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Daniele Penna - Corona Virus: Il nuovo messia

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2024 02:12
07/10/2021 18:07
 
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Come capire e riportare le cifre riguardo le 'morti per Covid'

Ogni giorno, ormai, assistiamo a cifre riguardo i 'morti per Covid'. Questi numeri sono spesso espressi su grafici che mostrano un aumento esponenziale. Ma bisogna fare attenzione quando si leggono (e si riportano) queste cifre. Data la straordinaria risposta all'emergere di questo virus, è fondamentale avere una visione chiara dei suoi progressi e del significato delle cifre. Il mondo delle segnalazioni delle malattie ha le sue dinamiche, che vale la pena capire. Quanto sono accurate o comparabili queste cifre che confrontano i decessi per Covid-19 nei vari Paesi? Spesso vediamo espresso un rapporto: decessi, come proporzione dei casi. La cifra è presa come un segno di quanto sia letale il Covid-19, ma i rapporti variano notevolmente. Negli Stati Uniti, 1,8 per cento (2.191 decessi in 124.686 casi confermati), Italia 10,8 per cento, Spagna 8,2 per cento, Germania 0,8 per cento, Francia 6,1 per cento, Regno Unito 6,0 per cento. Una differenza di quindici volte nel tasso di mortalità per la stessa malattia sembra strana tra Paesi simili: tutti sviluppati, tutti con buoni sistemi sanitari. Tutti contro la stessa malattia. Potresti pensare che sarebbe facile calcolare i tassi di mortalità. La morte è un punto finale rigido e facile da misurare. Nella mia vita lavorativa (sono un professore di patologia in pensione) di solito mi imbatto in studi che lo esprimono in modo comparabile e come rapporto: il numero di morti in un dato periodo di tempo in un'area, diviso per la popolazione di quella zona. Ad esempio, 10 morti ogni 1.000 abitanti all'anno. Quindi solo tre numeri:

1. La popolazione che ha contratto la malattia
2. Il numero di morti per malattia
3. Il periodo di tempo rilevante

Il guaio è che nella crisi del Covid-19 ognuno di questi numeri non è chiaro.

1. Perché le cifre relative ai contagi da Covid-19 sono ampiamente sottostimate
Supponiamo che ci sia una malattia che causa, dopo due giorni, sempre la comparsa di una grande macchia viola al centro della fronte: sarebbe facile da misurare. Qualsiasi medico potrebbe diagnosticarlo e le cifre nazionali sarebbero affidabili. Consideriamo ora una malattia che provoca un aumento variabile della temperatura e della tosse per un periodo da 5 a 14 giorni, nonché sintomi respiratori variabili che vanno da quasi nulla a grave compromissione respiratoria. Ci sarà una serie di sintomi e segni nei pazienti affetti da questa malattia ampiamente sovrapponibili con effetti simili causati da molte altre malattie infettive. È Covid-19, influenza stagionale, raffreddore o qualcos'altro? Sarà impossibile dirlo con l'esame clinico. L'unico modo per identificare le persone che hanno sicuramente la malattia sarà utilizzare un test di laboratorio che sia specifico e sensibile per la malattia (rileva solo questa malattia, e non malattie simili, e rileva una grande percentuale di persone con questa malattia, grave o lieve). Lo sviluppo di test accurati, affidabili e convalidati è difficile e richiede tempo. Al momento, dobbiamo essere certi che i test in uso misurino ciò che pensiamo. Finora, in questa pandemia, i kit dei test sono stati riservati principalmente a pazienti ospedalizzati con sintomi significativi. Pochi test sono stati effettuati in pazienti con sintomi lievi. Ciò significa che il numero di test positivi sarà di gran lunga inferiore al numero di persone che hanno avuto la malattia. Sir Patrick Vallance, il principale consigliere scientifico del governo, ha cercato di sottolinearlo. Ha suggerito che la cifra reale per il numero dei casi potrebbe essere da 10 a 20 volte superiore alla cifra ufficiale. Se ha ragione, il tasso di mortalità dovuto a questo virus (derivato interamente da test di laboratorio) sarà da 10 a 20 volte inferiore a quello che sembra essere dalle cifre pubblicate. Più aumenta il numero di casi non testati, più basso è il tasso di mortalità reale.

2. Perché i decessi per Covid-19 sono una sostanziale sopravvalutazione

E poi, che dire delle morti? Molti portavoce della salute del Regno Unito sono stati attenti a dire ripetutamente che i numeri citati nel Regno Unito indicano la morte con il virus, non la morte a causa del virus: questo è importante. Quando ha testimoniato in parlamento alcuni giorni fa, il prof. Neil Ferguson dell'Imperial College di Londra ha affermato che ora si aspetta meno di 20.000 morti per Covid-19 nel Regno Unito ma che, soprattutto, due terzi di queste persone sarebbero morte comunque. In altre parole, suggerisce che la cifra grezza per le "morti per Covid" è tre volte superiore al numero di coloro che sono stati effettivamente uccisi dal Covid-19 (anche la cifra dei due terzi è una stima: non mi sorprenderebbe se la proporzione reale fosse più alta). Questa sfumatura è cruciale, non solo per comprendere la malattia, ma anche per comprendere l'onere che potrebbe gravare sul servizio sanitario nei prossimi giorni. Sfortunatamente le sfumature tendono a perdersi nei numeri citati dal database utilizzato per tenere traccia del Covid-19: il Johns Hopkins Coronavirus Resource Center. Ha compilato un enorme database, con dati Covid-19 provenienti da tutto il mondo, aggiornati quotidianamente e le sue cifre vengono utilizzate, in tutto il mondo, per tracciare il virus. Questi dati non sono standardizzati e quindi probabilmente non sono confrontabili, ma questo importante avvertimento è raramente espresso dai (molti) grafici che vediamo. Rischia di esagerare la qualità dei dati che abbiamo. La distinzione tra morire "con" Covid-19 e morire "a causa" del Covid-19 non è solo spaccare il capello.

Consideriamo alcuni esempi: una donna di 87 anni con demenza in una casa di cura; un uomo di 79 anni con cancro alla vescica metastatico; un uomo di 29 anni con leucemia trattato con chemioterapia; una donna di 46 anni con malattia del motoneurone da 2 anni. Tutti sviluppano infezioni al torace e muoiono. Tutti risultati positivi al Covid-19. Eppure tutti erano vulnerabili alla morte per infezione toracica da qualsiasi causa infettiva (inclusa l'influenza). Il Covid-19 potrebbe essere stato l'ultima goccia, ma non ha causato la loro morte. Consideriamo altri due casi: un uomo di 75 anni con lieve insufficienza cardiaca e bronchite; una donna di 35 anni che in precedenza era in buona forma e senza condizioni mediche note. Entrambi contraggono un'infezione al torace e muoiono, ed entrambi risultano positivi al Covid-19. Nel primo caso non è del tutto chiaro quale peso attribuire alle condizioni preesistenti rispetto all'infezione virale: per esprimere questo giudizio sarebbe necessario che un clinico esperto esamini le note del caso. L'ultimo caso sarebbe ragionevolmente attribuito alla morte causata dal Covid-19, supponendo come vero che non ci fossero condizioni sottostanti. Va notato che non esiste un metodo standard internazionale per l'attribuzione o la registrazione delle cause di morte. Inoltre, normalmente, la maggior parte delle morti respiratorie non ha mai una causa infettiva specifica registrata, mentre al momento ci si può aspettare che vengano registrati tutti i risultati positivi del Covid-19 associati a una morte. Ancora una volta, questo non è spaccare il capello. Immagina una popolazione in cui sempre più persone abbiano già avuto il Covid-19 e dove ogni paziente malato e morente viene testato per il virus. Le morti apparentemente dovute al Covid-19, la traiettoria del Covid, si avvicineranno al tasso di mortalità complessivo. Sembrerebbe che tutte le morti siano state causate dal Covid-19: sarebbe vero? No. La gravità dell'epidemia sarebbe indicata da quanti decessi extra (oltre il normale) ci fossero stati complessivamente.

