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Gli huthi hanno preso il potere nello Yemen

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2024 17:47
18/01/2016 17:18
 
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Come i missili sovietici distruggono i carri armati statunitensi nello Yemen

Le operazioni “Tempesta Decisiva” e “Rinascita della Speranza”, svolti nello Yemen dalla coalizione saudita, si sono seriamente impantanate. L’assenza di grandi successi, numerose perdite di personale e di blindati, scarsissimo coordinamento, sono alcuni dei motivi delle operazioni militari tra le più disastrose in Medio Oriente.

Un esercito da operetta
La maggior parte degli esperti ritiene l’invasione dello Yemen un’operazione mal concepita, e anche nei primi scontri con i ribelli huthi, frettolosamente armati e il cui comando è assai meno efficiente di quello di un esercito regolare, hanno dimostrato che le truppe della coalizione saudita non sono disposte a combattere. Nonostante la decisione di creare l’ennesima alleanza, questa volta per combattere il SIIL in Siria, le forze armate saudite non hanno sufficiente esperienza per condurre una grande guerra, e le decisioni dei comandanti rendono le truppe un bersaglio facile sul campo di battaglia. “Quando ho letto il libro del principe saudita e generale Qalid Ibn Sultan “Desert Warrior”, notai che era meno preoccupato dell’esito del combattimento rispetto alle varie regole cerimoniali”, ha detto l’esperto militar-politico Aleksandr Perendzhiev, secondo cui sarebbe prematuro parlare di alta professionalità militare saudita, dato che né i soldati né i comandanti hanno un addestramento adeguato, le cui operazioni sono principalmente di facciata. Il motto dell’esercito, secondo Perendzhiev, potrebbe benissimo essere:“Dobbiamo combattere, ma non vincere!”. Inoltre, l’Esercito Saudita ha certi rituali che ne ritardano le decisioni sul campo di battaglia. “Ai loro incontri è fondamentale decidere chi siede dove, e quanto alte siano le poltrone. E’ anche importante chi riferisce a chi e come va fatto il rapporto; sono estremamente sensibili sulla questione della subordinazione: un comandante superiore non vuole far rapporto a un giovane ufficiale”, spiega Perendzhiev. Peculiarità simili si possono incontrare nel modo in cui le informazioni vengono diffuse. Alcuni comandanti non vogliono ricevere segnalazioni dai sistemi di comunicazione e preferiscono i rapporti personali.

Bersagli corazzati
Il basso livello di addestramento del personale e lo scarso coordinamento sul campo di battaglia creano un altro problema che si riscontrerebbe in molte occasioni: le perdite di blindati, sproporzionatamente pesanti, e la bassa efficienza dei carristi che, secondo gli specialisti, è vicina allo zero. Gli specialisti notano anche che, se le forze saudite usano armi degli Stati Uniti, non ne seguono le tattiche. Il contrasto con le operazioni corazzate degli USA in Iraq è colossale. Le forze degli USA in Iraq si muovevano rapidamente, facendo soste nel minor tempo possibile nelle operazioni offensive. I sauditi non operano così. Essi invece dimostrano incompetenza totale ed assenza di coordinamento, permettendo agli huthi di utilizzare i missili anticarro sovietici, come il Faktorija e il Konkurs, per distruggere i carri armati M1 Abrams da distanze di sicurezza. “Se in Iraq i carristi statunitensi erano per lo più preoccupati dal tiro di RPG da poche decine di metri, nello Yemen la combinazione di terreno montuoso e scarso addestramento saudita creano una situazione in cui i difetti sauditi vengono immediatamente sfruttati dagli avversari usando gli assai efficaci missili sovietici. Numerosi video mostrano che anche armi obsolete possono distruggere un carro armato statunitense in pochi secondi“, dice l’ex-capitano dell’esercito russo Aleksej Fedjukin, specialista della cooperazione tecnico-militare.

Guerra per alcuni, soldi per altri
La commercializzazione delle operazioni di combattimento è almeno altrettanto importante, secondo gli specialisti, come i fattori religiosi, politici e altri, dietro tale guerra. La scarsa efficacia degli attacchi aerei sauditi non è che una componente della nuova guerra commerciale. Nella migliore tradizione dei bombardamenti statunitensi, i sauditi riescono a distruggere un ospedale locale di Medici Senza Frontiere, un corteo nuziale e vari edifici civili. Anche se il quartier generale della coalizione a Riad riceve regolarmente le coordinate di importanti obiettivi civili che non vanno bombardati, tali errori continuano. La coalizione araba manca anche di personale sufficiente per controllare i territori occupati, motivo per cui l’Arabia Saudita coinvolge attivamente Paesi terzi nella guerra: Colombia, Marocco, Sudan, Senegal, Giordania. Questi Paesi inviano con entusiasmo i loro mercenari, che combattono per chi li paga. Tuttavia, i mercenari non fanno la differenza perché sono ancora meno disposti a rischiare la vita di coloro che credono che la lotta in nome delle monarchie del Golfo sia un dovere. Inoltre, i militari sauditi sono afflitti da una corruzione sempre più difficile da nascondere. “Raggiunge i comandanti sauditi, corrotti per trasmettere certi ordini e ritardare la segnalazione dei risultati delle operazioni“, spiega Perendhziev. Data tale corruzione, non sorprende che le truppe della coalizione vendano le armi che riferiscono come distrutte in battaglia. Gli esperti prevedono che se l’attuale conflitto e relativo supporto estero continuassero, lo Yemen prossimamente diverrebbe un altro Iraq, Libia o Siria, e l’escalation del conflitto non contribuirà alla stabilità del Medio Oriente.

Dmitrij Jurov
13.01.2016
Fonte: southfront.org/13733/

Traduzione: Alessandro Lattanzio
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