerabile; sui social, sono diversi i cittadini che in queste ore stanno mostrando i danni provocati dai frammenti dei missili Houthi e dalle falle del sistema anti missilistico.

Mauro Indelicato
Mar 26, 2018
www.occhidellaguerra.it/i-missili-houti-arabia-saudita/
16/04/2018 22:48
 
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Gli Emirati Arabi Uniti si ritirano dalla Somalia, dove arruolavano disperati africani per mandarli a morire in Yemen

Sapevate che da diversi anni una "missione militare" degli Emirati Arabi Uniti era presente in Somalia? Bene, adesso che lo sapete (nel caso) aggiungete a questa nozione il fatto che non vi sarà più, visto che in seguito a una serie di tesi incidenti aeroportuali, il governo degli Emirati ha deciso di terminare le sue attività e farla rientrare in patria il prima possibile. Ma cosa ci facevano gli emiratini in Yemen? Bé, fondamentalmente due cose. Innanzi tutto diffondere l'estremismo wahabita nel Paese-fallito del Corno d'Africa (per contrastare la politica di aiuto iraniano verso la popolazione e istigarla contro Teheran), secondariamente per reclutare mercenari (dopo 'adeguata' fanatizzazione religiosa e un approssimativo addestramento militare) per inviarli a combattere contro gli yemeniti. I nostri lettori più attenti ricorderanno che gli UAE, dopo aver subito perdite devastanti, hanno ritirato le loro forze di terra dallo Yemen circa due anni fa, ma continuano a incrudelire contro il Paese tramite l'aviazione, strangolandolo con la loro marina e, appunto, pagando mercenari yemeniti o africani. Il primo incidente somalo-emiratino è avvenuto all'aeroporto di Mogadiscio, quando le forze governative somale hanno sequestrato da un aereo degli UAE ben dieci milioni di dollari che servivano a pagare i mercenari estremisti. Il secondo decisivo incidente ha avuto invece luogo all'aeroporto internazionale di Bosaso, quando, in una situazione simile, i militari emiratini, armi in pugno, hanno impedito ai somali di confiscare i bagagli dove, con ogni evidenza, erano contenuti altri milioni di
dollari.

Suleiman Kahani
16 aprile 2018
palaestinafelix.blogspot.it/2018/04/gli-emirati-arabi-uniti-si-ritir...
07/05/2018 20:02
 
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Uno Zelzal-2 yemenita colpisce la base saudita di Ain Thwareen nella Provincia di Asir

Le forze combinate dei Comitati Popolari di Ansarullah e delle forze armate yemenite hanno colpito con un vettore balistico a corto raggio 'Zelzal 2' la base militare saudita di Ain Thwareen, nella regione di Asir. La notizia dell'attacco é stata diramata dal Ministero della Difesa di Sanaa, e ripresa dal network televisivo Al-Masirah. Il missile è arrivato con precisione sul bersaglio distruggendo armi ed equipaggiamenti sauditi e causando un certo numero di morti e feriti tra il personale della base. L'attacco missilistico è stato portato in rappresaglia ai continui bombardamenti aerei condotti dall'Arabia Saudita e dai suoi lacché del Golfo contro Saada, Hodeidah e Hajjah, in territorio yemenita.

Suleiman Kahani
6 maggio 2018
palaestinafelix.blogspot.it/2018/05/uno-zelzal-2-yemenita-colpisce-la-b...
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