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Putin contro il Sionismo globale dei Rothschild

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2024 17:58
05/06/2021 19:00
 
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Putin a valanga: la Russia sfida gli USA su gas e clima

Un Vladimir Putin in gran forma e a valanga, come spesso accade nella cornice del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, sua città natale, delinea il perimetro delle future negoziazioni tra USA e Russia, dunque del rapporto tra Mosca e il resto dell’Occidente. Lo zar, nel piantare i paletti, lancia non poche sfide agli Stati Uniti. Senz’altro sul gas, annunciando la fine dei lavori alla prima linea del Nord Stream 2 e la possibilità di stilare i futuri contratti «in euro», procedendo così alla progressiva ‘dedollarizzazione’ dell’economia russa già avviata dal Cremlino. Ma poi anche sul clima. Ed è una novità. Putin ha infatti annunciato l’arrivo (entro il prossimo ottobre) di un ambizioso piano che porterà il Paese a produrre meno emissioni nette di CO2 dell’UE «entro il 2050». Che la Russia non faccia sul serio nella lotta al cambiamento climatico è «un mito», se non addirittura uno «stravolgimento dei fatti». In realtà, ora che la rivoluzione verde, nel mondo post-pandemico, sta diventando la chiave per assicurarsi un posto al tavolo delle Nazioni più avanzate del futuro, Mosca ha cambiato passo. Perché sa che deve colmare l’ennesimo divario. Guarda caso Putin ha sottolineato come sia necessario «non trasformare la transizione verso la neutralità della CO2 in uno strumento di concorrenza sleale» quando, con il «pretesto delle emissioni», qualcuno cerca di «rimodellare gli investimenti e i flussi commerciali nei propri interessi». Putin allora ha evidenziato come, nella lotta al cambiamento climatico, sia necessario anche prendere in considerazione la capacità dei Paesi di «assorbire la CO2», attraverso meccanismi di carbon units, che andranno opportunamente «individuati». Qui la Russia avrà grande potenziale, grazie «alle foreste, ai campi coltivati, alle paludi» e più in generale alle sue risorse naturali e ha invitato aziende e imprenditori, essenzialmente tutti presenti al forum, a investire in questi progetti green Made in Russia piuttosto che «acquistare» all’estero quote verdi per ridurre il peso di anidride carbonica. Insomma, sovranismo ecologico.

Nel mentre, però, c’è il gas. Che è di natura «fossile» ma è «il più pulito» e resterà appetibile sul mercato «ancora a lungo». Qui l’attacco agli USA, accusati di voler «contenere la crescita della Russia», è totale. Il loro gas di scisto viene infatti definito «sporco» oltre che il 25% «più caro» per gli europei, che infatti vogliono il Nord Stream 2 non «per farci un favore» ma perché è nei «loro interessi». La rotta baltica è più breve, costa meno perché non prevede tariffe di transito, e questo si rifletterà nel prezzo finale pagato dai consumatori. Con buona pace per gli ucraini. «Non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo dare da mangiare a tutti», ha ridacchiato Putin, ma poi ha assicurato che ci saranno possibilità per trattare, dato che Mosca prevede nei prossimi 10 anni un aumento delle forniture per l’Europa di 50 miliardi di metri cubi annui rispetto alla domanda odierna. Al forum è andata in mostra una global Russia, capace di tessere relazioni e alleanze quanto serve e basta, e insieme a Putin, sul palco della plenaria, benché in formato virtuale, si sono alternati l’Emiro del Qatar al-Thani e il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Non sono mancate incursioni su altri temi spinosi. Come la Bielorussia. O la politicizzazione della diffusione dei vaccini. Putin ha lamentato il ritardo dell’EMA nell’approvazione dello Sputnik «a causa di interessi» legati a Big Pharma. Qui praticamente un Putin ‘unchained’. D’altra parte proprio oggi ha firmato, trasformandola in legge, la misura che escluderà dalle elezioni di settembre l’intero organigramma politico creato da Alexey Navalny, qualora il suo movimento verrà riconosciuto come estremista dal tribunale (e sono pochi a dubitarlo). Un bel regalo all’oppositore finito in cella, proprio nel giorno del suo 45esimo compleanno.

04 giugno 2021
www.cdt.ch/mondo/putin-a-valanga-la-russia-sfida-gli-usa-su-gas-e-clima-FA4277869?_sid=lcKsYvIQ&refr...
06/11/2021 06:49
 
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L’accordo militare tra Russia e Bielorussia

Mossa rapida dei Patrioti. Via dalla NATO e mossa di scacchi perfetta:“La Russia e la Bielorussia firmano un accordo quadro per dare vita ad una unione tra i due Stati. Attraverso questo accordo, la cooperazione militare tra i due Paesi sarà molto più stretta ma il documento prevede anche una maggiore integrazione dei sistemi politici ed economici delle due Nazioni. Lukashenko sta facendo la cosa più intelligente che potesse fare. Sta blindando la Bielorussia. Nell’ultimo anno e mezzo, i poteri globalisti del forum di Davos hanno chiesto a Lukashenko di adeguarsi all’agenda del Grande Reset e di eseguire l’operazione […] del coronavirus anche in Bielorussia. Il Fondo Monetario Internazionale si fece persino avanti attraverso la proposta di una tangente al Presidente bielorusso che superava la folle cifra di 900 milioni di dollari. Lukashenko rifiutò e partì l’ordine di rovesciarlo. Nel Paese iniziarono a manifestarsi proteste orchestrate da ONG collegate a George Soros che assomigliavano molto alle classiche rivoluzioni colorate finanziate dal fondatore della Open Society. Questi tentativi fallirono perché la stragrande maggioranza del popolo bielorusso è dalla parte del suo Presidente. Ora però qualsiasi velleità di rovesciare Lukashenko è definitivamente morta perché Lukashenko, attraverso l’accordo militare con Putin, si è messo di fatto sotto l’ombrello militare della Russia. Pertanto per il mondialismo in Bielorussia la partita è definitivamente chiusa”.

05 novembre 2021
thegiustice.altervista.org/laccordo-militare-tra-russia-e-biel...
23/12/2021 01:37
 
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Zero Gas a Mallnow: la Russia ha piegato la UE senza sparare un colpo

Prima la notizia, poi il commento. Questa mattina il flusso di gas russo attraverso uno dei principali canali, quello del metanodotto Yamal che transita attraverso il centro di compressione di Mallnow, si è arrestato. Addirittura il flusso di gas ha preso direzione inversa, fluendo in Polonia dalla Germania, visto che, evidentemente, non c’era flusso dalla Bielorussia alla Polonia. Secondo il gestore della rete del gas slovacco Eustream, le candidature al valico di Velke tra l’Ucraina e la Slovacchia nel frattempo sono scese di circa 5 milioni di mc nel giorno a 84,5 milioni di mc/giorno. In risposta, il contratto TTF olandese del primo mese è stato visto in rialzo di 10,68 EUR a 157,61 EUR/MWh. In precedenza ha toccato un massimo di quasi 11 settimane di 158,20 EUR/MWh.

Siamo a massimi unici mai visti prima
Lunedì la russa Gazprom ha prenotato solo leggermente più capacità di transito del gas verso le destinazioni europee per gennaio, accentuando le preoccupazioni per la carenza di approvvigionamento quest’inverno, con i livelli delle scorte regionali ancora ben al di sotto delle norme stagionali. Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, lo stoccaggio del gas in tutta Europa è stato osservato per ultimo a meno del 60% della capacità, rispetto al 78% di un anno fa. I prezzi rischiano di andare alle stelle, anche perché siamo vicini al massimo. Gazprom si chiama fuori, affermando che sta facendo fede ai contratti e la Russia nega di avere alcuna responsabilità, intanto però il gas non arriva e i prezzi vanno alle stelle. Che sia la Bielorussia? Che sia tutto un trucco? Intanto il gas non arriva. La Russia ha piegato tutta l’Europa Occidentale senza mandare un carro armato né sparare un colpo di fucile. Alla fine è bastato imporre la propria politica energetica tramite la Germania (dobbiamo ricordare il ruolo dell’ex cancelliere Schroeder in Nord Stream 2), rendendo, anche con la scusa “Green”, tutta l’Unione serva della propria fornitura energetica. Quello che sta accadendo non è altro che la plastica dimostrazione dell’impotenza della UE, cercata e fatta pagare sulla pelle dei cittadini. Putin ride, giustamente, per la stupidità di Bruxelles. Perché solo gli stupidi non cambiano mai idea.

Leoniero Dertona
21 dicembre 2021
scenarieconomici.it/zero-gas-a-mallnow-la-russia-ha-piegato-la-ue-senza-sparare-un-colpo/?fbclid=IwAR3n0xztWf9Hd-ej5_SUa7LEZQ9obXnpWuVXpbyWciVNGHLf5O4...
[Modificato da wheaton80 23/12/2021 01:37]
17/01/2022 14:23
 
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La lezione russa in Kazakistan

Il Presidente del Kazakistan Qasym-Jomart Tokayev lo ha detto in modo esplicito. Le truppe della CSTO, l’alleanza a guida russa, hanno “completato con successo” la missione e lasceranno il Paese nei prossimi giorni. Secondo il governo di Nur Sultan, le forze dell’ex blocco sovietico procederanno a un “ritiro graduale” che potrebbe durare “non più di dieci giorni”. E per la Russia è (almeno formalmente) arrivato il momento in cui si può dare il via al ritorno delle truppe nelle basi. Il Ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, lo aveva già chiarito giorni fa: i contingenti della CSTO avrebbero considerato terminata la missione una volta giunto il via libera della leadership kazaka. E per adesso tutto sembra far propendere per un progressivo e rapido ritiro delle truppe, iniziato, come confermato anche dai militari russi, alle prime ore di questa mattina. Mentre il Kazakistan prova a ristabilire una strana normalità e ricucire le sue ferite umane e fisiche (fatti di sangue, morti, incendi e saccheggi), è la Russia in questo momento a raccogliere il frutto di un’operazione che può essere utile per capire il nuovo corso della leadership di Vladimir Putin. Una missione in cui gli elementi che hanno caratterizzato lo sforzo diplomatico ma soprattutto bellico russo indicano quale potrebbe essere la nuova strategia dello “zar” con questi nuovi conflitti. Lezione tattica che può servire per comprendere eventuali ulteriori azioni militari da parte del Cremlino.

