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Vilnus: l’Ucraina non firma, Unione Europea sconfitta

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2024 21:12
07/12/2013 00:20
 
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L’Ucraina non ha firmato l’accordo di associazione con l’Unione Europea e il vertice del partenariato orientale si conclude in un sostanizale fallimento per Bruxelles. Soltanto Georgia e Moldavia, tra i paesi ex sovietici coinvolti, hanno accettato l’offerta dell’Europa. Le pressioni dell’Europa non sono bastate a vincere la resistenza del presidente ucraino Yanukovich determinato a non allentare il legame strategico del suo paese con Mosca. Bruxelles aveva fino alla fine insistito con Kiev: “Vogliamo rapporti strettissimi con l’Ucraina, in particolare sul fronte economico. Molto può essere fatto insieme a vantaggio degli ucraini e dell’Unione europea. Naturalmente tocca all’Ucraina decidere cosa fare, e ci sono già stati confronti col presidente Yanukovich. Voglio solo aggiungere che la porta dell’Unione europea è aperta”. A sostenere fino all’ultimo l’opzione europea tra gli ucraini, centinaia di militanti dell’opposizione, mobilitate fino a notte nella capitale, con bandiere dell’Unione e i cartelli rivolti al presidente:“Yanukovich, firma”.

Bruno Rosso
7 dicembre 2013
www.signoraggio.it/vilnus-lucraina-non-firma-unione-europea-sc...
[Modificato da wheaton80 07/12/2013 00:21]
02/03/2014 21:40
 
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Il prezzo che Obama pagherà in Ucraina

Gli Stati Uniti hanno perso la guerra di propaganda in Ucraina. Il presidente Obama ha fatto una dichiarazione reticente e insensata che il Washington Post ha intitolato “Ci saranno dei costi“. Ha pronunciato frasi stereotipate come “il popolo ucraino merita la possibilità di decidere il proprio futuro“, proponendo alla Russia di prendere “parte allo sforzo della comunità internazionale per sostenere la stabilità e il successo di un’Ucraina unita“, lamentandosi della presunta violazione “della sovranità ed integrità territoriale dell’Ucraina” assicurando che “gli Stati Uniti sostengono gli sforzi del suo governo e sostiene la sovranità, l’integrità territoriale e il futuro democratico dell’Ucraina“. Sembra che l’amministrazione degli Stati Uniti non sia preparata agli sviluppi della crisi ucraina. Le azioni sincronizzate delle nuove autorità della Crimea e la conferenza stampa del Presidente Victor Janukovich a Rostov-sul-Don hanno avvantaggio legalmente in modo innegabile la controparte in Ucraina, che non è pronta a riconoscere il “governo” illegittimo imposto dall’euro-tumulto a Kiev di tre giorni fa. Gli Stati Uniti non hanno strumenti concreti per destabilizzare la Crimea, di fatto controllata dalle forze della resistenza antigolpista ucraina, mentre lo status giuridico di Victor Janukovich (per tutto ciò che ne pensiamo come persona e figura politica) è indubitabile. Fin dall’inizio della crisi in Ucraina, era chiaro che l’obiettivo degli Stati Uniti non era imporre un governo filo-statunitense a Kiev, ma piuttosto fare dell’Ucraina un punto d’attrito nelle relazioni Russia-Europa. Gli eventi sanguinosi in Piazza Indipendenza sono stati organizzati in modo da trascinare la Russia nel caos ucraino. Gli strateghi di Washington pensavano che Mosca cadesse incautamente nelle sporche trappole di Polonia, Ungheria e Romania nella “federalizzazione dell’Ucraina” e negli scontri di piazza contro i teppisti fascisti a Kiev.


Grande raduno Pro-Russia a Donetsk, Ucraina orientale, 1 marzo, 2014

Il Cremlino ha inaspettatamente interrotto l’abile pausa politica dopo l’aggressione tentata in Crimea contro il ministero degli Interni di Simferopol, da parte di unità speciali non identificate inviate da Kiev. Fino a quel momento l”inazione’ russa è stata molto più potente delle migliaia di azioni nevrotiche a Kiev e delle dichiarazioni di Washington. La mossa russa sarà ancor più impressionante. Di tutte le “parti interessate” alla crisi ucraina, la Russia è l’unica potenza globale che dimostra capacità di agire nel quadro del diritto internazionale e di prendere decisioni responsabili e sovrane. Ironia della sorte, la Crimea di oggi è probabilmente l’unica regione in cui la Costituzione dell’Ucraina è ancora rigorosamente vigente. Il referendum sulla questione di un’ampia autonomia, annunciato per il 30 marzo 2014, è stato avviato nel pieno rispetto della legislazione nazionale. La presenza militare russa in Crimea è anche regolata dalla convenzione del 1997 tra Russia e Ucraina riguardo la base della Marina russa di Sebastopoli. Il nuovo governo della Crimea, a differenza di quello centrale di Kiev, è stato nominato dal corpo legislativo locale seguendo la corretta procedura legale. Quindi il messaggio di Mosca al presidente Obama è semplice. Siamo i veri garanti della sovranità ucraina. Proteggiamo il suo presidente in carica, eletto dal popolo ucraino con voto libero e concorrenziale nel 2010, dalle minacce personali e dirette delle “nuove autorità” illegittime. Negli ultimi tre mesi, a differenza di voi, non abbiamo interferito nel processo politico in Ucraina, mentre la vostra assistente del segretario di Stato distribuiva panini ai “manifestanti pacifici” a Kiev ed insultava i vostri interlocutori europei. Abbiamo seguito alla lettera lo spirito della legge internazionale, che vi piaccia o meno. E oggi diamo speranza a milioni di ucraini russi che rifiutano categoricamente le autorità banderiste a Kiev. Difendiamo il loro diritto a decidere del proprio futuro. Quindi, renderete conto dei miliardi di dollari investiti per anni nel piano chimerico della rivoluzione arancione in Ucraina, divenuta nella sua seconda edizione bruna. Sconterete i mesi di espliciti incitamenti ai disordini e alla disubbidienza civile contro le autorità legittime ucraine, commessi dai vostri funzionari e congressisti. Sarete responsabili del riconoscimento del torbido “gabinetto” di Kiev, non solo privo di qualsiasi sostegno pubblico in Ucraina, ma anche di risorse reali per garantire un livello minimo di vita e lo stato di diritto in questa nazione di 45 milioni di abitanti trascinata in una “transizione” inesistente, inventata dai vostri incompetenti consulenti di politica estera. Questo è il prezzo che pagherai per l’Ucraina, presidente Obama.



Oriental Review, 1 marzo 2014
aurorasito.wordpress.com/2014/03/02/il-prezzo-che-obama-paghera-in-ucraina/#...
[Modificato da wheaton80 02/03/2014 21:43]
03/03/2014 23:15
 
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Ucraina, i militari leali al popolo abbandonano i golpisti della NATO

Il servizio delle guardie di frontiera della Russia ha dichiarato che 675.000 cittadini ucraini sono emigrati in Russia dall’inizio dell’anno. Solo a febbraio, il flusso migratorio dalla regione di Rostov, in Ucraina, è aumentato del 53 per cento, mentre dalla regione di Kursk è aumentato del 71 per cento. “La gente ha paura per la sorte di chi gli è vicino e non chiede solo protezione, ma anche aiuti ricevendo subito la cittadinanza russa. Nelle ultime due settimane di febbraio sono emigrate circa 143.000 persone“, ha detto il capo del dipartimento della cittadinanza del servizio di migrazione. Nel frattempo, il governo golpista di Kiev invocava l’intervento della NATO per garantire l’“integrità territoriale”, un chiaro segno che i golpisti non hanno il supporto delle forze armate e dei servizi di sicurezza ucraini. I golpisti hanno definito “aggressione” la risposta del parlamento russo alle richieste di aiuto dei cittadini russofoni dell’Ucraina, minacciati da una serie di provvedimenti discriminatori e revanscisti da parte degli atlantisti xenofobi eterodiretti, messi al potere a Kiev. Oltre a chiedere la protezione della NATO, il “ministro degli Esteri” ucraino Andrej Deshitsa ha esortato l’alleanza atlantica a presidiare le centrali nucleari in Ucraina. La Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, avendo perduto ogni legittimazione presso le forze armate nazionali, con tono lamentoso pretende che Mosca abbandoni al suo destino la popolazione russofona ucraina, “Qualsiasi movimento di truppe, attrezzature e armi deve essere effettuato solo con l’accordo delle autorità competenti dell’Ucraina in conformità agli accordi e alle leggi dell’Ucraina“, aveva detto il parlamento ucraino, mentre nel frattempo il fantoccio dei tedeschi, Vitalij Klishko, su ordine di Berlino, presentava la proposta per una commissione di negoziazione con la Russia.

“E’ imperativo avviare dei negoziati. Dobbiamo risolvere questo problema senza l’uso della forza o armi, ma attraverso consultazioni per evitare lo spargimento di sangue“. Manifestazioni pro-Mosca si svolgono da Odessa a Kirovograd a Kharkov e Sebastopoli, tutta l’Ucraina meridionale e orientale non riconosce il governo golpista dei maidanisti (coagulo di forze revansciste, xenofobe, neofasciste, liberiste e atlantiste cementate dai dollari e dalla propaganda russofoba ed anti-eurasiatista della NATO e di Soros). Il segretario di Stato USA John Kerry minaccia Mosca: “A meno che passi immediati e concreti non siano presi da Russia per ridurre le tensioni, l’effetto sulle relazioni USA-Russia e sulla posizione internazionale della Russia saranno profondi“. Senza dubbio ciò è vero. Ma sarebbero stati profondi anche se la Russia non si fosse mossa. Nel primo caso, per l’Eurasia, gli “effetti profondi” sono positivi, nel secondo caso sarebbero stati estremamente negativi. L’occidente è “pronto ad andare fino in fondo per isolare la Russia“, ha detto Kerry, aggiungendo che la Russia perderà la sua appartenenza al G-8, così come subirà il divieto dei visti e il congelamento dei beni all’estero. Il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, minacciava la Russia che “deve fermare la sua attività militare e le sue minacce“, all’apertura della riunione straordinaria sull’Ucraina del Consiglio Nord Atlantico, principale organo della NATO.

Intanto, le forze armate ucraine abbandonano i criminali insediati a Kiev dalla rete terroristica atlantista di Gladio: l’ammiraglia della flotta dell’Ucraina, la fregata Hetman Sakhajdachnij, ha rifiutato di eseguire gli ordini di Kiev ed aderiva alla flotta russa issandone la bandiera. “La nave ammiraglia della Flotta dell’Ucraina, la Hetman Sakhajdachnij, ha issato la bandiera di Sant’Andrea, l’equipaggio segue gli ordini del comandante in capo delle forze armate dell’Ucraina, Viktor Janukovich“, dichiarava il senatore Igor Morozov, della commissione per gli affari internazionali della Duma. Ciò avveniva il giorno dopo le dimissioni del Contrammiraglio Denis Berezovskij, appena nominato comandante della marina militare ucraina dall’autonominatosi presidente Aleksandr Turchinov. Berezovskij ha dichiarato fedeltà “al popolo della Crimea” impegnandosi a “difenderlo“, durante una conferenza stampa presso lo Stato maggiore della marina russa di Sebastopoli. La fregata Hetman Sakhajdachnij, di ritorno dal Golfo di Aden, doveva essere bloccata nello stretto dei Dardanelli; infatti Arsenij Jatsenjuk, l’autonominatosi premier dell’Ucraina, aveva chiesto al premier turco Recep Tayyip Erdogan di non far attraversare lo stretto del Bosforo alla fregata. Il capitano della nave e comandante della squadra navale ucraina, Ammiraglio Andrej Tarasov, ha disobbedito a tali ordini. Infine, i militari ucraini di stanza in Crimea aderivano alle forze di autodifesa locali dichiarando di prendere ordini solo dal comando delle forze di autodifesa della Crimea.

Le autorità della Crimea confermavano che le unità ucraine si affiancano alle forze filo-russe, “Oggi le forze armate ucraine in Crimea sono passate al fianco delle autorità della regione autonoma di Crimea. La transizione è stata assolutamente pacifica, senza che un solo colpo sia stato sparato.“ Altri cinque comandanti militari ucraini hanno giurato fedeltà alla Crimea, mentre il Primo ministro della Repubblica autonoma, Sergej Aksjonov, annunciava la creazione della Marina Militare e del Ministero della Difesa della Crimea. Il comandante del Servizio di sicurezza della Crimea Pjotr Zima, il direttore del dipartimento degli Interni della Crimea Sergej Abishov, il direttore del servizio delle situazioni d’emergenza Sergej Shajov e il comandante delle Guardie di Frontiera della Crimea Viktor Melnichenko, hanno giurato fedeltà al popolo di Crimea, presso il Consiglio dei ministri e alla presenza del governo regionale e dei sindaci di diverse città e regioni. I militari hanno promesso di “rispettare rigorosamente la Costituzione della Repubblica autonoma di Crimea” e “di promuovere la conservazione della pace etnica e civile” della penisola. “Penso che questo giorno sarà ricordato nella storia della Repubblica autonoma di Crimea come il giorno in cui le agenzie di sicurezza divennero autonome“, ha detto il primo ministro regionale Sergej Aksjonov, “dimostreremo che il popolo di Crimea sa proteggersi e garantire sicurezza e libertà ai cittadini. Finora, il 90 per cento di tutte le forze dell’ordine sul territorio della regione autonoma si sono subordinati al Consiglio Supremo della Crimea“. Le Forze armate ucraine nella Repubblica Autonoma di Crimea, il 2 marzo, hanno quindi giurato fedeltà alle autorità locali. La decisione è stata presa mentre sempre più soldati in Crimea e nelle altre regioni meridionali ed orientali dell’Ucraina, abbandonano i golpisti di Kiev ed aderiscono alle milizie di autodifesa locali, al comando dei governatori e delle autorità locali.

Sul piano internazionale, si evidenzia che Mosca e Pechino hanno un punto di vista coincidente sulla situazione in Ucraina, dopo la telefonata del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov al collega cinese Wang Yi. “I ministri degli Esteri si sono scambiate le opinioni sulla situazione in Ucraina, evidenziando la sintonia dei punti di vista di Russia e Cina sulla situazione nel Paese. Sergej Lavrov e Wang Yi concordano nel mantenere contatti stretti sul tema”. Inoltre, il ministro degli Esteri iraniano, Muhammad Javad Zarif, ha chiesto una maggiore cooperazione tra Teheran e la Shanghai Cooperation Organization (SCO), sottolineando la necessità di ampliare la cooperazione con il Patto di Shanghai, durante un incontro a Teheran con il Segretario Generale della SCO Dmitrij Mezentsev, affermando che la Repubblica islamica e l’organizzazione hanno “interesse ad azioni comuni“. Il ministro degli Esteri iraniano ha espresso la disponibilità di Teheran a una maggiore cooperazione con la SCO nell’economia, commercio, energia, trasporti e lotta al terrorismo. Mezentsev ha valutato positivamente la visita a Teheran, affermando che il viaggio rafforza ulteriormente i legami SCO-Teheran, salutando anche i progressi del programma nucleare di Teheran. La SCO è un’organizzazione internazionale di sicurezza fondata nel 2001 a Shanghai da Cina, Kazakhstan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. Iran, India, Mongolia, Afghanistan e Pakistan hanno lo status di osservatori presso l’organizzazione.

Fonti
www.presstv.ir/detail/2014/02/26/352283/iran-urges-more-cooperation-w...
nsnbc.me/2014/03/02/ukrainian-armed-forces-crimea-pledge-allegiance-regional-gov...
en.ria.ru/russia/20140302/188027471/Crimean-Authorities-Confirm-Takeover-of-Military-Un...
voiceofrussia.com/news/2014_03_02/Ukrainian-servicemen-deployed-in-Crimea-massively-taking-side-of-Crimean-authoriti...
rt.com/news/ukraine-navy-flaghsip-protest-389/
en.ria.ru/russia/20140302/188024617/Ukraine-Urges-Putin-to-Abandon-Military-Intervention-Pl...
en.ria.ru/world/20140302/188009249/Ukraine-Appeals-to-NATO-for-Assista...
rt.com/news/ukraine-russia-asylum-request-386/
en.ria.ru/russia/20140302/188021953/Some-675000-Ukrainians-Fled-to-Russia-Amid-Crisis--Rep...

Alessandro Lattanzio, 3/3/2014
aurorasito.wordpress.com/2014/03/03/ucraina-i-militari-leali-al-popolo-abbandonano-i-golpisti-del...
[Modificato da wheaton80 03/03/2014 23:16]
04/03/2014 23:36
 
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Ucraina: una “fuga in avanti” autolesionista

Quello che mi propongo di fare adesso è di ribadire alcuni fatti già noti e innegabili, organizzarli e poi fare un esercizio elementare per "confrontare e vedere le differenze" tra due ben definiti regimi/istituzioni che si sono ormai formate in Ucraina. "Giuro che non riesco a immaginare una politica più autolesionista, più pericolosa, più immorale e più stupida". Gli ultimi giorni hanno visto una straordinaria accelerazione degli sviluppi e si è creata una situazione completamente nuova. In poche chiare e semplici parole, ecco che è successo:

1. A Kiev un'insurrezione armata ha rovesciato un presidente eletto e lo ha sostituito con un regime rivoluzionario
2. La Crimea ha completamente rotto i suoi rapporti con il resto dell'Ucraina
3. E' in atto una insurrezione controrivoluzionaria in Ucraina Orientale


La sola reale 'armata ucraina' oggi

La situazione in Ucraina orientale è complessa e non è qui che intendo affrontarla. Quello che mi propongo di fare adesso è di ribadire alcuni fatti già noti e innegabili, organizzarli e poi fare un esercizio elementare per "confrontare e vedere le differenze" tra due ben definiti regimi/istituzioni che si sono ormai formate in Ucraina: il "regime rivoluzionario" di Kiev (che chiameremo RRK) e il "regime secessionista" in Crimea (che chiameremo SRC). Penso che questo ci permetterà di comprendere meglio perchè i vari governi hanno preso certe decisioni e a riconoscere e appoggiare una parte o l'altra, oltre a trovare qualche spunto di discussione che potrebbe risultare utile. Infine, voglio ribadire che farò riferimento solo a fatti noti e cercherò di astenermi da dichiarazioni o pregiudizi fino a quando arriverò alla conclusione. Allora guardiamo e compariamo RRK verso SRC con una serie di criteri base.


Nazionalisti sostenuti dalle forze occidentali

1) Base Legale del regime

RRK: è salito al potere dopo un rovesciamento violento dell' ultimo Presidente eletto legittimamente. Poi, un gruppo di attivisti politici, auto-nominatisi, si è arrogato le principali funzioni del governo scendendo in Piazza Maidan per ottenere l'approvazione popolare della folla riunita. Sembra che qualche candidato sia stato approvato, che altri siano stati fischiati, ma comunque tutti si sono insediati. Nessuno sa quante persone fossero presenti in quel momento a Maidan, né ci sono informazioni su chi fossero queste persone.

SRC: E' salito al potere pacificamente dichiarando che i funzionari locali avrebbero temporaneamente assunto tutte le funzioni dell'autorità federale che in quel momento era già stata rovesciata dal RRK. In qualche città i sindaci, nominati dal regime di Yanukovich, sono stati sostituiti da gente del posto, eletta tra i cittadini.

2) Legalità delle loro decisioni

RRK: Dal momento che l'ex presidente è fuggito, senza dimettersi, nessuna delle decisioni del RRK è legale né in base alla vecchia costituzione, né in base a quella nuova.

SRC: L'atto di assunzione dei poteri dell'autorità federale è un atto illegale, ma considerando che l'autorità federale letteralmente non esiste più, si potrebbe interpretare come un caso di forza maggiore.

3) Sostegno Popolare

RRK: gode del sostegno della maggioranza della popolazione dell'Ucraina occidentale, centrale (compresa Kiev), e centro-nord, probabilmente anche del sostegno di una minoranza in alcune parti dell'Ucraina orientale. In altre parole, in base alla densità della popolazione, è difficile credere che più del 50% della popolazione che vive nelle aree controllate dalla RRK appoggi questo regime.

SRC: Direi che la stragrande maggioranza della popolazione di lingua russa che vive in Crimea sostiene la SRC, qualcosa come il 95% o più, e credo anche che la appoggi la minoranza di Tartari. Comunque, anche considerando una opposizione totale dei Tartari e che il 15% tra tutti quelli che parlano russo, resta sempre un 75% che sostiene il SRC.