3. Covid-19 e un periodo di tempo

Infine, per quanto riguarda il periodo di tempo? In uno scenario in rapida evoluzione come quello dell'emergenza Covid-19, i dati giornalieri presentano solo un'istantanea. Se le persone impiegano molto tempo a morire di una malattia, ci vorrà del tempo per giudicare il tasso di mortalità reale e le cifre iniziali saranno sottostimate. Ma se le persone muoiono abbastanza rapidamente a causa della malattia, le cifre saranno più vicine al tasso reale. È probabile che ci sia un leggero ritardo: chi muore oggi potrebbe essere gravemente malato da alcuni giorni. Ma col passare del tempo questo diventerà meno importante man mano che si raggiunge uno stato stazionario. Concludo con un paio di esempi. I colleghi in Germania sono sicuri che i loro numeri siano più vicini alla verità rispetto alla maggior parte, perché avevano pronti un gran numero di test nel momento in cui la pandemia ha colpito. Attualmente il tasso di mortalità è dello 0,8 per cento in Germania. Se calcoliamo che circa un terzo dei decessi registrati siano dovuti al Covid-19 e che siano riusciti a testare un terzo di tutti i casi nel Paese che hanno effettivamente la malattia (un presupposto generoso), allora il tasso di mortalità per Covid-19 sarebbe dello 0,08%. Potrebbe aumentare leggermente, a causa del ritardo della morte. Se teniamo conto che attualmente questo effetto potrebbe essere del 25 per cento (che sembra generoso), ciò darebbe un limite complessivo, e probabilmente superiore, del tasso di mortalità dello 0,1 per cento, che è simile all'influenza stagionale.

Diamo un'occhiata ai numeri del Regno Unito. Alle 9 del mattino di sabato ci sono stati 1.019 decessi e 17.089 casi confermati, un tasso di mortalità del 6,0 per cento. Se un terzo dei decessi fosse causato dal Covid-19 e il numero di casi fosse sottostimato di un fattore diciamo 15, il tasso di mortalità sarebbe dello 0,13 per cento e il numero dei decessi dovuti al Covid-19 sarebbe di 340. Questo numero dovrebbe essere messo in prospettiva con il numero di morti che normalmente ci aspetteremmo nei primi 28 giorni di marzo, circa 46.000. Il numero di decessi registrati aumenterà nei prossimi giorni, ma anche la popolazione colpita dalla malattia, con ogni probabilità molto più veloce dell'aumento dei decessi. Poiché stiamo osservando così da vicino la presenza del Covid-19 in coloro che muoiono, la frazione di coloro che muoiono con Covid-19 (ma non di), in una popolazione in cui l'incidenza è in crescita, rischia di aumentare ancora di più. Quindi l'aumento misurato del numero di morti non è necessariamente un motivo di allarme, a meno che non dimostri morti in eccesso: 340 morti su 46.000 mostrano che al momento non siamo vicini a questo. Ci siamo preparati al peggio, ma non è ancora accaduto. I test diffusi sul personale del SSN recentemente annunciati potrebbero aiutare a fornire un'indicazione più chiara di quanto la malattia si sia già diffusa nella popolazione. Il Regno Unito e altri governi non hanno alcun controllo su come vengono riportati i loro dati, ma possono ridurre al minimo il potenziale di interpretazione errata rendendo assolutamente chiaro quali siano le sue cifre e quali non lo siano. Dopo che questo episodio sarà finito, ci sarà una chiara necessità di un aggiornamento coordinato a livello internazionale su come i decessi vengono attribuiti e registrati, per consentirci di capire meglio cosa stia succedendo in modo più chiaro, quando necessario.

Dr. John Lee
29 marzo 2020

Traduzione: Wheaton80
www.spectator.co.uk/article/how-to-understand-and-report-figures-for-covid-19...
09/10/2021 01:24
 
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Un’inchiesta sugli avvisi DNR (Di Non Rianimare) i pazienti Covid-19 anziani e disabili nel Regno Unito

Nel Regno Unito il coronavirus diventa l’ennesimo pretesto per praticare l’eutanasia a disabili e anziani. Il neurologo cattolico P. Patrick Pullicino ha sollecitato un’inchiesta indipendente sulle disposizioni di non rianimare (DNR) i pazienti Covid-19 affetti da difficoltà di apprendimento. La notizia è stata pubblicata il 14 febbraio su Catholic News Agency. La traduzione è a cura di Wanda Massa

Un medico cattolico ha chiesto domenica un’indagine indipendente sulle disposizioni “di non rianimare” (DNR) i pazienti Covid-19 affetti da difficoltà di apprendimento durante la seconda ondata del virus nel Regno Unito. Padre Patrick Pullicino, un neurologo che è stato ordinato nel 2019, ha parlato dopo che il quotidiano Guardian ha riferito il 13 febbraio che alle persone con difficoltà di apprendimento sono stati dati gli avvisi nonostante il clamore sulla pratica che l’anno scorso ha sollecitato un’indagine urgente. L’ente di beneficenza Mencap ha dichiarato di aver appreso il mese scorso che alle persone con disabilità di apprendimento era stato detto che non sarebbero state rianimate se avessero contratto il coronavirus. La Care Quality Commission, il comitato di controllo dell’assistenza del Regno Unito, ha concluso a dicembre che gli avvisi Do Not Attempt Cardiopulmonary Resuscitation (DNACPR) hanno causato morti potenzialmente evitabili nel 2020, quando il Covid-19 ha colpito per la prima volta il Paese. Pullicino ha chiesto un’inchiesta pubblica l’anno scorso sul perché così tanti anziani sono morti nelle case di cura del Regno Unito durante la prima ondata di coronavirus. Il Regno Unito, che ha una popolazione di 67 milioni di abitanti, ha il quinto più alto tasso di mortalità registrato per il Covid-19 nel mondo dopo gli Stati Uniti, il Brasile, il Messico e l’India. “Questo attacco massiccio, prima agli anziani e ora ai disabili, richiede un’indagine indipendente completa”, ha detto Pullicino alla CNA il 14 febbraio. “Perché i vulnerabili sono stati presi di mira quando dovrebbero essere protetti?”. Pullicino è un ex Presidente del Dipartimento di Neurologia e Neuroscienze alla New Jersey Medical School. Nel 2012 ha lanciato l’allarme sul Liverpool Care Pathway (LCP), un protocollo di fine vita che è stato abolito dopo una revisione commissionata dal governo del Regno Unito. Ha detto che la controversia sul LCP ha ancora messo in ombra il Servizio Sanitario Nazionale (NHS).

“Lo spettro del Liverpool Care Pathway infesta ancora il NHS e sta devastando coloro che hanno più bisogno del suo aiuto, i gruppi che dovrebbero essere in cima alle sue priorità“, ha detto. “Abbiamo bisogno di scoprire cosa è andato storto nel NHS e perché questo sta accadendo”. Secondo il Guardian, il Mencap crede che ad alcune persone sia stato dato il DNACPR solo perché avevano una disabilità di apprendimento. Il comitato di controllo dovrebbe pubblicare un rapporto sulla pratica nelle prossime settimane. Pullicino ha commentato:“Questa notizia che alle persone con disabilità di apprendimento vengono date disposizioni DNR [Do Not Resuscitate] è molto triste ed è inaccettabile”. “Purtroppo deriva direttamente dall’algoritmo di riferimento per le cure critiche Covid-19, che menziona quelli con difficoltà di apprendimento o autismo con i minori di 65 anni come potenzialmente fragili e quindi non in linea per le cure ITU [Intensive Care Unit]”. “Questo ha portato ad un enorme numero di anziani che muoiono nelle case di cura nell’ultimo blocco, dove si stima che ne siano morti quasi 40.000”. Ha continuato:“Gli ordini DNR [Do Not Resuscitate] non dovrebbero mai essere scritti senza il consenso del paziente, o se non ha la capacità di intendere e di volere, della sua procura sanitaria o del parente più prossimo”. “Sfortunatamente, il Mental Capacity Act 2005 ha autorizzato le decisioni di fine vita nel migliore interesse da parte di assistenti che potrebbero non conoscere la persona, il che rende i disabili di apprendimento molto vulnerabili. L’algoritmo di riferimento per le cure critiche ha anche imposto l’assistenza di fine vita per i ‘fragili’ le cui condizioni si sono deteriorate, il che è totalmente inaccettabile. A mio parere, gli ordini DNR vengono utilizzati per prepararsi al ‘potenziale deterioramento’ nei casi in cui una persona disabile prenda il Covid“. Gli attivisti hanno criticato i ministri del governo per non aver dato a tutti i disabili l’accesso prioritario ai vaccini contro il coronavirus, nonostante le prove che i disabili hanno maggiori probabilità di morire dopo aver contratto il Covid-19. Il Guardian ha citato dati del NHS che indicano che nelle cinque settimane dall’inizio dell’ultimo blocco, il Covid-19 è stato responsabile del 65% dei decessi di persone con difficoltà di apprendimento.

