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Gli huthi hanno preso il potere nello Yemen

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2024 17:47
10/07/2016 02:16
 
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Yemen: La coalizione saudita perde pezzi, si ritirano gli Emirati Arabi

Sono almeno dieci i morti in un duplice attacco autobomba avvenuto oggi, mercoledì 6 luglio, ad Aden, nel sud dello Yemen. L’attentato è avvenuto in una base militare situata nella zona di Khormaksar, nei pressi dell’aeroporto internazionale della città portuale, attuale sede del governo legittimo del Presidente Abdrabbuh Mansour Hadi. Una prima autobomba è stata fatta esplodere all’ingresso della base. Un secondo veicolo guidato da un altro attentatore kamikaze è stato lanciato all’interno della base per poi esplodere. Successivamente è entrato in azione un commando formato da circa 15 uomini armati che indossavano uniformi militari. L’offensiva, avvenuta nel giorno dell’Eid al Fitr, la giornata che celebra la fine del mese santo del digiuno del Ramadan, non è stata rivendicata. Ma le modalità in cui è stata compiuta lasciano credere che a compierla possano essere stati miliziani jihadisti legati ad AQAP (Al Qaeda nella Penisola Araba) o a ISIS. In questo scenario di guerra sempre più incerto e dimenticato dai media internazionali, riprenderanno il 15 luglio i colloqui per riavviare il processo di pace dopo circa due mesi di infruttuosi negoziati ospitati in Kuwait.

Nelle scorse settimane l’inviato ONU in Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, aveva delineato una roadmap che dovrebbe condurre alla formazione di un governo di unità nazionale e alla concomitante applicazione della Risoluzione 2216 che prevede il ritiro dei ribelli Houthi (appartenenti alla comunità zaidita di confessione sciita) dai territori conquistati dal colpo di stato del 2014 e il disarmo di tutte le milizie. Ma nonostante la risposta positiva alla proposta da parte delle delegazioni che partecipano alle trattative, permangono disaccordi sui tempi e le modalità della messa in atto del piano di pace. Il nodo principale riguarda la scelta di chi guiderà la transizione politica, dal momento che gli Houthi non intendono riconoscere il Presidente Hadi. A ciò si aggiungono gli incessanti combattimenti sul terreno, nonostante la formale proclamazione del cessate-il-fuoco dalla metà di aprile.

Gli sviluppi del conflitto

Tra il 28 e il 30 giugno si è registrata un’escalation di combattimenti e raid aerei della coalizione saudita in risposta a un attacco con cui pochi giorni prima i ribelli avevano tentato di conquistare la base aerea di Al-Anad, un punto strategico della provincia meridionale di Lahj, dopo essersi assicurati l’area di Qubaita – tra le province di Lahj e Taiz – grazie all’aiuto delle truppe fedeli all’ex Presidente Ali Abdullah Saleh. Nella regione di Taiz sono morte circa quaranta persone (di cui la metà civili) in una serie di raid condotti contro postazioni ribelli, mentre altri scontri si sono verificati a Nahm, a nord-est della capitale Sanaa, e a Marib. Negli stessi giorni, miliziani dell’ISIS hanno messo a segno una serie di attacchi kamikaze contro militari delle truppe filo-governative nella città meridionale di Al-Mukallah, capoluogo della provincia dell’Hadramawt, dove fino ad aprile scorso erano di base cellule di AQAP. Almeno cinque attentatori hanno colpito contemporaneamente diversi posti di blocco nel centro della città, provocando 38 vittime. Dopo il ritiro dei miliziani di AQAP dall’area, diverse località delle regioni meridionali (tra cui la stessa Al-Mukallah e Aden) sono state colpite da una serie di attacchi suicidi rivendicati dai miliziani dello Stato Islamico, con cui Al Qaeda è in competizione.

Il ritiro delle truppe degli Emirati
Nel primo trimestre del 2016 erano state in particolar modo le truppe fornite alla coalizione dagli Emirati Arabi Uniti a coadiuvare le attività anti-terrorismo americane per liberare le regioni meridionali dalla morsa di AQAP, permettendo al governo yemenita di riprendere il controllo della roccaforte jihadista di Al-Mukallah. Ma a distanza di pochi mesi, dopo aver perso circa ottanta soldati dall’inizio dell’offensiva, un caccia Mirage e due elicotteri, nelle scorse settimane il Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi, Anwar Gargash, ha ufficializzato il ritiro delle truppe emiratine dalla coalizione araba capeggiata da Riad e impegnata in Yemen a sostegno del Presidente Hadi. A oltre quindici mesi dall’inizio dell’offensiva a guida saudita, la coalizione è riuscita a liberare le regioni del sud ricacciando i ribelli verso nord. Gran parte delle regioni lungo il Mar Rosso restano però ancora contese. A incidere sulla decisione che il principe ereditario e Ministro della Difesa degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed al-Nahyan ha preso – di concerto con i suoi consiglieri militari Hamad Mohammed Thani al-Rumaithi e Joumaa Ahmed al-Bawardi al-Falassi e con il responsabile della sicurezza nazionale Tahnoon bin Zayed al-Nahyan – non sono stati però solo gli scarsi risultati finora ottenuti, bensì le crescenti tensioni che da qualche mese vanno delineandosi con Riad.

Secondo accreditate fonti di Intelligence, infatti, gli Emirati avevano mal digerito, lo scorso aprile, le nomine – fortemente volute dall’Arabia Saudita – di Ahmed ben Dagher a Primo Ministro yemenita e di Ali Mohsen al-Ahmar a vice-Presidente. I due politici, in passato nell’entourage dell’ex Presidente Saleh, hanno sostituito Khaled Bahah, che invece godeva dell’aperto sostegno di Abu Dhabi. Inoltre, Al-Ahmar, in quanto membro del partito islamista Al-Islah (il ramo yemenita dei Fratelli Musulmani), è particolarmente inviso alla famiglia reale emiratina degli Al-Nahyan. Negli ultimi mesi la strategia militare saudita in Yemen nel 2016 ha mirato ad affiancare i movimenti islamisti yemeniti, in particolare attraverso un’alleanza con il partito Al-Islah, nella speranza di ottenere maggiori risultati sul terreno contro i ribelli Houthi. Ora però che i risultati faticano ad arrivare, gli Emirati Arabi hanno pensato di tirarsi indietro da un pantano militare estremamente costoso e che ha già causato decine di vittime tra i suoi militari. Mentre nel complesso il bilancio del conflitto yemenita è sempre più tragico: 6mila vittime e oltre 3 milioni di sfollati.

Marta Pranzetti
06 luglio 2016
www.lookoutnews.it/yemen-emirati-arabi-ritiro-coalizione-arabia-...
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