La scelta di invocare il blocco
Primo elemento di particolare rilevanza è la scelta di muovere l’alleanza. La CSTO, per la prima volta, ha attivato l’articolo 4 su richiesta di un Paese e ha fatto seguito un intervento militare da parte della Federazione Russa e di altri alleati di Mosca. Un messaggio che indica il desiderio di Putin di dare l’immagine di un blocco e non di un Paese contro tutti, in modo da promuovere l’idea di una potenza leader e non di una superpotenza sostanzialmente isolata che gioca la sua partita nel territorio di un vecchio impero che rischia di sfuggirle di mano. Il fatto che questo sia avvenuto in Kazakistan e non in altre circostanze (altri Paesi richiesero a suo tempo l’intervento dell’alleanza senza ottenere il placet di Mosca) è frutto di una combinazione di fattori. Da un lato le condizioni più rischiose di altri interventi militari (vedi il caso armeno), dall’altro lato le tempistiche, in pieno periodo di negoziati con gli Stati Uniti per il destino dell’Ucraina, che hanno aiutato il Cremlino nella decisione di mostrare i muscoli. Quello che però sembra possibile prevedere è l’inizio di un nuovo modo di condurre la diplomazia da parte di Putin: evidenziando un salto di qualità anche rispetto al rapporto con gli alleati dello spazio post-sovietico.

Un blitz repentino con truppe d’élite
Altro elemento fondamentale è il tempo. La mossa russa di intervenire a sostegno del governo kazako contro i rivoltosi è stata repentina, quasi istintiva (almeno nell’immagine), e il dispiegamento dei soldati altrettanto rapido. In poche ore, le basi russe di Orenburg, Pskov, Ivanovo, Seshsha e Chkalovsky hanno attivato un piano di azione che ha visto forze d’élite e i migliori mezzi blindati sbarcare nei centri nevralgici del Kazakistan. Dagli aeroporti sono decollate decine di cargo Il-76 e An-124, e Mosca ha dimostrato di saper mobilitare truppe aviotrasportate in grado di blindare nel giro di un brevissimo arco temporale tutte le infrastrutture strategiche per la sicurezza del Paese e della Russia. Un segnale di capacità tattiche interessante anche in ottica di possibili blitz in altri territori. La scelta di utilizzare gli Spetsnaz della 45esima brigata aviotrasportata e in generale parà impiegati nelle azioni in Crimea, così come quella di dare il comando al Generale Andrei Serdyukov, si iscrive in questa metodologia di blitz rapido e immediatamente efficace. Elementi da tenere particolarmente sotto osservazione soprattutto se messi in parallelo con le più recenti esercitazioni delle forze armate russe: tutte campagne addestrative largamente orientate all’intervento di paracadutisti, cecchini e schieramento di mezzi per la conquista di piccole porzioni di territorio da difendere. Un qualcosa avvenuto, pur con modalità peculiari, anche nella crisi kazaka.

La via russa alla guerra contro-insurrezionale

L’utilizzo di forze armate in un conflitto sostanzialmente contro-insurrezionale pone poi un ulteriore spunto di riflessione. Qui la lezione russa è soprattutto tesa a far comprendere che Mosca non è solo capace di condurre una guerra ibrida o irregolare, ma anche di condurre una guerra “contro-irregolare”. Elementi come l’antiterrorismo, la stabilizzazione di un alleato in pericolo e la capacità di contrastare delle rivolte vengono mosse non sul piano della guerra ibrida né con l’utilizzo di regolamenti internazionali di più ampio respiro né tantomeno sul piano sistemico o politico, come può essere ad esempio una tipica operazione di peacekeeping occidentale. La Russia ha dimostrato che in un conflitto di questo genere interviene in modo rapido per eliminare il problema nella sua manifestazione reale, cioè la guerriglia, e non ha una matrice contro-insurrezionale. L’obiettivo della campagna russa non è stato quello di sradicare il male per cui è esplosa la protesta, né si è cercato di chiarirlo in modo netto: lo scopo è stato quello di evitare che l’incendio deflagrasse, di mostrare le capacità russe di contrasto fisico di qualsiasi forma di insurrezione e dare modo agli avversari strategici di orientarsi di conseguenza. E in questo, forse, è la vera lezione che si può trarre da questa operazione in Kazakistan.

Lorenzo Vita
13 gennaio 2022
it.insideover.com/guerra/la-lezione-russa-in-kazakistan.html
17/05/2022 12:07
 
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McDonald’s lascia la Russia e svende tutta la rete di ristoranti spazzatura: altra vittoria di Putin

Si prende l’Ucraina. Il rublo vola. Il gas lo vende al doppio di prima. Si libera delle multinazionali straniere e della loro perniciosa attività di propaganda. Mette in ginocchio l’economia occidentale. E i nostri media dicono che stiamo vincendo. La chiusura “temporanea” dei punti vendita McDonald’s in Russia diventa definitiva. Dopo aver sospeso le attività di tutti i negozi all’inizio di marzo, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, infatti oggi il colosso americano dello junk food ha annunciato l’uscita dal mercato russo, con la conseguente cessione di tutta la rete di vendita. Si tratta di 850 punti sparsi in tutta la Federazione, con un totale di 62mila dipendenti. Beati loro.

16 maggio 2022
voxnews.info/2022/05/16/mcdonalds-lascia-la-russia-e-svende-tutta-la-rete-di-ristoranti-spazzatura-altra-vittoria-d...
19/05/2022 18:56
 
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Metà Paesi UE ha già aperto un conto in rubli a Gazprombank

Secondo Gazprom, metà delle 54 società europee ha già aperto conti in rubli con Gazprombank. La scorsa settimana c’erano 20 società di questo tipo, secondo Bloomberg. Le compagnie energetiche europee che si adeguano al meccanismo imposto dalla Russia per pagare le forniture di gas, che prevede una “conversione” in rubli mediante “conti speciali” presso Gazprombank, “rischiano di violare le sanzioni” imposte dall’UE alla Russia per la guerra in Ucraina. A dirlo è stata la stessa Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, durante il collegio dei commissari tenutosi a Bruxelles il 27 aprile scorso, riporta il verbale consultato dall’Adnkronos. Insomma, rischiano di disobbedire agli ordini del padrone americano.

19 maggio 2022
voxnews.info/2022/05/19/meta-paesi-ue-ha-gia-aperto-un-conto-in-rubli-a-gazp...
20/07/2022 18:57
 
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Draghi compra il gas algerino per far dispetto a Putin, ma per il 60% è gas russo

«Nessuno ve lo dice ma Sonatrach, la società algerina che rifornirà un decimo del gas che serve all’Italia, è al 60% di proprietà di Gazprom. Quindi Draghi dice di non comprare gas dalla Russia, ma in realtà lo fa e a prezzo maggiorato. Altra presa in giro per il popolo italiano». Ad affermarlo è Marco Rizzo, Segretario Generale del Partito Comunista, con un tweet. Infatti, la società algerina Sonatrach, secondo un comunicato ufficiale della stessa società, annunciava un importante contratto di ricerca e sfruttamento con il suo partner russo Gazprom EP International BV nel settore degli idrocarburi. Inoltre dava notizia di un importante accordo nel mercato del gas: una partnership tra Sonatrach e Gazprom per lo sfruttamento di giacimenti di gas di Rhourde Sayeh e Rhourde Sayeh North (perimetro di El Assel), con operazioni di perforazione di 24 nuovi pozzi che saranno a regime nel 2025. Chissà quanto starà soffrendo Putin!

19 luglio 2022
www.lapekoranera.it/2022/07/19/draghi-compra-il-gas-algerino-per-far-dispetto-a-putin-ma-per-il-60-e-ga...
16/08/2022 17:26
 
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UE-Russia, i sanzionatori sanzionati

L’Agenzia Internazionale per l’Energia, struttura facente capo all’OCSE, nel suo report mensile sul mercato petrolifero, informa che l’impatto delle sanzioni occidentali sull’export energetico russo è stato, fino ad ora, sostanzialmente nullo. L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, non ha sede a Mosca. E’ una organizzazione che ha sede a Parigi e della quale fanno parte 36 Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, quasi l’intera Unione Europea, il Giappone, l’Australia, il Canada, il Messico, il Cile, la Svizzera e la Turchia. Dal 1° giugno 2021, il Segretario Generale dell’OCSE è l’australiano Mathias Cormann. L’organizzazione, un centro studi di politiche economiche globali, ritiene quindi che la prevista catastrofe economica per la Russia, vaticinata dal trio Biden-Johnson-Von der Leyen, si sia rivelata una stupida illusione. Nonostante il temporaneo ridimensionamento dei volumi di vendita, grazie ad un aumento del 15% del valore, la Russia si è assicurata ingenti introiti. Ogni giorno Mosca incassa circa un miliardo di euro dalla vendita di idrocarburi. A fine anno, quando l'embargo occidentale sarà totale, si calcola una riduzione di 518mila barili su una produzione giornaliera di 10, 8 milioni. Dunque l'effetto complessivo sarà sostanzialmente relativo, non certo tale da piegare le ginocchia a Mosca, mentre è tutto da vedere che la UE possa resistere anche solo un mese a forniture energetiche ridotte. Quello che è avvenuto è che Putin, in una operazione di diversificazione del portfolio (evidentemente già stabilita e resa efficace prima dell’inizio dell’operazione militare), ha indirizzato il flusso di gas e petrolio che aveva come destinazione l’Europa, verso Cina, India, Turchia ed altri Paesi, compensando così il mancato acquisto da parte europea. Tra questi altri Paesi vi sono Angola, Algeria e Congo, che comprano gas e petrolio dalla Russia e lo rivendono poi alla UE a prezzi maggiorati dalle royalties che impongono per la triangolazione. In questo modo la UE non compra il gas dalla Russia accusata di violare i Diritti Umani, ma acquista comunque petrolio e gas russi da Paesi che l’ONU segnala come violatori dei Diritti Umani. E lo fa pagandolo il 30% in più di quanto pagava per lo stesso prodotto in maggior quantità. Uno spettacolo di imbecillità ed impotenza che segna il crepuscolo di una UE divenuta la barzelletta della politica internazionale, tanta la sua ininfluenza e la sua incapacità di imporre agenda politica e commerciale. A testimoniare come Mosca non sia affatto nell’angolo e che, anzi, continui a tessere fila strategiche per la crescita della sua influenza planetaria, ci sono stati sia gli accodi euroasiatici che l’intensificazione del rapporto con Ankara. La recente visita di Lavrov in Africa ha poi ulteriormente incrementato i rapporti commerciali di Mosca. “L’Africa avrà un peso sempre crescente nel sistema di relazioni internazionali della Russia”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri russo, che si è recato in Egitto, Etiopia, Uganda e Congo, dove ha ottenuto segni tangibili di interlocuzione privilegiata. La storia della relazione tra Mosca e questi Paesi, del resto, rimonta al periodo sovietico ed al sostegno politico, economico e militare alla decolonizzazione di alcuni Paesi come Angola, Zimbabwe, Mozambico e Sudafrica.

