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Putin contro il Sionismo globale dei Rothschild

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2024 17:58
07/03/2015 19:05
 
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Sanzioni alla Russia producono danni per miliardi di dollari negli USA: ExxonMobil perde pozzi e giacimenti di greggio

LONDRA - La politica antirussa voluta da Obama e dall' Unione Europea ha fatto un'altra vittima eccellente. E difatti pochi giorni fa il gigante petrolifero ExxonMobil ha dichiarato che le sanzioni imposte alla Russia rischiano di fargli perdere un miliardo di dollari, circa duemila miliardi delle vecchie lire. Il motivo di tali perdite sta nel fatto che in passato ExxonMobil ha siglato una joint ventures con la compagnia petrolifera russa Rosneft per sfruttare giacimenti nell'Artico, nel mar Nero e in Siberia ma, visto che Washington ha vietato la fornitura di alcuni tipi di equipaggiamenti e servizi, ecco che il gigante USA è stato costretto ad abbandonare questi progetti incorrendo in gravi perdite finanziarie. Ovviamente il governo russo non è rimasto con le mani in mano e difatti ha invitato società cinesi a prendere parte in queste joint ventures e anche se questi nuovi soci non hanno l'esperienza e la tecnologia delle società americane di sicuro sono abbastanza capaci di continuare il lavoro lasciato a metà dalla ExxonMobil; quindi oltre al danno c'è la beffa, anche perché questi giacimenti sono tra i pochi rimasti ad essere accessibili e abbondanti. D'altra parte la politica antirussa voluta da USA e UE ha fatto avvicinare Russia e Cina, tant'é che quest'ultima, oltre ad aver siglato accordi per comprare gas russo negli ultimi mesi, ha aumentato le importazioni di petrolio russo e i due paesi stanno già lavorando per costruire nuovi oleodotti, alcuni dei quali dovrebbero raggiungere anche la Corea del Sud. Non c'è che dire, alla cretinaggine non c'è limite e sicuramente in Russia in molti si staranno facendo delle grasse risate visto che mai si era vista una multinazionale del petrolio perdere soldi in maniera così stupida. A questo si aggiunge il fatto che la ExxonMobil ha spianato la strada alla Cina, facendola entrare con questa rinuncia nel "club" delle nazioni estrattrici di greggio, cosa che finora non era avvenuta. Doppio "score" negativo per la Casa Bianca.

Giuseppe de Santis
4 marzo 2015
www.ilnord.it/c4115_SANZIONI_ALLA_RUSSIA_PRODUCONO_DANNI_PER_MILIARDI_DI_DOLLARI_NEGLI_USA_EXXON_MOBIL_PERDE_POZZI_E_GIACIMENTI_DI...
17/03/2015 20:55
 
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Colosso tedesco delle armi denuncia il governo Merkel:"Sanzioni a Putin dannose"

Il governo di Angela Merkel potrebbe trovarsi a fronteggiare una bella grana in tribunale. L'esecutivo tedesco è infatti stato citato per danni dal colosso dell'industria militare Rheinmetall, che ha chiesto un risarcimento milionario per i danni subìti in seguito alle sanzioni economiche imposte alla Russia dall'Unione Europea. Il gigante tedesco degli armamenti, riferisce tra gli altri anche la Suddeutsche Zeitung, si prepara a chiedere al governo Merkel ben 120 milioni di euro: in base a un contratto sottoscritto nel 2011, il gruppo militare germanico avrebbe dovuto costruire un centro di addestramento per militari russi vicini a Nizhny Novgorod per un valore di 135 milioni di euro. In questo centro avrebbero potuto essere addestrati fino a 30mila soldati russi. Già dall'anno scorso, però, il ministro tedesco dell'Economia Sigmar Gabriel aveva vietato alla società le esportazioni verso la Russia, appellandosi alle sanzioni approvate dalla UE contro Putin. In Germania, aggiunge la Suddeutsche Zeitung, è stato creato un numero verde per le aziende che vogliano informarsi su quali prodotti siano esportabili in Russia e quali no. Dalla Rheintall, però, non sono rimasti soddisfatti delle imposizioni governative. A perdere tutti i milioni previsti dal contratto non ci stanno. E così hanno citato il governo per danni.

Giovanni Masini
17/03/2015
www.ilgiornale.it/news/economia/colosso-tedesco-delle-armi-denuncia-governo-merkel-sanzioni-1106...
28/04/2015 14:17
 
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L'Iran e la Russia abbandonano il dollaro nel commercio bilaterale

Le autorità bancarie iraniane hanno annunciato ieri che il nuovo meccanismo per effettuare trasferimenti in rubli alle banche iraniane dalla Russia è diventato operativo. Il responsabile degli affari monetari della Banca Melli, Gholam-Reza Panahi, ha annunciato che il meccanismo permetterà agli esportatori iraniani di trasferire pagamenti in rubli dei clienti russi in Iran attraverso la Business Bank Mir, con sede a Mosca. All'inizio di quest'anno, l'ambasciatore iraniano a Mosca aveva annunciato che l'Iran e la Russia si stavano preparando a creare "una banca comune, o un conto congiunto in modo da poter effettuare pagamenti in rial e rubli", e aveva deciso di istituire un gruppo di lavoro su questo tema. Inoltre, nel 2015 l'Iran prevede di firmare un contratto o memorandum con l'Unione Economica Eurasiatica e intende cogliere l'occasione per le sue esportazioni verso la Russia e gli altri paesi dell'Unione, secondo le parole dell'Ambasciatore. E dal momento che a volte una foto vale più di mille parole, per rimanere in tema de-dollarizzazione, ZeroHedge presenta la seguente mappa, che mostra tutti i paesi che hanno aderito all'Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB):



27/04/2015
www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=11409
13/05/2015 04:12
 
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Vittoria sul nazismo, l'Europa insulta i russi



Mosca celebra i settant'anni della vittoria sulla Germania nazista. E lo fa alla maniera russa, con la solita grande parata di reduci e mezzi militari sulla Piazza Rossa. Che fa allora il bravo giornalista? Ci racconta quante centinaia di mezzi militari hanno percorso le vie della città (200, con 150 aerei a sorvolarli), se vuol fare l'informato ci parla del nuovo modello di carro armato apparso alla sfilata. E ovviamente ci spiega che dei 68 presidenti e capi di Governo invitati da Vladimir Putin solo la metà ha accettato l'invito, e nessuno di quelli occidentali. Insomma, il bravo giornalista tutto farà tranne che spiegare ai lettori quale colossale errore sia stato, da parte dei nostri leader, soprattutto quelli europei, disertare l'appuntamento. E lo fa perché lui è come noi. E' cresciuto ed è stato educato dopo la guerra calda, e cioè in piena guerra fredda, quando dell'Urss si poteva solo dir male. Nessuno gli ha mai spiegato bene che dei 70 milioni di morti, almeno 23 (ma molte stime dicono 27) furono soldati e civili sovietici, una cifra che fa sembrare uno scherzo i 415 mila morti americani. Che furono i sovietici a liberare Berlino e Auschwitz. Sempre loro a decimare le armate naziste in Europa. E' anche per questo, e non solo perché sono gonfi di orgoglio nazionale, che i russi chiamano "grande guerra patriottica" quella che per il resto del mondo è la seconda guerra mondiale. Perché fu mondiale, sì, ma con un prezzo più alto per i russi rispetto a chiunque altro. Per Obama la cosa è diversa: lui mica ce l'ha ai confini, la Russia. Ma i leader europei che hanno disertato la parata devono capire bene una cosa: lo schiaffo non l'hanno dato al Cremlino, l'hanno dato ai russi. Trattandoli da alleati di serie B, gente il cui sacrificio può tranquillamente essere dimenticato o disprezzato. E facendo così un grande favore politico a Vladimir Putin, che potrà contare, in futuro, su uno spirito patriottico e nazionalistico ancora più forte. E non solo. L'assenza dei nostri leader dà un'ulteriore spinta alle alleanze alternative che la Russia sta stipulando con Paesi come Cina e Turchia, con cui in passato ha sempre avuto guerre, rapporti tesi e, nei momenti migliori, diffidenza. Un altro straordinario risultato politico, la conferma che la politica estera dell'Unione Europea, purtroppo, non è inesistente. E' stupida.

Fulvio Scaglione
09/05/2015
m.famigliacristiana.it/articolo/vittoria-sul-nazismo-l-europa-insulta-i-r...
25/05/2015 21:53
 
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Washington si suicida

Sono giorni tristi a Washington e Wall Street. L’unica superpotenza una volta incontrastata, dal crollo dell’Unione Sovietica un quarto di secolo fa, perde influenza globale con una rapidità imprevedibile solo sei mesi fa. L’attore chiave che ha catalizzato la sfida globale a Washington quale unica superpotenza è Vladimir Putin, Presidente della Russia. Questo è il contesto reale della visita a sorpresa del segretario di Stato John Kerry a Sochi per incontrare il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e poi discutere per quattro ore con “Satana” in persona, Putin. Lungi da provare un “reset”, gli sfortunati strateghi geopolitici di Washington cercano disperatamente di trovare il modo migliore per piegare l’Orso russo. Un ritorno al dicembre 2014 è istruttivo per capire il motivo per cui il segretario di Stato degli USA porge apparentemente il ramoscello di olivo alla Russia di Putin in questo frangente. All’epoca Washington sembrava piegare la Russia, con le sue sanzioni finanziarie mirate e l’accordo con l’Arabia Saudita per far crollare i prezzi del petrolio. A metà dicembre il rublo era in caduta libera nei confronti del dollaro. Anche i prezzi del petrolio precipitarono a 45 dollari al barile da 107 di soli sei mesi prima. Poiché la Russia è fortemente dipendente dalle entrate petrolifere e dall’esportazione del gas per le finanze dello Stato, e le compagnie russe avevano enormi obbligazioni del debito in dollari all’estero, la situazione appariva desolante al Cremlino. Qui il destino, per così dire, è intervenuto in modo inaspettato (almeno per gli architetti della guerra finanziaria e del crollo petrolifero degli USA). Inoltre l’accordo di John Kerry con il morente re saudita Abdullah nel settembre 2014 affliggeva le finanze russe, ma minacciava anche l’esplosione dei circa 500 miliardi di dollari di titoli “spazzatura” ad alto rischio, il debito dell’industria dello scisto degli Stati Uniti assunta dalle banche di Wall Street negli ultimi cinque anni per finanziare la tanto vantata rivoluzione del petrolio di scisto degli USA, che brevemente ha sospinto gli Stati Uniti a superare l’Arabia Saudita come maggiore produttore di petrolio del mondo.

I danni collaterali della strategia degli Stati Uniti
Ciò che Kerry non ha notato nel suo intelligente mercato delle vacche saudita, era l’occulta doppia agenda dei monarchi sauditi che avevano già chiarito che non volevano affatto che il loro ruolo di primo produttore di petrolio del mondo e re del mercato venisse offuscato dall’industria del petrolio di scisto dei parvenu statunitensi. Volevano colpire Russia e anche Iran, ma il loro obiettivo principale era uccidere i rivali del petrolio di scisto degli Stati Uniti, i cui progetti si basavano sul petrolio a 100 dollari al barile, di meno di un anno prima. Il prezzo minimo del petrolio per evitare il fallimento, in molti casi era di 65-80 dollari al barile. L’estrazione di petrolio di scisto non è convenzionale ed è più costoso rispetto al petrolio convenzionale. Douglas-Westwood, società di consulenza energetica, stima che quasi la metà dei progetti petroliferi degli Stati Uniti in fase di sviluppo ha bisogno di un prezzo del petrolio superiore ai 120 dollari al barile, per fare cassa. Entro la fine di dicembre una catena di fallimenti del petrolio di scisto minacciava un nuovo tsunami finanziario mentre la carneficina della cartolarizzazione della crisi finanziaria 2007-2008 era tutt’altro che finita. Anche un paio di default di titoli spazzatura di alto profilo del petrolio di scisto scatenerebbe il panico negli Stati Uniti per i 1900 miliardi di dollari di titoli spazzatura sul mercato del debito, senza dubbio scatenando una nuova crisi finanziaria che l’affaticato governo degli Stati Uniti e la Federal Reserve a malapena gestirebbero, così minacciando la fine del dollaro quale valuta di riserva globale. Improvvisamente, nei primi di gennaio, il capo del FMI Lagarde lodava la banca centrale della Russia per la sua gestione di “successo” della crisi del rublo. L’Ufficio del terrorismo finanziario del Tesoro degli Stati Uniti, tranquillamente stilava ulteriori attacchi alla Russia, mentre l’amministrazione Obama fingeva la solita “III Guerra Mondiale” contro Putin. La loro strategia petrolifera aveva inflitto assai più danni agli Stati Uniti che alla Russia.

