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Putin contro il Sionismo globale dei Rothschild

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2024 17:58
29/11/2015 19:04
 
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Russia-Turchia: Putin, il vero giocatore di scacchi

È diventata di moda, in questi giorni, la metafora di Putin “grande giocatore di scacchi”. E sia pure. In effetti lo è. Ma bisogna guardare anche chi ha di fronte. Di fronte non ha nessuno. Obama è palesemente fuori gioco. Si avventura davanti agli schermi TV con l’aria rintronata di chi ha preso sberle sonore. Ma non penso che le più forti le abbia prese da Vladimir Putin. Piuttosto le ha prese dai suoi, quelli che siedono al Pentagono e a Langley, o magari da quelli che controllano la megalopoli elettronica della National Security Agency.

Alcune cose emergono tuttavia dai fatti:

A) Una fetta sempre più larga di opinione pubblica occidentale ha capito che l’unico che sta combattendo il cosiddetto “terrorismo Islamico” è Putin
B) Una fetta altrettanto larga, o quasi, ha capito che la cosiddetta “coalizione occidentale”, in questi quattro anni trascorsi, non ha affatto combattuto lo Stato Islamico, ma ha solo bombardato sistematicamente le truppe del governo di Damasco
C) Ho detto “cosiddetta” a proposito di quella coalizione poiché è ormai evidente a quasi tutti (quelli che non sono stati intontiti dalla propaganda occidentale) che in quella coalizione ci sono l’Arabia Saudita e il Qatar. Paesi molto civili e democratici, il primo dei quali è equivalente a un’aggregazione di mercanti medievali ottusi e fanatici, che predica il wahhabismo, decapita in piazza gli oppositori e i presunti criminali, taglia loro le mani e massacra i gay, quando li trova (ma non era Putin che faceva queste cose immonde?)
D) In quella coalizione — come ha detto in pubblico Putin durante il G-20 — ci sono i finanziatori del terrorismo. E non sono solo l’Arabia Saudita e il Qatar. Indovina chi sono gli altri, visto che i servizi segreti dei sauditi & company sono delle filiali di Langley?

Poi c’è il vaudeville delle capitali europee di fronte all’evidenza dei fatti. La Turchia abbatte il Sukhoi russo e Obama dice che la Turchia ha diritto di difendere il proprio territorio. Erdogan, impazzito, chiede alla NATO di difendere la Turchia dall’attacco della Russia. Sembra quasi che i russi abbiano attaccato e abbattuto un aereo turco. Qualcuno addirittura cade dal pero dicendo che l’aereo russo si era “avvicinato troppo” al confine turco. Qualcun altro dice che l’aereo russo non bombardava l’esercito islamico ma gli “amici” della Turchia. Infatti Erdogan ha detto che lui difende anche gli amici. E gli amici chi sono? Gente pacifica che sembrava fosse sul posto non per caso. Gente che spara sui paracadutisti, violando tra l’altro la convenzione di Ginevra che lo vieta espressamente. Terroristi “moderati” che, nei filmati da loro stessi postati su Youtube, prendono a calci il cadavere di un pilota che avrebbe dovuto essere trattato da prigioniero. Sono quelli che dovrebbero sedersi al tavolo dei negoziati di fronte ad Assad. Se ci arriveranno vivi. Una arrampicata sugli specchi collettiva che Putin ha cancellato con una sola mossa nella conferenza stampa insieme a Hollande. “Avevamo detto tutto agli americani: quando, dove, a quale altezza, i nostri jet avrebbero agito. Ci aspettavamo che Washington avrebbe informato gli alleati. Ma allora perché abbiamo fornito queste informazioni?”. Putin non ha detto altro in proposito. Ma quello che ha detto ha sollevato un sacco di interrogativi. Forse i turchi sono stati informati a dovere per poter “aspettare” al momento giusto il jet russo? Che però, per colmo di sfortuna, è caduto in territorio siriano. Poi vengono fuori i dati russi che dicono come il Sukhoi fosse nel cielo siriano e che, al contrario, erano due F-16 turchi ad essere del tutto illegalmente nello spazio aereo siriano. Illegalmente perché la Russia è dove si trova del tutto legalmente (in quanto chiamata dal legittimo governo siriano) e sono tutti gli altri a violare lo spazio aereo siriano.

Ma, naturalmente, tutti i giornali italiani, insieme a tutti i telegionali, accreditano solo la tesi turca. Secondo cui il Sukhoi avrebbe violato lo spazio aereo turco per ben 11 secondi. Ora, detto en passant, io non ho nessuna prova che la versione russa sia corretta. Infatti non affermo cose che non posso verificare. Cosa che invece tutti i giornalisti del mainstream fanno sistematicamente, negandola, senza verificare un bel niente. Tutti insieme, cordialmente, in difesa dei tagliatori di teste “moderati”. Questo Occidente sta facendo figure barbine, una dietro l’altra. E il giocatore di scacchi gliele fa pagare tutte. Quando dice che gli aerei russi, a 5.000 metri di altezza, hanno visto, tutti i giorni, enormi colonne di autobotti che portano il petrolio verso la Turchia. Naturalmente le hanno bombardate, quelle colonne, “simili a un oleodotto vivente”. E hanno pure mostrato foto e filmati. “Non sapeva niente Erdogan?”. Putin ha fatto un sorriso molto simile a una smorfia di disprezzo. Si vede che pensava una cosa che non ha detto: andatelo a chiedere al figlio di Erdogan. Hollande ha bofonchiato qualcosa di incomprensibile, dopo avere esordito con “Mon cher, Vladimir”. Se non fosse che il mainstream non dice niente di serio, tutti capirebbero che l’Occidente ha un pelo molto lungo sullo stomaco. Ma il pelo si vede lo stesso. Adesso, poiché la Russia non la può fermare nessuno, non ci resta che attendere qualche altra provocazione: che so? Nel Baltico, in Ucraina, in Moldova? Fate voi, vi lascio la scelta, ben sapendo che le opzioni sono già tutte in preparazione. E, probabilmente, sono molte di più. Resta solo da sperare che l’Occidente, avendo già perduto la partita, non sferri un calcio alla scacchiera, rovesciandola.

Giulietto Chiesa
29 novembre 2015
www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/29/russia-turchia-putin-il-vero-giocatorediscacchi/...
06/12/2015 01:47
 
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Sergej Lavrov: approccio di Roma ponderato e pragmatico
Vi proponiamo alcuni brani dell’intervista che il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha rilasciato all’edizione speciale della rivista “Russian Business Guide” a pochi giorni dalla sua visita a Roma

L'Italia è uno dei nostri partner internazionali più importanti. Purtroppo, la recessione avvenuta nei rapporti tra la Russia e l'Unione Europea ha influito negativamente anche sull'interazione Russia-Italia. Al tempo stesso con soddisfazione possiamo constatare che anche nelle attuali, non semplici condizioni, Roma sta dando prova di un approccio ponderato e pragmatico, cercando di minimizzare i danni al potenziale del partenariato creato nell'arco di decine di anni. È un atteggiamento che noi salutiamo. Le parti mantengono regolarmente contatti al vertice: a partire dal mese di ottobre dell'anno scorso ci sono stati ben 5 incontri tra il Presidente Putin e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, compreso quello ai margini del G20 di Antalya. Con il mio omologo italiano Paolo Gentiloni discutiamo dettagliatamente un ampio ventaglio di questioni dell'agenda bilaterale e internazionale. Sono stati intrapresi dei passi per rilanciare la cooperazione interparlamentare (il 30 settembre, dopo una lunga interruzione, si è tenuta una seduta della Grande Commissione Interparlamentare Russia-Italia). Viene intensificata anche l'interazione a livello ministeriale (sono stati svolti incontri tra i Ministri dello Sviluppo Economico, tra i dirigenti delle forze dell'ordine, delle agenzie spaziali nazionali e dei servizi di protezione civile). Visite in Italia sono state compiute dal Ministro dell'Industria e del Commercio della Federazione Russa Denis Manturov, dai governatori delle regioni di Stavropol, Bashkortostan, Novosibirsk, Sverdlovsk, Tula e Ulyanovsk, dal capo del Circondario autonomo Jamalo-Nenec e dal sindaco della città di Mosca Sergey Sobyanin. La Russia è aperta alla continuazione della cooperazione costruttiva su tutte le direttrici ed auspica lo sblocco dei meccanismi bilaterali già disponibili. L'Italia è uno dei maggiori partner commerciali della Russia. Tuttavia la spirale delle sanzioni, lanciata dall'Unione Europea, ha portato a una notevole riduzione dell'interscambio bilaterale. Secondo le statistiche della parte russa, nei primi 9 mesi dell'anno in corso il fatturato dell'interscambio tra i nostri Paesi è calato del 35%, mentre le esportazioni delle merci italiane in Russia sono diminuite del 38%. Gli imprenditori italiani sono preoccupati da questa situazione, non vogliono lasciare il mercato della Russia e auspicano la continuazione della cooperazione a tutto campo. Quest'anno i Business Forum Russia-Italia sono stati svolti a Milano, Napoli, Catania, Roma, Firenze, Trento.

Dirigenti delle più grandi aziende hanno partecipato attivamente al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo e al IV Forum Eurasiatico di Verona. Le parti continuano a realizzare progetti economici di importanza prioritaria come quello della costruzione dell'aereo Sukhoi Superjet-100, la produzione in Russia di elicotteri Agusta Westland e la modernizzazione degli stabilimenti russi per la produzione di pneumatici con la partecipzione della Pirelli. I partner si stanno adoperando per localizzare la produzione nel nostro Paese, attuando il principio di "made with Italy". Continuano a svilupparsi i legami tra le associazioni imprenditoriali. Durante la visita del Presidente Putin in Italia nel giugno di quest'anno è stato firmato un accordo di cooperazione tra l'associazione russa "Delovaya Rossiya" e la Confindustria. A Mosca è attiva la Confindustria Russia, creata nel 2013, che riunisce aziende italiane che lavorano in Russia. Il padiglione della Russia all'EXPO-2015 è stato visitato da oltre 4 milioni di persone. Il 10 giugno il padiglione ha ospitato il Presidente della Russia Vladimir Putin e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Un importante ruolo viene da noi attribuito all'Ufficio Nazionale del Turismo della Russia a Roma, inaugurato il 21 novembre. A San Pietroburgo, nell'ambito del IV Forum Culturale Internazionale del 14-16 dicembre, è previsto lo svolgimento delle Giornate dell'Italia presso il museo di Ermitage. Lo sviluppo progressivo dei legami russo-italiani, basato su parità e vantaggio reciproco, corrisponde agli interessi fondamentali dei nostri Paesi e popoli. In questo contesto riteniamo indispensabile riattivare tutti i meccanismi della cooperazione bilaterale, comprese le Consultazioni Interstatali, svolte per l'ultima volta nel 2013, la ripresa degli incontri "2+2" tra Ministri degli Esteri e della Difesa, il dialogo parlamentare e l'attività del Foro di Dialogo italo-russo delle società civili. Si stanno già intensificando i contatti tra il Consiglio della Federazione dell'Assemblea Federale della Russia e il Senato della Repubblica Itlaiana. All'ordine del giorno ora c'è una visita in Russia del Presidente del Senato Pietro Grasso. Siamo convinti che con i nostri sforzi congiunti saremo in grado di superare l'attuale recessione e riportare i nostri rapporti bilaterali sulla traiettoria di uno stabile sviluppo nell'interesse dei popoli di Russia e Italia.

