Cosa si puo trovare a favore....
Evoluzione delle specie
L'evoluzione delle specie non è semplicemente dovuta alla selezione naturale, ma ad una molteplicità di fattori che interagiscono e si influenzano a vicenda; è per questo che l'evoluzione ha normalmente tempi lunghissimi ed è difficile da riprodurre in laboratorio. Uno dei pochi fenomeni di evoluzione osservabili, per via della estrema brevità dei cicli vitali in gioco e quindi della rapidità con cui è possibile osservare la successione delle generazioni, è quello relativo alla progressiva resistenza agli antibiotici da parte dei batteri. E' necessario utilizzare sempre nuovi antibiotici per assicurare trattamenti efficaci e ciò è dovuto al fatto che i batteri, come tutte le specie, mutano, e in un ambiente a loro ostile come un corpo umano in terapia antibiotica, sopravvivono semplicemente quegli individui le cui mutazioni determinano una maggiore resistenza a quello specifico antibiotico. L'uso diffuso degli antibiotici (sia sugli uomini che sugli animali) non fa che selezionare i ceppi batterici più resistenti, con drammatica diminuzione dell'efficacia. L'introduzione di un nuovo e più potente antibiotico non farà che riproporre lo schema già descritto: tra le infinite mutazioni ve ne saranno sempre alcune che daranno un vantaggio riproduttivo (che renderanno cioè più "adatti") agli individui che le hanno subite. Anche i virus mutano rapidamente, producendo sempre nuovi ceppi, cosa che rende ancor più difficile cercare di contrastarli. Per questo motivo è difficile riuscire a produrre vaccini definitivamente efficaci contro l'influenza, visto che i tempi di mutazione del virus sono paragonabili ai tempi necessari per mettere in commercio un vaccino.
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Storia
Sin da prima che Charles Darwin, il "padre" del moderno concetto di evoluzione biologica, pubblicasse la prima edizione de L'origine delle specie, le posizioni degli studiosi erano divise in due grandi correnti di pensiero che vedevano, da un lato, una natura dinamica ed in continuo cambiamento, dall'altro una natura sotanzialmente immutabile (La Scala Naturae di Linneo definiva le varie specie come entità create e incapaci di modificarsi o capaci entro ben determinati limiti). Su questo tema oggi il mondo scientifico non é più diviso: le scoperte di Mendel e Morgan nel campo della Genetica, i progressi della paleontologia e della biogeografia hanno conferito validità scientifica all'evoluzione delle specie.
Il dibattito si è così spostato su un altro tema: ci si interroga sulle modalità e le dinamiche dell'evoluzione e quindi sulle teorie che la possono spiegare.
Oggi sappiamo che l’evoluzione della specie è avvenuta in seguito a trasformazioni, selezionate poi dall’ambiente; per arrivare a questa affermazione ci sono voluti molti anni. Infatti alla fine del 1700 lo scienziato Linneo sosteneva la teoria della fissistà, cioè l’immutabilità delle specie.
Solo all’inizio del XIX secolo iniziavano a sorgere i primi dubbi: negli strati geologici più antichi mancavano totalmente tracce (fossili) degli esseri attualmente viventi. Nel 1809, il naturalista Lamarck presentò per primo una teoria evoluzionistica secondo cui gli organismi viventi si modificherebbero gradualmente nel tempo adattandosi all’ambiente: l’uso o il non uso di determinati organi porterebbe con il tempo ad un loro potenziamento o ad un’atrofia. Tale ipotesi però conteneva quello che oggi viene considerato l'errore di fondo: l’ereditabilità dei caratteri acquisiti (esempio: un culturista non avrà necessariamente figli muscolosi. La muscolosità del culturista è infatti una manifestazione fenotipica, cioè morfologica, derivante dall'interazione dello sportivo con l'ambiente -il continuo sollevare pesi-, ma il particolare sviluppo muscolare non è dettato dal suo patrimonio genetico (genotipo)).