Fallimento della politica USA verso la Russia
Non solo, la brillante strategia bellica di Washington contro la Russia, avviata nel novembre 2013 a Kiev con il golpe di euromajdan, appare un manifesto fallimento totale creando il peggior incubo geopolitico che Washington possa immaginare. Lungi dal reagire da vittima inerme e rannicchiata dalla paura per gli sforzi degli Stati Uniti nell’isolare la Russia, Putin ha avviato una brillante serie di iniziative economiche, militari e politiche che entro aprile hanno contribuito a piantare il seme di un nuovo ordine monetario globale e del nuovo colosso economico eurasiatico che rivaleggia per l’egemonia con l’unica superpotenza USA. Ha sfidato i fondamenti stessi del sistema del dollaro e il suo ordine globale nel mondo, dall’India al Brasile a Cuba e dalla Grecia alla Turchia. Russia e Cina hanno firmato colossali nuovi accordi energetici che hanno permesso alla Russia di reimpostare la propria strategia energetica dall’ovest, dove UE e Ucraina su forti pressioni di Washington, sabotavano le forniture di gas russo all’Unione europea attraverso l’Ucraina. L’Unione europea, di nuovo su pressione intensa di Washington ha sabotato quindi il progetto di gasdotto della Gazprom, South Stream, per l’Europa meridionale. Piuttosto che essere sulla difensiva, Putin ha scioccato l’UE con la sua visita in Turchia, incontrando il presidente Erdogan e annunciando il 1° dicembre di aver cancellato il progetto South Stream di Gazprom e che avrebbe cercato un accordo con la Turchia per fornire gas russo al confine greco. Da lì, se l’UE vuole il gas, deve finanziare propri gasdotti. Il bluff dell’UE fu scoperto e il suo fabbisogno di gas in futuro sarà più remoto che mai. Le sanzioni dell’UE alla Russia sono fallite con la Russia che si vendica vietando l’importazione di prodotti alimentari dall’UE e rivolgendosi all’autosufficienza. E miliardi di dollari in contratti ed esportazioni per le imprese tedesche, come Siemens, o francesi come Total, si trovano improvvisamente nel limbo. Boeing ha visto annullati i grandi ordini per aeromobili dai vettori russi. La Russia ha annunciato di rivolgersi ai fornitori nazionali per la produzione di componenti cruciali per la Difesa. Poi la Russia è diventata fondatrice “asiatica” della riuscita nuova Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) della Cina, destinata a finanziare l’ambiziosa rete ferroviaria ad alta velocità della Cintura economica della Nuova Via della Seta dall’Eurasia all’UE. Invece che isolare la Russia, la politica statunitense ha fallito miseramente, nonostante le forti pressioni ai fedeli alleati degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia e Corea del Sud si precipitavano ad aderire alla nuova AIIB. Inoltre, nel vertice di maggio a Mosca, il presidente cinese Xi Jinping e Vladimir Putin annunciavano che la rete ferroviaria della Via della Seta cinese sarà pienamente integrata nell’Unione economica eurasiatica della Russia, una spinta sconcertante, non solo per la Russia, che avvicina l’Eurasia alla Cina, regione con la maggioranza della popolazione mondiale.

In breve, a John Kerry fu detto d’ingoiare il rospo e volare a Sochi, cappello in mano, per offrire una sorta di calumet della pace a Putin, dai circoli dirigenti degli Stati Uniti. Gli oligarchi avevano realizzato che i loro falchi neoconservatori come Victoria “Fottuta UE” Nuland, del dipartimento di Stato, e il segretario alla Difesa Ash Carter, favoriscono la creazione della nuova struttura mondiale alternativa che potrebbe significare la rovina del sistema del dollaro post-Bretton Woods dominato da Washington. Oops. Inoltre, costringendo gli “alleati” europei ad allinearsi agli USA contro Putin, con grave danno degli interessi economici e politici dell’Unione europea, evitando di partecipare al progetto di Cintura economico della Nuova Via della Seta e al boom economico degli investimenti che comporterà, i neo-conservatori di Washington sono riusciti anche ad accelerare il probabile distacco di Germania, Francia e potenze europee continentali da Washington. Infine, il mondo (tra cui anche occidentali anti-atlantisti) vede Putin quale simbolo della resistenza al dominio statunitense. Questa percezione, già emersa con la vicenda di Snowden, s’è consolidata con sanzioni e blocco, tra l’altro giocando un ruolo psicologico significativo nella lotta geopolitica: la presenza di un simbolo che accende nuovi centri di lotta all’egemonia. Per tutte queste ragioni, Kerry fu chiaramente inviato a Sochi per fiutare i possibili punti deboli per un nuovo assalto futuro. Ha detto ai pazzi furiosi sostenuti dagli Stati Uniti a Kiev di raffreddarsi e rispettare gli accordi di cessate il fuoco di Minsk. La richiesta è stata uno shock per Kiev. Il primo ministro, insediato dagli Stati Uniti, Arsenij Jatsenjuk, ha detto alla TV francese, “Sochi non è sicuramente il miglior resort e non è il posto migliore per una chiacchierata con il presidente e il ministro degli Esteri russi“. A questo punto l’unica cosa chiara è che Washington ha finalmente capito la stupidità delle sue provocazioni contro la Russia, in Ucraina e nel mondo. Quale sarà il loro prossimo piano non è ancora chiaro. Ciò che è chiaro è che un drammatico cambio di politica è stato ordinato all’amministrazione Obama dai vertici delle istituzioni statunitensi. Nient’altro può spiegarlo. Se la sanità mentale sostituirà la follia dei neo-con resta da vedere. Resta chiaro che Russia e Cina sono risolute più che mai a non rimanere in balia di una superpotenza irrazionale. Il patetico tentativo di Kerry di un secondo “reset” con la Russia, a Sochi, porterà poco a Washington. L’oligarchia degli Stati Uniti, come dice l’Amleto di Shakespeare “cade nella sua stessa trappola”, come il bombarolo che esplode con la sua bomba.

F. William Engdahl, New Eastern Outlook
24/05/2015
aurorasito.wordpress.com/2015/05/24/washington-si-suicida/
26/05/2015 13:09
 
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Vladimir Putin ha firmato la legge sulle organizzazioni straniere indesiderate

«Il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato la legge che permette di assegnare alle organizzazioni non governative straniere ed internazionali lo status di indesiderate in Russia». Il portale ufficiale di informazioni giuridiche ha pubblicato il documento in questione. «Le attività delle organizzazioni non governative straniere o internazionali che rappresentano una minaccia per i fondamenti del sistema costituzionale della Federazione Russa, per la difesa del paese o la sicurezza dello Stato, possono essere dichiarate indesiderabili nella Federazione Russa» cita la RIA Novosti il documento. Il riconoscimento di organizzazione indesiderata minaccia il divieto per le ONG di aprire l’attività nel paese, diffonderne il materiale informativo anche attraverso i mezzi di comunicazione, così come l'attuazione dei propri progetti nella Federazione Russa. Il riconoscimento di organizzazione indesiderata avverrà da parte del Procuratore Generale e dai suoi sostituti in coordinamento con il Ministero degli Esteri, mentre il Ministero della Giustizia formulerà l’elenco.

26 Maggio 2015
Fonte: russian.rt.com/article/93391

comunicati.russia.it/vladimir-putin-ha-firmato-la-legge-sulle-organizzazioni-straniere-indesider...
14/06/2015 03:48
 
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Putin offre all’Italia la via d'uscita dalla crisi: la cooperazione coi BRICS

Tre giorni dopo il vertice G7 in Baviera, che ha deciso nuove sanzioni contro la Russia, il Presidente russo Putin ha compiuto una visita ufficiale in Italia, che ha dato un segnale importante in controtendenza rispetto alle provocazioni di guerra di Obama e della Merkel a Schloss Elmau. Durante la conferenza stampa congiunta con Renzi all’Expo di Milano, Putin ha detto chiaramente che la politica delle sanzioni danneggia fortemente l’economia italiana, che ha già perso un miliardo a causa loro, e che anche se la Russia è stata esclusa dai G7 “esistono altri format, come ad esempio i BRICS”, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, che con la loro Nuova Banca per lo Sviluppo offrono crediti senza condizioni e grandi progetti infrastrutturali a cui partecipare. Anche Federalimentare ha chiesto lo stop alle sanzioni, che colpiscono non soltanto la nostra industria, ma anche la nostra agricoltura. L’invito a lasciare la dittatura dell’Euro ed aderire ai BRICS era stato formulato in precedenza anche al Premier greco Tsipras, durante la sua recente visita a Mosca. Per la Grecia si configura ormai come l’unica alternativa ai diktat della Troika (UE, BCE e Fondo Monetario Internazionale) che stanno mandando in rovina quel Paese e letteralmente uccidendo i suoi cittadini, a partire dai bambini, che non hanno neanche i soldi per mangiare a scuola, o gli anziani, che rischiano di perdere la pensione per attuare le riforme imposte dall’FMI. Lo stesso FMI che ha ammesso d’altro canto che le sue riforme hanno peggiorato la situazione, invece che migliorarla. Dopo la visita all’Expo, Putin si è recato a Roma per incontrare il Papa, al quale ha spiegato la situazione in Ucraina, ben diversa da quella descritta dai media. La crisi ucraina non è stata provocata da Putin, ma dall’amministrazione Obama, nella persona di Victoria Nuland, che ha messo al potere a Kiev un governo di cui fanno parte due partiti neonazisti, sostenuti a suon di miliardi sia da Obama che dalla Merkel. Hanno giustificato le sanzioni sostenendo che la Russia ha “annesso” la Crimea, mentre in realtà in Crimea c’è stato un referendum, e sono stati i cittadini a scegliere la Russia.

Ha quindi ragione Putin a definire il G7 “un club di cui non facciamo parte” ed offrire l’alternativa della cooperazione coi BRICS. Italia e Grecia saranno quindi le prime nazioni a lasciare la barca che affonda, questo sistema finanziario dominato dalla speculazione in derivati e dalla corruzione? Ce lo auguriamo, e stiamo lavorando in questo senso dallo scorso dicembre, con la petizione dello Schiller Institute per la cooperazione coi BRICS, a cui continuano a giungere adesioni (http://movisol.org/aggiornamento-delle-adesioni-alla-campagna-contro-le-sanzioni-alla-russia-e-per-la-collaborazione-con-i-brics/). Nella stessa Germania cresce l’opposizione interna alla folle politica della Merkel: l’industria tedesca, gli ex cancellieri Schmidt e Schroeder e perfino il Ministro degli Esteri Steinmeier (SPD), si sono pronunciati con durezza contro l’esclusione della Russia dal G7, in quanto, come ha ammesso lo stesso Renzi, la Federazione Russa svolge un ruolo di punta non soltanto nella cooperazione economica con l’Europa, a partire dalle forniture di gas che sono a rischio, ma anche nella lotta contro il terrorismo dell’ISIS. Steinmeier ha criticato il format del G7 senza la Russia aggiungendo:“Abbiamo bisogno urgente della Russia per contribuire a risolvere i conflitti vicini all’Europa e in Siria, Iraq e Libia”. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha offerto la collaborazione della Russia per sgominare l’ISIS, insieme a Iran e Siria, ma Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia e Arabia Saudita (gli stessi Paesi che in realtà hanno creato e finanziano l’ISIS in fuzione anti Assad ed anti Russia) l’hanno rifiutata, incuranti del fatto che le loro guerre coloniali in Iraq, Libia e Siria sono la causa non soltanto del dilagare del terrorismo, ma anche delle migrazioni di massa. La decisione della Francia di chiudere nuovamente le frontiere a Ventimiglia, come fece Sarkozy anni fa, per impedire il passaggio ai migranti che cercano di unirsi alle loro famiglie in Francia o Nord Europa, dice molto sull’immoralità di questa Europa, che lascia Italia e Grecia sole ad affrontare l’emergenza migranti. E’ ora che l’Italia esca dall’Europa degli speculatori, dei guerrafondai e dei criminali disumani, ed entri a far parte dei BRICS.

Liliana Gorini
13 giugno 2015
movisol.org/putin-offre-allitalia-la-via-da-uscita-dalla-crisi-la-cooperazione-co...
[Modificato da wheaton80 14/06/2015 03:49]
21/06/2015 22:38
 
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A che punto è la bolla dell’Occidente?

Benjamin Fulford è un celebre complottista, ma ha il dono della sintesi. La questione, dice, ormai è questa: il sistema finanziario occidentale è in bolla. Tutto sta a vedere se sarà un’implosione controllata, a cui potrebbe seguire una rinascita, oppure un’esplosione con caos, anarchia, rivoluzioni, sangue e miseria.



Molto sintetica la tabella qui sopra: mostra lo scollamento fra pseudo crescita finanziaria in USA (mercato del credito più azionario, in blu) e la crescita del PIL, ossia l’economia (più o meno) concreta. Ciò significa che “80 trilioni di prodotti finanziari americani non hanno alcun fondamento nel mondo reale. Un altro modo di dirlo è che il prezzo degli attivi americani, azioni e obbligazioni, dovrà calare dell’80% prima di toccare il terreno della realtà”. Era già successo in Giappone ai tempi della bolla, durante la quale i prezzi dei terreni di un solo quartiere di Tokio (la Ginza) valevano più dell’intera California. Su quei prezzi fantasticamente gonfiati, la finanza creativa costruiva crediti e titoli di credito sempre più irrecuperabili. Quando la bolla è scoppiata, “l’immobiliare nipponico è caduto del 90%”, trascinando con sé tutti i crediti che vi si erano appoggiati. “La bolla americana è 49 volte più grande. La domanda non è se scoppierà, ma quando”. Belle indicazioni sintetiche vengono da indici che la speculazione non può truccare, come il Baltic Dry Index, il prezzo dei noli navali per i trasporti di materie prime: è a un livello di una bassezza mai vista. Uno simile è l’indice cinese dei trasporti di merci in container, che denuncia la spedizione di prodotti finiti dalla Cina:



La Cina ha visto crollare l’export. Per questo ha fretta di applicare la sua (giusta) strategia della Via della Seta, un colossale piano di investimenti infrastrutturali in tre continenti. L’Occidente ha scelto un’altra via: si tiene stretto alla dogmatica anti-keynesiana, in questa fase radicalmente sbagliata. E ci racconta storie per farci paura, se scegliessimo un’altra strada. Per esempio:“Corsa agli sportelli in Grecia! E’ la fine per le banche elleniche!”. Quel che non ci strombazzano è quel che ha segnalato l’Associazione Americana degli Investitori Individuali: questi investitori privati, in maggio, hanno diminuito dal 67,9 al 57,8 la percentuale dei loro fondi che hanno impiegato in azioni. Detto altrimenti: in un solo mese, hanno venduto il 10 per cento delle loro azioni facendosi dare i soldi contanti. E poi ci vengono a parlare di “corsa agli sportelli in Grecia”? E questa che cos’è, se non la fuga da Wall Street? E i tedeschi vengono allarmati riguardo ai debitori greci. Dovrebbero allarmarsi di Deutsche Bank, la prima candidata all’implosione: S&P ne ha abbassato il rating a BBB+. “Quando Lehman Brothers è collassata, aveva un rating più alto, AA-“. Deutsche Bank, come sappiamo, ha nei libri contabili prodotti derivati del valore nominale di 54,7 miliardi di euro; il PIL tedesco è di 2,7 miliardi, il PIL dell’intera UE non supera i 9,6.