4) Mercenari Stranieri

RRK: qualunque sia il grado di sostegno popolare che la RRK goda nella parte dell'Ucraina controllata, non c'è dubbio che i suoi leader politici siano stati scelti-nominati dagli Stati Uniti (come ha detto la Nuland). Inoltre, sappiamo anche che gli Stati Uniti hanno speso cinque miliardi di dollari per rovesciare il regime di Yanukovich. Per quanto riguarda quei balordi armati che via via hanno riempito la piazza Maindan, ci sono molti rapporti che indicano che si è trattato di gruppi appositamente addestrati dalla cosiddetta " Estrema destra", che si sono formati nei paesi baltici, in Polonia e in Canada. In altre parole, la RRK è una pura creazione dell'Occidente.

SRC: si può solo ipotizzare cosa sarebbe successo se l'esercito russo non fosse intervenuto in Crimea, ma resta il fatto che l'intervento c'è stato. Ci sono prove schiaccianti che i " misteriosi " uomini armati che improvvisamente sono apparsi in Crimea facciano parte della Spetsnaz GRU russa, forse si tratta della 3° Brigata della Independent Spetsnaz abitualmente di base nella Città di Togliatti con altri uomini della 15° o 31° Brigata di Peacekeeping. In altre parole, la SRC è completamente sostenuta dalla Russia, che ha promesso anche un sostegno finanziario.

5) Ideologia

RRK: nessuno nega che il Partito della Libertà e dell'Estrema Destra siano neonazisti e razzisti. Gli altri partiti del governo RRK potrebbero essere descritti come "nazionalisti ", ma nazionalisti che non hanno problemi a lavorare mano nella mano con i neo-nazisti (sia a Tiagnibok che a Iarosh sono stati offerti posti al vertice del nuovo governo). Questo spiega anche il fatto che le prime due leggi ( illegalmente) adottate dalla " Rada rivoluzionaria" sono state l'autorizzazione alla propaganda del fascismo e la revoca dello status di lingua ufficiale del russo (la RRK comunque ha già "revocato questa revoca"). Le manifestazioni nazionaliste sono piene di foto di Stepan Bandera e di simboli neo-nazisti, che i cosiddetti "moderati" non toglieranno mai. Il loro obiettivo è una Ucraina unitaria a immagine e somiglianza dell'Ucraina occidentale.

SRC: non ha un'ideologia chiara a tutti. Non è irragionevole sospettare che molti dei suoi sostenitori siano comunisti, ma non sono affatto una maggioranza. E' chiaramente filo-russa, tanto da poter essere etichettata sia come "capitalista" (la Russia è una società capitalista) ma anche come "Putinista", anche se questo non è ancora certo. Il suo obiettivo è una Crimea multi-etnica, Stato sovrano in una Confederazione Ucraina. Oggi dispone dell'unico vero "esercito ucraino".

6) Prospettive Future

RRK: molto dipenderà dalla situazione dell'Ucraina orientale, dove le insurrezioni contro la RRK sembrano essere in aumento e potrebbero portare ad una vera e propria guerra civile. Ma anche supponendo che nulla accade nella parte est, Iatseniuk stesso ha detto apertamente che non ci sono soldi in cassa, e che tutto il suo governo è un "governo kamikaze". La RRK non ha un esercito, non ha una polizia e non c'è nessuno che garantisca legge e ordine. La Russia toglierà il sostegno finanziario alla RRK e il gas russo sarà venduto solo ai prezzi precedenti. A questo punto è semplicemente inevitabile una esplosione sociale. Già si vedono problemi ovunque e molti negozi e aziende sono stati chiusi.

SRC: la SRC ha un completo monopolio del potere in Crimea, grazie a numerose defezioni delle ultime 24 ore, ha un proprio esercito, una sua polizia, una propria polizia speciale (Berkut) e persino una Security (la SBU che è passata dalla parte della Crimea). Non solo la Russia è impegnata ad assistere la SRC finanziariamente ma la SRC ha anche una fonte garantita dalle entrate provenienti dalla locazione delle basi per la Flotta del Mar Nero e dalla enorme quantità di turisti russi benestanti (circa 6 milioni ogni anno). Oggi tutti i negozi e i ristoranti sono aperti, gli affari vanno avanti come al solito e non ci sono segni di tensioni sociali.

Ora cerchiamo di riassumere il tutto:

Gli USA e l'UE hanno dato il loro pieno sostegno e credibilità politica a un regime:

1. Senza nessuna legge che possa legittimarlo.
2. Con un sostegno popolare dubbio.
3. Illegale e salito al potere con la violenza.
4. Che è una pura creazione dell'Occidente
5. La cui ideologia è fondamentalmente neo-nazista e/o rabbiosamente nazionalista.
6. Che non si preoccupa se il suo operato porterà ad un disastro.

La Russia ha dato il suo pieno sostegno e credibilità politica a un regime:

1. Probabilmente legale, almeno sul territorio che controlla.
2. Che è stato costretto a prendere temporaneamente responsabilità che travalicano i propri diritti legali.
3. Che gode chiaramente del pieno sostegno della maggioranza della popolazione.
4. Che è stato portato al potere dal potere militare russo.
5. Che segue una ideologia probabilmente più incline al sociale/liberale e pluralista.
6. Che è in possesso di tutti i mezzi necessari per avere successo.

Da quanto sopra penso che sia innegabile che l'Occidente non solo sostiene la parte sbagliata - e anche che questa decisione sia completamente immorale - ma anche che è incredibilmente miope. Questo è l'ennesimo caso di quello che i francesi chiamano "Une fuite en avant" (letteralmente "una fuga in avanti"): quando qualcuno fa qualcosa chiaramente e ovviamente sbagliata e poi, quando si mette paura, invece di tornare indietro decide di correre avanti ancora più forte. Al contrario, la decisione della Russia non solo è moralmente giusta, ma è anche pragmaticamente corretta. Ma non c'è solo pragmatismo.

Come ho scritto in passato, per gli Stati Uniti, la distruzione dell' Ucraina è un modo di toglierla alla Russia. Questa è una guerra fredda come logica, un gioco a somma zero e un modo di far pagare alla Russia la sua indipendenza dall'Impero AngloSionista. Eppoi, questa è chiaramente una scelta, una "crisi optional", un conflitto che non può avere un impatto strategico sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, mentre non è così per la Russia. Per la Russia il conflitto in Ucraina è diventato una questione esistenziale. Per venti anni la Russia ha sopportato i regimi filo-occidentali, corrotti, oligarchici e anti-russi, che ricattavano la Russia e l'Europa con i gasdotti e che stampavano francobolli con Stepan Bandera (che Yushchenko ha dichiarato perfino "eroe dell' Ucraina"). Anche quando gli Ukies mandavano i neonazisti a difendere i wahabiti ceceni e quando armarono Saakashvili fino ai denti, la Russia ha non fece altro che denunciare questi comportamenti (nessuno ha detto una parola a difesa). Ma quando è diventato chiaro che milioni di russi e di lingua russa ucraini sono stati minacciati dai neo-nazisti e che era inevitabile un bagno di sangue nella parte orientale, la Russia ha deciso di agire non solo per proteggere i suoi cittadini all'estero, ma per proteggere se stessa. C'è anche un altro fenomeno in atto. A differenza di USA o Europa, i russi hanno una capacità di attenzione molto più duratura. Mentre in nessun paese occidentale ci si preoccupa di ricordare il passato, i russi ricordano la promessa fatta a Gorbaciov di non spostare la linea della NATO ad Est, si ricordano dei bombardamenti degli Stati Uniti e dell'invasione della Bosnia e del Kosovo, si ricordano del sostegno dell'Occidente ai ceceni wahabiti e agli oligarchi ebrei come Berezovsky, si ricordano del pieno sostegno dell'Occidente all'attacco di Saakashvili contro i peacekeeper russi e contro il popolo dell'Ossezia del Sud, si ricordano il dispiegamento di missili tutto intorno alla Russia e si ricordano la guerra in Libia e la macelleria sponsorizzata da USA e dalla Unione europea fatta in Siria.

E come l'ha detta ieri un commentatore "questa volta non si tratta di Siriani o di Ucraini, stavolta siamo noi, i prossimi siamo noi". Qualcuno dice che difendo troppo le decisioni unanimi della Duma e del Consiglio della Federazione che autorizzano l'uso della forza, perché questi organismi sono controllati dal Cremlino e di solito "copiano e incollano qualunque cosa dica Putin". In primo luogo, questo non è del tutto vero, anche se c'è molto di vero, ma quello che si deve vedere è l'enorme ribollimento della rabbia popolare e anche della rabbia con cui questi politici hanno risposto, almeno con la stessa rabbia degli ordini mandati dal Cremlino. Così, quando ho scritto che "La Russia è pronta alla guerra" non stavo esagerando. È vero, in pubblico nessuno dice di credere che comincerà la guerra: la maggior parte dei russi pensa che Obama, la Merkel & Co. cominceranno a correre non appena Putin metterà a nudo le sue zanne, ma questo non è quello che pensa la gente del Cremlino o il suo Stato Maggiore Generale. Quelli sanno che le guerre possono iniziare per motivi sbagliati, che l'uso della forza è sempre pericoloso, che prima di usare la forza militare, bisogna stare attenti ad ogni possibile conseguenza ed effetto e che tutto deve essere accuratamente calcolato e valutato. Sanno anche che Obama è il Presidente peggiore e più incompetente nella storia degli Stati Uniti e che non devono mai supporre che quello che deciderà sarà razionale, pragmatico o nei suoi propri interessi. E posso promettere che quando i militari hanno preso la decisione di raccontare a Putin che "possiamo farlo " hanno prima preso in considerazione anche la possibilità, improbabile, di una risposta militare USA/NATO, sia per proteggere il regime di Kiev che la Crimea (dove una coalizione internazionale guidata delle potenze anglofone attaccò la Russia già in passato). I russi non fanno operazioni come mandare marines a Beirut o in Somalia. Se usano la forza militare fanno le cose sul serio, in questo caso, è evidente che hanno ritenuto che non avevano altra scelta che disegnare una linea profonda e visibile sulla sabbia per fermare altre aggressioni, per procura, fatte dagli Stati Uniti.

Obama e i Neocons
Mi sono arrivate tante e-mail che dicono che sono stati i neocon a far fare fare questo gran-casino a Obama, che non ne aveva affatto bisogno. Non sono necessariamente in disaccordo con questa versione. Sappiamo che i repubblicani negoziarono con gli iraniani alle spalle di Carter e sappiamo che i repubblicani seguono una fiera tradizione di non dare mai nessun peso alla legalità, e sappiamo anche che nella stessa amministrazione Obama ci sono anche un sacco di neocon. Ma niente serve a scusarlo. Se Obama si è lasciato davvero prendere in ostaggio da una operazione fatta alle sue spalle, non doveva fare il vigliacco e approvarla quando si è scoperto tutto. Sì, lo so, Kennedy è stato assassinato, per tanti motivi e tra l'altro anche per non essere stato d'accordo sulla Baia dei Porci. E allora? Questo dimostra solo il mio punto: Kennedy non era un vigliacco senza spina dorsale ma Obama è esattamente questo. Proprio come la Merkel, Hollande e tutto il resto dei compari della UE. Così troviamo ancora e sempre quelli dell' 1%: che tiene sessioni di emergenza nel quartier generale della NATO, che condanna la Russia al G7, che fa minacce in TV (Kerry) e alle Nazioni Unite (Powers) - sono tutte mosse di una modalità: fuite en avant. Sperano che, se parlano tanto e se alzano la voce riusciranno a cambiare qualcosa su questa terra. Ci sono abituati. Ma questo pensiero magico non funziona nella vita reale. In questo momento ci sono due possibilità: o comincia una guerra civile nella parte orientale dell'Ucraina, o la RRK semplicemente crolla e svanisce nel nulla (una possibilità molto concreta). Dopo tutto, cosa può fare senza denaro e senza risorse di base? Cantare l'inno degli UKIE e dare la colpa a Mosca per quello che è successo? Solo questo potrebbe essere un vero e proprio programma. E anche se tutti i media-sionisti delle multinazionali occidentali si sforzano di nasconderlo - nessuno, e dico *nessuno*, nel nuovo regime ha *una qualsiasi idea* di dove cominciare per affrontare i problemi del paese. Il meglio che è venuto fuori finora è la nomina di un oligarca-multi-miliardario per governare est e sud-est dell'Ucraina. Dai un'occhiata a questo titolo del Kyiv Post:

"Gli Oligarchi come primo passo per salvare la sovranità dell' Ucraina"

Sarebbe divertente se non fosse così tragico: il regime rivoluzionario cosiddetto "anti-corruzione" ha nominato degli oligarchi per salvare l' Ucraina. Quando l'ho visto ho sentito che stiamo davvero entrando in un crepuscolo, in un paese delle meraviglie dove tutte le cose più ridicole e più folli potrebbero accadere. Certe idee servirebbero per scrivere dei poemi, delle saghe, ma per la politica questa è una ricetta che porta al disastro. Certo, questi oligarchi hanno più soldi loro di tutta la RRK, ma li hanno fatti rubando all' Ucraina tutto quello che aveva. E se qualcuno crede seriamente che i russi si metteranno a negoziare con questi due teppisti, significa che sta sognando. Come scrissi a Novembre, Le porte dell'Inferno si aprono in Ucraina; quello che è sorprendente è che l'intera classe dirigente occidentale sembra essere determinata non solo ad incoraggiare l' Ucraina ad andare avanti, ma anche a rischiare nel seguirla. Giuro che non riesco a immaginare una politica più autolesionista, più pericolosa, più immorale e più stupida.

The Saker
Link: vineyardsaker.blogspot.it/2014/03/the-self-defeating-fuite-en-avant-of...
3.03.2014

Il testo italiano di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte ComeDonChisciotte.org e l'autore della traduzione Bosque.Primario

(Nota di wheaton80: pur essendo d'accordo con il 90% dell'articolo, io sarei più morbido nel giudicare Obama, dato che le continue minacce alla famiglia che sta subendo avrebbero convinto chiunque a cedere alle politiche neocon, anche Kennedy)
[Modificato da wheaton80 04/03/2014 23:46]
05/03/2014 00:06
 
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Ucraina: la NATO soccorre i golpisti, Beijing sostiene Mosca e minaccia Washington



La Russia ha il completo controllo della Crimea, così come di tutte le strutture militari nel suo territorio, tra cui il terminal per traghetti nella città di Kerch. Oltre alla fregata Hetman Sagajdachnij, anche la corvetta Ternopol e la nave comando Slavutich passano alla Flotta russa del Mar Nero. Tre reggimenti della difesa aerea ucraini si sono schierati con le autorità locali della Crimea: i 50.mo, 55.mo e 147.mo Reggimenti della difesa aerea missilistica schierati nelle città di Evpatorija, Fjodosija e Fjolenta. Oltre 700 tra soldati e ufficiali che gestiscono 20 sistemi missilistici Buk-1M e 30 sistemi missilistici S-300PS. Nelle ultime 24 ore 3200 militari ucraini hanno giurato fedeltà alla Crimea, “oltre 1500 militari delle truppe interne e circa 1700 guardie di frontiera dell’Ucraina presenti sul territorio della penisola hanno giurato fedeltà” al governo di Sebastopoli. Quattro navi militari, 13 elicotteri e otto aerei da trasporto russi sono arrivati in Crimea a protezione della Penisola, assieme a centinaia di autoveicoli e blindati giunti via terra. Il primo ministro golpista ucraino Arsenij Jatsenjuk ha ammesso di non aver “nessuna opzione militare” per contrastare le mosse militari russe, segno del totale abbandono da parte dei militari ucraini delle autorità illegali insediatesi a Kiev. I ministri degli Esteri europei hanno indetto una riunione di emergenza per rispondere all’azione preventiva dei russi: “Ogni tentativo della Russia di prendere la Crimea non avrà successo. Dateci tempo“, aveva detto il ministro degli esteri inglese William Hague, “il mondo non può semplicemente permettere che ciò accada“. Ma lui e gli altri diplomatici occidentali hanno escluso qualsiasi azione militare. “Il Regno Unito non discute di opzioni militari. Ci concentriamo sulla pressione diplomatica ed economica“. Il governo golpista ucraino, per accreditarsi all’interno cerca di nominare nuovi governatori nelle regioni russofone scegliendoli tra i locali oligarchi. La Russia è “sul lato sbagliato della storia” in Ucraina, ha detto da parte sua il presidente statunitense Barack Obama, aggiungendo che l’azione militare sarà “costosa per la Russia” poiché, continua Obama, gli Stati Uniti valutano sanzioni economiche e diplomatiche contro la Russia, invitando anche il Congresso ad approvate aiuti per l’Ucraina. L’arma a disposizione di UE e USA sono le sanzioni come il congelamento di asset russi e il ritiro di investimenti in Russia. L’Unione europea ha minacciato di congelare i visti e la cooperazione economica, e di boicottare il vertice del G8 a Sochi. Nel frattempo gli Stati Uniti sospendono la cooperazione militare con la Russia, come ha detto il portavoce del dipartimento della Difesa: “abbiamo, alla luce dei recenti avvenimenti in Ucraina, interrotto tutti gli impegni militari tra Stati Uniti e Russia“. Alle minacce delle sanzioni degli Stati Uniti contro la Russia, il consigliere del Presidente della Russia Sergej Glazev risponde che Mosca non rimborserà i prestiti dalle banche statunitensi e che venderà tutti i titoli del debito degli Stati Uniti in suo possesso. Inoltre, la Russia adotterà un proprio sistema di pagamento optando per altre divise. Quindi, la Federazione russa opera misure precauzionali in Ucraina. Gli xenofobi ucraini e i loro mandanti occidentali hanno creato un vuoto politico presentando un diktat alla popolazione russofona, perciò il leader della Crimea Sergej Aksjonov ha sottolineato quanto sia essenziale che i russi salvaguardino una regione come la Crimea: “Abbiamo stabilito una cooperazione con la Flotta del Mar Nero per proteggere i siti di importanza vitale. Mi rivolgo al presidente russo Vladimir Putin per assistenza nel preservare la pace e la tranquillità”.

Lee Jay Walker di Tokyo Modern Times afferma:“Molti russi si sentono minacciati in Ucraina dalle intimidazioni emesse dalla nuova élite a Kiev. Pertanto, la Federazione russa non può permettersi di sedersi mentre i cittadini russi sono allarmati dagli eventi a Kiev. Una volta che tale preoccupazione è stata sollevata in Crimea, il Presidente Vladimir Putin ha dovuto prenderne atto. Era essenziale per Putin rispondere rapidamente agli eventi pur mostrando moderazione, ma da una posizione di forza. Dopo tutto, se i nazionalisti ucraini si rivoltano contro i cittadini russi, o decidono di prendere il potere in luoghi come la Crimea, le élite politiche nella Federazione Russa sarebbero sottoposte ad una pressione enorme”. Anche il ministro degli Esteri russo Lavrov ha avvertito “coloro che cercano d’interpretare la situazione come una sorta di aggressione e minaccia di sanzioni e boicottaggio, sono gli stessi che hanno incoraggiato le forze politiche, a loro vicine, ad imporre un ultimatum e a rinunciare al dialogo. Gli chiediamo di dimostrare responsabilità, di riporre i loro calcoli geopolitici e mettere gli interessi del popolo ucraino prima di tutto. Il dispiegamento di truppe russe in Ucraina avviene in difesa dei nostri cittadini e connazionali, garantendone i diritti umani, in particolare il diritto alla vita“.

Secondo Aleksej Pushkov, presidente del comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato, il problema principale in Ucraina sono i rapporti di Kiev con le regioni del sud-est del Paese. Il governo golpista ucraino ha operato per dividere il Paese con l’illegittimo licenziamento di Viktor Janukovich, l’annullamento dello status ufficiale della lingua russa e la messa al bando del corpo speciale dei Berkut. Infine, i golpisti minacciano persecuzioni contro gli oppositori politici e mostrano disponibilità a firmare l’accordo di associazione con l’Unione europea, a cui il Sud-Est si oppone. Inoltre, il governo golpista ha istigato le violenze dei neofascisti arruolandone le bande per imporre il dominio sulle città dell’ovest e del centro del Paese, e per minacciare le regioni orientali. Mosca non poteva restare a guardare. Secondo il portavoce del Consiglio della Federazione, Valentina Matvenko, la Russia ha dovuto “garantire la sicurezza della Flotta del Mar Nero e dei cittadini russi”. “Sul crollo del sistema statale e politico in Ucraina, la Russia dichiara che il nuovo dispositivo statale ucraino dovrebbe essere formato tenendo conto degli interessi e delle opinioni della Russia. In pratica, questo potrebbe tradursi in una federazione o confederazione con maggiori autonomie per i soggetti federati“, afferma a sua volta il direttore del Consiglio per la politica estera e di Difesa della Russia Fjodor Lukjanov. Con il golpe a Kiev, la popolazione delle regioni russofone è stata colta alla sprovvista, ma combatterà per i propri diritti poiché ne teme la repressione. Ora, sostenendo la resistenza della Crimea, Mosca fa comprendere agli abitanti della parte orientale dell’Ucraina di potersi esprimere senza essere minacciata dagli atlantisti ucraini. Di conseguenza a Donetsk, Lugansk e Kharkov sventola la bandiera russa e gli enti locali hanno deciso d’indire un referendum nei Consigli regionali per ottenere una maggiore autonomia. Mosca è disposta ad andare lontano, perché “negare aiuto a questa popolazione, dopo averle promesso di poter decidere realmente in Ucraina, sarebbe un crimine“, secondo il politologo russo Dmitrij Evstafev; inoltre Mosca è consapevole che “se Mosca cedesse allo status quo a Kiev, sarebbe una sconfitta geopolitica colossale per la Russia e Putin. La partecipazione dell’Ucraina ai processi di cooperazione con la Russia sarà chiusa per sempre“, conclude Dmitrij Suslov. Infine, secondo Fjodor Lukjanov, il governo russo potrebbe scegliere di “risolvere definitivamente il problema ucraino. Il Cremlino può decidere che le perdite causate dall’attuazione di questa strategia saranno inferiori a quelle dovute al ripetersi della crisi.”

