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Ok della Ue alla norma salva-api. Stop di due anni ai pesticidi killer

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    wheaton80
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    00 05/05/2013 01:22

    Schiaffo ai big dell'agrochimica come Bayer e Syngenta: Bruxelles, malgrado un voto non decisivo in Commissione, blocca per due anni l'uso di tre neonocotinoidi, rintenuti potenziali responsabili della morte di migliaia di alveari in tutta Europa. La "Api Spa" vale 29 miliardi di euro

    di ETTORE LIVINI



    BRUXELLES - Gli alveari europei tirano un sospiro di sollievo. La Commissione Ue ha deciso infatti di bandire per due anni l'uso in agricoltura di una serie di neonicotinoidi, pesticidi che "secondo le ricerche della European food safety authority - ha sottolineato il Commissario alla salute Tonio Borg - pongono seri rischi per la vita delle api". Bruxelles, alla luce di queste ricerche, aveva proposto di eliminare del tutto l'uso di questi anti-parassitari prodotti soprattutto dalla tedesca Bayer e della svizzera Syngenta. A favore di questa iniziativa hanno votato 15 paesi, otto hanno detto "no" (tra cui l'Italia) e quattro si sono astenuti, mancando quindo l'obiettivo di una maggioranza qualificata per il bando totale. La Ue a questo punto ha deciso di fare da sè, procedendo per ora allo stop biennale dal primo dicembre in attesa di ulteriori deliberazioni. Il divieto riguarda l'utilizzo su girasole, mais, colza e grano.

    L'industria chimica negli ultimi anni ha combattuto una battaglia a tutto campo contro il bando ai neonicotinoidi sottolinenando che una decisione di questo tipo avrebbe messo a rischio 50mila posti di lavoro e un business che vale da solo 17 miliardi di euro. Di parere opposto gli ambientalisti. I semi conciati con neonicotinoidi (antiparassitari potentissimi che non lasciano residui nel cibo) si sono rivelati infatti letali per le api. I poveri imenotteri che vengono in contatto con queste sostanze finiscono infatti spesso per morire a causa del cosiddetto "Colony collapse disorder". L'Italia
    ne ha bandito l'uso nel 2008, rinnovandolo ogni anno e i risultati non sono mancati. Dalle 185 segnalazioni di morie d'alveari di quell'anno si è passati all tre del 2009 e allle 0 dei due anni successivi. Il "no" di ieri di Roma (che pochi mesi fa aveva votato a favore dello stop per due anni) è stato giustificato con la decisione della ue di impedirne l'uso in granuli sulle foglie di piante da frutto prima della fioritura. Limiti all'uso dei pesticidi erano già stati adottati anche in Germania e in Francia.

    La Ue qualche anno fa - visti i pareri discordanti - ha affidato uno studio specifico alla Efsa. L'agenzia ha valutato gli effetti cronici sulla vita dell'alveare e delle api, prendendo in considerazione il contatto delle api sia con le polveri contenenti tali sostanze rilasciate nel corso della semina, sia con le sostanze presenti nel polline o nel nettare delle piante trattate. Ad ognuna delle tre sostanze è stato associato un elevato rischio acuto nel momento in cui le api ci entrano a contatto. Una decisione basata anche su strette valutazioni economiche visto che l'oscuro lavoro delle api, tra impollinazione e produzione di miele, vale secondo Bruxelles un giro d'affari annuo di 29 miliardi. Senza i nostri preziosi amici alati, dice Albert Einstein "il genere umano avrebbe quattro anni di vita". Oggi, come minimo, ce ne siamo garantiti sei.

    www.repubblica.it/economia/2013/04/29/news/ok_della_ue_alla_norma_salva-api_stop_di_due_anni_ai_pesticidi_killer-5...
    [Modificato da wheaton80 05/05/2013 01:24]
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    wheaton80
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    00 28/11/2016 23:59
    Glifosato, per una volta vincono i diritti dei cittadini

