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Vilnus: l’Ucraina non firma, Unione Europea sconfitta

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2024 21:12
28/11/2022 15:26
 
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La Russia sponsor del Terrore, una boutade rifiutata dagli USA

L’Unione Europea ha dichiarato la Russia uno Stato sponsor del terrorismo. Una boutade colossale se si tiene presente, solo per fare un esempio, che senza l’intervento russo in Siria, Damasco, e probabilmente anche Baghdad, sarebbero diventate un enorme Califfato dell’ISIS, le cui fila erano formate per lo più dai combattenti per la libertà addestrati e armati dall’Occidente per attuare i regime-change in Libia e Siria.

Quando la UE è più rigida degli Stati Uniti
La decisione è stata presa nonostante il fatto che l’America avesse rifiutato tale sviluppo, con Biden che aveva rigettato le sollecitazioni in tal senso dei falchi USA. In tal modo la UE, in cui i falchi sono pochi, eccetto che in Italia, e hanno gli artigli spuntati, svela la sua condizione sub-coloniale. Non una mera colonia, infatti, in grado di giovarsi delle controversie interne del dominus per perseguire, pur nelle restrizioni, i suoi interessi, ma una sub-colonia costretta a sottostare alle pulsioni più feroci del potere imperiale, alla stregua di una delle tante repubbliche delle banane dove i fili dei dittatori erano mossi dalle figure più retrive dell’Impero. Tutto ciò denota anche l’ormai conclamato deficit cognitivo della politica della UE, con il potere affidato a persone del tutto incapaci di gestirlo. D’altronde, tale deficit è palesato in maniera incontrovertibile dalla ventilata nomina del signor Luigi di Maio a inviato speciale per il Golfo Persico, mettendo così una figura a dir poco inadeguata e senza alcun supporto politico reale che non il proprio condominio a tutelare gli interessi, economici e di sicurezza, del Vecchio Continente presso una delle regioni più complesse e più a rischio del mondo. Il fatto poi che a suggerire la nomina sia stato Draghi conferma non solo la scarsa considerazione che si attaglia al personaggio, ma anche che l’idea propagandistica che i tecnici siano al di sopra delle debolezze clientelari proprie dei politici è a dir poco non credibile (e ritenere che tale debolezza abbia guidato le scelte dei suoi ministri di governo è forse un peccato, ma magari ci si azzecca). Quanto al personaggio in questione, il povero Di Maio non ha alcuna colpa se non quella di aver compreso prima di altri che la scarsa intelligenza è una dote molto apprezzata dal potere reale.

I prigionieri russi uccisi
Al di là di questo, resta che la scelta di definire la Russia come sponsor del terrorismo ha avuto anche una tempistica sfortunata, cadendo tale decisione in costanza della pubblicizzazione dei filmati dell’eccidio a sangue freddo di una decina di prigionieri di guerra russi, circostanza che Kiev ha tentato invano di negare e rilanciata dal New York Times, sebbene con i dubbi d’obbligo per evitare di andare troppo in contrasto con la propaganda anti-russa:

www.nytimes.com/2022/11/20/world/europe/russian-soldiers-shot-ukra...

southfront.org/in-video-18-another-evidence-of-mass-execution-of-russian-pows-by-ukrainia...
L’eccidio a sangue freddo è incontrovertibile, ma il video è solo per persone forti: è terribile

Non vogliamo pensare che tale tempistica sia stata voluta proprio per coprire la notizia dell’eccidio, che stava dilagando sui media, ma certo resta infelice. Quanto all’eccidio, fa il paio con un’altra analoga strage, documentata da un filmato circolato all’inizio di aprile, che immortalava altri soldati ucraini che assassinavano alcuni prigionieri russi:

www.nytimes.com/live/2022/04/06/world/ukraine-russia-war-news?smid=tw-nytimes&smtyp=cur#russia-pows-ukraine-...

Insomma, la pratica sembra qualcosa di alquanto usuale presso alcuni battaglioni ucraini. Anche allora dall’Occidente non si levò alcuna voce per condannare l’accaduto, che esula dagli usuali orrori della guerra dei quali ucraini e russi si accusano a vicenda. E ciò nonostante il fatto che siamo noi ad armare quelle mani assassine. Si avrebbe il dovere di ricordare a quanti ricevono tali armi i limiti del loro uso e, se tali limiti sono superati, di minacciare di non fornirne più. Oggi, come allora, l’Ucraina ha aperto un’inchiesta per appurare quanto avvenuto. Un atto dovuto per placare le lamentele e che, come allora, non avrà alcun esito. Allora, i responsabili della strage furono catturati dai russi poco dopo, cosa che hanno promesso di fare anche in questo caso. l’Ucraina avrebbe fatto meglio a sbattere i rei in prigione, ma ovviamente rischia di aprire un vaso di pandora che vuole che resti chiuso.

Il Terrore di ritorno
Non solo, per ironia della sorte, alcuni giorni prima della designazione della Russia come sponsor del Terrore, la Digos di Napoli ha arrestato quattro componenti di una cellula terroristica di marca neonazista affiliata all’Ordine di Hagal, i quali avevano rapporti stretti con il Battaglione Azov. I quattro preparavano attentati. Il rischio che stiamo armando i terroristi del domani è alto, come aveva allarmato, peraltro, agli inizi della guerra non una quisling qualsiasi, ma Rita Katz, direttrice del Site, sul Washington Post (ora non se può più parlare, si sarebbe accusati di fare il gioco della Russia):

www.washingtonpost.com/outlook/2022/03/14/neo-nazi-ukra...

Il pericolo, cioé, è quello di replicare quanto avvenuto per la guerra siriana, con i ribelli di fiducia dell’Occidente, armati e addestrati in funzione del regime-change contro Assad, che hanno iniziato a mietere vittime tra le file dei loro benefattori. Praticamente tutti gli attentati avvenuti in Europa nel decennio della guerra siriana (e dopo) sono stati portati a termine usando tale manovalanza (si potrebbero fare molti esempi). Per ora il pericolo che il neonazismo di ritorno insanguini le piazze del Vecchio Continente è limitato, sia perché tale manovalanza per ora è usata in guerra sia perché l’Intelligence vigila in maniera ferrea su tale possibilità, perché getterebbe un’ombra, forse decisiva, sul supporto occidentale a Kiev. Ma verrà un tempo, non molto in là, nel quale il movimento neonazista internazionale, rafforzato dalla guerra ucraina, ben armato, addestrato, e soprattutto ormai aduso all’orrore, avendolo attraversato e perpetrato in terra ucraina, farà sentire la sua voce in Europa e altrove, come da allarme della Katz. E non sarà un bel sentire…

Prima dell’Ucraina, l’Afghanistan
È questo un altro motivo per chiudere in fretta il tragico show che si sta consumando in Ucraina a spese di quel popolo e dei deboli del mondo. Infine, va ricordato che la pratica di uccidere i prigionieri di guerra in maniera più o meno sistematica non ha molti precedenti recenti se non in un altro conflitto nel quale rimase impelagata la Russia, quello afghano, nel corso dell’invasione sovietica del Paese. Anche allora, i Mujaheddin armati dall’Occidente non facevano prigionieri, assassinando i soldati di leva russi che rimanevano nelle loro mani. Il tutto con l’ovvio tacito placet americano. Se lo ricordiamo non è tanto per ripercorrere una pagina di cronaca nera del passato, ma solo perché non ci stupisce affatto quanto sta avvenendo in Ucraina. Fa parte del playbook… E perché, per tornare al tema terrorismo, va ricordato che quei Mujaheddin divennero poi i terroristi contro i quali l’Occidente si ritrovò impelagato nella lunga guerra al Terrore… La storia, purtroppo, ha il vizio di ripetersi.

24 novembre 2022
piccolenote.ilgiornale.it/mondo/la-russia-sponsor-del-terrore-una-boutade-rifiutata-d...
07/12/2022 19:14
 
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L’Ucraina ora è davvero in ginocchio. Le operazioni militari delle ultime 24 ore

Nelle ultime 24 ore le Forze Armate Russe hanno colpito un deposito di petrolio che riforniva l’Esercito Ucraino. Anche un deposito di munizioni è stato preso di mira nella regione di Zaporozhye. A Kupiansk-Uzlovoy la stazione ferroviaria è stata rasa al suolo dalle forze aerospaziali russe. Un aereo ucraino da attacco Su-25 è stato abbattuto nella Repubblica Popolare di Donetsk (DPR), insieme a due stazioni radar di produzione americana. Il sistema di difesa aerea russo che potegge le città russe della provincia del Donbass ha intercettato cinque proiettili di lanciarazzi multipli HIMARS e Ouragan di produzione americana, oltre a nove droni. Questo quanto riferisce il Ministero della Difesa russo nel suo rapporto aggiornato dell’operazione militare. Nessuna smentita dal regime di Kiev e NATO. Solo prudente silenzio, imitato dai media occidentali. Le notizie dal fronte confermano l’inizio dell’offensiva militare invernalem che non vede ancora impiegata l’intera forza russa, anche se si registra un considerevole aumento di uomini e mezzi. Le truppe russe continuano ad avanzare verso Artyomovsk per liberare i territori della Repubblica Popolare di Donetsk (inglobata alla Federazione Russa), occupati dagli ucraini. Nell’avanzata sono stati eliminati 50 militari ucraini. Sconosciuto il numero delle perdite russe. Un tentativo di offensiva ucraina è stato sventato vicino a Pavlovka, con i soldati ucraini alla fine respinti in un campo minato. Altri attacchi sono stati sventati anche nella Repubblica Popolare di Lugansk, nei pressi di Kremennaya e Chervonaya Dibrova (più di 80 soldati ucraini uccisi e feriti), oltre che in direzione di Krasny Liman. Infine, più di 60 combattenti ucraini sono stati eliminati sull’asse di Kupyansk e quasi quaranta vicino al villaggio di Shevchenko, nella DPR. Dall’inizio dell’operazione militare in Ucraina, l’Esercito Russo ha abbattuto 337 aerei, 178 elicotteri, 2.618 droni, distrutto 391 sistemi di difesa aerea, 6.983 carri armati e altri veicoli corazzati, 909 veicoli lanciarazzi multipli, 3.653 equipaggiamenti di artiglieria da campo e mortai, oltre a 7.463 unità di veicoli militari.