04.12.2015
it.sputniknews.com/politica/20151204/1667359/Lavrov-visita-intervi...
[Modificato da wheaton80 06/12/2015 01:48]
07/12/2015 13:30
 
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La Russia accelera l’uscita dal dollaro

Da tempo Cina e Federazione Russa hanno capito, così come altre nazioni, che il ruolo del dollaro come principale valuta di riserva mondiale è il loro tallone d’Achille economico. Finché Washington e Wall Street controllano il dollaro, e finché la maggior parte del commercio mondiale richiede dollari per i pagamenti, le banche centrali come quelle di Russia e Cina saranno costrette ad accumulare dollari sotto forma di “obbligazioni” del debito del Tesoro USA, come riserva di valuta per proteggere le economie dalla guerra valutaria che la Russia ha subito a fine 2014, quando l’appropriatamente denominato ufficio su terrorismo e intelligence finanziaria del Tesoro degli Stati Uniti e Wall Street scaricarono il rublo con l’accordo USA-Arabia Saudita per far crollare i prezzi mondiali del petrolio. Ora Russia e Cina sono dirette verso l’uscita dal dollaro. Il bilancio dello Stato della Russia dipende fortemente dai profitti delle esportazioni di petrolio. Ironia della sorte, a causa del ruolo del dollaro, le banche centrali di Cina, Russia, Brasile e altri Paesi diametralmente opposti alla politica estera degli USA sono costrette a comprare debito del Tesoro USA in dollari, di fatto finanziando le guerre di Washington, con cui mira a danneggiarli. Ciò sta cambiando. Nel 2014 Russia e Cina firmarono due accordi colossali trentennali sul gas russo per la Cina. I contratti hanno precisato che lo scambio sarà in rubli e renminbi, non in dollari. È l’inizio di un processo accelerato della de-dollarizzazione in corso oggi.

Renminbi nelle riserve russe

Il 27 novembre la Banca Centrale della Russia annunciava di annettere il renminbi cinese nelle riserve ufficiali della banca, per la prima volta. Al 31 dicembre 2014, la banca centrale della Russia aveva riserve costituite per il 44% da dollari, il 42% da euro e dalla sterlina inglese per poco più del 9%. La decisione d’includere renminbi o yuan nelle riserve ufficiali della Russia aumenterà l’uso dello yuan nei mercati finanziari russi, a scapito del dollaro. Lo yuan ha iniziato a essere commercializzato come valuta, anche se non ancora pienamente convertibile in altre, nella Borsa di Mosca dal 2010. Da allora il volume delle compravendite yuan-rublo è cresciuto enormemente. Nell’agosto 2015 i cambiavalute russi e le aziende acquistarono 18 miliardi di yuan, circa 3 miliardi di dollari, con un aumento del 400% rispetto all’anno precedente.

Il rublo d’oro è in arrivo
Ma le azioni di Russia e Cina per sostituire il dollaro quale valuta di mediazione negli scambi commerciali, un commercio il cui volume è notevolmente aumentato dalle sanzioni di USA e UE nel marzo 2014, non sono le ultime. L’oro è in procinto di un drammatico ritorno sulla scena monetaria mondiale da quando Washington unilateralmente stracciò il trattato di Bretton Woods, nell’agosto 1971. A quel punto, su consiglio dell’emissario personale di David Rockefeller al Tesoro, Paul Volcker, Nixon annunciò che Washington si rifiutava di onorare gli obblighi del trattato rimborsando i dollari detenuti all’estero con l’oro della banca centrale degli Stati Uniti. Da quel momento, voci insistettero sul fatto che le casseforti di Fort Knox fossero vuote; se ciò venisse verificato, significherebbe la fine del dollaro come valuta di riserva. Washington sostiene categoricamente che la Federal Reserve possiede 8.133 tonnellate di riserve auree. Se fosse vero, sarebbe di gran lunga superiore alla seconda, la Germania, le cui riserve auree ufficiali sono indicate dal FMI a 3.381 tonnellate. Nel 2014 un evento bizzarro emerse alimentando i dubbi sulle statistiche ufficiali dell’oro statunitense. Nel 2012 il governo tedesco chiese alla Federal Reserve di restituire alla Bundesbank, la banca centrale tedesca, l’oro “in custodia” della FED. Scioccando il mondo, la banca centrale statunitense rifiutò di restituire alla Germania il suo oro, con la flebile scusa che la Federal Reserve “non poteva distinguere i lingotti tedeschi da quelli degli Stati Uniti…”. Forse dobbiamo credere ai revisori dell’US Federal Reserve per cui l’oro fu escluso dai tagli al bilancio degli Stati Uniti? Nello scandalo che ne seguì, nel 2013, gli Stati Uniti rimpatriarono 5 misere tonnellate di oro tedesco a Francoforte e annunciarono di dover attendere il 2020 per completare il richiesto rimpatrio delle 300 tonnellate. Altre banche centrali europee iniziarono a riprendersi il loro oro dalla FED, sempre più sfiduciati verso la banca centrale statunitense. In tale dinamica, la banca centrale della Russia accumulò drammaticamente le riserve auree ufficiali, negli ultimi anni, dato che la crescente ostilità con Washington s’era accelerata di molto. Dal gennaio 2013, l’oro ufficiale della Russia è aumentato del 129%, arrivando a 1.352 tonnellate al 30 settembre 2015.

Nel 2000, alla fine del decennio del saccheggio degli Stati Uniti della Federazione Russa, durante i bui anni di Eltsin, le riserve auree della Russia erano pari a 343 tonnellate. Le casseforti della Banca centrale russa che, al momento della caduta dell’Unione Sovietica nel 1991 avevano ufficialmente circa 2.000 tonnellate di oro, furono spogliate durante il controverso mandato del capo della Gosbank, Viktor Gerashenko, che disse a una Duma sorpresa che non sapeva spiegare dove fosse l’oro russo. Oggi è un’epoca diversa di certo. La Russia ha di gran lunga sostituito il Sudafrica come terzo Paese per miniere d’oro al mondo e per tonnellate annue estratte. La Cina è la numero uno. I media occidentali hanno propagandato molto il fatto che le sanzioni finanziarie guidate dagli Stati Uniti abbiano ridotto in modo significativo le riserve di dollari della banca centrale russa. Ciò che non segnalano è che la banca centrale in Russia ha acquistato oro, molto oro. Le riserve della Russia in dollari USA si sono ridotte recentemente, per le sanzioni, di 140 miliardi dal 2014, in parallelo al crollo del 50% del prezzo del petrolio, ma la disponibilità di oro è aumentata del 30% dal 2014, come indicato. La Russia detiene il maggior numero di once d’oro per gli exchange-traded funds (ETF). Solo a giugno, aggiunse il 12% della produzione mondiale annuale delle miniere d’oro, secondo seekingalpha.com. Il governo russo adottò la proposta molto sensata dell’economista russo e consigliere di Putin, Sergej Glazev, di far acquistare alla Banca Centrale di Russia ogni singola oncia di oro russo estratto ad un prezzo interessante in rubli, garantendosi l’aumento delle riserve auree dello Stato, evitando anche che la Banca Centrale comprasse oro sui mercati internazionali in dollari.

La bancarotta dell’egemone
Alla fine degli anni ’80, osservando la grave crisi bancaria degli Stati Uniti assieme al netto declino del loro ruolo, dal dopoguerra, di nazione industriale leader mondiale e alle multinazionali degli Stati Uniti, che esportavano la produzione nei Paesi dai bassi salari come Messico e Cina, gli europei cominciarono a concepire una nuova moneta per sostituire il dollaro come riserva e creare gli Stati Uniti d’Europa per rivaleggiare con l’egemonia statunitense. La risposta europea fu la creazione del trattato di Maastricht al momento della riunificazione della Germania, agli inizi degli anni ’90. La Banca Centrale Europea e l’euro più tardi, costruiti dall’alto e gravemente compromessi, ne furono il risultato. Una sospetta scommessa vincente da miliardi di dollari dello speculatore degli hedge fund George Soros, nel 1992, contro la Banca d’Inghilterra e la parità della sterlina, respinse Regno Unito e City di Londra dall’emergente alternativa europea al dollaro. Qualcuno ci guadagnò facilmente con gli stessi hedge fund colpendo l’euro nel 2010 attaccandone il tallone d’Achille, la Grecia, seguita da Portogallo, Irlanda, Italia, Spagna. Da allora l’Unione europea, obbiettivo di Washington e incatenata alla NATO, non minaccia più l’egemonia statunitense. Tuttavia, sempre dal 2010, mentre Washington tentava d’imporre la Full Spectrum Dominance del Pentagono sul mondo sotto forma dei cosiddetti cambi di regimi arabi manipolati dalla Tunisia all’Egitto alla Libia e ora, con scarsi risultati, in Siria, Cina e Russia si sono avvicinate. L’alternativa russo-cinese al dollaro, sotto forma di rublo d’oro e renminbi o yuan d’oro, potrebbe avviare la reazione a catena dell’uscita dal dollaro statunitense, e quindi avviare un serio declino nella capacità degli Stati Uniti di utilizzare il dollaro quale riserva per finanziare le guerre con i soldi altrui. Ciò potrebbe avvantaggiare un mondo in pace rispetto alle guerre dell’egemone perdente, gli Stati Uniti.