Uno studio di Public Health England dello scorso novembre ha scoperto che le persone con disabilità di apprendimento hanno un tasso di mortalità da Covid-19 fino a sei volte superiore a quello della popolazione generale. Ha anche concluso che il tasso di mortalità per le persone dai 18 ai 34 anni con disabilità di apprendimento era 30 volte più alto. L’Amministratore Delegato di Mencap, Edel Harris, ha detto al Guardian:“Per tutta la durata della pandemia, molte persone con una disabilità di apprendimento hanno affrontato una discriminazione scioccante e ostacoli per accedere all’assistenza sanitaria, con avvisi inappropriati di non tentare la rianimazione cardiopolmonare (DNACPR) messi sulle loro cartelle e tagli fatti al loro supporto di assistenza sociale“. “È inaccettabile che all’interno di un gruppo di persone colpite così duramente dalla pandemia, e che anche prima del Covid morivano in media oltre 20 anni più giovani della popolazione generale, molti sono lasciati a sentirsi spaventati e a chiedersi perché sono stati abbandonati“. Pullicino ha illustrato come crede che i pazienti Covid con difficoltà di apprendimento debbano essere trattati. Ha detto:“In primo luogo, nessuna persona disabile dovrebbe essere messa su un ordine DNR senza il suo consenso o del suo parente più prossimo. In secondo luogo, dovrebbe essere obbligatorio che una persona disabile sia vaccinata prima di poter essere messa su DNR. Terzo, le persone disabili dovrebbero avere la priorità per i trattamenti per il Covid come il Remdesivir e il trattamento anticorpale acuto, che è stato recentemente sviluppato nel Regno Unito. Quarto, l’NHS esiste per curare i pazienti malati e non solo i malati non disabili. La de-prioritarizzazione dei vulnerabili non solo è eticamente sbagliata, ma non c’è alcuna giustificazione medica. La vulnerabilità di questi pazienti dovrebbe renderli una priorità assoluta di trattamento”.

Nota del traduttore
Di questi quattro punti, soltanto gli ultimi due sono pienamente accettabili dal punto di vista etico. Al contrario, il primo ammette l’eutanasia, sia pur limitandone l’applicazione e il secondo, oltre a questo, viola la libertà di cura, che è diritto fondamentale della persona.

16 febbraio 2021
www.sabinopaciolla.com/uninchiesta-sugli-avvisi-dnr-di-non-rianimare-i-pazienti-covid-19-anziani-e-disabili-nel-regn...
11/10/2021 17:26
 
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Lockdown Italia, epidemiologo Volpi:"Inutile e dannoso"

"Il lockdown non solo è inutile, ma dannoso. Ci troviamo davanti a un'evidenza, e cioè che l'andamento della pandemia risulta totalmente slegato dalle strategie adottate dai vari Paesi. La Germania e il Regno Unito sono la dimostrazione del fallimento delle misure più drastiche, che laggiù dove sono state prese hanno portato solo più vittime. Berlino sì è messa in lockdown il 9 dicembre, dopodiché da una media di 2.000 morti a settimana è passata a una di 6.000 morti a settimana e oggi ha il doppio dei morti di otto-nove settimane fa. Se chiudi in casa i positivi con i negativi la gente muore. Esattamente quanto accaduto in Italia a marzo, a riprova che il lockdown uccide". Lo afferma l'epidemiologo Roberto Volpi, autore del libro 'No! Non è andato tutto bene' (II Leone verde, 2020) in un'intervista a 'La Verità'. Si rende conto che è un pensiero controcorrente? “La questione di fondo è: qual'è il significato delle misure che vogliono imporci?”, precisa Volpi. “Servono mascherine, distanziamento e igiene. Stop. Il caos di voci e opinioni dei virologi ha un effetto depressivo sulla popolazione. Cosa aspetta il ministro a richiamare all'ordine almeno i membri del proprio Comitato Tecnico Scientifico e i vari consulenti del ministero?”. Un bailamme alimentato dai media, peraltro. "C'è un mainstream al quale non puoi opporti, non ci sono neppure gli spazi per esprimere opinioni diverse da quelle correnti”, osserva l'epidemiologo, “espresse dalla litigiosissima galassia dei virologi. La politica non dovrebbe avere paura di nulla, e invece ha una fifa matta della scienza, ha un complesso di inferiorità nei suoi confronti".

19 febbraio 2021
www.adnkronos.com/lockdown-italia-epidemiologo-volpi-inutile-e-dannoso_2oh1jxtE0w4IatjAIQxsxc?re...
02/12/2021 22:17
 
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Gran pasticcio nel rapporto sui decessi. Per l'ISS gran parte dei morti non li ha causati il Covid

Secondo il nuovo rapporto (che non veniva aggiornato da luglio) dell'Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità per Covid, il virus che ha messo in ginocchio il mondo avrebbe ucciso assai meno di una comune influenza. Sembra un'affermazione strampalata e da no vax, ma secondo il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall'istituto, solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid 19. Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti alla potenza del virus in sé. Perché tutti gli altri italiani che hanno perso la vita avevano da una a cinque malattie che secondo l'ISS dunque lasciavano già loro poca speranza. Addirittura il 67,7% avrebbe avuto insieme più di tre malattie contemporanee, e il 18% almeno due insieme. Ora personalmente conosco tanta gente, ma nessuno che abbia la sfortuna di avere cinque malattie gravi nello stesso tempo. Vorrei fidarmi dei nostri scienziati, poi vado a leggere i malanni elencati che sarebbero ragione non secondaria della perdita di tanti italiani e qualche dubbio da profano comincio a nutrire. Secondo l'ISS il 65,8% degli italiani che non ci sono più dopo essere stati infettati dal Covid era malato di ipertensione arteriosa, e cioé aveva la pressione alta. Il 23,5% era anche demente, il 29,3% aggiungeva ai malanni un pò di diabete, il 24,8% pure fibrillazione atriale. E non basta: il 17,4% aveva già i polmoni ammalati, il 16,3% aveva avuto un cancro negli ultimi 5 anni; il 15,7% soffriva di scompenso cardiaco, il 28% aveva una cardiopatia ischemica, il 24,8% soffriva di fibrillazione atriale, più di uno ogni dieci era anche obeso, più di uno su dieci aveva avuto un ictus, e altri ancora, sia pure in percentuale più ridotta, avevano problemi gravi al fegato, dialisi e malattie auto-immuni. Sarà tutto vero, non metto in dubbio i nostri scienziati. Ma se non è il virus ad uccidere gli italiani, allora mi spiegate perché la scienza ha imposto tutto quello che abbiamo visto in questo anno e mezzo abbondante? Dalle mascherine al distanziamento al lockdown e così via?

E come facevamo ad avere quasi 126mila italiani ridotti in quelle condizioni con 3, 4 o 5 malattie gravi, destinati comunque ad andarsene se anche non fosse mai esistito il coronavirus in poco tempo? Quei numeri sarebbero un atto di accusa clamoroso nei confronti del sistema sanitario italiano da cui pure provengono. Uso il condizionale perché qualche dubbio ho su quel che viene scritto fin dal primo giorno in quel rapporto. Che risente come ogni comunicazione dell'ISS o del CTS delle direttive governative fornite via via durante i mesi, che sono state il vero e unico faro di quelli che continuiamo a chiamare “scienziati”. All'inizio, il governo allora in carica, quello di Giuseppe Conte, mentre l'Italia mostrava di essere il Paese del mondo più impreparato e pure incapace di affrontare la pandemia, chiedeva dati per tranquillizzare gli italiani. E ricordo bene le conferenze stampa settimanali ISS e protezione civile in cui questi decessi venivano sempre minimizzati, ponendo sempre l'accento sulle molte patologie riscontrate in chi non ce l'aveva fatta. Bisognava dire che questo virus non uccideva in sé, ma accompagnato ad altri malanni in persone fragili poteva affrettare una fine che comunque era vicina. Poi in periodo di campagna vaccinazioni l'esigenza governativa è diventata quella diametralmente opposta: drammatizzare e spingere chiunque verso la salvezza delle fiale messe a disposizione. Ma si sono dimenticati di aggiornare le istruzioni sul rapporto mortalità, che ha seguito nella sua pubblicazione sempre più diradata nel tempo e mai tambureggiata, l'impostazione data all'inizio. Una gran confusione dunque, che alimenta anche paure e irrigidisce resistenze ancora di qualche milione di italiani che alla vaccinazione ha scelto di sottrarsi. Forse con un pò meno propaganda, meno rigidità e più informazione corretta tutto questo non sarebbe così...