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tenuto una terza sessione di emergenza sull’Ucraina il 3 marzo. L’inviato russo all’ONU Vitalij Churkin ha presentato la lettera del presidente ucraino Janukovich in cui chiede alla Russia d’intervenire militarmente in Ucraina per ristabilire l’ordine e proteggere i diritti umani. Gli esperti di diritto internazionale sono d’accordo, Victor Janukovich è ancora il legittimo presidente dell’Ucraina. “Sotto l’influenza dell’occidente si hanno terrorismo e violenze. La gente viene perseguitata per ragioni linguistiche e politiche. Quindi, in questo senso, vorrei rivolgermi al Presidente della Russia, Vladimir Putin, chiedendo di utilizzare le Forze Armate della Russia per ripristinare legalità, pace, legge e ordine, stabilità e per proteggere la popolazione dell’Ucraina“. La lettera di Janukovich era indirizzata al Presidente Vladimir Putin e al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Churkin ha detto che era essenziale che gli obblighi dell’accordo del 21 febbraio venissero adempiuti con la piena partecipazione e il contributo di tutte le regioni dell’Ucraina, seguite dalla successiva approvazione con un referendum nazionale e con la formazione di un reale governo di unità nazionale. L’ambasciatore cinese all’ONU, Liu Jieyi, dichiarava che la Cina condanna le violenze degli estremisti in Ucraina, “Esortiamo tutte le parti a risolvere le divergenze attraverso il quadro giuridico” e a proteggere i diritti di tutti. In effetti, la Cina minaccia gli Stati Uniti pretendendo il pagamento in oro delle obbligazioni del debito USA che detiene, se Washington continua a mantenere il suo atteggiamento bellicoso contro la Russia. Inoltre, diversi capi di governo cinese hanno avuto colloqui con la Turchia, giungendo a un accordo per non permettere il passaggio delle navi della NATO attraverso il Bosforo. Beijing ha dichiarato che se gli Stati Uniti non cambiano posizione sull’Ucraina, pretenderà il pagamento in oro del debito degli Stati Uniti, danneggiandone gravemente l’economia, dato che le riserve auree degli Stati membri non possono assolvere il proprio debito. In questo modo la Cina agisce da formidabile alleato della Russia, schierandosi apertamente con Vladimir Putin sulla crisi ucraina. Inoltre, i cinesi utilizzeranno il diritto di “veto” contro ogni decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro la Russia. La Cina raffredda le “ambizioni geopolitiche” statunitensi con queste minacce.

Fonti
www.larepublica.es/2014/03/china-amenaza-a-eeuu-con-sanciones-economicas-si-continua-con-la-misma-postura-con-respecto-a-...
rusiahoy.com/internacional/2014/03/04/moscu_apoyara_a_la_poblacion_rusa_de_ucrania_37...
french.ruvr.ru/news/2014_03_04/La-Russie-pourra-ne-pas-rembourser-des-credits-americains-conseiller-de-Pouti...
actualidad.rt.com/actualidad/view/121422-rusia-ucrania-onu-provocacion...
electronicresistance.net/news-of-the-world/3-ukrainian-air-defense-regiments-side-with-crimea...
www.moderntokyotimes.com/2014/03/02/ukraine-crisis-witnesses-russia-taking-precautionary-measures-in-the...
french.ruvr.ru/2012_11_06/93648084/
en.itar-tass.com/world/721748
voiceofrussia.com/news/2014_03_04/US-suspends-military-cooperation-with-Russia-Pentag...
nsnbc.me/2014/03/03/un-security-council-emergency-session-yanukovich-asked-russia-military-inter...
www.therepublic.com/view/story/ea0b8cefc63c4753af6c356108b51377/EU...

Alessandro Lattanzio, 4/3/2014
aurorasito.wordpress.com/2014/03/04/ucraina-la-nato-soccorre-i-golpisti-beijing-sostiene-mosca-e-minaccia-was...
06/03/2014 02:39
 
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Gli amici fascisti del Mossad: l’Ucraina cade sotto il pugno dei bankster



Con i loro terroristi di al-Qaida sonoramente sconfitti dalle forze di Hezbollah in Siria, i bankster Illuminati della City di Londra guardano all’Ucraina ricca di risorse. Sapevano che il presidente russo Vladimir Putin sarebbe stato distratto dalle Olimpiadi di Sochi, insieme alla serie di minacce e propaganda lanciata dai demoniaci sion-fascisti e dai loro cagnetti mediatici occidentali. Con tempo e denaro illimitato a disposizione, è il modus operandi dei bankster. Attaccano laddove vedono opportunità, si ritirano quando sconfitti, poi attaccano in un’altra regione del pianeta dopo pochi giorni cercando vulnerabilità e risorse. L’Ucraina ha dichiarato l’indipendenza dall’ex-Unione Sovietica nel 1991. Nel 2004-2005 le ONG occidentali aiutarono gli agenti di CIA/Mossad/MI6 ad inscenare la fasulla rivoluzione arancione. Victor Jushenko divenne primo ministro, ma fu avvelenato durante la campagna. I media occidentali incolparono i russi, ma probabilmente fu un’operazione del Mossad per sostituirlo con la più bankster-friendly miliardaria di destra Julija Tymoshenko. Tymoshenko aveva co-diretto la rivoluzione arancione ed era una delle persone più ricche dell’Ucraina. Nel 2005 Forbes la nominò la terza donna più potente del mondo. Nel 2007 si recò negli Stati Uniti per incontrare il vicepresidente Dick Cheney e la consigliera della sicurezza nazionale Condaleeza Rice per parlare di energia. Tymoshenko divenne ricca quando era dirigente di una società del gas. L’Ucraina venne infilata nell’Energy Policy Task Force di Cheney, che l’aprì al mondo non regolamentato dell’esplorazione di petrolio e gas, compreso il fracking. Tymoshenko privatizzò oltre 300 industrie statali durante il suo dominio, ma il popolo ucraino sentì puzza di ratto. Nel 2010 votò Primo ministro Viktor Janukovich con il 48% dei voti. Il suo Partito delle Regioni sconfisse di nuovo il partito Patria di Tymoshenko nelle elezioni parlamentari del 2012. Tymoshenko fu condannata per appropriazione indebita di fondi statali e abuso di potere. Ebbe una condanna di soli sette anni e una multa di 188 milioni di dollari per i crimini compiuti nell’industria del gas. Due settimane fa Tymoshenko è stata scarcerata nell’ambito di un accordo trovato in una riunione segreta tra Janukovych e funzionari UE, NATO e russi, come segnalato da William Engdahl in un articolo per Veterans Today. Poco dopo il suo rilascio si scatenò l’inferno.

Gli amici fascisti del Mossad

Il 22 febbraio, dei cecchini aprirono il fuoco dai tetti sulla piazza di Kiev. Engdahl dice che tali cecchini erano membri di una cellula terroristica fascista denominata Assemblea nazionale ucraina- autodifesa del popolo ucraino (UNA-UNSO). Guidati da Andrej Shkil, il gruppo ha legami con il Partito nazionaldemocratico tedesco neo-nazista. Secondo fonti d’intelligence di Engdahl, UNA-UNSO è una cellula segreta di Gladio della NATO e fu coinvolta nei conflitti dalla Georgia al Kosovo alla Cecenia, nell’ambito della strategia della tensione contro la Russia. Shkil ha anche legami diretti con Tymoshenko, così come con l’appena insediato primo ministro Aleksandr Turchinov, predicatore battista ed ex-consigliere di Tymoshenko andato al potere dopo che Janukovich era fuggito in Russia per le minacce alla vita. Nel 2006 i pubblici ministeri aprirono un procedimento penale contro Turchinov, accusato di distruggere i dossier che provavano i legami di Tymoshenko con il capo della criminalità organizzata Semjon Mogilevich. Con Turchinov primo ministro, l’Ucraina è ora in pugno ai criminali fascisti organizzati noti come Fazione Destra. Non è stata una sorpresa, quindi, quando Press TV ha riferito che sia Haaretz che Times of Israel si vantano apertamente di come un gruppo di “ex” soldati israeliani, conosciuti come i caschi blu di Maidan, avessero guidato i “manifestanti” della piazza di Kiev sotto la direzione di un uomo dal nome in codice Delta. Secondo Paul Craig Roberts tali “manifestanti” erano pagati da UE e USA. Un colpo di Stato del Mossad ha messo al potere Fazione Destra, eliminando le voci più moderate, finanziato e sostenuto dagli Stati Uniti, come rivelato nell’ormai famigerato video di YouTube che mostra l’assistente del segretario di Stato Victoria Nuland discutere con l’ambasciatore statunitense in Ucraina Geoffrey Pyatt (entrambi agenti israeliani nel dipartimento di Stato USA), mentre cercano d’installare un primo ministro ucraino una volta sbarazzatisi di Janukovich.



Rubare risorse
Come al solito questo putsch dei bankster di Rothschild riguarda le risorse. L’Ucraina è in una posizione geografica altamente strategica, tra il Mar Nero e il Mar d’Azov. L’Ucraina è il granaio dell’emisfero orientale. Nel 2011 fu il 3.zo maggiore esportatore di grano del mondo. E’ tra i primi 10 Paesi al mondo per terreni agricoli. L’Ucraina è la 2.nda maggiore potenza militare in Europa dopo la Russia e la NATO, strumento dei Rothschild, non vorrebbe niente di meglio che scacciare la Flotta russa del Mar Nero, da Sebastopoli, un simbolo della potenza navale russa fin dal 18.mo secolo. L’Ucraina ha vasti giacimenti di gas naturale, un’industria avanzata ed è un crocevia altamente strategico per gli oleodotti e gasdotti che collegano i giacimenti dei Quattro Cavalieri nel Mar Caspio ai consumatori europei. Nel 2009 una disputa tra Putin e Tymoshenko sulle forniture di gas trans-ucraine della Russia provò l’enorme picco dei prezzi del gas in Europa. Nell’ottobre 2013, il FMI incontrò i funzionari ucraini per discutere della presunta “crisi di bilancio” del Paese. Il braccio armato dei bankster chiese che l’Ucraina raddoppiasse i prezzi al consumo del gas e dell’energia elettrica, svalutasse la propria moneta, tagliasse i finanziamenti statali a scuole e anziani ed eliminasse il divieto di vendita dei suoi ricchi terreni agricoli agli stranieri. In cambio di ciò, l’Ucraina ebbe promessi 4 miseri miliardi di dollari. Janukovich disse al FMI di sparire e la Russia subito intervenne promettendo energia più economica e dichiarando che avrebbe comprato 15 miliardi di dollari in obbligazioni ucraine. Janukovich era ormai sulla lista nera dei bankster, e il resto è storia. La Russia ha risposto al colpo di Stato ucraino inviando truppe in Crimea per proteggere la popolazione russofona e la Flotta del Mar Nero. Fu qui che 160 anni fa Caterina la Grande lanciò la grande campagna per togliere la Crimea ai sultani ottomani. Durante la seconda guerra mondiale i tartari di Crimea collaborarono con Hitler nella breve occupazione della regione, prima che Stalin li sconfiggesse ed espellesse i separatisti tartari. Molti non fecero ritorno. In questo dramma, i media occidentali al servizio dei bankster cercavano di creare una qualche forma di “crisi umanitaria” che coinvolgesse i tartari, per aumentare i problemi in Crimea. Ma i russi hanno risposto rapidamente, così come i media alternativi. Non siamo ai bei vecchi tempi in cui i colpi dei bankster erano indiscussi e inosservati. Il popolo ucraino non sosterrà tali fascisti a lungo. Ha visto le vuote promesse avanzate dall’ultima “manifestazione” dei bankster, la rivoluzione arancione. Ne sa abbastanza della cosa. La demoniaca City di Londra dei bankster Illuminati può avere tempo e denaro illimitato. Ma le persone si svegliano. Lo spirito umano ha un potenziale illimitato. Siamo molto più vicini all’inizio di questa storia che alla fine.

Dean Henderson
4 marzo, 2014
aurorasito.wordpress.com/2014/03/05/gli-amici-fascisti-del-mossad-lucraina-cade-sotto-il-pugno-dei-b...
06/03/2014 03:05
 
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Putin:"La Russia non annetterà la Crimea". E intanto l'Europa fa l'ignava

Dopo aver mostrato al mondo cosa potrebbe succedere nel caso l'Occidente arrivi a minare gli interessi russi in Crimea (ma anche in tutta l'Ucraina), Putin continua a rispondere alle critiche e alle accuse senza che sia ancora stato sparato un colpo, mantenendo al contrario un clima teso che, almeno per il momento, sembra andare tutto a vantaggio dell'Orso russo. Il G7 boicotta il vertice che si dovrebbe tenere a Sochi a giugno? I leader mondiali che non vogliono parteciparvi "non hanno alcuni bisogno di recarvisi", è la secca ma placida risposta di Putin. Gli Stati Uniti promettono sanzioni e isolamento commerciale e militare? Il Cremlino si dice pronto a vendere tutte le sue riserve di dollari, mettendo sul mercato anche i titoli del Tesoro americano (sullo sfondo comincia a delinearsi per la Russia una ricaduta economica della crisi ucraina non indifferente, ma Mosca sembra davvero intenzionata a non fare un passo indietro). E nel frattempo Gazprom annulla gli sconti sul gas a Kiev: "c'era stato un prestito alla base di questo, che l'Ucraina non ha onorato, e non stanno pagando il gas che stanno usando ora. E se non pagano entro febbraio il debito salirà a due miliardi di dollari. È naturale che se non paghi e il tuo debito cresce si elimini il prezzo di favore, dal punto di vista commerciale ha perfettamente senso", è la lapidaria sentenza di Putin. Insomma, la Russia continua imperterrita a mostrare i muscoli all'Occidente e l'uomo del Cremlino, dopo giorni e giorni di assordante silenzio diplomatico, rompe gli indugi e dalle porte di Mosca, nella sua dacia, tiene una conferenza stampa - solo reporter di emittenti interne, i corrispondenti esteri non sono stati invitati - dove parla per la prima volta della crisi ucraina, scoppiata in seguito alla caduta di Viktor Yanukovych da presidente. Aspetto, quest'ultimo, che Putin non ha tardato a definire come un colpo di stato orchestrato nel dietro le quinte dagli "istruttori occidentali" di Euromaidan, "un'azione incostituzionale" con cui è stato destituito "l'unico presidente legittimo dell'Ucraina", cioè Yanukovych. Ma al di la di quando già sostenuto più o meno implicitamente da Mosca nei giorni scorsi, a partire dalle accuse all'Occidente di aver fomentato la folla di Kiev, Putin ha toccato anche il delicato nodo della Crimea, penisola ucraina dove da giorni e giorni le principali città, avamposti militari, aeroporti e altri punti strategici sono nella mani di uomini armati con divise, seppur prive di stemmi di riconoscimento, molto simili a quelle dell'esercito russo. "Non consideriamo la possibilità di annettere la Crimea alla Russia" ha detto perentorio il presidente, ribadendo che i militanti pro-Cremlino altro non sono che "forze di autodifesa locali molto ben addestrate e organizzate", nate e cresciute in seno a quella maggioranza di popolazione russofona che abita la penisola e che niente hanno a che fare con l'esercito russo. Per quanto riguarda le voci che alcune delle città della Crimea sfuggite al controllo di Kiev vorrebbero istituire dei referendum per chiedere direttamente alla cittadinanza di scegliere tra il nuovo governo ucraino e Mosca, Putin ha spiegato che "solo la popolazione che vive lì può determinare il proprio futuro" sostenendo che il Cremlino non farà niente per istigare o sostenere "questo passaggio". In estrema sintesi si potrebbe dire che Mosca abbia optato per una strategia molto simile a quella utilizzata all'alba della crisi siriana: ad agosto, in seguito all'attacco chimico nei sobborghi di Damasco, gli Stati Uniti smaniavano per un intervento armato, bloccati però sulla via della 'politica' dall'assoluto rifiuto della Russia a concedere a Washington di effettuare raid sulla testa di Bashar al-Assad. Oggi come allora, il Cremlino da di se un'immagine di assoluta calma e tranquillità - lasciando cuocere a fuoco lento gli 'avversari' -, facendo orecchie da mercante quando si parla di esercito russo in Crimea ma non escludendo che eventuali tentativi di repressione dei pro-russi da parte di Kiev costringano l'Orso a valicare i confini e, nello scenario peggiore, marciare anche oltre la Crimea per spingersi in centri fedeli a Mosca come, ad esempio, Odessa. Intanto, mentre la guerra fredda è ormai tutta tra un Occidente rappresentato solo dalla Casa Bianca e il Cremlino, il ruolo di ignavo è assolutamente dell'Europa. Al momento, al di la di sporadiche condanne e di speranze per una risoluzione pacifica, nessun leader si è spinto ai livelli di critica messi in campo dagli USA, probabilmente tenendo bene a mente quanto il Vecchio Continente sia assolutamente dipendente dal gas russo. Mercoledì i ministri degli Esteri europei si incontreranno a Bruxelles per tentare di trovare un fronte comune che riesca a sorridere, come difficilmente sarà, tanto alla Russia quanto agli States. Sanzioni di tipo economico, come quelle adottate da Washington, sono infatti del tutto impensabili per i Paesi membri dell'Ue.

Luca Lampugnani
04.03.2014
it.ibtimes.com/articles/63384/20140304/putin-conferenza-stampa-crimea-ucraina-russia-europa.htm#ixzz2...
06/03/2014 14:48
 
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Ucraina: chi ha compiuto il massacro di Maidan?