Lamarck trovò opposizione in Georges L. Chretien Cuvier, il quale aveva elaborato la 'teoria delle catastrofi naturali' secondo la quale la maggior parte degli organismi viventi nel passato sarebbero stati spazzati via da numerosi cataclismi e il mondo infatti sarebbe stato ripopolato dalle specie sopravvissute.
Dopo cinquant’anni Darwin formulò una nuova teoria evoluzionistica; il noto naturalista, durante il suo viaggio giovanile sul brigantino Beagle, fu colpito dalla variabilità delle forme viventi che aveva avuto modo di osservare nei loro ambienti naturali intorno al mondo. Riflettendo sugli appunti di viaggio e traendo spunto dagli scritti dell’economista Thomas Malthus, Darwin si convinse che la “lotta per la vita” fosse uno dei motori principali dell’evoluzione intuendo il ruolo selettivo passivo dell'ambiente sulle specie viventi. L'ambiente, infatti, non può essere la causa primaria nel processo di evoluzione (come nella teoria di Lamarck) in quanto tale ruolo è giocato dalle mutazioni genetiche, in gran parte casuali. L'ambiente entra in azione in un secondo momento, nella determinazione del vantaggio o svantaggio riproduttivo che quelle mutazioni danno alla specie mutata, in poche parole, al loro migliore o peggiore adattamento (fitness in inglese).
I principali meccanismi che partecipano in queste situazioni sono:
meccanismi genetici
meccanismi ecologici
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La sintesi moderna (neodarwinismo)
La moderna teoria dell'evoluzione (detta anche "Sintesi moderna" o "Neodarwinismo") è basata sulla teoria di Charles Darwin, che postulava l'evoluzione delle specie attraverso la selezione naturale, combinata con la teoria di Gregor Mendel sulla ereditarietà biologica. Altre personalità che hanno contribuito in modo importante alla sviluppo della Sintesi moderna sono: Ronald Fisher, Theodosius Dobzhansky, J.B.S. Haldane, Sewall Wright, Julian Huxley, Ernst Mayr,George Gaylord Simpson e Motoo Kimura.
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Rapporti filogenetici
La maggior parte dei biologi credono nella discendenza comune: che tutta la vita presente sulla Terra discenda da un comune antenato. Questa conclusione si basa sul fatto che molte caratteristiche degli organismi viventi, come il codice genetico, in apparenza arbitrari, sono invce condivisi da tutti gli organismi anche se qualcuno ha ipotizzato origini multiple della vita.
I rapporti di discendenza comune tra specie o gruppi di ordine superiore si dicono rapporti filogenetici, e il processo di differenziazione della vita si chiama filogenesi. La paleontologia dà prove consistenti di tali processi.
Organi con strutture interne radicalmente diverse possono avere una somiglianza superficiale e servire a funzioni simili: si dicono allora analoghi. Esempi di organi analoghi sono le ali degli insetti e degli uccelli. Gli organi analoghi dimostrano che esistono molteplici modi per risolvere problemi di funzionalità. Nello stesso tempo esistono organi con struttura interna simile ma che servono a funzioni radicalmente diverse (organi omologhi).
Confrontando organi omologhi di organismi dello stesso phylum, ad esempio gli arti di diversi Tetrapodi, si nota che presentano una struttura di base comune anche quando svolgono funzioni diverse, come la mano umana, l'ala di un uccello e la zampa anteriore di una lucertola. Poiché la somiglianza strutturale non risponde a necessità funzionali, la spiegazione più ragionevole è che tali strutture derivino da quella del comune progenitore. Inoltre, considerando gli organi vestigiali, risulta difficile ammettere che siano comparsi fin dall'inizio come organi inutili, mentre se si ammette che avessero una funzione in una specie progenitrice la loro esistenza risulta comprensibile.