Franco Bechis
www.iltempo.it/attualita/2021/10/21/news/rapporto-iss-morti-covid-malattie-patologie-come-influenza-pandemia-disastro-mortalita-bechis-2...
07/12/2021 21:21
 
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Brescia, farmaci letali ai pazienti Covid. L'infermiere:"Mi sono rifiutato di uccidere"
In Corte d’Assise il processo nei confronti di Carlo Mosca, ex primario di Montichiari, accusato di triplice omicidio

Carlo Mosca, l’ex primario reggente del pronto soccorso di Montichiari arrestato lo scorso gennaio con l’accusa di avere soppresso tre pazienti Covid con farmaci letali durante la prima ondata pandemica, è vittima di un clamoroso errore, anzi, di un complotto, come lascia intendere la difesa, oppure ha davvero iniettato e fatto iniettare quei medicinali per alleggerire l’ospedale dallo tsunami del virus, come ipotizza la Procura? È la doppia verità con cui si dovrà confrontare la Corte d’Assise davanti a cui ieri per il 48enne medico cremonese è iniziato il processo. Triplice omicidio pluriaggravato e falsificazione di cartelle cliniche, le contestazioni. Completo blu, aria provata ma a testa alta, Mosca, ancora ai domiciliari, in aula ha visto sfilare i primi testi del PM, Federica Ceschi. Tra cui Michele Rigo, l’infermiere che con il suo esposto ai carabinieri il 23 aprile 2020 diede avvio all’inchiesta. Rigo ha reso conto della pressione sul pronto soccorso soprattutto durante le ultime due settimane del marzo 2020. “La notte del 18 marzo fui contattato dal medico di guardia, che mi passò al telefono Mosca”, ha detto Rigo. “Pur non essendo in turno voleva sapere chi stava male. Io stavo trattando un paziente con una polmonite importante che mal tollerava la maschera a ossigeno. L’anestesista mi aveva suggerito per lui la morfina. Aveva poche possibilità di sopravvivere, dunque non era in programma l’intubazione. In quel periodo i posti erano limitatissimi, si doveva selezionare in base a età e patologie. A chi rimaneva escluso facevamo l’accompagnamento alla morte con la morfina. Mosca però mi ordinò di fargli Valium, Serenase e due fiale di Midarine, la succinicolina. Io rimasi stupito. La succinicolina senza intubazione provoca soffocamento in pochi minuti. Mi rifiutai, non volevo ammazzare le persone".

Rigo si confidò con la moglie e qualche collega, tra i quali si ingenerò uno scambio di Whatsapp e telefonate. Perché pare che in molti sapessero. "Per un periodo si ragionò di una denuncia di gruppo. Ma non se ne fece nulla. A farmi decidere furono i molti racconti e più episodi. Il 21 una OSS mi riferì che Mosca aveva preso dal frigo quei farmaci per Bassi. Lei non vide nulla. Nicolosi lo trattai io: arrivò il 21 marzo con un’insufficienza respiratoria importante ma dopo l’ossigeno era migliorato. Morì all’improvviso. Lui aveva chiesto a una collega quei farmaci". Massimo Bonettini, un altro infermiere, contattò Rigo il 23 marzo dopo "un anomalo calo" dei medicinali da intubazione dal frigo:“Ma anche a te Mosca ha chiesto di fare succinicolina e propofol a chi sta morendo?”, scrisse il 23 marzo su Whatsapp chiedendo di tenere il segreto. “Lo sta chiedendo ad alcuni di noi, io non ci sto a uccidere per liberare posti letto”. Il giorno dopo la morte di Paletti scattò una foto a tre fiale vuote scovate tra i rifiuti di vetro, e la inviò a Rigo. “Ce le ha messe qualcuno, quelle fiale non avrebbero dovuto stare lì ma nel cestino taglienti”, si è difeso l’imputato con dichiarazioni spontanee. E i cappucci allora dove sono?". Alla fine Bonettini, che ieri ha negato di aver ricevuto ordini diretti di somministrazioni letali (ma dalle intercettazioni sembrava il contrario) non denunciò. "Per paura". "Qui ci stanno prendendo tutti, ci hanno denunciato per qualcosa, e immagino di sapere perché", disse in una telefonata alla collega Silvia Fenocchio dopo la notizia dell’inchiesta, il cui audio è stato riprodotto . "La succinilcolina?". "Sì". "Secondo te chi è che ha parlato?". "Michele".

Beatrice Raspa
01 dicembre 2021
www.ilgiorno.it/brescia/cronaca/carlo-mosca-pazienti-covid-farmaci-letali-1...
24/12/2021 06:22
 
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Heather Parisi - Perché non sono vaccinata

03/01/2022 15:19
 
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Il dottor Joseph Tritto rivela i segreti del Sars Cov 2



Le notevoli rivelazioni del professor Joseph Tritto, Presidente del World Academy of BioMedical Technologies. Una cascata di notizie sul virus, la sua genesi, sul laboratorio gemello di Wuhan e molto altro ancora, da parte di chi conosce profondamente l'elite mondiale degli scienziati e le dinamiche che li coinvolgono. Un ospite che si vorrebbe non smettesse mai di raccontare. Anzi, se volete lasciare delle domande lo invitiamo un´altra volta e gliele facciamo.

Franco Fracassi
[Modificato da wheaton80 03/01/2022 15:21]
14/01/2022 14:42
 
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Project Veritas. Documenti militari smentiscono Fauci su origini del Covid

I repubblicani del Comitato di Supervisione della Camera hanno rilasciato diverse e-mail dove si evince che il dottor Anthony Fauci potrebbe aver saputo che il Covid-19 ha avuto origine da una fuga di laboratorio, e che potrebbe essere stato "intenzionalmente manipolato geneticamente". "Scriviamo per richiedere una trascrizione dell’audizione del Dr. Anthony Fauci, Direttore dell'Istituto Nazionale Americano di Allergia e Malattie Infettive (NIAID). Stralci di e-mail che stiamo rendendo pubblici oggi rivelano che il dottor Fauci è stato avvertito di due cose: (1) la possibilità che il Covid-19 fosse trapelato dal Wuhan Institute Virology (WIV) e (2) la possibilità che il virus fosse intenzionalmente manipolato geneticamente. È imperativo indagare se questa informazione è stata trasmessa al resto del governo e se questa informazione avrebbe cambiato la risposta degli Stati Uniti alla pandemia", si legge nella lettera dei repubblicani James Comer e Jim Jordan al Segretario alla Salute Xavier Becerra. A tal proposito Project Veritas ha ottenuto documenti sconvolgenti e mai visti prima riguardanti le origini del Covid, la ricerca sulle acquisizione di funzione, i vaccini, i potenziali trattamenti che sono stati eliminati e le manovre del governo per nascondere tutto questo:

www.projectveritas.com/news/military-documents-about-gain-of-function-contradict-fauci-testimon...

I documenti in questione provengono da un rapporto della Defense Advanced Research Projects Agency, meglio conosciuta come DARPA, che erano nascosti in un disco condiviso top secret. DARPA è un'agenzia che opera sotto il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, incaricata di facilitare la ricerca nella tecnologia con potenziali applicazioni militari. Project Veritas ha ottenuto un rapporto separato per l'Ispettore Generale del Dipartimento della Difesa, scritto dal Maggiore del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, Joseph Murphy, un ex collaboratore DARPA. Il rapporto afferma che EcoHealth Alliance si è avvicinata a DARPA nel marzo 2018 cercando finanziamenti per condurre una acquisizione di funzione (Gain of Function) sui coronavirus portati dai pipistrelli. La proposta, denominata Project Defuse, è stata respinta da DARPA per problemi di sicurezza. Secondo i documenti, NIAID, sotto la direzione del Dr. Fauci, è andato avanti con la ricerca a Wuhan, Cina, e in diversi siti negli Stati Uniti. Il dottor Fauci ha ripetutamente sostenuto, sotto giuramento, che il NIH e il NIAID non sono stati coinvolti nella Gain of Function con il programma EcoHealth Alliance. Ma secondo i documenti ottenuti da Project Veritas, che delineano perché la proposta di EcoHealth Alliance è stata respinta, DARPA ha certamente classificato la ricerca come Gain of Function. "La proposta non menziona o valuta i potenziali rischi della ricerca Gain of Function (GoF)", si legge nella lettera di rifiuto della DARPA.

Il rapporto del maggiore Murphy continua a dettagliare la grande preoccupazione per il programma Covid-19 Gain of Function, l'occultamento di documenti, la soppressione di potenziali cure, come l'Ivermectina e l'Idrossiclorochina, e i vaccini con tecnologia mRNA. Project Veritas ha raggiunto DARPA per un commento sui documenti nascosti e ha parlato con il responsabile delle comunicazioni, Jared Adams, che ha affermato:"Non mi sembra normale", quando gli è stato chiesto del modo in cui i documenti sono stati coperti da segretezza. "Se qualcosa risiede in un ambiente classificato, allora dovrebbe essere adeguatamente contrassegnato", ha detto Adams.In un video, il CEO di Project Veritas, James O'Keefe, ha posto una domanda fondamentale a DARPA:"Chi alla DARPA ha preso la decisione di occultare il rapporto originale? Avrebbero potuto far scattare dei campanelli d’allarme al Pentagono, alla Casa Bianca o al Congresso, il che avrebbe potuto prevenire l'intera pandemia che ha portato alla morte di 5,4 milioni di persone nel mondo e causato molto dolore e sofferenza a molti altre milioni di persone”. Intanto, in un’audizione al Senato, il senatore Rand Paul si è scagliato contro il dottor Fauci:“Ritiene che sia appropriato usare il suo stipendio da 420mila dollari per attaccare scienziati che non sono d'accordo con lei?”. E ancora:"Dottor. Fauci, l'idea che un funzionario governativo come lei possa affermare unilateralmente di rappresentare la scienza e che ogni critica a lei sarebbe da considerare una critica alla scienza è molto pericoloso”.