Una telefonata "rubata", una conversazione tra la responsabile della politica estera dell'Unione Europea e il suo collega estone, appena rientrato da Kiev dopo aver compiuto una missione esplorativa per conto dell'Europa, potrebbe riscrivere la storia della crisi ucraina. Catherine Ashton chiama Urmas Paet per chiedergli notizie e dettagli sul suo viaggio. Come potrete ascoltare, dopo essere stati messi in collegamento, i due parlano per una decina di minuti. In realtà, è soprattutto l'estone a farlo. Racconta le sue impressioni su quello che ha visto e sentito a Kiev. E svela una versione del massacro di Maidan contraria alla verità finora conosciuta. Secondo le informazioni che Urmas Paet ha raccolto la strage non è stata fatta dagli uomini del deposto presidente Viktor Yanukovich, non è stata ordinata da lui, ma è stata compiuta da cecchini agli ordini della nuova coalizione. Urmas Paet fa queste rivelazioni sulla base, dice alla Ashton, delle notizie avute da Olga Bogomolets, medico ucraino di fama internazionale, intellettuale e artista, una delle più attive nell'invitare gli studenti a partecipare alle manifestazioni a favore dell'Europa a Kiev. La Ashton la conosce. "Olga mi ha detto - spiega Paet - che tutte le prove mostrano che le vittime di piazza Maidan sono state uccise dagli stessi cecchini, e non da tiratori diversi e contrapposti. Sto parlando sia dei morti tra i poliziotti, sia di quelli tra i manifestanti. Uccisi dalle stesse armi. Le prove che ho personalmente vagliato sono inequivocabili. Non è stato Yanukovich a ordinare il massacro, è stato qualcuno della nuova coalizione. Olga mi ha mostrato delle foto. Mi ha fatto parlare con alcuni medici e ho visto le perizie medico legali. Sono stati uccisi dallo stesso tipo di pallottole, con le stesse angolazioni di fuoco, la stessa firma sui bossoli e le stesse striature sui proiettili».

www.youtube.com/watch?v=ZEgJ0oo3OA8

E' il 28 febbraio scorso. Il giorno in cui la crisi assume una dimensione internazionale. Le rivelazioni di Paet arrivano a metà della telefonata. "Quello che mi da più fastidio è che il nuovo governo non farà un'inchiesta sulla strage di Maidan" - aggiunge l'estone. La Ashton non fa una piega. Dice genericamente che forse sarebbe il caso di andare più a fondo rispetto a queste notizie. Ascolta, ma non commenta. Non chiede maggiori particolari, non mette in dubbio il racconto di Paet. Lo registra, ma mostra scarso interesse rispetto a quello che le viene detto. "Voglio parlarne anche con il ministro degli esteri del Canada, il mondo deve sapere" aggiunge Paet. la Ashton si limita ad annuire. Nei primi minuti della conversazione, Catherine Ashton aveva mostrato più attenzione. Il ministro estone aveva parlato delle preoccupazioni di una parte della società civile rispetto alla nuova coalizione, all'oscuro passato di alcuni dei personaggi che hanno preso il potere a Kiev. La sua relazione appare molto condizionata dalla versione che gli è stata data da Olga Bogomolets, fonte che - con tutta evidenza - Urmas Paet reputa molto credibile. "Lei non entrerà nel nuovo governo perché non si fida di certi persone..." - spiega l'estone al ministro degli esteri dall'Unione Europea. La versione ufficiale dice che questa telefonata è stata "rubata" dai servizi segreti dell'Ucraina. Paet si trova in Estonia, la Ashton in Australia. E 'Rt, un canale televisivo russo in lingua inglese a mandarla in onda per la prima volta, alla vigilia del vertice europeo che deve decidere quale sarà l'atteggiamento dell'Europa nei confronti della Russia. Come l'intercettazione sia arrivata lì, nessuno lo sa, ma è facile immaginarlo. Per Catherine Ashton potrebbe essere motivo di imbarazzo, di grande imbarazzo. Soprattutto se l'Europa dovesse scegliere la linea dura contro Mosca.

www.youtube.com/watch?v=eXp-SiMXbnU

Michele Zurleni
06-03-2014
news.panorama.it/esteri/ucraina-russia-crimea-telefonata-ash...
06/03/2014 21:02
 
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Washington non ha modo di far nulla per l’Ucraina



La prerogativa delle affermazioni nette è responsabilità del segretario di Stato USA. Quindi non sorprende che John Kerry abbia promesso pieno sostegno alle nuove autorità di Kiev e isolamento internazionale ed espulsione dal G8 del Cremlino. “Ci sono molti modi per risolvere tale problema. Mentre il presidente Obama esortava il presidente russo Vladimir Putin, è il momento d’impegnarsi direttamente con il governo dell’Ucraina. Può essere fatto. Siamo pronti a mediare, ad aiutare. Siamo pronti a fornire ampia assistenza economica. Vogliamo che il Congresso si unisca a noi nel fornire tale assistenza“, ha detto Kerry il 2 marzo. Tuttavia, la cosa non poteva che essere diversa. Le azioni di Mosca hanno spezzato il lungo e proficuo lavorio degli Stati Uniti nell’insediare un regime conforme in Ucraina. D’altro canto, la reazione di Barack Obama (cioè, questo aspetto dovrebbe essere riconosciuto determinante nella strategia estera degli Stati Uniti) s’è rivelata sorprendentemente lenta. Obama ha avvertito la Russia che “ci sarà un costo” per l’intervento militare in Ucraina. Ma gli Stati Uniti hanno poche opzioni con cui imporre tale costo, e la storia recente ha dimostrato che quando ritiene i suoi interessi in gioco, la Russia è disposta a pagarne il prezzo. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama non ha parlato molto dalla Casa Bianca, il 28 febbraio, ma il suo messaggio era chiaro: la Russia non deve usare la forza militare per cambiare il destino dell’Ucraina. “Gli Stati Uniti sono con la comunità internazionale affermando che ci sarà un prezzo per qualsiasi intervento militare in Ucraina”, ha detto Obama.

Il presidente ha fatto i suoi commenti mentre gli eventi si svolgevano rapidamente in Ucraina, con truppe che dalla Russia si sarebbero dirette in Crimea, nel meridione dell’Ucraina favorevole a legami stretti con la vicina Russia. Altre regioni dell’Ucraina e i nuovi capi di governo vogliono allinearsi con l’Europa. “Ora siamo profondamente preoccupati dalle notizie su movimenti militari della Federazione Russa in Ucraina“, ha detto Obama. “La Russia ha un rapporto storico con l’Ucraina, anche legami culturali ed economici, e una struttura militare in Crimea, ma qualsiasi violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina sarebbe profondamente destabilizzante, e non nell’interesse di Ucraina, Russia o Europa.” Ha detto che l’Ucraina deve essere autonoma. Inoltre, Obama ha ammesso di aver discusso la situazione con Vladimir Putin, e che in futuro continueranno i contatti diretti su questo tema. Analizzando il discorso di Obama, i media internazionali sono completamente unanimi. L’editorialista e collaboratore di Fox News Charles Krauthammer ha detto ai telespettatori, il 28 febbraio su “Relazione speciale di Bret Baier“, che la dichiarazione di Obama sugli ultimi sviluppi in Ucraina mostra “debolezza” e implica che “non abbiamo davvero intenzione di fare nulla” nei tumulti politici in Ucraina. Krauthammer, tuttavia, ha detto che la dichiarazione del presidente non ha vigore. “Gli ucraini, e penso tutti, sono scioccati dalla debolezza della dichiarazione di Obama“, ha detto. “Ciò che dice è che non abbiamo realmente intenzione di fare nulla.” Krauthammer ha detto che la Russia deve interpretare le osservazioni di Obama quali suo autocompiacimento. “Ha detto che ogni violazione del territorio ucraino è destabilizzante e che non è nell’interesse della Russia. Istruisce Putin su ciò che è nell’interesse della Russia?“, s’è detto Krauthammer. “Vi posso assicurare, Putin ha calcolato i propri interessi ed ha calcolato il distacco della Crimea dall’Ucraina che la rende, in sostanza, una colonia della Russia, ed è nell’interesse della Russia, perché sa che non ha nulla da temere dall’occidente, perché non c’è nessuno a guidarlo. Era guidato dagli Stati Uniti.” La rivoluzione islamista in Egitto, la posizione vile in Libia, quando il presidente Nicolas Sarkozy dovette assumersi la responsabilità dell’operazione militare. Infine, Obama è stato “sconfitto” da Putin sulla questione siriana. Parlando su Fox News, il commentatore conservatore Charles Krauthammer ha detto che “tutti sono scioccati dalla debolezza della dichiarazione di Obama. Trovo sbalorditivo che in realtà abbia detto che non facciamo niente...” “Putin agisce, e Obama dichiara solennemente“, titola la una nota del redattore della rivista conservatrice Weekly Standard, William Kristol. L’autore osserva che il presidente USA non ha specificato quali conseguenze attendono Mosca per l’intervento, e non ha nemmeno detto che gli USA guideranno la comunità internazionale per far pagare il minacciato “prezzo alto” al Cremlino.

Obama ha detto che “dichiara solennemente” insieme ad altri Paesi che la Russia pagherà questo prezzo. “Ho il sospetto che il Presidente Putin non sia particolarmente preoccupato dalle proteste della comunità internazionale su eventuali conseguenze future, scrive Kristol. Ha visto che Bashar Assad ha ignorato dichiarazioni simili ed è sopravvissuto. Come Assad, Putin capisce l’azione, non una dichiarazione solenne“. Non solo i conservatori, ma anche i liberali pretendono grande determinazione da Obama. The Washington Post dice:“Il presidente non ha fatto menzione di altre conseguenze oltre alla “condanna” internazionale e non specificati “costi”, e il presidente russo Vladimir Putin difficilmente ne sarà scoraggiato… L’occidente ha risposto con telefonate. Il Cremlino ha detto che Putin ha parlato con il primo ministro britannico David Cameron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, e il segretario di Stato John F. Kerry ha chiamato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Lavrov s’è lamentato che la Russia non viola il suo impegno all’integrità territoriale dell’Ucraina e Kerry non l’ha contraddetto“. L’occupazione russa della Crimea sfida Obama come in nessun’altra crisi internazionale, e al suo cuore, l’avvertimento sembra porre la stessa domanda: Obama è abbastanza duro da affrontare l’ex colonnello del KGB al Cremlino? Non è un compito facile. È una crisi molto diversa dalle altre affrontate da Obama. I limiti della sua influenza sono stati ricacciati indietro nelle ultime settimane, con la Siria che continua la guerra contro i ribelli e l’Afghanistan che si rifiuta di firmare l’accordo che consenta alle residue forze statunitensi di restare. Ora la crisi in Crimea presenta per Obama una minaccia essenziale che ricorda quella che affrontarono i suoi predecessori per quattro decenni, la lotta geopolitica nel cuore dell’Europa. In primo luogo, il governo filo-russo a Kiev, ora deposto, ha sfidato i suoi avvertimenti a non sparare sui manifestanti, e ora Putin ignora i suoi avvertimenti di starsene fuori dall’Ucraina. Le opzioni sul tavolo sono la sospensione della Russia dal G8, boicottaggio del vertice del G8 di giugno a Sochi, e l’imposizione di sanzioni che avrebbero per bersaglio gli oligarchi russi e le loro società, ma Putin sa già tutto questo, nota il Telegraph. In termini numerici, semplicemente non c’è peso, la Russia rappresenta meno del due per cento del commercio degli Stati Uniti, e l’Europa dipende ancora fortemente dal gas russo. Putin inoltre ricorda che simili minacce furono fatte nel 2008 dall’amministrazione di George W. Bush, dopo che i russi entrarono in una guerra con la Georgia, ma subito dopo l’insediamento di Obama nel 2009, gli USA ancora una volta avviarono il “reset”. Ma dato il suo ultra-realismo in politica estera, Obama sarà stato consapevole delle sue limitate possibilità più di chiunque altro. I critici ancora una volta si chiedono perché Obama rischia di ripetere l’errore sulla Siria, facendo minacce chiaramente vane.

“Né gli USA né la NATO possono fermarlo. Hanno dimostrato di non farlo in Georgia, perché nessuno vuole una guerra nucleare con la Russia, ed è giusto sia così. Così, mentre Washington e Bruxelles fanno la voce grossa su linee, sovranità e diplomazia, la Russia farà quello che deve fare e non c’è cosa che possiamo fare al riguardo“, scrive la giornalista e blogger Julia Ioffe nel suo articolo sul liberal New Republic. James F. Jeffrey, ex-viceconsigliere per la sicurezza nazionale di Bush nell’agosto del 2008, fu il primo ad informarlo che le truppe russe si muovevano in Georgia in risposta a ciò che il Cremlino chiamò aggressione georgiana contro l’Ossezia del sud. Com’è accaduto, lo scontro ebbe luogo durante le olimpiadi; Bush e Putin erano entrambi a Pechino. Jeffrey, ora presso l’Istituto di Washington per la Politica del Vicino Oriente, ha detto che Obama dovrebbe ora rispondere in modo assertivo, suggerendo che la NATO schieri forze al confine polacco-ucraino per tracciare una linea. “Non c’è niente che possiamo fare per salvare l’Ucraina, a questo punto“, ha detto. “Tutto quello che possiamo fare è salvare l’alleanza“. Tuttavia, tutte queste discussioni non riguardano la questione sul modo con cui “salvare l’Ucraina”. La questione andrebbe posta così: gli Stati Uniti devono rischiare la reputazione sostenendo i burattini che hanno preso il potere con un golpe, o in questo Paese dovrebbero farsi da parte. In questo caso la Russia potrebbe completare la missione di pace nelle immediate vicinanze dei suoi confini? Più della metà dei politici e giornalisti stranieri è consapevole della vera natura del conflitto, incolpandone direttamente il mondo occidentale. “Piuttosto che riconoscere che la guerra fredda era finita, l’abbiamo riattivata senza nessuna buona ragione, incoraggiando i vicini della Russia ad aderire all’UE o alla NATO, come se l’URSS esistesse ancora. Negli ultimi mesi, l’Unione europea e gli Stati Uniti erano disposti a ferire, ma avevano paura di colpire, cercando aggressivamente di staccare l’Ucraina dalla Russia e trarla nell’orbita dell’UE, ben sapendo che questo avrebbe fatto infuriare Mosca“, dice il Daily Mail.

Sulla scia della rivoluzione arancione, che impedì a Janukovich di andare al potere dopo le elezioni truccate del 2004, secondo una delle più rispettate fonti online statunitense, Bloomberg, le forze filo-russe “con il finanziamento e la direzione di Mosca“, hanno intrapreso un pluriennale sforzo per attizzare le tensioni comunali in Crimea e “impedire all’Ucraina di volgersi a occidente verso istituzioni come NATO e UE“, secondo un altro cablo trapelato del dipartimento di Stato degli Stati Uniti. E’ più che probabile che non solo la debolezza renda Obama molto attento nelle sue dichiarazioni. Forse, valutando gli argomenti ucraini e russi, la Casa Bianca ha fatto la scelta giusta. L’Ucraina potrebbe rischiare i rapporti con Mosca, ma per cosa? Le nuove autorità separatiste in una settimana hanno precipitato il Paese nell’anarchia, commettendo violenze e operazioni di pulizia. Hanno compiuto una serie di provocazioni avviando un processo di segregazione culturale e linguistica nell’Ucraina orientale e meridionale. Ragionevolmente, tra l’altro USA, UE e FMI ritardano il problema della sistemazione con Kiev dei prestiti a lungo promessi… Sembra che Barack Obama questa volta abbia deciso di agire senza emozione e secondo le regole della vera politica. Dopo tutto, la Russia è profondamente integrata nei programmi politici ed economici internazionale. Inoltre, Washington è alla mercé del Cremlino su una serie di questioni. La liquidazione delle armi chimiche siriane, l’evacuazione delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, il programma nucleare iraniano, ecc. Ecco perché Washington alla fine sarà costretta a riconoscere legittima l’azione per la prevenzione dei conflitti in Crimea effettuata dalla presenza delle forze armate russe. Dettagli sottili sono la prova indiretta che gli statunitensi hanno scelto questo scenario. Per esempio, un funzionario della Casa Bianca ha contattato alcuni giornalisti per dirgli che la squadra del presidente Obama li avrebbe incontrati il 1 marzo per discutere della situazione in Ucraina. Sembra che il presidente Obama non vi abbia partecipato. Pochi giorni prima del deterioramento delle relazioni con la Russia, gli Stati Uniti hanno ritirato il loro ambasciatore dalla Russia per una sostituzione programmata. Di conseguenza, ora Washington ha il pretesto per non applicare una forma estrema di pressione diplomatica, ritirando il cosiddetto ambasciatore per consultazioni. E’ una coincidenza?

Fonte: en.fbii.org/analytics/1427.html

5 marzo 2014
aurorasito.wordpress.com/2014/03/06/washington-non-ha-modo-di-agire-per-l...

(Nota: Che Obama sia riuscito a trovare una strategia per fregare i Neocon anche in Ucraina?)
08/03/2014 02:01
 
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Mosca inverte i ruoli a Kiev



La Russia non ha reagito agli eventi ucraini nel corso delle Olimpiadi invernali di Soči. [1] La sua stampa continuava a fare i suoi titoli sulle gesta dei suoi atleti intanto che si combatteva a Kiev e in molti capoluoghi di provincia. Il Cremlino ha ritenuto in effetti che in qualsiasi momento i nemici della Russia potevano ancora trasformare la sua festa sportiva in un bagno di sangue. Come previsto, il potere aveva già cambiato mani a Kiev al momento in cui si chiudevano i Giochi. Gli Occidentali, in gran parte disinformati, hanno avuto l’impressione di una rivoluzione pro-europea. Tuttavia, la divulgazione di una conversazione telefonica tra l’assistente segretario di Stato americano, Victoria Nuland, e il suo ambasciatore, Geoffrey R. Pyatt, non lascia dubbi sulla trama statunitense [2]. A colpi di false immagini, è stato fatto loro passare un governo di delinquenti e prevaricatori [3] per una banda di torturatori russofili [4]. Come in tutte le “rivoluzioni colorate”, misteriosi cecchini hanno sparato dai tetti sia sulla folla sia sulla polizia, e il governo ne è stato ritenuto responsabile. Nella confusione, gli Occidentali hanno avuto l’impressione che «il popolo» si fosse impadronito dei palazzi nazionali. In realtà, mentre gli attivisti, in gran parte nazisti, combattevano in piazza Maidan in diretta televisiva internazionale, dei politici sequestravano in tutta discrezione i palazzi nazionali in un’altra parte della città. Da questo punto di vista, gli europei possono essere rassicurati: non sono i nazisti ad aver preso il potere. I nazisti ucraini non hanno nulla a che fare con l’estrema destra europea occidentale, di solito apertamente sionista (tranne il Fronte Nazionale francese). Sono stati incorporati durante la Guerra Fredda nelle reti stay-behind della NATO per sabotare l’economia sovietica, e poi sono stati mantenuti dalla Polonia [5] e dalla Lituania. Durante i tre mesi di manifestazioni, sono stati raggiunti da islamisti tatàri provenienti soprattutto dalla Siria, dove praticavano il jihad [6]. I Tatàri, gli abitanti storici della Crimea, che furono dispersi da Stalin per aver sostenuto i nazisti durante la seconda guerra mondiale, sono ora diffusi principalmente in Ucraina e in Turchia. A piazza Maidan sono stati capaci di mostrare il loro know-how acquisito in Siria: hanno accecato i poliziotti e li hanno mutilati [7]. La rivoluzione in piazza Maidan camuffa un colpo di stato estremamente classico [8]. In presenza di “diplomatici” americani, la Rada ha violato la Costituzione, che ha abrogato senza referendum.

Ha destituito, senza discussione né processo, il presidente in carica, e ha conferito i poteri legislativi ed esecutivi a Oleksandr Turchinov, l’ex capo dei servizi segreti. Il nuovo dittatore ha nominato Primo Ministro Arseniy Yatsenyuk, che corrisponde – o miracolo! – agli auspici espressi in anticipo da Victoria Nuland. Il nuovo primo ministro ha costituito un esecutivo che è poi andato a presentare al cospetto dei manifestanti di piazza Maidan. Questi, ora assai più numerosi e la cui componente nazista ornai non supera un terzo, hanno fischiato diversi di loro, in quanto ebrei. In Crimea, dove la maggioranza della popolazione è russa e dove staziona la marina russa, il Parlamento regionale, preso anch’esso da “rivoluzionario fervore”, ha rovesciato il governo locale (fedele a Kiev) e ne ha nominato uno suo (filo-russo). Contemporaneamente, dei militari in uniforme, ma senza bandiera né insegne, hanno preso gli edifici governativi e l’aeroporto, impedendo al nuovo governo di Kiev di inviare le sue forze. A Kiev, la Rada ha denunciato un’interferenza russa e ha fatto appello al rispetto del Memorandum di Budapest. Nel 1994, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Russia hanno firmato un accordo sul congelamento dell’Ucraina in cambio della sua rinuncia all’arma nucleare [9]. Ma per Mosca, il Memorandum non è più applicabile perché è stato violato da Washington e Londra dopo la “rivoluzione arancione” del 2004 [10], e a maggior ragione dopo il colpo di Stato della scorsa settimana. Cosa succederà adesso? Il 25 maggio, Bruxelles organizza le elezioni al Parlamento europeo, Kiev organizza le elezioni presidenziali, intanto che la Crimea avrà tenuto un referendum di autodeterminazione. Una volta che la Crimea sarà indipendente, potrà sempre scegliere di ricollegarsi alla Russia, della quale faceva parte fino al 1954. L’Unione europea dovrà, a sua volta, rispondere alle speranze che ha suscitato, e quindi pagare, con chissà quali soldi, parte dei 35 miliardi dollari del debito ucraino. I nazisti di piazza Maidan non torneranno alla clandestinità, ma rivendicheranno la loro quota di governo.