La mutazione (termine introdotto all'inizio del Novecento) consiste nella comparsa improvvisa, casuale ed ereditabile, di caratteristiche non possedute da antenati degli individui che le presentano. La ricombinazione genetica può aver luogo sia durante la meiosi (riproduzione sessuata) sia per trasferimento di materiale genetico da una cellula all'altra (coniugazione o trasformazione batterica).
Con cladismo si intende la ramificazione evolutiva già figurata da Darwin nell'Origine della specie del 1856. Attualmente fonda la classificazione sulla prospettiva filogenetica. La paleontologia aiuta a comprendere con numerosi esempi come una specie madre dia origine a due specie figlie, per ramificazione dicotomica, utilizzando la distinzione fra caratteri primitivi e innovativi.
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Sopravvivenza differenziata delle caratteristiche
Con questo termine si intende quali caratteristiche sono presenti in una popolazione e se la frequenza di presenza aumenta o diminuisce (anche fino alla totale scomparsa). Due processi fondamentali determinano la sopravvivenza di caratteristiche:
Selezione naturale
Deriva genetica.
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Selezione naturale
La selezione naturale, è il fenomeno per cui organismi della stessa specie con caratteristiche differenti determinano, in un dato ambiente, un diverso successo riproduttivo, e quindi le caratteristiche che tendono ad "avvantaggiare" la riproduzione diventano più frequenti di generazione in generazione. Si ha selezione perché gli individui hanno diversa capacità di utilizzare le risorse dell'ambiente e di sfuggire a pericoli presenti (predatori, avversità climatiche etc.); infatti le risorse a disposizione sono limitate, e ogni popolazione tende ad incrementare la sua consistenza in progressione geometrica, per cui i cospecifici competono per le risorse (non solo alimentari).
È importante notare che mutazione e selezione, prese singolarmente, non possono produrre un'evoluzione significativa.
La prima, infatti, non farebbe che rendere le popolazioni sempre più eterogenee. Inoltre, per il suo carattere casuale, nella maggior parte dei casi essa è neutrale, oppure nociva, per la capacità dell'individuo che la esibisce di sopravvivere e/o riprodursi. La selezione, dal canto suo, non può introdurre nella popolazione nessuna nuova caratteristica: tende anzi ad uniformare le proprietà della specie.
Solo grazie a sempre nuove mutazioni la selezione ha la possibilità di eliminare quelle dannose e propagare quelle (poche) vantaggiose. L'azione di selezione e mutazione viene analizzata quantitativamente dalla Genetica delle popolazioni.
È anche importante sottolineare che la selezione è controllata dall'ambiente, che varia nello spazio e nel tempo e comprende anche gli altri organismi. La selezione naturale fornisce anche il meccanismo che permette alla vita di pertpetuarsi. Infatti gli ambienti sono in continuo cambiamento e le specie scomparirebbero se non fossero in grado di sviluppare adattamenti che permettono di sopravvivere e riprodursi nell'ambiente cambiato.
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Deriva genetica
La "deriva genetica" è la variazione, dovuta al caso, delle frequenze geniche in una piccola popolazione. Nelle piccole popolazioni derivanti da una più vasta è anche importante l'effetto del fondatore, per cui esse possono avere casualmente frequenze geniche significativamente diverse da quelle della popolazione originaria. Grazie a questi due fenomeni piccole popolazioni possono "sperimentare" combinazioni genetiche improbabili in quelle grandi.
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La speciazione
Affinché specie oggi distinte possano discendere da un progenitore comune è necessario che le specie in qualche modo "si riproducano". Ciò richiede che una parte della specie subisca un'evoluzione divergente dal resto, in modo che ad un certo punto si siano accumulate tante variazioni da poterla considerare una specie distinta.
