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Vilnus: l’Ucraina non firma, Unione Europea sconfitta

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2024 21:12
16/09/2015 02:59
 
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Le tensioni si allentano in Ucraina, ma non negli USA

La partita finale in Ucraina sembra affermarsi. Il resoconto tedesco sulla riunione dei Ministri degli Esteri del ‘Formato Normandia’ a Berlino sigla una nota positiva. ‘Progressi significativi’; ‘meno conflittuale’; ‘progressi in alcune cose importanti’; ‘molto vicino’; ‘ora va ulteriormente consolidato e assicurato’, sono le significative espressioni usate dal ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier alla conferenza stampa (http://www.rferl.org/content/article/27244732.html). Come mai tanto ottimismo? Alcune spiegazioni, prima. Torniamo a Vladivostok, nell’Estremo Oriente russo, al 4 settembre, in occasione dell’Eastern Economic Forum. Tre importanti accordi energetici sono stati siglati quel giorno tra la Gazprom e partner europei:

- Un accordo tra azionisti sul gasdotto Nord 2, formando un consorzio tra Gazprom (Russia), E.ON e BASF/Wintershall (Germania), OMV (Austria), Engie (Francia) e Royal Dutch Shell (Regno Unito/Olanda)

- Firma di un accordo su progetti a lungo termine tra Gazprom e OMV in cui il gigante energetico austriaco acquisisce una partecipazione nei campi petroliferi in Siberia in cambio di una quota delle sue attività in Europa al partner russo

- Gazprom firma un enorme accordo di scambio con Wintershall, filiale della BASF in Germania, per cui i tedeschi acquisiscono una partecipazione nei giacimenti petroliferi siberiani in cambio della quota russa nelle operazioni nel Mare del Nord e il pieno controllo di un hub gasifero in Germania con il maggior impianto sotterraneo di stoccaggio del gas in Europa occidentale

Ora, cosa questi accordi energetici hanno a che fare con l’Ucraina? Di fatto, tutto. La rivista Newsweek sottotitola la storia in modo appropriato:"Dimenticare l’Ucraina. Sono affari tra Europa e Russia" (http://www.newsweek.com/forget-ukraine-its-business-usual-between-europe-and-russia-369730). In poche parole, gli accordi energetici hanno il seguente significato: i principali Paesi europei riavviano, approfondendo e ampliando, i rapporti energetici con la Russia, in particolare la Germania, ignorando le sanzioni occidentali contro la Russia imposte l’anno scorso per la questione ucraina. Per lo meno, sembrano anticipare l’epoca post-sanzioni nel prossimo futuro. Nonostante il clamore in Europa sulla riduzione dei rapporti energetici con la Russia, sembra invece accadere l’opposto. Europa e Russia rafforzano l’interdipendenza. Anche se la Russia ha una politica energetica ‘Volta a Est’ con particolare attenzione alla Cina, la cooperazione energetica con l’Europa è ancora la gallina dalle uova d’oro. Il mercato europeo è per le major petrolifere molto più redditizio e gli europei hanno una tecnologia avanzata. Le maggiori potenze europee utilizzeranno la loro influenza a Bruxelles per piegare le regole della concorrenza dell’UE a favore di Gazprom, perché la reciprocità è necessaria quando la Russia si apre ai progetti energetici. Il gasdotto Nord 2 in realtà riguarda solo l’Ucraina, bypassandola, storicamente percorso dei gasdotti russi verso l’Europa. L’Ucraina non può più ricattare Russia ed Europa, e inoltre non vuole le forniture russe, sottolineando il suo comportamento anticonformista. Tra l’altro, Nord 2, da 55 miliardi di metri cubi, trasporterà il gas russo dai vasti giacimenti gasiferi di Jamal alla Gran Bretagna. Non sorprende che la Kiev ‘pro-USA’ sia furiosa, come la Polonia, ma i principali Paesi della ‘Vecchia Europa’ hanno le proprie priorità. La Polonia è l’alleata numero uno degli Stati Uniti in Europa, centrale nella crisi ucraina.

Passiamo a Donetsk, nel Donbass (la regione orientale filo-russa dell’Ucraina). Il 9 settembre la figura di spicco della città ribelle dell’Ucraina orientale, Andrej Purgin, viene improvvisamente destituito dalla leadership legislativa separatista. Purgin viene ovviamente ‘epurato’ e attribuisce la sua caduta ad un ‘intrigo’, ma non dice di più. Purgin era della ‘linea dura’ che chiedeva l’annessione dei territori ribelli alla Russia, cosa cui Mosca è contraria. D’altra parte, finché Purgin aveva un ruolo di leadership, il regolare svolgimento delle elezioni locali previste il prossimo mese, come previsto nel quadro dell’accordo di Minsk, sarebbero state problematiche. Naturalmente il nuovo leader Denis Pushilin, che ha sostituito Purgin, è noto essere vicino Mosca e ci si può aspettare svolga un ruolo positivo se il dialogo dovesse iniziare tra Donetsk e Kiev, cosa che vuole Mosca (http://wtop.com/europe/2015/09/ex-rebel-chief-in-eastern-ukraine-ouster-due-to-intrigue/).