Irresponsabili
E ci vengono a dire che l’irresponsabile è Tsipras, che mette in pericolo la tenuta del sistema? Se c’è una parte di ragione in questa accusa, sta in questo: che per una quantità imprecisata di quei derivati, la “garanzia” che ha dato la DB è costituita da titoli pubblici ellenici. Un investimento sicuro, non c’è che dire. Anche se ora le banche private tedesce e francesi hanno accollato gran parte delle loro perdite ai contribuenti europei, come al solito – anzi persino ai contribuenti americani: nonostante la FED abbia dato miliardi per tenere in piedi le grandi banche europee, il pericolo resta. Perché non ci sono più riserve. C’è ancora l’oro a Fort Knox? Lo ha domandato in forza del Freedom of Information Act il sito specialistico Bullion Star. Gli hanno risposto: tranquillo, ogni anno il deposito è soggetto ad un audit, che consiste nella verifica dei sigilli ufficiali posti sulle casseforti. Anche l’anno scorso le ispezioni hanno riguardato il 97% dell’oro americano (8.134 tonnellate, dovrebbero esserci). Alla richiesta di avere copia dei rapporti di ispezione di anni precedenti, la risposta è stata: ci spiace, ma gli audit di 7 anni non riusciamo a trovarli. Che disdetta (https://www.bullionstar.com/blogs/koos-jansen/us-government-lost-7-fort-knox-gold-audit-reports/)! Sicché si capisce come mai molti paesi alleati (servi) degli Stati Uniti cerchino di ritirare il loro oro di Stato, che detengono a Fort Knox perché “più sicuro” (come no); a questi si è aggiunto da pochi giorni un altro Stato che non è propriamente estero: il Texas. Il governatore Greg Abbott ha preteso di riavere il suo miliardo di dollari in lingotti dalla FED di New York, apparentemente per sottrarlo a future confische del governo federale. Che lo stato della Stella Solitaria abbia un presentimento (http://www.zerohedge.com/news/2015-06-13/writings-wall-texas-pulls-1-billion-gold-ny-fed-makes-it-non-confiscatable)? Ora si capisce meglio perché Washington, in Ucraina, cerchi di trascinare Putin in una terza guerra mondiale, e i suoi alleati (servi) provino tutte le provocazioni possibili: è la loro ricetta per risolvere crisi di questo genere. Ed anche perché Putin, nonostante che sanzioni e cali energetici effettivamente intacchino l’economia, stia accaparrando oro per lo Stato russo. E’ quello che servirà quando imploderà la bolla. Il prezzo dell’oro oggi è basso: il Sistema occidentale riesce a manipolarlo trafficando in “certificati” di carta che certificano che l’oro è tuo, solo se te lo tengono a Fort Knox per la tua sicurezza. Ma sono anni che indiani, cinesi, eccetera, si fanno consegnare oro fisico. Fino a quando reggerà il trucco? Se si deve credere ad un altro sito specializzato, il governo francese ha vietato la vendita di oro monetato in contanti; e anche per assegni, venditore e compratore devono riferire alle autorità ogni transazione. I francesi che vogliono comprare oro vanno in Belgio, e Parigi se ne è lamentata. In USA, i raffinatori di oro devono riferire al governo federale ogni spedizione di fino, da dove viene e dove va…

Vuoi vedere che c’è una scarsità di oro fisico, mentre i certificati invece sono così abbondanti? In USA si teme la confisca: lo fece Roosevelt vietando la detenzione ai privati, e la FED lo ordinerà ancora. A quel punto l’oro che Mosca ha comprato basso, salirà di valore. Magari troppo (http://armstrongeconomics.com/archives/33601). Decisamente, ci vuole una guerra. Sicché Parigi – di colpo – ha mandato gli uscieri a congelare gli attivi russi presso le banche francesi, e Bruxelles ha fatto lo stesso per gli attivi russi in Belgio; con istruzioni di sequestrare tutto:“Fondi, immobili, veicoli, attivi appartenenti alla Russia”; una intimazione di dare la lista completa dei beni è stata recapitata a tutte le filiali di imprese russe in Francia e Belgio, compresa la branca locale della Chiesa ortodossa e – soprattutto – i beni della TASS e de La Voce della Russia, Rossya Segodnya, il notiziario radio e web che dà un estremo fastidio (insieme alla tv in inglese Russia Today) al libero Occidente per le informazioni che in Occidnete i media non danno. Il pretesto è dare esecuzione alla sentenza della corte arbitrale dell’Aja che ha dato ragione a Khodorkovski e soci (coloro che comprarono la Yukos per una frazione del suo valore, con fondi forniti dai Rotschild di Londra) condannando Mosca, che s’era ripresa il maltolto nazionalizzandolo (oggi si chiama Gazprom) e sbattendo in galera Khodorkovski, a pagare 50 miliardi di dollari – al medesimo. E’ il caso di aggiungere che nel febbraio scorso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a cui s’erano rivolti gli azionisti della Yukos che si ritenevano lesi dalle spericolatezze di Khodorkovski, ha riconosciuto che la Yukos (ossia lui) s’era reso colpevole di massiccia evasione fiscale in Russia e bancarotta fraudolenta, e che la tassazione punitiva subìta era giustificata dalla legislazione russa. Dunque l’invio degli uscieri a sequestrare i beni è una pura provocazione tesa ad umiliare il grande Paese, a trattarlo come una qualunque Argentina di cui si possono confiscare le navi e le auto… Nella sua meschinità di mezzuccio diplomaticamente scorretto, il sequestro non è lontano da un atto di ostilità bellica.

Fu per un congelamento simile dei propri beni in USA che il Giappone imperiale fu costretto ad entrare in guerra con l’attacco a sorpresa di Pearl Harbor: aveva riserve petrolifere per sei-otto mesi, e col sequestro degli attivi non poteva più comprarne. Il momento del sequestro dei beni della Federazione in Francia e Belgio è stato scelto in modo da offuscare l’apertura del Forum Economico di San Pietroburgo (a cui partecipano 54 Paesi), o ridurne al minimo la risonanza. Nella speranza che, stavolta, Vladimir perdesse la calma. Come ha spiegato nello stesso discorso inaugurale Putin:“Per lungo tempo, possiamo dire per un decennio, siamo rimasti tranquillamente in silenzio ed abbiamo proposto vari elementi di collaborazione, però, periodicamente, ci hanno pressato, pressato, pressato e spinto su una linea dietro la quale non possiamo indietreggiare (…). Noi non abbiamo voglia di rispondere a quelle azioni distruttive che cercano di imporci alcuni nostri partner, per di più rimettendoci loro stessi. Gli ultimi dati che ho letto e sentito dall’Europa parlano di 100 miliardi di perdite potenziali per i produttori europei. Il volume degli scambi con l’Europa è diminuito di un terzo” (http://it.sputniknews.com/mondo/20150619/593647.html#ixzz3dXYquRNx). Quest’altro tentativo di scatenare la guerra mondiale non sembra riuscito. Vediamo cosa s’inventeranno domani i nostri cosiddetti dirigenti europei. Il tempo stringe. Miliardari come Donald Trump e finanzieri come Carl Icahn appaiono in TV a dire in coro:“E’ una bolla come non se n’è mai vista prima”. Strano, parlano come il complottista Fulford.

Maurizio Blondet
19 giugno 2015
www.maurizioblondet.it/a-che-punto-e-la-bolla-delloccidente/
26/06/2015 01:23
 
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Italia: vaso di coccio tra vasi di ferro

Ho scritto questa analisi di politica estera lunga e forse complessa; parlo di NATO, di Russia, di Ucraina ma, soprattutto, del futuro dell'Italia. Se avrete la pazienza di arrivare in fondo, probabilmente, mi darete una mano a cambiare questo Paese nei prossimi mesi, se la condividerete tutti, invece, sveglierete parecchie coscienze sopite. Buona lettura...

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“Visti gli ultimi sviluppi geopolitici in Medioriente e nell'Est Europa, con ogni probabilità, il mondo sarà in guerra quest'estate. Probabilmente entreremo in guerra quest'estate, se siamo fortunati non sarà uno scontro nucleare”. A parlare è un alto funzionario NATO all'analista esperto di servizi di intelligence USA John Schindler. Ci sono davvero rischi di una possibile terza guerra mondiale dalle potenziali conseguenze apocalittiche in un'epoca termonucleare? E il responsabile è davvero Putin come vuole far credere la stampa?

La posta in gioco
Gli Stati Uniti e la NATO hanno dichiarato recentemente di voler riconsiderare il modo di confrontarsi con una Russia “più assertiva”. E anche se tutti gli indizi portano ad una riproposizione del "contenimento" della guerra fredda, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Ashton Carter, ha precisato che gli USA “non si faranno trascinare” nel passato dalla Russia, e che la NATO resta aperta a un miglioramento delle relazioni, ma che “la decisione spetta al Cremlino”. In realtà il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha ammesso che la NATO sta portando avanti “il più grande rafforzamento militare” fin dai tempi della guerra fredda. Il 23 giugno, invece, Carter ha annunciato che Washington inizierà a posizionare carri armati, artiglieria e altri equipaggiamenti militari nei Paesi del centro e dell'est Europa. Le nazioni che ospiteranno gli armamenti e i battaglioni «che verranno spostati per addestramento ed esercitazioni» saranno: Estonia, Lituania, Lettonia, Bulgaria, Romania, Polonia e la stessa Germania nonostante buona parte della stampa tedesca scriva che “tale proposito non può che destabilizzare e dividere il mondo occidentale”. La conferma del dispiegamento di carri armati, armi pesanti e truppe USA nei paesi membri della NATO al confine con la Russia “sarà l'atto più aggressivo degli Stati Uniti dalla fine della Guerra Fredda”, ha commentato un ufficiale del ministero dell’Interno russo. Alla notizia, il presidente russo Vladimir Putin, aveva già risposto annunciando che Mosca quest'anno aggiungerà 40 nuovi missili balistici al suo arsenale nucleare e dichiarando, recentemente, che “Non appena sorgerà una minaccia per la Russia in uno Stato vicino, la Russia risponderà in modo adeguato e costruirà la sua politica di difesa al fine di neutralizzare questa minaccia potenziale”. Secondo Putin, “è la NATO che si sta avvicinando alle nostre frontiere, non il contrario. Al momento non c'è nulla di cui la Finlandia debba preoccuparsi”. Scenari di “guerra gelida”. In questo contesto, creatosi dopo il colpo di stato in Ucraina del febbraio del 2014, spalleggiato da USA e UE per portare la NATO ai confini russi, Stephen Cohen ha scritto recentemente che gli USA sono vicini ad una guerra contro la Russia come ai tempi della crisi missilistica cubana. Il nuovo governo e il nuovo Parlamento ucraino hanno votato per l'ingresso nella NATO, cosa non tollerabile per qualunque leader russo. Noam Chomsky era stato più chiaro nel far comprendere la questione:“E’ come se il Patto di Varsavia fosse stato allargato al Sud America e fosse oggi in trattativa con Messico e Canada. Quindi certo che la situazione è molto complessa. Voglio dire, tutto ciò che si scrive su Putin è folle. [...] La sua posizione politica è perfettamente comprensibile”.

Fallimento del sistema NATO: quali rischi futuri?

Quello che sta accadendo in Ucraina dimostra come il sistema “di sicurezza” occidentale ci espone dunque a gravissimi rischi. E l'Italia con la sua cieca obbedienza agli Stati Uniti sta portando il paese in una vicolo cieco che pone a rischio importanti interessi strategici nazionali. Per comprendere le intenzioni di USA e NATO basta ricapitolare le esercitazioni militari in atto. Dopo una prima fase definita “Noble Jump” tenutosi in aprile in Polonia con la partecipazione di forze tedesche e italiane, si è avuta la seconda recentemente a largo della Scozia, definita “Joint Warrior”, che per ammissione della stessa NATO è stata la maggiore esercitazione navale di sempre. Il tutto serve a preparare la madre di tutte le esercitazioni, vale a dire la cosiddetta “Trident Juncture 2015”, la maggiore esercitazione dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi che si terrà in Italia dal 28 settembre al 9 novembre, alla quale parteciperanno tutte le forze della Nato. Tutto questo ha un costo enorme. Soldi che per sanità, istruzione e occupazione giovanile non si trovano mai, ma l'Italia spende, secondo dati della Nato, 80 milioni di euro al giorno per la sua difesa e la NATO preme per arrivare al 2% del PIL ovvero di 100 milioni di euro al giorno.