Ogni specie (a meno che non sia in via di estinzione o residuale) è formata da più popolazioni mendeliane. Esse non coincidono con le popolazioni ecologiche e sono definite come parti della specie al cui interno si ha un'ampia possibilità di incrocio. La speciazione è possibile quando tra popolazioni o gruppi di popolazioni si instaura un isolamento riproduttivo, ossia vi è uno scambio genetico pressoché nullo.
Se si realizza l'isolamento per un tempo abbastanza lungo, è impossibile che per puro caso si abbia la stessa evoluzione nelle due parti della specie. La divergenza evolutiva è ancor più marcata se i due gruppi vivono in ambienti diversi poichè la selezione agisce su di loro in modo diverso.
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Speciazione allopatrica
La speciazione allopatrica avviene quando l'evoluzione di parti diverse della specie madre avviene in territori diversi. È necessario che l'areale della specie sia discontinuo, ossia che sia diviso in porzioni disgiunte, separate da zone in cui la specie non può vivere. Si ha quindi un isolamento geografico. Più che l'isolamento geografico, il meccanismo di speciazione allopatrica sembra principalmente legato all' isolamento periferico: in seno ad una piccola subpopolazione, vivente ai margini dell'areale di distribuzione della specie in condizioni non ottimali, avviene la rapida differenziazione evolutiva e segregazione di una nuova specie in seguito al limitato scambio genetico con la popolazione principale.
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Speciazione simpatrica
Si ha speciazione simpatrica quando due popolazioni si evolvono separatamente pur vivendo nello stesso territorio. L'isolamento riproduttivo senza separazione geografica si può avere in due modi.
L'isolamento ecologico è dovuto al fatto che le popolazioni occupano nicchie ecologiche differenti. Un esempio classico sono i fringuelli delle Galápagos, che han dato origine a specie diverse per alimentazione.
L'isolamento genetico è causato da riarrangiamenti cromosomici stabilizzatisi in un piccolo gruppo, che non si può più incrociare con i cospecifici pur avendo inizialmente lo stesso fenotipo (criptospecie).
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Prove
Oggi l'evoluzione è considerata, dalla stragrande maggioranza dei biologi, un "fatto" supportato da una mole impressionante di prove di varia natura. Si tratta, perlomeno sino ad oggi, della migliore spiegazione razionale (quindi criticabile e modificabile) della diversità dei viventi.
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Prove paleontologiche
Evoluzione di ammoniti Mercaticeratinae (Hildoceratidae). Le conchiglie si sono modificate nel tempo per realizzare maggiore idrodinamicità; esempio di adattamento funzionale. (Tratto da Venturi e Rossi, 2003, libro sul M. Subasio, Umbria)I dati della Paleontologia mostrano non solo che gli organismi fossili erano diversi da quelli attuali, ma anche che man mano che andiamo indietro nel tempo le differenze con gli organismi viventi sono maggiori.
Ad esempio, fossili abbastanza recenti possono essere attribuiti generalmente a generi attuali, mentre quelli man mano più antichi sono sempre più diversi e sono attribuibili ad altri generi; permangono talora caratteristiche di base, per cui possono essere spesso attribuiti agli stessi gruppi tassonomici di ordine elevato attuali. Ciò si accorda bene con l'ipotesi generale, che, arretrando nel tempo, ci avviciniamo alla radice dell'albero filogenetico.
La paleontologia mostra prove concrete dell'evoluzione, quando i fossili sono trovati nelle successioni stratigrafiche sedimentarie in abbondanza, laddove è rispettato il principio fondamentale geologico della sovrapposizione; una testimonianza significativa è quella degli ammoniti Hildoceratidi del Lias superiore (Giurassico) nell'Appennino umbro - marchigiano, che mostra passaggi tra genere e genere.