Il passaggio dalla URSS alla CSI non ha incrinato il rapporto di collaborazione che la Russia ha sempre mantenuto con i Paesi africani, basta pensare al progetto di cooperazione tra Mosca e 16 Paesi del continente. Le esportazioni di grano della Russia hanno raggiunto quasi 20 milioni di tonnellate e il valore delle esportazioni di quest’anno è aumentato del 15%. L’Iran, per esempio, solo quest’anno ha acquistato dalla Russia 3,7 milioni di tonnellate di grano. Del resto, che l’Africa non avrebbe rotto i rapporti con Mosca a causa dell’Ucraina e sotto richiesta e pressioni occidentali fu già chiaro in occasione del voto alle Nazioni Unite sulla mozione di condanna alla Russia presentata da USA e UE. Nell’occasione, oltre a diversi altri Paesi storicamente alleati USA, ben 25 Paesi africani si astennero sulla mozione, provocando l’ira ridicola di Parigi, Roma e Londra che, ad onta della realtà, sognano ancora di sostenere un ruolo in Africa. Quello che afferma il rapporto dell’OCSE è che la campagna di demonizzazione, isolamento e affondamento della Russia immaginata alla Casa Bianca e trasmessa ai camerieri europei perché la portassero a tavola, ha visto andare il cibo di traverso. L’unico vantaggio concreto, ad oggi, è che la fornitura all’Ucraina di tutte le armi obsolete o comunque non più aggiornabili ha permesso lo svuotamento degli arsenali occidentali, ora pronti di nuovo ad essere riempiti con le nuove forniture delle aziende USA e francesi di produzione bellica. Ma quanto alla capacità di colpire la Russia, le sanzioni si sono rivelate il maggior boomerang mai visto. Come ampiamente previsto e volutamente ignorato, il peso delle sanzioni contro Mosca ha sortito effetti seri solo sulla bilancia commerciale europea, gravemente danneggiata da una maggiore spesa a fronte di una minore fornitura energetica; il che che ha portato già la UE ad elaborare piani di risparmio energetico che colpiscono duramente l’economia di ogni singolo Stato e la vita dei suoi cittadini. Mosca non solo non appare intimorita dall'impotenza di Bruxelles ma risulta invece piuttosto determinata. In alcuni casi, come la Polonia, la Russia ha bloccato l’invio delle forniture energetiche e non è ancora chiaro come pensino di riscaldare le loro case il prossimo inverno. L’Estonia, che aveva rifiutato l’acquisto in Rubli di gas e petrolio, si è vista bloccare anch’essa le forniture ed è stata così costretta ad una rapida marcia indietro, invero poco dignitosa, come del resto la storia della sua classe politica. Adesso paga in Rubli e tace. Le previsioni occidentali annunciavano una disfatta economica e militare di Putin, ma attualmente la Russia controlla il 27% dell’intera Ucraina. Ha preso il controllo di risorse naturali per un valore di 12,4 trilioni di dollari.

Il Washington Post calcola che il 63% dei giacimenti di carbone dell'Ucraina, l'11% dei giacimenti di petrolio e il 33% dei giacimenti di importanti minerali, compreso il litio, si trovano nel territorio controllato dalla DPR (Repubblica Popolare di Donetsk) e dalla LPR (Repubblica Popolare di Lugansk). Serviva trattare e cercare una soluzione per la sicurezza reciproca con Mosca, ma non si è voluto per tentare di schiacciare la Russia e rinvigorire la agonizzante economia USA e si continua a non volere la pace nonostante il rovescio militare dell’intero Occidente. La scelta delle sanzioni ha colpito gli europei, ha fatto guadagnare gli Stati Uniti e ha rinvigorito la Russia, che ha ora la sua moneta divisa tra le più importanti nelle transizioni internazionali; insieme allo Yen, ha spazzato l’egemonia del Dollaro negli scambi in materia di energia ed alimenti. L’Unione Europea ha dimostrato tutta la sua insipienza e la sua inutilità di ruolo, avendo abdicato ai suoi interessi strategici per obbedienza politica verso gli USA. Una intera classe politica si è rivelata un grumo di stupidità e superbia, capace solo di servilismo verso gli Stati Uniti a tutto danno delle popolazioni europee. L’economia europea è in gravi difficoltà e l’inverno produrrà una caduta drammatica dei suoi numeri: vi saranno decine di migliaia di aziende che dovranno chiudere per l’insufficienza energetica e i costi proibitivi e le ripercussioni sulla catena di produzione, distribuzione e consumo saranno pesantissimi, con milioni di nuovi disoccupati. La stagflazione che si abbatte su USA e UE rimarcherà la dipendenza dell'Occidente e l’inutilità strategica di una economia virtuale fatta solo di titoli e finanza creativa, a fronte di una economia che dispone e che produce di ciò che il mondo ha bisogno, in primo luogo cibo ed energia. Dopo sei mesi dall'inizio delle operazioni militari in Ucraina, i sanzionatori sono gli unici sanzionati e il tutto per continuare a mantenere gli interessi statunitensi e di una Presidenza Biden direttamente coinvolta, con i suoi intrecci d'affari familiari, con la cricca nazista e cleptomane del governo in Ucraina. Non destano riflessioni nemmeno i rapporti dell'Intelligence militare USA che lamentano la scomparsa di circa il 70% delle forniture militari che assegnano a Kiev. La scena apocalittica è ben girata dall’attore di Kiev e dall’ambiziosa moglie, che hanno ridotto il Paese ad un terzo di quello che era, hanno riempito i cimiteri e distrutto il suo esercito per la loro ambizione politica. E, mentre ricevono mensilmente 4 miliardi di Euro, si mettono in posa felici per le copertine di Vogue.

Fabrizio Casari
11 agosto 2022
www.altrenotizie.org/primo-piano/9724-ue-russia-i-sanzionatori-sanzion...
25/08/2022 19:43
 
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Un solo missile Iskander annienta 200 soldati ucraini

Il Ministero della Difesa russo ha confermato di aver colpito la stazione ferroviaria di Chaplyne, sostenendo di aver ucciso 200 soldati ucraini. “Un missile Iskander ha colpito un treno militare alla stazione di Chaplyne nella regione di Dnepropetrovsk”, eliminando “oltre 200 riservisti dell’Esercito Ucraino e 10 unità di equipaggiamento militare diretti verso il fronte del Donbass”, si legge nell’ultimo bollettino del Ministero. Zelensky sacrifica i suoi giovani per importare il modello americano a Kiev.

25 agosto 2022
voxnews.info/2022/08/25/un-solo-missile-iskander-annienta-200-soldati-...
30/08/2022 23:15
 
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A sei mesi dal crollo dell'Ucraina, il mondo è cambiato per sempre