Tutto ciò, ha almeno isolato la Russia?
Mentre la stampa occidentale enfatizza l’isolamento russo, in realtà Mosca continua a guadagnare partner in tutto il mondo. Gli accordi di cooperazione con l’Arabia Saudita e l’Iran, il Forum di San Pietroburgo che pullulava di aziende internazionali, il lancio della Banca BRICS prevista per il 7 luglio, un’alleanza sempre più stretta con Pechino, tutti questi movimenti avvengono nel “mondo isolato” creato da UE e USA per il futuro di Mosca. Per “isolare” Mosca e imporre un cambiamento di regime in Ucraina che permettesse l'ingresso della NATO ai confini della Russia, per assecondare in poche parole questa strategia folle di politica estera degli Stati Uniti da sudditi e non da alleati, il governo italiano sta giocando con il fuoco in scenari di guerra potenzialmente apocalittici. Il mondo sta cambiando a nostra insaputa, perché nessuno ce lo racconta, con la costituzione di un sistema di integrazione finanziaria da parte dei BRICS che sarà definitivamente lanciato a Mosca il 7 luglio e che sfiderà il dollaro e le istituzioni del Washington Consensus. Esisterà forse a breve un'alternativa alle catene dell'euro e del Fondo Monetario Internazionale che hanno distrutto benessere, democrazia e diritti, come dimostra in modo non più opinabile il caso della Grecia. Per ora l'Italia ha scelto la via dell'eutanasia economica con la partecipazione ad un'unione monetaria fallita e con le sanzioni ad un partner economico e commerciale fondamentale come la Russia che ci costano e costeranno miliardi di euro (-18% nella meccanica, -19% nei semilavorati, -22% in moda e accessori, -45% nell'alimentare, -22% nell'arredamento ed edilizia e -59% nei mezzi di trasporto). E' giunto il momento che l'Italia dica no a quella corsa verso il baratro che Washington e Bruxelles hanno imposto al nostro paese e che Renzi sta portando a compimento. Noi siamo pronti a guidare il paese fuori dal guado ma, prima, tutti insieme, dobbiamo cacciare i delinquenti che ci governano. E' solo questione di tempo...

Manlio Di Stefano - M5S
25 giugno 2015
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26/06/2015 01:52
 
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Sanzioni e nascita della nuova Russia

Voglio condividere le mie impressioni sulla recente visita a San Pietroburgo, dove sono stato invitato a parlare a una conferenza intitolata “Mai sprecare una buona crisi”. Il titolo è una versione del vecchio proverbio cinese:“Una crisi presenta anche opportunità”. Questo è ciò che appare oggi nella Federazione Russa e s’irradia dall’ampia distesa dell’Eurasia ad Asia, Africa, Medio Oriente e America Latina. In mancanza di un termine migliore, chiamerò ciò che avviene Ordine del Nuovo Mondo, per differenziarlo dal Nuovo Ordine Mondiale dominato dagli Stati Uniti di George HW Bush, proclamato dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, in un discorso dell’11 settembre 1990 al Congresso degli Stati Uniti, dove disse:“Oltre questi tempi difficili, il nostro… obiettivo, un Nuovo Ordine Mondiale, può emergere…”. Oggi è chiaro che il Nuovo Ordine Mondiale di Bush era destinato a sfruttare senza scrupoli il disordine successivo alla fine dell’Unione Sovietica forgiando un mondo unipolare in cui un piccolo gruppo avrebbe dettato al mondo intero le sue condizioni. Il suo perseguimento è stato l’unico obiettivo della politica estera degli Stati Uniti e delle loro guerre e campagne terroristiche sotto tre presidenti degli Stati Uniti, nell’ultimo quarto di secolo dalla fine dell’Unione Sovietica. Ciò motiva la guerra civile istigata dagli USA in Ucraina, Siria, contro la Cina nel Mar Cinese orientale, e il sostegno occulto degli USA al SIIL. Si avanzano le sanzioni economiche statunitensi contro la Russia, a cui Washington ha costretto l’UE ad appoggiare, con grande danno per la sua economia. Ciò che ho visto non solo a San Pietroburgo, ma anche in altre recenti visite in Russia, è qualcosa che posso solo definire straordinario. Piuttosto che farsi terrorizzare da interminabili attacchi e sanzioni economiche e finanziarie lanciate contro di essa, la Russia e la sua dirigenza sono sempre più sicure di sé e, soprattutto, più autosufficienti e positivamente aggressive come mai prima. Alcuni esempi l’illustrano.

Leader negli alimenti biologici
I leader russi di oggi hanno capito che ciò che sotto il corrotto Eltsin era considerato una passività, l’agricoltura, è uno dei beni più grandi della Russia. Ho avuto occasione, nel contesto di questa edizione del San Petersburg International Economic Forum, di parlarne con il Viceministro dell’Agricoltura che mi ha detto che il governo ha preso la decisione strategica di usare le sanzioni “contro le sanzioni”, cioè vietare le importazioni di prodotti alimentari dall’Unione europea, per realizzare una produzione di alimenti naturali e biologici russi. Il Viceministro Sergej Levin mi ha detto che la Russia già oggi ha vietato ogni nuova commercializzazione di sementi OGM. Le sue osservazioni furono riprese dal Viceprimo ministro russo Arkadij Dvorkovich che annunciava che la Russia non userà organismi geneticamente modificati (OGM). Il ministro dell’Agricoltura russo Nikolaj Fjodorov ha promesso di fare della Russia un Paese senza OGM. In una riunione dei deputati rappresentanti le zone rurali ha dichiarato sugli OGM che il governo non “avvelenerà i cittadini”. Hanno capito che il ricco e fertile suolo russo, quando le esigenze della guerra fredda deviarono la produzione di sostanze chimiche per la difesa, in gran parte evitò il pesante uso di prodotti agrochimici che ha gravemente danneggiato i terreni agricoli degli Stati Uniti e di gran parte dell’Unione europea dal 1945, secondo i metodi agro-alimentari statunitensi che in modo meraviglioso aumentarono la resa dei raccolti, ma non la qualità nutrizionale del cibo prodotto. Qui è dove la Russia ha capito che può divenire un importante produttore mondiale di prodotti agricoli organici di qualità. I fertili terreni agricoli russi diventano ancora più strategici per le forniture alimentari mondiali, mentre le fertili terre nere dell’Ucraina vengono distrutte da guerra e caos.

La Russia come catalizzatore dell’energia
Ciò che era evidente nei miei colloqui e osservazioni a San Pietroburgo è la tremenda dinamica russa nel mutare l’ordine mondiale esistente. Le sanzioni spingono la Russia a fare cose molto buone. Gli sforzi di Washington sono ridicolmente inefficaci cercando di bloccare i capitali occidentali per le imprese russe, in particolare quelle energetiche, e la drammatica escalation delle provocazioni della NATO attorno la Russia hanno spinto a decisioni strategiche autonome o alla cooperazione con partner commerciali non NATO. La diversità di tali accordi commerciali strategici emersa a San Pietroburgo è impressionante. Andrew Korybko, giornalista e analista di Sputnik ha dettagliato alcuni dei più significativi accordi emersi nel forum russo. Korybko sottolinea che lungi dall’essere considerato a livello internazionale come uno Stato paria, “spezzando” le regole del gioco di Washington, la Russia calamita l’interesse internazionale come mai prima nella storia. Ciò è dimostrato dalla partecipazione al forum annuale di San Pietroburgo. Nonostante i grossi stupidi sforzi del dipartimento di Stato USA per scoraggiare la presenza a San Pietroburgo, quest’anno vi era un numero record di partecipanti, circa 10000, che in tre giorni di intense discussioni hanno firmato oltre 200 contratti da 5,4 miliardi dollari per nuovi accordi commerciali con la Russia, con decine di miliardi di nuovi accordi negoziati seriamente. L’affluenza è stata del 25% più alta rispetto all’anno prima, un record per il 19.mo forum nonostante i ripetuti sforzi di Washington e Bruxelles di demonizzare la Russia e Putin. Si invia un segnale chiaro ai governi della NATO che non considerano le sanzioni alla Russia un ostacolo all’ulteriore cooperazione con la Russia per sviluppare le vaste risorse di idrocarburi, da parte dell’inglese BP e dell’anglo-olandese Royal Dutch Shell, così come della tedesca E.ON, che hanno stipulato importanti nuovi accordi con la Russia a San Pietroburgo. I colossi energetici Gazprom e Shell hanno firmato un memorandum per la costruzione di una terza linea per l’impianto di gas naturale liquefatto di Sakhalin sulla costa del Pacifico della Russia. Gazprom ha inoltre firmato un memorandum per la costruzione di un gasdotto dalla Russia alla Germania sul Mar Baltico con E.ON, Shell e la società energetica OMV di Vienna. L’accordo del Baltico prevede la costruzione di un nuovo gasdotto verso la Germania a fianco dell’attuale Nord Stream. Il nuovo progetto avrà una capacità di 55 miliardi di metri cubi l’anno, il doppio del volume del Nord Stream. Nonostante i rapporti tesi tra Mosca e Bruxelles, l’Europa avrà bisogno di più gas nel prossimo futuro e la Russia è l’unico Paese che può soddisfare la domanda ad un prezzo competitivo. “Considerando il declino dell’estrazione locale di gas in Europa e l’aumento della domanda, le imprese europee devono sviluppare nuove infrastrutture per garantire l’approvvigionamento di gas russo a i consumatori europei“, ha detto Gazprom in un comunicato.

Dopo lo stupido tentativo di Bruxelles di sabotare ulteriori forniture di gas Gazprom-UE, generando da parte dei governi dell’UE il caos incontrollato in Ucraina, una quota importante delle forniture via gasdotto all’UE dalla Russia minaccia di ridursi. In conseguenza alle pressioni dell’UE su Bulgaria e altri Paesi dell’UE, lo scorso dicembre, nei colloqui con il presidente turco Erdogan ad Ankara, il presidente russo Vladimir Putin annunciava, scioccando Bruxelles, che South Stream, un progetto da 45 miliardi di dollari per inviare gas naturale russo via gasdotto sottomarino nel Mar Nero in Bulgaria e nei mercati dei Balcani e del sud Europa, era morto. Invece Putin annunciava colloqui con Erdogan per creare ciò che oggi è chiamato Turkish Stream, un gasdotto che porterà il gas russo attraverso la Turchia direttamente ai confini della Grecia. Il percorso successivo ai Paesi dell’UE dipenderà dalle decisioni dell’UE. In particolare in tale contesto, durante i colloqui a San Pietroburgo tra il primo ministro greco Alexis Tsipras e funzionari russi, tra cui Putin e ministri dell’Energia russo e greco, la Grecia ha firmato un memorandum per portare il gas russo dal gasdotto Turkish Stream al membro dell’UE (almeno per ora) Grecia. Grecia e Russia hanno firmato il memorandum per il progetto che Tsipras ha descritto come “Greek Stream“. Allo stesso convegno, il presidente della Republika Srpska Milorad Dodik ha rivelato che “la Serbia senza dubbio parteciperà al Turkish Stream”. Non erano gli unici accordi energetici raggiunti a San Pietroburgo. Gazprom e la società francese del gas Engie hanno discusso la necessità di nuove vie di forniture di gas all’Europa. E il gigante petrolifero russo Rosneft ha firmato un accordo con la compagnia petrolifera e gasifera inglese BP che ha acquistato il 20 per cento della Taas-Jurjakh Neftegazodobicha nella Siberia orientale, creando una nuova joint venture energetica anglo-russa. Per coloro che in occidente affermano, come i neo-con del dipartimento di Stato degli Stati Uniti, della Casa Bianca di Obama o dell’ufficio del segretario alla Difesa “Ash” Carter, che Putin pone furtivamente le basi per la ricostruzione l’Unione Sovietica, che non vi è alcuna base del genere, e che è chiaro che più l’economia della Russia dipende da cooperazione e rispetto reciproco con i Paesi UE, più assurde tali accuse appaiono.

L’accordo a sorpresa con i sauditi
Come se scala e diversità di questi nuovi accordi non fossero sufficienti, gli accordi della Russia di Putin con i massimi rappresentanti di Arabia Saudita e dell’India sottolineano il ruolo di avanguardia che la Russia svolge sempre più nel creare un Nuovo Mondo dall’ordine multipolare. Uno degli sviluppi più geopoliticamente affascinanti del forum di San Pietroburgo è stata la comparsa del principe saudita Muhamad bin Salman, ministro della Difesa e figlio del re Salman. Il principe bin Salman e Putin hanno tenuto una conferenza stampa congiunta durante il St. Petersburg International Economic Forum, dove Putin ha annunciato di aver invitato il re saudita Salman a visitare la Russia, e di aver accettato l’invito a visitare l’Arabia Saudita. Inoltre, i due hanno discusso dell’acquisto saudita di tecnologia russa nucleare. Il ministro degli Esteri saudita Adil al-Jubayr ha detto a RT che l’Arabia Saudita ha intenzione di utilizzare l’esperienza della Russia per costruire 16 reattori elettronucleari. Russia e Arabia Saudita firmarono un accordo intergovernativo sulla cooperazione per l’uso pacifico dell’energia nucleare. Secondo l’agenzia per l’energia atomica russa Rosatom, per la prima volta nella storia delle relazioni russo-saudite si crea un quadro giuridico per la cooperazione bilaterale nel campo dell’energia nucleare, aprendo prospettive di cooperazione nella costruzione e gestione di reattori, ciclo del combustibile nucleare, nonché istruzione e formazione. Il presidente russo Putin e il principe saudita hanno discusso la possibile cooperazione nel commercio di armi. Hm. Finora l’Arabia Saudita è il primo cliente degli armamenti di Stati Uniti e Gran Bretagna. Non c’è dubbio che il 9 maggio, la sfilata a Mosca dei sistemi d’arma russi più avanzati abbia catturato l’attenzione del principe bin Salman.