    E’ una vittoria importante, quella conquistata ieri dalle ONG sui colossi dell’agrochimica. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ribadito che i cittadini hanno il diritto di essere pienamente informati riguardo i pesticidi, la loro natura e i loro effetti sull’ambiente (http://curia.europa.eu/jcms/upload/docs/application/pdf/2016-11/cp160128en.pdf). La precisazione è fondamentale, perché su questo terreno è in pieno svolgimento lo scontro sul glifosato tra alcune delle ONG più attive sul tema e multinazionali come Bayer e Monsanto. La decisione della Corte è contenuta in due pareri relativi a come interpretare la formula “informazioni sulle emissioni nell’ambiente”. Quando viene presentata una richiesta di accesso a documenti ambientali, precisa la Corte, tale concetto “copre, tra gli altri, le informazioni riguardanti la natura e gli effetti del rilascio di un pesticida nell’aria, nell’acqua o nel suolo, o sulla vegetazione”. L’industria fitosanitaria, finora, aveva spinto per una lettura ristretta, cioè considerava “emissioni” soltanto quelle sotto forma di CO2 o altri gas serra nell’atmosfera, così da non dover rendere conto dei suoi prodotti. La Corte ha poi aggiunto un’ulteriore precisazione, ancora più rilevante della prima. Nel testo della decisione si legge che “la confidenzialità di un’informazione commerciale o industriale non può essere invocata per precludere la pubblicazione di detta informazione”. Questo era il secondo escamotage usato dai colossi dell’agrochimica: acconsentire a rilasciare i dati contenuti negli studi sugli effetti del glifosato da loro condotti, salvo fornirli in modo parziale e lacunoso in nome del “segreto industriale”. Una mossa che d’ora in avanti non sarà più ammessa. Il primo effetto di questa vittoria sarà la pubblicazione degli studi dell’Agenzia Europea sulla Sicurezza Alimentare (EFSA) sul glifosato, finora tenuti in gran parte segreti proprio perché quei documenti sarebbero “sensibili dal punto di vista commerciale”. Nel novembre 2015 l’EFSA aveva pubblicato una valutazione degli effetti del pesticida, considerandolo non cancerogeno e ribaltando così il parere dello IARC, l’omologa agenzia dell’ONU. È sulla base di questi studi che a giugno l’UE ha deciso di prorogare per altri 18 mesi l’autorizzazione al glifosato.

    24 novembre 2016
    www.rinnovabili.it/ambiente/glifosato-vincono-diritti-cittad...
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    wheaton80
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    00 11/12/2016 21:52
    Coldiretti Calabria: bandito l'uso del "glifosate", battaglia vinta

    Catanzaro – “La Giunta Regionale”, rende noto la Coldiretti Calabria, “con la deliberazione n. 461/2016, ha proceduto all’aggiornamento dei Disciplinari di Produzione Integrata delle Infestanti e Pratiche Agronomiche. “Bersaglio centrato”, commenta Molinaro, Presidente di Coldiretti Calabria; “Questo significa che è stato bandito l’uso del diserbante “glifosate” e l’agricoltura calabrese ha tutto da guadagnarci perché si qualifica sempre di più garante della sicurezza alimentare, conferma alti standard qualitativi e questo incide notevolmente sulla valorizzazione delle nostre produzioni. E’ una decisione che in questi mesi abbiamo fortemente richiesto – sottolinea – convinti come siamo che generi un futuro trasparente anche verso i cittadini consumatori. “Glifosato zero” ci pone sempre di più ai primi posti quale territorio vocato al biologico e a produzioni di qualità eco-sostenibili e ci caratterizza come regione green ed è un sicuro valore aggiunto da spendere efficacemente sul mercato. Certamente - conclude - devono essere bloccate le importazioni dai Paesi che continuano ad utilizzare il glifosate in preraccolta e occorre che la Regione intensifichi i controlli sia attraverso il servizio fitosanitario che gli appositi uffici di prevenzione delle ASP; i consumatori adesso sanno che il Made in Calabria ha standard di sicurezza elevati e quindi possono consumare i nostri prodotti e ciò rappresenta senza dubbio un vantaggio competitivo.

    08 Dicembre 2016
    www.lametino.it/Ultimora/coldiretti-calabria-bandito-l-uso-del-glifosate-battaglia-vi...
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    wheaton80
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    00 05/05/2018 23:31
    «Morìa di api per eccesso di pesticidi»: campi sotto sequestro a Udine

    Il GIP del tribunale di Udine ha messo sotto sequestro una ventina di campi coltivati a mais nella zona di sua competenza ritenendo i proprietari responsabili di una morìa di api verificatasi nella zona a causa dell’uso eccessivo di pesticidi per agricoltura. Il GIP Daniele Faleschini contesta il reato di disastro ambientale ed è la prima volta che la magistratura interviene con un provvedimento su un fenomeno, la diminuzione degli insetti impollinatori, oggetto di ripetuti allarmi e che la stessa UE imputa a un’overdose di prodotti chimici nei campi.