Qui, all'interno dell'unità litostratigrafica di origine marina del Rosso Ammonitico, è stata studiata una serie fossile raccogliendo varie centinaia di campioni, strato per strato, dimostrando che si è avuto un adattamento funzionale verso una sempre maggiore idrodinamicità, e giustificando l'idea darwiniana della selezione naturale. Questa evoluzione è da considerare simpatrica perché i suoi documenti sono presenti esclusivamente nell'area tetidea mediterranea. Per altro esiste una grande variabilità all'interno dei vari generi qui figurati; dal basso Praemercaticeras, più antico, poi Pseudomercaticeras, Mercaticeras e Merlaites.
Naturalmente sono conosciute serie evolutive fossili di altri organismi animali, vertebrati e invertebrati. I fossili dentro le rocce sedimentarie marine sono diffusi in tutte le parte del mondo e permettono indagini stratigrafiche molto dettagliate.
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Prove biogeografiche
La distribuzione geografica delle specie viventi, anche alla luce delle conoscenze sulla deriva dei continenti, ben si accorda con l'evoluzione organica.
L'enorme varietà di adattamenti dei Marsupiali australiani, ad esempio, può essere spiegata col fatto che la separazione dell'Australia dagli altri continenti precede la comparsa degli Euteri, per cui i Marsupiali terrestri australiani hanno potuto adattarsi a nicchie ecologiche per cui non dovevano competere con altri ordini di Mammiferi.
Anche la presenza di grossi Uccelli non volatori in grandi isole porta alle medesime conclusioni. Infatti, visto che esse erano già separate dai continenti alla comparsa degli omeotermi, solo gli Uccelli hanno potuto raggiungerle ed occupare nicchie terrestri solitamente occupate da Mammiferi.
Alle prove biogeografiche si possono aggiungere quelle paleobiogeografiche. la paleobiogeografia si occupa della posizione paleogeografica dei fossili, a partire da quella geografica attuale. L'argomento ha enorme importanza quando i fossili sono molto antichi (per es. quelli del Paleozoico e del Mesozoico), e talora danno indizi di speciazione allopatrica per migrazione. Tali studi, ancora poco sviluppati, devono essere eseguiti con il concorso della Biostratigrafia; in tal caso possono dare risultati eccezionali. un caso diverso è quello della presenza degli stessi fossili in aree oggi separate; Sudamerica e Africa infatti presentano in successioni rocciose simili, di origine continentale, fossili di rettili Sinapsidi simili del Permiano, 250 milioni di anni fa, a testimoniare che i due continenti erano uniti nel supercontinente Gondwana in quel lontano periodo.
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Prove matematico/informatiche
Gli algoritmi genetici sono delle metaeuristiche per la ricerca della soluzione ottima di un problema basate sulla logica del modello evoluzionistico. Studiando questo metodo si è visto come, partendo dalle ipotesi del modello evoluzionistico, si può arrivare all'evoluzione di più specie.
Sono stati realizzati molti programmi per computer che simulano un ecosistema per diversi scopi (divertimento, studio dei meccanismi evolutivi naturali, studio degli algoritmi genetici). Anche questi hanno dimostrato la plausibilità del modello evoluzionistico.
Come si è detto chiaramente, né la matematica né l'informatica provano che sia andata così ma solamente che è possibile che sia andata così, ovvero che il modello evoluzionistico non contiene difetti logici.
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Il problema dell'evoluzionismo di fronte alla fede
Prima di imbarcarsi nel Beagle, Darwin aveva trascorso un periodo della sua vita in seminario, cambiando poi prospettiva ai suoi progetti futuri. Come il monaco Mendel, uno fra i padri della genetica, fu grande biologo.
Nella sua vita e nella storia della biologia più in generale, è coesistita una componente religiosa, che si ritrova anche nel pensiero darwiniano. Nella prima come nell'ottava ed ultima riedizione del libro, Darwin critica l'approccio creazionista di una determinazione divina di ogni evento del mondo, con l'argomentazione che questo non è proprio di una intelligenza divina come quella cristiana.
Egli non nega, anzi pare credere, a una creazione iniziale dell'universo che poi avrebbe seguito le leggi dell'evoluzionismo; nega, invece, la possibilità di una creazione continua di tutto quello che uomini, piante e animali fanno.
