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Vilnus: l’Ucraina non firma, Unione Europea sconfitta

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2024 21:12
18/05/2022 15:50
 
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Quasi mille ucraini si sono già arresi ad Azovstal: catastrofe Zelensky

Quasi 700 militanti ucraini, bloccati nello stabilimento di Mariupol, Azovstal, si sono arresi nelle ultime 24 ore, ha detto il portavoce del Ministero della Difesa, il Maggiore Generale Igor Konashenkov. “A Mariupol <...> i militanti dell’unità nazionalista Azov e i militari ucraini hanno continuato ad arrendersi. Nell’ultimo giorno si sono arresi 694 militanti, di cui 29 feriti”, ha dichiarato. E questa mattina:“962 people have already surrendered at Azovstal. The process continues” (“962 persone si sono già arrese ad Azovstal. Il procedimento è in corso”)

Fonte: twitter.com/TobiAyodele/status/1526835359757246465?ref_src=tws...

Hanno perso la componente più addestrata dell’esercito per la follia di non ritirarli da Mariupol.

18 maggio 2022
voxnews.info/2022/05/18/quasi-mille-ucraini-si-sono-gia-arresi-ad-azovstal-catastrofe-z...
20/05/2022 17:41
 
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Oltre tremila ucraini arresi ad Azovstal: si arrende anche il capo di Azov

Più di 1.900 miliziani ucraini bloccati nello stabilimento Azovstal di Mariupol si sono già arresi, ha dichiarato oggi il Ministro della Difesa dell’Esercito Sergei Shoigu in una riunione del Ministero della Difesa russo. “I nazionalisti bloccati all’impianto hanno cominciato ad arrendersi. Al momento, 1.908 persone hanno deposto le armi”, ha detto. I militari sono anche riusciti a salvare 177 civili, tra cui 85 donne e 47 bambini, ha detto il Ministro. A loro è stata fornita la necessaria assistenza medica e psicologica. Shoigu ha anche ricordato che 1.387 marines ucraini avevano precedentemente deposto le armi. Anche uno dei tre capi di Azov. Dei tre, ora, rimane dentro solo uno. Non si sa cosa abbia in testa.

"A report says that another of the 'Big 3' Azov leaders, Volyn, has surrendered to Russian forces in Mariupol. Only Prokopenko remains" ("Secondo un rapporto, un altro leader Azov dei 'Big 3', (Sergey) Volyn, si è arreso alle forze russe a Mariupol. Resta soltanto Prokopenko").
- twitter.com/baronichitas/status/1527637272530718723?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1527637272530718723%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fvoxnews.info%2F2022%2F05%2F20%2Ff09f9aa8oltre-tremila-ucraini-arresi-ad-azovstal-si-arrende-anche-il-capo-di...

Le difese ucraine stanno collassando in tutta la linea fortificata del Donbass. Quando cederanno, e cederanno, Putin andrà a prendersi Odessa e circonderà Kiev causando la caduta di Zelensky. La strategia è sempre stata questa. La Russia ha tutto il tempo del mondo. E’ l’Ucraina che non può sostituire uomini e armi. E’ l’Ucraina che non ha più benzina causa bombardamenti delle raffinerie. Era inutile sacrificare migliaia di soldati russi per una guerra lampo sanguinosa. Solo gli pseudo esperti occidentali come Morgellons (?) non l’avevano capito.

20 maggio 2022
voxnews.info/2022/05/20/oltre-tremila-ucraini-arresi-ad-azovstal-si-arrende-anche-il-capo-...
21/05/2022 01:15
 
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Azovstal sotto pieno controllo russo: disfatta totale Ucraina

La Russia ha annunciato di aver preso il controllo dell’acciaieria Azovstal a Mariupol. Lì erano di fatto prigionieri i miliziani di Azov con diversi scudi umani. “Il ritiro dei militari dall’acciaieria Azovstal a Mariupol sarà completato presto”, aveva millantato il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato su Telegram da Mykolaiv Nikvesti. “Ad oggi, tutti i civili che erano bloccati nell’impianto sono stati portati via. I civili sono stati portati fuori, i medici sono stati portati fuori, anche i feriti gravi e non”, ha detto Zelensky, aggiungendo che “presto il ritiro sarà completato”. La cattura e il trasferimento in Russia di circa tremila miliziani ucraini lo definisce ‘ritiro’. Ecco perché sta ‘vincendo’. La verità è il contrario di quello che racconta alla sua gente. Poco prima era stato il comandante del reggimento Azov, Denys Prokopenko, ad annunciare anche la sua resa:“Abbiamo risposto all’ordine di Kiev di non continuare la resistenza per salvare delle vite”, ha spiegato Prokopenko, dicendo di essere ”riusciti a evacuare i civili e chi era gravemente ferito e necessitava di aiuto”. Russia:“Il territorio dello stabilimento Azovstal è stato completamente liberato. Le strutture sotterranee dello stabilimento, dove si stavano riparando le forze ucraine, sono state completamente occupate dalle forze russe”. “Il cosiddetto ‘comandante’ dei nazisti Azov, per l’odio del popolo di Mariupol e il desiderio dei cittadini di punirlo per le sue numerose atrocità, è stato allontanato dal territorio dello stabilimento Azovstal in un auto blindata speciale”. “Un totale di 2.439 combattenti Azov e soldati ucraini bloccati sul territorio di Azovstal si sono arresi”.

20 maggio 2022
voxnews.info/2022/05/20/azovstal-sotto-pieno-controllo-russo-disfatta-totale-...
28/05/2022 19:01
 
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"Sull'Ucraina la NATO è costretta a cambiare narrativa"

Mosca è sempre più vicina a impadronirsi dell’intero territorio del Donbass, un traguardo che segnerebbe il raggiungimento dell’obiettivo dichiarato dell’intervento in Ucraina e potrebbe condurre a una riapertura del tavolo delle trattative. La prospettiva di una imminente vittoria russa sul campo ha costretto l’Occidente a cambiare narrazione, dopo aver insistito per settimane su un presunto sfacelo delle forze del Cremlino e aver addirittura spinto Kiev a credere nella possibilità di una vittoria militare. Un bagno di realtà dopo il quale dovrà maturare la consapevolezza che la Russia non potrà mai essere spinta a rinunciare a determinati territori, non per chissà quali complesse ragioni strategiche, ma per semplicissime ragioni geografiche. È l’analisi di Marco Bertolini, ex Comandante del Comando Operativo Interforze e della Folgore.

Negli ultimi giorni i russi hanno segnato significativi progressi nell’avanzata in Donbass, in particolare con la conquista del fondamentale crocevia di Lyman. Quali potrebbero essere i possibili sviluppi delle operazioni sul campo nei prossimi giorni?
“Si sta stringendo una tenaglia che dovrebbe portare all’accerchiamento delle forze ucraine che si stanno confrontando sul fronte Est. Una conquista del Donbass potrebbe rappresentare il raggiungimento di un punto di non ritorno, la vittoria sul campo definitiva dei russi. Ormai, oltre che dalle ammissioni di Zelensky stesso, è quello che traspare anche dalle ammissioni in campo occidentale, soprattutto statunitense. Il New York Times, ad esempio, ha riconosciuto che la situazione degli ucraini è molto pesante. Penso che, auspicabilmente, si sia giunti al punto nel quale i russi potrebbero aprire un tavolo per i negoziati. I cambiamenti sul terreno potrebbero essere prodromici a un cambiamento di approccio con i due interlocutori, Zelensky e Putin, che decidono di cominciare a discutere”.

Queste ammissioni segnano un deciso mutamento nella narrazione. Fino a qualche giorno fa da Washington e Londra ci veniva detto che l’avanzata russa era in stallo, che le forze di Mosca stavano subendo perdite pesantissime e che addirittura l’Ucraina fosse nelle condizioni di vincere…
“Sta cambiando la narrativa in ambito occidentale, dopo che, soprattutto da parte americana e inglese, c’era stata la tendenza a dire che i russi non ce la facessero più e non fossero capaci. Non sappiamo quante perdite abbiano subito gli ucraini. Una ricerca dell’ONU parla di 5mila civili uccisi ma non si parla mai dei militari ucraini morti. L’altro giorno Zelensky aveva parlato di 50-100 caduti al giorno, ai quali vanno aggiunti i feriti e i disertori, un fenomeno quest’ultimo che sta assumendo una dimensione preoccupante nel Donbass. Johnson aveva parlato di vittoria, termine che non prevede la trattativa ma la resa dell’avversario, aveva portato l’esempio di Churchill e aveva spinto Zelensky a uno scontro senza condizioni, dicendogli che era il momento della gloria. La narrativa dei Paesi che avevano spinto di più per uno scontro senza se e senza ma sta cambiando. Non sono più consentiti voli pindarici: l’Ucraina non ha né la forza né la possibilità di riconquistare i territori perduti senza un intervento diretto della NATO, che porterebbe a qualcosa di catastrofico, a una Terza Guerra Mondiale. Continuare a mandare armi non aiuterebbe una controffensiva finale che ripristini lo status quo ma servirebbe a mantenere accesa una situazione di conflittualità costante nel tempo tra un’Ucraina occupata dai russi e un’altra sotto il controllo degli ucraini, una conflittualità cronica che sarebbe una maledizione, come è già evidente dai problemi per le esportazioni di grano”.

Mosca si fermerà al Donbass? Il mese scorso avevano fatto molto rumore le dichiarazioni del Generale Minnekayev, vicecomandante del distretto militare russo centrale, secondo il quale l’obiettivo della Russia era aprirsi un corridoio fino alla Transnistria, il che implicherebbe prendere Odessa e privare l’Ucraina di ogni accesso al mare…
“Credo che Odessa non fosse nei piani iniziali del Cremlino. Lo deduco dalle forze messe in campo. Odessa avrebbe potuto rappresentare una merce di scambio sul tavolo del negoziato: i russi avrebbero rinunciato a Odessa per lasciare a Kiev uno sbocco al mare a patto che venisse accettato il fatto compiuto del Mare d’Azov e di Mariupol. Non ci sono mai state grosse minacce per Odessa; le navi si sono limitate a pendolare davanti al porto, non abbastanza per paventare un’operazione di sbarco che sarebbe stata molto onerosa. A meno che non capitoli per conto proprio. A Odessa la presenza russa non è di poco conto, c’è sempre stata tensione tra la popolazione russa e la popolazione ucraina, come dimostra il famoso incendio nella casa dei sindacati”.