12 gennaio 2022
www.lantidiplomatico.it/dettnews-project_veritas_documenti_militari_smentiscono_fauci_su_origini_del_covid/3882...
01/02/2022 01:40
 
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La bomba di Rai 2:“Così certificano falsi morti Covid”

Perché in Italia ci sono così tanti morti nonostante le restrizioni che ci sono? Sono tutti morti di Covid o sono morti con il Covid? Queste alcune delle domande alla base di un servizio esclusivo realizzato dal format Restart in onda su Rai 2. Nel video, un medico dirigente di un ospedale romano rilascia delle dichiarazioni a dir poco sconvolgenti. Il medico sostiene che i dati in certi casi sarebbero volontariamente alterati. Riportiamo fedelmente le sue dichiarazioni:“È frequente che venga scritto sulla cartella che un paziente è morto di Covid, quando in realtà non lo è, in modo che salga il numero di positivi. La stessa cosa accade per i ricoveri. Se un malato oncologico entra in ospedale e poco dopo si rivela positivo, anche se non ha sintomi diventa immediatamente un paziente Covid. È gravissimo che trasferiscano un malato di tumore in una struttura Covid, può essere come mandarlo alla morte, ma accade spesso”. A quel punto la giornalista chiede: ma a cosa servono tutti questi positivi? La risposta del medico è da brividi:“A fare soldi”. “Lei capisce che uno che mi entra in ospedale con una gamba rotta e poi risulta positivo non costa quelle cifre se non ha sintomi”, aggiunge la fonte anonima. “L’ospedale prende dei rimborsi in proporzione al numero dei ricoveri e quindi tecnicamente la legge viene rispettata, ma poi esistono logiche per spartirsi il bottino. Ci sono interessi, soldi, potere, avanzamenti di carriera; li stanno premiando ed hanno già cominciato, rimodulando i contratti, l’hanno chiamata ‘produttività’, ma purtroppo si producono soltanto molte false morti per Covid. In alcune strutture ospedaliere si alterano i dati perché sperano che, dimostrandosi in sofferenza per il Covid, possano mettere le mani più facilmente sui soldi del PNRR. Si stanno organizzando anche per assumere nuovo personale, nonostante questa cosa non sia prevista. Il pubblico apre le strutture e la gestione del personale viene data ai privati. I positivi servono per alimentare il sistema!”.

Carlo Toto
29 gennaio 2022
www.nicolaporro.it/la-bomba-di-rai-2-cosi-certificano-falsi-mort...
01/02/2022 18:57
 
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Edoardo Dini - Scacco matto del 31gennaio. Chi ci appoggia e perché abbiamo vinto



Regolamento europeo:

eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX%3A32014R0536&...


Edoardo Dini - Il sistema entra in corto circuito - Regolamento 536/2014 EU

05/02/2022 01:11
 
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“I morti di Covid sono molto pochi”. Giorlandino gela Berlinguer e Miozzo, balbettii e imbarazzo in studio

Mentre l’intero dibattito pubblico è offuscato da Sanremo, proprio nella serata di apertura del Festival, il Professor Claudio Giorlandino, Direttore Scientifico dell’Istituto di Ricerca Altamedica, è stato ospite di Bianca Berlinguer per parlare di vaccini Covid e variante Omicron. E non solo. Il passaggio più interessante infatti è quello relativo al conteggio dei deceduti. Nella puntata di “Cartabianca” andata in onda il primo febbraio su Rai3, Giorlandino ha detto una serie di cose che hanno mandato in tilt sia la conduttrice che gli altri ospiti, tra cui Agostino Miozzo, ex coordinatore di quel Comitato Tecnico Scientifico che insieme a Speranza, Conte e Draghi ha fatto il bello e il cattivo tempo con la vita degli italiani in piena pandemia:



Giorlandino ha detto:“L’ISS è chiarissimo quando parla di morti di Covid e per Covid. E spiega perfettamente che quelli che muoiono di Covid muoiono in terapia intensiva intubati. Gli altri, che magari hanno altre patologie, muoiono nei loro reparti o a casa, ed entrano nel computo solo perché hanno un tampone positivo”. Spiega Giorlandino:“Quali siano dunque i reali numeri dei deceduti per Covid e quelli morti di Covid? L’ISS, che è serissimo ed è un’eccellenza, ritiene che possiamo considerare morti di Covid soltanto una piccolissima parte, per fortuna”. In studio provano a obiettare che non si può fare una distinzione e quindi è impossibile risalire al numero esatto. Giorlandino a quel punto prova a spiegare nuovamente:“Chi muore di Covid muore in terapia intensiva perché ha un”insufficienza respiratoria. Quindi il numero reale è ricavabile da questo dato: i morti in terapia intensiva”. Conclude il professor Giorlandino:“Omicron non arriva nei polmoni, si ferma al livello della faringe, e proprio per questo crea al massimo una faringite, e dunque non è letale. È una variante ‘buona’ e quindi è lei stessa che ti salva, non c’entra nulla il vaccino, il quale invece non ti protegge da essa. E dobbiamo sperare che sia questa variante stessa a fare da vaccino all’intero ‘gregge'”.

04 febbraio 2022
www.ilparagone.it/attualita/giorlandino-pochi-morti-pe...
16/02/2022 00:58
 
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Fort Detrick - Quel 1972: Il racconto di Giulio Tarro

La ‘Voce’, nelle sue inchieste, ha più volte puntato i riflettori sul super laboratorio militare e segreto di Fort Detrick, nel Maryland. Ed abbiamo scoperto una delle piste, a nostro parere quella ‘cronologicamente’ più attendibile, sul fronte delle origini della pandemia da Covid 19. Perché il ‘cuore’ di quel super laboratorio venne 'fermato', nel bollente luglio 2019, addirittura dai CDC, i ‘Centers for Desease Control and Prevention’, ossia le massime autorità statunitensi in tema di tutela della salute pubblica, che ne decretarono, per motivi di assoluta sicurezza nazionale, la temporanea chiusura. Luglio 2019, quindi sei mesi prima rispetto allo scoppio del giallo-Wuhan. E l’anno precedente, sempre nel Maryland, ma non solo, erano stati segnalati strani focolai influenzali. Come mai la più che inquietante narrazione su Fort Detrick è stata totalmente censurata, oscurata, silenziata dai media occidentali? Perché da noi giornali e TV hanno letteralmente cancellato dai loro radar il caso Fort Detrick? E perché in Europa e non, e ancor più a casa nostra, nessuno osa parlare degli ingenti finanziamenti americani (attraverso il ‘National Institute for Allergy and Infectious Deseases’ guidato a vita da Anthony Fauci) diretti ai laboratori di Wuhan per ricerche più che ‘borderline’? Misteri.

E’ solo una premessa al testo che potete leggere di seguito. Un vero racconto ante litteram (stra-ante litteram) su quei laboratori super segreti, animati dai militari a stelle e strisce. Un racconto che sembra uscito dalla penna di Ray Bradbury, il mitico autore di ‘Fahrenheit 451’ e di tante storie che oggi chiamiamo ‘distopiche’ e che danno il senso più autentico di quello che può succedere all’umanità, e sta forse succedendo già oggi. A firmare le righe che seguono è invece Giulio Tarro, uno dei pochi virologi autentici che popolano il panorama scientifico italiano, infestato da tanti, troppi nani & ballerine, pronti ad ogni comparsata e/o sceneggiata nei salottini TV. Il ricercatore che dall’avamposto del ‘Cotugno’ sconfisse il ‘male oscuro’ che mieteva centinaia di vittime tra i bambini napoletani negli anni ’70, è autore di centinaia e centinaia di pubblicazioni scientifiche. Ha firmato, nel 2018, un imperdibile “10 cose che tutti devono sapere sui vaccini” e pochi mesi dopo lo scoppio della pandemia, a giugno 2020, un altrettanto istruttivo (e profetico) “Covid 19 - Il virus della paura”. Ci perdonerà, Tarro, se facciamo ‘violenza’ al testo che concerne una delle sue tante esperienze americane: ossia, proponendovi prima la lettura della parte dedicata al super laboratorio del Maryland e poi la parte sul profondo legame scientifico con Albert Sabin, che scoprì il vaccino antipolio, e del quale Tarro era l’allievo prediletto, il ‘figlio scientifico’.