L’opera di Darwin L’origine delle specie ebbe subito un enorme successo e avviò un dibattito che vide soprattutto lo scienziato Thomas Henry Huxley schierato a favore di Darwin e il mondo ecclesiastico schierato contro di lui. Infatti, gli ecclesiastici ritenevano che la teoria di Darwin fosse in contrasto con la Sacra Scrittura. Lo stesso Darwin, interpretando quest’ultima alla lettera, credeva che essa sostenesse la creazione diretta di ciascuna specie da parte di Dio. Perciò, quando si convinse del trasformismo, perse la fede.
Darwin proseguì nelle sue ricerche, arrivando alla conclusione che anche l’essere umano non si sottrae alla legge della trasformazione delle specie. Nel 1871, nell’opera La discendenza dell’uomo, il principio darwiniano viene esteso dalle specie sub-umane all’uomo stesso. L’uomo, secondo Darwin, non è stato creato direttamente da Dio, ma deriva da una specie di animale inferiore, dai quadrumani, cioè dalle scimmie, gli animali costitutivamente più vicini all’uomo.
Darwin applica la legge dell’evoluzione anche alle caratteristiche morali e intellettuali dell’uomo. Anche le facoltà umane più elevate, che si manifestano nel campo della conoscenza, della morale e della religione, sarebbero, secondo Darwin, il frutto di progressive acquisizioni, tramandatesi in virtù dell’ereditarietà di generazione in generazione, in modo da determinare un effettivo progresso sia fisico sia spirituale.
Darwin, inoltre, estende l’evoluzionismo persino all’ambito storico-sociale. Secondo lui, la dinamica conflittuale che è ancora largamente presente fra le nazioni civili dipenderebbe dalla legge della selezione naturale. Ma Darwin non spinge molto più in là le conseguenze sociali dei suoi principi, come faranno, invece, gli esponenti del cosiddetto "darwinismo sociale". Il darwinismo sociale spiegherà, se non giustificherà, il colonialismo e lo sterminio delle popolazioni selvagge da parte delle nazioni civili in termini di "sopravvivenza del più adatto". Secondo i sostenitori del darwinismo sociale, la società si dividerebbe in "adatti" e "non adatti", in "forti" e "deboli". E i primi avrebbero il diritto naturale di dominare i secondi.
Per quanto riguarda i rapporti fra il darwinismo e la religione, oggi la teoria di Darwin è accettata dai teologi cattolici "evoluzionisti", che si rifanno addirittura a S. Agostino, il quale effettivamente sostenne che Dio non ha creato il mondo nelle identiche condizioni in cui questo si trova attualmente. Secondo S. Agostino, infatti, Dio ha creato il mondo in una condizione più semplice e più rudimentale, fornito però di speciali capacità (dette "ragioni seminali") di svilupparsi ed evolversi nei modi in cui di fatto si è in seguito sviluppato e perfezionato.
I teologi evoluzionisti, però, allo scopo di restare nei limiti dell’ortodossia cristiana, e cioè al fine di conformarsi a quanto la Bibbia narra circa l’origine dell’uomo, fanno queste due importanti considerazioni:
L’evoluzione è da intendersi solo come relativa al corpo dell’uomo. Pertanto, quando la Bibbia dice che Dio, per creare l’uomo, plasmò il suo corpo con "fango della terra", si deve intendere che Egli, a tale scopo, ha preso non propriamente "fango", bensì il corpo di un animale, non molto diverso da quello dell’uomo attuale, sufficientemente evoluto e tale, quindi, da poter accogliere l’anima spirituale.
Si deve escludere che l’evoluzione abbia interessato anche l’anima spirituale dell’uomo, cioè si deve escludere che l’anima umana sia il frutto della spinta evolutiva del corpo umano. Anche accettando l’evoluzione, bisogna sempre ammettere l’intervento speciale di Dio nella creazione dell’uomo. Tale intervento consiste nell’infusione dell’anima spirituale nel corpo del predetto animale.