F. William Engdahl
Fonte: journal-neo.org/2015/12/05/russias-dollar-exit-takes-major-n...
05/12/2015

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
aurorasito.wordpress.com/2015/12/06/la-russia-accelera-luscita-dal-...
07/12/2015 13:56
 
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Perché gli italiani stanno con Putin

Malgrado la stampa, una politica occidentale ed europea a volte incomprensibile, Putin ha acquisito tra i semplici cittadini una grande popolarità. In un periodo di crisi economica, disorientamento e minacce terroristiche, molti vedono nel presidente russo un punto di riferimento. Putin ha un grande successo in Italia, soprattutto dopo l'intervento russo in Siria. Perché gli italiani stanno con Putin? Sputnik Italia ne ha parlato in un'intervista esclusiva con l'Ambasciatore della Federazione Russa in Italia Sergei Razov all'anteprima del documentario su Putin "Il Presidente", in onda il 7 dicembre su rete 4 in seconda serata.

Signor Ambasciatore, Le è piaciuto il film "Il Presidente", che verrà presentato in televisione al pubblico italiano?
Mi è piaciuto molto il film, è interessante da un punto di vista umano e anche informativo. Questa è la cosa più importante; ora parlo mettendo la grande politica da parte: sugli schermi, nel giro di un'ora e mezza, davanti al pubblico c'è stato un uomo che vive di interessi nazionali per garantire la sovranità al proprio popolo e la sua consolidazione. Si occupa dello sviluppo dell'economia del suo Paese e della costruzione di uno Stato democratico di diritto. Vladimir Putin in questo film si racconta non solo da politico, ma anche da uomo.

Un uomo che è molto popolare in Italia; a suo avviso perché, signor Ambasciatore?
Molti politici in Italia, scherzando, ma come si sa in ogni scherzo c'è un pò di verità, dicono che Putin sia uno dei pochi leader mondiali che è riuscito a tessere dei buoni rapporti con antipodi politici come Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Vorrei aggiungere in prima persona come testimone, che Putin ha dei rapporti molto buoni anche con il premier Renzi, il Presidente Mattarella e il Presidente Napolitano. Al di là delle sue qualità umane, questo ci dimostra che la nostra linea politica nei confronti dell'Italia è depersonalizzata, non è dettata da simpatie personali, bensì da interessi nazionali. A mio avviso gli interessi nazionali della Russia e dell'Italia in gran parte coincidono o sono consonanti.

Secondo Lei gli italiani lo percepiscono?
A mio avviso, sì, gli italiani lo sentono. Putin è un leader forte di un Paese forte, che manda avanti una politica indipendente. L'indipendenza di questa sua politica si manifesta nei passi concreti della Federazione Russa sull'arena internazionale. Lo vediamo ora con la crisi siriana. Io, insieme agli italiani, faccio il tifo per il presidente Putin.

Grazie mille per l'intervista signor Ambasciatore.

07.12.2015
it.sputniknews.com/mondo/20151207/1678937/italianisostegnoPutin.html?utm_source=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com&utm_medium=short_url&utm_content=amZQ&utm_campaign=URL_sh...
18/12/2015 01:22
 
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La Germania raddoppia il gasdotto dalla Russia, alla faccia delle sanzioni contro Mosca

Dura sulle sanzioni contro la Russia a parole, morbida con il partner Putin nei fatti. Alle spalle della politica di severità varata dall'Unione Europea nei confronti della Federazione Russa, la Germania fa affari golosi col gigante ex-sovietico. L'ultimo è quello di North Stream 2, ovvero il raddoppio del gasdotto che, scavalcando una serie di Paesi est-europei notoriamente ostili a Mosca e attraversando il Mar Baltico, raddoppierebbe di fatto le forniture di gas dirette dalla Russia in Germania. Il tutto, appunto, alla faccia delle sanzioni varate dall'Europa per "punire" Putin per le guerre in Crimea e nel Donbass. Sul tema, il dente particolarmente avvelenato ce l'ha proprio l'Italia, che nei mesi scorsi ha visto bocciare il gasdotto South Stream, in cui l'Italia con ENI avrebbe giocato un ruolo fondamentale. Per questo, riporta il quotidiano La Repubblica, l'ambasciatore italiano alla UE ha ricevuto l'ordine esplicito di lavorare per bloccare il rinnovo delle sanzioni economiche contro Mosca.

16 Dicembre 2015
www.liberoquotidiano.it/news/esteri/11860447/La-Germania-raddoppia-il-gasdotto-da...
24/12/2015 01:34
 
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Gazprom, forniture verso Europa stanno crescendo

Gazprom continua ad ingrandire le forniture ai consumatori all'estero. Secondo i dati del centro operativo dell'azienda, in 20 giorni del mese di dicembre le esportazioni verso l'Europa sono aumentate del 31,9% rispetto al periodo analogo dell'anno precedente, toccando i 9,87 miliardi di metri cubi. Secondo Miller, i clienti chiave stanno dimostrando una buona dinamica. In particolare, le forniture alla Germania sono cresciute del 19,3%, quelle verso l'Italia del 75,2%, mentre la Gran Bretagna e la Francia hanno più che raddoppiato i loro acquisti. "L'aumento della domanda del gas russo in Europa conferma l'importanza del progetto North Stream 2", ha rilevato Alexey Miller.

23.12.2015
it.sputniknews.com/economia/20151223/1776468/Gazprom-esportazioni-dinam...
25/12/2015 22:02
 
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Il “neo sultano” turco Erdogan si agita furibondo per lo “sputtanamento mondiale” subito ad opera di Putin

Non sappiamo come finirà l’attuale crisi nei rapporti tra Russia e Turchia, ma una cosa è certa: la denuncia fatta da Vladimir Putin sul doppio gioco mantenuto dalla Turchia con il terrorismo dell’ISIS e degli altri gruppi che operano in Siria, possiamo prevedere che causerà molti più danni al governo del “neo sultano” Recep T. Erdogan di quanti ne avrebbe potuto causare una rappresaglia di tipo militare per vendicare l’abbattimento ingiustificato dell’aereo russo Su-24. Recep T. Erdogan aveva sfidato la Russia a trovare le prove degli affari sporchi dei turchi con lo Stato Islamico. Aveva persino adombrato la possibilità di sue dimissioni qualora venisse dimostrata la sua responsabilità in tale traffico. La Russia ha preso Erdogan in parola ed ha alzato il tiro, presentando le prove circa le tre rotte dove avveniva il trasporto di petrolio fra Turchia e ISIS, e mettendo in causa anche la complicità nel business della famiglia del “neosultano”. Non solo questo, ma anche promettendo di produrre nuove evidenze sull’addestramento dei terroristi sul suolo turco e sul traffico di armi. Cosa che anche il comando USA conosce bene, visto che tutto si è svolto in accordo con Washington e sotto la direzione della CIA. Gli USA naturalmente si sono schierati a difesa di Ankara, ma la Russia non sembra intenzionata a mollare la presa su Erdogan, reo di non aver presentato le scuse ufficiali dopo l’abbattimento del jet al confine turco-siriano. Tutte le prove presentate dai russi dimostrano che il Presidente turco Erdogan “e la sua famiglia”, nonché “le più alte autorità politiche” della Turchia “sono coinvolti” nel “business criminale” del traffico illecito di petrolio proveniente dai territori occupati dall’ISIS in Siria e in Iraq. Il vice Ministro della Difesa russo, Anatoli Antonov, nella sala stampa multimediale del Ministero, dopo aver esibito le prove documentate con tanto di filmati e foto aeree, ha definito la Turchia “il consumatore principale di questo petrolio rubato ai proprietari legittimi della Siria e dell’Iraq”. Con la conferenza di oggi a Mosca, presso la Camera Alta, tenuta in persona dallo stesso Vladimir Putin, l’effetto di “sputtanamento” di Erdogan e della sua corte familiare davanti al mondo è senza precedenti. Il “neo sultano” turco si trova come un “re nudo” a dover affrontare accuse precise e documentate suffragate da prove irrefutabili con tanto di filmati e foto aeree del traffico di greggio e derivati che avveniva senza problemi tra l’ISIS e la Turchia. A poco servono i suoi goffi tentativi di rilanciare accuse generiche contro Mosca di essere a sua volta compartecipe del traffico, visto che è proprio Mosca che è intervenuta per interrompere tale sporco traffico ed è stata la Russia che ha effettuato per la prima volta il bombardamento dei camion cisterna e dei depositi del petrolio rubato, cosa che la NATO e la coalizione guidata dagli USA si è ben guardata dal fare.

Occorre registrare la patetica dichiarazione in proposito fatta dal rappresentante del Comando USA che ha preso le difese del turco:“Rifiutiamo categoricamente l’idea che la Turchia stia lavorando con l’ISIS. È totalmente assurdo”, ha detto il portavoce del Pentagono Steve Warren. “La Turchia partecipa attivamente ai raid della coalizione contro i jihadisti”. A sprezzo di ogni ridicolo, il Dipartimento di Stato USA ha negato che ci sia qualunque tipo di legame che suggerisca un coinvolgimento della Turchia nei traffici sul contrabbando di petrolio con l’ISIS. Come ha riferito il portavoce, Mark Toner. Quindi, secondo il portavoce del Pentagono, le autorità turche non vedevano le code di circa 15/20 km di camion cisterna che transitavano sul territorio turco ed arrivavano nel porto di Ceyhan, sul Mediterraneo, per imbarcare le cisterne e destinarle alle varie raffinerie dove il greggio veniva poi trattato e rivenduto a società petrolifere europee e israeliane. I militari dell’Esercito Turco non si accorgevano di niente, i servizi segreti turchi, di solito efficientissimi, ne erano all’oscuro, come all’oscuro ne erano i signori della CIA e degli altri apparati della coalizione antiterrorrista guidata dagli USA. Guarda che sbadati! In realtà accade che non tutti hanno i paraocchi ed anche su alcuni giornali statunitensi si inizia a mettere in dubbio la versione “innocentista” fornita dal Pentagono. Sul Washington Times (http://www.washingtontimes.com/news/2015/dec/2/russia-turkish-president-benefits-from-is-oil-trad/?page=all) l’analista Monica Crowley scrive che Washington era di sicuro al corrente della connessione che esisteva tra le autorità turche e lo Stato Islamico. In una intervista rilasciata al canale Fox News la stessa analista conferma che la Russia ha fornito prove inoppugnabili del contrabbando del petrolio dell’ISIS e che la Turchia ha tratto benefici da questo traffico e che non c’è da meravigliarsi che Washington abbia cercato di negare l’evidenza. Questo avvenne perché l’Amministrazione USA è strettamente connessa al governo turco e la Turchia fa parte della NATO e questo rende la situazione più confusa.