Riferendosi ai colloqui tra bin Salman e Putin su possibili acquisti di sistemi d’arma russi dall’Arabia Saudita, il ministro degli Esteri al-Jubayr ha dichiarato: “La questione (di acquistare armi) viene considerata dagli esperti militari dei nostri Paesi. Ma voglio sottolineare che nulla c’impedisce di acquistare sistemi di difesa russi, proprio come nulla impedisce alla Russia di venderli all’Arabia Saudita“. Possiamo immaginare come questa affermazione abbia preoccupato Washington e Londra e il quartier generale di Bruxelles della NATO, su quanto deciso dall’incontro del 1945 tra il presidente statunitense Roosevelt e il re saudita Ibn Saud per garantire i diritti esclusivi alle major petrolifere statunitensi nel sviluppare gli enormi giacimenti di petrolio del regno saudita, facendo di Riad uno Stato vassallo degli Stati Uniti. Altri accordi nel contesto dell’ultimo Forum economico internazionale di San Pietroburgo sono troppo numerosi da dettagliare. Riguardano India, Myanmar e numerosi altri Paesi. In breve, San Pietroburgo ha dimostrato al mondo il fallimento totale della politica degli Stati Uniti nel cercare di isolare e demonizzare la Russia di Vladimir Putin. Perseguendo la strategia di pacifici accordi economici e commerciali con gli alleati della Shanghai Cooperation Organization, soprattutto con la Cina, di accordi con i Paesi BRICS come India, Brasile, Sudafrica e Cina e nell’ambito dell’Unione economica eurasiatica, la Russia emerge quale avanguardia dell’Ordine del Nuovo Mondo, in cui il rispetto di confini nazionali e sovranità nazionale è ancora la pietra angolare. Parafrasando il testo del grande cantante country statunitense Carl Perkins, la Russia dice a Washington, “Puoi abbattermi, calpestarmi, calunniarmi dappertutto. Ttutto ciò che vuoi, ma uh uh, bello, lascia in pace il mio diritto sovrano ad esistere e prosperare in pace con i miei vicini“. Il Nuovo Ordine Mondiale di Bush si sgretola sotto i nostri occhi mentre la Russia dà vita all’Ordine del Nuovo Mondo. E’ affascinante e molto bello da vedere.

F. William Engdahl New Eastern Outlook
25/06/2015
aurorasito.wordpress.com/2015/06/25/sanzioni-e-nascita-della-nuova...
[Modificato da wheaton80 26/06/2015 01:58]
04/08/2015 21:16
 
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La Russia abbatte il golpe furtivo degli USA

Sono tempi duri per l’industria della “rivoluzione colorata” degli USA. Perfezionato in Europa orientale dopo la caduta dell’Unione Sovietica e affinato durante la cosiddetta “primavera araba”, il processo di sovversione di un Paese per rovesciarne il governo con la copertura di proteste di massa inscenate sembra essere finalmente alla fine. Ecco perché negli Stati Uniti non è più possibile nascondere il fatto che dietro a tali proteste, che spesso anche nascondono il ruolo di elementi armati infiltrati segretamente, si dia l’ultima spinta ai governi presi di mira. La nazioni hanno imparato ad identificare, denunciare ed opporsi a tale tattica, e come con Adolf Hitler e la tattica del regime nazista della Blitzkrieg, una volta individuate le contromisure appropriate, l’efficacia dell’assalto travolgente, militare o politico, viene neutralizzata. Ciò s’è recentemente visto in Armenia durante le cosiddette proteste “Erevan Elettrica”. Erevan è la capitale dell’Armenia ed “elettrica” è in riferimento alla presunta motivazione dei manifestanti, l’aumento dei prezzi della luce. Le “rivoluzioni colorate” sono sempre iniziate con una motivazione apparentemente legittima, che rapidamente diventava politica scartando molte richieste legittime, le precedenti richieste pratiche, per concentrarsi quasi esclusivamente sul “cambio di regime”. Gli agitatori armeni che guidano Erevan “elettrica” neanche se ne rendono conto, usando la maggior parte del loro slancio iniziale nel tentativo di convincere il mondo che non sono un’altra sommossa appoggiata dagli USA.

Il colpo di Stato furtivo

Nikol Pashinjan e il suo partito “Contratto Civico” sono nettamente appoggiati dagli USA. Così molti hanno trovato sospetto che ne fosse la voce prominente, insistendo sul fatto che il movimento “Erevan elettrica” non fosse politico e appoggiato dagli USA. Verelq, sito armeno che inspiegabilmente si collega al sito armeno di Radio Free Europe/Radio Liberty del Dipartimento di Stato, avrebbe indicato nell’articolo “Nikol Pashinyan: le proteste a Erevan sono di natura esclusivamente sociale” che:“Anche se si guarda ai processi in corso attraverso il microscopio, è impossibile visualizzare componenti politiche nazionali o straniere, nelle dimostrazioni. La gente non vuole che cresca il prezzo della luce. Questo è tutto“, dice Pashinjan, secondo cui l’energia elettrica è prima di tutto un prodotto: la vendono le reti elettriche e i cittadini la comprano. “Le azioni di protesta dovrebbero essere considerate come protezione dei diritti dei consumatori. La politica non c’entra nulla”, ha detto. Ma i politici erano molto vicini, come lo stesso Pashinjan, che ha visitato i manifestanti incarcerati durante la rivolta fallita, e che a un certo punto ha invocato la costruzione di un “muro umano” di prominenti personalità armene tra manifestanti e polizia. Armenia Now, finanziato dal Dipartimento di Stato (nuovo centro di formazione dei giornalisti), nell’articolo “La politica in mezzo: legislatori, figure pubbliche formano un “muro umano” tra la polizia e i manifestanti”, riporta:“L’appello per creare un muro umano è stato fatto dal deputato di opposizione Nikol Pashinyan, esortando tutti i parlamentari, ex ed attuali, studiosi, rappresentanti del mondo dello spettacolo, avvocati, giornalisti, rappresentanti religiosi e altre figure pubbliche a visitare il sito della protesta per garantire che la forza non venisse usata sui manifestanti”. Altri legami evidenti tra proteste, Pashinjan e ONG appoggiate dagli USA sono stati indicati dall’analista geopolitico Andrew Korybko nell’articolo “Erevan Elettrica va fuori controllo”. Nonostante questi legami, alcuni hanno tentato di affermare che Pashinjan sia semplicemente un opportunista e che il suo sostegno dagli USA e i tentativi delle ONG degli USA di manipolare le proteste avevano poco a che fare con le proteste. Ma niente potrebbe essere più lontano dalla verità.

L’azione furtiva degli agitatori

La prossima generazione di “rivoluzioni colorate” degli USA tenterà di offuscare i legami tra essa e i loro agitatori, nel tentativo di riprendere l’iniziativa strategica mantenendo la massima negazione plausibile. Ma se si osserva bene, scopriranno che per quanto ricorrano a offuscamento e sotterfugi, non potranno nascondere i collegamenti tra il Dipartimento di Stato USA e la sua mafia. Le proteste sono opera del gruppo “No al saccheggio”, guidato da avvocati e attivisti organizzati dal National Endowment for Democracy (NED), dall’USAID del Dipartimento di Stato degli USA, dall’Associazione dei giovani avvocati armeni (AYLA) finanziata dall’Open Society e dall’Helsinki Citizens’ Assembly Vanadzor Office, che apertamente coordinava gli sforzi di “No al saccheggio” per fare pressione sul governo su numerosi problemi. Almeno 2 membri di AYLA, Ara Gharagjozjan e Arthur Kocharjan, sono stati identificati come membri del nucleo di “No al saccheggio”. Il sito di AYLA, Iravaban, elenca vari giovani avvocati e attivisti che avevano frequentato uno dei programmi di tirocinio nel 2014. Iravaban ha anche seguito le contorte vicende delle proteste dall’inizio alla fine, così come le attività di AYLA e di ‘Helsinki Citizens’ Assembly Vanadzor Office per sostenere le proteste. Numerosi altri “siti notiziari” pro-proteste, incluso Hetq, se ammettono di essere finanziati dall’Open Society Foundation del criminale finanziario George Soros, non indicano la NED come sponsor, ma la NED tuttavia elenca Hetq. C’è anche Media.am, finanziata dall’USAID e dal Fondo Europeo per la Democrazia. Tutto ciò si aggiunge alla vasta rete di media locali finanziati da ONG straniere, per diffondere l’illusione del consenso alla disinformazione spacciata sulle proteste. Insieme ai programmi di formazione finanziati per indottrinare gli studenti e creare avvocati e attivisti nelle arti più fini della sedizione, permettendogli di poter gestire per conto proprio le sommosse, gli Stati Uniti ritengono che ci sia sufficiente negazione plausibile per nascondere i legami tra essi e i capi della protesta. Sforzi simili furono fatti a Hong Kong e più recentemente in Thailandia, dove le sommosse apertamente appoggiate dagli USA furono aizzate da elementi addestrati e scatenati da loro agenti. Nonostante questa attenta disposizione, le proteste di “Erevan Elettrica” non hanno mai avuto un peso decisivo. La ragione è semplice: era sospettata di essere appoggiata dagli USA e i loro agenti più evidenti, che alla fine avrebbero dovuto guidare le proteste, non poterono farlo poiché confermarono il sospetto minando così il proprio tentativo. Senza che simili agenti agiscano e diano ulteriore sostegno, proteste maggiori sono logisticamente e politicamente impossibili.

Come abbattere un colpo di Stato furtivo
L’emergente influenza sulla scena mondiale dei media russi ha giocato un ruolo essenziale nello smascherare e nello sventare la destabilizzazione e il rovesciamento del governo in Armenia da parte degli USA. La capacità di essere un passo avanti alla narrazione occidentale e denunciarne gli attori prima che siano sul palco, comporta che la gente sappia già cosa cercare. Quando i manifestanti scendevano in piazza e le proteste si trascinavano, ONG e media occidentali le sostenevano confermando gli avvertimenti dei russi. Quando il goffo ed evidente agente Pashinjan si presentò, non ci furono dubbi che il prezzo della luce, da vero punto di contesa, veniva utilizzato per creare un più grande, dirompente e in definitiva pericoloso tentativo di cambio di regime eterodiretto. In futuro, il governo dell’Armenia dovrà essere attento nel concedere ad interessi stranieri lo sfruttamento di contese; la dedizione al progresso economico e sociale non va ignorato, con la fiducia che ciò possa ridurre potenziali proteste. Altre nazioni hanno molto da imparare da come la Russia ha sventato questo ultimo tentativo degli USA di proiettare potenza all’estero disturbando la vita di un popolo sovrano a migliaia di miglia di distanza. Grazie a persone semplicemente informate su ciò che davvero succede, seguendo il denaro e denunciando gli attori coinvolti, il popolo dell’Armenia ha deciso da solo se sostenere o meno la sommossa, scegliendo saggiamente di no. Quando l’Armenia adotterà leggi simili a quella della Russia sulle ONG, come quella che impone loro di dichiarare apertamente e spesso i finanziamenti esteri ricevuti, il popolo valuterà se le sommosse che tali ONG sostengono siano veramente a favore dei loro interessi, o di quelli di Wall Street e Washington.

Tony Cartalucci
Fonte: journal-neo.org/2015/07/31/russia-shoots-down-us-steal...
31/07/2015

aurorasito.wordpress.com/2015/08/01/la-russia-abbatte-il-golpe-furtivo-de...
29/08/2015 19:02
 
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Quarta Guerra Mondiale, la lezione di Putin

Ora che la crisi greca è rientrata, almeno apparentemente e momentaneamente, sarebbe finalmente opportuna un pò di autocritica. La dovrebbe fare l’Occidente in generale, totalmente schiavo dei grandi gruppi finanziari che muovono come marionette le istituzioni del vecchio e del nuovo Continente. La dovrebbe fare ancora di più quella Unione Europea che, oltre ad avere sulla coscienza la non ortodossa Terza Guerra Mondiale che si sta consumando nel disinteresse dei media e che sta segnando la colonizzazione lenta dei Pigs da parte di Francia e Germania, continua ad andare acriticamente a rimorchio degli Stati Uniti: un viaggio con l'unica bussola dell'interesse personale. Deve risultare chiaro che mai come in queste settimane si è andati vicini, vicinissimi alla Quarta Guerra Mondiale. Sarebbe bastato poco: se la Russia avesse lanciato un salvagente a Tsipras, riscattando il debito nei confronti della Troika e offrendo loro condizioni più umane e realistiche, la Grecia sarebbe passata sotto la sua influenza e avrebbe aperto una breccia difficilmente rimarginabile nella credibilità di un'Unione azzoppata nei suoi valori costituenti. L'effetto a catena è facilmente immaginabile: le uscite di Austria e Ungheria sarebbero state inevitabili, visto che non da oggi si mostrano insofferenti verso la diarchia franco-teutonica che regge l'Europa. In un simile contesto la figura di Putin si sarebbe rafforzata, dopo aver smascherato una volta per tutte le condizioni usuraie che la Troika impone da anni ai Paesi che ha messo in difficoltà lei stessa (grazie anche alla complicità di agenzie di rating sulle quali peraltro sono aperte diverse inchieste giudiziarie). Putin aveva già lasciato correre ai tempi della crisi di Cipro, evitando conflitti con USA e con UE. Sicuramente però sfilare la Grecia dalla sfera d'influenza europea sarebbe stata un'occasione mediaticamente più succulenta che non la piccola isola del Mediterraneo. Un'occasione più simbolica che non economicamente vantaggiosa, certo. Eppure ancora una volta è prevalso il buon senso del premier russo, che ha evitato le reazioni isteriche della politica obamiana. E laddove non arriva l'autocritica americana, ci si aspetterebbe che almeno l'Europa battesse un colpo, quell'Europa culla delle migliori diplomazie mondiali che dovrebbe ritrovare il suo pragmatismo e la sua prospettiva di potenza mondiale. E invece l'UE, spinta dalla Germania — a sua volta pressata degli States — starebbe studiando altre sanzioni contro la Russia. Una decisione tanto più grottesca visto che Putin ha a più riprese offerto disponibilità a supportare azioni contro l'avanzata del terrorismo islamico in Medioriente.