Zelensky è tornato di recente ad affermare che il conflitto con Mosca può avere solo una soluzione diplomatica. Si tratta di un deciso cambio di registro rispetto all’intransigenza mostrata da Kiev dopo il vertice di Istanbul, il momento in cui un accordo era sembrato più a portata di mano. Che ruolo hanno avuto Washington e Londra nell’allontanarlo dal tavolo negoziale?

“Zelensky è stato evidentemente spinto a tenere duro da qualche prospettiva, probabilmente basata su informazioni sbagliate, come quelle sulla Russia che avrebbe dovuto smettere dopo un mese per un default. Oltre a queste informazioni poco credibili, Zelensky ha goduto di un palcoscenico mondiale eccezionale e di fronte a una dimostrazione di solidarietà del genere ha creduto fosse possibile che con le sue sole forze e le armi occidentali si potesse ribaltare la situazione. Non si è reso conto che per i russi perdere significherebbe rinunciare alla Crimea e al Donbass. E la Russia non può rinunciare al Mar Nero, che durante la Guerra Fredda, a parte la Turchia, era tutto sotto il controllo del Patto di Varsavia, perché Romania, Bulgaria e Georgia erano controllate da Mosca. Per questo ci sono state la guerra in Georgia, la secessione dell’Abkhazia. Se la Georgia e l’Ucraina passassero alla NATO, la Russia sarebbe murata fuori dal Mediterraneo e dall’Europa e questo la Russia non può accettarlo. Lo stesso problema ora si riproporrà nel Baltico, la cui sponda sud prima apparteneva tutta al Patto di Varsavia e ora appartiene tutta alla NATO, salvo Kaliningrad e San Pietroburgo. Svezia e Finlandia, da Nazioni neutrali, avevano finora consentito alla flotta russa una certa libertà di movimento nel Baltico. Il loro ingresso nella NATO creerebbe la stessa situazione nel Mar Nero e questo darebbe la stura a delle contromosse, questo a prescindere da chi ci sia al vertice in Russia. Di solito si tende a personalizzare e a riferire tutto a Putin ma senza di lui la geografia non cambierebbe. La Russia è un Paese che ha ambizioni e non può essere sconfitto militarmente, a meno di un intervento americano che porterebbe a una guerra con possibili escalation nucleari. La Russia non è una repubblichetta euroasiatica che ci si può illudere di far tornare indietro con quattro schiaffoni. Non è questione di essere esperti di geostrategia o di storia militare, non rendersi conto di queste problematiche significa ignorare la geografia”.

Francesco Russo
28 maggio 2022
www.agi.it/estero/news/2022-05-28/generale-bertolini-su-ucraina-nato-costretta-a-cambiare-narrativa-1...
02/06/2022 13:32
 
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Le Monde ammette i crimini di guerra delle milizie neonaziste ucraine

Alcuni media francesi stanno rivelando l’ampia portata dei crimini di guerra commessi dalle milizie neonaziste ucraine armate dalla NATO. Le prime rivelazioni di Adrien Bocquet, un ex soldato francese disabile che si è recato in Ucraina durante la guerra come medico e le cui dichiarazioni di testimoni oculari sugli atti di tortura ucraini contro i soldati russi sono state respinte dai media (Libération, Nouvel Observateur, ecc...) come «propaganda russa», sono state confermate il 16 maggio dal quotidiano francese Le Monde:

www.lemonde.fr/international/video/2022/05/13/prisonniers-russes-tortures-des-videos-verifiees-par-le-monde-mettent-en-cause-un-bataillon-de-volontaires-ukrainiens_6125904_3...

Sorprendentemente, il quotidiano, pur non menzionando Bocquet per nome, ha confermato l’autenticità di un video pubblicato sui social media che mostra la milizia ucraina che spara con i fucili alle ginocchia dei prigionieri di guerra russi, legati e indifesi. Questo è accaduto il 25 marzo a Mala Rohan, un villaggio vicino a Kharkov, ripreso alle truppe russe dal reggimento Azov e dai battaglioni Fraikor e Slobozhanshchyna. Il leader del battaglione Slobozhanshchyna, è visibile e identificabile nel video. In altri video che Le Monde ha trovato sugli account dei social media di Ianholenko, posa con i tre prigionieri di guerra russi ripresi nel video del 25 marzo, un crimine di guerra confermato da Le Monde, ma che presenta ancora con riluttanza il «probabile abuso commesso da volontari ucraini contro i prigionieri di guerra russi». Assegnato al reggimento Azov a Kiev e poi a Leopoli, Bocquet è tornato di recente in Francia per fornire un reportage sconvolgente su questo battaglione e più in generale sulla guerra ucraina. Bocquet ha detto a Radio Sud di «aver visto molti crimini di guerra. Gli unici che ho visto durante i giorni in cui ero lì sono stati perpetrati dalle forze ucraine e non dalle forze russe. Questo non significa che non ci siano stati crimini di guerra russi, ma ci sono anche crimini di guerra da parte ucraina, eppure nessuno ne parla. Quando sono tornato in Francia, sono rimasto davvero scioccato… Quello che ho visto e sentito nei telegiornali e quello che ho visto dal vivo erano come il giorno e la notte». A proposito del reggimento Azov, Bocquet ha dichiarato che «sono 20.000 uomini sparsi qua e là, ovunque in tutta l’Ucraina, con il loro logo super neonazista, ma ciò non sembra infastidire nessuno. E stanno ricevendo armi dall’Europa». Poi aggiunge:«Sapete di cosa parlavano davanti a me, che capisco un pò di ucraino e russo? Inoltre molti di loro parlavano inglese. Dicevano che se si fossero imbattuti in ebrei o persone di colore, li avrebbero fatti a pezzi. Questo è ciò di cui parlavano e li faceva davvero ridere». Bocquet ha affermato che la tortura delle truppe russe il 25 marzo da parte del capo del battaglione Slobozhanshchyna è, in effetti, una pratica regolare delle milizie ucraine di estrema destra contro i prigionieri russi. «Ho visto soldati russi catturati che erano già stati malmenati e legati. Eravamo in una specie di hangar, e i soldati russi catturati stavano arrivando in piccoli furgoni a gruppi di tre o quattro. Ogni volta che facevano scendere i soldati dai furgoni, i combattenti Azov chiedevano:“Chi sono gli ufficiali, chi sono gli ufficiali?”». Bocquet, che disporrebbe di video, sostiene che ogni soldato che scendeva dal furgone riceveva un proiettile al ginocchio, e quelli riconosciuti come ufficiali ricevevano «un proiettile in testa».

30 maggio 2022
www.renovatio21.com/le-monde-ammette-i-crimini-di-guerra-delle-milizie-neonaziste-...
11/06/2022 12:14
 
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Il nuovo virus (la Russia) e i centri NATO già sul suolo ucraino

Roberto Speranza è intoccabile: è veramente protetto dai poteri forti che rappresenta. Proprio lui, insieme al PD, avrebbe appena impedito a Draghi di eliminare definitivamente il Green Pass: il Primo Ministro, infatti, avrebbe voluto abolirlo dal 1° aprile, con la fine dello stato d’emergenza. E invece, niente da fare: c’è chi vuole che la “schedatura digitale” resti in vigore a tutti i costi. Fonti vicine al governo mi riferiscono addirittura di pressioni, in questo senso, da parte del Vaticano: rendetevi conto. Spero quindi che questo esecutivo cada al più presto, e che i suoi componenti poi rispondano, anche a livello giudiziario, dei crimini che hanno commesso: devono essere messi in condizione di non nuocere più al Paese. Ormai, un buon 30% degli italiani ha compreso di essere stato vittima della farsa pandemica. E oggi, lo stesso potere che fino a ieri ha sottomesso la popolazione col pretesto del Covid, si è inventato il nuovo virus con cui terrorizzare tutti: la Russia. Notare: mentre Francia e Germania stanno già trattando sottobanco per limitare i danni delle sanzioni, l’Italia procede verso il precipizio. Di questo passo saremo gli unici a subire conseguenze devastanti: ed è la precisa volontà demolitrice di questo governo di servi. L’operazione Covid e la disinformazione sulla crisi in Ucraina hanno gli stessi mandanti e la stessa matrice, basata sulla frode sistematica e sul capovolgimento della verità. Tanto per cominciare, sul suolo ucraino, la Russia sta colpendo decine di laboratori destinati a produrre armi biologiche e batteriologiche, anche con l’impiego di virus: laboratori finanziati dallo stesso Deep State statunitense che sta dietro alla farsa pandemica che ci ha attanagliato negli ultimi due anni. Ridicolo, poi, che i nostri media parlino delle difficoltà che starebbero incontrando le forze russe. Mosca non ha mai pensato a una guerra-lampo, concentrata su un unico fronte da sfondare rapidamente: al contrario, l’operazione russa, accuratamente pianificata, prevedeva fin dall’inizio la “bonifica” dell’Ucraina, agendo contemporaneamente su 10 fronti ben distinti. Mi spiego: è emersa la presenza, sul territorio ucraino, di oltre una ventina di installazioni NATO. Dal golpe del 2014, che ha deposto il legittimo presidente Yanukovic e portato al regime che ha prodotto prima Poroshenko e ora l’attuale pagliaccio, la NATO non ha fatto che moltiplicare, in chiave anti-russa, le sue installazioni militari in Ucraina. Un sito WEB di orientamento religioso, VeritasLiberabitVos.it, presenta una mappa aggiornata della presenza militare USA e NATO in Ucraina, evidenziando le basi principali, a partire dal sito operativo navale Ochakov, che è stato completamente distrutto dai russi il 25 febbraio.

www.veritasliberabitvos.it/index.php?paginacentrale=xpagine%2Fnews%2Fnewssingola.php&idopere=2037&fbclid=IwAR1t79Ryb-mPsygH8dC3ahm534UEfSGgBipCEJAlkROLxhZ26DA...