Il figlio di Erdogan, Bilal, assieme con esponenti del califfato

Inoltre la giornalista ha rilevato che le forze della coalizione USA hanno iniziato soltanto in questi giorni i bombardamenti più intensivi di queste rotte iniziando a colpire le basi logistiche dell’ISIS e si domanda perché non l’abbiano fatto prima. La risposta, secondo la Crowley, è che che ci sia stata una precisa richiesta di Erdogan. In definitiva, da questa vicenda, gli USA, con la loro posizione ambigua ed il loro appoggio incondizionato all’indifendibile neo sultano, dimostrano il vero volto della loro spregiudicata politica di utilizzo (per i propri fini) dei gruppi terroristi dell’ISIS e degli altri che operano in Siria ed in Iraq. Abbiamo scritto in pecedenza come tutti gli osservatori sapevano bene che le linee di rifornimento e di reclutamento dell’ISIS passassero dalla Turchia, paese NATO e che, se gli USA avessero voluto, avrebbero potuto annientare le forze dell’ISIS nelle prime settimane, quando si era formato il gruppo terrorista… Questo non è accaduto perché la presenza dell’ISIS ha permesso agli USA e ai loro alleati di avere il pretesto per l’intervento militare diretto sulla Siria e sull’Iraq, dove gli strateghi di Washington avevano predisposto già da tempo un piano di frammentazione di quei Paesi. L’intervento russo ha disfatto i piani del Pentagono ed ha scompigliato i piani di Washington come di Ankara e di Riyad, le principali capitali dove si trama per rimodellare la mappa del Medio Oriente. Questo spiega la mossa disperata del neo sultano Erdogan di giocarsi la carta della provocazione militare ai russi per determinarne una reazione. La reazione tuttavia non è stata quella che Erdogan prevedeva, che gli avrebbe forse consentito di coinvolgere la NATO, come dal suo piano. Il neo sultano turco non poteva prevedere che da questa mossa ne avrebbe ricavato lo “sputtanamento” suo e dei traffici della sua famiglia davanti a tutto il mondo e per questo si agita furibondo. Non è escluso che in Turchia si inizi prossimamante a sentire nuovamente un tintinnar di sciabole negli alti ranghi delle Forze Armate turche.

Luciano Lago
3 dicembre 2015
www.controinformazione.info/il-neo-sultano-turco-erdogan-si-agita-furibondo-per-lo-sputtanamento-mondiale-subito-ad-opera-d...
[Modificato da wheaton80 25/12/2015 22:05]
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Regno Unito: vogliamo Putin

Avere un leader forte, indipendente e carismatico è un sogno di ogni popolo. Tuttavia non tutti i Paesi e non tutte le generazioni hanno la fortuna di averlo. Teoricamente i popoli possono scegliere, ma la scelta non è molto ampia. Lo dimostra il sondaggio congiunto, svolto su internet da Daily Express e Sunday Epress, due tra le testate più popolari della stampa inglese. Ai lettori è stato proposto di eleggere un ipotetico Primo Ministro del Regno Unito. Sulla lista dei candidati c'erano anche dei politici stranieri. Questa votazione naturalmente non aveva nulla a che vedere con le elezioni reali. Era soltanto un modo per sondare i rating. Ebbene, il 78% dei lettori ha scelto… Vladimir Putin. Ora gli esperti si stanno grattando il capo per capire di che si tratta: i cittadini ammirano davvero il leader russo o sono semplicemente irritati dalla politica del proprio governo? Ad ogni modo è un segnale a David Cameron che fa capire il tipo di politica che i britannici vorrebbero per il loro Paese, tanto più che la votazione è stata svolta sullo sfondo di una sfrenata propaganda antirussa. L'effetto della propaganda si rivela opposto a quello intenzionato: quattro lettori su cinque dei due giornali inglesi vogliono vedere Putin nella poltrona del Primo Ministro. E non è la prima volta. Nel 2014, sempre in Gran Bretagna, il Presidente della Russia ha totalizzato più del 92% dei voti in qualità di miglior leader mondiale. Per i leader occidentali i risultati di quel sondaggio, organizzato dal quotidiano The Indipendent, erano davvero deludenti: Angela Merkel 3%, Barack Obama 2%, David Cameron soltanto 1%. Ma succede non solo nel Regno Unito. Persino in Ucraina, dove la maggioranza crede che tra Mosca e Kiev sia in corso una guerra, i cittadini vogliono vedere a capo del loro Stato Vladimir Putin e non il Presidente che hanno oggi.

22.12.2015
it.sputniknews.com/mondo/20151222/1771286/Gran-Bretagna-sondaggio-Pu...
[Modificato da wheaton80 03/01/2016 13:41]
04/04/2016 18:22
 
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L’Operazione Beluga contro Putin e la Russia

Un ex-ufficiale francese che ha ricoperto posizioni importanti nella sicurezza territoriale e nell’antiterrorismo ha fatto una dichiarazione drammatica annunciando di avere i documenti che provano che Aleksandr Litvinenko, la spia russa avvelenata dal polonio, fu ucciso dai servizi speciali statunitensi e inglesi. In una lunga intervista che sarà pubblicata a breve, va oltre, dicendo che l’uccisione di Litvinenko fu opera dei servizi speciali per diffamare la Russia e Vladimir Putin, e in cui fu coinvolto il famoso oligarca russo Boris Berezovskij, anch’egli ucciso dall’MI6 quando divenne un problema. Si dice anche che sapesse dell’operazione “Beluga”.

OpEd News, 27 marzo 2016 – Articolo di William Dunkerley (http://www.opednews.com/articles/Operation-Beluga-A-US-UK-by-William-Dunkerley-Antiterrorism-Database_France_Litvinenko_Putin-160327-385.html):

Operazione Beluga: complotto anglo-statunitense per screditare Putin e destabilizzare la Russia
Il famoso esperto di sicurezza francese Paul Barril ha appena sganciato una bomba: l’esistenza dell’operazione Beluga, un’operazione segreta dell’Intelligence occidentale per minare la Russia e i suoi leader. Causa della retorica minacciosa, ormai reciproca, tra Stati Uniti e Russia? Barril ha rivelato l’Operazione Beluga in una recente intervista con l’imprenditore svizzero Pascal Najadi sulla morte di Aleksandr Litvinenko nel 2006. Litvinenko era un’ex-spia che molti (in occidente) credono assassinato con il polonio radioattivo su ordine di Vladimir Putin. Najadi ha detto che l’intervista rivela che Litvinenko fu effettivamente ucciso da “un italiano che avrebbe amministrato il mortale polonio 210”. Ancora più sorprendentemente dice che l’operazione fu condotta sotto gli auspici di Stati Uniti e Regno Unito. Nei miei libri, “Il falso omicidio Litvinenko” e “Caso Litvinenko risolto”, scrissi della connessione italiana. Ma non posso confermare che Barril parlasse della stessa persona. Le accuse di Barril dovrebbero essere prese sul serio. È famoso nell’Intelligence francese ed è noto in Francia come il “Superpoliziotto”. Agli occhi del pubblico francese è una combinazione di Eliot Ness, James Bond e William Bratton. Per molti anni fu il comandante del GIGN, la leggendaria unità delle forze speciali di élite francese, il capo tra le più “cazzute” forze speciali del mondo, e ha ricoperto altri alti incarichi nella sicurezza interna in Francia. Da quando ha lasciato il servizio segue i problemi della sicurezza da imprenditore privato per i capi di Stato in Medio Oriente, America Latina e Africa. Fu al centro di numerose controversie negli anni, ed è un noto autore. Non vi è dubbio che abbia accesso ad informazioni di Stato che darebbero qualche prospettiva al caso. Nell’intervista, Barril dice che Berezovskij lavorava a stretto contatto con MI6 e CIA per screditare la Russia e Putin, e che notevoli somme da tali organizzazioni passarono per le sue mani a personaggi coinvolti in tali sforzi. Barril dice che Litvinenko trasportava le valigie di denaro ai destinatari per conto di Berezovskij.

Estratto dall’intervista:“La Russia non ha nulla a che fare con l’omicidio di Litvinenko. Il caso è fabbricato del tutto. Il polonio fu scelto come veleno perché, a causa della sua produzione in Russia, avrebbe coinvolto la Russia. L’obiettivo dell’operazione era screditare Putin e il FSB. Ciò perché la Russia bloccava gli interessi degli Stati Uniti nel mondo, in particolare in Siria. Fu un tentativo d’indebolire il potere di Putin destabilizzando la Russia”. Nell’intervista, Barril cita il dichiarato nemico di Putin, il finanziere William Browder, a stretto contatto con Berezovskij nel tentativo di screditare Putin. Sostiene anche che è sicuro che Berezovskij fu assassinato dai suoi mandanti nel servizio segreto dopo aver capito che si comportava in modo irregolare e doveva tacere prima che cedesse. Infine, dice che fornirà le prove per un’inchiesta pubblica sul caso, se condotta da una persona credibile. Suggerisce Carla del Ponte come buona scelta, perché convinto che non sia controllata dalla CIA. Le accuse di Barril sicuramente solleveranno altre domande sull’assassinio di Litvinenko nel 2006, che ancora una volta fece titolo sui giornali nel gennaio 2016, quando un’inchiesta in Regno Unito non riusciva a produrre una conclusione. Il caso risale a 10 anni fa, ma ha sempre suscitato ampio interesse pubblico per le misteriose morti su ragioni spionistiche, controspionaggio, avvelenamento radioattivo, accuse (definitivamente sfatate) che Putin avesse “probabilmente” ordinato l’uccisione, squallide discoteche, un oligarca caduto in disgrazia e morto misteriosamente nel bagno, vedove piangenti in TV, l’assurdo “spettacolo” del processo politicizzato, grandi pose dei politici e altro ancora. Un autore aduso a misteriosi omicidi farebbe fatica a scrivere qualcosa di più surreale.

Ricky Twisdale
29 marzo 2016
Fonte: reseauinternational.net/bombe-le-capitaine-barril-ancien-commandant-du-gign-jai-la-preuve-de-qui-a-tue-litvinenko-ce-nest-pas-la...

Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2016/04/03/loperazione-beluga-contro-putin-e-la...
04/04/2016 19:14
 
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Panama Papers e Putin: come il giornalismo ha rinnegato se stesso

Il velo della "libera informazione" di cui i media occidentali si coprirono durante la guerra fredda, tutt'ora rimane loro addosso, diventandone simbolo, bandiera. Fra tutti quello che più ne fa una questione identitaria è il Guardian, uno dei maggiori quotidiani europei e mondiali, ch'io stesso leggo regolarmente e che forse si rivela contenitore delle più interessanti e ben scritte notizie del nostro continente. Giornali come questo sono trainanti per quelli minori o appartenenti a Paesi periferici, in virtù della sua (meritata) autorità. Eppure, come ben delineato in questo articolo, ciò si traduce in un ruolo guida nella propaganda russofoba in Europa dove, sempre più in questi ultimi anni, l'alternativa putiniana per un mondo multipolare, per un nuovo sistema delle relazioni internazionali più riequilibrato e conseguentemente più rispettoso degli interessi e della sovranità nazionali dei suoi membri (ciò è anche negli interessi della Russia, nessuno afferma che si tratti di pura solidarietà, che questi interessi poi possano essere discutibili è poi altra questione), attrae, complice la carismatica personalità del Presidente russo, intere porzioni della popolazione, le stordisce col suo pragmatismo, vi insinua il germe del dubbio per l'ordine costituito (e le sue "verità"), qualcosa che in Italia si nota più che mai e che purtroppo viene incanalato dalla destra populistica in cerca dell'uomo forte. Pur venuto meno lo scontro ideologico vero e proprio, rimasto in piedi solo quello geopolitico, la Russia e la sua guida si dimostrano sempre più un esempio alternativo, un elemento di instabilità interna per i Paesi occidentali, che non possono che rispondere con una continua campagna propagandistica e mendace, che nella guerra in Siria ha dato il meglio di sé, coprendo la voce anche di testimoni diretti come Karim Franceschi. L'ultima operazione in tal senso è quella dei "Panama Papers" documenti diffusi da una inchiesta giornalistica condotta da più di 100 testate in tutto il mondo. L'inchiesta rivela la pratica del trasferimento di ricchezze nei paradisi fiscali da parte di migliaia di imprenditori, politici e personaggi dello spettacolo di tutto il mondo.

Con undici milioni e mezzo di documenti, si tratta probabilmente della più grande fuga di notizie della storia. Qualcosa che in sé non è illegale, come suggerisce La Stampa, vale a dire tenere i soldi in conti offshore, può essere legale e la pratica può venire utilizzata per proteggere grandi quantità di denaro, ma la stessa pratica è anche un metodo utilizzato da criminali e politici corrotti per nascondere e riciclare denaro. L'associazione da fare è quindi semplice, invischiare Putin e sottintendere che sia un politico corrotto colpevole di riciclaggio. Così Putin viene messo sullo stesso piano del Re del Marocco, cliente dello studio Mossack Fonseca che ha costituito la società offshore che possiede uno dei suoi panfili, di Mauricio Macri, Presidente dell'Argentina che è stato amministratore e vicepresidente di una società delle Bahamas creata presso lo studio Massack Fonseca di Panama (vi ricordate quando si parlava di rinnovamento e di grande vittoria della democrazia in Argentina? Eccola qui, l'unica vittoria è quella del capitale), di Ilham Aliyev, Presidente dell'Azerbaijan, che tramite fondazioni e società con sede a Panama ha comprato (o meglio lo ha fatto la sua famiglia) palazzi a Londra e partecipazioni azionarie in miniere d'oro, di Igmundur Gunnlaugsson, Primo Ministro dell'Islanda, che grazie a una società offshore delle British Virgin Island ha investito in segreto nelle banche islandesi poi fallite durante la bufera finanziaria del 2008, negoziando poi il rimborso parziale dei titoli senza comparire personalmente, sostanzialmente speculando sul proprio Paese e sulla pelle dei propri concittadini, del Presidente ucraino (altra grande vittoria della democrazia) che ha creato una compagnia offshore per vendere il suo colosso Roshen senza pagare tasse milionarie in Ucraina, Paese del quale è Presidente, tutto ciò ovviamente quando ricopriva tale carica, e così via. Putin, che è sempre il primo in queste liste, cos'ha fatto? Nulla.

Non si esagera, nulla, come è costretto ad ammettere il Guardian stesso sul suo articolo concentrato su Putin: il suo nome non appare nemmeno una volta nei "Panama Papers", gli unici collegamenti sarebbero Roldugin, un grande musicista russo, che i giornali occidentali hanno dichiarato unilateralmente (e senza prove) il prestanome di Putin, che ha accumulato 100 milioni di euro e uno dei colossi bancari russi Bank Rossiya di cui possiede una quota del 3,2%; questi due soggetti hanno trasferito almeno 1,2 miliardi di euro verso una compagnia offshore creata appositamente, la Sandalwood Continental. Questo dimostrerebbe il coinvolgimento di Putin (quando ricordiamo che il Padre di David Cameron ha fatto lo stesso, ma qui la relazione è ben diversa), dove invece non esiste alcuna prova, alcuna dimostrazione. Sarebbe come dire che a causa del coinvolgimento dell'Unicredit, allora sono coinvolti Renzi, il governo italiano o vari esponenti della classe politica nazionale, accuse che conoscendo il nostro Paese potrebbero anche rivelarsi vere, ma che sono totalmente infondate e nessun giornalista degno di questo nome si sognerebbe di fare senza del materiale provante. Eppure, in assenza di qualsiasi verità (che è sacra), giornali come la Repubblica, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Il Sole 24 Ore o agenzie stampa come ANSA.it, riviste come L'Espresso, etc… a mettere il faccione di Putin nelle photogallery con gli altri coinvolti, a mettere il suo nome (e quindi ciò che rappresenta), come se si volesse dire "è il solito politico corrotto, nulla di diverso dai nostri", sullo stesso piano di chi vi è direttamente e personalmente coinvolto, anziché chiedersi cosa abbiano combinato NATO e USA in Ucraina ponendo Poroshenko al potere o per quale fine il più grande colosso bancario italiano abbia creato conti offshore dal valore di miliardi di euro o se e in che misura il coinvolgimento di Montezemolo sia collegato alle sue attività e danneggi la Repubblica Italiana. Tante sono le inchieste che da questo scandalo sarebbe utile far uscire, eppure i nostri liberi mezzi d'informazione si danno alla più sterile (dal punto di vista del dibattito pubblico e della ricerca della verità) propaganda, guidati dall'autorità del Guardian, il New York Times e degli altri grandi dispensatori di veline. Un’altra eventuale inchiesta che i Panama Papers potrebbero far sorgere? Quella sul giornalismo italiano, veri e propri media di regime, quella sull'utilità dell'esistenza dell'OdG nel momento in cui non è rispettata alcuna deontologia professionale.

German Carboni
04.04.2016
it.sputniknews.com/blogs/20160404/2405259/panama-papers-vel...
11/04/2016 00:12
 
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Alleanza strategica fra Austria e Russia

La compattezza della politica anti-russa dell’Unione Europea è incrinata. A infrangere il muro dell’ostilità nei confronti di Mosca è l’Austria, che all’inizio di questa settimana ha fatto sapere, per bocca del Capo di Stato Maggiore Generale Othmar Commenda, che le forze armate austriache sono pronte a cooperare militarmente con quelle russe. E questo “nonostante gli avvertimenti delle altre potenze mondiali”. Si tratta di un avvertimento importante, che arriva dopo mesi in cui Vienna ha continuato a lanciare segnali, flebili ma continui, al resto dell’Europa. In principio erano stati i migranti a provocare la decisione del governo di Werner Faymann di chiudere le frontiere meridionali con la Slovenia, in barba alle proteste di quella Germania da cui pure dipende tanta parte della politica estera austriaca. Proprio nell’ambito della gestione dell’emergenza migranti Vienna era tornata ad esercitare un rinnovato protagonismo fra quei Paesi della MittelEuropa cui è inevitabilmente legata per evidenti ragioni storiche: la scelta di bloccare i flussi provenienti dalla rotta balcanica offre infatti una sponda alle rigide politiche adottate dal gruppo di Visegrad, che riunisce Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. In autunno Vienna ha ospitato le sessioni dei colloqui di pace per la guerra in Siria, riconfermando la propria tradizione di grande capitale della diplomazia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, all’Austria venne assegnato il ruolo di “Stato cuscinetto”, esterno sia all’Alleanza Atlantica che al Patto di Varsavia. Anche successivamente al crollo del Muro di Berlino, Vienna mantenne sempre una politica autonoma, senza aderire mai alla NATO ed entrando nell’Unione Europea solamente nel 1995. Difficile certo che la mossa austriaca possa impensierire l’Unione Europea o la NATO: si tratta tuttavia di un’apertura che contribuisce a rompere ulteriormente l’accerchiamento contro la Russia e di un’altra attestazione di sfiducia nei confronti della leadership di Bruxelles. A febbraio il vice-cancelliere Reinhold Mitterlehener aveva apertamente criticato le sanzioni alla Russia durante una visita a Mosca, ricordando i danni subìti dalle centinaia di imprese austriache impegnate nel commercio con i russi, discutendo anche di politiche energetiche. L’intesa cordiale con Mosca insomma sembra orientare i futuri sviluppi della politica estera austriaca. E a questo proposito c’è anche un altro fattore da tenere presente: come ricorda Giampiero Venturi su DifesaOnline (http://www.difesaonline.it/geopolitica/tempi-venturi/perch%C3%A9-laustria-guarda-est), la chiusura dei confini meridionali alla frontiera con l’Italia, recentemente decisa da Vienna, si basa sul presupposto che i migranti in arrivo dal nostro Paese provengano dall’Africa – e non dalla Siria. Dunque, per la maggior parte si tratterebbe di migranti economici anziché di rifugiati politici in fuga dalla guerra. Resta da capire se questo calcolo si basa sull’assunto – per la verità ancora tutto da verificare – che la Siria possa essere stabilizzata in tempi brevi. Magari proprio sulla base di quei colloqui ospitati a Vienna.