Albert Bruce Sabin”: il ricordo del figlio scientifico


Giulio Tarro e Albert Bruce Sabin

Nel 1972 vengo invitato, come Senior Scientist, dal Public Health Service National Institute of Health N.C.I. al Frederik Cancer Research Center (Maryland, USA) a svolgere ricerche fino al maggio 1973, sotto l’egida del Professore Albert Sabin, che rientrava dopo tre anni di Presidenza al Weizmann Institute, da Rehovot, Israele. Durante questo periodo le ricerche hanno riguardato la possibile implicazione di virus a DNA come causa di tumori nell’uomo, con particolare riguardo al virus dell’herpes simplex; la comparsa di antigeni non virionici in cellule infettate con virus dell’herpes simplex e la presenza di tali antigeni in cellule tumorali, nonché quella di anticorpi specifici nel siero di pazienti affetti da determinate neoplasie; la realizzazione del primo marker tumorale eziologico (TAF test, USA patent 43919-11). Furono quei due soldati davanti alla mia porta, alle sette di mattina del primo febbraio 1973, a farmi capire che qualcosa, a Fort Detrick, non andava per il verso giusto. Cominciava quel giorno il mio incarico al Frederick Cancer Research Center (dopo un burrascoso rientro in Italia, avevo deciso di tornarmene negli States) e stavo ancora addentellando il toast ricoperto di marmellata della prima colazione, quando sentii bussare alla porta. Sull’uscio, due militari con elmetto e una espressione assente:"Dottor Tarro, abbiamo l’ordine di scortarla al suo laboratorio. La prego di prendere posto sulla nostra jeep". Una jeep militare? Per percorrere neanche cinquecento metri (tanto distava il mio alloggio dai laboratori nei quali lavoravo)? Perplesso, mi rassegnai a salire sulla jeep. Lungo la strada e davanti all’ingresso di Fort Detrick gruppi di dimostranti agitavano cartelli e urlavano slogan. Si era, allora, in piena mobilitazione contro la Guerra in Vietnam e non era raro imbattersi in scene come quelle; non capivo comunque perché mai quelle manifestazioni davanti ad una struttura di ricerca sul cancro, quale era Fort Detrick. In verità, qualcosa sapevo. Quella struttura aveva ospitato dal secondo dopoguerra gli Army Biological Warfare Laboratories (ufficialmente, una struttura per la difesa da attacchi batteriologici), fino al 1969 quando, a seguito di un decreto del Presidente Nixon, era stato trasformato in una prestigiosa struttura scientifica: il Frederick Cancer Research Center, appunto. Ma le cose stavano proprio così? La curiosità mi rodeva, e perciò decisi di saperne di più. Oggi conoscere le strutture di Fort Detrick è facilissimo: basta digitarne il nome su un motore di ricerca e centinaia di siti internet illustrano con dovizia di particolari (addirittura con filmati, fino a qualche anno fa classificati Top-Secret) laboratori e programmi, ma allora era (anche per me, che lì ci lavoravo) una impresa quasi impossibile. E, tra l’altro, andare in giro a fare domande o parlarne apertamente con i dimostranti avrebbe significato il mio allontanamento dai laboratori di Fort Detrick o, addirittura, dagli Stati Uniti. Comunque, con cautela cominciai le mie indagini e le “incursioni” nell’”area proibita” di Fort Detrick. Già, perché il Cancer Research Center occupava solo qualcuno dei ben 500 ettari sui quali si estendevano le strutture di Fort Detrick.

Il resto dell’area era assolutamente interdetto a chi non avesse uno speciale Pass rilasciato dall’FBI o dai Servizi Segreti. “Assolutamente interdetto” per modo di dire. Sono sempre stato orgoglioso della mia capacità di legare con le persone più disparate; una qualità che considero retaggio del mio essere siciliano: un popolo forgiato nel carattere da millenni di invasioni e dominazioni e, quindi, capace di relazionarsi con estrema facilità. Comunque, per farla breve, sfoderando sorrisi, chiacchiere e cordialità, nel giro di qualche mese ero diventato amico delle guardie e degli addetti alla sicurezza, che mi permettevano di gironzolare senza tanti problemi. Fu così che mi imbattei in una costruzione stranissima: una colossale sfera di acciaio, alta decine di metri, costellata da oblò di vetro. A che poteva mai servire? Lì vicino un’altra enigmatica struttura: un palazzo, senza finestre, completamente nero, ricoperto da lucide lastre di catrame. Dopo un pò di domande fatte qua e là, venni a sapere i nomi e le funzioni di quegli strani edifici: la sfera si chiamava “8-Ball” ed era destinata a valutare la disseminazione di spore di antrace e altri organismi patogeni nell’atmosfera; l’altro edificio era “Black Maria”: ospitava i laboratori e gli stabulari degli animali infettati con microorganismi quali peste, colera, febbre encefalitica, morva… Impressionante. Comunque, pensavo allora, il tutto serviva a studiare sistemi di difesa da armi biologiche, non certo di offesa. Ma le mie certezze cominciarono a vacillare quando scoprii, in una zona ormai ricoperta da erbacce, un edificio che sembrava abbandonato da anni; scavalcando una staccionata con le assi marce, con circospezione, mi ero avvicinato e, con una mano, avevo scrostato un velo di sporco dal vetro di una finestra. Nell’hangar, ricoperti di polvere, una serie di fermentatori, bombe di aereo e una infinità di sfere di vetro. In una vasca qualcosa che mi sembravano piume. Piume? E a cosa potevano servire quelle piume? Qualche tempo fa, navigando su internet, una fotografia mi ha confermato i sospetti di allora. Quello stabilimento produceva bombe aeree M115: ordigni per attacchi contro aree rurali. Le piume, prima di essere inserite nelle sfere di vetro, venivano intrise di spore di antrace o di pulci infettate con lo Yersinia pestis. Quelle bombe, quello stabilimento, servivano a scatenare epidemie, malattie, morti… Infezioni attentamente pianificate da decine e decine di biologi, virologi, medici. Medici! Medici che studiavano come propagare le malattie, invece di debellarle! Ero ammaliato da tanta infamia. E l’idea che intorno a me potessero aggirarsi tali persone mi inquietava. Cominciai a raccogliere di soppiatto i volantini che i dimostranti distribuivano davanti la base per saperne qualcosa di più. E seppi così che una serie di ricercatori, che ritenevo miei stimati colleghi e che vedevo aggirarsi nei corridoi del Centro, non solo avevano, in passato, ideato e costruito armi biologiche ma che, nonostante la proclamata “riconversione” di Fort Detrick, continuavano a idearle e costruirle. Conoscevo molti di questi “colleghi”. E non erano certo, come qualcuno potrebbe immaginare, fanatici “patrioti” o “Dottor Frankenstein” divorati dall’ansia di assecondare la Scienza e, costi quel che costi, sfidare le leggi della Natura. No. Erano dei “normalissimi” ricercatori, quieti “padri di famiglia” che svolgevano noiose routine di laboratorio. Dovevo assolutamente parlare con loro. Un giorno, a mensa, lasciai con uno di questi cadere il discorso sulla questione armi biologiche. Non si sentiva a disagio, lui che era medico e che, per quanto può valere, aveva prestato il Giuramento di Ippocrate, a impegnare il suo talento per uccidere, invece che per guarire? Mi aspettavo quella che fu la sua risposta. "Ma queste sono armi di deterrenza, come la bomba atomica. Servono per scongiurare un attacco. Servono alla pace". Già. Si vis pacem para bellum. Se vuoi la pace preparati alla guerra. Un demenziale refrain che perseguita da sempre l’umanità. Ma per le armi biologiche c’è qualcosa di più e di peggio. Di certo non è possibile analizzare la logica della guerra e degli armamenti alla luce di principi etici ma se questo sistema d’arma è stato formalmente messo al bando dalle solitamente ipercaute convenzioni internazionali (è un caso più unico che raro), vuol dire che nella guerra biologica vi è qualcosa di profondamente inumano che scavalca le pur ciniche «prudenze» diplomatiche che regolano le convenzioni internazionali. E la circostanza che alla produzione di armi biologiche collaborassero (e continuano a collaborare) medici, come me, mi appariva davvero intollerabile.