Oppure l’Isola dei Serpenti, un centro di Intelligence della CIA, catturata dai russi sempre il 25 febbraio, senza neppure dover combattere. Un’altra installazione ad uso e consumo della NATO è il porto di Yuzhny, nella regione di Odessa, utilizzato anche dalla marina militare britannica: nel centro portuale di Yuzhny (non ancora raggiunto dalle forze russe) era prevista la costruzione di una vera e propria base NATO. E non è tutto: sono stati censiti 241 campi di addestramento, per “armi combinate”, nella regione di Kherson, ora occupata dalle truppe della Federazione Russa. Quindi, come dimostrano le prove documentali, parliamo di 241 campi, con addestratori americani. A Mariupol, invece, dove i russi stanno ormai finendo di “bonificare” i residui quartieri ancora in mano alle truppe fedeli a Kiev, c’erano centri di addestramento per cecchini. Tra gli altri siti in dotazione alla NATO, c’era il Centro Internazionale per la Pacificazione e la Sicurezza di Yavorov, nella regione di Lvov (Leopoli): è stato distrutto il 13 marzo dai missili russi. Un altro centro di addestramento, sempre con istruttori americani, era quello di Malaya Lyubasha, nella regione di Rovno: qui, gli USA addestravano le unità ucraine della X Brigata dei Fucilieri da Montagna. Al momento risulta che tutti gli istruttori americani abbiano lasciato l’installazione, che ora sarebbe allo sbando. Buona parte di queste strutture, ormai, sono state completamente disabilitate dall’intervento russo. Per questo, le truppe di Mosca stanno procedendo, con lentezza, necessariamente, proprio per eseguire questi interventi di tipo selettivo e chirurgico, esattamente come previsto dai piani iniziali del Cremlino. Senza contare che, nella prima settimana di guerra, l’Ucraina ha perso da subito la sua capacità aerea, la difesa antiaerea e l’80% del suo potenziale militare: l’Esercito Ucraino ha sostanzialmente perduto ogni capacità offensiva. Che dire? Cerchiamo di tenere alto il morale: viviamo tempi davvero difficili, la situazione economica non rifiorirà certo da un giorno all’altro. Probabilmente, nelle prossime settimane avremo ulteriori rincari dei generi alimentari, ulteriori spinte inflattive. Ci saranno problemi determinati dall’aumento del costo dei carburanti. Ma è quello che vuole il sistema: vuole le persone spaventate (e oggi distratte dalla cronaca bellica). Io però sono tendenzialmente ottimista: la mia forza d’animo interiore mi suggerisce che le cose, alla fine, andranno bene. Dal punto di vista militare, sono convinto che entro la metà di aprile questa guerra potrebbe concludersi, anche perché tecnicamente la Russia ha già vinto. Tutto dipende da quando l’Occidente autorizzerà i suoi fantocci di Kiev a trattare. In Ucraina vorrebbero già negoziare: ma la trattativa è bloccata, perché i veri padroni impediscono agli ucraini di scendere a patti, e tentano di sabotare e ritardare l’avanzata delle truppe di Mosca. Gli stessi russi avanzano lentamente anche per limitare i danni collaterali e le vittime civili: la Russia non ha né l’interesse né la volontà di uccidere cittadini ucraini. Quindi: impariamo a riconoscere le “false flag” e non legittimiamo questa grande ondata di follia russofobica. E manteniamo alta la bandiera della libertà: in Italia non c’è più un solo politico che parli di libertà. Ce ne rendiamo conto?

Nicola Bizzi
21/03/22
www.libreidee.org/2022/03/il-nuovo-virus-la-russia-e-i-centri-nato-gia-sul-suolo-...
21/06/2022 12:49
 
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Nuovo report russo sui biolab: un ciclone si abbatte su Hunter Biden, tutti i democratici e Bill Gates

Il Ministero della Difesa russo ha pubblicato un nuovo briefing durante il quale, attraverso documenti e diapositive riassuntive, ha mostrato strutture, avvenimenti ed interazioni tra i biolab collocati in Ucraina ed il governo degli Stati Uniti, e per la prima volta, ha fatto espressa menzione del figlio di Joe Biden, Hunter, i cui interessi di famiglia in loco erano e sono ormai noti da tempo ai più:

disk.yandex.ru/d/XGRDzJBQrIWJqg
disk.yandex.ru/d/76Z9Mc6AQGoeyQ

Questo arriva proprio all’indomani (e non é sicuramente un caso, vedremo dopo perché) di un comunicato stampa del Pentagono rilasciato il 9 giugno scorso, dove si leggeva che gli Stati Uniti erano sì a conoscenza dei laboratori, ma che questi erano in buona sostanza parte del programma di smantellamento Nunn-Lugar, iniziato e poi portato avanti secondo quanto stabilito con l’allora Unione Sovietica. Gli americani dissero al mondo intero all’epoca che non avrebbero mai permesso ai cattivissimi scienziati russi di portare avanti le loro ricerche, e che i laboratori in mano loro sarebbero stati letteralmente delle bombe a orologeria. Si costruirono quindi in tal modo l’alibi perfetto per entrare in scena e rimanervi. Secondo il programma poi ridenominato Biological Threat Reduction (BTR), di competenza del Ministero della Difesa, gli Stati Uniti avrebbero dovuto occuparsi della distruzione in sicurezza non solo delle strutture ma anche degli eventuali agenti patogeni vi avessero trovato, in maniera tale da non costituire un problema né per l’ambiente né soprattutto per la salute dell’uomo. Ma le cose non sono andate esattamente così. Infatti, in una delle slide, la Russia mostra invece l’esistenza di un accordo tra il Ministro della Difesa ucraino, Black & Veatch e il Dipartimento della Difesa statunitense che va in direzione completamente opposta ed é finalizzato addirittura all’espansione degli stessi bio-laboratori, creando le premesse legali sotto il cui ombrello agire indisturbati ed essenzialmente coprendo le reali finalità delle strutture stesse. Un rapporto, quello tra tra Stati Uniti e Ucraina, che si palesa chiaramente attraverso la gestione ed il training fatto al personale dei laboratori in Ucraina da parte niente meno che del CDC statunitense. In sostanza si hanno tre soggetti a questo punto: il Biological Threat Reduction statunitense che si accorderebbe con il CDC per monitorare e gestire la comunità scientifica in Ucraina.

Si ricordi inoltre che sarebbe proprio la menzionata Black & Veatch, una delle più grandi aziende di ingegneria con sede negli Stati Uniti, la ditta di costruzioni che materialmente ha progettato e costruito le strutture per il Pentagono all’interno del progetto BTR del Departimento della Difesa dal 2008 al 2017, causando tra le altre cose una diffusione di tularemia ed epatite A nelle esatte adiacenze degli stabilimenti ucraini. Si calcola tra parentesi un giro di affari negli anni in questione per la Black & Veatch di circa 215 milioni di dollari, fondi che vedremo più avanti strettamente collegati a Hunter Biden. Tra i fatti clamorosi che vengono raccontati in briefing, non vi é soltanto materiale recente, come probabilmente ci si aspetterebbe. Tra le carte mostrate vi sono anche documenti che vengono da lontano e che raccontano di vecchie questioni. Si trova infatti nelle slide un riferimento all’incredibile vicenda di Fidel Castro, il quale proprio nel 1981 aveva fatto apertamente accuse molto pesanti nei confronti della CIA. Più in dettaglio Castro accusava l’Intelligence americana di aver bersagliato la popolazione del suo Paese con armi biologiche. La Russia mostra di supportare questo tipo di accusa per diverse ragioni. Durante le tensioni sviluppatesi nella Guerra Fredda (in particolare tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta), numerosissime furono le infezioni considerate inusuali sviluppate da esseri umani, piante e animali. Gli esempi mostrati riguardano il Dengue nell’uomo, la febbre suina africana negli animali e le infezioni della canna da zucchero e della pianta di tabacco. Questo non é un endorsement al governo di Castro, sia chiaro, ma é una precisa accusa mossa dalla Federazione Russa, prove alla mano, che quanto dichiarato dal governo di Cuba, visto che gli USA erano in grado di fare quanto loro contestato, era tutt’altro che inverosimile, non fosse altro per i numeri dei contagi. Altro blocco incredibile di documenti riguarda lo sviluppo di zanzare portatrici di infezioni. Secondo la Federazione Russa gli Stati Uniti, tra le altre cose, finanziavano i biolab ucraini per condurre esperimenti sulle cosiddette super zanzare da utilizzare come vettori. Questo era stato ufficialmente un progetto pensato per distruggere altre infezioni e quindi proteggere la popolazione, gli animali e le colture, mentre secondo quanto riferito e mostrato nei documenti, veniva piuttosto utilizzato per creare carestie, uccidendo il bestiame, rovinando le colture e infine stremando e affamando gli esseri umani. Chi non ricorda Zika? Sarebbe interessante sapere quanta della fame nel mondo sia ad attribuirsi a progetti come questi e quanto invece sia la conseguenza di processi naturali che ciclicamente colpiscono il pianeta.

Torniamo a questo punto a parlare di Hunter Biden e del suo ruolo, per chiudere il cerchio attorno agli attori principali. Avevamo fatto un breve cenno al suo nome a proposito di Black & Veach, e ripartiamo da lì. A cosa serviva Hunter? Qual'era la sua precisa funzione in questo panorama di corruzione e criminalità? Molto semplice: faceva l’unica cosa che sapeva fare, ovvero cercava fondi; lui era l’uomo del cash. Hunter creava opportunità finanziarie che permettessero ai laboratori di aver sempre fondi disponibili per lavorare con i patogeni, assicurando denaro alle due compagnie principali, ovvero a Black & Veach e a Metabiota, in altre parole i costruttori ed i gestori dei biolab in Ucraina. La Federazione Russa fa accuse precise e dirette contro Hunter Biden, passando nuovamente per il Partito Democratico statunitense (in toto), e poi contro John Kerry e infine Joe Biden, che ha sfruttato palesemente il figlio. A conferma e sostegno delle accuse, i russi hanno portato uno studio approfondito di numerose delle e-mail provenienti dal famoso laptop di Hunter e recentemente rese pubbliche. Ma i pesci grossi non sono terminati. Il Cremlino accusa anche niente meno che Bill Gates come il principale investitore di Metabiota, cui faceva arrivare i fondi attraverso le sue varie fondazioni. Al termine dell’incredibile briefing tenuto dai russi, gli stessi non si sono fatti mancare nulla, nemmeno un commento al documento del Pentagono del 9 giugno scorso. In particolare vi sono delle domande cui il documento del Pentagono pare proprio non aver fornito risposta nel suo recente comunicato stampa. E’ lo stesso Ministero della Difesa russo a porre nuovamente le domande aperte al governo USA in briefing, in attesa di un riscontro.