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Critiche e teorie alternative
Sono molte le critiche all'evoluzione oggi. Secondo i critici, la teoria di Darwin non è spiegata, mentre dall'altra parte molti pensano che tali teorie siano sostanzialmente un ritorno di oscurantismo medievale, con il ricorso alla fede invece che alla ragione.
Sono state anche proposte teorie che ipotizzano un'evoluzione in direzioni predeterminate, o comunque tendente ad un fine (ortogenesi).
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La teoria di Lamarck
Una teoria evolutiva fu proposta prima di Darwin dallo zoologo Jean-Baptiste Lamarck. Lamarck dava una notevole importanza ad un ruolo attivo degli organismi nel modificarsi in risposta agli stimoli ambientali. Per "ambiente" egli intendeva l’influenza del clima, del luogo naturale, dell’altitudine, del cibo, etc. Riteneva che l’uso degli organi, richiesto dall’ambiente, poteva modificare l’organo stesso (in base al principio secondo cui la funzione crea l’organo). Queste modifiche si sarebbero trasmesse alle generazioni successive per ereditarietà, e l’accumularsi dei caratteri acquisiti avrebbe determinato l’evoluzione delle specie. Questa ipotesi non fu esclusa da Darwin, ma oggi attraverso lo studio della genetica si sa che i caratteri acquisiti per adattamento all’ambiente non si ereditano. Il merito di Lamarck è più che altro quello di aver insistito sulla dottrina generale dell’evoluzione. La teoria evolutiva lamarckiana, anche se superata e dimostrata falsa, è comunque una costruzione basata su presupposti scientifici e non religiosi.
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Il creazionismo
Per quanto privo di ogni dignità scientifica, il creazionismo viene sostenuto in ambiente religioso, in particolare nel mondo cristiano e negli USA. Il creazionismo cozza frontalmente con il rasoio di Occam e con tutta l'impostazione moderna della scienza, in particolare non soddisfa il paradigma della falsificabilità o almeno emendabilità.
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Disegno intelligente
La teoria del disegno intelligente (dall'inglese intelligent design) da intendersi come "progetto intelligente", ed è anche noto come creazionismo evolutivo. La comunità scientifica infatti ritiene che sia stato introdotto per motivi che esulano dalla scienza, ma che hanno più a che fare con il sostegno della fede cristiana e di una certa politica americana.1
Questa ipotesi è nata da una critica alle lacune del Darwinismo che lo stesso Darwin aveva descritto nel capitolo "Dubbi" del suo lavoro più noto, L'origine delle specie. La teoria del disegno intelligente si fonda inoltre sul concetto di complessità irriducibile. L'inventore del concetto, il biochimico Michael Behe, illustra questo concetto tramite l'esempio della trappola per topi. Essa è composta di pochi semplici elementi senza uno dei quali essa non funziona affatto: è dunque "irriducibile". Si tratta in pratica di una moderna riproposizione dell'esempio dell'orologio ("supponiamo che io abbia trovato per terra un orologio, e mi si chieda come abbia fatto a trovarsi lì. Difficilmente potrei dare la stessa risposta di prima, e cioè che, per quanto ne sappia, l’orologio si trova lì da sempre.") portata da William Paley (1743-1805), arcidiacono di Carlisle, nel libro Teologia Naturale (1802).
Applicando questo principio a vari organismi e organi presenti in natura se ne desume che è impossibile che essi siano lo "stadio evoluto" di qualcosa che c'era prima. Ciò fa ritenere probabile (assai più che sotto un'ipotesi di pura casualità) che questi organismi siano apparsi in questo stadio perfetto e funzionante da un momento in poi e non abbiano avuto "progenitori". Esempi portati a sostegno di questo argomento sono i batteri unicellulari, l'occhio, il sangue, i reni.