    «Danneggiato l’ecosistema»
    Tecnicamente si tratta di un sequestro preventivo volto a impedire che i campi vengano seminati (a mais, ma anche a soia) ma anche che vengano eliminate le colture in corso. I provvedimenti sono stati eseguiti dal Corpo Forestale dello Stato, che ha anche notificato avvisi di garanzia a 38 persone in tutto. A tutti viene contestato di «aver cagionato abusivamente una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile dell’ecosistema e della biodiversità della fauna in generale». I terreni e le colture messe sotto sequestro dal GIP sarebbero stati trattati secondo l’accusa con neonicotinoidi. Alcune segnalazioni erano arrivate nei giorni scorsi da apicoltori della provincia di Udine, i quali aveva riscontrato un dimezzamento nel periodo di vita degli insetti.

    Le «sentenze» della UE
    La diminuzione delle api è un fenomeno sotto osservazione da anni: secondo la rivista Nuova Ecologia, almeno dal 2006 ha cominciato ad avere proporzioni vistose. Sotto accusa, come detto, alcuni pesticidi di cui si fa largo uso in zone a prevalente monocultura, come sono appunto molti territori del Nordest. Secondo l’EFSA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, il 9,2% della popolazione delle api sarebbe a rischio di estinzione; la stessa agenzia, nel 2013, ha detto che esiste un «elevato rischio» di correlazione tra il calo degli insetti e l’uso di alcune sostanze chimiche. Nel 2008 un consorzio di allevatori aveva vinto davanti al TAR del Lazio una causa contro tre multinazionali che si erano viste inibire dalla UE l’uso di alcuni prodotti. Sempre Buxelles, il 27 aprile scorso, aveva dichiarato lo stop all’uso di tre neonicotinoidi proprio perché nocivi per le api.

    Claudio Del Frate
    4 maggio 2018
    www.corriere.it/animali/18_maggio_04/moria-api-eccesso-pesticidi-campi-sottosequestroudine85ff9f04-4f9d-11e8-add4-a53a42c918...
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    wheaton80
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    00 14/03/2019 15:17
    Moria di api in Friuli, sequestrati oltre 200 terreni agricoli per probabile abuso di pesticidi

    L’operazione di sequestro dei terreni è ormai di alcuni giorni fa, esattamente del 5 e 6 marzo scorsi, dopo che la Procura di Udine aveva contestato l’ipotesi di inquinamento ambientale nell’ambito dell’inchiesta sulla moria di api in Friuli Venezia Giulia. Secondo una nota “i provvedimenti riguardano 236 terreni agricoli”, sequestro preventivo avvenuto in vari comuni della provincia di Udine da parte del Corpo Forestale regionale, sfociato nel divieto di coltivazione di mais conciato con qualsiasi principio attivo tossico per le api. Un modo per proteggere gli insetti e fare luce su quanto accaduto.

    Moria di api in Friuli. Sotto accusa il Mesurol
    L’indagine è iniziata nel 2017, dopo che numerosi apicoltori avevano segnalato un’anomala moria di api in alcune aree agricole nella provincia di Udine. “Dopo numerose segnalazioni da parte dei nostri associati, che segnalavano che molte delle bottinatrici stavano morendo, portando al collasso di intere famiglie, abbiamo deciso di portare l’esposto in procura”, spiega Luigi Capponi, Presidente del Consorzio Apicoltori del Friuli Venezia Giulia. “Sulla base di questo, già nel 2018 la Procura di Udine fece delle indagini portando alcuni agricoltori a patteggiare”. Lo scorso aprile, dopo le nuove semine, la moria di api è continuata e di conseguenza il Consorzio, insieme ad altri tre associati, ha portato un nuovo esposto in procura, culminato poi con una seconda indagine. A quel punto il Corpo Forestale regionale e l’Arpa regionale, dopo le adeguate analisi sulle sementi, confermava la presenza della sostanza di sintesi, conosciuta come Mesurol, un potente insetticida a base di Methiocarb, usato anche su piante da frutto e ornamentali. Sotto osservazione ci sarebbe l’erroneo utilizzo e la violazione delle prescrizioni di sicurezza dell’insetticida, che si è dimostrato essere particolarmente tossico per i pronubi, ovvero per tutta la famiglia di insetti impollinatori. “Senza l’attenzione da parte della procura non avremmo potuto fare niente”, ha detto Capponi commentando l’accaduto.