Il massacro nella città tritacarne di Bakhmut continua. La propaganda ucraina afferma che le truppe russe perdono dai 50 ai 100 uomini al giorno, calando il silenzio sulle perdite ucraine, che secondo varie fonti ammonterebbero a circa 300 uomini al giorno tra morti e feriti. Il 3 dicembre, il Ministero della Difesa britannico ha affermato che la Russia probabilmente intende circondare Bakhmut con “avanzate tattiche a nord e a sud”, investendo una parte significativa del suo sforzo militare nella conquista della città. La situazione nel settore di Bakhmut rimane “tesa ma controllata”, ha detto Cherevatyi il 4 dicembre, usando la frase vaga preferita dai portavoce militari ucraini. Il bombardamento russo della comunità di Pokrovsk vicino alla città di Nikopol avrebbe ucciso un civile il 4 dicembre, secondo Mykola Lukashuk, Capo del Consiglio dell’oblast di Dnipropetrovsk. L’entità dei danni non è ancora nota, secondo Lukashuk. Le forze ucraine hanno nuovamente preso di mira la città di Donetsk e diverse altre località del Donbass con proiettili in stile NATO. I rappresentanti del Donbass nel Centro Congiunto Ucraino per il Controllo e il Coordinamento dei Crimini di Guerra hanno annunciato nuovi attacchi delle forze ucraine a Donetsk. Inoltre, 10 proiettili di calibro 152 mm hanno colpito le località di Golmovsky, Yakovlevka e Gorlovka nella Repubblica Popolare di Donetsk. La Difesa Territoriale della Repubblica Popolare di Donetsk ha annunciato che anche il distretto di Kievski è stato preso di mira da attacchi ucraini. Due civili sono stati uccisi. L’ufficio di propaganda ucraina ha denunciato un attacco russo con armi chimiche proibite costringendo i soldati ucraini a indossare indumenti di protezione chimica per proteggersi. L’accusa non è stata ritenuta tale dalla NATO, in quanto le presunte armi chimiche proibite erano in realtà granate lacrimogene K-51 usate dalla polizia nella maggioranza del mondo per disperdere i manifestanti. Il sito WEB di informazione del famoso think thank americano Politico afferma che la Francia è a corto di armamenti, quindi non più in grado di consegnarli all’Ucraina. Parigi intenderebbe compensare la mancanze di consegne militari con aiuti civili. “Ufficiosamente, i francesi ammettono di non poter fornire più armi all’Ucraina a causa dello stato delle proprie scorte”, ha affermato il media americano. Parigi, tuttavia, spera di colmare questa lacuna con aiuti civili, organizzando una conferenza per la resilienza ucraina. Secondo Politico, l’evento avrà luogo nel dicembre 2022. Secondo Politico la situazione sarebbe simile all’interno di molti altri Paesi NATO.

Vladimir Volcic
04/12/2022
www.farodiroma.it/lucraina-ora-e-davvero-in-ginocchio-le-operazioni-militari-delle-ultime-24-ore-vladimir...
13/01/2023 20:37
 
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Mosca conferma:"Le truppe russe hanno completato la liberazione di Soledar"

Le truppe russe hanno completato le operazioni per il pieno controllo della città mineraria di Soledar la sera del 12 gennaio, durante l'operazione militare speciale in Ucraina. A riferirlo è il portavoce del Ministero della Difesa, il Generale Igor Konashenkov. Lo riporta Tass. "La sera del 12 gennaio è stata completata la liberazione della città di Soledar, che è vitale per la continuazione delle operazioni offensive di successo nell'area di Donetsk", ha aggiunto il generale. Il pieno controllo di Soledar consente di interrompere le rotte di rifornimento delle truppe ucraine ad Artyomovsk, situato a sud-ovest, e successivamente bloccare la città e intrappolare lì l'Esercito Ucraino, ha spiegato il generale. Il controllo di Soledar da parte delle truppe russe è stato facilitato da continui attacchi aerei, missilistici e di artiglieria sulle posizioni dell'Esercito Ucraino, ha riferito Konashenkov. "Soledar è stata conquistata grazie ai continui attacchi sferrati al nemico da aerei d'assalto e dell'aviazione dell'esercito, da truppe missilistiche e da artiglieria del gruppo di truppe (forze) russe. Hanno continuamente sferrato attacchi concentrati sulle posizioni dell'Esercito Ucraino nella città, negando al nemico la ridistribuzione di riserve, rifornimenti di munizioni e i suoi tentativi di ritirarsi su altre linee difensive", ha precisato il portavoce. Le forze russe hanno eliminato oltre 700 soldati ucraini e più di 300 sistemi d'armamento negli ultimi tre giorni di battaglie a Soledar, ha precisato. I paracadutisti russi hanno spazzato via le postazioni dell'Esercito Ucraino nella liberazione di Soledar dopo aver raggiunto altezze di comando e aver bloccato la città da nord e da sud, ha riferito Konashenkov. "Nel corso delle operazioni per la liberazione di Soledar, le unità della Forza Aviotrasportata hanno condotto una manovra furtiva da un'altra direzione e hanno attaccato con successo le postazioni dell'Esercito Ucraino, dopo aver guadagnato altezze dominanti, e bloccato la città dai lati settentrionale e meridionale". Inoltre, l’alto ufficiale ha ricordato che i caccia russi hanno distrutto tre aerei da guerra ucraini e un elicottero durante la liberazione di Soledar:"Nelle loro operazioni per la liberazione della città, i caccia delle forze aerospaziali russe hanno distrutto tre aerei e un elicottero dell'aeronautica militare ucraina che forniva supporto aereo alle truppe ucraine". I sistemi di difesa aerea russi hanno abbattuto nove razzi dei sistemi missilistici a lancio multiplo HIMARS di fabbricazione statunitense, i lanciarazzi Olkha e Uragan lanciati dall'Esercito Ucraino contro le roccaforti prese dalle truppe russe nell'area di Soledar. Le forze e le capacità della guerra elettronica russa (EW) hanno messo fuori combattimento il comando e il controllo del nemico nella liberazione di Soledar e hanno sventato un attacco di droni ucraini, ha riferito Konashenkov. Le misure attuate dalle squadre di combattimento russe prevedevano il successo dell'offensiva delle unità d'assalto nella liberazione di Soledar, ha concluso il generale.

13 gennaio 2023
www.lantidiplomatico.it/dettnews-mosca_conferma_le_truppe_russe_hanno_completato_la_liberazione_di_soledar/4528...
21/01/2023 13:26
 
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Il caso Dnipro provoca la destituzione del consigliere per la comunicazione di Zelensky

Il missile russo che il 14 gennaio ha colpito un condominio a Dniepropetrovsk/Dnipro, uccidendo 44 persone, ferendone gravemente 75 e distruggendo 236 appartamenti, è stato abbattuto dalla difesa antiaerea ucraina. I media ucraini e quelli della NATO hanno doviziosamente accusato la Russia di «crimine di guerra». Mosca ha respinto le accuse. Il consigliere speciale del Presidente Volodymyr Zelensky per le comunicazioni strategiche, Oleskij Arestovich, ha rivelato che si è trattato di un errore della difesa antiaerea ucraina. Successivamente ha cambiato idea, infine ha riconfermato la prima versione dei fatti. Su richiesta dei parlamentari nazionalisti integralisti, è stato immediatamente destituito dall’incarico. Il Ministero della Difesa russo ha precisato che l’Esercito Russo non prende mai di mira abitazioni civili e che il missile è stato effettivamente distrutto dalla difesa antiaerea; di conseguenza ha mancato l’obiettivo militare e ha distrutto il condominio di Dniepropetrovsk/Dnipro.

Traduzione: Rachele Marmetti
19 gennaio 2023
www.voltairenet.org/article218690.html
24/01/2023 20:32
 
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Cosa sappiamo sulla morte del Ministro dell'Interno dell'Ucraina nello schianto del suo elicottero



Il Ministro dell’Interno dell’Ucraina, Denys Monastyrsky, è morto dopo che l’elicottero su cui viaggiava è caduto nei pressi della città di Brovary, a est di Kyiv. Le dinamiche esatte dello schianto non sono ancora state chiarite e le autorità non hanno fornito ulteriori informazioni. Tuttavia, la Russia non ha commentato né rivendicato responsabilità per la morte del ministro. Assieme a Monastyrsky viaggiavano il suo vice, Yevhen Yenin, e il Segretario del Ministero dell’Interno, Yuriy Lubkovych. Anche loro sono morti, assieme al pilota e ad altri cinque militari a bordo dell’elicottero del Servizio di Emergenza dello Stato. Sono poi rimaste coinvolte altre persone, tra cui alcuni minori, perché lo schianto è avvenuto in un’area residenziale, nei pressi di un asilo.

Le ricostruzioni

Il bilancio totale delle vittime però non è ancora stato dato in maniera ufficiale, ma oscilla tra le 18 e le 15 persone, di cui 2 o 3 minori. Non è certo nemmeno il numero esatto di feriti, che varia dai 22 e i 25, di cui 10 minori. La stima fornita su Facebook dal Capo della Polizia di Stato, Ihor Klymenko, è di 16 morti, di cui 9 a bordo dell’elicottero e 2 minori, e 22 feriti, di cui 10 minori. In base alle dichiarazioni di Yuriy Ihnat, portavoce dell'aeronautica militare ucraina intervistato dal Kyiv Independent, è ancora troppo presto per determinare le cause dell’incidente e sarà necessario attendere il termine delle indagini già in corso. Secondo Associated Press, nella zona sorvolata dal Super Puma francese non erano in corso scontri.

Cosa sappiamo sugli elicotteri Super Puma
Nessuna pista è per ora esclusa, ma sui media ucraini stanno circolando diversi articoli del 2016 e del 2018, del quotidiano scozzese The Herald e della rivista specializzata in aviazione Vertical, secondo cui i Super Puma avrebbero avuto dei difetti di fabbricazione “potenzialmente catastrofici”. Difetti che hanno anche innescato una causa contro la casa di produzione francese Airbus nel 2018, per la quale è stata costretta a pagare 42 milioni di risarcimento dopo un incidente avvenuto in Norvegia che causò la morte di 13 persone, come si legge su Reuters. La morte del Ministro dell’Interno e di tutti i suoi più stretti collaboratori rappresenta un duro colpo per l’Amministrazione Ucraina del Presidente Volodymyr Zelensky. Monastyrskyi era infatti a capo della polizia e dei Servizi di Emergenza del Paese ed è, ad oggi, il più alto funzionario a morire dall’inizio dell’invasione della Russia, cominciata ormai 11 mesi fa.

18.01.2023
www.wired.it/article/ucraina-elicottero-morte-ministro-...
24/01/2023 20:34
 
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La morte del Ministro ucraino e il surge di Ramstein

L’incidente costato la vita al Ministro dell’Interno ucraino e al suo intero staff potrebbe essere tale. Di certo non è stato abbattuto da un missile russo, dal momento che gli ucraini l’avrebbero denunciato su tutte le piazze del mondo. Lo stesso Zelenky ha parlato di una “terribile tragedia”. Insomma, incidente, punto. Ma la tempistica interpella.

Incidente o scontro di potere?
Infatti, l’incidente è avvenuto il giorno successivo alle dimissioni del potente Primo Consigliere di Zelensky, Alexey Arestovich. Certo, Arestovich si è praticamente suicidato, affermando che il missile russo che si è abbattuto su un edificio di Dnipro (oltre ottanta morti) era stato intercettato dalla contraerea ucraina, confermando la versione di Mosca. Ma si era corretto, aveva rettificato, umiliandosi anche. Avrebbe dovuto bastare, dato il potere che in questi mesi aveva acquisito il personaggio. Invece, è diventato un caso politico, con alcune forze di governo che hanno chiesto che la SBU indagasse sul suo conto. Nessuno l’ha difeso, anche perché indifendibile, essendosi macchiato di una colpa gravissima (ha incrinato l’immagine dell’equivalenza tra russi e male assoluto). Così non ha potuto fare altro che dimettersi. Ed ecco che, il giorno dopo, un’altra figura chiave del governo ucraino fa una brutta fine. Tempistica che suscita domande, appunto. Tanto da indurre a ritenere che a Kiev si stia consumando una sorda quanto feroce lotta di potere.

O quantomeno a reputare che tale ipotesi non si può escludere, un’ipotesi avvalorata, peraltro, dall’ulteriore stretta sui media avvenuta alcuni giorni fa. Una stretta che ovviamente fa supporre, stavolta non come ipotesi ma come dato di fatto, che sui media circolassero notizie non gradite al governo. Visto che la censura delle voci filo-russe era già vigente e attuata con zelo è ovvio che la stretta riguardasse voci ucraine non in sintonia con Zelensky, presumibilmente supportate da cerchie di potere altrettanto non sintoniche. Gli ingredienti di uno scontro di potere ci sono tutti: una situazione in cui le élite sono intoccabili a motivo del loro ruolo in difesa della patria; la spinta a nazionalizzare aziende importanti; l’afflusso di miliardi di euro e di dollari senza alcun controllo da parte dell’Occidente, con ulteriori montagne di soldi in arrivo da privati (vedi incontro tra Zelensky e Fink, il patron di Blackrock, il più importante gruppo finanziario del mondo); le tante oscurità di un apparato militare e di sicurezza che intrattiene rapporti, confessabili e non, con apparati analoghi di mezzo mondo e altro meno importante.