Questa sì una apertura fondamentale perché, in controtendenza rispetto al passato, potrebbe portare ad un fronte Occidentale e Orientale compatto nei confronti dell'ISIS e a difesa di quella rete valoriale e culturale che dovrebbe essere il collante ultimo della Comunità Europea. A Obama non è bastato destabilizzare col suo aperto supporto alle primavere (anglo)arabe un'intera regione che anni di impegno dei suoi predecessori avevano contribuito a stabilizzare. Così, in piena scadenza di mandato, continua a muoversi sullo scacchiere internazionale come un elefante in cristalleria. Imperterrito insiste a stuzzicare una Russia che a differenza degli USA rimane l'unico punto fermo per la comunità di popoli che compongono la variegata Europa. Oggi l'Europa insegna al mondo soltanto l'egoismo profondamente nazionalista radicato nella Germania della Cancelliera Merkel, che crede di essere la presidentessa degli Stati Uniti d'Europa. Eppure il referendum greco dovrebbe averle dato un assaggio di che cosa pensano molti cittadini delle sue idee. Ma tanto il consenso popolare è ormai diventato un optional: se non serve per legittimare un governo nazionale (per esempio l'Italia), figuriamoci a livello di organismi sovranazionali. E pensare che recentemente Romano Prodi ha presentato il salatissimo conto delle sanzioni per l'Italia: persi 85mila posti di lavoro e lo 0,9% di PIL. Quando si alzerà qualcuno al Parlamento Europeo chiedendo un dibattito vero sulla politica internazionale comunitaria che ci si vuole dare da qui al 2040? Oggi vengono solo presentati e votati documenti già preconfezionati dagli USA: è questa l'idea di Europa che hanno Merkel e Hollande? Ormai è andata perduta la missione che ci si era dati quando si fondò l'Europa: creare un terzo blocco mondiale. Ora non solo non siamo terzo referente nel globo, ma stiamo rischiando anche la nostra stessa identità, schiacciati come siamo dal terrore verso le tradizioni che ci hanno fatto grandi in passato e dalla sudditanza verso una grande super potenza che dopo la Seconda Guerra Mondiale è intervenuta solo dove aveva interessi economici.

Marco Fontana
24.08.2015
it.sputniknews.com/politica/20150824/1021086.html
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Russia assume Presidenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU

Il 1° settembre la Presidenza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU passa alla Russia. I temi centrali del programma, proposto dalla Federazione Russa per il prossimo mese, saranno la soluzione dei conflitti nel Medio Oriente e nei paesi dell'Africa settentrionale e la lotta contro la minaccia del terrorismo. Il Paese di presidenza viene scelto dai 15 membri del Consiglio in ordine alfabetico, seguendo l'alfabeto inglese. La presidenza russa coincide con uno dei periodi più impegnativi per le Nazioni Unite: il 15 settembre inizierà la 70ma sessione dell'Assemblea Generale, mentre il 28 settembre prenderà il via una sessione di alto livello, alla quale parteciperanno la maggioranza dei Capi di Stato e dei Ministri degli Esteri. Il 25 settembre poi si riunirà un Summit, al quale i leader mondiali dovranno approvare l'Agenda di sviluppo globale post-2015. Come tema principale della sua presidenza la Russia ha proposto la soluzione dei conflitti che sono in corso in Medio Oriente e in Africa settentrionale, e la lotta contro la minaccia del terrorismo. Questa problematica sarà discussa durante il ministeriale del 30 settembre, che sarà presieduto dal Ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov. Il tema dell'incontro è "Mantenimento della pace internazionale e della sicurezza: soluzione dei conflitti in Medio Oriente e Africa settentrionale e la lotta contro la minaccia del terrorismo nella regione". Questo tema è stato proposto dalla Russia in un momento in cui la situazione nella regione, già tesa a causa del conflitto arabo-israeliano, continua a deteriorare a seguito di nuovi sanguinosi conflitti in Siria, Iraq, Yemen e Libia, che pongono alcuni Stati sull'orlo della perdita della loro integrità territoriale. Su questo sfondo i rischi del terrorismo sono immensamente cresciuti, mettendo il mondo di fronte a una minaccia senza precedenti, quella dello "Stato Islamico". "Siamo convinti che l'importanza di questo tema sia confermato in piena misura dal lavoro che il Consiglio ha svolto nel mese di agosto, quando noi, tirando un filo dopo l'altro, concentrandoci su ogni tema specifico, abbiamo cercato di districare il groviglio dei problemi mediorientali. Questa esperienza ha confermato che il risanamento della regione è possibile soltanto attraverso un approccio globale, su una solida base del diritto internazionale, senza il doppio standard, dando priorità alle prerogative del Consiglio di Sicurezza", ha dichiarato il rappresentante permanente della Russia all'ONU Vitaly Churkin. In marzo di quest'anno le sanzioni contro la Libia, che prevedono in particolare il divieto di esportazione illegale del petrolio, che autorizza la comunità internazionale a intercettare le navi petroliere che partono dalle regioni controllate dagli estremisti, e l'embargo delle armi, sono state prorogate di un anno. Sempre in settembre si prevede di rinnovare il mandato della missione di pace dell'ONU nel Paese, che scade il 15 di questo mese. Con mediazione dell'ONU, le parti coinvolte nel conflitto libico continuano a trattare per creare un governo di unità nazionale. "Malgrado il cauto ottimismo, manifestato la settimana scorsa dall'inviato speciale dell'ONU Bernardino Leon relativamente alle prospettive dell'accordo politico, ci sono molti motivi per essere preoccupati.

Lo Stato, intanto, continua ad andare a pezzi e i gruppi terroristici, compreso l’ISIS, ne approfittano", ha dichiarato Churkin. Commentando la situazione in Libia, il diplomatico russo ha parlato anche di "ondate dei migranti illegali che dalla Libia, barcollante nel caos, si precipitano verso le coste d'Europa". In settembre si continuerà anche a parlare della Siria. Il 7 agosto il Consiglio di Sicurezza ha votato la risoluzione 2235 che istituisce un Meccanismo Congiunto per indagare sull'uso di armi chimiche in questo Paese. La settimana scorsa il segretario dell'ONU Ban Ki-moon ha consegnato al Consiglio di Sicurezza le sue raccomandazioni per creare un gruppo misto di ONU e Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, al quale si intende affidare l'inchiesta sull'uso di sostanze tossiche. Negli ultimi giorni si comunicava che anche in Iraq i combattenti dello "Stato Islamico" hanno impiegato armi chimiche. Alla luce di ciò, la Russia crede che il mandato della missione, incaricata di accertare i responsabili degli attacchi chimici in Siria, debba essere esteso all'Iraq. Vitaly Churkin ieri ha dichiarato che "il Consilgio di Sicurezza deve votare una risoluzione che estenda all'Iraq il mandato di questo meccanismo". Secondo il diplomatico, ISIS sta cercando di stabilire il suo controllo su nuovi territori. In settembre il Consiglio di Sicurezza esaminerà la relazione del Comitato per le sanzioni all'Iran. Si parlerà anche della situazione in Afghanistan e Liberia, dei rapporti tra Sudan e Sudan del Sud e dell'attività della forza di pace dell'ONU nella regione di Abyei, contesa tra Khartum e Giuba. Durante la presidenza russa, il Consiglio di Sicurezza procederà anche a un nuovo esame della situazione in Medio Oriente e nel Golan, nonché alla revisione dell'attività del Centro Regionale di Diplomazia Preventiva dell'ONU in Asia Centrale (UNRCCA), creato dal Consiglio di Sicurezza nel 2007 su richiesta di Kazakistan, Kirghizia, Tagikistan, Turkmenia e Uzbekistan per contrastare il terrorismo internazionale e il traffico di droga. In agosto il Consiglio di Sicurezza è stato presieduto dalla Nigeria. Il 1° ottobre la presidenza passerà dalla Russia alla Spagna.

01.09.2015
it.sputniknews.com/politica/20150901/1071481.html
[Modificato da wheaton80 14/09/2015 16:42]
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Ora Putin va alla guerra: le cinque mosse dello zar

Se la fermezza di Vladimir Putin nell'aiutare Bashar Assad vi sembra il capitolo più inquietante della tragedia siriana, preoccupatevi delle esitazioni di Barack Obama. Quei tentennamenti - dopo aver dato vita ad un mostro chiamato Stato Islamico - rischiano ora di rendere concreti gli scenari da terza guerra mondiale evocati da Papa Francesco. Le mosse di un Putin che da una parte manda aerei, blindati e soldati a puntellare Bashar Assad e dall'altra tratta con i sauditi, puntano invece ad avviare una trattativa diplomatica in grado di garantire una soluzione pacifica del conflitto. Una soluzione che salverebbe noi europei, emarginerebbe ulteriormente Washington e restituirebbe alla Russia il vecchio ruolo di grande potenza in Medio Oriente ed Europa. Un ruolo che Vladimir vuole riconquistare in cinque mosse.

A - Fermare l'Iran e arginare lo spettro della guerra
La sopravvivenza del regime di Assad è fondamentale per garantire il mantenimento di quell'asse sciita che dall'Iran attraversa Iraq e Siria e garantisce a Teheran i collegamenti con le milizie sciite di Hezbollah in Libano. Solo grazie a quell'asse, l'Iran può mantenere la sua influenza in un Medioriente sunnita. Per salvaguardare quell'asse Teheran non esiterebbe, in assenza d'un intervento russo, a mandare uomini e mezzi sul territorio siriano. Ma la mossa scatenerebbe la reazione d'Israele che vede nell'Iran il proprio nemico esistenziale, innescando un conflitto di proporzioni inimmaginabili. Puntellando il regime di Assad, Putin evita l'intervento iraniano e la rischiosissima risposta israeliana.

B - Salvare l'Europa dallo Stato Islamico

Gli errori di un Obama imperterrito nel mettere sullo stesso piano lo Stato Islamico e il regime di Bashar, promettendo di combatterli entrambi, stanno lasciando l'Europa nelle mani del Califfato. Mentre la Francia di Hollande e l'Inghilterra di Cameron ripetono gli errori dell'amministrazione statunitense e s'illudono di sconfiggere lo Stato Islamico impiegando solo aerei e droni, la Russia manda suoi uomini sul terreno dimostrando di voler combattere il terrorismo germinato in Iraq e Siria con la stessa determinazione esibita in Cecenia. Diventando così l'ultimo protettore di un'Europa orfana del grande padrino americano.

C - Non solo armi, ma anche diplomazia
L'11 agosto scorso il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha invitato a Mosca l'omologo saudita Adel al-Jubeir per chiedergli di costruire un'alleanza comune contro lo Stato Islamico e spingere i ribelli jihadisti ad una trattativa per il cessate il fuoco con tutte le opposizioni. I sauditi si rifiutano di rinunciare alla deposizione di Bashar Assad, ma intanto Mosca conduce colloqui con molte fazioni dell'opposizione siriana.

D - Emarginare gli USA e dominare il Medioriente
Le iniziative politico-militari di Putin in Siria non puntano soltanto a salvaguardare la base navale siriana di Tartous, fondamentale per la presenza russa nel Mediterraneo, ma puntano ad estromettere l'America dal risiko mediorientale. Favorendo l'accordo sul nucleare con Teheran, Mosca ha indebolito i legami tra Washington e il tradizionale alleato israeliano. Fornendo armi al presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi, considerato da Obama golpista e autoritario, ha strappato all'America un altro amico. Trattando con Riad mina la storica alleanza tra Washington e un regno saudita che ha preso le distanze da Obama fin da quando ha appoggiato Primavere Arabe e Fratelli Musulmani.

E - Pacificare la Siria e risolvere il problema migranti
La sconfitta dello Stato Islamico e una soluzione pacifica della guerra civile siriana sono l'unico modo per contenere l'ondata di profughi abbattutasi sull'Europa. Raggiungendo quell'obbiettivo Vladimir Putin garantirebbe il ritorno a casa di dieci milioni di siriani sparsi in Medioriente che minacciano nel lungo periodo di convergere verso l'Europa. Garantendo così la definitiva soluzione di una tragedia a cui i leader europei stanno rispondendo solo con politiche dell'accoglienza senza limiti e con obbiettivi di breve termine.