Ma la storia non sarà conclusa finché rimarranno per il Cremlino i problemi della parte orientale dell’Ucraina (che ospita una popolazione russa e un’industria della difesa) e della Transnistria (l’ex Bessarabia, che era un tempo il centro di ricerca per i missili sovietici). Questo piccolo paese, di popolazione russa, che non compare su nessuna mappa, perché non ha un seggio all’Onu, ha preso la sua indipendenza in occasione della dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma è considerata come facente parte della Moldavia. Ha resistito valorosamente in una guerra che le avevano mosso la Moldavia, l’aviazione rumena e i consiglieri della NATO nel 1992. [11] È riuscita da allora a conservare un modello sociale sovietico, pur adottando istituzioni democratiche. La sicurezza è garantita da una “forza di pace” russa [12]. Almeno una ventina di chilometri quadrati ucraini potrebbero sollevarsi e unirsi alla Transnistria per offrirle una via d’uscita sul Mar Nero, ma l’Ucraina sarebbe tagliata fuori dalla sua appendice occidentale. Nella migliore delle ipotesi, il collegare la Crimea alla Transnistria implicherebbe prendere centinaia di chilometri di costa tra cui la città di Odessa. I disordini continueranno pertanto in Ucraina, ma spetterà agli incendiari incendiati — gli Stati Uniti e l’ Unione europea — dover sopportarne il peso. Oltre al fardello finanziario, come faranno a gestire i loro alleati vittoriosi nazisti e jihadisti? La dimostrazione di forza di Washington sta per convertirsi in un fiasco. [13]

Fonti

[1] www.voltairenet.org/article182066.html
[2] www.voltairenet.org/article182063.html
[3] www.voltairenet.org/article177714.html
[4] www.voltairenet.org/article182068.html
[5] www.voltairenet.org/article182397.html
[6] www.voltairenet.org/article181444.html
[7] www.youtube.com/watch?v=RI0nUu_7jpc
[8] www.voltairenet.org/article182322.html
[9] www.voltairenet.org/article182373.html
[10] www.voltairenet.org/article15391.html e www.voltairenet.org/article15658.html
[11] www.voltairenet.org/article150085.html
[12] www.voltairenet.org/article149849.html
[13] www.voltairenet.org/article182312.html

Thierry Meyssan
7 marzo 2014
www.voltairenet.org/article182431.html
14/03/2014 02:52
 
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Ecco come la Russia ha intrappolato l’occidente e recuperato la Crimea senza sparare un solo colpo

Cosa ci viene insegnato nelle scuole di strategia militare? Accomodatevi, vi porterò in viaggio sui banchi di una scuola di strategia militare. Studieremo la crisi ucraina dal libro di strategia militare ampiamente utilizzato nell’addestramento dei militari russi e cinesi. Ma anche in alcune scuole del business. Questo libro è “l’arte della guerra” del pensatore e stratega militare cinese Sun Tzu (544-496 aC). L’idea centrale della strategia militare di Sun Tzu è utilizzare l’inganno per indurre il nemico a deporre le armi e arrendersi ancor prima di cominciare a combattere. In altre parole, per Sun Tzu il miglior stratega militare vince la guerra senza dover combattere, semplicemente usando trucchi, bluff, false informazioni diffuse in tempo per confondere il nemico, infondendo false speranze al nemico all’inizio delle ostilità, prima di disilluderlo completamente alla fine. Ora analizziamo il caso della crisi ucraina, come si fa nelle scuole militari. Useremo le 10 principali strategie raccomandate da Sun Tzu per vincere una guerra senza combattere, per sapere chi in Ucraina ha le migliori possibilità di vincere il braccio di ferro tra Stati Uniti d’America e Russia.

1 - “Quando si può, fingere incapacità. Quando si agisce, fingere inattività. Quando si è vicini, fingere distanza. Quando si è lontani, fingere prossimità”
Quando s’identificano i piani del nemico da combattere, bisogna dare sempre l’impressione di agire contrariamente all’atteggiamento bellicoso atteso in tali circostanze. Quindi è necessario sapersi rendere invisibili nella controffensiva, cioè mentire e soprattutto non dare al nemico alcuna possibilità d’individuare le vere reazioni al suo intento bellicoso, è necessario fingere costantemente di non sapere. In questo caso, l’obiettivo degli occidentali è l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea, raggiungendo l’obiettivo dell’adesione pura e semplice dell’Ucraina all’UE. Ma ancora più importante, fare aderire l’Ucraina alla NATO escludendo completamente la Russia e quindi non rinnovare il contratto di affitto della base navale di Sebastopoli, in Crimea, alla marina russa; cioè privare la Russia della possibilità di un intervento rapido nel Mediterraneo, in caso di guerra con la NATO, come le recenti operazioni d’intimidazione nei porti siriani, quando il presidente Hollande voleva bombardare il Paese e quando, caduto il presidente egiziano Mursi, gli Stati Uniti minacciarono di sanzionare i rifornimenti ai militari egiziani. Il Presidente Janukovich, l’uomo di Mosca che finse di non capire le conseguenze negative degli accordi di associazione, si fermò all’ultimo minuto. Ed è a questo punto che gli occidentali entrarono in gioco, inventando la rivoluzione popolare. Secondo la TV Euronews, nell’intercettazione tra il ministro degli Esteri estone Urmas Paet e Catherine Ashton, capo della diplomazia europea, gli 88 morti di piazza Indipendenza non sono opera del Presidente Janukovich, ma dei paramilitari dell’opposizione sponsorizzati dalla coalizione del governo attuale a Kiev, per assestare un colpo fatale alla presidenza ostile all’Unione Europea e alla NATO. Ma come ne siamo sicuri? Ecco cosa dice Euronews: “Uno o più cecchini che spararono sui manifestanti di Euromaïdan, stavano nella Banca d’Ucraina, dove gli investigatori di Kiev hanno scoperto i bossoli dei proiettili trovati nei corpi delle vittime. Sono gli stessi proiettili utilizzati per attaccare le forze della polizia antisommossa e gli oppositori“. In totale 88 morti. Prima di tutto, la Russia sapeva tutto quello che succedeva ma si finse invisibile, impercettibile, assente. E così rimase. Ciò che interessava era prendersi l’intera penisola di Crimea, senza combattere. Come? Gli occidentali l’aiutano giocando una partita a scacchi senza mai considerare le pedine che l’avversario avanza in segreto. E questa è la seconda strategia di Sun Tzu che ci porterà maggiori chiarimenti sul comportamento del presidente russo Putin in questa crisi.

2 - “Un esercito è vittorioso ancor prima della battaglia. Un esercito sconfitto si lancia per primo in battaglia e poi cerca la vittoria“
Secondo questo principio, Sun Tzu dice che in guerra si attacca solo quando si è certi di vincere. In caso contrario, si deve aspettare il momento per ribaltare la situazione a proprio vantaggio. Su piazza Maidan a Kiev, capitale dell’Ucraina, sfilarono durante la rivolta molti politici occidentali, come il senatore statunitense McCain, il 15 dicembre 2013, per sostenere e incoraggiare la folla inferocita, una rabbia ben tenuta e guidata. Il 19 febbraio, i nostri cosiddetti manifestanti pacifici assaltarono la polizia. Alla fine degli scontri vi furono 26 morti, tra cui nove poliziotti. Questo è ciò che il presidente Obama disse, dal Messico che visitava: “Voglio essere molto chiaro, osserviamo attentamente gli sviluppi in Ucraina nei prossimi giorni e ci aspettiamo che il governo ucraino si moderi, non faccia ricorso alla violenza contro manifestanti pacifici“. Più tardi, sul volo di ritorno dal Messico secondo un dispaccio AP, fu la volta di Ben Rhodes, consigliere speciale del presidente Obama, che in un briefing sull’Air Force One disse: “Siamo contrari alla violenza, da qualunque parte provenga, ma il governo deve rimuovere la polizia antisommossa, dichiarare una tregua e avviare colloqui seri con l’opposizione (…) E’ ovvio che gli ucraini credano che il loro governo non risponda alle loro legittime aspirazioni in questo momento“. Queste tre figure statunitensi erano quindi già cadute nella trappola del Presidente Putin: chiaramente presero posizione. Attraverso le loro azioni e parole, senza rendersene conto, firmarono la paternità delle dimostrazioni a piazza Indipendenza di Kiev. Questa firma sarà poi utilizzata dalla Russia per screditare gli interlocutori occidentali negli eventi apparentemente del tutto inaspettati per entrambe le parti, ma in che misura? Vedremo la prossima strategia enfatizzare il risultato finale ricercato tra molteplici vittorie di Pirro.

3 - “Per il buon stratega, la chiave è nella vittoria, non in prolungate operazioni“
Ciò significa che per un buon stratega militare, ciò che conta sono gli elementi nella loro totalità, il risultato finale di tutte le operazioni e non le sporadiche piccole vittorie di ogni giorno. Iniziando dagli obiettivi dei contendenti, in sostanza l’occidente vuole l’adesione dell’Ucraina alla NATO, privando la Russia del suo accesso al Mediterraneo. Mentre la Russia vuole semplicemente annettersi la Crimea data tale eventualità. La Crimea è infatti l’unico accesso della Russia ai mari caldi. Altrove nel nord, ci sono i mari freddi e se l’occidente iniziasse una guerra contro la Russia in inverno, tutte le navi resterebbero bloccate nelle acque ghiacciate del Mar Baltico o del Mare del Nord. Sarebbe sconfitta ancor prima di combattere. Nelle operazioni che a Kiev hanno portato al rovesciamento del presidente, è l’occidente che sembra avere le migliori carte in mano, in quanto detta il ritmo degli eventi scegliendo i nuovi capi, riconosciuti alla velocità della luce. Anche se ha solo rovesciato un presidente democraticamente eletto dal popolo, la democrazia è la grande bugia che vive a spese di coloro che ci credono. Soprattutto dato che le elezioni erano state programmate entro un anno. E ai negoziati, il Presidente Janukovich aveva accettato di anticiparle. Ma non bastava all’occidente, che lo rovesciò appena 24 ore dopo la firma dell’accordo con l’opposizione. Qui è l’occidente che avvia operazioni prolungate. Mosca tace. Il Presidente Putin è bloccato a Sochi per le Olimpiadi Invernali. Questa è la sequenza degli eventi che farà capire che questo silenzio era ben calcolato. A quanto pare, ciò che l’interessa è la vittoria finale e non le operazioni intermedie.

4 - “Colui che spinge il nemico a muoversi, facendogli balenare l’occasione, s’assicura la superiorità“
Per Sun Tzu, bisogna sempre spingere il nemico a una maggiore mobilità, al fine di indirizzarlo laddove si desidera, per finirlo. Il 6 febbraio 2014, l’assistente del segretario di Stato USA Victoria Nuland arrivava a Kiev e incontrava i tre principali capi ucraini Oleg Tjagnibok, Vitali Klishko e Arsenij Jatsenjuk, divenuto poi primo ministro. Il giorno dopo, in un’intervista a Kommersant Ukraina, il consigliere speciale del Presidente Putin, Sergej Glazev dice: “Per quanto ne sappiamo, Victoria Nuland ha minacciato gli oligarchi ucraini di metterli nella lista nera degli Stati Uniti se il Presidente Janukovich non cedeva il potere all’opposizione. Questo non ha nulla a che fare con il diritto internazionale. (…) Sembra che gli Stati Uniti abbiano eseguito un colpo di Stato. (…) Gli statunitensi spendono 20 milioni dollari alla settimana per finanziare l’opposizione e i ribelli, comprese le armi“. Commentando la visita del senatore McCain a piazza Indipendenza, il 15 dicembre 2013, Aleksej Pushkov del Parlamento russo (Duma) dice al quotidiano ucraino Kievskij Telegraf: “I rappresentanti di Unione europea e Stati Uniti sono direttamente coinvolti nel rivolgimento politico dell’Ucraina. (…) Vogliono istituire un nuovo regime coloniale?” Abbiamo già visto qui che la Russia sfrutta una deviazione perfetta. Dopo aver spinto l’occidente a muoversi, compiendo diversi viaggi a Kiev, mentre Mosca non si muove di un millimetro, costringe gli statunitensi a scegliere una priorità: il cambio di potere a Kiev. E’ in questa trappola che i russi lo portano e schiacciandovelo a lungo, mentre preparano in libertà e segretezza l’invasione della Crimea.

5 - “Il buon stratega è così sottile da non avere forma visibile. Il buon stratega è talmente discreto da essere impercettibile. Così diventa padrone del destino del nemico”
Il buon stratega deve essere sfuggente al nemico. Deve comunicare il meno possibile e controllare le informazioni. E quando comunica trasmettere al nemico informazioni inutili o false. In Crimea, su cui Putin ha svolto l’unica conferenza stampa, il 5 marzo, ammessa solo ai giornalisti russi, giura sulla testa del bisnonno di non avere truppe in Crimea. Non avendo insegne militari sulle divise, sono davvero forze di autodifesa locali. Per l’occidente è una bugia. Ma a ben guardare, il Presidente Putin ha appena cominciato a cuocerlo nel suo brodo. Fornendo informazioni vitali incomprensibili per gli strateghi occidentali. Infatti, quando nega che vi sono militari russi, quindi stranieri in Crimea, invece proprio in quel momento dice ufficialmente che in Crimea sono già presenti forze russe, che non possono essere considerate d’invasione, ma una forza già nel suo Paese, nella sua repubblica, quindi una forza di autodifesa locale. Questo messaggio subliminale non è purtroppo stato adeguatamente analizzato e compreso dagli “strateghi” occidentali, che invece di un’immediata attenzione sulla Crimea, continuano come al solito a fare numero parlando di escalation della tensione da parte russa, mentre questa mostra di esser già passata alla seconda metà dello scontro a cui era stata invitata la Russia. A Parigi, hanno trasformato la conferenza dedicata al Libano nella conferenza delle sanzioni contro la Russia, se non sarà abbastanza gentile da ritirare i suoi militari dalla Crimea. Il giorno dopo a Roma, trasformano la conferenza sul caos lasciato dalla NATO in Libia, in un dibattito per spiegare ai cittadini europei che l’Europa conta ancora qualcosa. Hanno continuato ad organizzare convegni inutili, viaggiando tra le capitali europee e Kiev, mentre il centro di gravità della crisi si sposta da Kiev alla Crimea. Anche uno speciale mini-vertice sull’Ucraina fu organizzato a Bruxelles il 6 marzo e durante tale incontro, il Presidente Putin inviò ai partecipanti un piccolo regalo, un dispaccio lanciato a Bruxelles alle 12 che afferma che il Parlamento della Crimea ha votato all’unanimità l’annessione della Crimea alla Russia e che il referendum per convalidare questa scelta, viene organizzato in soli 10 giorni.

6 - “Vincere un centinaio di vittorie in cento battaglie non è abilità. Ma lo è vincere senza combattere. Un buon stratega non è violento, non umilia l’avversario, lo porta a riconoscere la propria inferiorità. Così non ha bisogno di combattere”

In Crimea, le forze speciali russe sono arrivate con un uniformi senza distintivi circondando le basi militari ucraine, ma senza costringere ad abbandonarle. Il problema è che gli occupanti di queste basi non possono più essere liberi di entrare e uscire. Era quindi necessario scegliere: o attendere stoicamente che gli eventi a Kiev facciano il miracolo di sloggiare i russi, o arrendersi. Molti hanno preferito mollare senza nemmeno provare a difendersi. In ogni caso, non sono stati attaccati. Allo stesso tempo, anche prima del referendum, presso l’aeroporto di Sebastopoli la pressione psicologica aumentava: tutti i voli per Kiev, secondo il voto del parlamento di Crimea, divennero voli internazionali. La valuta ucraina gradualmente esce di circolazione sostituita dal rublo russo. È la prima volta nella storia che si assiste alla netta applicazione delle teorie di Sun Tzu: vincere senza combattere. Gli Stati Uniti non hanno visto che fumo.

7 - “Una volta, i guerrieri abili diventano invincibili ed aspettano il momento in cui il nemico è vulnerabile. L’invincibilità si trova in se stessi. La vulnerabilità nel nemico”
Un vero stratega gioca sui tempi per vincere tutte le battaglie. Raddoppia i trucchi per non essere colpito da minacce o azioni del nemico belligerante. Così, in primo luogo diventa invincibile, ma non è sufficiente. Deve poi vincere. Per questo un buon stratega deve sapere attendere fin quando i nemici diventano deboli ed intervenire per dargli il colpo di grazia. Una volta garantitasi l’annessione della Crimea, la Russia sa che tale operazione indebolirà drasticamente gli occidentali nelle operazioni successive. Ma mentre questi credono erroneamente che il Presidente Putin si fermerà alla Crimea, si sbagliano. Sa che ha grandemente destabilizzato gli avversari incapaci di iniziative innovative. Il presidente Obama ha annunciato una serie di sanzioni sui visti. Si ha l’impressione che si tratti di un brutto scherzo. Nel 1994, costrinsero l’Ucraina a sbarazzarsi delle armi nucleari promettendogli che se veniva attaccata, l’avrebbero aiutata. Ed ora che il suo territorio viene smembrato, minacciano di non dare dei visti? Scherzano? In realtà, il presidente Obama non può fare molto. In questo momento è il Presidente russo l’unico padrone del gioco con tutte le carte giuste. Fa ciò che vuole, quando vuole e come vuole. Il peggio è che l’atteggiamento occidentale ne tradisce l’incapacità totale. In primo luogo, perché non ha i soldi per una guerra contro una potenza come la Russia, ma anche perché eventuali sanzioni economiche gli si rivolterebbero contro immediatamente. Ad esempio, secondo il quotidiano economico francese Challenges del 7 marzo 2014, alla sola minaccia del presidente Obama di congelare i beni russi, la Banca Centrale della Russia ha spostato in un solo giorno, il 6 marzo, un gigantesco importo da decine di miliardi di dollari dai conti bancari negli Stati Uniti a quelli in Russia e nei paradisi fiscali. Tali operazioni, se continuano a medio termine, possono causare un vero terremoto finanziario e bancario negli Stati Uniti. Questa è la classica storia del calunniatore. Inoltre il 7 marzo 2014, l’agenzia Bloomberg fornisce ulteriori analisi e previsioni. Secondo essa il 1 settembre 2013 la Russia aveva nelle banche di 44 Paesi 160 miliardi di dollari, mentre alla stessa data, 24 Paesi avevano depositato nelle banche russe 242 miliardi di dollari. I Paesi occidentali possono congelare 160 miliardi dollari russi. E la Russia può congelare 242 miliardi di dollari occidentali. Secondo Bloomberg, dopo Washington, chi ha più da perdere sarebbe la Francia, le cui banche hanno investito 50 miliardi di dollari in Russia, seguita dagli Stati Uniti le cui banche hanno investito 35 miliardi dollari nel Paese più grande del mondo, la Russia, con i suoi 17 milioni di kmq. Il peggio è detto dal consigliere del presidente russo Sergej Glazev, secondo la stessa agenzia Bloomberg: “Con le sanzioni degli Stati Uniti, la Russia sarebbe costretta ad abbandonare il dollaro per altre valute, creando un proprio sistema di pagamenti. (…) Se gli Stati Uniti congelano i beni di aziende di Stato ef investitori privati russi, Mosca consiglierà a tutti di vendere i titoli del Tesoro USA. Inoltre, le sanzioni, se imposte, porteranno la Russia a rinunciare al rimborso dei prestiti delle banche degli Stati Uniti“. Amen. La Russia è invincibile ed ha persino individuato il punto debole del nemico. Possiamo quindi scommettere che dopo la Crimea, per prima cosa annetterà gli ex-territori georgiani dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, prima di incamerare le regioni russo-ucraine che hanno votato per il Presidente Janukovich nelle ultime elezioni presidenziali. Senza dimenticare, naturalmente, la regione separatista della Transnistria in Moldova, al confine con l’Ucraina, dalla maggioranza russa, che fin dalla proclamazione dell’indipendenza nel 1992 chiede l’annessione alla Russia. E qui arriviamo a un’altra strategia di Sun Tzu.

8 – “Per avanzare irresistibilmente, attaccare i punti deboli del nemico. Per ritirarsi senza essere catturati, essere più veloci del nemico”
Per avanzare dobbiamo evitare il corpo a corpo con il nemico e limitarsi a colpirlo solo nei punti scoperti. E nella ritirata strategica bisogna mettersi negli angoli che sfuggono al controllo del nemico. La blitzkrieg dell’agosto 2008 contro l’alleato degli Stati Uniti, la Georgia di Saakashvili, conquistò territori nel punto debole dell’occidente. Tutto aveva fatto credere alla Georgia che sarebbe stata aiutata in caso di guerra con la Russia, facendo ciò che le venne raccomandato. Quando fu bombardata, non arrivò nessuno. Allora, qual è la sua parola? L’umiliazione della piccola Georgia da parte della Russia è una grande macchia alla credibilità degli Stati Uniti, e ancora oggi i due territori contesi sono controllati dalla Russia. Questo è il motivo per cui è facile prevederli come i primi territori che la Russia annetterà dopo la Crimea. Questa vittoria così facile, in soli quattro giorni, contro la Georgia non deve essere ripetuta oggi in Ucraina, secondo Sun Tzu. E il presidente russo Putin l’ha capito.