Il surge di Ramstein
Ma al di là degli interna corporis del potere ucraino, da registrare in questo momento la spinta USA-NATO a un rilancio della gloria militare di Kiev. Necessita, dal momento che la narrazione delle epiche gesta delle forze ucraine, che ha accompagnato il conflitto fin dal suo inizio ed è essenziale per sostenere il supporto bellico, si sta affievolendo. Dopo il ritiro dei russi da Kherson, infatti, gli ucraini non hanno fatto alcun passo in avanti, anzi stanno subendo l’iniziativa del nemico. Peraltro, una guerra raccontata in modalità hollywoodiane come questa necessita di tempistiche adeguate, non può permettersi cali di tensione: c’è il rischio che il pubblico si annoi. In termini meno figurati, c’è il rischio che l’opinione pubblica inizi a perdere di interesse per le sorti di Kiev e consideri più le proprie, in particolare si chieda perché debba pagare tanto l’energia e altro per una guerra lontana alla quale sarebbe bene porre fine anche a costo di compromessi. Per questo, per tre giorni tutti i media hanno riferito nei minimi dettagli la tragedia del palazzo di Dnipro, interrogando sopravvissuti e autorità, come se fosse una cosa strana che in guerra muoiano persone (sono gli stessi media, e a volte anche gli stessi cronisti, che quando i palazzi iracheni crollavano in testa ai legittimi occupanti a causa delle bombe intelligenti USA lodavano la chirurgica potenza degli armamenti USA; tant’è). Al di là delle domande sul caso, cioé su come il missile russo sia finito là sopra, e della constatazione che tale tragedia è risultata eccezionale, nonostante la guerra sia iniziata da un anno (da cui discende che i russi stanno facendo attenzione ai loro obiettivi), resta, appunto, che tale insistenza serve a creare pathos; che il dolore e la commozione di quella povera gente viene usata per convincere l’opinione pubblica che dobbiamo aiutare gli ucraini. Serve, cioé, a mandare altre armi e a preservare dalla chiusura la macelleria ucraina.

A tale pathos contribuirebbe non poco qualche immagine del fronte, di quelle che circolano sul WEB, quelle dei prati disseminati di cadaveri di poveri ragazzi in divisa. Ma questo, di pathos, sarebbe controproducente. Rischierebbe di dare alimento a interrogativi che si vuole sopire, in particolare sulla necessità di mandare questi ragazzi al macello per conto degli Stati Uniti (ma invitiamo a vederle; aiutano a capire il conflitto al di là delle narrazioni hollywoodiane). Una guerra per procura dichiarata apertamente dal Ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov:“Oggi stiamo svolgendo la missione della NATO. Non stanno versando il loro sangue, stiamo versando il nostro. Ecco perché sono tenuti a fornirci le armi”. La necessità di un surge della NATO è stata sostenuta alcuni giorni fa sul Washington Post anche dall’ex Segretario di Stato Condoleezza Rice e dall’ex Ministro della Difesa Robert Gates:“In assenza di un altro importante successo ucraino contro le forze russe, le pressioni occidentali sull’Ucraina per negoziare un cessate il fuoco aumenteranno con il passare dei mesi, in particolare se si arriverà a uno stallo militare”. Tanto che, nell’articolo, si spiegava che il tempo gioca in favore di Mosca. Concetto ribadito più di recente da Yaroslav Trofimov sul Wall Street Journal (anche per lui “il tempo potrebbe essere dalla parte di Mosca”), da cui il necessario surge a breve. Così, il 20 gennaio, si decideranno le linee guida di tale surge. A Ramstein, che, come scrive Domenico Quirico sulla Stampa, è diventata “la capitale del nuovo impero d’Occidente in guerra contro i barbari dell’Eurasia, l’impero d’Oriente di Russia e Cina”. E qui saranno “tollerate solo obbedienze assolute”, ponendo fine così alla residua sovranità dei Paesi europei. Washington Imperat. Ci torneremo. A proposito del surge militare prossimo venturo, due considerazioni. Prima: insieme ai tanti carri armati, a Kiev arriverà un’altra montagna di soldi. Seconda: il surge in passato non ha portato fortuna all’America. Evocato altre volte quando stavano perdendo le loro guerre, la sua attuazione non ha invertito la tendenza, vedi alle voci Vietnam e Afghanistan. Vedremo.

18 gennaio 2023
piccolenote.ilgiornale.it/mondo/la-morte-del-ministro-ucraino-e-il-surge-di-...
24/01/2023 20:35
 
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Ucraina, dopo le accuse di corruzione la “purga” di Zelensky

Dopo lo scandalo delle presunte tangenti sulle forniture all’esercito, il governo ucraino ha avviato una “purga” delle alte sfere, costata l’incarico a diversi viceministri e governatori. Un terremoto politico definito una risposta alla “richiesta fondamentale dell’opinione pubblica di una giustizia uguale per tutti”, come ha dichiarato il Consigliere Presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak:“Le decisioni del Presidente Zelensky testimoniano quali siano le priorità dello Stato”, ha concluso Podolyak. La prima testa a rotolare è stata quella del Consigliere Presidenziale Kyrylo Tymoshenko, ufficialmente su sua stessa richiesta; successivamente è toccato al viceprocuratore generale, Oleksiy Symonenko, e a due viceministri dello Sviluppo dei territori, Vyacheslav Negoda e Ivan Lukerya. Le dimissioni più rilevanti sono tuttavia quelle del viceministro della Difesa, il quale ha spiegato di aver abbandonato la carica a causa delle “accuse dei media” di corruzione ritenute “infondate”; Shapolavov era infatti incaricato di sovrintendere alle forniture di equipaggiamento e alimentari destinate alle truppe ucraine. La caduta del viceministro è costata il posto anche a cinque governatori regionali ritenuti vicini a Shapolavov: si tratta di Valentyn Reznichenko (Dnipropetrovsk), Oleksandra Starukha (Zaporizhzhia), Oleksiy Kuleba (Kyiv), Dymtro Zhivytskyi (Sumy) e Yaroslav Yanushevich (Kherson). Lo scandalo era scoppiato sabato scorso con l’arresto del viceministro delle Infrastrutture, Vasyl Lozynskiy, sotto incheista dal settembre scorso e accusato di aver acquistato derrate alimentari per le forze armate a un prezzo doppio o triplo rispetto a quelli di mercato.

24 gennaio 2023
www.askanews.it/esteri/2023/01/24/ucraina-dopo-le-accuse-di-corruzione-la-purga-di-zelensky-pn_2023012...
31/01/2023 20:23
 
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L'Impero in preda al panico tenta la Russia con la prima vera offerta

Quelli che stanno dietro al Trono non sono mai così pericolosi come quando sono con le spalle al muro. Il loro potere sta scivolando via, rapidamente: Militarmente, grazie alla progressiva umiliazione della NATO in Ucraina; finanziariamente (prima o poi la maggior parte del Sud globale non vorrà più avere a che fare con la valuta di un gigante canaglia in bancarotta); politicamente (la maggioranza globale sta compiendo passi decisivi per smettere di obbedire a una minoranza di fatto rapace e screditata). Così ora quelli che stanno dietro al Trono stanno tramando per tentare almeno di frenare il disastro in arrivo sul fronte militare. Come confermato da una fonte di alto livello dell'establishment statunitense, una nuova direttiva sulla NATO contro la Russia in Ucraina è stata trasmessa al Segretario di Stato americano Antony Blinken. Blinken, in termini di potere effettivo, non è altro che un fattorino dei neocon e dei neoliberali straussiani, che sono i veri gestori della politica estera degli Stati Uniti. Il Segretario di Stato è stato incaricato di trasmettere la nuova direttiva, una sorta di messaggio al Cremlino, attraverso la stampa mainstream, prontamente pubblicata dal Washington Post. Nella divisione elitaria dei media mainstream statunitensi, il New York Times è molto vicino al Dipartimento di Stato e il Washington Post alla CIA. In questo caso, però, la direttiva era troppo importante e doveva essere trasmessa dal giornale di riferimento della capitale imperiale. È stata pubblicata come Op-Ed (dietro paywall). La novità è che, per la prima volta dall'inizio dell'Operazione Militare Speciale (OMS) della Russia del febbraio 2022 in Ucraina, gli americani propongono una variante della classica "offerta che non si può rifiutare", includendo alcune concessioni che potrebbero soddisfare gli imperativi di sicurezza della Russia. In particolare, l'offerta statunitense esclude totalmente Kiev, certificando ancora una volta che si tratta di una guerra contro la Russia condotta dall'Impero e dai suoi tirapiedi della NATO, con gli ucraini come semplici proxy sacrificabili.

"Per favore, non passate all'offensiva"
John Helmer, corrispondente di vecchia scuola del Washington Post a Mosca, ha fornito un servizio importante, offrendo il testo completo dell'offerta di Blinken, ovviamente ampiamente modificato per includere nozioni fantasiose come "le armi statunitensi aiutano a polverizzare la forza d'invasione di Putin" e una spiegazione che fa rabbrividire per l'imbarazzo:"In altre parole, la Russia non dovrebbe essere pronta a riposare, riorganizzarsi e attaccare". Il messaggio di Washington può, a prima vista, dare l'impressione che gli Stati Uniti ammettano il controllo russo su Crimea, Donbass, Zaporozhye e Kherson, "il ponte di terra che collega Crimea e Russia", come un fatto compiuto. L'Ucraina avrebbe uno status smilitarizzato e il dispiegamento di missili HIMARS e di carri armati Leopard e Abrams sarebbe limitato all'Ucraina occidentale, come "deterrente contro ulteriori attacchi russi". Ciò che potrebbe essere stato offerto, in termini piuttosto vaghi, è in realtà una spartizione dell'Ucraina, zona smilitarizzata inclusa, in cambio dell'annullamento da parte dello Stato Maggiore russo della sua ancora sconosciuta offensiva del 2023, che potrebbe essere devastante come il taglio dell'accesso di Kiev al Mar Nero e/o l'interruzione del rifornimento di armi della NATO attraverso il confine polacco. L'offerta statunitense si definisce come il percorso verso una "pace giusta e duratura che sostenga l'integrità territoriale dell'Ucraina". Beh, non proprio. Non sarà un'Ucraina di groppa, e Kiev potrebbe persino conservare quelle terre occidentali che la Polonia non vede l'ora di accaparrarsi. Si evoca anche la possibilità di un accordo diretto tra Washington e Mosca su "un eventuale equilibrio militare postbellico", compresa la non adesione dell'Ucraina alla NATO.