- Perché gli americani sono così terrorizzati, Victoria Nuland in primis, dal fatto che i documenti ed il
materiale contenuto nei biolab finiscano nelle mani dei russi?
- Perché gli Stati Uniti non permettono a nessuno a partire dal 2001 di essere a conoscenza delle attività
svolte dal DoD in Ucraina, nonché nascondono al mondo il fatto che esiste una collaborazione attiva tra i
due Paesi?
- Perché senza una ragione esplicitata chiaramente sono stati spostati dall’Ucraina micro organismi potenziali
responsabili di armi biologiche?
- Perché il Pentagono dovrebbe avere un ruolo in questa storia visto che compito primario del Pentagono non
é certo la salute pubblica?

Che dire? Ci uniamo alle domande aperte del Dipartimento di Difesa russo, consapevoli però che oltre alle risposte, potrebbe saltar fuori ancora di tutto e di più.

Martina Giuntoli
17 giugno 2022
visionetv.it/nuovo-report-russo-sui-biolab-un-ciclone-si-abbatte-su-hunter-biden-tutti-i-democratici-e-bil...
26/06/2022 02:33
 
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‘Severodonetsk completamente occupata dall’Esercito Russo’

La città di Severodonetsk, nell’Ucraina orientale, è "completamente occupata" dall’Esercito Russo, ha annunciato oggi il sindaco Oleksander Striouk. La città è stata teatro di feroci combattimenti tra l’Esercito Ucraino e quello russo per diverse settimane. L’Esercito Ucraino ha annunciato venerdì il ritiro da questa città (di circa 100mila abitanti prima della guerra) per difendere meglio la vicina città di Lyssychansk. Secondo Striouk, i civili hanno iniziato a lasciare la fabbrica Azot, dove diverse centinaia di persone si sono rifugiate negli ultimi giorni per evitare i bombardamenti.

‘Le persone vivono in scantinati e rifugi da quasi tre mesi’
"Queste persone vivono in scantinati e rifugi da quasi tre mesi. È difficile dal punto di vista emotivo e fisiologico", ha dichiarato alla televisione ucraina, aggiungendo che "ora hanno bisogno di aiuto: medico e psicologico". Nel pomeriggio, un rappresentante dei separatisti filorussi, Andrei Marochko, ha dichiarato che le forze di Mosca hanno "preso il pieno controllo della zona industriale della fabbrica Azot" a Severodonetsk.

Ottocento civili evacuati
Un altro portavoce dei separatisti, Ivan Filiponenko, ha dichiarato che 800 civili che si erano rifugiati nella fabbrica durante le settimane di combattimenti sono stati "evacuati", senza specificare in quale direzione. La presa di Severodonetsk da parte dell’Esercito Russo arriva dopo diverse settimane di intensi combattimenti in una regione, Lugansk (est), molto contesa da ucraini e russi. Le forze di Mosca controllano ora quasi tutta la regione, che comprende Severodonetsk, e a Lyssychansk sono in corso "combattimenti di strada", secondo i separatisti. "Le milizie popolari della Repubblica Popolare di Lugansk e l’Esercito Russo sono entrati nella città di Lyssychansk", ha dichiarato sabato Andrei Marochko su Telegram. Secondo lui, "alcune aziende della città" sono state "prese".

25 giugno 2022
www.laregione.ch/estero/estero/1591634/esercito-citta-severodonetsk-occupata-di...
03/07/2022 22:41
 
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Il Ministro Shoigu a Putin:"Il Lugansk è stato completamente liberato"

Il Ministro della Difesa russo, Serguél Shoigu, ha informato questa domenica il Presidente del Paese Vladimir Putin della liberazione completata della Repubblica Popolare di Lugansk. Lo riporta RT. Shoigu ha riferito che "come risultato di azioni militari di successo, le forze armate della Federazione Russa insieme alle unità della milizia popolare della Repubblica Popolare di Lugansk hanno stabilito il pieno controllo della città di Lisichansk" e delle città vicine. Il territorio liberato nelle ultime 24 ore è stato di 182 chilometri quadrati. Il portavoce del Ministero della Difesa russo, Igor Konashénkov, ha riferito questa domenica che le forze russe hanno chiuso l'anello intorno alla città di Lisichansk, situata nel Donbass. "Come risultato di azioni offensive di successo, le truppe del gruppo Center, al comando del Colonnello Generale Aleksándr Lapin, hanno preso possesso degli insediamenti di Verjnekamenka, Zolotariovka, Belogorvka e raggiunto il fiume Severski Donets. Inoltre, insieme al gruppo di Southern, le forze armate, sotto il comando del Generale dell'Esercito Sergei Surovikin, hanno chiuso l'anello di accerchiamento intorno a Lisichansk", ha spiegato in dettaglio. L'ultimo villaggio liberato oggi è stato Belogorvka, nella mattina di questa domenica. Da parte sua, il leader della Repubblica Popolare di Lugansk, Leonid Pásechnik, ha affermato che oggi "è accaduto ciò a cui tutti abbiamo aspirato durante i lunghi 8 anni". "Oggi le nostre truppe, con il supporto delle forze armate russe, hanno liberato la città di Lisichansk, ponendo fine alla liberazione della Repubblica ai suoi confini storici", ha scritto sul suo canale Telegram, sottolineando come i neonazisti ucraini usassero i civili come scudi umani, e come quindi i militari della Repubblica abbiano dovuto "conquistare letteralmente ogni casa, ogni strada, ogni città", ma alla fine hanno ottenuto la vittoria.

03 luglio 2022
www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_ministro_shoigu_a_putin_il_lugansk__stato_completamente_liberato/4528...
15/07/2022 14:50
 
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Ucraina - La propaganda della NATO è alla corda

“Gli obiettivi dichiarati dalla Russia nella sua invasione dell’Ucraina rimangono il cambio di regime a Kiev e la fine della sovranità ucraina in qualsiasi forma essa sopravviva all’attacco russo, nonostante le battute d’arresto dei militari russi e la retorica che allude a una riduzione degli obiettivi della guerra dopo tali sconfitte”. Questo sarebbe il significato delle dichiarazioni rese ieri dal Segretario del Consiglio di Sicurezza russo Nikolai Patrushev, secondo l’Institute for the Study of War, il think tank dal quale i media mainstream USA, e a ricasco quelli europei, dipendono per le loro notizie e analisi di guerra. La nota dell’ISW, fedele al suo obiettivo guerrafondaio, conclude così la sua analisi:“La dichiarazione di Patrushev aumenta notevolmente l’onere per coloro che suggeriscono che sia possibile un cessate il fuoco tramite compromesso o addirittura una pace basata su limitati guadagni territoriali russi, anche se fosse accettabile per l’Ucraina o desiderabile per l’Occidente (e non è questo il caso)”. Così, quindi, il think tank guidato dai noti guerrafondai neocon sotto la guida di Kimberly e Frederick Kagan, Bill Kristol e i loro compagni di merende. In realtà, alla notizia della conquista di Severodonetsk, Putin ha dichiarato esplicitamente che l’obiettivo della campagna russa è il Donbass, facendo seguire a tali parole il ritiro da Snake Island, la porta di Odessa, confermando con i fatti le parole. Ma alla follia neocon non c’è limite, né si riscontra un limite, se non in via eccezionale, nella dipendenza dei media mainstream dalle loro direttive (a proposito di autoritarismi e democrazie). Si può riscontrare tale dipendenza da un particolare: per mesi i media hanno accusato la Russia di bloccare il grano ucraino nei porti del Mar Nero (con riferimento specifico a quello di Odessa) e, in tal modo, di essere responsabili del dilagare della fame nel mondo.

Dopo il ritiro da Snake Island, cioè la liberazione del porto di Odessa, questo tema è stato semplicemente rimosso dalla narrazione, nulla importando che, nonostante lo sblocco della situazione, nessuna nave ucraina sia partita col suo carico di grano dal porto in questione per sfamare il mondo; né si hanno notizie di uno sminamento da parte degli ucraini delle acque antistanti, che loro stessi hanno disseminato di tali ordigni… Tant’è. Intanto, la Russia annuncia che ha distrutto due batterie di lanciamissili HIMARS nella regione di Lugansk… La NATO aveva assicurato, tramite politici e media, che tali sistemi d’arma avrebbero ribaltato le sorti del conflitto (vedi ad esempio Adnkronos:“Lanciarazzi Himars in Ucraina: perché possono cambiare la guerra”). E su tale assunto hanno fondato la necessità di continuare questa guerra che, se invece è persa, sarebbe inutile, anzi controproducente, proseguire (inutile strage, inutili le sofferenze globali causate delle sanzioni, sprecati i soldi dati alle industrie delle armi). Ad oggi pare siano stati inviati in Ucraina una decina di HIMARS, otto americani e due britannici (almeno stando agli annunci, troppo spesso caotici). Ma alcuni di essi potrebbero non essere ancora arrivati o, se giunti, non ancora pervenuti al fronte, da cui la possibilità che siano distrutti prima ancora di essere usati in battaglia, come capita ad altri armamenti NATO. D’altronde era ovvio immaginare che, se anche fossero stati risparmiati dal fuoco preventivo, una volta che fossero giunti a destinazione e avessero iniziato a sparare venissero subito individuati, diventando così il target più rilevante per i missili russi. Invano abbiamo cercato la notizia della distruzione di tali armamenti su fonti d’Occidente, essendo stata rilanciata solo dall’ignoto bulgarianmilitary.com:

bulgarianmilitary.com/2022/07/06/russia-announced-that-it-had-destroyed-two-us-made-hima...

Tale oblio può essere spiegato facilmente: non si tratta solo di un rovescio sul piano militare, ma del crollo dell’intera narrativa sulle magnifiche sorti e progressive di questa guerra per procura, che gli HIMARS hanno rilanciato. Se vera la notizia (e tale sembra), c’è da inventarsi un’altra narrativa sulla vittoria ucraina, ma dopo mesi passati a contrabbandare quella legata all’invio dei magici lanciarazzi, è davvero arduo. Così trattare col nemico resta l’unica via per evitare un’inutile ulteriore distruzione dell’Ucraina e che la frustrazione di neocon e compagni spinga la NATO a interventi più diretti e incisivi, cioè all’escalation. Non si tratta di essere pacifisti a oltranza, ma semplicemente realisti, come nel caso di Henry Kissinger.