9 - “Non ripetere le stesse tattiche vittoriose, ma adattarsi alle circostanze specifiche di ciascun caso“
Adeguare sempre tattiche e strategie alle nuove situazioni. Una soluzione che ha funzionato ieri non è detto funzionerà ancora. Se si ripetono le tattiche vittoriose del passato, si rischia di trovare un nemico esperto, che ha studiato la nostra strategia e sa come rispondervi correttamente. Ogni situazione, per un buon stratega, è unica e merita una strategia unica. Mentre gli statunitensi hanno ripetuto in Iraq e in Afghanistan la stessa formula rovinosa del Vietnam, la Russia ha evitato di ripetere in Ucraina le sue tattiche vittoriose bombardando la Georgia con centinaia di carri armati ed elicotteri da combattimento. Perché è chiaro che se gli alleati della Georgia, gli Stati Uniti, erano allora impreparati, nulla dice che ancora una volta restino passivi perché sorpresi. Infatti, ci viene detto che F-16 statunitensi volano sui cieli estoni e polacchi. Allo stesso modo, come quando il Presidente Putin ha taciuto sugli eventi di Kiev prima di annettersi la Crimea oggi, nessuno sa quale strategia abbia preparato per le regioni orientali russofone dell’Ucraina. Come Sun Tsu suggerisce di non ripetere le stesse strategie vittoriose, c’è da scommettere che abbia preparato dell’altro per le regioni orientali, ma cosa?

10 - “Chi conosce l’altro e conosce se stesso, può combattere cento battaglie senza mai essere in pericolo. Chi non conosce l’altro ma conosce se stesso, per ogni vittoria subirà una sconfitta. Chi non conosce l’altro né se stesso, inevitabilmente perderà ogni battaglia“
Il buon stratega deve sempre tenere a mente tre preoccupazioni: padroneggiare l’ambiente, il campo di battaglia, conoscere il nemico in dettaglio e conoscere se stesso, soprattutto per nascondere al nemico le proprie debolezze. Per far parte dei servizi segreti russi, si deve saper parlare diverse lingue, come l’inglese. Allo stesso tempo, tutti i testi e le comunicazioni tra i membri del FSB sono esclusivamente in russo. La CIA ha un reparto sulla Russia che non può affrontare l’imponente strategia russa basata sulla conoscenza dell’inglese delle sue spie, mentre conosce gli Stati Uniti nei loro minimi dettagli. C’è anche una rete composta da russo-statunitensi, con passaporto statunitense e accesso a tutte le posizioni dell’amministrazione statunitense. Questo spiega perché sembra che qualsiasi cosa dica la controparte statunitense, nulla sorprende il presidente russo. In termini ambientali, la Russia è grande 17 milioni di kmq, gli Stati Uniti la metà. Mentre gli statunitensi in Russia sono concentrati in poche grandi città nell’occidente, i russi negli Stati Uniti sono presenti in tutti gli Stati Uniti. Sono statunitensi a tutti gli effetti. A Mosca basta studiarne il comportamento per sapere tutto degli statunitensi. Tornando sull’Ucraina, le regioni d’interesse per la Russia sono quelle dove si parla russo, dove la popolazione è russa, quindi con un perfetto controllo sociologico dalla Russia. Non è il caso degli Stati Uniti per cui l’Ucraina è come l’Afghanistan o l’Iraq, dando sempre l’impressione d’impegnarsi in potenziali teatri di guerra senza mai dominare il campo, il pianeta è un videogioco dove è sufficiente sostituire una scheda con un altra e continuare a sparare, trascinandosi in guerre inutili che hanno letteralmente rovinato gli Stati Uniti d’America. E il Presidente Putin ha capito che dall’altra parte si naviga a vista, sui dossier iraniano, siriano e ucraino. Infine, davanti allo sbandamento del presidente degli Stati Uniti con le sue minacce generiche e la totale incapacità di avviare qualsiasi iniziativa sul caso ucraino, c’è nel mondo di oggi un campione di strategia militare, il maestro Vladimir Putin. Conosce il nemico, gli Stati Uniti, conosce il terreno, l’Ucraina, e conosce la forza del suo nuovo Paese, delle nuove risorse militari del Paese dopo la guerra in Libia, che cita ogni volta per deridere gli strateghi statunitensi che dichiaravano d’imporre la democrazia in Libia e che ora fanno una conferenza a Roma per chiedere l’aiuto russo per mettervi un po’ d’ordine. Obama da parte sua dà l’impressione di non capire né il suo omologo russo né la complessità ucraina, altrimenti non avrebbe suggerito a coloro che hanno messo al potere a Kiev, quale prima azione, di bandire la lingua russa. Peggio, sembra non conoscere le proprie debolezze, un Paese in rovina che non può offrire nulla ai 47 Paesi africani invitati a Washington, solo per imitare gli incontri biennali tra i leader cinesi e africani.

Quali lezioni per l’Africa?
Il 22 gennaio di quest’anno, la Casa Bianca, in un comunicato stampa, annunciava che il presidente Obama aveva invitato a Washington 47 capi di Stato africani, prendendosi cura di escludere CAR, Egitto e Guinea Bissau, accusati di aver preso il potere senza passare per le urne, ma con colpi di Stato. Come spiegare che sull’Ucraina l’amministrazione statunitense cerca di forzare la mano della Russia nel riconoscere il nuovo governo di Kiev nato da un colpo di Stato? Un colpo di Stato in Europa è diverso da un colpo di Stato in Africa? Il 17 febbraio 2008 il Kosovo dichiarò unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia. Gli occidentali festeggiarono. La Serbia portò il caso alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), l’organo giudiziario delle Nazioni Unite che convalidò la secessione del Kosovo con la sua decisione del 22 luglio 2010, in questi termini: “la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo non viola il diritto internazionale generale e la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza, e il quadro costituzionale“. Tuttavia, la Corte Internazionale di Giustizia ha aggiunto che “non è vincolata dalla domanda di pronunciarsi sulla questione, di dire se il diritto internazionale conferisce un diritto positivo al Kosovo di dichiarare unilateralmente l’indipendenza. La Corte non è incaricata di dire se il Kosovo ha la qualifica di Stato“. L’allora ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner accolse la decisione della Corte Internazionale di Giustizia in tali termini: “L’indipendenza del Kosovo è irreversibile (…) Ciò indica chiaramente che la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo non è contraria alla legge internazionale e alla risoluzione 1244, come la Francia ha sempre sostenuto, e io ne sono felice“. Domanda: Perché l’occidente è lieto della secessione di Kosovo e Sud Sudan e fa finta di giocare al fervente difensore del diritto internazionale e dell’inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina? La Crimea è diversa dal Sud Sudan o dal Kosovo? La risposta è che questa equazione a geometria variabile della buona volontà di certi i Paesi, degli stessi che si sono arrogati il diritto di sorvegliare il mondo dividendolo in cattivi e buoni ingenui candidati alla democrazia, solo per derubarli. A differenza di quanto accade regolarmente in Africa, Eritrea, Sud Sudan, la Russia non ha aiutato la Crimea a dichiarare la propria indipendenza, ma piuttosto ad aderire a un insieme più grande. Ogni nuova indipendenza indebolisce il Paese che perde un pezzo della sua terra. Ma indebolisce anche il nuovo Stato esanime. Coloro che oggi lottano contro la frammentazione dell’Ucraina, sono gli stessi che lavorano dietro le quinte per smembrare il Mali, che finanziano le ribellioni nella RDC orientale per creare la nuova repubblica del Kivu. La Russia non ha smesso di sorprendere gli statunitensi. Che messaggio mandano i russi agli statunitensi facendo coincidere la data della fine delle para-olimpiadi invernali di Sochi, il 16 marzo 2014, con il referendum per convalidare l’annessione della Crimea alla Russia? A differenza della Russia, gli africani sono più o meno prevedibili nelle loro strategie da parte dei nemici occidentali. Devono ancora capire che l’occidente è il nemico dell’Africa. C’è una vera e propria arretratezza culturale e intellettuale nella popolazione africana, che dovrebbe già poter capire che deve imporre un equilibrio di potere con l’occidente affinché le sue opinioni siano prese in considerazione. Ma non possiamo arrivarvi in una relazione convenzionale dall’accattonaggio istituzionalizzato, in cui chi tende la mano per ricevere è sempre colui che obbedisce all’altro. Ecco perché finora nessun Paese africano ha un piano serio per spiare l’occidente. Gli africani credono erroneamente di essere amici degli europei e non si chiedono mai come li vedono gli europei: semplici schiavi anche se molto alfabetizzati. Le TV occidentali possono dare l’impressione di odiare il Presidente Putin o la Russia, ma c’è qualcosa che nessuno può mettere in dubbio, qualunque sia il loro rapporto in futuro, sono destinati a rispettare la Russia. Hanno già cominciato a provarlo, procrastinando le pseudo-sanzioni che non arrivano mai. Ed è in questo rapporto di rispetto che sono paradossalmente ottimista sul futuro delle relazioni tra questi due nemici di oggi. Non posso dire lo stesso per l’Africa. Per avere questo rispetto, dobbiamo smettere di mendicare, è una condizione essenziale prima di parlare di strategia militare o di spionaggio degli europei da parte degli africani.

Jean-Paul Pougala (ex-scaricatore clandestino), Cameroon Voice Yaoundé, 8 marzo 2014
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15/03/2014 22:24
 
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Le false flag dell’ambasciata USA in Ucraina



Prove, come i messaggi di posta elettronica intercettati da “Anonymous Ucraina” e interviste ad agenti delle operazioni speciali USA, hanno portato alla scoperta dei piani per inscenare attacchi terroristici in Ucraina da attribuire alle forze speciali russe. Nella serie di messaggi di posta elettronica diffusa il 12 marzo 2014, tre in particolare spiccano. Implicano il tenente colonnello Jason Gresh, assistente dell’addetto presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Kiev e il colonnello Igor Protsik, direttore della Divisione cooperazione bilaterale dello Stato Maggiore Generale delle forze armate dell’Ucraina. Le e-mail delineano un piano per attaccare una base aerea ucraina, con tanto di mappe, in cui degli aerei verrebbero danneggiati. Altre operazioni vi sono descritte. Una cosa è chiara, gli attacchi devono essere attribuiti alla Russia. Ciò viene indicato ripetutamente. Un nome, “Capo Mike”, che si definisce coordinatore operativo di un gruppo terroristico false flag, noto ex-SEAL della marina statunitense con un passato presso il dipartimento di Stato degli Stati Uniti e di contractor presso le basi aeree in Baluchistan/Pakistan sospettate di narcotraffico. Questo è il testo della prima di tre email:



Vassilij, è necessario essere rapidamente proattivi a Melitopol. Vi è la 25.ma aerobrigata. Deve riguardare i nostri amici e bravi vicini. Penso che tu mi capisca. Basta procedere con attenzione e cautela. La 25.ma è in disarmo, quindi non faremo molti danni agli aeromobili. C’è già un aereo danneggiato che può servire. La matricola l’ha data Jihni. Ricorda, è necessario che tutto appaia come un vero attacco delle forze speciali russe. Il comandante della brigata è un uomo ragionevole. Non sa i dettagli, ma in casi estremi, diteglieli. Come convenuto.

Col. Igor Protsik, Direttore della divisione di cooperazione bilaterale militare
Direzione principale per la cooperazione militare e PKO
Stato Maggiore, Forze armate dell’Ucraina
tel +38044 481-5407
Cellulare +38067 407 97 40
e-mail: ivprotsyk@mil.gov.ua

La seconda e-mail viene ripresa dal colonnello Protsik, collegato alle “forze di sicurezza” statunitensi ed europee attive in Ucraina. Possiamo verificare l’identità di Pashà Tarasenko attraverso la sua carriera da ufficiale dell’esercito ucraino. “Capo Mike” è identificato come ex-SEAL dell’US Navy che, con linguaggio semplice, ha il compito di fornire armi ed esplosivi per ciò che è chiaramente un attacco sotto falsa bandiera a una base aerea ucraina. Per “rottami” s’intendono gli aeromobili senza manutenzione che da distruggere, come indicato sulla mappa comodamente in dotazione. I velivoli da distruggere sono cerchiati in rosso. Se qualcuno si chiede che tipo di incontri si facciano nei seminari del Center for Strategic Studies George Marshall di Garmisch, in Germania, l’elevato livello della collaborazione qui lo spiattella.



Oleg, c’è urgente bisogno di fare rumore per conto dei russi presso l’aeroporto di Melitopol. Ciò dovrebbe essere fatto entro il 15 marzo. Sam sa perché. Prima di tutto devi contattare Pasha Tarasenko. Tu lo saprai, è di Svoboda ed è utile. Prima devono arrivare 10-12 ragazzi dal Centro. Veri combattenti di Trident. Capo Mike dovrebbe saperne. Sapranno i dettagli. Abbiamo bisogno che s’incontrino e forniscano tutto il necessario. Procedete con cautela. Parlate solo in russo. La 25.ma squadra compie missioni di combattimento, in modo da non far molti danni agli aerei. Vi sono molti rottami con cui potete fare di tutto. L’aereo danneggiato è specificato. E’ essenziale che tutto appaia come opera delle forze speciali del vicino. Ma senza cadaveri. Dammi ancora il vostro account. Il denaro arriverà in tempo, non ti preoccupare. Vedasi l’appendice. Questo è un esempio di azione. Le decisioni vengono prese in persona.

La terza email proviene dall’ambasciata degli Stati Uniti direttamente per il colonnello Protsik. In essa, il tenente colonnello Gresh dalla sua casella email ufficiale del dipartimento di Stato, parla chiaramente di attacchi terroristici false flag, volti a realizzare determinati obiettivi, non solo con assalti militari del “Pentagono”, ma con incursioni supplementari di CIA o “Compagnia”, come si chiamata nel giro dei cocktail di Washington. Mi chiedo chi siano gli “amici di Washington”. I senatori McCain e Graham? Agiscono con l’approvazione del segretario della Difesa e del segretario di Stato? Sono loro, quando dicono di agire per conto di “amici di Washington?” Se tali amici non fanno parte della “catena di comando” supervisionata dal presidente degli Stati Uniti, allora le azioni descritte in questo ed in altri messaggi sono, difatti, un’insurrezione contro il governo degli Stati Uniti. Nel 1805, l’ex-vicepresidente degli Stati Uniti Aaron Burr (noto per aver ucciso in duello Alexander Hamilton), tentò un’operazione simile contro il Messico. Burr fu accusato di tradimento, ma il caso fu archiviato quando il giudice della Corte Suprema, John Marshall, trovò il caso inconsistente per mancanza di “buone azioni”.


La mappa allegata mostra la posizione degli aerei da distruggere

Dalla così lontana prima operazione false flag, al terrorismo in Ucraina delle ultime settimane, licenziamenti e accuse dovrebbero colpire coloro che ne sono coinvolti e i loro “amici di Washington”, senza dover essere ignorate. Il documento incriminato:



Igor, gli eventi accelerano in Crimea. I nostri amici a Washington si aspettano azioni più decise dalla rete. Penso che sia il momento di attuare il piano che abbiamo discusso ultimamente. Il vostro compito è causare certi problemi agli snodi dei trasporti nel sud-est, al fine di incastrare il vicino. Si creeranno le condizioni favorevoli affinché Pentagono e Compagnia agiscano. Non perdere tempo, amico mio.

Rispettosamente, JP Jason P. Gresh

Tenente colonnello, US Army Assistente dell’attaché dell’esercito,
Ambasciata degli Stati Uniti, Kiev Tankova 4, Kiev, Ucraina 04112
(380-44) 521-5444 I Fax (380-44) 521-5636

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In un tribunale per crimini di guerra contro gli Stati Uniti, i loro alleati europei e i membri del regime attuale a Kiev, una condanna sulla base non solo dei documenti ma delle prove raccolte sugli ultimi fatti, sarebbe innegabile. Non saremo noi a condannarli, ma consigliamo un processo che comporterebbe l’applicazione regolare della Convenzione dell’Aja. Inoltre, è ragionevole presumere che un numerosi crimini siano stati commessi non solo contro il popolo dell’Ucraina e il governo della Russia, ma soprattutto contro gli Stati Uniti. Le prove sono nette e tutte disponibili. Vi sono ulteriori prove che collegano i gruppi che operano in Ucraina, chiaramente multi-nazionali, agli attacchi chimici in Siria per non parlare di altre operazioni accennate in questi documenti. Si fa riferimento ad operazioni militari con aerei da combattimento ucraini. Chi viene attaccato? Sotto quale autorità vengono inscenati tali attacchi? L’aviazione ucraina verrebbe usata da al-Qaida e amici statunitensi come il senatore John McCain, nel “supporto aereo ravvicinato” contro il governo della Siria? È possibile qualcos’altro? Una nota finale: chi fornisce i cadaveri?

Gordon Duff è un marine veterano della guerra del Vietnam, ha lavorato sulla questione dei veterani e dei prigionieri di guerra ed è consulente sulla sicurezza di governi minacciati. E’ redattore e presidente del consiglio di Veterans Today, per la rivista online “New Oriental Outlook“

New Oriental Outlook, 15/03/2014
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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[Modificato da wheaton80 15/03/2014 22:25]
15/03/2014 22:41
 
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L'ex Capo della Sicurezza:"A Majdan c’era la CIA"



Da ieri sera Aleksandr Yakimenko impazza su tutte le reti televisive russe. Era il capo dei servizi di sicurezza ucraini con Yanukovic, è fuggito in Russia con l’altra faccia della medaglia della tragedia di Kiev e l’ha raccontata in tv. Lui sa molte cose, tra cui chi sono quelli che hanno messo in azione i cecchini che spararono contro poliziotti e dimostranti quel 20 febbraio. E ha fatto i nomi, uno dietro l’altro. E non si è fermato ai nomi degli ultimi e penultimi esecutori dell’operazione-diversione, ma è andato diritto alla definizione dei mandanti. Papale papale:«Si tratta di uomini legati direttamente ai servizi segreti americani». Il centro di comando è «l’ambasciata americana a Kiev», alla quale dev’essere aggiunto il rappresentante a Kiev dell’Unione Europea, il «cittadino polacco» signor Tombinsky. E giù un diluvio di rivelazioni. Probabilmente non tutte innocenti, ma certo molto credibili. Tanto più credibili visto che combaciano perfettamente con la famosa telefonata del ministro degli esteri estone Paet alla signora Catherine Ashton, capo della diplomazia europea, secondo la quale telefonata, a sparare «anche» contro i dimostranti non fu la polizia ucraina ma furono cecchini «assoldati dalle opposizioni». Le accuse sono una più grave dell’altra, una più infamante dell’altra. E, se le televisioni russe le riproducono con tanta ampiezza, ciò vuol dire soltanto una cosa: che Putin non solo non intende retrocedere di un millimetro, ma intende contrattaccare politicamente, diplomaticamente e anche dal punto di vista della comunicazione.



Yakimenko chiama in causa l’ex presidente ucraino Yushenko, il vincitore, con Julia Timoshenko, della ormai sfiorita rivoluzione arancione. È stato lui a lasciar moltiplicare i campi paramilitari in cui si sono allenati al golpe i nazisti e gli estremisti nazionalisti di Stepan Bandera. Solo quando arrivò Yanukovic i campi furono spostati. Non chiusi ma spostati. E dove? In Polonia, in Lettonia, in Lituania. Ma il fatto è che neppure Yanukovic decise di chiudere quei campi. Continuava il doppio gioco di un colpo al cerchio e di uno alla botte, per tenere buoni russi e americani. Né Yakimenko spiega il suo ruolo in questa vicenda. L’influenza degli Stati Uniti e dell’Europa erano già troppo forti per poter essere contrastate. Insomma l’ex capo della polizia politica ucraina comunica che l’eversione in Ucraina ha origini lontane. Non è stata né spontanea, né improvvisata. Ha fatto parte di un piano strategico nato negli Stati uniti e che ha avuto come esecutori materiali un gruppo di paesi dell’Unione europea. Certo in piazza c’erano migliaia e migliaia di persone. Ma a guidarle e a imprimere una svolta eversiva sono stati uomini armati e bene addestrati da tempo, scatenati da una serie di comandi molto precisi. Fino alla tremenda sceneggiata, costata quasi un centinaio di morti e oltre 800 feriti, che servì a coprire di infamia il presidente Yanukovic, lordato di un sangue che non aveva voluto e saputo provocare, ma la cui fuga fu applaudita da tutto il «mondo libero», indignato per la sua ferocia. Adesso Yakimenko ci comunica che quei cecchini furono individuati: sparavano dal palazzo della Filarmonica, erano una ventina, «bene armati, bene equipaggiati, con fucili di precisione dotati di cannocchiale». Gli uomini della Sicurezza interna erano nella piazza, mescolati alla folla e – dice Yakimenko – videro tutto. Videro e riferirono. «E non furono gli unici a vedere». Anche i leader di alcuni gruppi estremisti videro. Tanto che – insiste Yakimenko con le sue rivelazioni – si misero in contatto con lui chiedendogli di porre fine alla mattanza facendo intervenire la sue «teste di cuoio», il famoso o famigerato «Gruppo Alfa». Yakimenko parla dunque di una trattativa che si svolse tra lui e i rappresentanti di Svoboda e di Settore Destro. Forse – dice – lo fecero per «crearsi un alibi». Forse perché non erano loro, ma altri, ad avere organizzato la mostruosa operazione diversiva. Resta il fatto che Yakimenko si dichiara pronto a intervenire, purché il comandante della Piazza Maidan, Parubij, garantisca che i suoi uomini armati (teoricamente là per difendere Yanukovic) non gli spareranno alla schiena mentre entra in azione con Alfa. Ma Parubij era già emigrato nel campo di Agramante e non fece nessuna promessa. Così viene fuori, dalle parole di Yakimenko, che gli Usa avevano ormai costruito una rete di comando e di influenza che penetrava in tutti i settori cruciali dello stato ucraino. Un gruppo di persone, tutte decisive nel controllo delle forze di sicurezza, visitavano l’ambasciata Usa «tutti i santi giorni». C’era tra loro l’ex ministro della Difesa Grizenko; c’era Nalivàichenko, ai vertici del Cbu (colui che il vice presidente Usa Joe Biden definì «il mio uomo a Kiev»); c’erano Poroshenko, Malamuzh, Gvozd, tutti alti funzionari della polizia; c’erano agenti dei servizi segreti del Ministero della Difesa; c’erano mercenari della ex Jugoslavia, e di altre provenienze. Parubij è stato promosso al rango di Segretario del Consiglio di Sicurezza dell’attuale governo. Nalivàichenko occupa ora il posto che fu di Yakimenko. Hanno fatto carriera con Majdan. L’Europa, in quanto tale, sprofonda più che nella vergogna, nel ridicolo, trovandosi guidata da quattro repubbliche ex satelliti o ex sovietiche (anche se con l’autorevole copertura di Berlino, Londra, e Parigi) in un’avventura che non era stata nemmeno discussa. E che non è europea, ma americana.