Per quanto riguarda l'Ucraina stessa, gli americani sembrano credere che sarà "un'economia forte e non corrotta con l'adesione all'Unione Europea". Tutto ciò che rimane di valore in Ucraina è già stato inghiottito non solo dalla sua oligarchia monumentalmente corrotta, ma soprattutto da investitori e speculatori del tipo BlackRock. I vari avvoltoi aziendali non possono permettersi di perdere i porti per l'esportazione di cereali dell'Ucraina e i termini dell'accordo commerciale concordato con l'UE prima della guerra. E sono terrorizzati dal fatto che l'offensiva russa possa catturare Odessa, il principale porto e snodo di trasporto sul Mar Nero, il che lascerebbe l'Ucraina senza sbocco sul mare. Non c'è alcuna prova che il Presidente russo Vladimir Putin e l'intero Consiglio di Sicurezza russo, compresi il Segretario Nikolai Patrushev e il vicepresidente Dmitry Medvedev, abbiano motivo di credere a qualsiasi cosa provenga dall'establishment statunitense, specialmente attraverso semplici tirapiedi come Blinken e il Washington Post. Dopotutto, gli stavka, un appellativo che indica l'alto comando delle forze armate russe, considerano gli americani come "incapaci di accordarsi", anche quando un'offerta è messa per iscritto. Questo ha l'odore di un disperato espediente degli Stati Uniti per fare melina e presentare qualche carota a Mosca nella speranza di ritardare o addirittura annullare l'offensiva prevista per i prossimi mesi. Anche gli operatori dissidenti di Washington della vecchia scuola, non legati alla galassia neocon straussiana, scommettono che la mossa sarà un nulla di fatto: nella classica modalità di "ambiguità strategica", i russi continueranno nel loro dichiarato percorso di smilitarizzazione, denazificazione e de-elettrificazione, e si "fermeranno" in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo riterranno opportuno a est del Dnepr. O oltre.

Cosa vuole davvero lo Stato Profondo
Le ambizioni di Washington in questa guerra essenzialmente NATO-Russia vanno ben oltre l'Ucraina. E non stiamo nemmeno parlando di impedire un'unione eurasiatica Russia-Cina-Germania o l'incubo di un concorrente alla pari; restiamo su questioni prosaiche sul campo di battaglia ucraino. Le principali "raccomandazioni", militari, economiche, politiche, diplomatiche, sono state dettagliate in un documento strategico del Consiglio Atlantico alla fine dello scorso anno. E in un altro, alla voce "Scenario di guerra 1: la guerra continua con il ritmo attuale", troviamo la politica neocon straussiana completamente delineata. C'è tutto: dal "sostegno e trasferimenti di assistenza militare a Kiev sufficienti a consentirle di vincere" all'"aumento della letalità dell'assistenza militare trasferita per includere aerei da combattimento che consentirebbero all'Ucraina di controllare il proprio spazio aereo e attaccare le forze russe al suo interno; e tecnologia missilistica con una portata sufficiente a raggiungere il territorio russo". Dall'addestramento delle forze armate ucraine "all'uso di armi occidentali, alla guerra elettronica e alle capacità cibernetiche offensive e difensive, e all'integrazione senza soluzione di continuità delle nuove reclute nel servizio" al rafforzamento delle "difese in prima linea, vicino alla regione del Donbass", compreso "l'addestramento al combattimento incentrato sulla guerra irregolare".

Oltre a "imporre sanzioni secondarie a tutte le entità che fanno affari con il Cremlino", si arriva naturalmente alla Madre di Tutti i Saccheggi:"Confiscare i 300 miliardi di dollari che lo Stato russo detiene in conti all'estero negli Stati Uniti e nell'Unione Europea e utilizzare le somme sequestrate per finanziare la ricostruzione". La riorganizzazione dell'Operazione Militare Speciale, con Putin, il Capo di Stato Maggiore Valery Gerasimov e il Generale Armageddon nei loro nuovi ruoli rafforzati, sta facendo deragliare tutti questi piani elaborati. Gli Straussiani sono ora in preda al panico. Persino il numero due di Blinken, la guerrafondaia russofoba Victoria "Fk the EU" Nuland, ha ammesso al Senato statunitense che non ci saranno carri armati Abrams sul campo di battaglia prima della primavera (realisticamente, solo nel 2024). Ha anche promesso di "alleggerire le sanzioni" se Mosca "tornerà a negoziare". Tali negoziati sono stati mandati a monte dagli stessi americani a Istanbul nella primavera del 2022. La Nuland ha anche invitato i russi a "ritirare le loro truppe". Beh, questo almeno offre un po' di sollievo comico rispetto al panico che trasuda dall' "offerta che non potete rifiutare" di Blinken. Restate sintonizzati per la risposta non-risposta della Russia.

Pepe Escobar
Fonte: thecradle.co/article-view/20878/a-panicked-empire-tries-to-make-russia-an-offer-it-can...

Traduzione: Nora Hoppe
31 gennaio 2023
www.lantidiplomatico.it/dettnews-pepe_escobar__limpero_in_preda_al_panico_tenta_la_russia_con_la_prima_vera_offerta/4528...
04/02/2023 00:33
 
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L’Occidente fa la “colletta” per dare carri armati all’Ucraina mentre i russi avanzano

La consegna di carri armati occidentali all’Ucraina si è sbloccata dopo settimane di dibattiti e polemiche politiche tra le diverse Nazioni alleate e interne ai Paesi aderenti alla NATO. La consegna da parte della Germania di 14 carri armati Leopard 2A6 all’Ucraina, annunciata da Berlino, si aggiunge a un numero analogo di Challenger 2 britannici, mentre il contributo di una dozzina di Nazioni europee che impiegano i Leopard 2 dovrebbe consentire di trasferire a Kiev circa un’ottantina di questi tank con cui equipaggiare 2 battaglioni corazzati. Il terzo battaglione di una ipotetica brigata corazzata composta da tank occidentali verrà probabilmente costituito con i 31 carri M1 Abrams che gli Stati Uniti hanno messo a disposizione e dai 14 Challenger 2 britannici (una compagnia). Gli Abrams, come i Challenger 2 e i Leopard 2, verranno accompagnati da alcuni carri porta munizioni e recupero per il traino sul campo di battaglia dei mezzi rimasti danneggiati. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che il trasferimento di questi mezzi militari non vuole essere “una minaccia contro la Russia” ma un modo per “aiutare l’Ucraina a difendere la sua sovranità”. L’addestramento degli ucraini all’impiego dei carri armati occidentali prenderà il via nelle prossime settimane. John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, ha dichiarato che la decisione è stato uno sforzo sia diplomatico che militare che era “in preparazione da diverse settimane”. Kirby ha dichiarato alla CNN:“C’è stata molta diplomazia nell’annuncio di oggi. La decisione che avete visto oggi, sia da parte della Germania che degli Stati Uniti, è arrivata attraverso molte, molte discussioni con i tedeschi e con i nostri alleati per diverse settimane”. Kirby ha anche detto che probabilmente il Pentagono impiegherà “settimane, non mesi” per finalizzare un piano di addestramento per i tank.

"Direi che probabilmente ci vorranno settimane, non mesi, prima di definire i dettagli e iniziare a mettere in atto l’addestramento”, anche se alla CNN lo stesso Kirby ha ammesso che per avere gli Abrams operativi in Ucraina occorreranno “molti mesi”. ”I Leopard sono ottimi carri armati e ce ne sono molti nel continente europeo. Siamo grati che i tedeschi contribuiscano immediatamente con 14, e che lavoreranno con alleati e partner per avere 60 carri armati… E saranno in grado di essere sul terreno in Ucraina più velocemente degli Abrams”. Diversi Abrams sono già presenti in Europa con le forze statunitensi e sono in consegna all’Esercito Polacco, ma per giungere alla consegna dei mezzi corazzati alle truppe di Kiev e a raggiungere la piena operatività potrebbero occorrere diversi mesi. “L’Ucraina deve essere pronta a rispondere ad una nuova offensiva russa, una volta che le condizioni metereologiche saranno migliorate con l’arrivo della primavera”, ha detto Kirby, aggiungendo che gli Stati Uniti devono essere pronti a continuare a sostenere l’Ucraina “ancora per un certo periodo di tempo”. In realtà però i russi sono già all’offensiva almeno su un paio di fronti e la storia insegna che la stagione invernale, ghiacciando il terreno, lo rende adatto alle offensive meccanizzate. Semmai la stagione più ardua in cui manovrare con forze pesanti è, oltre all’autunno piovoso, l’inizio della primavera, quando l’Ucraina si trasforma in un mare di fango, come hanno riscontrato i russi un anno or sono all’inizio dell’operazione militare speciale.

I Leopard 2 tedeschi
Sarebbero 12 le Nazioni alleate interessate alla fornitura di Leopard 2 con il via libera di Berlino. La consegna dei Leopard 2A6, attualmente nei depositi della Bundeswehr, è “storica, giusta, necessaria, ma non piacevole, “ha detto il Ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, perché “riduce le riserve delle forze armate tedesche pur senza intaccarne la capacità operativa”. Pistorius ha aggiunto che saranno necessari circa tre mesi perché i carri armati siano operativi in Ucraina, precisando che prima dell’invio dei carri armati a Kiev sarà necessario addestrare le forze ucraine, mentre la consegna agli ucraini dei tank avverrà “tra fine marzo e inizio aprile”. In contemporanea o quasi con l’arrivo dei carri armati britannici Challenger 2, che secondo il sottosegretario alla Difesa britannico, Alex Chalk, dovrebbero arrivare in Ucraina tra circa due mesi:“L’intenzione è di far sì che la data sia la fine di marzo”, ha detto intervenendo oggi alla Camera dei Comuni. Pistorius ha precisato oggi che l’addestramento delle truppe ucraine sui veicoli da combattimento Marder inizierà nei prossimi giorni, mentre quello per i Leopard inizierà “un pò più tardi”. Una previsione ottimistica, almeno se si pretende che gli ucraini siano in grado di impiegare al meglio in battaglia i Leopard 2 in termini combat ma anche del necessario supporto logistico. Allarmate le reazioni negli ambienti militari tedeschi: il Presidente dell’Associazione della Bundeswehr (organizzazione indipendente che rappresenta gli interessi di 200.000 soldati e riservisti attivi e in pensione), Andre Wuestner, sostiene che la fornitura di carri avrà un impatto negativo sulla capacità di difesa della Germania, che “da febbraio distribuisce armi e munizioni” all’Ucraina. L’Esercito Tedesco ha uno stock di 320 Leopard 2 nelle versioni A5, A6 e A7Plus: di questi forse la metà sono operativi, il 25 per cento in manutenzione/aggiornamento e il restante 25 per cento nei magazzini. In aggiunta, Rheinmetall dispone di uno stock di 139 Leopard, 88 Leopard 1A5 e 51 Leopard 2A4. Di questi ultimi, 29 sono in fase di approntamento per essere consegnati agli eserciti di Slovacchia e Repubblica Ceca, che in cambio hanno ceduto agli ucraini i loro vecchi carri di tipo sovietico T-72 e altri mezzi corazzati. I restanti 22 Leopard 2A4 potrebbero venire riportati in condizioni operative in un anno ma a fronte di un notevole investimento, come almeno una parte degli 88 Leopard 1 A5, presenti in un centinaio di esemplari anche nei depositi dell’azienda Flensburger Fahrzeugbau GMBH: si tratta di carri armati dismessi dall’Esercito Tedesco 20 anni or sono.