    Per salvare le api c’è bisogno di un’altra agricoltura
    Una vittoria da parte degli apicoltori, che ha portato a fare luce sull’uso errato di un potente pesticida: su 400 aziende controllate infatti, oltre 150 non usavano il prodotto in sicurezza. Anche se il Presidente del consorzio precisa che “quando accadono queste cose perdiamo tutti. Perché purtroppo rendiamo malsano un territorio. Cosa diamo ai nostri nipoti, alle generazioni future?”. Una questione indubbiamente culturale, ma che riguarda anche la scarsa formazione del settore agricolo. “Ci sono intere aree dove si coltiva senza l’impiego di fitofarmaci di sintesi e la produttività è la stessa, se non superiore”, continua Capponi. “Un’agricoltura diversa, più consona a quelle che sono le problematiche di oggi, si può fare. Anche senza prodotti di sintesi. Molti tra coloro che hanno scelto un’altra agricoltura mostrano come l’ambiente e il territorio ne traggano giovamento”. Api comprese.

    Rudi Bressa
    13 mar 2019
    www.lifegate.it/persone/news/moria-di-api-friuli-sequestrati-p...
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    wheaton80
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    00 23/01/2020 17:58
    Come l’aumento delle coltivazioni di cannabis negli USA sta salvando le api. Lo studio che non t’aspetti

    Le api vanno pazze di cannabis, lo ha dimostrato un nuovo studio della Cornell University, pubblicato su Environmental Entomology, secondo il quale sempre più api “frequentano” le piante di canapa di alcune aree degli Stati Uniti, dove la produzione si è notevolmente espansa anche in seguito alla diffusa legalizzazione:

    academic.oup.com/ee/advance-article/doi/10.1093/ee/nvz141...

    Le api, secondo i ricercatori, avrebbero trovato un pò di sollievo in queste coltivazioni, riprendendosi dallo stress subito a causa della perdita del loro habitat naturale, dovuto alla progressiva espansione dell’agricoltura intensiva su larga scala, che ha sia influito sulla diminuzione della diversità vegetale che introdotto un largo impiego di pesticidi chimici e insetticidi, agenti patogeni e parassiti persistenti. Le coltivazioni in questione, in rapida espansione nel panorama agricolo americano, sono quelle di canapa industriale, la Cannabis sativa, che offre una risorsa floreale unica per le api nei paesaggi agricoli, e che ha supportato ben 16 diverse specie di api:“Abbiamo identificato tutti i visitatori di api a livello di specie e abbiamo scoperto che la canapa ha supportato 16 diverse specie di api”. Queste coltivazioni sono impollinate solo dal vento e la canapa non ha nettare ma produce in abbondanza polline durante un periodo di carenza floreale nei paesaggi agricoli, a fine estate, polline di cui le api in questione vanno pazze.

    I ricercatori hanno compreso che la canapa ha il potenziale, quindi, per rappresentare una risorsa nutrizionale fondamentale per una variegata comunità di api e che può essere utile per sostenere “i servizi di impollinazione a livello di agro-ecosistemi per altre colture nel paesaggio”. Pertanto, con l’aumentare della coltivazione della canapa, “i coltivatori, i gestori del territorio e i responsabili politici dovrebbero considerare il suo valore nel sostenere le comunità di api e tener conto della sua attrattiva per le api nello sviluppo di strategie di gestione degli infestanti”. Insomma, la cannabis potrebbe salvare le api ed è un’ottima notizia considerato che nel 2016 le api, negli Stati Uniti, sono state dichiarate ufficialmente a rischio di estinzione, e negli ultimi cinque anni, nel mondo sono scomparsi 10 milioni di alveari, circa 2 milioni l’anno e 200mila solo in Italia.