Giulietto Chiesa
14.03.2014
ilmanifesto.it/lex-capo-della-sicurezza-a-majdan-cera-la-cia/
[Modificato da wheaton80 15/03/2014 22:43]
18/03/2014 11:27
 
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Ucraina, Crimea libera e ritirata a stelle e strisce

Durante la votazione per la risoluzione sulla Crimea presentata dagli USA al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, cui la Russia ha ovviamente messo il suo veto, Samantha Power, l’ambasciatrice degli USA alle Nazioni Unite, in preda a una crisi di nervi, aggrediva Vitalij Churkin, l’ambasciatore della Federazione Russa presso le Nazioni Unite. Ricordando con tono sarcastico il comportamento della ‘signora’, Churkin commentava: “Poteva andare in tour mondiale con le Pussy Riot, prima a San Pietro a Roma e a La Mecca, per poi terminare con un concerto davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme“. Infatti Samantha Power aveva invitato due ex-membri delle Pussy Riot a pranzo a New York, prima del concerto organizzato in loro onore da Amnesty International.



Il 97% degli elettori nel referendum in Crimea ha risposto ‘sì’ al quesito “La Crimea dichiara l’indipendenza, in conformità con la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite del 22 luglio 2010, che dice che la dichiarazione unilaterale d’indipendenza di una parte del Paese non viola le norme internazionali, con questa decisione“. La maggior parte dei crimeani, votando a favore del quesito, fa sì che la Crimea avvii il processo d’adesione della repubblica autonoma alla Federazione Russa. L’affluenza complessiva dei votanti è stata dell’81,37% e circa il 40% dei tatari s’è recato ai seggi elettorali. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che i cittadini della penisola hanno avuto la possibilità di esprimere liberamente la propria volontà e di esercitare il diritto all’autodeterminazione, “La sua effettuazione è pienamente conforme alle norme del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, prendendo in considerazione il precedente del Kosovo, tra le altre cose“. La prossima settimana, la Crimea presenterà ufficialmente il rublo come seconda moneta ufficiale con la Grivna ucraina, e la doppia moneta sarà in vigore per circa sei mesi. Nel complesso l’integrazione della Repubblica nella Russia richiederà un anno. Lee Jay Walker dice a Tokyo Modern Times: “I mass media e i vertici politici di USA, Francia, Polonia, Svezia, Regno Unito e altre nazioni, stanno cercando di far capire che il diritto si deve applicare e le frontiere devono essere protette. Strano perché le grandi potenze occidentali s’introdussero subito negli affari interni della Jugoslavia riconoscendo nuove nazioni etniche. Naturalmente, questo doppio standard è tipico delle grandi potenze occidentali e questo vale anche quando ignorarono il diritto internazionale sostenendo la riduzione della Serbia sottraendole il Kosovo. Allo stesso modo, Cipro del Nord esiste grazie alle forze armate della Turchia che occupano questa zona ed espandono gli insediamenti turchi. Anche l’ex Cecoslovacchia ha accettato di separarsi creando così la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Nel frattempo, nel Nagorno-Karabakh dell’Azerbaijan la comunità armena vuole unirsi all’Armenia, giustamente. Pertanto, la creazione di nuovi Stati nazionali, il cambiamento dei confini nazionali e l’aspetto militare di determinati conflitti sono una realtà evidente. In questo contesto, la crisi in Crimea non è l’unica in Europa degli ultimi tempi, oltre questo caso contrario all’agenda occidentale. Il mondo è in attesa dell’esito del voto in Crimea e di come la Federazione russa risponderà al risultato. Se la maggioranza dei cittadini sostiene l’adesione della Crimea alla Federazione russa, allora Mosca assai difficilmente ignorerà la volontà della Crimea. Dopo tutto, con l’inasprirsi dei sentimenti nell’Ucraina afflitta da nazionalismo, enorme debito e svolta verso occidente, diventando un nuovo caso disperato, ignorare le masse in Crimea potrebbe essere la soluzione peggiore. Anzi, sarebbe più sensato mettere un coperchio sugli eventi accettando la volontà del popolo di Crimea e cercando di risolvere le divisioni politiche, etniche e religiose che minacciano di polverizzare l’Ucraina“.

Putin, rispondedo a una telefonata di Obama, ha richiamato l’attenzione degli USA “sull’incapacità o mancanza di volontà di Kiev di tenere a freno i gruppi ultranazionalisti e radicali che destabilizzano la situazione e terrorizzano i cittadini, compresi la popolazione russofona e i nostri connazionali”. Ha anche discusso la possibilità di inviare una missione di monitoraggio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione (OSCE) in tutte le regioni dell’Ucraina. E difatti il governo golpista a Kiev dichiarava “E’ necessario stanziare fondi per le guardie e le truppe interne, per mobilitarle, e per l’effettivo adeguamento delle truppe. La richiesta prevede una spesa di 680 milioni di dollari. Anzi, dobbiamo stanziare fondi per la Difesa per 10 volte quanto previsto nella finanziaria“. Nel frattempo, i media ucraini riportavano che la “Guardia Nazionale” aveva chiuso i confini con la Federazione Russa, per via delle tensioni a Kharkov e Lugansk. Infatti, gli abitanti di Donetsk e Lugansk hanno impedito il trasferimento di mezzi militari ucraini verso la frontiera con la Russia. “Abbiamo ipotizzato che il gruppo militare si stesse avvicinando al confine. Ed essendo per la pace e contrari a che la nostra terra veda un massacro fratricida, senza usare la forza e a viso scoperto, senza mezzi di difesa… a mani nude, abbiamo detto ai militari di tornare indietro; devo dire che, avendo noi macchine agricole pesanti e dovendo loro attraversare la nostra città, non so cosa sarebbe successo, ci sarebbe stata un’escalation della tensione che avrebbe causato il panico totale”, aveva detto un attivista della milizia popolare. La Russia schierava, intanto, un aereo d’allerta precoce Beriev A-50 in Bielorussia, nell’ambito dell’esercitazione della Difesa aerea bielorusso-russa, “Il 15 marzo, unità aeree e della difesa aerea che partecipano alle manovre hanno avviato le loro missioni nella difesa aerea seguendo il calendario previsto. Per rafforzare la componente del sistema regionale della Difesa aerea congiunta che partecipa alle manovre, un aereo di allerta precoce (AWACS) russo A-50 è stato rischierato nella base aerea di Baranovici. Le caratteristiche tecniche dell’A-50 permettono di incrementare significativamente la ricognizione radar, dirigere i caccia bielorussi e russi sugli obiettivi, e controllare le unità della difesa aerea“. Nella telefonata tra il segretario di Stato USA Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov, avuta il 16 marzo, Kerry accettava la richiesta russa per la federalizzazione dell’Ucraina, in cui gli Stati federali avranno una forte autonomia nei confronti del governo centrale. “Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato statunitense John Kerry concordano nel cercare una soluzione alla crisi in Ucraina sostenendo le riforme costituzionali, afferma il ministero degli Esteri russo, che non entra nei dettagli sulle riforme se non per dire che dovrebbero avere “una forma generalmente accettabile tenendo conto degli interessi di tutte le regioni dell’Ucraina… Sergej Lavrov e John Kerry hanno deciso di continuare a lavorare per trovare una risoluzione sull’Ucraina attraverso la rapida introduzione della riforma costituzionale con il sostegno della comunità internazionale”, ha comunicato il ministero”.



Lavrov ha anche esortato Washington ad usare la sua influenza su Kiev per far cessare le illegalità contro la popolazione russofona dell’Ucraina. Lo stesso Kerry descrive il processo per la nuova costituzione ucraina: il russo sarà nuovamente lingua ufficiale in Ucraina, le regioni avranno un’elevata autonomia, non ci saranno interferenze negli affari ecclesiastici e l’Ucraina rimarrà politicamente e militarmente neutrale. Qualsiasi decisione della Crimea sarà accettata. Il tutto garantito dal “gruppo di sostegno dell’Ucraina“, composto da Stati Uniti, Unione europea e Russia, consolidato da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In una successiva telefonata al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, Kerry ha invitato Mosca “a sostenere pienamente gli sforzi ucraini nell’indirizzo della condivisione del potere e del decentramento attraverso una riforma costituzionale, ampiamente inclusiva e a tutela dei diritti delle minoranze“. Washington sembra aver fallito nel sottrarre l’Ucraina alla Russia e ad integrarla nella NATO e nell’UE mentre Mosca si riprende la Crimea, dove il 97% degli elettori ha deciso di aderire alla Federazione Russa, sventando il piano degli Stati Uniti di cacciare i russi da Sebastopoli ed escluderli dal Medio Oriente. Infatti, l’uso della forza militare da parte dell’occidente sarebbe impossibile, ha impiegato mesi contro l’impreparato e mal equipaggiato esercito della Jamahiriya Libica, e ha fallito in Iraq, Afghanistan e Siria. La guerra contro la Russia sarebbe un disastro. Sapendo di essere incapace di affrontare una qualsiasi significativa minaccia militare, la NATO tenta la carta delle sanzioni economiche, ma l’applicazione delle “sanzioni” contro la Russia avrà il solo effetto di liquidare gli interessi russi ancora legati all’occidente, portando la Russia a cercare altri partner economici. La Russia poi, avviando il dumping del dollaro USA, ne potrebbe aggravare la già precaria posizione da cui dipende interamente la stabilità degli Stati Uniti, e una nazione come la Russia ha la capacità di controllare l’occidente grazie a solide politica estera e strategia economica. L’ordine multipolare che promuove attrae molti alleati, come l’avversione all’ingerenza globale occidentale e il sostegno alla legittimità nazionale, soprattutto nelle situazioni estreme ai suoi confini, che ne minacciano la sicurezza nazionale. Russia, Cina e altre nazioni in crescita oramai denunciano ed isolano l’usurato modello unipolare dell’egemonia economica e geopolitica globale atlantista. “Mentre la Russia può contrastare geopoliticamente, militarmente ed economicamente l’occidente con numerose mosse, la NATO continua a perseguire questa incursione mal concepita ai confini della Russia, che potrebbe infliggergli un colpo tremendo. Come si è visto in Libia e in Siria, ogni mossa dell’occidente volta all’egemonia globale, gli costa in termini di credibilità e legittimità. Pochi possono vedere il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry senza notarne l’oscena ipocrisia verso la Russia o le palesi provocazioni occidentali che hanno innescato tale confronto”. Pochi nel mondo, ma tanti in Italia, soprattutto nei mass media e nel governo. “La continua spinta occidentale in Ucraina, se avrà successo anche parziale, costerà altra legittimità divenendo per l’occidente ancor più difficile agire in futuro. Nel frattempo, l’occidente si sovraestende con le sue varie azioni geopolitiche, come i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, divenendo sempre più vulnerabile all’inevitabile risposta che finalmente fermerà e invertirà definitivamente la sua azione globale. Per coloro che vi hanno investito, sarebbe il momento opportuno di mollare”.

Dopo l’astensione sul voto per la risoluzione delle Nazioni Unite con cui gli USA hanno cercato di definire il referendum in Crimea invalido, la Cina dichiarava che non avrebbe appoggiato alcun ‘percorso conflittuale’ sulla crisi. “Non possiamo accettare l’assunto di base: dichiarare illegale il previsto referendum del 16 marzo con cui i residenti della Repubblica di Crimea dovranno decidere sul loro futuro“, aveva affermato Vitalij Churkin, ambasciatore russo all’ONU, “La filosofia della proposta va contro uno i principi base del diritto internazionale, il principio della parità dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite“. Pechino a sua volta ha detto che la “votazione sul progetto di risoluzione del Consiglio di sicurezza in questo frangente si tradurrà solo in un confronto complicando ulteriormente la situazione, che non è conforme agli interessi comuni del popolo ucraino e della comunità internazionale“, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Qin Gang. La Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, aveva posto il veto alla risoluzione del Consiglio che dichiarava il referendum sullo status della Crimea “senza alcuna validità“, esortando nazioni ed organizzazioni internazionali a non riconoscerlo. “La Cina non è d’accordo con una mossa volta al confronto“, chiedendo a tutte le parti di “astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare ulteriormente la situazione“. Secondo Bloomberg i funzionari governativi e gli uomini d’affari russi si sono già preparati alle sanzioni. Nel caso che riserve valutarie e attivi bancari russi vengano congelati, la Russia probabilmente risponderà con un enorme dumping delle riserve e obbligazioni in dollari. Per rappresaglia la Russia potrebbe decidere di accettare solo lingotti d’oro per i pagamenti di gas, petrolio e altre materie prime. Ciò porterebbe probabilmente a una brusca svalutazione del dollaro e un aumento dei prezzi dell’oro. Infatti, nessun Paese sarà immune dalla guerra valutaria globale. La Russia, come la Cina, accumula riserve auree da diversi anni. Il sistema dei petrodollari si basa solo su una cosa: la fiducia, che se dovesse svanire, crollerebbe tutto il sistema. È il tallone d’Achille degli Stati Uniti e la Russia può colpirlo. Infatti, i mercati finanziari sono in allerta per la crisi in Ucraina, fin dalle speculazioni secondo cui il Cremlino aveva iniziato a vendere quantità enormi di titoli del Tesoro USA. Oltre 100 miliardi di dollari hanno lasciato gli Stati Uniti la settimana scorsa, una massa almeno tre volte superiore alla media, pari all’80% delle obbligazioni del Tesoro USA detenute dalla Russia, suscitando il timore che Mosca si prepari alle sanzioni occidentali. La banca centrale russa sarebbe dietro tale azione e Aleksej Miller, dirigente di Gazprom, e Igor Sechin, direttore di Rosneft, sono probabilmente nel mirino delle sanzioni minacciate contro la Russia. L’allarme era scattato dopo che la FED aveva riferito che i buoni del Tesoro erano scesi di 105 miliardi di dollari nella settimana terminata del 5-12 marzo, passando da 2,96 a 2,85 triliardi. In Russia, inoltre, le prime quattro banche commerciali degli Stati Uniti, Citigroup, Bank of America Corp, JPMorgan Chase e Wells Fargo, hanno circa 24 miliardi di dollari di esposizione. Poco rispetto all’esposizione delle banche europee. “L’Europa è in una posizione difficile in quanto la sua economia è interconnessa con quella russa“, afferma l’azienda di consulenza Petromatrix. La Russia ottiene oltre la metà dei suoi ricavi economici dalle esportazioni energetiche, e fornisce all’Europa un quarto del petrolio e un terzo del gas che utilizza. La Russia è anche il maggiore esportatore di metalli e uno importante di grano. Ed il Paese è anche il quinto mercato per consumatori del mondo: lo scorso anno ha importato quasi 350 miliardi di dollari di beni di consumo, cibo, medicine e macchinari; metà solo dall’Unione europea. Il 10 marzo, King World News, blog finanziario, intervistava William Kaye, manager di hedge fund della Pacific Group Ltd. di Hong Kong:“Ora vi sono segnalazioni dall’Ucraina secondo cui l’oro ucraino è stato trasferito in aereo, alle 2:00, dall’aeroporto Borispil di Kiev, e portato a New York, presumibilmente alla FED di New York…”. Si tratta di 33 tonnellate d’oro, circa 1,5-2 miliardi di dollari, un buon acconto sui 5 miliardi di dollari che Victoria Nuland vantava gli Stati Uniti avessero speso per destabilizzare l’Ucraina e imporre un governo fantoccio. Eric King: “Quando gli Stati Uniti abbatterono Saddam Hussein in Iraq e Muammar Gheddafi in Libia, hanno sempre trovato l’oro alla fine dell’arcobaleno, di cui poi si appropriavano“. Kaye: “Esatto. Gli Stati Uniti hanno messo al potere un ex-banchiere in Ucraina, grande amico dell’occidente. Ha lavorato alla banca centrale. Questa sarebbe stata la sua prima decisione importante, inviando l’oro dell’Ucraina negli Stati Uniti”. Si ricordi che la FED di New York non ha potuto restituire le 300 tonnellate di oro tedesco depositate negli Stati Uniti e che la Germania ha voluto indietro. Dopo un anno, la FED di New York ha inviato solo 5 tonnellate d’oro. Quindi la FED non ha nemmeno 5 tonnellate di oro nei suoi depositi. La Bundesbank ha perfino ammesso che l’oro inviato dalla FED è stato fuso e analizzato perché non si trattava dei lingotti originali. Così l’Ucraina probabilmente non rivedrà mai più il suo oro.

Fonti

- electronicresistance.net/news-of-the-world/russia-redeploys-early-warning-jet-to-...
- en.itar-tass.com/russia/723846
- www.moderntokyotimes.com/2014/03/16/crimea-looks-set-to-vote-for-joining-russia-not-unique-in-recent-...
- www.moonofalabama.org/2014/03/ukraine-us-pulls-back-agrees-to-russian-dema...
- journal-neo.org/2014/03/16/west-to-punish-crimea-for-fleeing-regime-...
- nsnbc.me/2014/03/16/crimea-crossroadreferendum-started-scheduled-backdrop-international-...
- nsnbc.me/2014/03/15/ukraines-gold-reserves-secretely-flown-confiscated-new-york-federal-...
- actualidad.rt.com/actualidad/view/122555-ucrania-aumentara-veces-presupuesto-militar-manda-tanques-fronte...
- rt.com/news/china-un-resolution-crimea-174/

Alessandro Lattanzio, 17/3/2014
aurorasito.wordpress.com/2014/03/17/ucraina-crimea-libera-e-ritirata-a-stelle-e-...



23/03/2014 20:19
 
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UE, la lezione di Putin e l’isolamento dell’Italia

Questa settimana la stampa italiana non ha fatto che parlare delle reazioni di Bruxelles alla visita di Matteo Renzi. Fiumi di inchiostro sono stati spesi e pagine e pagine web sono state create per descrivere i rapporti tra il giovane presidente del consiglio italiano e la signora Merkel. Chi li ha letti ha avuto l’impressione che a Bruxelles non si parlasse d’altro che dell’elezione di Renzi e delle sue proposte – tutte molto vaghe – su come non rispettare gli impegni presi dai precedenti governi in materia fiscale, finanziaria ed economica. Ebbene costoro si sbagliano. L’Unione Europea, gli Stati Uniti ed il resto del mondo hanno ben altri problemi a cui badare che gestire le proposte dell’ennesimo governo italiano. L’Unione Europea si trova di fronte ad una crisi epocale, molto più seria di quella del debito sovrano e della moneta unica, eppure ben pochi in Italia se ne sono accorti. Ma nel mondo se ne parla, eccome! E questo isolamento internazionale, imposto volontariamente dalla stampa e dalla politica, conferma ancora una volta il processo di retrocessione in corso del nostro paese, un tempo interlocutore importante nelle questioni di politica internazionale europea. Vladimir Putin, amico carissimo di Berlusconi e fino a poche settimane fa considerato un fedele alleato del blocco occidentale, oltre che il principale petroliere dell’Europa, ha strappato in pochi giorni la penisola della Crimea all’Ucraina e lo ha fatto contro i voleri di Washington e di Bruxelles. Un evento senza precedenti, pensano molti, ma in realtà questa mossa si poteva prevedere con molta facilità: la Russia non rinuncerà mai alla Crimea perché le offre lo sbocco sul Mar Nero e quindi, attraverso Dardanelli e Bosforo, al Mediterraneo. Certo che se a Bruxelles qualcuno avesse letto i libri di storia invece che celebrare la corte imperiale degli eurocrati non ci troveremmo in questa crisi ed oggi, forse, Matteo Renzi un minimo d’attenzione l’avrebbe ricevuto e chissà, forse anche un po’ di appoggio. Ma non è così, tutta l’attenzione della macchina burocratica più grande al mondo è concentrata su come non perdere la faccia di fronte al mondo a causa di Putin. E’ bene riflettere su questi eventi per capire in mano a chi stiamo.