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Il pastafarismo
Il Flying Spaghetti Monsterism (detto anche Pastafarismo) è una parodia di religione creata per protestare contro la decisione del consiglio per l'istruzione del Kansas di insegnare la creazione affiancata all'evoluzione nei corsi di scienze.
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La crisi della visione teleologica e il principio antropico
Da un punto di vista filosofico, l’evoluzionismo, nell’interpretazione darwiniana, sembra escludere l’esistenza di un fine o di uno scopo nella natura, e cioè sembra negare la visione teleologica (o finalistica) del mondo. Secondo la visione teleologica, esisterebbe un piano divino che governa l’economia degli esseri viventi. Infatti, gli organismi viventi risultano perfettamente adattati al loro ambiente. Questo perfetto adattamento, in apparenza, rivela un disegno. Il disegno, secondo i sostenitori del teleologismo, deve avere un disegnatore e questo disegnatore è Dio. Invece, Darwin dimostra che l’adattamento degli organismi al loro ambiente è il prodotto del tempo e delle circostanze, senza la necessità di introdurre la nozione di Dio.
Più in particolare, secondo Darwin, il fatto che gli animali e le piante siano così ben adattati alle loro funzioni è il prodotto dell’esistenza di piccole variazioni organiche, della lotta per la vita, della selezione naturale, della sopravvivenza del più adatto e della trasmissione ereditaria delle variazioni vantaggiose.
Nonostante queste critiche rivolte all’argomento teleologico dall’evoluzionismo darwiniano, recentemente alcuni filosofi e scienziati hanno cercato di difendere una variante di tale argomento, nota come il principio antropico. Secondo questa concezione, le probabilità che il mondo si rivelasse adatto alla sopravvivenza e allo sviluppo degli uomini erano così scarse che si può concludere che il mondo sia comunque il lavoro di un architetto divino. Perciò, il fatto che gli esseri umani si siano evoluti e siano sopravvissuti ci fornirebbe una prova dell’esistenza di Dio. Dio deve aver esercitato un controllo sulle condizioni fisiche del nostro universo e deve averle regolate in modo tale da permettere l’evoluzione della forma di vita umana.
Più in particolare, se si calcola il tempo che lo sviluppo biologico richiederebbe, in base alle sole leggi del caso, per costituire la forma biologica umana completa a partire dalle forme biologiche più elementari, anzi, a partire dalla materia inorganica, si ottengono 10n anni, con n talmente elevato da essere praticamente incalcolabile. Già i tempi che si ottengono da calcoli statistici che ipotizzano una formazione "a caso" anche solo delle forme biologiche più elementari, sono inimmaginabilmente lunghi. E sono enormemente più lunghi i tempi che riguardano la presunta formazione "a caso" di organi estremamente complessi come quelli che permettono la vista, l’udito, la struttura delle vene, del cuore, del sangue, dell’apparato alimentare, riproduttivo, etc. e il loro armonico e complementare comportamento. Invece, il fenomeno evolutivo che ha prodotto sulla Terra l’essere umano intelligente completo si è svolto in un numero di anni pari a 1010, cioè in un tempo (relativamente) molto breve. Il valore di 10, di fronte al valore incalcolabile di 10n, necessario per giustificare il prodursi "a caso" dell’albero biologico, equivale praticamente a zero. Dunque, secondo i sostenitori del principio antropico, l’evoluzione dell’uomo è avvenuta troppo rapidamente per essere frutto del caso, e ha dovuto richiedere l’intervento di Dio. Chi accetta questa concezione, pensa che l’evoluzione cosmica sia finalizzata da Dio all’avvento dell’uomo. L’uomo rappresenterebbe il culmine e il fine dell’universo. Infatti, con l’avvento dell’uomo, l’universo, cioè la natura, si autoriconosce, prende coscienza di sé.