06 luglio 2022
piccolenote.ilgiornale.it/56580/ucraina-la-propaganda-della-nato-e-al...
18/07/2022 21:04
 
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Pure Zelensky avvia le purghe: chi ha silurato il Presidente ucraino

In guerra succede che si usi il pugno di ferro, che si passi alle maniere forti per ricompattare il fronte interno, specialmente quando ci si trova in difficoltà sul campo. Solo che quando le epurazioni le perpetra Vladimir Putin, tutti ci scandalizziamo nei confronti del feroce regime russo; mentre passano decisamente in secondo piano quelle che, stavolta in modo appropriato, Repubblica definisce “le purghe” di Volodymyr Zelensky. Il Presidente ucraino, infatti, ha rimosso la Procuratrice Generale, Irina Venediktova e il Capo dei Servizi Segreti, Ivan Bakanov. Quest’ultimo è accusato di “mancato svolgimento dei compiti di servizio”, il che avrebbe causato “vittime umane o altre gravi conseguenze”. In particolare, certe sue omissioni avrebbero favorito la presa di Kherson da parte degli invasori. La Venediktova era, invece, una figura molto popolare, nota per le sue inchieste sui crimini di guerra dei russi. Tali indagini erano già costate la testa al difensore civico, Lyudmila Denisova, alla quale era stato contestato di aver esagerato i capi d’imputazione (parlando, ad esempio, di stupri dei bambini). Sulla Venediktova ora pende il sospetto del tradimento. Zelensky ha parlato di “651 procedimenti penali riguardanti alto tradimento e attività di collaborazione di dipendenti delle procure”, una sessantina dei quali sarebbe rimasto nei territori occupati, al servizio degli aggressori. Intanto, il capo degli 007 della Crimea, Oleh Kulinich, già silurato a marzo, è stato arrestato. Insomma, è tempo di repulisti in un’Ucraina che, nonostante la retorica sui successi bellici grazie alle batterie di missili spedite dagli USA, fa i conti con istituzioni friabili e con una situazione nel Donbass tutt’altro che favorevole. Noialtri, appunto, non ci stupiamo se, in guerra, i comandanti in capo fanno pochi complimenti. La vicenda, però, sia almeno di lezione agli ipocriti che trattano il conflitto nell’Est come un episodio del Signore degli Anelli: nella realtà, esistono le sfumature. E i buoni non sono immacolati.

18 luglio 2022
www.nicolaporro.it/pure-zelensky-avvia-le-purghe-chi-ha-silurato-il-presidente-...
31/08/2022 14:03
 
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I russi stanno distruggendo l’Esercito Ucraino

A differenza delle prostitute mediatiche occidentali, William Schryver fornisce un quadro accurato della distruzione da parte della Russia dell’Esercito Ucraino addestrato dall’Occidente:"La logica dei russi in Ucraina è proprio la “smilitarizzazione” dell’Ucraina. Il loro obiettivo principale, come esplicitamente espresso fin dall’inizio dal Presidente Vladimir Putin nel suo storico discorso del 24 febbraio 2022, è quello di “smilitarizzare” l’Ucraina, di distruggere il suo esercito". All’inizio della guerra, le forze ucraine più capaci, esperte, ben armate e ben posizionate non erano a Kiev, ma nel Donbass e a Mariupol. Erano posizionate lì da mesi, con l’obiettivo finale di riconquistare il Donbass e la Crimea, un obiettivo sempre presente nella mente dei leader ideologici e politici dell’Ucraina. Infatti, ne parlavano apertamente e senza riserve. Credevano fermamente che le loro forze armate, dopo otto anni di preparazione, avessero raggiunto un tale punto di forza da poter effettivamente raggiungere quell’obiettivo. I loro benefattori nella NATO li avevano incoraggiati a crederlo, perché anche il sogno più grande della NATO era quello di innalzare i propri vessilli sulla base navale di Sebastopoli e quindi dominare l’intero Mar Nero e il Bosforo. In virtù di questo e di molti altri obiettivi geostrategici, primo fra tutti l’arresto della rinascita russa, per anni la NATO ha fornito armi all’Ucraina, e queste spedizioni sono state ampliate e accelerate drasticamente alla fine del 2021. Decine di migliaia di truppe ucraine sono state addestrate all’uso di questi armamenti della NATO. E, come era noto a chiunque prestasse anche solo un pò di attenzione, migliaia di agenti dei servizi segreti occidentali, forze speciali e mercenari (prevalentemente americani, britannici e francesi) sono stati incorporati nelle forze ucraine di prima linea, dove molti sono stati uccisi o catturati, anche se è ancora presente un sostanziale contingente. Molte di queste truppe occidentali sono lì principalmente per coordinare la ricezione, l’interpretazione e l’uso “fattibile” di dati “ISR” (Intelligence, Surveillance & Reconnaissance) USA/NATO, molto preziosi e ancora più riservati.

La madre di tutti gli eserciti per procura
All’inizio del 2022, l’esercito costruito dagli Stati Uniti e dalla NATO in Ucraina era diventato la forza terrestre più grande e meglio armata d’Europa. In quasi tutti i suoi aspetti, era più potente degli eserciti combinati di Germania, Francia e Italia.


Forze terrestri europee – 2022

L’Esercito Ucraino è stato costruito appositamente per servire gli interessi dell’Impero Americano nel suo obiettivo, da tempo stabilito, di paralizzare la Russia e di impedirle di esercitare un’influenza a livello globale, effettuare il suo definitivo smembramento e ridurla ad un debole frammento del suo precedente status e gloriaper, arrivare al risultato geopolitico espresso nel popolare gioco da tavolo RISK, dell’epoca della Guerra Fredda, che cancellava la Russia dalla mappa del mondo. La decisione russa di invadere l’Ucraina alla fine di febbraio del 2022 era stata motivata e prevista complessivamente da tutti questi fattori ed era stata accelerata dal continuo bombardamento dell’artiglieria ucraina sulla regione del Donbass, iniziato settimane prima. Distruggere questa potente “Madre di tutti gli eserciti per procura” che gli Stati Uniti e i loro partner della NATO avevano metodicamente costruito ai suoi confini era, logicamente e manifestamente, l’obiettivo principale della Russia. Non ce n’erano altri. L’eliminazione di questa minaccia sostanziale alle porte di casa era comprensibilmente vista dai russi come un imperativo esistenziale.

Distruggere la madre di tutti gli eserciti per procura
E, per raggiungere al meglio questo obiettivo, i russi hanno messo in atto un classico stratagemma per impedire alle forze posizionate nel nord dell’Ucraina di rinforzare quelle dell’Ucraina orientale e meridionale, una volta iniziati i combattimenti. Questo è il motivo per cui avevano condotto l’elaborata operazione “fingi e blocca” a Kiev e dintorni. E, tutto sommato, aveva funzionato perfettamente. Detto questo, è essenziale capire che le finte più grandi ed efficaci devono essere convincenti. E, per essere convincenti, molto spesso rischiano di essere costose. Le migliori finte si basano su un’analisi costi/benefici il cui “beneficio” rappresenta spesso l’obiettivo principale di una guerra. Nel caso dell’operazione “fingi e blocca” a Kiev, c’è stato un costo sostanziale, anche se non così elevato come i propagandisti di guerra occidentali hanno cercato di dipingerlo. Questo perché gran parte della finta consisteva in dimostrazioni di intenti, piuttosto che in azioni concrete. Ad esempio, dopo aver ottenuto il dominio aereo nei primi giorni di guerra, i russi avevano messo insieme un’enorme colonna corazzata e l’avevano indirizzata come se niente fosse lungo l’autostrada principale dal nord verso Kiev. Poi, in pratica, l’avevano parcheggiata lì per molti giorni, fingendo di tanto in tanto di dirigersi in una direzione o in un’altra, prima di ritirarsi verso i propri confini e unirsi alle forze che si preparavano a lanciare l’offensiva principale nel Donbass.

Tutto ciò che avevano fatto a nord di Kiev era stato solo per fare scena. Non avevano ceduto, le loro truppe non erano scappate, non avevano finito la benzina. Era stata solo una grande “prova di forza”. Anche la Bielorussia aveva partecipato alla messinscena concentrando truppe e veicoli, spostandoli in modo aggressivo appena al di là del confine con l’Ucraina e minacciando velatamente di unirsi all’assalto russo a Kiev, cosa che, ovviamente, non aveva mai fatto, perché un tale assalto non era mai stato previsto. Queste manifestazioni aggressive da parte della Bielorussia erano cessate quando i russi avevano concluso la falsa operazione e spostato le loro forze a sud-est. Il risultato di questa finta operazione era stato che, nel corso di diverse settimane, i russi avevano, a tutti gli effetti, “bloccato” oltre 100.000 truppe ucraine e il loro equipaggiamento nelle vicinanze di Kiev, preso il controllo dei nodi e dei corridoi di trasporto chiave tra Kiev e il Donbass e, contemporaneamente, condotto una grande offensiva per accerchiare e annientare i 20.000 uomini dell’Esercito Ucraino dislocati a Mariupol, una città portuale altamente strategica sulla costa del Mare di Azov. Le forze a Mariupol comprendevano il famigerato “Battaglione Azov” neonazista, il cui armamento e addestramento era da tempo una priorità degli Stati Uniti e della NATO, e che era considerato una delle componenti più temibili dell’Esercito Ucraino. Le forze a Mariupol comprendevano anche molte decine di “consiglieri” della NATO (CIA, forze speciali e i cosiddetti “contractors”). Erano presenti anche circa 2.500 mercenari stranieri, la maggior parte dei quali veterani della NATO delle guerre in Iraq e Afghanistan. Mentre i potenziali rinforzi erano rimasti inattivi e immobili a Kiev e dintorni, la potente forza di Mariupol era stata metodicamente circondata e sistematicamente annientata in un’operazione che, ne sono certo, sarà studiata nelle scuole di guerra per generazioni come uno dei più impressionanti combattimenti urbani mai eseguiti. I russi hanno completamente invertito il rapporto di perdite generalmente accettato tra attaccanti e difensori, e lo hanno fatto contro un nemico protetto da fortificazioni massicce e complesse preparate per anni all’interno della tentacolare acciaieria Azovstal. Nel frattempo, le forze russe e i loro alleati delle repubbliche di Donetsk e Lugansk si impegnavano a “modellare il campo di battaglia” nella regione del Donbass in previsione della successiva e più importante fase della guerra. Si tenga presente che le forze ucraine nel Donbass avevano trascorso otto lunghi anni a costruire un’elaborata serie di fortificazioni nella regione con l’obiettivo di resistere ad un attacco dei russi e di infliggere loro gravi perdite quando lo avessero fatto.