Così il quadro è un po’ più chiaro. La leadership estremista di Purgin è stata sostituita, coincidendo con la fine dei combattimenti, preparando il terreno a una nuova fase, augurandosi i negoziati tra Kiev e le regioni separatiste. L’influenza di Mosca sulla leadership di Donetsk è stata rifinita di conseguenza. In sintesi, serie discussioni politiche intra-ucraine potrebbero iniziare al più presto. In concomitanza con il passaggio a una leadership dei ribelli ‘moderata’, il presidente russo Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica il 9 settembre con gli omologhi nel quadro del ‘Formato Normandia’, Germania, Francia e Ucraina, riesaminando la situazione in Ucraina e discutendo l’ulteriore attuazione dell’accordo di Minsk. Il Cremlino dice:“Una particolare attenzione è data all’attuazione delle disposizioni politiche degli accordi di Minsk, in primo luogo effettuando la riforma costituzionale dell’Ucraina, tra cui una legge a statuto speciale per le regioni del Donbass, nonché l’organizzazione di elezioni locali e l’adozione di un’amnistia. A questo proposito Vladimir Putin ancora una volta ha sottolineato la necessità del dialogo diretto a tutti gli effetti tra le autorità di Kiev e i rappresentanti del sud-est ucraino“. I quattro leader si sono dati appuntamento a Parigi per il 2 ottobre. L’incontro di Berlino tra i Ministri degli Esteri ha ovviamente preparato il terreno del vertice di Parigi. Chiaramente, le tendenze puntano su una direzione positiva. Putin ha ripetuto le aspettative russe a una conferenza con i media a Yalta, Crimea, facendo capire che, nonostante il parere popolare nel Donbass favorevole all’annessione della Russia, Mosca vuole un’Ucraina unita comprendente la regione separatista, secondo il quadro dell’accordo di Minsk. Egli ha ripetuto la richiesta russa che Kiev e la leadership separatista del Donbass abbiano colloqui diretti e che Kiev debba attuare la nuova normativa concedendo lo “statuto speciale” alla regione separatista. E’ anche stato conciliante sulle forniture di gas all’Ucraina per l’inverno prossimo. Tuttavia, il cavillo è da un’altra parte. Gli USA non fanno parte del Formato Normandia e non sono vincolati dalle loro discussioni. Kiev è praticamente sotto loro controllo.

Resta da vedere se i neoconservatori e i russofobi che guidano la politica degli Stati Uniti in Ucraina getteranno la spugna rinunciando. L’aggressiva assistente del segretario di Stato Victoria Nuland, accompagnata dal famoso guerriero freddo Strobe Talbott (che era capo dell’ amministrazione di Bill Clinton), sono atterrati a Kiev nel fine settimana per un viaggio di 3 giorni. La loro missione sarebbe raffinare la struttura di potere a Kiev nel periodo cruciale precedente l’inizio delle discussioni politiche. Inoltre è stato detto che un ex-dipendente del dipartimento di Stato potrebbe essere nominato Primo Ministro dell’Ucraina. In ogni caso, il duo Nuland-Talbott dovrà garantirsi che i candidati statunitensi detengano tutti i posti chiave di Kiev così che, quando il processo del Formato Normandia si dovesse avviare e quando un nuovo clima di cooperazione fosse emerso tra Russia e le maggiori potenze europee, la leadership di Kiev resti ancora saldamente sotto il controllo di Washington e la ‘strategia del contenimento’ degli Stati Uniti contro la Russia non sia in pericolo. A dire il vero, Washington non avrebbe gradito le notizie da Vladivostok. I segni della ripresa della cooperazione russo-tedesca, in particolare, preoccupano i neocon dell’amministrazione Obama. Significativamente, Germania e Russia sembrano avere la stessa posizione sull’ accelerazione della ricerca di una soluzione politica in Siria. Il problema dei rifugiati siriani è una questione importante per la Germania. Influenti politici tedeschi hanno chiesto che la Russia partecipi alla risoluzione del conflitto siriano.

MK Bhadrakumar
Fonte: blogs.rediff.com/mkbhadrakumar/2015/09/13/ukraine-tensions-easing-but-us-wont-let-go...
13 settembre 2015
Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2015/09/14/le-tensioni-si-allentano-in-ucraina-ma-non-ne...
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