Giovanni Masini
9 aprile 2016
www.occhidellaguerra.it/alleanza-strategica-fra-austria-e...
21/04/2016 22:27
 
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Putin crea la Guardia Nazionale Russa



Il recente annuncio del Presidente Putin sulla creazione della Guardia Nazionale Russa ha innescato una raffica di speculazioni selvagge sulle ragioni di questo importante passo. Alcuni esperti lo vedono come passo per preparare la sanguinosa repressione delle insurrezioni, altri ipotizzano che Putin abbia bisogno di una nuova forza per affrontare proteste e rivolte, mentre altri hanno suggerito che la Guardia Nazionale diverrebbe “l’esercito di Putin”. In realtà, la questione è molto più semplice e molto più complicata. In primo luogo, diamo un’occhiata a forze e unità che saranno riunite nella Guardia Nazionale:

- Truppe del Ministero dell’Interno (circa 170.000 effettivi)
- Personale del Ministero delle Situazioni di Emergenza
- Forze antisommossa della polizia OMON (circa 40.000 effettivi)
- Forze di reazione rapida (SOBR, circa 5.000 effettivi)
- Centro di Classificazione Speciale delle Forze di Reazione Operativa e Aviazione del Ministero degli Interni, tra cui le unità delle forze speciali Zubr, Rys’ e Jastreb (circa 700 operativi)

Quindi si parla di una forza totale di circa 250.000 effettivi, che probabilmente raggiungeranno i 300.000 nel prossimo futuro. Comunque, questa è una forza impressionante e potente che può affrontare tutte le possibili minacce interne. Inoltre, il Ministero degli Interni includerà il Servizio Federale della Migrazione (FMS) e il Servizio Federale Antidroga (FSKN). Questo consolidamento è importante perché lega praticamente tutte le forze di sicurezza interna della Federazione Russa, con l’eccezione dell’assai importante Servizio Federale di Sicurezza (FSB). Cosa ancora più impressionante è l’elenco dei compiti assegnati alla nuova Guardia Nazionale, che comprenderà:

- Tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza
- Operazioni antiterrorismo
- Operazioni contro i gruppi estremisti
- Difesa territoriale della Federazione Russa
- Protezione di importanti strutture e cariche speciali statali
- Protezione su base contrattuale della proprietà dei cittadini e delle organizzazioni approvate dal governo russo
- Assistenza alle truppe di confine del Servizio Federale di Sicurezza nel proteggere i confini di Stato della Federazione Russa
- Forze dell’ordine in materia di traffico di armi
- Comando delle truppe della Guardia Nazionale della Federazione Russa
- Protezione sociale e giuridica dei militari della Guardia Nazionale Russa

E’ un elenco impressionante che conferma solo che l’intero spettro delle missioni di sicurezza interna sarà affidato alla Guardia Nazionale. Cosa ancora più sorprendente è il nome della persona che Vladimir Putin ha nominato nuovo Comandante in Capo della Guardia Nazionale: Generale Viktor Zolotov, un “puro” uomo della sicurezza a capo del Servizio di Sicurezza del Presidente della Repubblica e considerato molto vicino a Vladimir Putin. Ciò significa, come alcuni hanno ipotizzato, che Putin teme per la propria sicurezza e che costruisce una guardia pretoriana personale? Quasi. Ma ciò infatti significa che Putin prende il controllo personale e diretto di ciò che considera i massimi compiti prioritari nell’affrontare le principali minacce alla sicurezza della Russia. Parliamo esattamente delle capacità di cui l’Unione Europea ha bisogno e che manca totalmente:

- Capacità chiudere le frontiere da un massiccio flusso di rifugiati
- Capacità di filtrare un grande flusso di rifugiati
- Capacità di affrontare grandi violenze e rivolte
- Capacità di affrontare il terrorismo, anche su larga scala
- Possibilità di centralizzare l’Intelligence sulle minacce interne
- Capacità d’imporre lo stato di emergenza su un’intera regione
- Capacità di schiacciare qualsiasi insurrezione, anche sostenuta dall’estero
- Capacità di cercare e distruggere gruppi estremisti e terroristici
- Capacità d’interdire i flussi di armi e narcotici utilizzati per finanziare quanto sopra e, soprattutto, capacità di fare tutto questo senza ricorrere alle Forze Armate regolari


Il Generale Viktor Zolotov

Ciò dimostra che i russi hanno tratto importanti lezioni su organizzazione e operazioni dalle guerre in Cecenia e che si preparano a difendere la Russia dalle minacce provenienti da ovest (Ucraina) e da sud (SIIL) senza caricare questi compiti di sicurezza sulle forze armate, fondamentalmente diverse dalle Forze di Sicurezza o dalla polizia interna. Naturalmente, sarà una forza fin troppo potente per affidarla a un uomo affidabile meno del 100%, ma il fatto che Putin abbia scelto l’uomo di cui si fida completamente non significa che teme per se stesso, per le prossime elezioni o per qualsiasi altra assurdità vomitata dai media aziendali. La popolarità di Putin è ancora alle stelle, cosa che lo protegge molto di più rispetto a qualsiasi forza o grande alleato. Inoltre, la protezione di Putin rimarrà compito di FSO ed FSB. Un tema che i documenti ufficiali non menzionano è la questione del supporto informativo alla nuova Guardia Nazionale. La soluzione più logica sarebbe quella di creare un nuovo servizio d’Intelligence per la Guardia Nazionale e la mia ipotesi è che è esattamente ciò che il Cremlino farà. Infine, alcuni esperti hanno suggerito che la nuova Guardia Nazionale potrebbe avere la funzione di mantenimento della pace internazionale. Sono d’accordo solo se si parla di operazioni di mantenimento della pace ai confini, come ad esempio nel Donbass o in Asia Centrale. Le altre missioni di pace probabilmente rimarranno sotto il controllo delle forze armate (che hanno diverse unità specializzate dedicate a tali missioni). La creazione della Guardia Nazionale è un’idea eccellente che darà alla Russia i mezzi per difendersi contro le più probabili minacce al territorio e alla popolazione nel prossimo futuro.

Saker
16 aprile 2016
Fonte: thesaker.is/putin-creates-a-russian-national-guard/

Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2016/04/17/putin-crea-la-guardia-nazional...
[Modificato da wheaton80 21/04/2016 22:38]
21/04/2016 22:39
 
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Putin: stroncata l’attività di 80 spie occidentali

Il controspionaggio russo FSB ha stroncato l’attività di 80 funzionari dell’Intelligence estera e svelato più di 350 dei suoi agenti. Lo ha dichiarato il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, durante l’incontro con gli ufficiali in occasione della loro promozione. "Il sistematico lavoro del FSB ha permesso di abbassare il livello della minaccia terroristica. Nell'ambito del controspionaggio è stata stroncata l'attività di 80 funzionari dell'Intelligence estera, sono stati svelati oltre 350 dei suoi agenti e individui sospettati di attività illecite. Prosegue senza errori il progresso del lavoro in questa direzione", ha dichiarato Putin, citato da RIA Novosti. A febbraio il Capo di Stato russo ha comunicato che, nel 2015, in Russia è stata stroncata l'attività di oltre 400 funzionari esteri dei servizi segreti. 23 di loro citati per responsabilità criminali. "L'Intelligence estera ha intensificato la sua attività in Russia, e lo scorso anno ha confermato in modo convincente queste nostre deduzioni".

21.04.2016
it.sputniknews.com/mondo/20160421/2527479/putin-fsb-spie.html
02/05/2016 22:01
 
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Russia, Putin firma legge: un ettaro di terreno gratis a cittadini che lo richiedono

Un ettaro di terreno gratuito per ogni cittadino che ne farà richiesta nell’Estremo Oriente russo. È il provvedimento firmato dal Presidente russo Vladimir Putin apparso sul sito di informazioni legali del governo che verrà emanato in diverse fasi a partire da giugno. Il documento, denominato “Russian Homestead Act”, prevede la possibilità di ottenere gratuitamente appezzamenti da un ettaro in Yakutia, Kamchatka, Primorye, Khabarovsk, Amur, Magadan, Sakhalin e nelle regioni autonome di Jewish e Chukotka per cinque anni. I residenti delle zone saranno ovviamente privilegiati, poi toccherà ai cittadini provenienti dalle altre regioni a partire da febbraio 2017. La terra verrà data a chiunque sia disposto a lavorare o ad avviare qualsiasi tipo di business: l’accordo prevede che l’intesa verrà convertita in un contratto di locazione o di diritto di proprietà dopo il periodo di cinque anni o decadrà se non utilizzata.

2 maggio 2016
www.ilvelino.it/it/article/2016/05/02/russia-putin-firma-legge-un-ettaro-di-terreno-gratis-a-cittadini-che-l/bff4c2da-126e-4cad-985e-bb4a3...
04/05/2016 14:08
 
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Così la Russia aggira le sanzioni

Per aggirare le sanzioni, Mosca chiama a sé imprenditori italiani. E loro rispondono. Infatti, secondo quanto scritto dal sito Russia Today (https://www.rt.com/business/341357-italy-produce-food-russia/), il Ministero dell’Agricoltura russo ha stanziato dei fondi che permetteranno ad imprenditori agricoli italiani di lavorare e produrre in Russia. Il progetto d’investimento potrebbe partire già da ottobre – come ha riferito al quotidiano Izvestia Giuseppe Castiglione, Sottosegretario italiano all’Agricoltura – e interesserà nove diverse regioni russe. “Siamo interessati alla cooperazione per superare il periodo difficile nel quale siamo entrati a causa delle sanzioni”, ha detto il Ministro russo Alexander Tkachev ad Izvestia, aggiungendo che “già nel mese di febbraio abbiamo proposto all’Italia di unire gli sforzi, dislocando investimenti e sfruttando la tecnologia italiana, grazie anche alle nostre opportunità di investimento”. E cosa andranno a produrre gli italiani in Russia? Formaggi, come gorgonzola e ricotta. Ma anche carne, pesce, verdura. Insomma, sembra che il Cremlino stia pensando ad un piano economico che permetta agli italiani non solo di produrre in Russia, ma soprattutto di distribuire i propri prodotti all’interno della Federazione, senza il vincolo dell’embargo, voluto dall’Unione Europea per la crisi ucraina. Un’ottima opportunità per gli italiani, dunque. Considerando che, secondo la CGIA di Mestre (http://www.repubblica.it/economia/2016/03/26/news/export_russia_sanzioni_embargo-136323510/), solo il settore alimentare italiano, da quando sono state applicate le sanzioni nel 2014, ha perso circa 200 milioni di euro in export. E parliamo di un calo del 39,2%. E pensare che, pur di aggirare le sanzioni, a marzo scorso alcuni imprenditori italiani avevano dichiarato la propria intenzione di investire in Crimea nel settore agroalimentare. Nella produzione di mozzarelle di bufala, per l’esattezza. Un paradosso, certo. Ma conveniente. perchè sul piatto c’era già un accordo dal valore di 300 milioni di euro, che gli imprenditori e il governo della Crimea avrebbero dovuto firmare a fine aprile. Ma riguardo la stipulazione non si è ancora saputo nulla. Resta, però, il fatto che il Cremlino, con la sua politica, vuole attirare sempre più investimenti e imprenditori stranieri in Russia. Meglio ancora se italiani.