Gian Micalessin
11/09/2015
www.ilgiornale.it/news/politica/oraputinvaguerracinquemossedellozar1169370.html?utm_source=Facebook&utm_medium=Link&utm_content=Ora%2BPutin%2Bva%2Balla%2Bguerra%3A%2Ble%2Bcinque%2Bmosse%2Bdello%2Bzar%2B%2BIlGiornale.it&utm_campaign=Facebo...
07/10/2015 22:00
 
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La svolta globale di Putin

Contrariamente alle aspettative di molti esperti che prevedevano una “seconda Monaco” di Vladimir Putin a New York, il presidente russo non ha fatto proclami grandiosi nel suo indirizzo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In realtà, è esteriormente molto più mite di quanto si possa immaginare. In confronto, l’emotivo discorso di Obama, pieno di pretese altisonanti ma non comprovate, sembrava triste e perfino anche comico. Ad esempio, c’era un passaggio sulla cacciata di Assad, ma poi il giorno dopo la posizione degli Stati Uniti si capovolgeva… Dopo i discorsi, Putin e Obama hanno conversato per quasi due ore, dopo di che il presidente degli Stati Uniti non poteva neanche permettersi di parlare con i giornalisti. Il presidente russo ha condotto un’esaustiva conferenza stampa per conto proprio. Qual è il risultato degli ultimi tre giorni di settembre che, secondo molti osservatori, seppelliscono l’idea del mondo unipolare? Prima di tutto, gli Stati Uniti compivano profondi cambiamenti nell’atteggiamento verso il regime di Poroshenko in Ucraina, assemblando un gruppo di “politici” di riserva e revocando il via libera all’azione militare. L’attuale premier Jatsenjuk probabilmente sarà sostituito da Sergej Ljovochkin, ex-capo dell’amministrazione e membro del “Blocco Opposizione” dell’ex-presidente Janukovich. Considerata la pacificazione di Kiev e del sud-est in conformità con i termini del Cremlino, il ritiro degli Stati Uniti dall’Ucraina, e il ritiro occultato dell’Ucraina dall’agenda mondiale, la scommessa degli Stati Uniti sul “Blocco Opposizione” ha perfettamente senso. Il giorno dopo, a Minsk, Aleksandr Zakharchenko e Leonid Kuchma confermavano che le armi di calibro inferiore a 100mm venivano ritirate a 15 km dalla linea del fronte, che significa in realtà la fine delle ostilità. Nei precedenti sette mesi nessuno poté raggiungere un accordo su questo punto. Allo stesso tempo, Kiev ammette di avere commesso crimini di guerra nel Donbas: vari articoli su questo argomento sono apparsi in un solo giorno sui media ucraini, dall’ammissione che Oles Buzina è stato ucciso da un commando di forze speciali del ministero degli Interni, al riconoscimento dei crimini commessi dai battaglioni “territoriali”. Ovviamente non sarebbe successo senza un ordine dell’ambasciata degli USA. A ciò vanno aggiunte le dimissioni di Evelyn Farkas, alta funzionaria del Pentagono per la supervisione delle relazioni militari con la Russia e l’Ucraina. Farkas aveva tale posizione da cinque anni. Ufficialmente lascerà a fine ottobre. Va notato che tale funzionaria aveva insistito su misure di ritorsione contro la politica della Russia in Ucraina e aveva anche facilitato gli aiuti finanziari a Kiev. E tutto questo è avvenuto il giorno dopo il discorso di Vladimir Putin a New York e il suo incontro con Obama. Ciò significa che tali eventi sono il risultato di un accordo. E infatti, ne sono solo i primi frutti. Chiaramente ci sarà altro.

Ma la tendenza è chiara, gli Stati Uniti riconoscono la legittimità delle richieste russe sull’Ucraina nella sfera d’interesse della Russia. In secondo luogo, la situazione in Siria è cambiata radicalmente nel corso di una giornata. Gli Stati Uniti non insistono più sulle dimissioni di Assad. Gli Stati Uniti non si oppongono al coinvolgimento militare russo nelle operazioni contro il SIIL e sono pronti ad avviare negoziati immediati con la Russia sulla formazione di un fronte unito contro i terroristi. La forza aerea della Russia ha lanciato attacchi contro le roccaforti del SIIL dopo che Assad ha chiesto a Mosca aiuto militare, e il Consiglio della Federazione ha approvato l’uso della forza aerea russa contro i terroristi in Siria. Sarebbe stato impensabile solo la mattina del 28 settembre, ma un giorno e mezzo dopo era realtà, prova del cambiamento drammatico nel quadro geopolitico globale. La rivista Time aveva scritto di ciò solo il giorno prima. “Se Putin avrà Obama consenziente alla sua proposta, segnerà uno dei più grandi trionfi diplomatici dei suoi 15 anni di potere”. Ciò significa che la vittoria della Russia è ufficiale. L’unica domanda è, vittoria su chi? Ciò che voglio dire è, vorrei sottolineare che non si tratta di una vittoria su Obama, come molti esperti semplicisticamente cercano di presentare, ma su un potente gruppo sovranazionale che utilizza gli Stati Uniti come ariete per precipitare il mondo nel nuovo Medioevo. E la reazione di tale gruppo all’accordo tra Putin e Obama è seguita rapidamente. Di punto in bianco Hillary Clinton s’è lanciata in una filippica contro Obama. Ma non l’attaccava sugli accordi con la Russia su Siria e Ucraina, come ci si potrebbe aspettare, ma su una questione puramente interna, ObamaCare. Lasciando da parte per il momento il contenuto del discorso, già citato, cerchiamo di rispondere alla domanda principale, perché Putin si è rivolto alla “comunità internazionale”? Non poteva solo pubblicare un articolo su qualsiasi organo della stampa internazionale? La risposta è molto semplice, per la stessa ragione per cui aiutò uno stormo di giovani gru siberiane ad arrivare dove dovevano. Il contenuto del discorso a New York di Putin si distacca dalla componente psicologica del messaggio ai leader della comunità mondiale e ai decisori globali occidentali. Il tempo ne rivelerà il significato. Ma guardando come si evolveva il quadro globale tra il 29 e il 30 settembre, possiamo vedere che Putin ha realmente raggiunto i destinatari delle sue dichiarazioni. Ed è stato più che solo sentito, accordi specifici sono stati ormai raggiunti con Mosca sui primi passi per uscire dal pantano in cui le élite occulte hanno portato il mondo.

Fonte: orientalreview.org/2015/10/01/putins-global-game-changer/
1 ottobre 2015

Traduzione di Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2015/10/04/la-svolta-globale-d...
[Modificato da wheaton80 07/10/2015 22:03]
06/11/2015 03:06
 
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Lavrov e Putin, un’altra vittoria. Diplomatica

D’improvviso, a Vienna, è stato possibile parlare di pace in Siria. Staffan De Mistura:“L’intervento militare russo ha radicalmente e bruscamente modificato le prospettive di chi sperava ancora di usare le armi per cambiare il governo di Damasco. Allo stesso tempo c’è la consapevolezza russa che per evitare di entrare in uno scenario afghano con tonalità somale e libiche è indispensabile contribuire adesso, concretamente, a un processo di soluzione politica sotto l’egida ONU». Ma questo è proprio ciò che Mosca ha sempre voluto dall’inizio. A Vienna Lavrov e Putin hanno riscosso una vittoria diplomatica molto più impressionante di quella militare. Saker (blogger ben informato) elenca i risultati raggiunti. L’Iran è al tavolo dei negoziati, contrariamente a quel che avrebbero voluto Washington e Riyad. Ma anche i sauditi si sono seduti a quel tavolo con l’Iran (cosa mai vista) e “l’opposizione siriana”. Tutti questi attori, con Mosca, hanno co-firmato una dichiarazione congiunta, in cui tutti si sono impegnati a questo:

- L’Iran parteciperà ai negoziati sul futuro della Siria (nel preambolo)

- Non si consentirà lo smembramento della Siria (punto 1)

- La Siria non sarà governata da un regime confessionale (1)

- Le forze armate siriane non saranno smobilitate (2)

- Daesh e altri terroristi devono essere debellati (6)

- Spetta al popolo siriano scegliere il suo leader (8)

Si tratta di una vittoria diplomatica senza precedenti per la Russia. La sua enormità è sottolineata da Saker. Punto per punto:

- USA e Riyad non sono riusciti ad escludere Teheran, il cui ruolo è riconosciuto da tutte le parti

- USA rinunciano a smembrare la Siria secondo linee di frattura etnico-religiose (come era il programma israeliano dagli anni ’80). Non ci sarà partizione fra “un Wahabistan e un Alawistan”…

- Nessuna delle fazioni islamiste takfire e tagliagole (Daesh, al Nusra, ecc…) saranno ammesse al governo, essendo tutte per instaurare un regime “religioso”. Sono le forze che USA, Sauditi e Turchia hanno creao e finanziato

- L’Esercito Siriano non sarà disarmato: è solidamente per Assad

- USA si impegnano a sconfiggere militarmente tutti gli estremisti wahabiti (che ha creato, armato e addestrato)

- Assad resterà al potere (i siriani lo voteranno)

Ciò non significa credere che gli USA rispetteranno questi impegni. Ma che quando lo faranno, saranno in contraddizione con quegli impegni presi e non potranno difenderli in nessun pubblico forum. La loro ambiguità è saltata alla luce del sole. Ancora una volta, dò la parola a Saker, che appunta la totale contraddizione fra le azioni americane e le dichiarazioni americane:

- Azioni e scopi reali USA - Sostegno militare a Daesh e Al-Nusra
- Politica oggi sottoscritta - Opposizione armata a Daesh

- Azioni e scopi reali USA - Insediamento regime wahabita in Siria
- Politica oggi sottoscritta - Promozione governo laico

- Azioni e scopi reali USA - Frammentazione della Siria
- Politica oggi sottoscritta - Mantenimento della sua unità

- Azioni e scopi reali USA - Distruzione forze armate siriane
- Politica oggi sottoscritta - Mantenimento forze armate

- Azioni e scopi reali USA - Assad must go! come condizione prima
- Politica oggi sottoscritta - Scelgono i siriani

- Azioni e scopi reali USA - Sabotaggio sforzi Mosca
- Politica oggi sottoscritta - Collaborazione con Mosca

- Azioni e scopi reali USA - “Regime change” in Iran
- Politica oggi sottoscritta - Iran partner nel negoziato

Finora gli USA hanno fatto il contrario di quel che dichiaravano ad alta voce; questa ambiguità (di cui sono complici i media e gli europei) non è più possibile ora che la Russia è sul terreno militarmente. Già si è visto nel momento surreale in cui Washington ha accusato Mosca di bombardare ”i ribelli buoni”, e poi non ha saputo né voluto dare una lista dei “buoni” da distinguere dai cattivi. “Adesso la Russia obbliga Washington a negoziare con Assad e l’Iran”. Per contrasto, “le politiche dichiarate e le azioni della Russia sono semplici, lineari ed in piena coerenza fra loro: debellare i terroristi, sostenere il governo legale in Siria, rispettare il diritto internazionale”. L’elemento di debolezza, che può dare il pretesto per annullare questa vittoria diplomatica e il processo di pace, sta nelle forze armate siriane. Nonostante l’appoggio aereo russo, i loro successi sono stentati e limitati. Nulla di strano, dato che questo povero esercito ha perso 85mila uomini dall’inizio del conflitto – è dunque depauperato – e i fronti sono molti e complicati. Le azioni doppie USA-wahabite e turche di mettere le armi in mano a Daesh può riuscire. Attenzione però: secondo Andrei Kartapolov, che dirige l’azione militare russa in Siria, rappresentanti dell’opposizione siriana hanno fornito all’aviazione russa le coordinate di 24 bersagli dei terroristi islamisti. Collaborano. “Queste forze patriottiche sono per una Siria unita e uno Stato sovrano”.

Perlomeno, hanno perso speranze nell’aiuto USA. E Stratfor (il ben noto pensatoio neocon-RAND) si allarma: Berlino è pronta a ripensare le sue posizioni verso la Russia, anche a togliere le misure punitive” (sanzioni). Tuttavia ciò irriterebbe i paesi dell’Est, quindi la Germania per il momento si limita a tastare il terreno (1). Ma la settimana scorsa, Sigmar Gabriel, vice-cancelliere e Ministro degli Esteri, è andato a Mosca a parlare con Putin. Cosa farà Washington di fronte al rinnovato spettro di una “integrazione” economica russo-tedesca, per scongiurare la quale entrò nella Seconda Guerra Mondiale? “Dobbiamo fare sforzi per un rapporto pratico con la Russia”, ha detto Jean Claude Juncker. La Russia ha ora il ruolo centrale di pacificatore in Siria. Dall’isolamento in cui l’Occidente l’aveva cacciata dopo l’annessione della Crimea, ha assunto la parte del “costruttore di pace” in aperto contrasto con l’Occidente seminatore di caos. Persino Ban Ki Moon, il segretario dell’ONU, l’ectoplasma, ha trovato il coraggio di criticare la politica americana in Siria: il 31 ottobre in un’intervista al Paesi. Data memorabile. L’influenza russa nel Medio Oriente giganteggia. Fra i vantaggi collaterali, il Moscow Times calcola la “pubblicità” per i sistemi d’arma russi che l’intervento in Siria configura. Il costo dell’operazione viaggia sui 3-4 milioni di dollari al giorno, ma “l’aumento di un solo 1% delle vendite di armi pagherà un mese di bombardamenti contro l’ISIS”. Attenti ai false-flag…

Note
1. «Per gli Stati Uniti la paura primordiale è il capitale tedesco, la tecnologia tedesca, unita con le risorse naturali russe e la manodopera russa: è la sola combinazione che ha fatto paura agli USA per secoli»: così diceva George Friedman, il fondatore del centro di analisi strategiche Stratfor, nel discorso che ha tenuto presso il Council on Foreign Relations il 4 febbraio. Il video è diventato virale sul web

Maurizio Blondet
4 novembre 2015
www.maurizioblondet.it/lavro-e-putin-unaltra-vittoria-dipl...
[Modificato da wheaton80 06/11/2015 03:15]
06/11/2015 14:00
 