Cominciarono così le prime confuse riflessioni sullo sradicamento del senso di autonomia dell’individuo, e in particolare del ricercatore, che mi hanno portato, decenni più tardi, ad occuparmi di Bioetica. Ma torniamo alla chiacchierata con il “collega” che creava armi biologiche. Una delle illusioni che lo animavano era la possibilità di potere “gestire” una epidemia scatenata dalle sue armi attraverso la somministrazione di antibiotici. E fu proprio la possibilità per quasi tutte le Nazioni di disporre di antibiotici sempre più efficaci a determinare, con una Convenzione Internazionale emanata nel 1972, la chiusura ufficiale del programma per la realizzazione di armi biologiche e, quindi dei laboratori di Fort Detrick. Che, comunque, continuavano, alla chetichella, a funzionare. Anche perché una nuova prospettiva si apriva per la realizzazione delle armi biologiche: l’utilizzo di microrganismi modificati geneticamente. Fu all’aeroporto di Cincinnati che ebbi la percezione di essere capitato in un altro mondo. L’aereo aveva appena calato la scaletta e sbirciavo con curiosità dal finestrino. D’un tratto non credetti ai miei occhi: Sabin era là, sulla pista di atterraggio. “Certamente, non sarà qui per me”, pensai. Ma per chi poteva essere venuto? Scesi, con la mia valigetta in mano, e, timidamente, gli andai incontro. Lui mi vide, e si affrettò a togliermi la valigia di mano. "Ma è possibile?", pensavo tra me. “Non solo è venuto a ricevermi all’aeroporto, ma ora, addirittura, mi porta anche la valigia”. Ero proprio arrivato in un altro mondo. Sensazione definitivamente confermata quando Sabin mi accompagnò in un appartamento, proprio di fronte l’università, che aveva fatto preparare per me. Un appartamento con un enorme frigorifero, strapieno di provviste. Indicandomi la stanza da letto, mi augurò una buona dormita, che avrebbe dovuto rinfrancarmi dal lungo viaggio. Poi mi salutò e subito crollai in un lunghissimo sonno. Ovviamente, per lo scombussolamento dei fusi orari (il jet-Iag) e per l’emozione, mi svegliai alle dieci di sera. Mi giravo e rigiravo nel letto. Che fare fino alla mattina successiva? Tentai di far passare il tempo leggendo qualcosa. Niente da fare. Ero troppo sù di giri per starmene lì nel letto. Dovevo muovermi, fare qualcosa. Decisi per una passeggiata notturna per le strade di Cincinnati. Ancora oggi Cincinnati è un paesone (300.000 abitanti) perso nella sterminata pianura che costituisce lo stato dell’Ohio. Figuratevi cinquantacinque anni fa. Eppure quella notte, mentre passeggiavo per il centro, mi sembrava il centro dell’universo. Guardavo con ammirata commozione edifici che troneggiavano nella down-town quali il Carew Tower (un palazzotto di 49 piani che solo le guide turistiche più benevole arrivano a definire un “finissimo approccio Art Deco” o l’ancora più ineffabile Ingalls Building (“Il primo grattacielo realizzato negli Stati Uniti in calcestruzzo armato con il sistema di EL Ransome”, riporta sconsolata Wikipedia) o il chiassoso Isaac M. Wise Temple (un incredibile edificio, metà tempio massonico metà sinagoga). Per me, abituato alle bellezze architettoniche di Napoli (e anche di Messina, nonostante le devastazioni determinate nella mia città dal terremoto prima e dai bombardamenti poi), quel posto, dove avrei dovuto vivere per anni, avrebbe dovuto deprimermi, anche perché avevo letto cose abominevoli sul suo clima (fino a -18 gradi in inverno + 42 in estate). In realtà quella notte, solo, lontano migliaia di chilometri da casa, dai miei amici, dagli affetti, ero felice. Felice, come lo si può essere a 27 anni. E mi ritrovai a pensare a Sabin, a fianco del quale avrei lavorato per anni. Albert Sabin era nato il 26 agosto 1906 nel ghetto di Bialystoick, nella Polonia ancora sotto il dominio zarista, da una famiglia ebrea. Dell’infanzia non conservava buoni ricordi:"Quando avevo cinque o sei anni", raccontò in un intervista, "mentre passavo davanti ad una chiesa insieme ad un amico, alcuni ragazzi urlando accusarono noi ebrei di avere ucciso il loro dio. E ci presero a sassate. Ero troppo piccino per capire, e un sasso appuntito mi colpì a pochi millimetri dall’occhio sinistro. Poiché sono nato non vedente dall’occhio destro, ho sfiorato la cecità”. A 20 anni Sabin era uno studente modello di Odontoiatria alla New York University; ma, dopo aver letto il libro “Cacciatori di microbi” di Paul de Kruif, ne rimase affascinato, tanto da cambiare facoltà. Nel 1931 si laureò in medicina e andò a lavorare presso l’Università di Cincinnati, dove sarebbe rimasto 30 anni a studiare come debellare la poliomielite. “Perché scelsi di studiare la poliomielite? Iniziai quasi per caso. Avevo appena terminato gli studi di medicina a New York, nel 1931. Un mese dopo scoppiò un’epidemia di polio. Avevo già fatto delle ricerche su questa malattia, che allora uccideva migliaia di persone… Fu il mio maestro, il dottor Park, famoso per aver debellato la difterite, a consigliarmi di studiare la polio: quindi non fu una mia scelta.

Fu l’unica volta che feci qualcosa dietro suggerimento di un altro”. Nel 1953, Sabin presentò alla Commissione per l’immunizzazione del NFIP i risultati delle esperienze condotte all’inizio su scimmie e, poi, su 242 persone (incluse se stesso e le figlie, Debbye ed Amy). Il vaccino da lui ideato, una sola dose e, per di più, assunta per bocca (la famosa zolletta intrisa di liquido amarognolo), si prestava più facilmente di quello di Salk ad essere somministrato e, per di più, c’era la possibilità di eliminare con le feci un virus vivo attenuato, con lo scopo di mettere in circolo una popolazione virale a bassa virulenza in modo da poter ottenere un’elevata copertura vaccinale di massa, anche nei confronti degli individui che per svariati motivi non erano stati vaccinati. Nonostante l’innegabile superiorità di questo vaccino su quello ideato da Salk, per tutta una serie di gelosie professionali e altre meschinità, Sabin negli Stati Uniti non venne creduto. Così il suo vaccino trionfò dapprima nei Paesi dell’Est. La prima Nazione a produrre il vaccino di Sabin su base industriale fu la Cecoslovacchia, poi la Polonia, l’URSS e la Germania Orientale. Dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini dei Paesi dell’Est, dell’Asia e dell’Europa. Poiché nei suddetti Paesi non si verificò più alcun caso di poliomielite, furono prodotti e immessi sul mercato notevoli quantitativi del vaccino Sabin “orale monovalente” contro il poliovirus tipo I, e poco dopo, anche il vaccino orale di tipo Il (OPV) e il vaccino orale trivalente (TOPV), valido contro tutti e tre i tipi di poliovirus. Il 1962 è l’anno del trionfo per Sabin. La gloria e gli innumerevoli prestigiosi premi (tra cui 40 lauree honoris causa) non intaccavano, comunque, il suo sottile humour:“Non mi hanno assegnato il Premio Nobel? Pazienza. Si vede che altri lo meritavano più di me”. E sul suo rifiuto di brevettare il vaccino si scherniva:“Ma quale generosità! Era il solo modo di produrlo e somministrarlo su vasta scala, al costo di uno-due centesimi a dose e metterlo a diposizione di chiunque…”. Le luci dell’alba mi strapparono dai miei pensieri e dalla passeggiata. Guardai l’orologio. Le cinque! Tra tre ore avrei dovuto essere nei laboratori dell’Università di Cincinnati. Mi precipitai a casa: doccia, caffè, una scorsa ai pesantissimi dizionari che mi ero portato dall’Italia (temevo di non ricordare neanche una frase in inglese) e via di corsa verso la Gloria. Sabin mi aspettava sulla porta del laboratorio, una rapida presentazione dei suoi collaboratori e subito il primo incarico: ripetere, in double blind, uno ad uno, tutti gli esperimenti che avevo compiuto a Napoli. Lo guardai stupefatto. Perchè mai quella richiesta? Mi sembrava una irritante mancanza di fiducia. Comunque, mi misi subito all’opera ed estrassi dalla borsa che avevo portato dall’Italia i flaconi contenenti cellule renali di cavia già infettate da virus erpetico, sieri estratti da pazienti affetti da tumori alla bocca o agli organi genitali, cellule ricavate da un carcinoma laringeo, necessarie per produrre virus. Per fare la verifica double blind o “doppio cieco”, Sabin fece cifrare sotto codice segreto quei campioni. Gli stessi sieri ci furono restituiti senza alcuna indicazione e su di essi Sabin, io e i nove colleghi americani dell’équipe, ripetemmo le tecniche messe a punto in Italia. Ovviamente, una volta analizzati i sieri, si ebbero risultati positivi al cento per cento per i campioni prelevati a soggetti malati di tumore, e negativi, sempre al cento per cento, per quelli di pazienti sani: la nuova classificazione tra positivi e negativi corrispondeva perfettamente a quella registrata prima del lavoro e racchiusa in cassaforte. Tirai un sospiro di sollievo; poi il mio sguardo incrociò quello dei colleghi, giovani ricercatori come me venuti da varie parti del mondo.