A sei mesi dall'inizio dell'Operazione Militare Speciale (OMS) della Russia in Ucraina, le placche tettoniche geopolitiche del XXI secolo sono state dislocate con una velocità e una profondità sorprendenti, con immense ripercussioni storiche che sono già in corso. Parafrasando T. S. Eliot, questo è il modo in cui il (nuovo) mondo inizia, non con un lamento ma con un botto. L'assassinio a sangue freddo di Darya Dugina, il terrorismo alle porte di Mosca, può aver coinciso fatalmente con il punto di intersezione dei sei mesi, ma non cambierà in alcun modo le dinamiche dell'attuale cambiamento storico in corso d'opera. Il Servizio Federale di Sicurezza russo (FSB) sembra aver risolto il caso in poco più di 24 ore, designando l'autore del crimine come un agente neonazista di Azov, strumentalizzato dal Servizio di Sicurezza Ucraino (SBU), a sua volta un mero strumento della combinazione CIA/MI6 che governa de facto Kiev. L'agente dell'Azov è solo un capro espiatorio. L'FSB non rivelerà mai pubblicamente le informazioni che ha raccolto su coloro che hanno emesso gli ordini e su come saranno trattati. Ilya Ponomaryov, un personaggio minore anti-Cremlino a cui è stata concessa la cittadinanza ucraina, si è vantato di essere in contatto con l'organizzazione che ha preparato l'attentato alla famiglia Dugin. Nessuno lo ha preso sul serio. Ciò che è palesemente serio, invece, è come le fazioni della criminalità organizzata russa, collegate all'oligarchia, avrebbero avuto un motivo per eliminare Alexander Dugin, il filosofo nazionalista cristiano-ortodosso che, secondo loro, potrebbe aver influenzato il fulcro del Cremlino verso l'Asia (ma non l'ha fatto). Queste fazioni del crimine organizzato incolpavano Dugin di un'offensiva concertata del Cremlino contro il potere sproporzionato degli oligarchi ebrei in Russia. Quindi questi attori avrebbero sia il movente che il know-how locale per organizzare un simile colpo di Stato. Se così fosse, si tratterebbe potenzialmente di un'operazione legata al Mossad, soprattutto alla luce del grave scisma nelle recenti relazioni tra Mosca e Tel Aviv. Ciò che è certo è che l'FSB terrà le sue carte ben strette, e la punizione sarà rapida, precisa e invisibile.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso
Invece di infliggere un duro colpo alla psiche russa, cosa che potrebbe avere un impatto sulle dinamiche delle sue operazioni in Ucraina, l'assassinio di Darya Dugina ha solo messo in luce i suoi autori, come assassini pacchiani che hanno esaurito le loro opzioni. Un ordigno esplosivo improvvisato (IED) non può uccidere un filosofo, o sua figlia. In un saggio essenziale, lo stesso Dugin ha spiegato come la vera guerra (la Russia contro il collettivo d'Occidente guidato dagli Stati Uniti) sia una guerra di idee. Una guerra esistenziale. Dugin definisce correttamente gli Stati Uniti come una "talassocrazia", erede di "Britannia Rules the Waves" (“La Britannia governa le acque”). Ma ora le placche tettoniche geopolitiche stanno delineando un nuovo ordine: il ritorno dell'Heartland [un nome che venne dato alla zona centrale del continente Eurasia, corrispondente all'incirca alla Russia e alle province limitrofe, ndt]. Lo stesso Presidente russo Vladimir Putin l'ha enunciato per la prima volta alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco nel 2007. Il Presidente cinese Xi Jinping lo mise in pratica lanciando le Nuove Vie della Seta nel 2013. L'Impero rispose con Maidan nel 2014. La Russia contrattaccò venendo in aiuto della Siria nel 2015. L'Impero si è accanito sull'Ucraina e la NATO l'ha armata senza sosta per otto anni. Alla fine del 2021, Mosca invitò Washington a un dialogo serio sulla "indivisibilità della sicurezza" in Europa. L'invito fu respinto con una risposta negativa. Mosca non ha tardato a valutare che era invece in atto una pericolosa tripletta guidata dagli Stati Uniti: un'imminente guerra lampo di Kiev contro il Donbass, l'Ucraina che flirta con l'acquisizione di armi nucleari e il lavoro dei laboratori statunitensi di armi biologiche. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un'analisi coerente degli interventi pubblici di Putin negli ultimi mesi rivela che il Cremlino, così come Nikolai Patrushev, lo Yoda del Consiglio di Sicurezza, si rende pienamente conto di come le teste parlanti politiche/mediatiche e le truppe d'assalto dell'Occidente collettivo siano dirette dai padroni indiscussi del capitalismo finanziario. Come diretta conseguenza, si rendono anche conto di come l'opinione pubblica occidentale sia assolutamente sprovveduta, in stile caverna di Platone, totalmente prigioniera della classe finanziaria dominante, che non può tollerare alcuna narrazione alternativa. Quindi Putin, Patrushev e i loro simili non presumeranno mai che un senile lettore di teleprompter alla Casa Bianca o un comico cocainomane a Kiev "governino" qualcosa. Poiché gli Stati Uniti dominano la cultura pop globale, è opportuno prendere in prestito ciò che afferma Walter White/Heisenberg, un americano medio che canalizza il suo cattivo interiore, in Breaking Bad:"Sono nel business dell'Impero". E il business dell'Impero consiste nell'esercitare un rozzo potere, mantenuto con spietatezza, con tutti i mezzi necessari. La Russia ha rotto l'incantesimo. Ma la strategia di Mosca è molto più sofisticata che non quella di radere al suolo Kiev con armi ipersoniche, cosa che si sarebbe potuta fare in qualsiasi momento, a partire da sei mesi fa. Invece, ciò che Mosca sta facendo, è praticamente parlare con tutto il Sud Globale, bilateralmente o a gruppi di partecipanti, spiegando come il sistema mondiale stia cambiando proprio sotto i nostri occhi, con gli attori chiave del futuro configurati come l'Iniziativa Belt and Road (BRI), Shanghai Cooperation Organization (SCO), Eurasian Economic Union (EAEU), BRICS+, the Greater Eurasia Partnership. E ciò che vediamo è che vaste fasce del Sud Globale, ovvero l'85% della popolazione mondiale, si stanno lentamente ma inesorabilmente preparando a espellere i capitalisti finanziari dai loro orizzonti nazionali e, infine, a sconfiggerli: una battaglia lunga e tortuosa che implicherà molteplici battute d'arresto.

I fatti sul campo
Sul terreno della Ucraina continueranno a essere impiegate le armi ipersoniche Khinzal lanciate dai bombardieri Tu-22M3 o dagli intercettori Mig-31. Continueranno ad essere catturati mucchi di HIMARS. I lanciafiamme pesanti TOS 1A continueranno a inviare inviti alle porte dell'inferno. La Difesa Aerea della Crimea continuerà a intercettare ogni sorta di piccoli droni con IED annessi. Il terrorismo delle cellule locali dell'SBU sarà infine stroncato. Utilizzando essenzialmente un fenomenale sbarramento di artiglieria, economico e prodotto in serie, la Russia annetterà il Donbass, molto prezioso in termini di terra, risorse naturali e potenza industriale. E poi a Nikolaev, Odessa e Kharkiv. Dal punto di vista geoeconomico, la Russia può permettersi di vendere il suo petrolio con grassi sconti a qualsiasi cliente del Sud Globale, per non parlare dei partner strategici Cina e India. Il costo di estrazione raggiunge un massimo di 15 dollari al barile, con un bilancio nazionale basato su 40-45 dollari per barile di Urali, il cui valore di mercato oggi è quasi doppio. È imminente l'introduzione di un nuovo benchmark russo e del petrolio in rubli, dopo il grande successo del sistema "gas in cambio di rubli". L'assassinio di Darya Dugina ha provocato infinite speculazioni sul fatto che il Cremlino e il Ministero della Difesa abbiano finalmente rotto la loro disciplina. Questo non accadrà. I progressi russi lungo l'enorme fronte di battaglia di 1.800 miglia sono incessanti, altamente sistematici e profondamente investiti in un Grande Quadro Strategico. Un vettore chiave è se la Russia avrà una possibilità di vincere la guerra dell'informazione con l'Occidente. Questo non accadrà mai all'interno del regno della NATO, anche se un successo dopo l'altro si sta verificando nel Sud Globale. Come ha magistralmente dimostrato Glenn Diesen nel suo ultimo libro, Russophobia, l'Occidente collettivo è visceralmente impermeabile ad ammettere qualsiasi merito sociale, culturale e storico della Russia. Si sono già catapultati nella stratosfera dell'irrazionalità: la riduzione e la smilitarizzazione de facto in Ucraina dell'esercito imperiale per procura sta facendo letteralmente impazzire i gestori dell'Impero e i suoi vassalli. Ma il Sud Globale non dovrebbe mai perdere di vista il "business dell'Impero". Questa industria eccelle nel produrre caos e saccheggio, sempre sostenuta da estorsioni, corruzione delle élite locali e assassinii a buon mercato. Ogni trucco del libro del Divide et Impera deve essere previsto in qualsiasi momento. Mai sottovalutare un Impero amareggiato, ferito, profondamente umiliato e in declino. Allacciate le cinture di sicurezza e aspettatevi altre dinamiche tese per il resto del decennio. Ma prima, lungo la torre di guardia, preparatevi all'arrivo del Generale Inverno, i cui cavalieri si stanno avvicinando rapidamente. Quando i venti cominceranno a ululare, l'Europa si congelerà nel cuore di notti buie, illuminata di tanto in tanto dai suoi capitalisti finanziari che sbuffano da grassi sigari.

Pepe Escobar
28/08/2022

Fonte: thecradle.co/Article/Columns/14747
Traduzione: Cristina Bassi
www.nexusedizioni.it/it/CT/a-sei-mesi-dal-crollo-dellucraina-il-mondo-e-cambiato-per-sem...
06/09/2022 15:12
 
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La Russia ha incassato 158 miliardi di euro dall'export energetico, metà pagati dalla UE...

Dei 158 miliardi di euro di esportazioni energetiche che la Russia ha guadagnato negli ultimi sei mesi, oltre la metà è stata finanziata dai Paesi dell’Unione Europea, secondo un rapporto pubblicato martedì da un think tank con sede in Finlandia:

oilprice.com/Latest-Energy-News/World-News/Russia-Has-Earned-158-Billion-From-Energy-Exports-Since-Invading-Ukra...

I dati del think tank mostrano che l’Unione Europea è stata il primo importatore di combustibili fossili russi dopo l’invasione, con oltre 85 miliardi di euro in quel periodo. L’organizzazione stima il contributo della Cina a poco meno di 35 miliardi di euro e quello della Turchia a quasi 11 miliardi di euro. “Dall’inizio dell’invasione, le esportazioni di combustibili fossili hanno contribuito al bilancio federale russo per circa 43 miliardi di euro, aiutando a finanziare i crimini di guerra in Ucraina”, ha dichiarato il Centro di Ricerca sull’Energia e l’Aria Pulita (CREA). Il CREA, che tiene un registro dei soldi che l’UE paga per l’energia russa, chiede sanzioni più efficaci, osservando che “le entrate attuali di Mosca sono di gran lunga superiori al livello degli anni precedenti, nonostante le riduzioni dei volumi di esportazione di quest’anno”. Sebbene le esportazioni russe siano diminuite del 18% (al 24 agosto) rispetto al livello record di febbraio e marzo, con un calo delle esportazioni di gas, prodotti petroliferi e carbone, ciò non è sufficiente, afferma il CREA, che osserva che “solo una piccola parte dell’impatto previsto del divieto UE sul petrolio russo è stato realizzato”. Il think tank osserva che le mosse per escludere il carbone russo dall’Europa sono state efficaci, non lasciando a Mosca acquirenti alternativi in grado di sostituire completamente le perdite. Tuttavia, il graduale divieto sul petrolio russo sta semplicemente permettendo a Mosca di trarre vantaggio dall’impennata dei prezzi del greggio, suggerisce il CREA. Allo stesso tempo, l’organizzazione nota che non sono state imposte restrizioni al gas naturale russo. Al contrario, Mosca detiene tutte le carte su un’Europa altamente dipendente che in questo momento è alle prese con la più recente mossa del Cremlino di tagliare i flussi attraverso il Nord Stream 1 verso la Germania.