“Alcuni di questi carri armati sono rimasti fermi per dieci anni, sono ammuffiti all’interno”, ha spiegato ancora il CEO di Rheinmetall, Armin Papperger, aggiungendo che per renderli di nuovo operativi i tank devono essere completamente smontati e puliti e che questo processo richiede mesi. “Non so come la gente pensi che io possa finire una cosa del genere in una settimana. Se non è stato ordinato nulla per oltre 20 anni e l’aspettativa è che la consegna avvenga domani, allora semplicemente non funziona. Sfortunatamente, alcuni in politica non lo capiscono”, ha affermato. Del resto l’intero dibattito sulla consegna dei tank occidentali all’Ucraina riveste più un significato politico interno all’Occidente che una reale prospettiva militare. Non saranno 120 carri occidentali di tre modelli diversi (Leopard 2, Abrams e Challenger 2), che si aggiungono ai 4 tipi di tank russo/sovietici già in uso presso l’Esercito Ucraino, a influire in modo decisivo sul conflitto quando scenderanno in campo, tra alcuni mesi. La loro presenza, al di là della qualità indiscussa dei mezzi, renderà ancora più caotico l’incubo logistico che vive l’esercito di Kiev, costretto a impiegare oltre 160 tipologie diverse di armi pesanti e mezzi corazzati e blindati di origine russo/sovietica e occidentale. Temi peraltro di cui Analisi Difesa si è già occupata più volte. Inoltre la sofisticazione dei tank occidentali (che potrebbero aumentare se anche la Francia decidesse di inviare una quindicina di Leclerc), i loro elevatissimi consumi di carburante e gli equipaggi da 4 militari invece dei 3 previsti nei carri di concezione russa rischiano di renderne ancora più complesso l’impiego. Tenuto anche conto che pesano 15/20 tonnellate in più dei tank di tipo russo/sovietico e che un gran numero di ponti sui numerosissimi corsi d’acqua dell’Ucraina non reggerebbero al loro passaggio. Limiti di cui sembra esserne consapevole anche Volodymyr Zelensky. “Quando l’Esercito Russo, che ha migliaia di carri armati, è contro di noi, nessun Paese risolve il problema decidendo di offrire 10 carri armati, 20 carri armati, 50 carri armati”, ha dichiarato il Presidente ucraino in un’intervista al canale televisivo tedesco ARD, aggiungendo però che “la fornitura di carri armati motiva le Forze Armate ucraine”. Invece il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, si è detto convinto che i Leopard 2 “in questo momento critico della guerra possono aiutare l’Ucraina a difendersi e a vincere”.

I Leopard 2 europei
Tra i Paesi UE e NATO che parteciperanno alla “colletta” per fornire carri armati all’Ucraina, Finlandia e Spagna non si sono ancora espresse circa tempi e numeri di un eventuale contributo. Helsinki schiera 139 Leopard A4 e altri 100 nella versione A6 e ha confermato di volerne inviare alcuni a Kiev, mentre la Spagna dispone di 347 Leopard 2, dei quali 239 nella versione E prodotta in Spagna dall’azienda Santa Barbara nello stabilimento di Alcala de Guadaira (Siviglia) e 108 nella versione A4 (in pessime condizioni di manutenzione e per oltre metà non recuperabili) acquisiti in Germania, tra i quali Madrid vorrebbe prelevare alcuni esemplari da fornire all’Ucraina. Il Ministro della Difesa, Margarita Robles, ha precisato oggi che occorre valutare quali carri tra gli A4 che si trovano attualmente immagazzinati e “in disuso da molto tempo” a Saragozza “possono essere messi nell’adeguato stato di funzionamento. “Abbiamo già riscontrato la piena collaborazione dell’industria per vedere quali sono in condizione di essere messi a posto”, ha aggiunto il Ministro, spiegando che l’invio dei tank “dovrà essere accompagnato da personale che conosca la manutenzione necessaria e come vanno condotti”. Lisbona è disposta a offrire 4 dei suoi 37 Leopard 2A6, secondo quanto riportato dal quotidiano Correio da Manha, che cita fonti “ben informate”, mentre l’Olanda è pronta a comprare i suoi unici 18 tank Leopard 2, anch’essi nella versione A6 presi in leasing dalla Germania per poi regalarli all’Ucraina.

La Polonia, che ha esercitato pressioni fortissime su Berlino per ottenere il via libera alla consegna dei tank a Kiev, fornirà come la Germania 14 dei suoi 249 Leopard 2A4e A5 oltre a 60 OT-91 Twardy (versione polacca aggiornata dei T-72) ma ha già anticipato che chiederà il risarcimento del costo dei mezzi all’Unione Europea, che ha appena stanziato altri 500 milioni di euro per gli aiuti militari all’Ucraina. “Faremo richiesta di rimborso all’Unione Europea, sarà un’altra prova di buona volontà”, ha annunciato il Primo Ministro polacco Mateusz Morawiecki in conferenza stampa. La Norvegia potrebbe inviare all’Ucraina 8 dei 36 carri armati Leopard 2A4 che ha disposizione (altri 16 sono nei magazzini), dopo averli acquistati di seconda mano dall’Olanda 22 anni or sono. Anche la Danimarca sarebbe disposta ad offrire alcuni dei suoi 44 Leopard 2A7 all’Ucraina dopo aver già promesso a Kiev tutta la sua artiglieria composta da 19 obici semoventi francesi CAESAR. Il Canada invierà quattro dei suoi circa 80 carri armati Leopard 2A4 e A6 in Ucraina “nelle prossime settimane”, ha detto il Ministro della Difesa canadese Anita Anand, lasciando aperta la possibilità di inviare altri Leopard in futuro. Il rischio di “disarmo” europeo determinato dagli aiuti inviati all’Ucraina non è irrisorio in termini di artiglieria, carri armati e munizioni, tenuto conto del numero limitato di mezzi pesanti disponibili nei diversi eserciti.

Le reazioni
Le reazioni russe alle notizie dell’invio dei tank europei e statunitensi all’Ucraina non si sono fatte attendere. “Andranno in fiamme come il resto”, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, deplorando che la situazione in Europa e nel mondo “è estremamente tesa” a causa delle politiche occidentali. “Al momento non ci sono prospettive per una soluzione diplomatica del conflitto”, ha aggiunto. L’Occidente “sopravvaluta il potenziale che (i carri armati) potrebbero dare all’Esercito Ucraino”, ha aggiunto Peskov, probabilmente riferendosi alle difficoltà addestrative e logistiche che gli ucraini affronteranno nel gestire tali mezzi. In ogni caso Mosca ha tutto l’interesse ad accusare l’Occidente di provocare un’escalation e di voler colpire la Russia, tema utile anche a cementare il consenso patriottico intorno a un conflitto percepito ormai come una “guerra patriottica” contro tutto l’Occidente. Soddisfazione a Kiev, dove però si chiedono centinaia di carri occidentali, non poche decine. L’ex ambasciatore ucraino in Germania, ora viceministro degli Esteri del governo di Kiev, Andriy Melnyk, considera un via libera di Berlino alla consegna di tank solo “un primo passo” al quale dovranno seguire forniture di aerei da combattimento Tornado ed Eurofighter, navi da guerra e sottomarini. “Ho parlato oggi con il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg. Dobbiamo anche aprire la fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina, è importante: dobbiamo anche espandere la nostra cooperazione nell’artiglieria, dobbiamo entrare nella fornitura di aerei per l’Ucraina. E questo è un sogno. E questo è il compito. Un compito importante per tutti noi”. ha detto ieri il Presidente Zelensky.

Il Governo Ucraino ha del resto sempre chiesto a NATO e Occidente ogni tipologia di armi, anche se la fornitura di sottomarini e aerei da combattimento quali Tornado tedeschi, Eurofighter Typhoon della prima tranche ed F-16 olandesi radiati o in procinto di esserlo con l’arrivo degli F-35 appare una prospettiva al momento irrealistica, anche se non possono venire ignorate valutazioni di mercato. Lockheed Martin ha dichiarato al Financial Times di essere pronto a soddisfare la richiesta di F-16 da parte di Paesi terzi che possano decidere di trasferire i propri caccia a Kiev. L’Amministratore Delegato Frank St. John, ha dichiarato che ci sono “molte discussioni in corso sul trasferimento di caccia F-16 da Paesi terzi” all’Ucraina. St. John ha precisato che l’azienda non è direttamente coinvolta in queste trattative ma che è “pronta ad aumentare la produzione di F-16 a Greenville (South Carolina)” per poter rifornire al meglio i Paesi che scelgono di trasferire i loro aerei da combattimento all’Ucraina. Di fatto l’azienda statunitense si candida a rimpiazzare in tempi ragionevoli con nuovi F-16 le forze aeree che cedessero agli ucraini i velivoli più vecchi in dotazione. Iniziative simili sono state assunte dagli Stati Uniti, che hanno fornito il proprio surplus alle forze armate dell’Est Europa che hanno ceduto equipaggiamenti di tipo sovietico all’Ucraina. Washington coglie così l’opportunità di mettere le mani sul mercato europeo approfittando anche delle difficoltà economiche, finanziarie ed energetiche degli alleati, le cui industrie della Difesa devono fronteggiare limitate capacità e alti costi produttivi. In ogni caso i tempi sarebbero molto lunghi e i costi elevatissimi se si volessero riconfigurare le forze aeree ucraine su velivoli da combattimento occidentali, anche se di seconda mano e “spendibili”.

Tank non solo occidentali
Continuano intanto gli sforzi, soprattutto di USA e Gran Bretagna, per reperire mezzi e armamenti di tipo russo/sovietico da fornire a Kiev. Almeno 20 carri T-72B (ex bielorussi) sono stati messi a disposizione dal Marocco (che ne fornirà in tutto 90/120) e si trovano già negli stabilimenti in Repubblica Ceca per venire revisionati e aggiornati. Washington cerca armi russe anche in America Latina. Il vertice del Comando Sud delle Forze Armate statunitensi, Generale Laura Richardson, aveva chiesto ai paesi latino-americani che ne dispongono di fornire equipaggiamenti compatibili con quelli in uso in Ucraina. “Sei Paesi della regione hanno equipaggiamenti militari russi. Gli Stati Uniti stanno cercando di incoraggiare questi sei Paesi a donare equipaggiamento militare russo all’Ucraina e sostituirlo con armi americane”. Scontato per ora il no del Venezuela ma anche dalla Colombia è giunta una risposta negativa. “La Colombia non si schiera con nessuno, è a favore della pace e nessuna arma russa che si trovi in suolo colombiano finirà in Ucraina”, ha affermato il 24 gennaio il Presidente Gustavo Petro in una conferenza stampa a margine del vertice della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi a Buenos Aires. Nella stessa regione anche il Messico ha criticato la consegna di tank occidentali a Kiev, ma rispetto a eventuali cessioni di mezzi le argomentazioni di Colombia e Messico hanno un valore prettamente politico, poiché gli eserciti delle due Nazioni non schierano equipaggiamenti di rilievo di origine russo/sovietica.

Le difficoltà degli ucraini
Con un pò di malizia non è difficile ipotizzare che la “bolla mediatica” sviluppatasi in questi giorni intorno alle forniture di carri occidentali (in numeri limitati e che vedremo sul campo di battaglia tra diversi mesi) avesse lo scopo di lanciare un messaggio incoraggiante alle forze di Kiev e soprattutto di nascondere all’opinione pubblica occidentale i rovesci e le perdite senza precedenti che stanno subendo (e di cui quasi nessuno parla). Non sembra certo essere un caso la poca o nulla visibilità che ha avuto in queste ore la ben più importante notizia che gli ucraini hanno ammesso, dopo una settimana, di aver perduto il controllo di Soledar. Dopo averlo a lungo negato, Serhiy Cherevaty, portavoce del Comando Orientale delle Forze Armate dell’Ucraina, ha dichiarato che “per preservare la vita del personale, le forze di difesa si sono allontanate da Soledar e si sono trincerate sulle linee di difesa prestabilite”, ha spiegato, aggiungendo che “hanno assolto il compito: non hanno permesso al nemico di sfondare sistematicamente il fronte a Donetsk”. I russi stanno avanzando oltre Soledar, minacciando direttamente Bakhmut e arrivando a meno di 20 chilometri da Siversk. Secondo diverse fonti militari, le truppe di Kiev avrebbero iniziato a ritirarsi anche da Bakhmut, onde evitare di venire circondate. L’intera seconda linea difensiva nella regione di Donetsk sembra sul punto di cedere, mentre gli ucraini preparano trincee a Kramatorsk e Slovyansk, ultimi baluardi nella regione di Donetsk. La notizia prioritaria di questi giorni è che i russi hanno ripreso l’iniziativa e dopo mesi di ritirate e trinceramenti in posizioni difensive sono ripartiti all’attacco guadagnando terreno nel Donbass e nella regione di Zaporizhzhia, dove sono arrivati a 40 chilometri dall’omonima città.