    Laura De Rosa
    20 gennaio 2020
    www.greenme.it/informarsi/animali/coltivazioni-cannabis-usa-salvano-api/?fbclid=IwAR1cHgZWRvftWiP64cgYRh1HS59GxdvHN6QbzFa6kNDw-wLc6qZCO5kGUYc#.XigDb_5324c....
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    wheaton80
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    00 07/05/2021 19:55
    Bayer, respinto il ricorso sui pesticidi neonicotinoidi: la Corte di Giustizia Europea salva le api

    Il Giudice Supremo dell’Unione Europea ha confermato il divieto parziale di tre insetticidi legati alla moria delle api, impedendone l’uso su alcune colture. La Corte di Giustizia Europea ha così di fatto respinto l’appello della Bayer (BAYGn.DE) che intendeva annullare il divieto stabilito dalla Commissione nel 2013 e poi confermato da un’altra sentenza della Corte del 2018. La sentenza ora copre tre principi attivi: Imidacloprid, sviluppato da Bayer CropScience, Clothianidin, sviluppato da Takeda Chemical Industries (4502.T) e Bayer CropScience, e Tiamethoxam di Syngenta. La Commissione nel 2013 aveva limitato l’uso dei neonicotinoidi e da quel momento non potevano essere utilizzati su mais, colza e altri tipi di cereali, mentre ancora potevano essere usati per altre colture, come la barbabietola da zucchero. La Commissione aveva poi riesaminato le approvazioni a causa della eccessiva perdita di colonie di api proprio per l’uso improprio di pesticidi e la Corte ha adesso confermato la sentenza del Tribunale dell’UE del 17 maggio 2018, sottolineando ancora una volta l’importanza del principio di precauzione. In tutta risposta Bayer aveva detto che non c’erano nuove conoscenze scientifiche sufficienti per giustificare le restrizioni, ma la Corte di Giustizia ha dato ragione all’esecutivo comunitario e ha respinto il ricorso, condannando l’azienda a farsi carico di tutte le spese legali di entrambe le parti. Come riporta Reuters, la Bayer si dichiara delusa dalla sentenza e continua a sostenere la sicurezza dei suoi prodotti, che ancora sono utilizzati in altre regioni con l’applicazione di adeguate misure di mitigazione del rischio. “Il verdetto sembra concedere alla Commissione quasi carta bianca di rivedere le approvazioni esistenti sulla minima prova, che non devono nemmeno prendere in considerazione nuovi dati scientifici“, conclude il portavoce. "La Corte di Giustizia ha ribadito che la protezione della natura e della salute delle persone ha la precedenza sugli interessi economici ristretti di potenti multinazionali", dice Andrea Carta, stratega legale di Greenpeace. La Bayer e la Syngenta, di proprietà di ChemChina, avevano avvertito che vietare gli insetticidi significherebbe che gli agricoltori sarebbero tornati a prodotti chimici più vecchi e ne avrebbero spruzzati di più. Nonostante il divieto, tra il 2013 e il 2019 sono state concesse 206 autorizzazioni di emergenza per l’uso di queste sostanze bandite nell’UE. Per proteggere le api, la Commissione ha proposto obiettivi per ridurre della metà l’uso di pesticidi chimici nell’UE, con un obiettivo del 20 per cento entro il 2030“.

    Fonti

    - curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=240844&pageIndex=0&doclang=EN&mode=req&dir=&occ=first&part=1&ci...
    - www.greenpeace.org/eu-unit/issues/nature-food/45589/eu-court-of-justice-rejects-bayer-attempt-to-overturn-bee-killing-pestic...

    Germana Carillo
    07 maggio 2021
    www.greenme.it/informarsi/agricoltura/bayer-perder-ricorso-pe...
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    wheaton80
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    00 16/05/2022 23:03
    Le pressioni di Bayer per condizionare lo studio sui pesticidi killer delle api