Naturalmente, i russi tutto questo lo sapevano e hanno chiaramente pianificato una linea d’azione volta a superare i vantaggi ottenuti dagli ucraini grazie alle loro fortificazioni e alla loro riprovevole tattica di usare i civili e le loro abitazioni come scudi. Allo stato attuale, dall’inizio di luglio, è ormai incontrovertibile che l’operazione russa nel Donbass è stata una vittoria schiacciante. Si tratta, a mio avviso, della più impressionante gestione nella storia moderna di un campo di battaglia semi urbano. La forza originaria, composta da oltre 60.000 soldati tra i meglio addestrati ed equipaggiati dell’esercito Ucraino, è stata effettivamente distrutta. Ha subito perdite catastrofiche nei suoi quadri professionali più esperti e addestrati dalla NATO. Le massicce perdite di personale sono state parzialmente reintegrate da truppe della milizia territoriale scarsamente addestrate, ma le perdite ancora più importanti in armi pesanti non possono essere reintegrate. Avevo descritto la strategia e le tattiche russe in un post precedente. Ecco una breve sintesi dell’approccio tattico russo alla battaglia del Donbass:

Fase 1: avanzata delle unità di ricognizione (spesso in forze, con decine o centinaia di droni in volo) per valutare la situazione, attirare il fuoco, trasmettere ai comandi video grezzi e geo-coordinate. Fase 2: con gli sciami di droni che correggono il tiro e trasmettono i video degli attacchi in tempo reale, si procede a distruggere le fortificazioni con artiglieria trainata e mobile, sistemi a razzo a lancio multiplo (con diversi gradi di forza e precisione) e persino potentissime munizioni termobariche per obiettivi particolarmente ostici. Lasciare che il fumo si disperda. Ripetere la fase 1. C’è ancora qualcosa che si muove? Ripetere la fase 2. Ripetere la fase 1. Cadaveri ovunque? Fase 3: inviare carri armati e fanteria per le operazioni di ripulitura. Passare alla serie successiva di fortificazioni. E così via…

Questo è il motivo per cui l’Ucraina ora subisce centinaia di morti in battaglia ogni singolo giorno. E perché, per mesi, i russi hanno subito pochissime perdite, almeno in rapporto di 1 a 10, e molto probabilmente assai più basso. L’artiglieria (con occasionali attacchi aerei e missilistici di precisione) sta facendo tutto il lavoro di combattimento. L’obiettivo russo non è mai stato quello di “prendere Kiev”. Ho sentito un sacco di argomentazioni e razionalizzazioni sul contrario. Sono dimostrativamente fallaci. Il principale obiettivo russo è sempre stato quello di distruggere l’Esercito Ucraino, i cui gruppi più potenti erano posizionati nel Donbass e a Mariupol. E lo hanno fatto in modo completo. Sono altrettanto convinto che la “smilitarizzazione” continuerà ad essere l’obiettivo russo in Ucraina fino a quando gli ucraini non imploreranno di arrendersi, accettando qualsiasi condizione proposta dai russi. Solo allora la disposizione del territorio sarà decisa una volta per tutte e, se la mappa includerà un toponimo per un’Ucraina sovrana, probabilmente avrà un aspetto simile a questo:


Probabile mappa dell’Ucraina postbellica

Possiamo solo sperare che i disperati fanatici di #EmpireAtAllCosts di Londra e Washington non commettano un errore fatale nei loro futili tentativi di mantenere l’egemonia di fronte al risorgere di un mondo multipolare.

Paul Craig Roberts
23 agosto 2022
Fonte: www.paulcraigroberts.org/2022/08/19/russias-destruction-of-the-ukraine-m...

comedonchisciotte.org/i-russi-stanno-distruggendo-lesercito-...
[Modificato da wheaton80 31/08/2022 14:05]
10/09/2022 16:39
 
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Cosa volevano fare gli ucraini alla centrale atomica?

Il primo settembre c’è stato un “tentativo di assalto militare da parte ucraina alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, sfruttando l’arrivo della commissione AIEA presso la regione, dopo una rocambolesca giornata. Gli ucraini hanno aperto il fuoco anche contro la centrale elettrica convenzionale di Energodar. Il tradimento ucraino verso l’ONU, sfruttando l’arrivo della missione AIEA e tentando di occupare la centrale con uno sbarco anfibio, studiato nei dettagli per mesi, è fallito in poche ore con il massacro di circa 300 soldati ucraini. I nostri media non riportano niente”.
- Massimo Martelli

Anche i russi raccontano di “un tentativo mattutino da parte delle forze ucraine di sbarcare un gruppo di sabotaggio vicino al villaggio a nord-est della ZNPP. Circa sette barche, due chiatte semoventi e circa 60 soldati erano coinvolti nella missione suicida. La guardia nazionale paramilitare russa (Rosgvardiya) che protegge l’impianto ha immediatamente rilevato l’inserimento e l’ha attaccata. L’Esercito Russo ha inviato elicotteri d’attacco Ka-52 per aiutare a distruggere le forze ucraine. Le due chiatte sono state affondate”. Dima del Military Summary Channel pensa che il gruppo di sabotatori ucraino avesse il compito di restare nascosto fino all’arrivo degli ispettori. Avrebbe quindi rilevato l’impianto e impedito agli ispettori dell’AIEA di andarsene. Quindi sarebbero stati ostaggi nell’impianto, e il che avrebbe garantito che la parte russa non sarebbe stata in grado di riprendere il sito. Sembra che il piano sia stato suggerito dagli inglesi, che hanno anche addestrato specificamente il gruppo di commandos; anzi, Londra ci avrebbe lasciato le impronte digitali sanguinose, secondo Aleksander Serykh:“La perdita totale delle unità d’élite dell’MTR e della Direzione Principale dell’Intelligence delle Forze Armate ucraine è di circa 320 persone, 230 delle quali sono state addestrate nel Regno Unito. Secondo i dati, che richiedono un’ulteriore verifica, 6-8 ufficiali del Ministero della Difesa britannico sarebbero stati uccisi sulla costa del Dnepr vicino a Nikopol. Nel frattempo, ovviamente, i media “occidentali” continuano ad avallare le affermazioni ucraine secondo cui sarebbe la Russia che sta bombardando la centrale elettrica, ossia le sue proprie truppe, dato che la centrale è sotto il controllo delle truppe di Mosca dall’inizio di marzo. Inoltre, sono stati i russi a chiedere con insistenza l’ispezione dell'AIEA alla centrale atomica.

Come ha ricordato anche mercoledì la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, “la Russia sta facendo di tutto e anche di più per far sì che la missione si svolga, sia al sicuro e porti a termine tutti i suoi compiti”. Per contro, Zelensky ha dichiarato:“Ogni minuto in cui le truppe russe rimangono nella centrale nucleare c'è il rischio di un disastro globale da radiazioni”. E il Ministro degli Esteri ucraino Dimitro Kuleba ha praticamente confessato al Washington Post:“Lo scenario peggiore vedrebbe il loro arrivo e una loro dichiarazione secondo cui la stazione starebbe meglio sotto il controllo russo [e], in generale, che vengano seguiti i protocolli di sicurezza nucleare”. Purtroppo, altamente possibile che gli ispettori AIEA fossero al corrente del piano e ne fossero complici: mentre trascinavano i piedi per raggiungere la centrale nucleare, chiedevano di attraversare la terra controllata dagli ukraini per incontrarsi e fare servizi fotografici con Zelensky, in tempo per accogliere le truppe Ukro potenzialmente vittoriose, e per mentire, sabotare e spiare i russi. Intanto, l’offensiva ucraina di Kherson continua nonostante le pesantissime perdite. Il sindaco di Snigirevka si pronuncia così sui feriti tra le forze armate ucraine:“Per quanto ne so, circa 400 feriti sono stati trasportati all’ospedale del Ministero degli Affari Interni di Nikolaev, e la stessa situazione è nel BSMP (ospedale di emergenza)”, ha dichiarato Barbashov, aggiungendo che più di duemila soldati feriti sono stati ricoverati in ospedali istituzionali. I dati, ha detto, provenivano da fonti che hanno familiarità con la situazione. “Tutti gli obitori sono pieni. Ora stanno avendo enormi problemi con il sangue donato, con l’acqua pulita e con l’approvvigionamento di questi feriti che sono arrivati a Nikolaev”.

