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Gli huthi hanno preso il potere nello Yemen

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2024 17:47
06/09/2015 02:49
 
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Prosegue la resistenza dello Yemen all’aggressione saudita sostenuta dall’Occidente

Nello Yemen prosegue la tenace resistenza delle forze popolari yemenite del movimento Houthi contro l’aggressione dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti. Le forze yemenite hanno distrutto due elicotteri Apache, forniti dagli USA all’Esercito Saudita, nella provincia yemenita di Marib (centro Ovest), lo ha comunicato la catena televisiva Al-Masirah. Secondo tale fonte, gli elicotteri sauditi sono stati obiettivo di vari missili in una operazione in cui sono state distrutte anche tre piattaforme di lancio di missili dell’Esercito Saudita. Gli Emirati Arabi Uniti (EAU), che partecipano all’offensiva contro lo Yemen, hanno annunciato la morte di 22 dei loro soldati nella stessa provincia di Marib, confermando così ufficialmente la presenza di un corpo di spedizione terrestre degli EAU nel Paese. Non si conosce invece il totale delle perdite subite dall’Esercito Saudita, dove si riscontra un alto numero di disertori che hanno abbandonato le postazioni di fronte alla controffensiva yemenita. I missili sparati dallo Yemen hanno colpito anche la base militare saudita di Hashed, le postazioni di artiglieria saudita e le installazioni militari di Hamdan, entrambe ubicate nella regione di Nayran, nel sud dell’Arabia Saudita. Inoltre le postazioni militari saudite nella regione di Jizan sono cadute sotto il fuoco dei missili dell’esercito yemenita e del movimento popolare Ansarollah, che difendono il loro Paese dall’aggressione miltare di Riyadh e dei suoi alleati. La superiorità dei mezzi e degli armamenti impiegati dai sauditi e dai loro alleati non è riuscita fino ad ora ad avere ragione della resistenza yemenita, che ha ottenuto anche il risultato di colpire, nelle scorse settimane, un’importante base aerea di Al Sulayyl, in territorio saudita, distruggendo installazioni e causando la morte di vari militari sauditi ed il ferimento dello stesso Ministro della Difesa del governo di Riyadh, il quale si trovava casualmente nella base. Inoltre le forze yemenite erano riuscite ad abbattere, nei giorni scorsi, un caccia F-16 dell’Aviazione Saudita, dimostrando una capacità di interdizione superiore alle previsioni. Il comando militare di Riyadh si trova in difficoltà nonostante abbia chiesto l’aiuto militare degli USA, che hanno fornito (assieme ad Israele) assistenza logistica, rifornimenti e Intelligence alle forze saudite. Dal marzo di quest’anno, l’Arabia Saudita ha iniziato una massiccia campagna di bombardamenti contro lo Yemen causando oltre 2.150 vittime civili, fra cui diverse centinaia di bambini, e distruzioni di zone residenziali ed infrastrutture del Paese arabo.

La campagna di bombardamenti viene appoggiata dagli USA, dalla NATO e da Israele per riportare al governo l’ex presidente yemenita rovesciato da una rivoluzione popolare capeggiata dal movimento Ansarollah (sciita), considerato vicino all’Iran. Una brutale e palese aggressione contro un Paese che è il più povero del Medio Oriente e che viola tutte le regole del diritto internazionale e della carta dell’ONU. A questa campagna si associano un blocco aereo navale che ha causato l’isolamento del Paese ed una situazione di crisi umanitaria della popolazione che si trova, oltre che sotto i bombardamenti, anche priva di alimenti, di acqua potabile, di generi di prima necessità e medicinali. La situazione umanitaria è stata definita dall’Organizzazione “Medici senza Frontiere” come disastrosa e al limite del collasso ed ha portato le Nazioni Unite, soltanto negli ultimi giorni, attraverso il portavoce Stephane Dujarric, a muoversi finalmente con una presa di posizione per richiedere l’instaurazione di una tregua per portare aiuti umanitari della Croce Rossa alla popolazione stremata. Anche l’Italia ha svolto il suo ruolo nel massacro della popolazione civile yemenita e nel dare sostegno al governo di Riyadh, al quale il Ministro Gentiloni, pochi giorni addietro, ha manifestato la sua “comprensione” per l’intervento militare effettuato nello Yemen, e a cui le imprese italiane forniscono materiali militari. In particolare risulta che l’Italia fornisca parti delle bombe che vengono utilizzate per bombardare lo Yemen attraverso alcune fabbriche in Italia che hanno stretti rapporti commerciali con Riyadh, a cui il governo ha rilasciato licenza di esportazione, secondo quanto ha dichiarato anche da uno dei responsabili di Amnesty International, Patrick Wilken a Reported l.y. La questione non tocca il governo italiano, da sempre schierato con gli interessi degli USA, di Israele e dell’Arabia Saudita, uno di regimi più assolutistici, totalitari e violatori dei diritti umani che esiste al mondo ma ricchissimo di petrolio e petrodollari. Una ricchezza che alimenta il business della monarchia saudita con i suoi alleati e sostenitori occidentali, i quali chiudono non uno ma entrambi gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani commesse nello Stato arabo. Il governo italiano e gli esponenti della sinistra mondialista, da Matteo Renzi alla Boldrini, sempre molto attenti ai “diritti umani” quando si tratta di gay o di migranti clandestini, non manifestano la stessa solerte attenzione nei confronti delle popolazioni colpite dai bombardamenti della NATO e dei suoi alleati, che sia in Yemen o in Libia o altrove. Uno “strano” caso di sensibilità a comando di interessi esterni. Fuori d’ogni dubbio che la popolazione civile dello Yemen avrà “sincera gratitudine” per il governo italiano, complice dei massacratori sauditi.

05/09/2015
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