    Bayer e altre aziende agrochimiche hanno finanziato una ricerca condotta dall’Università dell’Ohio per valutare l’impatto dei loro neonicotinoidi, la classe di insetticidi più usata al mondo e tra le cause principali della moria di api, impiegati nel mais durante le campagne 2014 e 2015, e di come abbiano influenzato la vita dei laboriosi insetti. I neonicotinoidi inclusi nello studio prevedono un trattamento che riveste il seme, un tipo di impiego molto controverso perché accusato di disperdere nell’ambiente e quindi anche nel polline il pesticida che dovesse sfaldarsi dai “chicchi”. Il portale statunitense UsRtk ha pubblicato una lunghissima inchiesta giornalistica di Abbe Hamilton dalla quale emergono le pressioni esercitate da Bayer sui ricercatori affinché non pubblicassero una serie di risultati e soprattutto foto dalle quali si evinceva come i semi rivestiti dal neonicotinoidi si degradassero rilasciando il principio attivo nocivo per le api:

    usrtk.org/pesticides/bayer-osu-neonic/

    Chiariamolo subito: il rapporto finale dell’Università includeva 14 foto dei semi degradati che Bayer voleva fermare e i ricercatori, come testimoniano le e-mail pubblicate da US-Right to Know, nonostante i tentativi di condizionare il loro lavoro, hanno portato a termine lo studio “schivando” gli ostacoli. Scrive Hamilton:“Dopo che i ricercatori hanno presentato i loro risultati preliminari alle ‘parti interessate’, che includevano i finanziatori, un funzionario della Bayer ha chiesto che la loro relazione finale escludesse le foto di semi di mais ricoperti di insetticida in cui il prodotto appariva difettoso. Ha anche esortato i ricercatori a qualificare le affermazioni nel rapporto finale che discutevano le minacce alla salute delle api in modi che andassero a vantaggio degli interessi aziendali di Bayer”.

    Bayer:“Non pubblicate le foto scomode”

    Il contratto di finanziamento dello studio, va specificato, prevedeva che le aziende agrochimiche potessero rivedere e commentare i risultati prima della pubblicazione e vagliare preventivamente i comunicati stampa e la condivisione dei risultati finali. Tuttavia non avevano la facoltà di “escludere” parti o passaggi del report conclusivo. Tantomeno le foto che mostravano gli effetti sui semi del trattamento per rivestimento. Negli studi precedenti, la quantità di pesticida che si staccava dal seme era generalmente inferiore al 2%, mentre i semi osservati dall’Università dell’Ohio mostravano un “rilascio” anche superiore al 30%. Il responsabile per gli studi scientifici della Bayer di allora mise dapprima in discussione i risultati ottenuti e il tipo di trattamento, infine cercò in tutti i modi di evitare la pubblicazione delle foto dello stato dei semi. “La qualità del trattamento delle sementi dei semi utilizzati nello studio OSU (Ohio State University, ndr) è incerta. Data questa incertezza, suggerirei di rimuovere le fotografie dei semi abrasi dal rapporto, o almeno di fare una dichiarazione chiara che indichi che la qualità del trattamento di questi semi è sconosciuta”, si legge in una e-mail inviata dal responsabile Bayer al ricercatore Reed Johnson. Le pressioni furono anche più dirette, con richieste di “modifiche” al rapporto e la “rimozione” di alcuni aggettivi come “elevata” nella degradazione dei semi. Tutti tentativi di condizionare lo studio respinti al mittente.

    Il pesticida non aderisce bene al seme e si disperde

    Bayer era anche preoccupata a ridimensionare l’impatto dei suoi nenonicotinoidi sulla moria delle api:“È importante che il rapporto sottolinei che il livello di mortalità documentato in questo studio era basso e non ha avuto effetti osservati sullo sviluppo o sulla vitalità delle colonie”. Cercando anche di limitare la portata dello studio:“Il numero di prove è troppo basso per trarre le conclusioni definitive”. Ma come dimostrano gli studi più recenti, la mortalità delle api si è ridotta solo perché tanto nella UE che negli Stati Uniti (anche se in forma più attenuata) sono stati messi al bando diversi tipi di neonicotinoidi. La conclusione di Johnson tuttavia è un’altra:“Alla fine di questo progetto, la nostra conclusione principale è stata che si trattava davvero di un problema di controllo della qualità e il trattamento delle sementi non aderiva bene al seme“. UsRtk sottolinea anche che in questi anni i trattamenti per il rivestimento hanno fatto dei miglioramenti ma questa tecnica lascia aperti ancora tanti dubbi e continua a minacciare la vita delle api.

    Erika Corpo
    08 maggio 2022
    ilsalvagente.it/2022/05/08/bayer-pesticidi-killer-delle-api/