Nelle “democrazie UE” la fine dell’era dell’abbondanza è pianificata
“Carissimo direttore, presumo non le sarà passato inosservato il messaggio sublimale del banchiere dei Rothschild, posto temporaneamente a presiedere la repubblica francese, Macron. “E’ finita l’era dell’abbondanza”, ci fa sapere l’Emmanuel. Quando il portavoce dei Rotschild parla, è bene dargli ascolto. Senza volersi perdere in speculazioni sulle ragioni e sui loro obbiettivi, mi limito ad elencare dei fatti e a fare una piccola previsione. Lo scorso anno l'EDF scopre improvvisamente che i sui reattori nucleari hanno bisogno di manutenzione. Da febbraio di quest’anno, 28 su 56 reattori (esattamente la metà, stranamente), vengono messi fuori produzione, per un totale di circa 20 GWh di potenza. Contemporaneamente, la Germania decide di spegnere per sempre (irreversibilmente!) 3 dei suoi ancora giovani reattori nucleari per ragioni esclusivamente politiche, togliendo 4,5 GWh di potenza elettrica dal mercato. L’Italia dà il suo piccolo contributo alla fine dell’abbondanza di energia spegnendo la centrale a carbone di La Spezia, togliendo 0,5 GWh di potenza dal mercato. Rutte, Primo Ministro dell’Olanda, vieta l’uso dei nitrati nell’agricoltura; secondo gli agricoltori olandesi, le misure ridurranno significativamente la produzione di cibo. L’Olanda esporta cibo in tutta Europa, e se riduce la produzione finisce l’abbondanza sulle nostre tavole. Non ho fatto ricerche su altri Paesi europei, ma non ci sarà modo di dubitare che anche altri abbiano dato il loro contributo alla fine dell’abbondanza. Poiché il mercato dell’energia europeo è interconnesso e risponde alle logiche di offerta e domanda, avendo tolto 25 GWh dal mercato, c’è stato un impatto sui prezzi in molti Paesi. Il fatto più straordinario è che la Francia sia passata dall’essere un esportatore netto di energia ad essere un importatore netto, assorbendo energia dalla Gran Bretagna, dalla Germania, dalla Spagna e dalla Svizzera. In Inghilterra il fatto non è passato inosservato, sebbene non sia discusso apertamente. La Gran Bretagna è passata dall’essere un importatore netto di energia dalla Francia ad essere un esportatore netto. La domanda francese sostiene e continua a spingere verso l’alto i prezzi di tutta Europa, GB inclusa. La narrativa diffusa sui media di regime è che i prezzi alti dell’energia elettrica siano causati dalla guerra in Ucraina. Niente di più falso. I prezzi dell’elettricità salgono perché manca l’offerta delle centrali che sono state spente. I prezzi scenderanno quando gli europei saranno stati educati a consumare di meno. Oppure quando l'EDF deciderà di riaccendere i reattori spenti. Avendo ormai visto di tutto in questi ultimi 20 anni, non credo più alle coincidenze. Temo ci sia in atto una strategia concordata per ridurre l’offerta di beni primari quali cibo ed energia. Pure l’acqua sta scarseggiando, ma non vorrei passare per pazzo ventilando teorie strampalate (che poi tanto non lo sono). Sorvoliamo. Ponendo fine all’abbondanza di beni primari e creando scarsità, si crea dipendenza e si toglie libertà al popolo. Quest’inverno verremo addestrati con esercitazioni più o meno programmate, non importa, imparando a come affrontare blackouts. Consiglio a tutti un piccolo generatore diesel portatile. Quanto basta per superare 3 o 4 ore di scarsità. Cordiali saluti, Amedeo C.”.

P.S.
Traduzioni presenti nell'articolo riviste da Wheaton80

Maurizio Blondet
02 settembre 2022
www.maurizioblondet.it/cosa-volevano-fare-gli-ucraini-alla-centrale-...
[Modificato da wheaton80 10/09/2022 16:42]
12/09/2022 19:41
 
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Russia, esercito avanza in Donetsk

Il Ministero della Difesa russo ha annunciato mercoledì che le sue truppe hanno preso il controllo della città di Kudma nella regione di Donetsk, ad est dell'Ucraina. Secondo l'IRIB, la città di Kudma, con una popolazione di circa 600 persone, si trova a Donetsk. Il portavoce del Ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha affermato che mercoledì le forze armate russe hanno distrutto la linea di produzione delle munizioni dei sistemi missilistici ucraini "Ulkha" vicino a Konstantinovka", sempre a Donetsk. Konashenkov ha anche annunciato che nelle ultime 24 ore l'Esercito Ucraino ha perso 12 carri armati, 11 veicoli militari, otto veicoli blindati, 6 camioncini e 210 soldati. Per aiutare le autorità delle regioni di Luhansk e Donetsk contro gli attacchi dell'Ucraina, l'Esercito Russo ha lanciato un attacco militare contro questo Paese il 24 febbraio. I funzionari russi hanno ripetutamente affermato che non stanno prendendo di mira le infrastrutture civili dell'Ucraina e non stanno cercando di occupare questo Paese, e stanno solo cercando di de-nazificare e disarmare l'Ucraina. D'altra parte, i Paesi europei e occidentali, in particolare gli Stati Uniti, intensificando la pressione delle sanzioni contro la Federazione Russa e fornendo tutti i tipi di armi leggere e pesanti a Kiev, non solo non hanno fatto un passo verso la fine della guerra in Ucraina, ma hanno anche alimentato il fuoco dei conflitti in questo Paese.

08 settembre 2022
parstoday.com/it/news/world-i309364-russia_esercito_avanza_in...
12/09/2022 19:44
 
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Mosca - L'eliminazione di centinaia di combattenti delle forze armate ucraine a Kharkov

Le forze aerospaziali russe hanno eliminato centinaia di soldati ucraini nella regione di Kharkov e nella Repubblica Popolare di Donetsk con armi guidate di precisione, ha affermato il Ministero della Difesa. "Le armi ad alta precisione delle forze aerospaziali russe hanno colpito il quartier generale della 5a brigata della Guardia Nazionale Ucraina, i punti di schieramento temporaneo delle unità della 92a brigata meccanizzata e la formazione nazionalista "Kraken" nelle aree di Balakleya e Chuguev, nella regione di Kharkov, nonché il posto di comando della 54a brigata meccanizzata vicino al villaggio di Rai-Aleksandrovka della Repubblica Popolare di Donetsk", ha affermato il Ministero. È stato anche riferito della distruzione di 15 unità di equipaggiamento militare. L'aviazione operativa-tattica dell'esercito, le forze missilistiche e l'artiglieria continuano a colpire le strutture militari delle forze armate ucraine. Nella giornata di oggi, 7 posti di comando sono stati colpiti nelle aree di Rozovka, Oceretino, Vodyany, Novomikhailovka e Vuhledar, nonché Snigirevka e Novonikolaevka.

10 settembre 2022
https://parstoday.com/it/news/world-i309640-mosca_l'eliminazione_di_centinaia_di_combattenti_delle_forze_armate_ucraine_a_kharkov
[Modificato da wheaton80 12/09/2022 19:47]
16/09/2022 14:40
 
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Ucraina al buio: la risposta russa sancisce il vero inizio della guerra?

Nella giornata di ieri dal tardo pomeriggio le Forze Armate Russe hanno cominciato a effettuare massicci attacchi missilistici contro centrali termiche in diverse regioni dell'Ucraina. L'Ucraina orientale è quasi completamente diseccitata. In tutta l'Ucraina è stato dichiarato l'allarme aereo. In alcuni quartieri di Kiev è andata via la luce... Le sottostazioni di trazione nelle regioni in cui è stata distrutta l'infrastruttura energetica sono state diseccitate. I treni non vanno da nessuna parte. I canali Telegram riferiscono che una centrale termoelettrica a Zmiev, nella regione di Kharkov, e la Centrale -5 di Kharkov, che è una delle più grandi centrali termoelettriche combinate in Ucraina, sono state colpite. Problemi con la luce sono stati confermati dalle autorità delle regioni di Kharkov, Sumy, Dnepropetrovsk, Poltava, Kremencjug e Odessa. I carri armati ucraini hanno cominciato l'attacco a Krasnij Liman. I russi resistono, ha scritto alle 18:00 il corrispondente Wargonzo, ma la città è sotto controllo dei russi e delle milizie della Repubblica di Donetsk. L'attacco dell'Esercito Ucraino a Peski, sotto Donetsk, è finito nel sangue, gli ucraini sono stati sconfitti. Dopo il ritiro i russi fanno ironia su se stessi: l'ultimo che esce spenga la luce! Le Forze Armate Russe stanno cambiando radicalmente la tattica dell'operazione speciale. Qualche giorno fa a Kiev si era precipitato in tutta segretezza, senza annunci, Antony Blinken, il Segretario di Stato americano. Evidentemente ha dato una strigliata a Kiev: soldi e armi li vedrete ancora se vi date una svegliata, la Russia la dovete sconfiggere. Fino all'ultimo ucraino. Dmitrij Medevdev poco fa ha dichiarato che tutti gli scopi dell'operazione speciale russa saranno raggiunti.

Marinella Mondaini
12 settembre 2022
www.lantidiplomatico.it/dettnews-ucraina_al_buio_la_risposta_russa_sancisce_il_vero_inizio_della_guerra/4083...
12/10/2022 13:03
 
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A Zaporizhzhia una strage di militari NATO?

Colpendo con un buon numero di missili un preciso numero di edifici a Zaporizhzhia, i russi avrebbero prevenuto una imminente offensiva con una nutrita partecipazione di truppe straniere, fra cui ufficiali americani e soldati polacchi. L’alto numero di perdite ha dovuto far rimandare l’operazione. La versione dell’ANSA è che i 16 morti e il centinaio di feriti erano civili. Secondo un sito ucraino, erano militari.

Kiev,’16 civili uccisi in attacchi a Zaporizhzhia in 48 ore’
ANSA - Roma, 10 ottobre 2022 - Sono 16 le persone morte e quasi un centinaio ferite in seguito agli attacchi russi nelle aree residenziali di Zaporizhzhia tra ieri e oggi: l'ha reso noto l’amministrazione della città, citata da Ukrainska Pravda. “Continua ad aumentare il numero di persone morte per gli attacchi russi a Zaporizhzhia. 16 civili sono morti e quasi 100 civili sono rimasti feriti solo negli ultimi due giorni.

La versione di UKraine News
Le foto e i video mostrano che i russi sapevano persino delle camerate in cui i NATO zombies dormivano.
La Russia ha attaccato edifici in cui era ospitato un gran numero di combattenti della NATO a Zaporizhzhia, inclusi 5.000 soldati dell’Esercito Polacco. Stavano pianificando una grande offensiva per entrare nel territorio russo a Zaporizhzhya. La NATO ha dovuto annullare l’offensiva poiché le perdite erano molto alte.

twitter.com/Ukraine66251776/status/1579340674083999745?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1579340674083999745%7Ctwgr%5E95f349f52cd4b61b1de16554c271f2cb33c7ebe7%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.maurizioblondet.it%2Fa-zaporizhzhia-una-strage-di-militari...

Zombie della NATO e truppe delle forze speciali statunitensi hanno tentato di attaccare la direzione di Zaporizhia ma sono stati eliminati in 12 attacchi missilistici dalle forze russe. Gran numero di combattenti della NATO, compresi i soldati dell’Esercito Polacco, eliminati a Zaporzhzhia con attacchi missilistici Kh-22.

twitter.com/Ukraine66251776/status/1579251170224541696?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1579251170224541696%7Ctwgr%5E95f349f52cd4b61b1de16554c271f2cb33c7ebe7%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.maurizioblondet.it%2Fa-zaporizhzhia-una-strage-di-militari...