Gianandrea Gaiani
26 gennaio 2023
www.analisidifesa.it/2023/01/loccidente-fa-la-colletta-per-dare-carri-armati-allucraina-mentre-i-russi-a...
09/02/2023 00:23
 
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Guerra Ucraina, Oleksii Reznikov si è dimesso da Ministro della Difesa



Il Ministro della Difesa ucraino Oleksi Reznikov lascia l'incarico. Dopo che nelle scorse settimane sono stati rimossi molti funzionari del ministero con le accuse di corruzione, anche il titolare del dicastero, cruciale per la guerra, viene sostituito.

Il tweet di Reznikov
Il Ministro ucraino della Difesa, Oleksii Reznikov, ha pubblicato un tweet in cui ha confermato di aver lasciato l'incarico a seguito degli scandali che hanno colpito il suo dicastero. "Grazie a tutti per il supporto e per le critiche costruttive. Traiamo le conclusioni. Continuiamo le riforme. Anche durante la guerra. Stiamo rafforzando la difesa e lavorando per la vittoria. Gloria all'Ucraina!", ha dichiarato Reznikov, che secondo il Guardian dovrebbe andare a guidare un altro ministero. Al suo posto dovrebbe essere nominato il capo dell'Intelligence militare, Kyrylo Budanov.

07 febbraio 2023
tg24.sky.it/mondo/2023/02/07/guerra-ucraina-ministro-difesa-di...
14/02/2023 12:55
 
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Zelensky, commissariato dagli USA, si rilancia a Londra

Zelensky visita “a sorpresa” Londra, nella quale gli sono stati riservati onori del tutto singolari: un discorso al Parlamento e un incontro con il re Carlo. Ma sono proprio questi particolari a suscitare domande. Zelensky era reduce dalla ingloriosa ritirata di Sanremo, dove la sua apparizione è stata cancellata in favore di un meno mistico messaggio. Una diminuitio che certo non può esser farina del sacco italiano, ma frutto di un suggerimento autorevole, presumibilmente giunto da oltreoceano, secondo i meccanismi oleati che regolano i rapporti tra l’Impero centrale e le colonie.

Il rilancio inglese
Una ritirata avvenuta subito dopo la notizia della defenestrazione del Ministro della Difesa ucraino, al quale succede il capo dell’Intelligence militare Kyrylo Budanov, fresco di un’intervista al Wall Street Journal. Dopo un anno nel quale l’Amministrazione USA ha più volte mostrato insofferenza verso le trovate del comico ucraino prestato alla politica, gli americani hanno deciso di commissariare la gestione del conflitto e forse lo stesso Zelensky. Ultimo motivo di insofferenza la gestione della difesa di Bakmuth, che il Pentagono aveva chiesto di abbandonare perché, circondata, è ormai indifendibile, ma che Zelensky ha voluto difendere a tutti i costi, mandando al macello i soldati ucraini. I media russi parlano di ragazzini mandati al fronte, di come un soldato di leva ucraino mandato a Bakmuth abbia una durata media di vita di 4 ore, ma potrebbe essere solo propaganda. Resta, però, il commento di un ufficiale ucraino:“Lo scambio delle nostre vite con le loro favorisce i russi. Se continua così, potremmo esaurire le risorse umane”:

www.wsj.com/articles/russia-claims-success-in-ukraines-soledar-its-first-advance-in-months-11673429457?mod=hp_l...

Peraltro, se anche il New York Times, dopo mesi di trionfalismo, ha dovuto registrare le tragiche difficoltà dell’esercito ucraino…:

www.nytimes.com/2023/02/06/world/europe/ukraine-russia-offens...

Commissariare Zelensky
Il giro di vite americano su Zelensky, come spiega Frank Wright su Lifesite, discende anche dalle nuove preoccupazioni americane riguardo la guerra, che ora temono di perdere o che comunque non favorisca la loro politica imperiale. Da cui la necessità di trovare una via di uscita:

piccolenote.ilgiornale.it/mondo/bloomberg-biden-vuole-dare-un-limite-temporale-alla-guerra...

Per questo Zelensky è corso a Londra e per questo la Gran Bretagna gli ha riservato tributi senza pari, dal momento che la prospettiva del Regno Unito riguardo la guerra è sovrapponibile a quella dei falchi USA: si vuole che la guerra per procura contro la Russia diventi una guerra infinita come altre precedenti (Libia, Siria, ecc...). Sul punto basta ricordare che fu il Premier britannico Boris Johnson a correre a Kiev per impedire che siglasse la pace con la Russia. Così la visita di Zelensky a Londra serve a rilanciare le prospettive della guerra. Ma dovrà tornare in patria, dove lo hanno commissariato. Da notare un particolare non secondario sul punto. Tanti, a iniziare da Isaac Tharoor, che ne ha scritto per primo sul Washington Post, hanno descritto la visita del Capo della CIA a Kiev di inizi gennaio come burrascosa per Zelensky. William Burns avrebbe avvertito il Presidente ucraino di non tirare troppo la corda, avvertendo che gli aiuti USA erano in esaurimento. Il nuovo Capo della Difesa ucraino era il capo dell’Intelligence militare. E tra Intelligence ci si intende. Fuor di metafora, Burns ha messo un suo fidato a gestire l’Esercito Ucraino, affinché tiri fuori Kiev dal pasticcio in cui è stata ficcata dall’ex comico etero-diretto. L’iniziativa londinese, rilanciando la sfida, rappresenta quindi anche una dichiarazione di guerra alla CIA e allo stesso Biden. Nulla di personale, solo interessi. È interesse della Gran Bretagna, infatti, che l’Europa sia sotto pressione per la guerra o addirittura divenga terreno di scontro di una guerra di ampia scala. Londra, infatti, rischia di veder svaporare la sua influenza internazionale. Il ridimensionamento ulteriore dell’Europa gli consentirebbe di alimentare la speranza di restare una potenza di primo livello.

Il Nord Stream 2 buttato giù dagli USA
Intanto, Samuel Hersh sul Sunday Times fa lo scoop, descrivendo come a buttare giù il Nord Stream 2 siano stati gli Stati Uniti (avrebbe dovuto metterci anche Londra, ma tant’è, forse il Times non l’avrebbe pubblicato):

www.thetimes.co.uk/article/us-bombed-nord-stream-gas-pipelines-claims-investigative-journalist-seymour-hersh-s...

Nulla di nuovo, ne avevano scritto al tempo, anche se con meno dettagli. Ma il fatto che a scriverne sia un Premio Pulitzer e su uno dei media più autorevoli del mondo è cosa seria. Crea un cuneo tra USA e Germania, e forse con l’intera Europa, e smaschera tutte le bugie dette finora sulla vicenda, gettando un’ombra sull’insieme della propaganda di guerra, mai così fallace come l’attuale. Il punto è che un tempo anche le menzogne di guerra, inevitabili, dovevano esser costruite con certa attenzione, dovendo essere riprese da una stampa che, pur restando nei ristretti limiti del patriottismo, conservava una sua indipendenza, un senso critico e un parallelo senso del limite. Oggi che i fautori della guerra possono contare su una stampa trasformata in semplice cinghia di trasmissione del potere, con il solo il compito, a parte eccezioni che confermano la regola, di fare da cassa di risonanza dei bollettini ufficiali, non si preoccupano affatto di propalare narrative che non hanno né capo né coda, come accaduto per il Nord Stream 2, che i russi si sarebbero distrutti da soli. Così è se vi pare. Resta la domanda riguardo la contemporaneità della visita di Zelensky a Londra e la rivelazione sul Nord Stream 2. Può essere una semplice coincidenza, può essere anche che, nonostante la buona fede di Hersh, la Gran Bretagna abbia in tal modo lanciato un avvertimento agli USA, minacciando che, se si tirano indietro, sono pronti a gettare il partner nel fango nella logica muoia Sansone e tutti i filistei. Ad oggi propendiamo per la prima ipotesi, ma lasciamo aperta la possibilità che la seconda ipotesi abbia un fondamento. Vedremo.

08 febbraio 2023
piccolenote.ilgiornale.it/mondo/zelensky-commissariato-dagli-usa-si-rilancia-...
21/02/2023 02:17
 
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Falchi anti-Cina vs falchi anti-Russia. E la sconfitta di Kiev

Una guerra sorda si sta consumando tra le élite americane sulle priorità della politica estera. E da essa dipende il destino della guerra ucraina. Ne scrive Alastair Crooke in un articolo ripreso dal Ron Paul Institute, nel quale spiega che i circoli americani sono divisi: da una parte i neocon più ossessionati dalla Russia, dall’altra i falchi che spingono per un contrasto più aperto con la Cina:

ronpaulinstitute.org/archives/featured-articles/2023/february/15/endgame-for-ukraine-america-vs-...

Il pallone spia-meteo della Cina abbattuto in questi giorni ha fatto segnare un punto a quest’ultima “potente fazione”, letteralmente “estasiata” per l’accaduto perché, “in un istante, ha elevato la Cina a ‘minaccia principale’. È stata l’occasione per questi falchi di ‘riorientare’ la politica estera [USA] da Ucraina e Russia per concentrarla completamente sulla Cina”. “Essi sostengono che l’Ucraina stava ‘consumando’ eccessivamente gli arsenali di armi americane, lasciando l’America vulnerabile; già, perché ci vorranno anni perché gli Stati Uniti compensino questa perdita di equipaggiamento ripristinando le linee di produzione di armi. E non c’è ‘tempo da perdere’. Il ‘recinto di deterrenza’ militare intorno alla Cina deve essere alzato al più presto”. “Naturalmente, la ristretta cerchia neo-con attorno a Biden, alcuni dei quali hanno investito per decenni nel progetto ‘Destroy Russia‘, non è pronta a ‘lasciare andare’ il progetto Ucraina per la Cina”, così stanno cercando in tutti i modi di rilanciare il conflitto ucraino. Tuttavia, prosegue Crooke, “la ‘bolla’ narrativa ucraina è stata perforata e da tempo perde elio. La Beltway, e persino la narrativa mainstream, è passata da ‘la Russia che perde’ a dire che ‘la sconfitta dell’Ucraina è inevitabile’. In effetti, Kiev è sconfitta, ed è appesa al più sottile dei fili”.