Fabrizio Ciannamea
4 maggio 2016
www.occhidellaguerra.it/cosi-la-russia-aggira-le-sanzioni/
[Modificato da wheaton80 04/05/2016 14:08]
09/05/2016 01:55
 
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Russia, Iran e Azerbaigian si accordano sul corridoio strategico

Tutti i media mainstream occidentali hanno trascurato, seguendo le recenti tensioni militari tra Armenia e Azerbaigian sul conflitto latente per l’enclave montuosa del Nagorno-Karabakh, l’annuncio del Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov dopo i colloqui con la controparte iraniana sull’inizio dei lavori sul da tempo discusso corridoio Nord-Sud lungo il Mar Caspio. Significativo è l’Azerbaigian che accetta di partecipare al progetto. Ciò suggerisce che la diplomazia russa e lo sviluppo delle infrastrutture economiche hanno nuovamente prevalso sul bellicismo mondiale di Washington per mantenere l’ormai erosa egemonia da superpotenza globale. Il 7 aprile, in una riunione nella capitale azera Baku, poche ore dopo che l’Azerbaigian sospendeva una grande offensiva sul Nagorno-Karabakh, apertamente sollecitata dal ministro degli Esteri del sempre più disperato presidente turco Erdogan, Sergej Lavrov dichiarava che Russia, Iran e Azerbaigian concordano l’avvio dei colloqui sulla realizzazione del Corridoio dei trasporti Nord-Sud. Accanto Lavrov figuravano il Ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif e il Ministro degli Esteri azero Elmar Mamamdjarov. Lavrov dichiarava, “Abbiamo discusso gli aspetti della sfera materiale della cooperazione. Abbiamo deciso che le nostre agenzie competenti avvieranno in dettaglio gli aspetti pratici della realizzazione del progetto di corridoio dei trasporti ‘Nord-Sud’ lungo le coste del Caspio occidentale. Questo prevede la collaborazione dei ministeri dei Trasporti che dovrebbero considerare i parametri tecnici e finanziari del progetto. Ciò prevede anche la cooperazione tra dogane e servizi consolari, e l’abbiamo deciso oggi”.

Completando il Triangolo d’Oro
Con l’accordo tra Russia, Iran e Azerbaigian, un enorme passo è stato fatto per consolidare il più grande spazio economico nel mondo, quello eurasiatico; lo spazio che il padrino della geopolitica inglese, Sir Halford Mackinder, avvertì per tutta la vita essere l’unica grave minaccia all’egemonia dell’impero inglese e dell’erede statunitense, il secolo americano. Il diretto moderno corridoio dei trasporti, noto fin dai primi colloqui del 2002 come Corridoio dei trasporti Nord-Sud, in ultima analisi collegherà India, Iran e Azerbaigian a Paesi e mercati dell’Unione economica eurasiatica, comprendente non solo l’Armenia, ma anche Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Bielorussia. Il Corridoio dei trasporti Nord-Sud dall’India all’Iran e l’Azerbaigian lungo il Caspio fino a Mosca ed oltre, trasformerà lo spazio economico dell’Eurasia. Il corridoio trasformerà le economie dell’Eurasia dalla Russia all’India collegata nella Shanghai Cooperation Organization (SCO). I membri della sempre più strategicamente importante SCO sono Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. Quest’anno India e Pakistan aderiranno formalmente alla SCO e si prevede che l’Iran, attualmente osservatore ufficiale, avrà offerto la piena adesione entro la fine dell’anno, ora che le sanzioni sono state tolte. Il Presidente cinese Xi Jinping ha annunciato il sostegno alla piena adesione dell’Iran negli importanti colloqui a Teheran nel gennaio 2016, dove i due decidevano la formale partecipazione iraniana nel progetto Cintura e Via economica della Nuova Via della Seta sull’Eurasia dalla Cina di Xi. Ora, con il Corridoio Teheran-Mosca si chiude il Triangolo d’Oro Pechino-Teheran-Mosca; un importante progresso economico e geopolitico.

L’economia del corridoio dei trasporti
Il completamento del Corridoio dei trasporti Nord-Sud trasformerà in modo significativo lo spazio economico dell’Eurasia. Il corridoio sarà una moderna via marittima e ferroviaria per trasportare merci tra India, Iran, Azerbaigian, Russia, Asia centrale e potenzialmente Stati europei se dovessero mai rinsavire abbandonando il governo guerrafondaio ucraino e le sanzioni alla Russia, alleviando le economie in difficoltà dell’Unione europea. Il nuovo corridoio collegherà alcune delle più grandi città del mondo come Mumbai, Mosca, Teheran, via porto sul Caspio di Bandar Anzali in Iran e da lì al porto di Astrakhan in Russia, alla foce del grande fiume Volga. Nel 2014 furono testate due rotte. La prima da Mumbai a Baku attraverso il porto dell’Iran presso lo Stretto di Hormuz, importante collo di bottiglia dei flussi di petrolio e gas dal Golfo Persico. Il secondo da Mumbai al porto di Astrakhan via Bandar Abbas, Teheran e porto di Bandar Anzali. Lo scopo era individuare e affrontare le principali strozzature. Significativamente, lo studio ha dimostrato che i costi dei trasporti India-Russia verrebbero ridotti di “2500 dollari ogni 15 tonnellate di carico“. Uno studio della Federazione delle Associazioni Spedizionieri indiana trovò che la rotta, era “il 30% meno costosa e il 40% più breve di quella attuale“. La rotta attuale va da Mumbai a Mar Rosso e Canale di Suez, attraversa Mediterraneo, Gibilterra e Canale della Manica fino a San Pietroburgo e Mosca. Uno sguardo alla mappa rivela come tale rotta sia strategicamente vulnerabile, per la possibile interdizione da NATO e Stati Uniti. Il colpo di Stato degli Stati Uniti nel febbraio 2014 in Ucraina, l’installazione di accoliti del dipartimento di Stato degli Stati Uniti, oligarchi corrotti “pro-Washington” e neonazisti, per perturbare le relazioni tra Russia e UE, momentaneamente misero in secondo piano il piano sul Corridoio Nord-Sud. Ora, con il concretizzarsi nella realtà eurasiatica del Grande progetto Cintura e Via della Cina, l’adesione del corridoio Iran-Azerbaigian-Russia crea uno spazio economico, politico e militare coerente ed integrato che potrebbe presto avviare ciò che gli storici futuri chiameranno secolo eurasiatico, mentre il secolo americano e la sua egemonia mondiale post-1944 si sbriciola come l’impero romano nel IV secolo d.C. Anche in questo caso, l’Oriente crea mentre l’occidente riesce con successo a distruggere.

F. William Engdahl
Fonte: journal-neo.org/2016/05/06/russia-iran-azerbaijan-agree-on-game-changing-transportation-c...
06/05/2016

Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2016/05/08/russia-iran-e-azerbaigian-si-accordano-sul-corridoio-str...
22/05/2016 19:03
 
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Attacco al dollaro e alleanza con il Giappone: così Putin mette all'angolo gli USA

31/05/2016 01:01
 
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Putin respinge proposta su linea morbida con Occidente:"Sovranità non in vendita"

Durante la sessione del Presidium del Consiglio Economico con il Presidente russo Vladimir Putin, il Direttore del Centro per le Ricerche Strategiche Alexey Kudrin ha suggerito al Capo di Stato di ridurre il livello delle tensioni geopolitiche per lo sviluppo dell'economia, scrive "Vedomosti". Secondo Kudrin, la rinuncia alle ambizioni permetterà al Paese di recuperare il gap con gli Stati occidentali in termini tecnologici ed economici. Tuttavia, secondo il giornale, il Presidente ha fatto capire all'ex Ministro che la Russia, anche rimanendo indietro agli altri Paesi sviluppati in certi campi, non può permettersi di "vendere la sovranità". Allo stesso tempo Putin ha promesso di proteggere l'autonomia e l'indipendenza dello Stato fino alla fine della sua vita. "La Russia non è stata la prima ad iniziare", ha sottolineato il capo di Stato. Tuttavia ha osservato che "occorre evitare a tutti i costi aumentare le tensioni e non cedere alle provocazioni". Ad aprile il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva detto che Kudrin è considerato uno dei massimi esperti del mondo della finanza. Peskov ha aggiunto che Kudrin, che ha ricoperto l'incarico di Ministro delle Finanze dal 2000 al 2011, è stato uno dei migliori membri dei governi russi e "sarebbe sbagliato non usare la sua esperienza per la realizzazione di piani specifici".