Giuseppina Perlasca
06 settembre 2022
scenarieconomici.it/la-russia-ha-incassato-158-miliardi-di-euro-dallexport-energetico-meta-pagati-d...
10/12/2022 11:35
 
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Ingorgo di petroliere in Turchia, altro boomerang UE

Non per nulla esiste l’aggettivo “levantino”. Un enorme ingorgo di petroliere dirette verso l’Europa e cariche di petrolio del Kazakistan si è creato davanti alle coste della Turchia. Quest’ultima infatti ha introdotto nuove e puntigliose regole assicurative per il trasporto del petrolio parallelamente all’entrata in vigore, all’inizio di questa settimana, del tetto al prezzo del petrolio russo deciso dall’Unione Europea e dal G7. Risultato: le petroliere non passano più dagli stretti dei Dardanelli e del Bosforo. Per ora, a quanto si sa, l’unica che è riuscita a transitare porta un nome russo. Si prevede che fra non molto cominceranno a farsi sentire in Europa gli effetti dei rifornimenti petroliferi kazaki consegnati al rallentatore. La Turchia ha il grande merito di essere riuscita a ritagliarsi uno spazio di terzietà (cioè anche di potenziale mediazione) nel conflitto fra Russia ed Occidente che ruota attorno alla guerra in Ucraina. L’ingorgo di petroliere si inserisce alla perfezione in questa cornice, dato che rispetta il tetto di prezzo al petrolio russo rilanciandolo però come un boomerang contro chi l’ha imposto. Una mossa levantina davvero. L’ingorgo turco cresce di giorno in giorno. Secondo la testata economica Bloomberg, in questo momento davanti alle coste turche sono bloccate 26 petroliere che trasportano complessivamente 23 milioni di barili di petrolio proveniente dal Kazakistan. Vengono dal Mar Nero e sono dirette verso il Mediterraneo ed eventualmente l’oceano Atlantico. Però non riescono ad attraversare gli stretti turchi. Il petrolio del Kazakistan è arrivato sulle coste del Mar Nero (dove le petroliere lo hanno caricato) tramite un oleodotto che sbocca in territorio russo. La Turchia vuole essere certa di non ritrovarsi danneggiata in caso di mancato rispetto del tetto di prezzo. In seguito al tetto, l’Unione Europea e i Paesi del G7 vietano alle loro società di assicurazione di fornire servizi alle petroliere che trasportano petrolio russo con un prezzo superiore ai 60 dollari al barile. Per navigare, le petroliere hanno bisogno di certificazioni ed assicurazioni. Altrimenti, in caso di incidente e di sversamento, chi ripaga i danni? Ebbene, da qualche tempo le autorità turche pretendono da tutte le petroliere che attraversano i Dardanelli e il Bosforo una copertura assicurativa valida in ogni circostanza. In pratica, valida anche in caso di violazione del tetto di prezzo e delle sanzioni imposte dall’Occidente contro la Russia. Nessuna società di assicurazione, nell’intero orbe terracqueo, si prenderebbe mai il rischio di fornire una copertura valida in ogni circostanza. Infatti 26 petroliere cariche di petrolio kazako e dirette verso il Mediterraneo sono bloccate all’altezza degli stretti turchi. L’Occidente protesta a gran voce. Dice che il petrolio del Kazakistan non ha nulla a che fare con le sanzioni. La Turchia ribatte che vuole semplicemente essere certa di ottenere il risarcimento danni in caso di sversamento di petrolio in luoghi delicati come i Dardanelli e il Bosforo. A quanto risulta, una sola petroliera è riuscita ad attraversare gli stretti turchi da quando le regole assicurative imposte dalla Turchia sono in vigore. Si chiamava “Vladimir Tikhonov”. Le ha fornito l’assicurazione la società russa Ingosstrakh.

Giulia Burgazzi
09 dicembre 2022
visionetv.it/ingorgo-di-petroliere-in-turchia-altro-boome...
03/01/2023 19:53
 
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La Russia vieta la raccolta forzata di dati biometrici

Il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che regola la raccolta e l’utilizzo dei dati biometrici dei cittadini del Paese. La legge, approvata da Putin giovedì scorso, introduce un nuovo Sistema Biometrico Unificato (UBS), gestito dallo Stato, che sarà creato l’anno prossimo. L’UBS gestirà tutti i dati biometrici raccolti dai cittadini russi, comprese le immagini del volto e i campioni vocali. Tuttavia, la legge vieta la raccolta forzata di tali dati. I Russi che desidereranno mantenere la privacy dei propri dati biometrici potranno scegliere che non vengano raccolti. Potranno anche cancellarli facilmente dal sistema se, a dati già raccolti, dovessero cambiare idea. La legge vieta inoltre qualsiasi discriminazione nei confronti di coloro che decideranno di non fornire tali informazioni, affermando che il rifiuto non potrà essere utilizzato come motivazione per negare ad un individuo servizi o impieghi forniti dallo Stato. Di fatto, la legge rende lo Stato l’unico gestore di dati biometrici nel Paese. In precedenza, in Russia qualsiasi persona giuridica poteva raccogliere e utilizzare tali dati. La legge limita inoltre la partecipazione di attori stranieri alla raccolta di dati biometrici, dandone la facoltà solo alle entità di proprietà dello Stato. La legge è considerata una base su cui costruire e si prevede che i legislatori russi lavorino ulteriormente e introducano sanzioni, fino alla responsabilità penale, per la divulgazione di dati personali dei cittadini del Paese, ha dichiarato Vyacheslav Volodin, speaker della Camera bassa del Parlamento, la Duma di Stato. “Il disegno di legge è stato concepito per bloccare la distribuzione dei dati biometrici da parte di varie organizzazioni commerciali e garantirne la protezione da parte dello Stato. Il prossimo passo sarà l’introduzione di responsabilità penali e amministrative per la raccolta forzata e la divulgazione illecita di dati biometrici”, ha spiegato Volodin la scorsa settimana, quando il disegno di legge è stato approvato dai legislatori.

Fonte: www.rt.com/russia/569134-putin-forced-biometrics-ban/
29 dicembre 2022

Tradotto da Markus
comedonchisciotte.org/la-russia-vieta-la-raccolta-forzata-di-dati-bio...
19/01/2023 18:43
 
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Nonostante tutto la Russia è stata il maggior fornitore di petrolio via mare nel 2022

Mentre lo scorso anno le importazioni via mare di greggio russo da parte dell’Unione Europea sono diminuite di poco più del 12%, la Russia ha continuato a essere il principale fornitore di petrolio via mare del blocco, nonostante le sanzioni, il tutto riportato da Oilprice:

oilprice.com/Latest-Energy-News/World-News/Russia-Remains-Top-Seaborne-Oil-Supplier-To-Europe-Despite-Sancti...

Secondo i dati della società di brokeraggio del settore marittimo Banchero Costa, lo scorso anno l’UE ha importato via mare 98,8 milioni di tonnellate di greggio russo, in calo rispetto ai 112,5 milioni di tonnellate del 2021 e ai 128,5 milioni di tonnellate del 2019. Le spedizioni di petrolio dal Mare del Nord verso l’Europa sono aumentate del 19,2% rispetto all’anno precedente e ben al di sopra delle cifre del 2019, mentre le spedizioni di petrolio dal Nord Africa verso l’Europa sono aumentate del 6%. Le spedizioni dall’Africa occidentale verso l’Europa sono aumentate del 27,5% nel 2022. Gli Stati Uniti hanno registrato un aumento del 43,1% delle esportazioni di greggio verso l’Europa, per un record di 51,4 milioni di tonnellate. Ma l’impennata maggiore è arrivata dal Golfo Arabico, che ha registrato un aumento del 76,4% su base annua nel 2022, anche se è ancora in calo rispetto ai livelli del 2019, mentre le esportazioni statunitensi verso l’Europa sono state da record. Nel complesso, ha dichiarato Banchero, citando i dati di Refinitiv, “il 2022 si è rivelato un anno molto positivo per il commercio di greggio, nonostante l’impennata dei prezzi del petrolio e i rischi di recessione economica”. A livello globale, i dati mostrano un aumento dell’8,5% dei carichi totali di greggio rispetto all’anno precedente. I carichi totali sono stati 2.047,3 milioni rispetto ai 1.886,3 milioni del 2021 e ai 2.110,5 milioni di tonnellate del 2019. Alla faccia della guerra e delle politiche Green, nel 2022 il petrolio è stato ancora più “Re”. Sebbene la Russia abbia visto le sue esportazioni verso l’UE diminuire di oltre il 12% lo scorso anno, i dati mostrano che nel complesso ha registrato un aumento delle esportazioni del 10,3% a 2018,5 milioni di tonnellate. Questa cifra è solo leggermente inferiore ai livelli del 2019. Allo stesso modo, anche gli Stati Uniti hanno registrato un’impennata nelle esportazioni di greggio, guadagnando oltre il 22% nei dodici mesi del 2022, così come l’Arabia Saudita, con un aumento di oltre il 17%. Questo dato si confronta con quello dell’Africa occidentale e del Mare del Nord, che hanno entrambi registrato un calo delle esportazioni di petrolio per il 2022. Dal punto di vista della domanda, l’anno scorso la Cina ha registrato un calo complessivo del 3,6% delle importazioni di greggio via mare, mentre l’India ha registrato un aumento dell’11,7% delle importazioni.