Il consigliere di Zelensky e l’abbandono dell’Occidente
A tale proposito il cronista cita una recente intervista del Consigliere di Zelensky, Oleksiy Arestovich, ora caduto in disgrazia, ma che andava per la maggiore all’inizio del conflitto. Così Arestovich:“Se tutti pensano che abbiamo la garanzia di vincere questa guerra, allora ciò diventa molto improbabile. Dal 14 gennaio non è più così. Cosa ne pensi, della valutazione del Presidente della Polonia, Duda, il quale ha detto che questi sono mesi decisivi, aggiungendo che “non sappiamo se l’Ucraina sopravviverà?”. “La guerra potrebbe non finire come si aspettano gli ucraini e, di conseguenza, l’Ucraina potrebbe non vedersi restituita tutti i suoi territori; e l’Occidente è pronto per uno scenario del genere”. “[…] La società [ucraina] non è pronta per un simile risultato. Ho deciso di dirlo anche se è l’aspettativa dei russi. Ma la cosa più spiacevole è che in Occidente la pensano allo stesso modo e noi dipendiamo totalmente da loro. Cosa dovrebbe fare l’Occidente? Lo scenario delle due Coree, creare la Corea del Sud con garanzie”, ha concluso Arestovich, aggiungendo che con tale opzione l’Ucraina può ottenere diversi benefici. Indicativo, in tal senso, il fatto che si stia pensando alla ricostruzione del Paese, come da articolo del New York Times dal titolo: “Il cantiere più grande del mondo: è iniziata la corsa per ricostruire l’Ucraina”. E non si ricostruisce con una guerra in corso…

www.nytimes.com/2023/02/16/business/economy/ukraine-rebuild...

A tale proposito, Crooke cita anche la visita segreta di William Burns a Kiev di gennaio, nella quale il Capo della CIA ha detto a Zelensky di prepararsi a un disimpegno USA. Ciò perché, a quanto pare, l’Amministrazione Biden ha iniziato a pensare in questa prospettiva, come riferisce un recente articolo del Washington Post che abbiamo riportato in una nota pregressa e come spiega un articolo di Responsible Statecraft:

- www.washingtonpost.com/politics/2023/02/13/us-ukraine-war-critical...
- responsiblestatecraft.org/2023/02/16/on-ukraine-is-biden-signaling-that-as-long-as-it-takes-may-have-an-e...

Il rilancio della guerra ucraina non porterà alla vittoria
Ma c’è uno scontro in corso, appunto, su tale ipotesi, e c’è la possibilità che i circoli che stanno cercando un maggiore coinvolgimento USA nel conflitto ucraino possano riuscire a rilanciare. Tuttavia, secondo Crooke, “il rilancio non porterà la sperata ‘vittoria’, perché la sua logica si basa su un’analisi profondamente errata”. Infatti, la guerra non è andata e non andrà come vogliono loro, spiega. A tale proposito va analizzato come è iniziata questa guerra. A raccontarla, al netto della retorica, è sempre Arestovich: i russi “hanno cercato di fare una guerra intelligente… un’operazione speciale elegante, appariscente, fulminea, nella quale persone educate, senza causare danni né a un gattino né a un bambino, avrebbero eliminato quei pochi che avrebbero provato a resistere. Non volevano uccidere nessuno: sarebbe bastato firmare la rinuncia” alla NATO. Tale strategia “non ha funzionato”, scrive Crooke, dal momento che non si è aperta nessuna trattativa. Ma si è trattato di “un errore di calcolo politico da parte di Mosca, non di un fallimento militare”, aggiunge. Ciò però ha portato la NATO a enfatizzare il successo e a parlare di una Russia “debole sul piano militare, arretrata e in difficoltà. Questa lettura errata è stata alla base della modalità con cui la NATO ha immaginato il modo con cui la Russia avrebbe proseguito la guerra”. “Era del tutto errato. La Russia è forte e ha il predominio militare. Sulla base della presunzione di debolezza, tuttavia, la NATO ha cambiato i piani: dalla pianificata guerriglia a una guerra convenzionale lungo le ‘linee di difesa di Zelensky’, aprendo così la strada al dominio dell’artiglieria russa, che ha attirato le forze ucraine in trappola per portarle fino al punto dell’entropia. È un errore che non può essere corretto. Provarci può portare alla terza guerra mondiale“.

Il pallone NATO è scoppiato
“Allora, come va a finire tutto questo?”, si chiede. “Bene, la lotta è iniziata, a Washington. I falchi anti-Cina cercheranno di riportare tutta l’attenzione degli Stati Uniti” su Pechino, gli altri proveranno a resistere. “Tuttavia, la realtà è che il ‘palloncino’ ucraino è scoppiato. Lo sanno gli ambienti militari e civili di Washington. L”elefante nella stanza’ dell’inevitabile successo russo è ormai riconosciuto da tutti (sebbene si abbia l’obbligo di evitare di apparire “disfattisti”[…]). Sanno anche che il ‘pallone’ della NATO (come ‘forza formidabile’) è scoppiato. Sanno che è scoppiato anche il pallone della capacità industriale occidentale di fabbricare armi in quantità sufficiente e per una guerra di lunga durata”. Incombe il rischio di una figuraccia in stile ritirata dall’Afghanistan, scrive. “Più a lungo dura la guerra, più c’è il rischio di procurare gravi danni all’immagine degli Stati Uniti. Questi circoli non lo vogliono. Forse concluderanno che Biden non è l’uomo adatto a condurre gli Stati Uniti fuori da questo vicolo cieco, che lui è parte del problema e non la soluzione”. Da cui, secondo Crooke, la spinta a estrometterlo (ma sul punto specifico potrebbero esserci altre e opposte spiegazioni, cioè che Biden sta cercando di chiudere questa guerra e la spinta di cui sopra è generata da quanti vogliono proseguirla…).

La resistenza di Zelensky
Di certo, però, rischia anche Zelensky, che fa resistenza. Lo dice il fatto che il Ministro della Difesa Oleksii Reznikov ha dichiarato che il Presidente lo vuole ancora al suo posto. Infatti, in altra nota avevamo scritto che la sua estromissione tramite dimissioni “volontarie”, più che una conseguenza di uno scandalo, che pure era scoppiato, discendeva dalla spinta USA a chiudere la guerra. Non fidandosi più dell’attuale gestore della Difesa, gli USA avevano scelto un successore fidato (e probabilmente legato a Burns), commissariando di fatto Zelensky. Ma il Presidente ucraino, che subito dopo il commissariamento ha cercato la sponda britannica, il Paese più ingaggiato in questa guerra, non cede. Così rischia di fare la fine del Presidente del Vietnam del Sud Ngo Đình Diem, destituito e ucciso dopo un golpe favorito dai suoi stessi sponsor (gli Stati Uniti), perché ritenuto ormai inaffidabile.

17 febbraio 2023
piccolenote.ilgiornale.it/mondo/falchi-anti-cina-vs-falchi-anti-russia-e-la-sconfitta...
21/02/2023 02:18
 
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Le forze russe conquistano un nuovo villaggio vicino Bakhmut:“Krasnaya Gora sotto il controllo della Wagner”

Le forze russe hanno preso il controllo del villaggio di Krasnaya Gora vicino a Bakhmut (chiamata Artyomovsk in Russia), nella Repubblica popolare di Donetsk. Ad annunciarlo oggi è Yevgeny Prigozhin, il fondatore della compagnia militare privata Wagner, il cui servizio stampa ha annunciato che “oggi le squadre d’assalto della PMC Wagner hanno preso il villaggio di Krasnaya Gora. Dopo la cattura di Soledar e il clamore suscitato dal fatto che a Soledar ci fosse qualcun altro oltre ai combattenti della PMC Wagner, senza dubbio i ragazzi erano molto a disagio (è scritto sul canale Telegram, a sottolineare il lavoro delle truppe private prorusse). Quindi voglio sottolineare che non c’è nessuno a Bakhmut. Non ci sono unità speciali che coprono e intercettano nulla. Nel raggio di 50 km, più o meno, ci sono solo combattenti della PMC Wagner che prenderanno Bakhmut”. L’annuncio, corredato anche da foto e riprese video che confermano la cattura dell’insediamento, riporta anche la dichiarazione secondo cui “dell’intera guarnigione ucraina che combatteva a Krasnaya Gora ne sono sopravvissuti solo 30. La conquista del villaggio di Paraskovievka è ormai una questione di tempo”. Intanto continuano i combattimenti a Bakhmut. Denis Pushilin, capo ad interim della Repubblica Popolare di Donetsk, ha dichiarato che i combattimenti si sono spostati alla periferia di Bakhmut, nei quartieri presi di recente dalle truppe ucraine.

12 febbraio 2023
www.fattieavvenimenti.it/le-forze-russe-conquistano-un-nuovo-villaggio-vicino-bakhmut-krasnaya-gora-sotto-il-controllo-della...
21/02/2023 02:19
 
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Wagner:“Conquistato villaggio strategico a nord Bakhmut”

I miliziani russi della Wagner hanno preso "completamente sotto il loro controllo" l'insediamento di Paraskovievka, situato immediatamente a nord di Bakhmut, posto sull'autostrada M-03, l'unica importante via di rifornimento rimasta finora per le truppe ucraine rimaste a difendere la città. Lo ha affermato il capo della milizia privata, Yevgeny Prigozhin, in una dichiarazione diffusa dal suo servizio stampa. "Nonostante pesanti perdite, i ragazzi hanno occupato l'intero territorio di Paraskovievka, grazie a loro, eroi!", dichiara Prigozhin.

17 febbraio 2023
www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/02/17/wagner-conquistato-villaggio-strategico-a-nord-bakhmut_7d69d3f4-2d75-47b2-8215-c22788270...
14/03/2023 20:29
 
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Battaglie furiose a Bakhmut: Wagner (Russia) prende stabilimento Vostokmash, dove Zelensky premiava soldati


Militari Wagner oggi (a sinistra) e Zelensky mentre premia i militari ucraini nel dicembre 2022 (a destra). Notare il particolare del grande macchinario sullo sfondo di entrambe le foto

Il 20 dicembre dello scorso anno, il Presidente ucraino Zelensky stava premiando i militari ucraini del fronte di Bakhmut all’interno dello stabilimento “Vostokmash”, nell’impianto di lavorazione dei metalli AZOM nel nord della strategica città del Donetsk: oggi quello stesso stabilimento industriale è stato conquistato dai soldati della compagnia militare privata Wagner di Yevgeny Prigozhin, che combatte con l’Esercito Russo. A darne notizia è stata la stessa Wagner. Da meno di una settimana è iniziato l’assalto alla zona industriale di ben 100mila metri quadrati dell’impitanto di lavorazione dei metalli AZOM nel nord di Bakhmut. Secondo le stime russe, la zona industriale avrebbe ospitato diverse unità di truppe ucraine: plotoni del 20° battaglione di fanteria motorizzata indipendente della 93° brigata delle truppe di Kiev e del battaglione Karpatska Sech, unità dei 206° e 207° battaglioni della 241° brigata di difesa territoriale, nonché diversi plotoni di cecchini del 1° battaglione della 67° brigata meccanizzata.

Secondo alcuni rapporti, a febbraio scorso sarebbero state circa 1.000 le unità ucraine che occupavano posizioni nella zona industriale di Bakhmut, in particolare nei depositi di costruzione, nel deposito dei filobus e all’interno dell’impianto elettrico. Dal fronte arriva infine oggi un video in cui un soldato Wagner commenta la notizia secondo cui Kiev sarebbe a corto di munizioni:“Non si può dire che non hanno munizioni, qui l’artiglieria spara ogni giorno, ogni giorno arrivano 10 proiettili di artiglieria, gli ucraini hanno semplicemente enormi quantità di munizioni e le munizioni vengono ricaricate ogni giorno, i nostri soldati non possono alzare nemmeno la testa. L’AFU sta bombardando pesantemente”. Le parole del soldato Wagner non sembrano andare in contrasto con quanto fino ad oggi dichiarato dal capo di Wagner, Prigozhin, secondo cui la battaglia per Bakhmut è ancora molto dura da affrontare per entrambe le parti. Quello che però ad oggi pare ancora più evidente è che in ogni caso la Wagner continua ad avanzare praticamente ogni giorno.