Ci sarebbe un precedente: il 25 giugno scorso i russi comunicarono:

Fino a 80 combattenti dalla Polonia uccisi dalle truppe russe: Ministero della Difesa
La Russia ha dichiarato sabato che le sue truppe hanno ucciso “fino a 80” combattenti polacchi in “attacchi di precisione” nell’Ucraina orientale. “Fino a 80 mercenari polacchi, 20 veicoli corazzati da combattimento e otto lanciarazzi multipli Grad sono stati distrutti in attacchi di precisione alla fabbrica di zinco Megatex a Konstantinovka” nella regione di Donetsk, ha affermato il Ministero della Difesa russo in una dichiarazione, che non può essere verificata in modo indipendente.
- english.alarabiya.net/News/world/2022/06/25/Up-to-80-fighters-from-Poland-killed-by-Russian-troops-Defense-...

Maurizio Blondet
10 ottobre 2022
www.maurizioblondet.it/a-zaporizhzhia-una-strage-di-milita...
13/10/2022 13:32
 
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Ucraina - il Presidente della Banca Centrale si dimette per "ragioni di salute"

Il Presidente della Banca Centrale ucraina, Kyrylo Shevchenko, ha annunciato le sue dimissioni 'per ragioni di salute, che non possono più essere ignorate'. Lo ha scritto lo stesso Presidente sul proprio profilo Facebook. 'Ho firmato la mia lettera di dimissioni e ho chiesto al Presidente dell'Ucraina di accettarle. Ringrazio il Presidente dell'Ucraina per la fiducia riposta in me e per il lavoro che siamo stati in grado di fare insieme prima e durante la guerra', si legge nel post di Shevchenko, che era stato nominato 7 mesi fa.

04 ottobre 2022
www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/prima-pagina/dettaglio/ucraina-il-presidente-della-banca-centrale-si-dimette-per-ragioni-di-salute-nRC_04102022_1905_568117...
15/10/2022 17:02
 
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Le cose non vanno bene tra Starlink e l’Ucraina

Il Comandante in Capo dell’Esercito Ucraino, il Generale «nazionalista integrale» Valeri Zaluzhny, ha scritto un mese fa a SpaceX chiedendo 8.000 terminali aggiuntivi. Il suo esercito ha ricevuto in precedenza 20.000 terminali, che hanno un valore compreso tra 1.500 e 2.500 dollari a seconda del modello, ampiamente pagati da Polonia, Stati Uniti e Regno Unito. Secondo il Generale Zalouzhny, circa 500 terminali vengono distrutti sul campo di battaglia ogni mese. Senza questi terminali, l’esercito e le autorità civili non hanno più la possibilità di comunicare. Si è già verificato un guasto che avrebbe provocato un disastro, i cui dettagli sono classificati come segreti della Difesa. Il prezzo dei terminali e delle loro comunicazioni rimanenti a spese di SpaceX ammonta attualmente a 80 milioni di dollari. Dovrebbe raggiungere i 100 milioni entro la fine del 2022 e i 400 milioni entro la fine del 2023. SpaceX, che ha comunicato all’inizio della guerra il suo impegno a fianco dell’Ucraina, ha scritto al Pentagono, rivela la CNN, per informarla che non può più coprire da sola questo costo. Elon Musk, il boss di Starlink, ha appena scambiato acerbi tweet con il Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj. Il miliardario, che sa molte cose che non sappiamo perché ha accesso a tutti i messaggi delle autorità ucraine scambiati su Starlink, ha preso posizione per il riconoscimento della Crimea e del Donbass come province russe. La somma richiesta da SpaceX è solo irrisoria rispetto al valore di questa azienda (127 miliardi di dollari). Elon Musk, che ha vissuto in Sud Africa fino all’età di 17 anni, sa cosa significa un’ideologia suprematista come quella dei «nazionalisti integrali». Se interrompe l’accesso a Starlink, l’Esercito Ucraino crollerà in pochi giorni.

Fonte: www.voltairenet.org/article218248.html

14 ottobre 2022
www.renovatio21.com/le-cose-non-vanno-bene-tra-starlink-e-l...
15/11/2022 15:22
 
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La ritirata russa da Kherson non prelude la pace

A monte della ritirata russa da Kherson c’è una decisione di peso, sotto il profilo militare e politico. Abbandonare il capoluogo di una regione poche settimane dopo averne ratificato l’ingresso nella Federazione Russa non è certo il massimo, nonostante le rassicurazioni del Cremlino, che hanno rimarcato di considerare Kherson territorio russo. La ritirata rischia di fomentare le posizioni ucraine più oltranziste, anziché le posizioni più propense al dialogo, già fortemente marginalizzate e represse. Da un punto di vista simbolico e comunicativo, la ritirata russa da Kherson si presta inoltre al tentativo di dare contezza della presunta debolezza militare di Mosca. Non va dimenticato che le ritirate ed i riposizionamenti fanno parte delle guerre di lunga durata, come quella che si sta combattendo in Ucraina. Vengono in mente la ritirata di Slavijansk e quella di Mariupol del 2014, nei primi mesi della guerra d’Ucraina, quando le forze di Donetsk abbandonarono le due città senza combattere. Senza l’accordo che nel 2014 riconsegnò Mariupol all’Esercito Ucraino, Mosca ne avrebbe avuto il controllo, indiretto o diretto, senza dover cominciare, otto anni dopo, una battaglia di due mesi costata migliaia di vittime. Paradossi della politica, e della guerra. Sul piano militare, la ritirata di Kherson ha probabilmente evitato un massacro che forse non avrebbe cambiato il risultato nel breve periodo: vista la sua peculiare collocazione, la città sarebbe stata infatti molto difficilmente difendibile dalle forze russe di fronte ad un’offensiva ucraina su larga scala, come quella che sembrava pronta a cominciare.

Da rilevare è anche l’appoggio alla decisione di Mosca esplicitato in questo caso anche da figure solitamente poco inclini al dialogo politico, come Evgenij Prigozhin e Ramzan Kadyrov: entrambi avevano portato critiche durissime verso i vertici militari russi dopo la ritirata da Izyum. Da parte russa risulta evidente la volontà di evitare una nuova Mariupol (guerra urbana) e di scongiurare perdite ingenti sia tra i civili che tra i propri militari. Considerando le informazioni diffuse dalle fonti ucraine, a Kherson le operazioni di rastrellamento e di repressione non hanno tardato a cominciare nei confronti di chiunque, a torto o a ragione, venga tacciato di aver collaborato con le forze russe, o anche solo di aver espresso una qualche simpatia nei confronti di queste. A velocizzare queste operazioni ci sono liste pubbliche corredate di fotografie e dati personali delle persone accusate di essere nemiche della compagine politica ucraina. Poche ore prima che la ritirata venisse ufficializzata dal Ministero della Difesa russo, Kirill Stremousov, sanguigno vicecapo dell’Amministrazione Regionale (russa) di Kherson, è morto in un incidente d’auto. Questa almeno la versione ufficiale dell’accaduto. Negli ultimi giorni Kirill Stremousov aveva annunciato che da Kherson sarebbero partite a breve le operazioni per la conquista di Nikolaev e di Odessa, mentre in occasione della ritirata di Izyum dello scorso settembre aveva suggerito alle alte sfere della difesa russa di “spararsi in testa”. Il controllo ucraino su Kherson rende per il momento impossibili alle forze russe manovre terrestri da oriente verso Nikolaev e Odessa. Non preclude, però, la prosecuzione dell’utilizzo dell’artiglieria a lungo raggio, della flotta e dell’aviazione, o una combinazione di queste. Il controllo ucraino su Kherson aumenta in modo rilevante l’esposizione al tiro della fascia meridionale sotto controllo russo (Melitopol, Berdiansk, ecc...) e della Crimea: restano sconosciute, al momento, le contromisure che Mosca intenderà assumere.

Il fatto che la scelta del ritiro da Kherson sia stata mossa anche da motivazioni politiche sembra evidente: l’obiettivo quello di favorire un’intesa con gli Stati Uniti almeno sulla ripresa a pieno del trattato New START, di cui si dovrebbe discutere a Il Cairo tra qualche settimana. A conferma di questa ipotesi ci sono alcuni elementi, come la rinuncia alla possibilità di bandire i metalli russi dal banco di Londra (LBM), la ripresa delle forniture destinate alla Federazione Russa da parte di alcune importanti aziende dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti, il rifiuto statunitense momentaneo di fornire all’Ucraina alcune tecnologie militari particolarmente avanzate, come i droni l’MQ-1C, la decisione statunitense di sospendere le sanzioni economiche nei confronti delle missioni diplomatiche russe. Quella forse in divenire è dunque un’intesa relativa tra Washington e Mosca, le cui avvisaglie si scorgevano già durante la scorsa estate: rispetto a questa intesa in divenire dovranno essere considerati anche gli effetti relativi alle elezioni statunitensi di medio termine. Il fattore interno di maggior rilievo appare tuttavia costituito dalle divergenze tra parte dei vertici militari e politici statunitensi sul tema della guerra in Ucraina. Almeno una parte dei militari statunitensi sembra spingere per la trattativa (su tutti, il Generale Mark Milley), mentre nel complesso i vertici politici statunitensi non sembrano affatto voler imporre all’Ucraina un accordo con Mosca. A conferma di ciò, ci sono le dichiarazioni del Segretario di Stato Antony Blinken. Se gli Stati Uniti nel loro complesso desiderassero la pace in Europa non esiterebbero un istante ad imporla all’attuale compagine ucraina, facendo il possibile per mettere da parte qualunque eventuale ostacolo. In molte aree d’Europa, insieme alle proteste contro l’invio di armi in Ucraina ed il carovita, continua intanto a crescere la distanza tra popoli ed istituzioni, non di rado incapaci di gestire adeguatamente le istanze del presente e persino di immaginare quelle del futuro prossimo.

Nel frattempo, seppur in sordina, sul fronte di Donetsk gli avanzamenti delle forze russe proseguono lenti, ma costanti. Ancora una volta il tempo gioca a favore di Mosca: dilatandolo, Mosca potrà infatti rendere operativi migliaia di uomini mobilitati e volontari, attualmente in addestramento, migliorare la propria logistica e dislocare nuovi equipaggiamenti. Facendo soprattutto forza sui problemi energetici dell’Europa occidentale e dell’Ucraina, acuiti dal periodo invernale, e sulle inevitabili conseguenze politiche di questi. Ben poco fa insomma assomigliare la ritirata di Kherson e l’accenno di dialogo russo-statunitense al preludio della pace.

Maurizio Vezzosi
14 novembre 2022
www.lafionda.org/2022/11/14/la-ritirata-russa-da-kherson-non-prelude-...
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