Giuseppina Perlasca
18 gennaio 2023
scenarieconomici.it/nonostante-tutto-la-russia-e-stata-il-maggior-fornitore-di-petrolio-via-mare-n...
20/01/2023 17:03
 
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Al contrario di quanto affermano, gli Stati Uniti importano massicciamente petrolio russo

The Telegraph of India afferma che, mentre ha vietato alla propria popolazione e agli alleati di acquistare petrolio russo, Washington in realtà lo importa massicciamente senza violare le proprie cosiddette sanzioni [1]. L’India acquista oltre 1,7 milioni di barili al giorno di petrolio russo. Questo petrolio viene raffinato da Nayara Energy e Reliance Industries, poi rivenduto legalmente agli Stati Uniti. Questo significa che la guerra economica degli Stati Uniti non colpisce la Russia, ma gli alleati europei, che sono i soli a essere privati degli idrocarburi russi. Una constatazione che va collocata nel contesto del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, che priva l’Unione Europea della sua principale fonte di energia. Washington è perciò perfettamente consapevole che Mosca non ha invaso l’Ucraina, ma sta tentando di applicare la risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza. L’insieme della propaganda atlantista non mira a mobilitare le truppe alleate contro Mosca, ma a manipolare gli europei per far loro accettare una recessione economica, imposta nello spirito del rapporto di Paul Wolfowitz al Pentagono del 1992 [2]. Il segretario di Stato Antony Blinken e la sua vice, Viktoria Nuland, appartengono allo stesso gruppuscolo ideologico di Wolfowitz [3]. Nel 1992 Wolfowitz scriveva:«Benché gli Stati Uniti sostengano il progetto d’integrazione europea, si deve vigilare per prevenire l’emergere di un sistema di sicurezza puramente europeo che minerebbe la NATO, in particolare la sua struttura di comando militare integrato». Per il Pentagono il nemico principale non è la Russia, ma un’Europa indipendente.

[1] www.telegraphindia.com/business/indias-breaking-all-records-for-buying-russian-oil-but-who-is-the-surprise-buyer/cid/1910044?utm_source=substack&utm_medi...
[2] "US Strategy Plan Calls For Insuring No Rivals Develop", Patrick E. Tyler, e "Excerpts from Pentagon’s Plan:"Prevent the Re-Emergence of a New Rival"", New York Times, March 8, 1992. "Keeping the US First, Pentagon Would preclude a Rival Superpower", Barton Gellman, The Washington Post, March 11, 1992
[3] www.voltairenet.org/article215887.html

Traduzione: Rachele Marmetti
17 gennaio 2023
www.voltairenet.org/article218669.html
29/01/2023 19:36
 
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Giappone e Corea non rinunciano al gas russo

Il progetto Sakhalin-2 LNG potrebbe veder raddoppiare i proventi del proprio sfruttamento nel 2023 rispetto a prima dell’invasione russa dell’Ucraina, poiché i prezzi del GNL sono ora più alti e molti degli acquirenti asiatici a lungo termine hanno rinnovato i loro accordi, ha riferito mercoledì la Reuters, citando analisti e calcoli propri. La maggior parte degli acquirenti di GNL a lungo termine del progetto Sakhalin-2, tra cui Giappone e Corea del Sud, ha continuato ad acquistare gas dall’impresa, anche se le major occidentali hanno abbandonato in massa le operazioni in Russia dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, tra cui Shell, che ha dichiarato di voler lasciare il progetto. Le utility di Giappone e Corea del Sud, invece, hanno continuato ad acquistare GNL da Sakhalin, citando la sicurezza energetica e molte di loro hanno rinnovato gli accordi a lungo termine. Secondo le stime di Reuters, nel 2021, ultimo dato disponibile, il progetto Sakhalin-2 ha registrato entrate per 5,7 miliardi di dollari. Quest’anno, i ricavi potrebbero raddoppiare grazie all’aumento dei prezzi del GNL e alla continua domanda da parte degli acquirenti asiatici. Nell’agosto dello scorso anno, Tokyo Gas, il più grande fornitore di gas cittadino in Giappone, ha firmato un accordo di GNL a lungo termine con il nuovo operatore russo di Sakhalin-2 per mantenere i volumi di fornitura del progetto. All’inizio di luglio, un decreto di Vladimir Putin ha stabilito che una società statale russa di nuova costituzione avrebbe assunto i diritti e gli obblighi della Sakhalin Energy Investment Co. Shell e le giapponesi Mitsui e Mitsubishi erano azionisti di minoranza della Sakhalin Energy Investment Co. All’inizio di agosto, il governo russo ha concesso agli investitori stranieri di minoranza di Sakhalin-2, Shell, Mitsui & Co e Mitsubishi, un mese di tempo per rivendicare le proprie quote in una nuova entità che sostituirà il progetto esistente. Shell ha confermato che sta valutando come uscire dal progetto, mentre le compagnie giapponesi hanno mantenuto le loro quote. Anzi, Mitsui, che detiene ancora il 12,5% di Sakhalin-2, ha dichiarato a novembre che il progetto dispone di un know-how tecnico sufficiente per gestire le operazioni senza la Shell. Alla fine per le società giapponesi viene prima di tutto la certezza delle forniture energetiche piuttosto che le questioni di carattere ideologico.

Giuseppina Perlasca
26 gennaio 2023
scenarieconomici.it/giappone-e-corea-non-rinunciano-al-ga...
21/03/2023 20:12
 
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Arrestare Putin o arrestare la rivolta pubblica occidentale a tutto campo?

Gli organi di propaganda occidentali (noti anche come “notiziari”) sono improvvisamente pieni di rapporti secondo cui la Corte Penale Internazionale con sede a L’Aia ha emesso un mandato di arresto per il Presidente russo Vladimir Putin. La copertura esagerata (cioé l’orchestrazione) ha lo scopo di dare al ridicolo stratagemma legale un’impressione di gravità e significato quando in realtà il cosiddetto mandato d’arresto è privo di significato e puzza di messinscena politicizzata di pessimo gusto. Insieme a Putin, anche la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, è indicata come persona ricercata per affrontare un processo per “crimini di guerra”. I presunti crimini sono collegati alla presunta deportazione di bambini in Russia durante l’operazione militare speciale della Russia in Ucraina condotta dal febbraio 2022. Il fondamento per la mossa della CPI è fragile come un pallone meteorologico vagante. È anche un’audace distorsione della realtà. La Russia ha evacuato migliaia di civili, compresi bambini, dalle regioni dell’ex Ucraina orientale, che ora fanno parte della Federazione Russa, per il preciso motivo di portarli fuori pericolo dal regime nazista di Kiev sostenuto dalla NATO, i cui reparti hanno indiscriminatamente bombardato il Donbass e altre aree dell’Ucraina. Se qualcuno dovrebbe essere processato per crimini di guerra, è il Presidente ucraino Vladimir Zelensky e i suoi comandanti adulatori dei nazisti, così come i loro sponsor: leader americani, europei e della NATO. Il regime di Kiev ha bombardato il Donbass per nove anni da quando il colpo di Stato della CIA ha portato al potere questa giunta fascista. La NATO ha addestrato il Battaglione Azov e altri paramilitari in stile Waffen SS, che stanno lanciando razzi HIMARS forniti dagli Stati Uniti con l’aiuto di mercenari americani, britannici, francesi, tedeschi, canadesi e polacchi. La Russia è intervenuta in Ucraina l’anno scorso per porre fine al genocidio di cui Washington e l’Europa insieme ai loro media occidentali sono complici. Non una parola di questo è riportata nei cosiddetti bastioni del giornalismo, il New York Times e la BBC. Sono troppo occupati a smerciare propaganda sulla CPI e sulla Russia.

È questo il miglior caso che la CPI e i suoi gestori occidentali possono davvero trovare contro la Russia? Rapire bambini? E tutte le altre accuse sulla Russia che bombarda condomini e civili? Se ci fosse del vero in queste affermazioni ampiamente diffuse nei media occidentali, allora perché tali accuse non sono state citate per essere perseguite? Non l’hanno fatto perché ci sono ben scarse prove. Di fatto, è il regime di Kiev sostenuto dalla NATO ad essere colpevole di usare condomini e scudi umani civili. Ecco quindi il ripiego su una questione emotivamente accattivante come il presunto rapimento di minori. È semplicemente il senso di scandalo a dirci che è una montatura. Ma la tenuità di tutto ciò fa solo sembrare le affermazioni occidentali e la CPI ancora più assurde di quanto già non siano. In ogni caso, la Corte Penale Internazionale non ha giurisdizione sulla Russia, quindi i mandati d’arresto sono lettera morta. Comunque non sono fatti per essere presi sul serio. Questo è tutto un teatro politico volto a diffamare Mosca. Né la corte ha giurisdizione sugli Stati Uniti. Allo stesso modo, si potrebbe dire, perché se esistessero dei veri principi di giustizia, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden dovrebbe essere sul banco degli imputati di fronte a molteplici accuse di crimini di guerra in relazione alle guerre illegali americane in Iraq, Afghanistan, Libia, Siria e Yemen, tra gli altri Paesi. Per i crimini più recenti, Biden e i suoi partner criminali della NATO dovrebbero essere sul banco degli imputati per l’esplosione dei gasdotti Nord Stream. O per aver sponsorizzato e utilizzato come arma i rinnovati crimini di guerra del regime israeliano contro i palestinesi. O per aver perseguitato e torturato l’editore Julian Assange perché ha osato rivelare la verità sui crimini di guerra americani e britannici. L’incredibile ipocrisia e i doppi standard sono un’altra prova, se tale prova fosse necessaria, che l’ultima manovra della Corte Penale Internazionale contro la Russia è una trovata politica a buon mercato per rafforzare l’autorità di cui gli Stati Uniti e i suoi tirapiedi occidentali hanno tanto bisogno. Questa settimana, nella quale i leader americani e britannici osannano le accuse della Corte Penale Internazionale contro la Russia, segna anche il 20° anniversario della guerra guidata dagli Stati Uniti in Iraq. Una guerra che ha ucciso fino a un milione di civili e distrutto una Nazione, basata su bugie completamente inventate, bugie che Biden all’epoca senatore ha contribuito a promuovere. I principali artefici di quei crimini, George W. Bush e Tony Blair, non sono mai stati menzionati nemmeno di sfuggita dagli avvocati della Corte Penale Internazionale. Perché? Perché la Corte Penale Internazionale è un tribunale fittizio e un giocattolo politico che l’imperialismo occidentale usa per perseguire i nemici politici. Nel frattempo, in altri notiziari…