30.05.2016
it.sputniknews.com/politica/20160530/2782520/Russia-geopolitica-economia-sviluppo-Kudrin.html?utm_source=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com&utm_medium=short_url&utm_content=bv7J&utm_campaign=URL_sh...
18/06/2016 00:29
 
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Renzi con Putin:"Guerra fredda fuori dalla realtà. UE ridiscuta le sanzioni contro Mosca"

SAN PIETROBURGO - Matteo Renzi chiederà alla UE di ridiscutere le sanzioni adottate dall'Unione in risposta alla crisi ucraina. Il Premier lo dichiara in conferenza stampa dopo il bilaterale con Putin a margine del Forum Economico di San Pietroburgo. "Le sanzioni non si rinnovano in modo automatico, ma il punto chiave è che o c'è un dibattito politico dentro il Consiglio su quello che sta avvenendo o le sanzioni e le controsanzioni diventano ordinaria amministrazione. Noi anche nella prossima riunione degli ambasciatori a Bruxelles chiederemo che di sanzioni si discuta in sede di Consiglio e si possa sentire quale è lo stato dell'arte sull'attuazione di Minsk". Lo scorso dicembre l'UE ha esteso fino al prossimo 31 luglio le sanzioni inflitte a Mosca per il ruolo svolto nella crisi ucraina e, secondo quanto dichiarato il 15 giugno dal Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, "è molto probabile che vengano prolungate". Durante la tavola rotonda con il capo del Cremlino, il Presidente del Consiglio ha evidenziato la necessità di uno sforzo comune per il riavvicinamento tra Russia e UE, partendo dal rispetto dei trattati di Minsk. "Abbiamo valori comuni. Mosca è strategicamente importante per la risoluzione dei conflitti internazionali. E l'Italia vuole essere più presente economicamente in Russia". Dopo il bilaterale, il Premier annuncia:"Abbiamo chiuso accordi per più di un miliardo di euro, che potenzialmente spalancano partnership per oltre 4-5 miliardi". Sul fronte dell'energia, aggiunge il Presidente del Consiglio, "da qui a 20 anni Russia e Italia avranno tanti settori di cooperazione e quello energetico sarà tra quelli prioritari. Con il buon senso, le soluzioni si troveranno facendo uno sforzo tra le autorità russe e quelle europee. Ci sono vicende del passato difficili da affrontare. Sul South Stream, ad esempio, io avrei preferito che fosse andato avanti, questo non è accaduto e non per responsabilità della Russia e dell'Italia".

Putin:"Con USA dialogo ma non lezioni"
Una nuova guerra fredda? "Non vorrei ragionare in questi termini, nessuno vuole questo, noi non lo vogliamo, non è necessario. La logica di sviluppo delle relazioni internazionali non è di contrapposizione globale. Trump? Ho detto solo che è una persona brillante e lui ha detto che è disponibile a ristabilire il pieno dialogo con la Russia. Noi appoggiamo questo, ma lavoreremo con qualunque Presidente verrà eletto". Così il Presidente russo, Vladimir Putin, nel corso della sessione plenaria del Forum di San Pietroburgo, alla quale partecipa anche il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi assieme al Presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev. La Russia non vuole contrapposizioni, ma Putin critica la regia americana dietro le posizioni dell'Europa:"Non vogliamo che gli Stati Uniti impartiscano lezioni, condizionando i rapporti dell'UE con noi". Putin parla evidentemente delle sanzioni imposte alla Russia a seguito della crisi con l'Ucraina. "Le sanzioni - spiega il Presidente russo - hanno conseguenze di rimando che fanno ombra sull'Europa, mentre le controsanzioni russe hanno effetto zero per Washington, che dice all'Europa di portare pazienza. Ma perché l'Europa dovrebbe portare pazienza? Se lo vogliono va bene, magari il Presidente Renzi che è qui potrebbe spiegarlo".

"Guerra fredda fuori dalla storia"
Chiamato direttamente in causa, il Presidente del Consiglio afferma:"Noi abbiamo bisogno di considerare che la parola guerra fredda non può stare nel vocabolario del terzo millenio. E' fuori dalla storia, fuori dalla realtà ed è inutile. Noi abbiamo bisogno che UE e Russia tornino ad essere buoni vicini di casa. Russia ed Europa condividono gli stessi valori". Lo vuole l'Italia, in particolare. "Il mio Paese - dice Renzi - vuole rafforzare la sua presenza economica in Russia. E sarebbe felice che le sue tecnologie per l'agricoltura fossero applicate in Russia per rafforzare quel legame finché persiste il bando di Mosca sui cibi della UE". Quanto agli USA, osserva Renzi, "sono un grande modello di democrazia da cui ho molto da imparare. Anche l'Italia - aggiunge il Premier - lavorerà con chiunque sarà il prossimo Presidente, personalmente preferirei dire chiunque sarà 'la' prossima Presidente", auspicando la vittoria di Hillary Clinton. Al che Putin interviene a sua volta per lodare pubblicamente il Presidente del Consiglio:"Renzi è un grande oratore, mi complimento con lui per l'ultimo intervento. L'Italia può andare fiera di un Premier del genere".

"Russia strategicamente fondamentale"

Secondo Renzi, i buoni rapporti tra Russia ed Europa passano necessariamente attraverso la totale applicazione delle misure previste dagli accordi di Minsk per una normalizzazione delle relazioni tra Mosca e Kiev. Così si potrà pienamente recuperare il ruolo strategico che la Russia può giocare sullo scacchiere internazionale. "Condivido l'appoggio saggio sulla questione siriana - cita ad esempio il Presidente del Consiglio - Aggiungo che a mio giudizio è fondamentale che la Russia sia partecipe ai tavoli mediterranei. Noi siamo molto interessati al fatto che la Russia sia partner nella risoluzione di alcuni conflitti". Nel discorso di Renzi torna protagonista anche la bellezza, che lo ha "sommerso "al museo Hermitage e che costituisce l'identità non solo della Russia ma dell'Europea occidentale. E lo voglio dire: è stato bello vedere a Palmira un autorevole direttore d'orchestra russo e vedere che in quella terra martoriata tornava a splendere la civiltà".

"UE, o si cambia o è la fine"
A questo punto Matteo Renzi rivolge lo sguardo all'Europa, in attesa dell'esito del referendum britannico. "Se la Gran Bretagna esce, sarà per sempre. Ma chi rischia più di tutti sono i cittadini inglesi, non i cittadini europei, anche se in un prima fase ci saranno tensioni finanziarie molto serie. Penso che vincerà il 'restare' in Europa, gli inglesi sono più pragmatici di quello che si pensa". In ogni caso, con il Regno Unito dentro o fuori, "l'Europa basata sull'austerity è destinata a finire. Nel 2017 la UE deve ripartire, altrimenti è finita". E qui Putin interviene di nuovo:"Non sono così pessimista, comunque vadano le cose l'Europa non finirà mai: l'Europa è l'Europa".

17 giugno 2016
www.repubblica.it/esteri/2016/06/17/news/renzi_a_putin_guerra_fredda_fuori_della_realta_-14...
18/06/2016 01:15
 
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##Forum Pietroburgo. Tutti gli accordi Italia-Russia firmati oggi

Ecco tutti gli accordi firmati oggi tra il business russo e quello italiano, nell'ambito o a margine della visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi al forum di San Pietroburgo e dell'incontro con il leader del Cremlino Vladimir Putin.

1. Il Presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana Roberto Battiston e il Direttore Generale della Corporazione Statale dello spazio Roskosmos Igor Anatolievich Komarov hanno firmato un Memorandum d'Intesa tra l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la Corporazione Statale dello Spazio (Roskosmos) per la cooperazione nel settore del telerilevamento per l'osservazione della Terra.

2. L'Amministratore Delegato di ENI Claudio Descalzi e il Presidente del CdA di Rosneft Igor Ivanovich Sechin hanno firmato un accordo sulle direttive di base della cooperazione tra ENI e Rosneft.

3. Il Direttore Generale Esecutivo e Direttore Generale di Leonardo-Finmeccanica Mauro Moretti, il Presidente del CdA di Rosneft Igor Ivanovich Sechin e il Direttore Generale di Russian Helicopters Aleksandr Aleksandrovich Mikheev hanno firmato un accordo sullo sviluppo della cooperazione strategica tra Leonardo-Finmeccanica, Rosneft e Russian Helicopters.

4. Il Vice Presidente Esecutivo di Fincantieri Giuseppe Coronella e il Vice Presidente di Rosneft per l'energia, la localizzazione e l'innovazione Andrej Nikolaevich Shishkin hanno firmato un accordo quadro per la creazione di una joint venture tra Fincantieri e Rosneft.

5. L'Amministratore Delegato di SAIPEM Stefano Cao e il Presidente del CdA di NOVATEK Leonid Viktorovich Mikhelson hanno firmato un accordo di partenariato strategico e cooperazione tra Saipem e Novatek.

6. Il Presidente e Amministratore Delegato della GE Oil & Gas Lorenzo Simonelli e il Presidente del CdA di NOVATEK Leonid Viktorovich Mikhelson hanno firmato un accordo di partenariato strategico e cooperazione tra GE Oil & Gas/Nuovo Pignone e Novatek e Accordo tra GE Oil & Gas/Nuovo Pignone e Yamal LNG per l'assistenza tecnica dei compressori a refrigerante/propano misto e altre apparecchiature dello stabilimento di liquefazione gas "Yamal LNG".

7. Il Presidente del CdA di Pizzarotti Paolo Pizzarotti, il Direttore Generale del Russian Direct Investment Fund Kirill Aleksandrovich Dmitriev e il Presidente del CdA di Gazprombank Andrej Igorevich Akimov hanno firmato un accordo per la realizzazione congiunta di un reparto di terapia e riabilitazione dell'ospedale cittadino n. 40 di San Pietroburgo.

8. Il Direttore Area Business di SACE Alessandra Ricci, il Presidente del CdA di Gazprombank Andrej Igorevich Akimov, l'Amministratore Delegato e Direttore Generale dell'Agenzia russa per l'assicurazione dei crediti di esportazione e degli investimenti EXIAR Aleksej Aleksandrovich Tjupanov e il Presidente della State Oil Company of Azerbaijan Republic SOCAR Rovnag Abdullaev hanno firmato un Memorandum d'Intesa.

9. L'Amministratore Delegato di Maire Technimont Pierroberto Folgiero, il Direttore Generale di Eurochem Dmitrij Stepanovich Strezhnev e il Vice Presidente di Velesstroy Kreshimir Filipovich hanno firmato un accordo di cooperazione nel settore edile.

10. Il Vice Presidente di Leonardo-Finmeccanica, Direttore della sezione Elettronica, Difesa e Sistemi di Sicurezza Fabrizio Giulianini e il Direttore Generale di Poste Russe Dmitrij Evgenevich Strashnov hanno firmato un Protocollo d'Intenti per la realizzazione di un progetto di investimento.

Inoltre, secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, nella cornice della visita sono stati altresì firmati altri due accordi. Il Presidente della Pietro Barbaro Gianni Barbaro e il Presidente del CdA di Rosneft Igor Ivanovich Sechin hanno firmato un Accordo di compravendita di azioni tra Pietro Barbaro e RN-Foreign Projects e un Accordo di azionisti tra Pietro Barbaro e RN-Foreign Projects.

Fonte: Askanews
17 giugno 2016
it.finance.yahoo.com/notizie/forum-pietroburgo-tutti-gli-accordi-italia-russia-firmati-190416...
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