Da Barroso fino a McCain, ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti, è tutt’un coro: la Russia è isolata, non ha via d’uscita e così via, insomma noi occidentali siamo ancora i signori del mondo. Ma non è vero. Per la precisione ad essere ‘isolati’ è solo un gruppetto di persone vicine a Putin ed una banca russa, per il resto i rapporti tra Russia ed ovest sono rimasti invariati, business as usual insomma. Facile intuirne i motivi: qualsiasi sanzione vera sulla Russia diverrebbe un boomerang per l’Europa e per gli Stati Uniti. Dalla caduta del muro di Berlino l’ex Unione Sovietica è diventata la mecca del capitalismo occidentale, uno degli ultimi mercati dove allargare le ali. Putin non solo soddisfa il 30 per cento del fabbisogno energetico europeo, acquista dall’occidente di tutto: dalle macchine agricole ai film di Walt Disney. Ipocrisia quella di Barroso e di McCain? E’ la stessa formula usata per dar da intendere agli europei che la moneta unica è un’ancora di sicurezza, che la ripresa economica c’è (anche se debole) e che l’austerità fa bene al portafoglio degli europei del sud. Questa volta però sarà difficile mascherare le falsità sciorinate da Bruxelles e da Washington per il semplice motivo che né il primo né il secondo hanno alcuna influenza su Putin. Gli interessi di Putin non coincidono con quelli di Obama o della Merkel ed è per questo che Putin continuerà a mettere in imbarazzo entrambi ed a costringerli a confrontarsi con un dilemma irrisolvibile: introdurre le sanzioni economiche vere e salvare la faccia o non farlo per evitare un peggioramento delle condizioni recessive, perché escludere un gigante come la Russia dal commercio internazionale equivale proprio a questo. Mosca non è Teheran o Bagdad, bisogna ricordare, è uno dei poli economici della globalizzazione. Non solo Matteo Renzi, ma anche i politici europei dovrebbero far tesoro di queste considerazioni per una serie di motivi, primo fra tutti il fatto che Putin ha sempre ottenuto quello che voleva mantenendo un atteggiamento ostile e non conciliatore nei confronti di Bruxelles. E’ ormai chiaro che nessuno ha intenzione di danneggiare le proprie imprese per punire la Russia, come nessuno nel 2010 avrebbe danneggiato le proprie banche per punire la Grecia, il Portogallo o l’Italia, nell’ipotesi che queste si fossero rifiutate di pagare parte del debito. Ecco la lezione impartitaci da Putin nelle ultime settimane.

Loretta Napoleoni
23 marzo 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/23/ue-la-lezione-di-putin-e-lisolamento-dellitalia...
26/03/2014 01:56
 
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Seconda mossa da scacco matto di Putin: VISA E Mastercard espulse dalla Russia. Nasce il circuito ''PRO100''



MOSCA - Altra straordinaria mossa da scacco matto di Putin, dopo quella di usare la valuta cinese e non più l'euro o il dollaro americano come valuta di riserva: l'intera Russia esce dal circuito Visa - Mastercard e si organizza per avere le proprie carte di credito! Questa decisione - finanziariamente vantaggiosissima per la Russia - produce un danno clamoroso ai colossi americani del pagamento con carta di credito: perdono in un colpo solo 100 milioni di clienti. La decisione di Putin nasce perché Obama ha dato ordine a Visa e Mastercard di bloccare le transazioni in Russia. Solo che, questa decisione si è rivoltata come un boomerang contro i colossi americani, che non si aspettavano che la Russia fosse pronta - in pochi giorni - a sostituirli. Ne scrive il sito economico in lingua inglese rt.com:"La decisione dei sistemi di pagamento internazionali Visa e MasterCard di bloccare il loro uso in Russia ha innervosito alcune imprese russe. Nel frattempo, Mosca afferma che il proprio sistema di pagamento elettronico nazionale può diventare pienamente operativo entro pochi mesi (ma già da ora alcune grandi banche l'hanno messo in atto). La scorsa settimana MasterCard e Visa hanno bloccato i pagamenti elettronici di alcune banche russe, il che ha mostrato come il mercato russo fosse monopolizzato dagli operatori internazionali. E sebbene i sistemi di pagamento avessero poi ripreso le operazioni con la russa SMP Bank (di domenica!) si stima che i clienti abbiano ritirato circa 111 milioni dollari dai loro conti in soli due giorni. Dopo anni di retorica sulla necessità di avviare un sistema di pagamento elettronico nazionale in Russia, adesso (dopo questo episodio) potrebbe diventare presto una realtà. Infatti: "Il sistema di pagamento PRO 100 è tecnologicamente pronto per fornire un servizio nazionale nel prossimo futuro. Stimiamo ci vorranno un paio di mesi, tuttavia le principali banche russe che rappresentano oltre il 40 per cento del mercato interno sono già collegate al sistema di pagamento PRO 100", ha dichiarato Andrey Nesterov, direttore delle comunicazioni aziendali presso la Card Elettronica Universale RT. Lanciato come "pilota" nel 2010, il progetto universale di carta di credito elettronica prevede sia utilizzabile in ogni ufficio di governo, nei servizi municipali e commerciali, via internet e nei bancomat di tutta la Russia. L'applicazione bancaria elettronica della nuova carta di credito è basata sul sistema di pagamento "scheda elettronica universale" con il logo PRO 100. Quattro grandi banche russe sono tecnicamente pronte per utilizzare il sistema di pagamento russo: Sberbank, Uralsib, BAR AK e Mosca Industrial Bank". Con questo, Putin ha tagliato fuori Visa e Mastercard da un quarto del pianeta terra, creando anche una valida alternativa ai colossi americani del credito elettronico, nel caso qualcuno volesse farne a meno. Anche in Europa...

Max Parisi
25 marzo 2014
ilnord.it/c2729_SECONDA_MOSSA_DA_SCACCO_MATTO_DI_PUTIN_VISA_E_MASTERCARD_ESPULSE_DALLA_RUSSIA_NASCE_IL_CIRCUIT...
27/03/2014 01:15
 
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Clamoroso: i ribelli ucraini di Kiev reclamano la riscossione del denaro promesso



I ribelli della sommossa attuata a Kiev nella piazza di Maidan, reclamano il pagamento dei fondi promessi dall’Occidente per creare la sommossa. Nel web compare un video che compromette ancora di più il governo golpista dell’Ucraina, confermando che le proteste e le sommosse di piazza scatenate a Kiev furono una azione ben preparata e finanziata. Nel video si vedono gli attivisti che avevano partecipato agli scontri armati nella piazza Maidan, nel centro di Kiev. I ribelli ucraini affermano di essere stati ingannati e che non gli è stato ancora pagato il denaro promesso per la loro partecipazione alla sommossa. Alcune settimane addietro l’ex capo del servizio di sicurezza dell’Ucraina, Alexander Yakimenko aveva rivelato che, durante gli ultimi mesi, l’Occidente aveva trasferito a Kiev alcuni milioni di dollari e in alcuni casi in contanti. “Dall’inizio delle proteste noi, come i servizi di intelligence, abbiamo notato un aumento della corrispondenza che iniziò ad arrivare a varie ambasciate in Ucraina, in particolare alle ambasciate occidentali. Poco tempo dopo, nella piazza di Maidan, apparve moneta straniera, concretamente dollari”, ha assicurato l’ex funzionario. Un’altra prova per confermare, se ancora ce ne fosse bisogno, che la narrazione degli Statunitensi e dei funzionari dell’Unione Europea di una presunta “rivoluzione popolare” avvenuta in Ucraina in realtà consisteva in un piano ben congegnato per creare disordini di piazza ed attacchi violenti al fine di rovesciare il governo legittimo ed installare un governo golpista al servizio degli interessi degli USA e della Germania.

Fonte: RT Actualidad
www.controinformazione.info/clamoroso-i-ribelli-ucraini-di-kiev-reclamano-la-riscossione-del-denaro-p...
28/03/2014 00:50
 
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Gli euroscettici inglesi accusano la Ue. "Mani insanguinate sulla crisi Ucraina"

"L'Unione Europea ha le mani insanguinate per quanto è accaduto in Ucraina". Mai in Inghilterra erano risuonate parole così dure e accuse esplicite contro la Ue. Le ha pronunciate mercoledì sera Nigel Farage, capo del partito che vuole l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa, in un dibattito televisivo con Nick Clegg, leader di liberaldemocratici, al termine del quale il 57 per cento degli intervistati ha detto di essere "favorevole" all'idea di lasciare l'unione. L'Ukip (United Kingdom Indipendence Party) continua a salire nei sondaggi e Farage, l'altra sera, non ha fatto sconti a nessuno. "Il Governo di Londra - ha detto - ha incoraggiato l'Unione Europea a portare avanti un piano imperialista ed espansionista in Ucraina offrendo false speranze a un gruppo di persone che hanno rovesciato un ledaer (Yanukovich) liberamente eletto". Nick Clegg, alleato del conservatore David Cameron nel governo inglese, ha ascoltato visibilmente imbarazzato e ha potuto fare poco per arginare Farage. E' la prima volta che in Inghilterra viene apertamente evocata una manovra con cui l'Europa, fulcro della Nato, avrebbe agitato la "piazza" a Kiev con l'obbiettivo di rovesciare il potere. "Questo ha provocato la reazione di Putin - ha aggiunto il leader dell'Ukip - e ritengo che l'Unione Europea, francamente, abbia le mani insanguinate per quanto riguarda l'Ucraina". La durissima polemica scatenata dalle parole di Farage sta valicando i confini del Regno Unito. Il premier inglese, David Cameron, è stato costretto a reagire affermando che "le responsabilità di quanto accaduto nella crisi sono della Russia e dei sostenitori di Mosca in Crimea". Il liberaldemocratico Clegg, uscito sconfitto (secondo i sondaggi) dal confronto tv si è detto "scioccato" dalle parole del leader dell'Ukip. "Farage - ha aggiunto - sta dalla parte di Putin".
Ma la stampa inglese sta dando grande risalto alla notizia. Le accuse dell'Ukip sono arrivate proprio mentre il presidente degli Stati Uniti Obama iniziava il viaggio in Europa. Oggi nei titoli di molti giornali (anche italiani, a dire il vero), ha fatto capolino a più riprese la parola "shale gas", il metano che gli Stati Uniti estraggono dal sottosuolo con una fratturazione molecolare delle rocce profonde. Diversi commentatori iniziano a far notare che dietro il palcoscenico della crisi ucraina potrebbe esserci una planetaria partita a scacchi per modificare gli equlibri nelle forniture di gas che oggi l'Europa riceve in prevalenza dalla Russia (Mosca copre quasi il 40 per cento del fabbisogno italiano e circa il 30 di quello tedesco).

27 Marzo 2014
www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/euroscettici_inglesi_attaccano_ue_mani_insanguinate_per_ucraina_57_per_cento_inglesi_vuole_uscire_da_unione_europea/notizie/5968...
08/04/2014 00:25
 
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L`Aquila bicipite e il crollo di dollaro ed euro



In Italia la notizia non è praticamente circolata. I cosiddetti mezzi di “informazione”, preferiscono infatti – come imparato dalle media-corporations angloamericane – offrire notizie minori “drogate” e rimuovere quelle che potrebbero turbare l’asservimento dei popoli e mettere a rischio l’egemonia degli oligarchi della finanza internazionale. Veniamo al fatto.

Nei giorni seguenti alla crisi ucraina e alla riunificazione della Crimea con la madre patria russa, come si sa, l’Occidente, su spinta di Washington, non soltanto ha “allertato” la Nato, con minacce di intervento per una presunta ma mai avvenuta “invasione dell’Ucraina”, ma ha applicato “sanzioni” sia contro personalità politiche russe e sia rispetto a – si diceva – “minori” collaborazioni economiche tra i due blocchi. Mosca aveva replicato con una leggera ritorsione sui visti di alcuni responsabili occidentali. Ma una piccola “ritorsione” Usa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La potente JPMorgan (la maggiore banca privata Usa che con la collegata Morgan Stanley vende “derivati” e rastrella interessi a usura sui prestiti globali e anche all’Italia: la stessa subito beneficata da Monti, appena diventato presidente del Consiglio, con un “rimborso” di oltre 2 miliardi e mezzo di euro – il controvalore della poi decisa “riforma” delle pensioni - di cui ha gioito il rampollo Giovanni Monti, figlio dell’ex rettore della Bocconi e dirigente della MS) ha infatti con estrema solerzia subito bloccato un pagamento di meno di 5000 dollari alla società di assicurazioni Sogaz di Astana (Kazakhstan), società partecipata dalla Bank Rossiya, con la scusa che quest’ ultimo istituto era presente nell’elenco degli enti russi “sanzionabili” dall’Occidente. Il blocco di tale versamento ha irritato il governo russo, ritenendolo un segnale di “ostilità” gratuita. E’ così intervenuto lo stesso presidente Vladimir Putin che ha ordinato il conio immediato di una moneta da 5 rubli d’oro (ognuna contenente 0,1244 once di oro puro) decorato da una aquila bicipite.

Tale moneta, – la Russia detiene le seconde maggiori riserve auree del mondo pari a 12.500 tonnellate (oltre 400 milioni di once) e lo sfruttamento delle riserve Natalka, a Magadan, e potrebbe diventare la prima potenza produttrice di oro nel pianeta – secondo i piani russi, è destinata a diventare la valuta di scambio per gli acquisti di materie prime. Quando tutta l’energia globale sarà acquistata in oro verrà posto così fine al regno del dollaro statunitense – una moneta di carta straccia iperinflazionata - come valuta di riserva globale e in particolare per le forniture di energia, determinando palesemente il collasso delle economie degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Il “Progetto Aquila Bicipite”, questa la definizione, prevede la creazione di un nuovo “sistema di pagamento nazionale” che consentirà alla Russia di costruire le fondamenta per offrire un’alternativa alla Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie mondiali (swift) del sistema bancario – che impone transazioni esclusivamente con il dollaro Usa come moneta di riferimento - e permettere alle nazioni di tutto il mondo la possibilità di allontanarsi dal dollaro americano e dall’egemonia degli Stati Uniti. Oltre al via all’operazione “aquila bicipite”, Putin ha ordinato alla Sberbank, la più grande banca della Russia e di tutta l’Europa orientale, di interrompere l’emissione di prestiti al consumo in valuta estera.

“E’ stata accesa così una miccia – hanno subito avvertito gli analisti finanziari Usa – che rende obbligatorio, per la Russia, abbandonare il sistema detto dei “petrodollari”: con la conseguenza che il sistema russo basato sull’oro “distruggerebbe tutto in una quindicina di giorni”. E ciò accadrà tanto più rapidamente se al sistema russo si uniranno le altre nazioni BRICS (Brasile, India, Cina e Sud Africa), che oltre ad aver negoziato già da anni la fuoriuscita dal sistema-dollaro, non a caso hanno all’unanimità e con forza sostenuto la posizione della Russia in Crimea contro gli Stati Uniti e l’UE. Si metta poi in relazione come all’Unione Europea (e all’Italia in particolare) un blocco delle importazioni di gas russo – unica contromossa possibile, pagando dal 2018 quasi il doppio del costo della materia prima se importata dagli Usa con il metodo ancora in esecuzione delle forniture di gas da scisto liquefatto – costerebbe immediatamente 215 miliardi di dollari, oltre alle sopravvenienze passive sugli aumenti dei costi. La moneta aurea in sostituzione di una carta stampata priva di valore e oltretutto sfornata dalla Federal Reserve Usa almeno cento volte in più rispetto al reale valore della ricchezza degli Stati Uniti, provocherà al dollaro un’accelerata svalutazione con il crollo dell’intero sistema di interscambio valutario mondiale fondato oggi sul biglietto verde.

Un colpo mortale per i Paesi europei occidentali, per la gran parte, come l’Italia, dipendenti dalle forniture russe per il proprio fabbisogno di energia. Ma anche un colpo terminale per la superpotenza atlantica. Quale investitore preferirebbe un pezzo di carta che si svaluta velocemente ad un bene concreto che non può che aumentare di valore? E lo scenario ulteriore sarà giocoforza che i vecchi debiti – di Stato o privati - essendo espressi in dollari o euro si svaluteranno radicalmente; la Federal Reserve e tutte le banche ad essa legate (praticamente tutte) saranno portate al fallimento e poi alla bancarotta. Allo Stato, l’unica incognita è data dalla “questione Cina”. Pechino, che ha i suoi forzieri zeppi di banconote Usa, di pezzi di carta, e che sta usando questa moneta per rastrellare le proprietà produttive di mezzo mondo (si pensi alla recentissima acquisizione di oltre il 2% di Eni ed Enel), non guarda naturalmente con favore, nel breve termine, alla sostituzione del dollaro con una moneta aurea. Di qui il rallentamento dei negoziati con gli altri membri del cartello BRICS sul conio della moneta alternativa al dollaro. Ma la Cina dipende anche da una forte importazione di energia dall’estero. E la Russia è il maggior esportatore mondiale di gas (come pure è forte esportatore anche di petrolio). E così è anche vero che una cooperazione più stretta tra Pechino e Mosca, dopo i contraccolpi negativi iniziali, permetterebbe anche alla Cina non soltanto di ripristinare il suo sviluppo su basi più sane, ma di recuperare la propria sovranità fin qui ceduta ai padroni del dollaro.

Si badi bene. Qui stiamo tracciando non uno “scenario” probabile, ma un evento già in atto. La decisione russa di accelerare la produzione di una moneta aurea convertibile è già in esecuzione. Gli Usa stanno per questo “spacciando” l’alternativa delle forniture di gas da scisto. E stanno per questo operando un crescendo di provocazioni militari alle frontiere di Mosca. E noi? E gli italiani? Siamo costretti a seguire gli spacciatori di promesse di governo e dei partiti occidentalisti ancora portatori tetragoni delle alleanze coloniali al dollaro, all’euro e alla finanza di Wall Street e della City. Corriamo allegramente, cioè, verso il crollo finale. Svegliamoci, finché è ancora possibile. Restituiamo alla nostra nazione uno straccio di sovranità, lasciamo l’euro e il suo mentore-carta-straccia, il dollaro. Diamo uno schiaffo ai Signori del denaro.

Lorenzo Moore
07 aprile 2014
www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23276
09/04/2014 01:16
 
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Proclamata a Donetsk la Repubblica Popolare

In queste ore gruppi di manifestanti hanno assalito i palazzi governativi a Donetsk, Lugansk e Kharkov, assumendone il controllo. A Lugansk quasi tremila persone hanno assaltato l’edificio della banca nazionale, mentre altri percorrevano le strade sventolando bandiere russe e invocando la Russia. Ma la notizia più importante è che a Donetsk sia stata proclamata l’indipendenza da Kiev e la nascita d’una Repubblica Popolare i cui confini corrispondono a quelli regionali. E’ stato anche già indetto il referendum per decidere un eventuale ingresso nella Federazione Russa, per il prossimo 11 maggio. Ciò che conta di più, però, è porre l’accento sull’aggettivo di cui si fregia questa neonata repubblica: “popolare”. Berlinguer, a suo tempo, aveva detto che nell’URSS s’era ormai esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre. E invece essa non s’è esaurita affatto, tant’è che nel momento in cui la popolazione russofona di Donetsk ha deciso di voltare le spalle ai golpisti e banderisti di Kiev, l’ha fatto dando vita ad un nuovo Stato socialista. Del resto questa è un’altra tessera del domino che ha iniziato a cadere nel momento in cui la Crimea ha dichiarato la propria indipendenza ricongiungendosi con la Russia, proprio a seguito del golpe di febbraio. Era tutto prevedibile: dopo la Crimea, si diceva, anche le altre regioni russofone dell’Ucraina orientale e meridionale avrebbero fatto altrettanto. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea s’erano illusi d’aver ottenuto, col rovesciamento di Yanukovich, una facile vittoria. Invece essa s’è rapidamente trasformata dapprima in una Vittoria di Pirro e ora in una sconfitta strategica di portata storica e clamorosa. Del resto ben difficilmente si sarebbe potuto credere che, laddove avevano fallito Napoleone ed Hitler, potessero trionfare Obama e i sinistri pagliacci, da Cameron ad Hollande passando anche per il nostro Renzi, che formano la sua corte dei miracoli.

Filippo Bovo
7 aprile, 2014
www.statopotenza.eu/11087/proclamata-a-donetsk-la-repubblica-...
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