Abbiamo altri rapporti che confermano le precedenti accuse secondo cui Joe Biden e la sua famiglia avrebbero ricevuto pagamenti illegali per milioni di dollari da aziende cinesi. Biden e il suo figlio tossicodipendente Hunter (che si stava scopando la vedova del fratello morto) sono immersi fino agli occhi nella corruzione per loschi traffici usando l’ufficio politico del “pezzo grosso” come garanzia. La stessa routine di truffa è stata utilizzata nei rapporti d’affari non ufficiali di Biden con l’Ucraina dopo il colpo di Stato della CIA nel 2014. Nel frattempo, la scorsa settimana ha visto il sistema bancario statunitense vacillare per un altro crollo storico a seguito dell’implosione dell’indebitata Silicon Valley Bank e di altre. Per sostenere l’imminente valanga finanziaria in tutto il settore finanziario, l’Amministrazione Biden sta ancora una volta pompando centinaia di miliardi di denaro dei contribuenti per salvare Wall Street. Nel frattempo, negli Stati Uniti e in tutta Europa milioni di lavoratori stanno scendendo in piazza con scioperi e proteste senza precedenti contro regimi capitalisti corrotti. Le condizioni rivoluzionarie sono al punto di ebollizione in Francia, dove l’elitista Presidente Emmanuel Macron (un personaggio alla Luigi XVI se mai ce n’è stato uno) sta insistendo sui tagli alla spesa pubblica per decreto, aggirando deliberatamente il processo parlamentare (bé, è comunque una farsa). Ma in tutta Europa e negli Stati Uniti l’umore pubblico sta diventando sempre più intollerante e sprezzante nei confronti dei cosiddetti governi che stanno spendendo centinaia di miliardi per sponsorizzare una folle guerra per procura in Ucraina contro la Russia potenza nucleare, mentre allo stesso tempo questi stessi governanti occidentali d’élite chiedono maggiore austerità economica al pubblico sofferente. Questo mentre la disuguaglianza, la privazione, la fame, la povertà, il problema dei senzatetto stanno distruggendo le società.

Nel frattempo, questa settimana riceviamo rapporti dei media occidentali apparentemente ottimisti secondo cui l’asse della NATO guidato dagli Stati Uniti si sta ora muovendo per inviare aerei da guerra al regime di Kiev in aggiunta alle precedenti iniziative per fornire carri armati Leopard, Abrams, Leclerc e Challenger, follia che porterà alla guerra totale con la Russia. La dissonanza tra le élite occidentali e le loro grancasse mediatiche è assai simile a un abisso che sta corteggiando la rabbia rivoluzionaria, à la Marie-Antoinette, e la sua famosa osservazione “lasciateli mangiare brioches”. L’elenco delle accuse continua con rabbia e disgusto crescenti ogni giorno per il crollo del corrotto racket occidentale altrimenti chiamato democrazia capitalista occidentale, altrimenti nota come la dittatura dei miliardari e dei guerrafondai. Biden, Macron, von der Leyen, Stoltenberg, Trudeau, Sunak, Scholz & Co (inserisci qui il nome del tuo pagliaccio) in realtà non sono preoccupati per l’arresto di Putin. Se la stanno facendo addosso per cercare di arginare la crescente rivolta pubblica contro il loro spettacolo di clown capitalisti occidentali.

Finian Cunningham
Fonte: thealtworld.com/finian_cunningham/arresting-putin-or-arresting-all-out-western-public-revolt?utm_source=substack&utm_medi...

20 marzo 2023
nexusedizioni.it/it/CT/arrestare-putin-o-arrestare-la-rivolta-pubblica-occidentale-a-tutt...
02/04/2023 18:36
 
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“Decine di ufficiali NATO” uccisi da un ipersonico?

Notizia non verificabile. Scrive Bruno Bertez:“Secondo Pronews [sito per me non identificabile], “dozzine di ufficiali della NATO” sarebbero stati uccisi in un “attacco terrificante” da un missile Mach 12. Sarebbe stato eliminato così lo “Stato Maggiore-ombra” della NATO in Ucraina. Il bunker sotterraneo segreto, costruito a una profondità di 400 piedi (120 metri), ospitava diversi ufficiali e consiglieri della NATO (in pensione). In totale, più di 300 persone. Ad oggi, secondo il portale, dalle macerie della sede sotterranea sono state estratte 40 persone, ma la maggior parte di coloro che sono morti sotto le macerie non è stata ancora ritrovata… Le dichiarazioni dei funzionari ucraini non dicono nulla sull’attacco al bunker della NATO e sulla morte dei militari occidentali. Tuttavia, nell’opinione pubblica ucraina circolano informazioni secondo cui il 9 marzo una delegazione dello Stato Maggiore dell’Ucraina ha visitato l’ambasciata americana a Kiev, come si presume, per trasferire gli elenchi degli americani morti durante l'attacco. “L’uso di missili ipersonici ha accresciuto l’ansia degli Stati Uniti e ha dimostrato che la Russia ha un’arma nucleare difficile da intercettare”, ha affermato il Washington Post. Gli Stati Uniti non sono ancora stati in grado di sviluppare i propri missili con caratteristiche simili, il che rende i Paesi occidentali ancora più vulnerabili, hanno concluso gli autori dell’articolo. “In effetti, l’attacco ha colpito i centri di controllo e pianificazione nei bunker, nonché le stazioni di difesa aerea/radar. Si registrano pesanti perdite di ufficiali, compresi gli americani. Sembra che lo Shadow Staff per procura della NATO ne avesse un bel pò”, scrivono gli autori di Military Materials, secondo Bruno Bertez, esperto militare francese. Quasi immediatamente, i siti pubblici che pubblicavano queste informazioni sono stati bloccati. Il fatto sarebbe avvenuto dunque il 9 marzo; e a questo gli USA avrebbero risposto con la simulazione, il 12, di un attacco nucleare su San Pietroburgo con i famosi due bombardieri strategici fatti tornare indietro dai caccia di Mosca. Sarebbe dovuto a ciò l’insolitamente durissimo discorso di Putin su l’Occidente che “ha superato tutte le linee rosse, anche le più rosso-scure” e l’annunciato posizionamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia, altrimenti incomprensibile. Come indizio della realtà del fatto, va citato un articolo apparso il 23 su Zero Hedge, dove il commentatore Alex Krainer spiega:

Perché le armi ipersoniche cambiano tutto
“[…] È stato nel 2018 che Vladimir Putin è salito sul palco per presentare le nuove armi ipersoniche della Russia. Il termine “ipersonico” si riferisce a missili che volano a velocità di 5 mach e superiori. A quel tempo, molti in occidente respinsero le affermazioni di Putin e pensarono che fosse un bluff. Ora sappiamo che non stava bluffando. La Russia è l’unico Paese al mondo che dispone di missili ipersonici pronti per il dispiegamento, non uno ma tre tipi: Zirconi, Kinzhal e Avanguardie. […] Queste armi sono radicali cambi di gioco nella guerra. Vale a dire, nella Prima Guerra Mondiale, i carri armati erano la tecnologia militare rivoluzionaria; dalla Seconda Guerra Mondiale, è stata l’aeronautica. I gruppi di attacco delle portaerei sono stati una forza irresistibile ovunque abbiano viaggiato, dominando i mari da allora. Ma i missili di precisione ipersonici hanno reso quella forza obsoleta dall’oggi al domani. Il principale fronte militare nell’attuale conflitto globale sono le batterie antibalistiche (ABM) che gli Stati Uniti hanno allestito sull’asse Polonia-Romania, e i russi sull’asse Polo Nord-Kaliningrad-Crimea-Siria. Si tratta di sistemi difensivi, concepiti per intercettare i missili nucleari in arrivo. Tuttavia, i sistemi ABM odierni sono efficaci solo contro i missili che volano a velocità fino a mach 3,5 (3,5 volte la velocità del suono).

Il Kinzhal trasforma i potenti gruppi d’attacco delle portaerei in bersagli
Il nuovo missile Kinzhal della Russia vola a velocità da mach 12 a mach 15 e nulla negli arsenali difensivi occidentali può fermare il suo attacco. Durante la guerra in Ucraina, la Russia ha dato una straordinaria dimostrazione del suo potere. Il primo attacco Kinzhal, sferrato un mese dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina, è stato forse il più significativo: le forze russe hanno preso di mira un grande deposito di armi in Ucraina che era stato costruito per resistere a un attacco nucleare. Fu sepolto a 170 metri (oltre 500 piedi) sottoterra e protetto da diversi strati di cemento armato. Il Kinzhal vola ad altitudini comprese tra 20 e 40 km, con una portata massima di 2.000 km. Quando arriva sul bersaglio, si tuffa perpendicolarmente e accelera fino a 15 mach, raccogliendo un’enorme energia cinetica oltre al suo carico esplosivo. Quel primo attacco con un singolo missile Kinzhal ha distrutto il deposito sotterraneo di armi a prova di bomba atomica dell’Ucraina. Questo era un messaggio per l’occidente.

Mosca annuncia: possiamo affondare TUTTE le tue portaerei

Il Kinzhal è stato sviluppato con il preciso scopo di distruggere i gruppi di attacco delle portaerei. Se può distruggere un magazzino costruito per resistere a un attacco nucleare, può tagliare una portaerei come un coltello nel burro caldo. Né le potenze occidentali né la Cina sono minimamente in possesso di armi del genere. Il problema critico con le armi ipersoniche sono le temperature estreme raggiunte durante i voli ipersonici sulla superficie dei missili, che possono causarne la rottura durante il volo. La Russia è l’unica Nazione che ha sviluppato materiali speciali che consentono ai missili di resistere a questo stress, quindi il loro volo può essere controllato lungo tutta la sua traiettoria e lanciato con precisione millimetrica. L’Intelligence occidentale ha stimato che la Russia avesse circa 50 Kinzhal all’inizio della guerra in Ucraina, e finora ne ha utilizzati solo 9. La scorsa settimana hanno sparato sei Kinzhal in una sola salva. Anche quello era un messaggio. Gli Stati Uniti hanno 11 gruppi d’attacco di portaerei. Di questi, meno della metà sarà operativa contemporaneamente (mentre altri sono in banchina per manutenzione o in preparazione). Sparare sei Kinzhal in una volta è un discorso militare per dire:“Abbiamo la capacità di affondare TUTTE le tue portaerei in una volta”.