14 marzo 2023
www.fattieavvenimenti.it/battaglie-furiose-a-bakhmut-wagner-russia-prende-stabilimento-vostokmash-dove-zelensky-premiava-...
07/04/2023 19:39
 
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War Zone. Le forze armate ucraine lasciano Artyomovsk - Il 407esimo giorno dell’operazione speciale in Ucraina

È arrivato il 407° giorno dell’operazione militare speciale (SVO) in Ucraina. Le forze armate ucraine (AFU) hanno iniziato a ritirarsi in massa e lasciare la città di Artyomovsk (DNR). I militari ucraini stanno fuggendo dal centro della città sotto la minaccia dell’accerchiamento, riporta il canale telegrafico “Voenkors della Primavera Russa” il 6 aprile, citando i dati di una nota analitica delle forze armate ucraine. Secondo uno dei militari ucraini, le unità sono state giustamente ritirate dalla città, "perché semplicemente non c’è abbastanza territorio per mantenere lì un tale numero di truppe". Allo stesso tempo, le truppe russe, al contrario, stanno costruendo i loro gruppi d’assalto: letteralmente dall’oggi al domani, molti altri gruppi, equipaggiamento militare e artiglieria sono arrivati ad Artyomovsk. Nel frattempo, le forze armate RF continuano a distruggere le forze nemiche in tutte le direzioni. Inoltre, nella direzione di Kupyansk, l’artiglieria del gruppo di truppe Zapad ha sventato tre tentativi di ruotare unità ucraine e ha distrutto tre gruppi di sabotaggio e ricognizione delle forze armate dell’Ucraina dalla 14a e 92a brigata meccanizzata separata e dalla 103a brigata di difesa territoriale. È anche noto che mentre Andriy Sibiga, vicecapo dell’Ufficio del Presidente dell’Ucraina, sta pianificando una controffensiva in Crimea, dopodiché, secondo lui, sarà possibile procedere ai negoziati con la Russia, le forze armate russe, con le munizioni vaganti Lancet, hanno distrutto circa la metà degli obici trainati e semoventi stranieri. Nel frattempo, le forze armate russe continuano a liberare il territorio del Donbass. Solo in un giorno, nelle direzioni di Donetsk, Krasnolimansk, Kupyansk, Kherson, Yuzhnodonetsk, Zaporozhye e Kherson, le perdite di Kiev ammontavano a circa 335 militari uccisi, ha riferito il Ministero della Difesa russo. Procede l’invio di cargo-200 negli Stati Uniti con le salme dei generali americani morti a seguito dell’attacco dei missili Kinzhal (“pugnali”) russi su un grande centro di comando sotterraneo ucraino-NATO in Ucraina e questa è una sensazione di cui l’America ha preferito non parlare ad alta voce, scrive il sito WEB di tsargrad.tv. I dettagli sono nella trasmissione Regnum.

Fonte: regnum.ru/news/world/3795804.html

Traduzione: Mirko Vlobodic
06 aprile 2023
www.controinformazione.info/war-zone-le-forze-armate-ucraine-lasciano-artyomovsk-il-407esimo-giorno-delloperazione-speciale-in-...
14/04/2023 11:20
 
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Smentite tutte le bugie della propaganda della NATO e di Washington

Dai rapporti riservati del Pentagono, filtrati e pubblicati sui social, si apprende quanto già si sapeva, fra le altre cose che in Ucraina operano forze speciali della NATO sotto copertura. Un fatto questo che era sempre negato da Washington e da Bruxelles e che dimostra quanto la NATO sia coinvolta nel conflitto, smentendo coloro che si ostinavano a negarlo. Nel frattempo il comando NATO ha dovuto rinunciare ai voli di avvistamento sul Mar Nero che servivano a indicare i movimenti delle forze russe e gli obiettivi da colpire, trasmessi alle forze ucraine. La Russia ha avvertito che abbatterà gli aerei spia che si avvicinino alla Crimea ed alle frontiere russe. Il comando NATO è costretto a giocare a carte scoperte e deve ammettere la sua partecipazione al conflitto con tutte le conseguenze del caso. La prima di queste è il dislocamento delle armi nucleari tattiche russe in Bielorussia. Un avvertimento concreto destinato in particolare alla Polonia ed ai Paesi baltici. La seconda è l’utilizzo da parte russa delle micidiali bombe termobariche che hanno effetti devastanti sugli obiettivi colpiti. Questo consente alle forze russe di fare il tirassegno con i blindati e carri armati forniti dall’occidente. In definitva si vede chiaramente che il momento della controffensiva ucraina si allontana e forse era tutto un bluff. Gli ucraini non hanno personale e altra carne da cannone da inviare al fronte. Le perdite ucraine che filtrano da rapporti, secretate da Kiev, parlano di circa 300.000 uomini, un massacro che ricade nella responsabilità di Zelensky e della congrega di personaggi di Washington che hanno sabotato ogni possibile trattativa di pace, istigando l’Ucraina a proseguire il conflitto ad oltranza. Zelensky ne dovrà rendere conto, almeno lui. Il suo circolo di oligarchi si è arricchito con le forniture occidentali mentre i loro soldati venivano sacrificati al fronte per seguire le direttive di Washington e gli interessi geopolitici degli Stati Uniti. Il conflitto prima o poi dovrà terminare e gli effetti di questo si stanno già verificando nello scenario internazionale. L’ossessione egemonica degli USA di logorare e distruggere la Russia per poi attaccare la Cina, si sta rivelando una chimera, un calcolo sbagliato e tutto l’occidente ne pagherà il prezzo con l’emergere di nuovi attori sulla scena internazionale. La miserabile condizione dell’Europa, di vassallo senza voce e senza ruolo, emerge in tutta la sua cruda realtà.

Luciano Lago
12 aprile 2023
www.controinformazione.info/smentite-tutte-le-bugie-della-propaganda-della-nato-e-di-was...
18/04/2023 16:58
 
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Stop all’idea di devolvere all’Ucraina i fondi congelati alla Russia

Tra le varie azioni che l’Unione Europea aveva messo in ponte per attaccare sul piano finanziario la Federazione Russa c’era anche l’idea di devolvere i depositi finanziari della Banca Centrale Russa congelati all’Ucraina, ma sembra che ciò non sia possibile. Dopo l’inizio del conflitto tra Russia ed Ucraina, alla Banca Centrale Russa erano stati congelati ingenti fondi presenti nelle banche estere e successivamente era stata proposta l’idea di devolvere tali fondi all’Ucraina per la ricostruzione del Paese alla fine del conflitto. Era stata creata una commissione ad hoc per cercare un appiglio legale che permettesse la devoluzione dei fondi congelati al bravo Zelensky, ma alla fine sembra che l’idea non sia realizzabile. Infatti la Commissione Europea è giunta alla conclusione che i beni congelati della Banca Centrale della Federazione Russa dovranno essere restituiti dopo la fine del conflitto in Ucraina, riporta il quotidiano Die Welt, citando un documento della Commissione Europea. Gli esperti della Commissione Europea scrivono che da un punto di vista legale i beni della Banca Centrale della Federazione Russa non possono essere trasferiti in Ucraina. In effetti sarebbe stato abbastanza strano se ciò fosse potuto avvenire, ma, si sa, di fronte ai cattivissimi russi tutto sembrava possibile, anche la confisca, senza per altro nessuna base legale, dei fondi congelati all’estero della Banca Centrale della Federazione Russa. Ricordo, a tale proposito, le innumerevoli volte in cui la Presidente della Commissione Europea, quella che oggi dichiara che la devoluzione dei fondi congelati all’Ucraina non è possibile, ha dichiarato che i soldi dei russi saranno usati per ricostruire il Paese che Putin ha distrutto.

Andrea Puccio
14 aprile 2023
www.occhisulmondo.info/2023/04/14/stop-allidea-di-devolvere-allucraina-i-fondi-congelati-alla...
06/05/2023 19:40
 
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Attacco missilistico russo su Pavlograd, esplosi serbatoi di carburante e riserve di armi ucraine

Le immagini notturne del vasto incendio provocato da un attacco missilistico russo su Pavlograd, nell'oblast di Dnepropetrovsk. Nel video il fuoco che ha illuminato la notte a giorno. Colpito un impianto chimico ucraino, impresa statale strategica per la produzione di esplosivi e carburante per missili. Secondo fonti russe, oltre alla detonazione di munizioni, hanno preso fuoco anche serbatoi con carburante destinato alle attrezzature di rifornimento. Al momento dell'esplosione, nell'area era in corso un'allerta anti-aerea. Le autorità locali hanno invitato i residenti a rimanere nei rifugi in attesa di informazioni ufficiali. Si sono segnalate deflagrazioni nella zona industriale e nelle stazioni ferroviarie. Pavlograd è un importante snodo ferroviario per Artyomovsk, Bakhmut e Kramatorsk. I social russi e filorussi riporterebbero la "distruzione di un grande stock di munizioni di missili terra-aria delle forze armate ucraine. Queste riserve potrebbero essere utilizzate nell'imminente offensiva delle forze armate ucraine". Allo stesso tempo, le forze armate di Kiev avrebbero riferito del volo di 15 bombardieri strategici Tu-95MS russi, in direzione dell'Ucraina. Secondo i social russi sarebbe in arrivo "una seconda ondata più ampia di missili X-101".

01/05/2023
www.rainews.it/video/2023/05/attacco-missilistico-russo-su-pavlograd-esplosi-serbatoi-di-carburante-e-riserve-di-armi-ucraine--snodo-ferroviario-per-artyomovsk-bakhmut-e-kramatorsk-video-del-grande-incendio-e8e17d84-5adf-437c-8006-2fadab307...
14/05/2023 20:51
 
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War Zone. La controffensiva Ucraina viene respinta dalle forze russe causando perdite incredibili

Il Ministero della Difesa russo ha annunciato che le sue forze sono riuscite a respingere la grande controffensiva ucraina nella direzione di Soledar e di Kherson attuata dal regime ucraino e le perdite nemiche sono ascese a quasi 1.200 uomini e mercenari, oltre alla perdita di un caccia SU 25 e la distruzione di magazzini e attrezzature militari di fabbricazione USA. Nella sua informativa diaria sulle operazioni militari, il Ministero ha dichiarato che la forza russa ha neutralizzato un gruppo di sabotatori che avanzava nella regione di Karkhov neutralizzando 60 soldati e distruggendo 5 veicoli blindati made in USA. Secondo l’informativa del Ministero, le forze russe hanno continuato a combattere nella parte occidentale della zona di Bankhut, realizzando 9 incursioni, mentre le forze di artiglieria hanno effettuato 64 missioni di tiro. Sull’asse di Donetsk l’attività delle forze russe ha portato all’eliminazione di più di 900 soldati e mercenari e la distruzione di più di 30 veicoli blindati, artiglieria e un omnibus ucraini. I sistemi di difesa russi hanni intecettato 3 missili ed hanno abbatturo 25 UAV, eliminando più di 100 soldati ucraini e hanno distrutto un sistema di artiglieria autopropulsata. In modo uguale, nell’asse di Kherson, le forze russe hanno neutralizzato altri 40 soldati ed un sistema di artiglieria autopropulsata.

Fonte: Top War

Traduzione: Luciano Lago
14 maggio 2023
www.controinformazione.info/war-zone-la-controffensiva-ucraina-viene-respinta-dalle-forze-russe-causando-perdite-incr...
[Modificato da wheaton80 14/05/2023 20:51]
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