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Asse Berlino-Mosca. E adesso Washington trema

La Germania sta rafforzando le sue relazioni con la Russia. Il vice-cancelliere nonché Ministro Federale per gli Affari Economici e per l’Energia, Sigmar Gabriel, ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin a Mosca. Lo scopo ufficiale era quello di discutere accordi commerciali bilaterali, ma siccome il commercio è vincolato dalle sazioni UE alla Russia, l’incontro suggerisce che Berlino stia cercando un modo per modificare, o perfino rimuovere, le misure punitive contro Mosca. Tuttavia, una simile decisione creerebbe probabilmente delle frizioni tra la Germania e la maggior parte dei Paesi dell’Europa centrale e dell’Europa dell’est. Questo è il motivo per cui Berlino non è ancora pronta a dichiararlo ufficialmente. Non è del resto un caso che proprio a Berlino, lo scorso 10 ottobre, si sia tenuta una manifestazione con 250 mila partecipanti contro il TTIP, l’accordo di libero scambio commerciale che creerà un blocco unico con gli USA, voluto da Washington per svuotare il potere dei BRICS al WTO e tornare al centro dell’economia mondiale. E forse non è neppure un caso che gli incontri tra i leader tedeschi e quelli russi si siano intensificati dopo lo scandalo Volkswagen, che ha messo in ginocchio l’industria automobilistica tedesca e che è partito proprio dagli Stati Uniti. E se vogliamo dirla tutta, forse non è neppure un caso che i tre eurodeputati che l’anno scorso hanno fatto uscire le prime indiscrezioni sui negoziati supersegreti del TTIP fossero proprio tedeschi, appartenenti al gruppo politico dei verdi. Se vogliamo vederla solo dal punto di vista meramente economico, le esportazioni verso Mosca, nella prima metà di quest’anno, si sono ridotte del 31,5% rispetto all’anno precedente. La Russia, certo, è solo tredicesima nella lista dei Paesi verso i quali Berlino esporta, ma di questi tempi, nei quali la ripresa europea è ancora fragile e la crescita cinese rallenta, probabilmente è utile diversificare l’export il più possibile.

Le sanzioni UE alla Russia rendono molto complicato per i tedeschi esportare i loro beni. In più, la Germania e la Russia avevano già deciso congiuntamente di accrescere i loro rapporti commerciali prima della crisi. Parliamo di treni, industrie chimiche e altri progetti che aspettano di essere realizzati. La Germania sta inoltre cercando di migliorare i suoi legami con la Russia nel settore dell’energia. Lo scorso 8 ottobre, Gabriel ha incontrato il numero uno di Gazprom a Berlino, per discutere di nuove infrastrutture comuni per il gas naturale. Si è parlato anche dell’espansione del Nord Stream Pipeline. La Germania è il più grande consumatore di gas naturale russo e questo costringe Berlino ad assicurarsi che le compagnie energetiche tedesche e russe possano continuare a cooperare, ma spinge i tedeschi anche a contenere l’influenza di Putin nell’Europa centrale e nell’Europa dell’est, per fare in modo che la Russia continui a fornire gas naturale a prezzi accettabili. La popolarità della Merkel è in declino, per via dell’affair profughi. Si vocifera che Wolfgang Schäuble, il pitbull scatenato contro la Grecia, possa essere il prossimo cancelliere (ex capo dei servizi segreti di Berlino, uomo tendenzialmente meno ricattabile). Teoricamente filoamericano ma nei fatti, prima di tutto, tedesco, il che significa sostenitore degli interessi dei suoi esportatori connazionali. Fra tre mesi la UE deciderà se continuare con le sanzioni nei confronti di Putin. A quel punto, probabilmente, i giochi si faranno palesi.

4 novembre 2015
Claudio Messora
www.byoblu.com/post/2015/11/04/asse-berlino-mosca-e-adesso-washington-tr...
10/11/2015 00:01
 
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Un raid cattura le ‘risorse’ della CIA che hanno abbattuto l’aereo russo in Egitto

L’Intelligence Estera (SVR) riporta oggi che un raid per prelevare nello Yemen due “risorse” della Central Intelligence Agency (CIA) catturate, e che si ritiene abbiano architettato l’abbattimento del volo 9268 sull’Egitto utilizzando i terroristi Stato islamico (SIIL), sia stato “un grande successo” e che, una volta che il velivolo, “protetto” dalle Forze aerospaziali, era rientrato nello spazio aereo della Federazione russa, il Presidente Putin vietava tutti i voli aerei nella regione su consiglio del Direttore del Servizio di Sicurezza Federale (FSB) Aleksandr Bortnikov. Come avevamo descritto nelle precedenti relazioni, l’ipotesi del SVR su questa tragedia, la più letale nella storia russa e di fatto ignorata dai giornalisti occidentali nelle loro continue provocazioni, il Volo 9268 è stato abbattuto da un missile terra-aria inglese fornito all’Arabia Saudita e consegnato ai terroristi dello Stato Islamico, che poi lo rivendicavano dopo che l’aereo era stato “ingannato”, per volare ad una quota inferiore, dalle due “risorse” della CIA catturate dagli Spetsnaz (forze speciali) poche ore dopo l’attentato, mentre operavano nello Yemen.

Dopo la cattura di queste due “risorse” della CIA e del loro equipaggiamento “altamente sofisticato”, il rapporto continua, un “volo speciale” del Ministero delle Emergenze (EMERCOM) arrivava nella capitale dello Yemen, Sana, dove atterrava utilizzando come copertura uno dei più potenti cicloni che abbiano colpito la nazione nella sua storia. Su questo “volo speciale” dell’EMERCOM atterrato a Sana, secondo il rapporto, le due “risorse” della CIA e le loro attrezzature, insieme agli Spetsnaz che li avevano catturati, salivano a bordo dell’aereo, cui veniva rifiutato il permesso di decollare dagli aerei da guerra sauditi, che con la supervisione del regime di Obama bombardano la nazione affamandola. In poche ore però, la relazione afferma, le “contromisure” impiegate dalle forze aerospaziali contro i sauditi avevano successo consentendo in tal modo al “volo speciale” dell’EMERCOM di partire da Sana e rientrare nello spazio aereo della Federazione.

La relazione spiega inoltre che il Presidente Putin ha vietato tutti i voli verso la regione solo dopo il riuscito prelevamento delle ‘risorse’ della CIA e delle loro attrezzature dallo Yemen, questa mattina, e il cui “volo speciale” veniva ulteriormente protetto da un aereo da trasporto militare iraniano C-130 Hercules, in volo verso la Siria per “confondere” i sistemi radar militari occidentali. La Federazione temeva che il regime di Obama avrebbe cercato di distruggere il “volo speciale” dell’EMERCOM, spiega il rapporto, quando uno squadrone di caccia F-15 USA si precipitò nella base americana in Turchia, la cui missione nella regione sarebbe la deliberata aggressione agli aerei russi che attaccano i terroristi dello Stato Islamico. Ancora più sorprendentemente, il rapporto continua, a 72 ore dall’abbattimento del volo 9268 sull’Egitto, CIA e sauditi annunciavano che avrebbero fornito ai terroristi islamici attivi in Siria altri lanciamissili spalleggiabili capaci di abbattere aerei civili.

Con il governo inglese che “ben sa” che un suo missile ha abbattuto il Volo 9268, e il regime di Obama che sa anche della complicità della CIA, nota il rapporto, non sorprende che gli alleati occidentali ormai inondino i loro organi di propaganda con “storie” sulla catastrofe causata da una bomba, affermazione che il SVR non accetta, spingendo il Ministero degli Esteri a dichiararsi “scioccato” da tali guerrafondai occidentali che non condividono le proprie i0nformazioni segrete. Fondamentale notare, anche se non contenuto nella relazione, che i russi ormai classificano la distruzione del Volo 9268 quale “evento politico”, come vengono chiamate le “Regole da guerra fredda”, e ciò significa che la verità sulla catastrofe sarà nota solo dopo che i responsabili subiranno la risposta delle forze russe.

Sorcha Faal
Fonte: www.whatdoesitmean.com/index1937.htm
6 novembre 2015

Traduzione di Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2015/11/07/un-raid-cattura-le-risorse-della-cia-che-hanno-abbattuto-laereo-russo-in...
[Modificato da wheaton80 10/11/2015 00:01]
18/11/2015 15:06
 
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Russia e Francia uniti contro ISIS:"Coalizione come contro Hitler"

Vladimir Putin tende una mano alla Francia, tragicamente colpita dagli jihadisti il 13 novembre scorso. Il leader russo, infatti, ha dato ordine alle unità della Marina Militare, che incrociano nel Mediterraneo, di stabilire contatti con quelle francesi e di collaborare con loro "come alleate" contro lo Stato Islamico in Siria. Queste parole sarebbero state pronunciate da Putin durante una riunione con i vertici della Forze Armate presso il Ministero della Difesa. Il leader del Cremlino ha definito "necessario" il coordinamento con il gruppo navale della Francia, anche alla luce dell’imminente arrivo in zona della portaerei a propulsione nucleare "Charles de Gaulle", ammiraglia della flotta di Parigi. Secondo quanto si può leggere in una dichiarazione adottata dalla camera bassa del parlamento, la Duma russa ha chiesto ai Paesi europei, del Nord America e del Medio Oriente di formare una coalizione anti-terrorismo come quella anti Hitler. Questa idea era già stata lanciata da Putin durante il suo discorso in occasione della 70esima Assemblea delle Nazioni Unite: "Ultimamente si sente parlare spesso delle ambizioni della Russia. Come se chi parlasse di questo non abbia ambizioni. Il discorso non riguarda le ambizioni, ma gli interessi globali per creare davvero una coalizione antiterroristica internazionale. Così come all'epoca la coalizione anti-Hitler unì al suo interno soggetti completamente diversi, oggi è il momento di creare una coalizione per sconfiggere il terrorismo".

Ora, questa proposta è stata rilanciata dal Presidente della Commissione Affari Internazionale della Duma, Alexei Pushkov:"Siamo stati in disaccordo negli anni ’30 (del ’900) ma ciò non ci ha impedito di dare vita a una coalizione contro Hitler che si è rivelata efficace. Anche oggi dovremmo dare vita a una nuova coalizione contro questa sfida nuova dal punto di vista qualitativo". La Russia, come sottolinea il Ministro degli Esteri russo, "agirà in linea con l’articolo 51 dello statuto dell’ONU, che prevede il diritto di uno Stato all’autodifesa", come reazione all'abbattimento dell’Airbus 321 in Sinai. Proprio mentre i media diffondevano queste notizie, Hollande parlava al telefono con Putin, confrontandosi sulla possibilità di un "coordinamento di sforzi" contro lo Stato Islamico. Durante la conferenza generale dell’UNESCO, il Presidente francese ha inoltre affermato:"La nostra risposta deve essere spietata sia all’esterno che all’interno". I Presidenti di Russia e Francia hanno inoltre concordato telefonicamente di rafforzare la collaborazione tra i rispettivi apparati militari e di Intelligence in Siria, sulla scia dei recenti attacchi terroristici contro un aereo della compagnia siberiana Metrojet e a Parigi. In un comunicato diffuso dal Cremlino si parla di "contatti più serrati" e di "coordinamento contro i gruppi terroristici". I due leader si vedranno di persona a Mosca il prossimo 26 novembre.

Matteo Carnieletto
17/11/2015
www.ilgiornale.it/news/russia-e-francia-uniti-contro-isis-coalizione-contro-hitler-1195...
[Modificato da wheaton80 18/11/2015 15:07]
18/11/2015 21:44
 
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Sanzioni a chi finanzia il terrorismo: la decisione del Cremlino

Il Cremlino si prepara ad emanare nuove black list. Questa volta però non si tratta di ulteriori contro-sanzioni di Mosca all’Unione Europea. Nel mirino della Russia infatti, all'indomani della conferma da parte del governo russo che a far esplodere l'Airbus Metrojet sul Sinai sia stato un ordigno piazzato nell'aeromobile dai jihadisti, ci sono i finanziatori del terrorismo islamico internazionale. Dopo le dichiarazioni fatte al G20 dal Presidente russo, sui presunti uomini d’affari di 40 Paesi che finanzierebbero l’ISIS, tra i quali ci sarebbero anche cittadini dei 20 “grandi” riuniti ad Antalya, Putin, infatti, è passato all’azione ed ha firmato un’ordinanza che istituisce la creazione di un Comitato interdipartimentale russo per la lotta al finanziamento del terrorismo, ed in particolare quello di matrice islamica. La decisione è stata resa nota dall’agenzia di informazione russa Tass, che spiega che il Comitato si occuperà di congelare beni, conti correnti e proprietà di individui o associazioni “fortemente sospettati di avere legami con il terrorismo internazionale”. Delle vere e proprie sanzioni economiche verranno quindi applicate dal Comitato istituito dal Cremlino contro chi, sul territorio della Federazione Russa, mostrasse simpatie sospette per lo Stato Islamico e simili. Il Comitato, secondo quanto dichiarato da Mosca, riceverà le informazioni sugli individui e le organizzazioni da colpire dai principali enti statali ed istituzioni del Paese, compresa la Banca Centrale Russa.

Alessandra Benignetti
18/11/2015
www.ilgiornale.it/news/mondo/sanzioni-chi-finanzia-lisis-decisione-cremlino-1195660.html?utm_source=Facebook&utm_medium=Link&utm_content=Sanzioni+a+chi+finanzia+il+terrorismo%3A+la+decisione+del+Cremlino+-+IlGiornale.it&utm_campaign=Facebook...
[Modificato da wheaton80 18/11/2015 21:45]
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