La Russia finirà le munizioni da un momento all’altro (dicono gli esperti)…
La Russia ha la capacità di costruirne circa 200 all’anno e ora ha i mezzi per consegnarli ovunque da aerei, navi e sottomarini. Oltre a distruggere le portaerei, possono distruggere anche i siti missilistici ABM della NATO. In poche parole, la Russia ha per ora vinto la corsa agli armamenti. Le potenze occidentali potrebbero impiegare 10 anni o più per recuperare il ritardo e fino ad allora, l’unico modo per evitare di perdere la guerra è ammettere la sconfitta e accettare le richieste di sicurezza della Russia, o intensificare il conflitto fino allo scambio nucleare. Una stima prudente suggerisce che almeno un miliardo di persone perirebbero in un tale conflitto e nessuno vincerebbe. Chi farebbe una cosa del genere? L’idea di utilizzare armi nucleari è, infatti, così ripugnante che possiamo essere certi che i nostri leader non sceglieranno mai la via dell’escalation. Sicuramente nessuno è così malvagio, vero?

Maurizio Blondet
26 marzo 2023
www.maurizioblondet.it/decine-di-ufficiali-nato-uccisi-da-un-ipe...
[Modificato da wheaton80 02/04/2023 18:39]
24/06/2023 11:02
 
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La Russia mette al bando il WWF:"Organizzazione indesiderata"

La Procura Generale della Russia ha riconosciuto il WWF come "organizzazione indesiderata", mettendo al bando le sue attività nel Paese. Lo riferisce l'agenzia Tass.

Il bando del WWF in Russia

Il WWF, la più grande organizzazione mondiale che lotta per la salvaguardia del patrimonio naturale sulla terra, secondo le autorità russe, "è di fatto utilizzato come copertura per l'attuazione di progetti che creano minacce alla sicurezza della sfera economica" del Paese. Secondo la procura, il WWF ha condotto campagne "tendenziose" contro le industrie dell'energia, del petrolio e del gas naturale, che i suoi aiuti erano finalizzati a "incatenare" lo sviluppo economico della Russia. È l'ultima mossa legale contro il movimento ambientalista russo, dopo che Greenpeace è stato bandito in quanto "indesiderabile" a maggio. Il WWF, che opera in Russia dal 1994, è stato etichettato a marzo come "agente straniero", una designazione che porta connotazioni di spionaggio e che la Russia ha ampiamente applicato a giornalisti, attivisti e altri.

21 giugno 2023
tg24.sky.it/mondo/2023/06/21/russia-bando-wwf
27/06/2023 16:25
 
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Scott Ritter: MI6, CIA e i “dipendenti” di Kiev hanno reclutato Prigozhin

Lo hanno “curato” per molto tempo. Gli hanno promesso in pratica che avrebbe sostituito Putin tra l’acclamazione dei russi. Il piano era molto insidioso, avrebbe dovuto portare al Maidan Russo. Avrebbe dovuto portare alla destabilizzaizone della leadership russa, nel mezzo di una guerra in un Paese che ha in mano il maggior numero di atomiche al mondo. Il Presidente Putin ha spiegato bene nel suo discorso alla Nazione come la megalomania, la sete di popolarità e di guadagni abbia portato al tradimento (a favore di una potenza nemica di stampo neonazista) Prigozhin e quei pochi che sapevano del piano. La gran massa del gruppo Wagner è stata manipolata e ha preso le distanze non appena Putin ha denunciato chiaramente il tradimento. Come spiega Scott Ritter (il coraggioso ispettore ONU che cercò di impedire in tutti i modi la guerra in Iraq, denunciandone la mancanza di ogni base e giustificazione), a Prigozhin era stata promessa un’accoglienza trionfale non appena superato il “Rubicone” dei confini (peraltro non più riconosciuti da Mosca) con la Russia. Inoltre gli era stato promesso il sostegno finanziario illimitato degli oligarchi russi anti Putin. Una campagna mediatica furibonda aveva preso di mira non solo i Paesi occidentali, riuscendo ad usare anche i social media, normalmente ritenuti anti guerra dal pubblico, ma anche e soprattutto la popolazione russa, creando una situazione di caos informativo, con Prigozhin che spiegava che l’Ucraina non aveva fatto niente di serio contro la Russia e l’operazione militare del 24 febbraio era stata creata senza alcun motivo se non la corruzione dei capi militari russi e di Putin stesso.

Naturalmente, non appena Putin aveva abbassato il martello, l’insurrezione si era sciolta come neve al sole. Anche perché sembra che Putin e la leadership erano informati di quanto stava per avvenire, anche se, probabilmente, non con tutti i dettagli. Infatti due giorni prima le autorità russe aveva scoperto e arrestato gli elementi di cellule dei servizi ucraini a Mosca. Questi elementi avrebbero dovuto intervenire con azioni terroristiche, comprese esplosioni, sabotaggi e forse azioni ancora più gravi per seminare paura e confusione. Le autorità russe sarebbero state presentate come impotenti e incapaci di difendere la popolazione. Tale esplosione terroristica doveva avvenire in concomitanza con l’arrivo delle colonne del salvatore della patria, Prigozhin. La gente, sempre secondo il piano, sarebbe insorta contro Putin e avrebbe acclamato il liberatore Prigozhin. Rimane ancora da chiarire se e come questi stessi servizi di Intelligence abbiano contribuito a creare e gonfiare la figura di Prigozhin, il quale (senza alcuna preparazione militare) sfruttava le azioni militari e la morte di molti del suo gruppo per poi presentarsi come l’autore di tali azioni.

L’obiettivo, sottolinea Scott Ritter, era il Moscow Maidan! L’implosione di Mosca! Dice Ritter:“I britannici hanno reclutato Prigozhin… che stava lavorando con i servizi di Intelligence stranieri allo scopo di far crollare il governo di Putin”. “Questo è ciò che è successo stamattina”. L’intervistatore, il Giudice Andrew Napolitano, ha chiesto:“Tra questi servizi c’era la CIA?”. Risposta:“Sì, ma l'agenzia principale è l'Intelligence britannica”. Poi sono state sparse le fake news. Lukashenko aveva abbandonato il suo Paese, la Bielorussia. Era falso! Putin aveva abbandonato Mosca. Falso! I social media sono stati letteralmente dirottati. “I canali pro-britannici e pro-USA hanno preso in mano l’informazione… rumors, speculazioni, caos informativo. La Russia è stata presa di mira…”. Domanda: Putin sapeva in anticipo cosa stava per succedere? E’ possibile. I manipolatori di Prigozhin hanno sfruttato lo scontro, i risentimenti, le gelosie del boss nominale della Wagner contro il Ministro della Difesa Shoigu e il Capo di Stato Maggiore Generale Gerasimov. Già il 5 maggio scorso era chiaro che Prigozhin non fosse solo isterico nei suoi attacchi verbali. “Stava mentendo e il copione era stato fornito dai servizi ucraini. Se vedete i talking points usati da Prigozhin, sono gli stessi talking points elaborati da MI6 e CIA: i russi stanno perdendo la guerra, sono incompetenti, incapaci… Ma invece, al momento, nessuno sul campo parla di vittorie ucraine, mentre tutte le unità russe dichiarano di star vincendo; dicono: siamo in controllo!”.

Che succederà? Ciò non finirà finché Prigozhin non sarà finito. I golpisti avevano bisogno di spingere la popolazione a sostenere Prigozhin. E’ stato creato un mito col suo nome. Ogni città russa aveva uffici di reclutamento con suoi poster giganti. Oggi il reclutamento è stato fermato, i poster sono stati strappati. Su quanti uomini contava Prigozhin? Anche qui sono state dette cifre esagerate, 25mila uomini. In realtà Prigozhin ha attraversato i confini russi con 5mila uomini. Cioé, gli ucraini hanno usato soldati russi sotto Prigozhin per invadere la Russia! Ma non appena la “marcia” è iniziata, i soldati che seguivano Prigozhin hanno visto che non avevano affatto il sostegno che era stato loro promesso. I servizi ucraini e britannici avevano convinto Prigozhin che il governo di Putin era una castello di carte, che gli oligarchi sarebbero corsi a spallegiarli. Governatori, sindaci, si sarebbero uniti a loro e l’insurrezione avrebbe preso Mosca. Niente di questo è successo, nonostante tutta la propaganda. Ora quelli che hanno partecipato consapevolmente a questo, saranno conosciuti come traditori che hanno svenduto la loro patria ai nazisti ucraini…

Il reporter più affidabile sulla guerra in Ucraina ha dimostrato che Prigozhin mente
Peskov, il portavoce di Putin, ha delineato i punti dell’accordo mediato da Lukashenko. Putin, a differenza di quello che si dice in occidente, non ha perso potere, anzi ha dimostrato di essere in grado di contenere una insurrezione armata e mantenere l’ordine nel Paese e la sua figura ne è uscita senza dubbio più forte. Lukashenko guadagna prestigio come mediatore e uomo di pace e ne esce molto rafforzato; chi lo considerava una marionetta in mano a Putin è costretto a ricredersi. Gli uomini della Wagner firmeranno un contratto con l’esercito, come tutti gli altri corpi di volontari e questo mette fine alla specificità del battaglione Wagner, non contemplata dalla legislazione russa. Shoigu e Gerasimov rimangono al loro posto… almeno per ora, ma è quasi sicuro che a breve ci saranno dei cambiamenti. Putin ne esce vittorioso ha dimostrato di non essere mai stato minacciato e soprattutto di aver risolto un’insurrezione senza spargimenti di sangue e senza sofferenza fra i civili. Prigozhin verrà amnistiato e andrà in Bielorussia. Gli è stata concessa l’amnistia per i grandi meriti sul campo di battaglia e il procedimento contro di lui è cancellato, ma perché ha fatto tutto questo??

Fonti

- www.youtube.com/watch?v=scweS4z1h_A
- www.youtube.com/watch?v=PE2IqsAO-2M
- theduran.com/the-most-reliable-reporter-on-the-ukraine-war-proved-prigozhin-i...

25 giugno 2023
www.maurizioblondet.it/scott-ritter-mi6-cia-e-i-dipendenti-di-kiev-hanno-reclutato-pr...
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