Tempo fa, rimettendo a posto le carte del mio studio, mi è capitata tra le mani una fotografia di quel gruppo di ricerca. In prima fila, Abraham Karpas: siamo ancora molto amici, grande amante della pizza (gliene ho visto divorarne una, enorme, in un minuto, in una pizzeria a Spaccanapoli), ora è Direttore del Dipartimento di Ematologia all’Università di Cambridge e ha ideato uno dei più diffusi test per l’identificazione del virus HIV; poi c’è Willy Foster: tecnico di laboratorio, nero come la pece, bravissimo; più volte è stato in Italia su mio invito per insegnare le tecniche di coltivazione dei tessuti; gran donnaiolo, due volte ha perso l’aereo che doveva riportarlo in patria: una per via di una tizia a Capri, l’altra per una studentessa a Napoli. E poi c’è la Principessa. Si, una vera principessa. Iraniana, eccezionale come virologa, mostrava per me un’attenzione che sembrava sconfinare nella passione. Ovviamente la cosa non passava inosservata in laboratorio. E allora giù con i consigli degli amici:"Ma Giulio… Non è affatto brutta. E poi pensaci… Una principessa. Potresti diventare un principe, sposandola". Ora, a parte il fatto che non si diventa principi sposando le principesse, la stirpe della mia collega (mi sia consentito qui non fare il suo nome) era quella dei Cagiari, deposta nel 1921 da Reza Khan Pahlavi, il cui ultimo discendente fu quel Mohammad Reza Pahlavi deposto nel 1978 dall’lmam Khomeini… Ma perché mai mi sto attorcigliando in questo discorso? Torniamo a Cincinnati. Giorno dopo giorno, stavo diventando una specie di riferimento per i miei colleghi (uno tra questi, favoleggiando sulla mia indole siciliana, pensava di trovare in me addirittura un “Padrino”); uno dei motivi di ciò era il mio atteggiamento nei riguardi di Sabin. Ad esempio, la faccenda dei foglietti. Sabin pretendeva di mettere per iscritto su foglietti (e, addirittura, in alcuni casi, far controfirmare per “accettazione”) ogni sua indicazione sulla conduzione degli esperimenti. Foglietti che gettava poi nel cestino della carta straccia. Foglietti che io, invece, raccoglievo e mettevo in tasca; e questo sia per ricostruire l’iter di tutti gli esperimenti ma, soprattutto, per rintuzzare le scenate di rabbia che avvincevano Sabin quando riteneva che un esperimento fosse stato condotto male per la dabbenaggine dei suoi collaboratori. Queste scenate erano almeno un paio a settimana; ne sarebbero bastate meno per farmi buttare fuori da un qualsiasi altro laboratorio. Nonostante queste, Sabin riservava per me un affetto e un’attenzione senza pari: fuori del laboratorio mi trattava come uno di famiglia (anzi, per usare un suo termine, un “godchild”, termine che potrebbe tradursi come “figlioccio”). Spesso mi invitava a cena a casa sua e, ancora oggi, serbo nostalgia per quelle bellissime serate in compagnia sua, delle figlie, della moglie e del genero. Quei quattro anni passati a Cincinnati sono stati i più esaltanti della mia vita. E non solo per le ricerche costellate da pubblicazioni su prestigiose riviste accademiche o per le serate cominciate trascinando ragazze a cena nei ristoranti di Fountain Square o di un altro quartiere della downtown, Mt. Adams (osannato dalle solite benevole guide turistiche come la “Montmatre di Cincinnati”). A rendere entusiasmante il mio primo soggiorno americano era stata soprattutto la percezione di essere capitato in una meritocrazia, in un sistema che riusciva a gratificare chi come me non chiedeva altro che essere messo nelle condizioni di svolgere il suo ruolo di ricercatore. Meritocrazia! Un termine diventato, oggi in Italia, un mantra da salmodiare.

Giulio Tarro
27 gennaio 2022
www.lavocedellevoci.it/2022/01/27/fort-detrick-quel-1972-il-racconto-di-giuli...
21/02/2022 19:40
 
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Radio Radio - Scivolone su Israele: virostar messe alla berlina ▷ Duranti:"Qualcuno lo dica a Burioni"



Israele e la pandemia. Un binomio divenuto concettualmente abituale nell'era del Covid. Lo Stato israeliano ha assunto rapidamente il ruolo di benchmark internazionale per la precoce e avanzata campagna vaccinale. Modello positivo o al contrario apripista da non seguire, Israele ha avuto il ruolo di primo Paese a sperimentare una vaccinazione di massa e con più dosi scandite nel tempo. Diventata la terra di elezione del vaccino, le virostar si sono sbizzarrite nel tesserne le lodi. Le ottimistiche previsioni del sistema sanitario israeliano si sono però rivelate meno efficaci rispetto a quanto previsto. L'immunizzazione ridotta della vaccinazione ha infatti messo in discussione il modello d'Israele, facendo cadere in errore anche molte virostar nostrane. Tra queste Roberto Burioni, volto noto dei salotti televisivi e figura iconica della virologia mainstream. Le previsioni di Burioni sull'uscita d'Israele dalla pandemia grazie alla campagna vaccinale si sono infatti rivelate assolutamente lontane dagli attuali dati del contagio israeliano. Nonostante gli annunci dei risultati ottenuti, oggi Israele è infatti ancora ben lontano dall'aver archiviato l'emergenza pandemica.

Fabio Duranti
22/02/2022 19:47
 
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Intervista a Joseph Tritto. II parte



Il Prof. Joseph Tritto risponde alle tante domande del pubblico che ci sono giunte: a proposito di come il virus possa essere scappato dai laboratori, delle varianti, dell'utilità o meno di somministrarli ai bambini e moltissime altre cose.

Franco Fracassi
31/03/2022 13:13
 
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L’agenzia sanitaria CDC rimuove migliaia di morti Covid dai registri

“Errore logico di codifica: diminuzione del numero di decessi Covid in tutte le categorie demografiche”. Ma non si scusa. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno rimosso decine di migliaia di decessi legati al Covid 19, tra cui quasi un quarto dei decessi che aveva elencato in quelli sotto i 18 anni. L’agenzia sanitaria ha silenziosamente apportato la modifica sul suo sito WEB di tracciamento dei dati il 15 marzo. “I dati sui decessi sono stati corretti dopo aver risolto un errore logico di codifica. Ciò ha comportato una diminuzione del numero di morti in tutte le categorie demografiche”, afferma il CDC sul sito. Il CDC si affida agli Stati e ad altre giurisdizioni per segnalare i decessi di Covid 19 e riconosce sul suo sito WEB che i dati non sono completi. Ma le statistiche sono spesso citate da medici e altri quando spingono per la vaccinazione per Covid 19, compresi personaggi che credono che praticamente tutti i bambini dovrebbero essere vaccinati. La dottoressa Rochelle Walensky, Direttrice del CDC, ha citato il totale dei decessi del tracker nel novembre 2021, mentre faceva pressione per formare un gruppo di esperti che consigliasse alla sua agenzia di raccomandare la vaccinazione per tutti i bambini dai 5 agli 11 anni. Prima del cambiamento, il CDC ha elencato 1.755 bambini come morti di Covid 19 insieme a circa altri 851.000, secondo Kelley Krohnert, un residente della Georgia che ha monitorato gli aggiornamenti. L’aggiornamento ha visto il CDC tagliare 416 morti tra i bambini e oltre 71.000 altrove, arrivando a un totale di poco meno di 780.000. L’agenzia ha rifiutato di fornire un commento entro la scadenza; in seguito ha fornito ulteriori dettagli sulle modifiche. Il CDC aveva precedentemente modificato il suo conteggio dei decessi nell’agosto 2021 “dopo l’identificazione di una discrepanza di dati”. “L’aggiornamento è un miglioramento, ma è almeno la terza correzione a questi dati e ancora non risolve il problema. Evidenzia solo che le persone hanno utilizzato una fonte di dati imperfetta quando discutono di bambini e Covid”, ha detto Krohnert a The Epoch Times in una e-mail. Alcuni giornalisti e medici hanno citato i dati del tracker, mentre altri utilizzano un conteggio gestito dal National Center for Health Statistics (NCHS) del CDC che è stato descritto dall’agenzia come più affidabile. Il conteggio NCHS, che è compilato dai certificati di morte, attualmente elenca 921 decessi che coinvolgono il Covid 19 tra i bambini e circa 966.000 decessi che coinvolgono il Covid 19 tra gli altri gruppi di età. I decessi nel conteggio includono persone che sono morte con Covid 19 e persone che sono morte per Covid 19, ha detto un portavoce del CDC a The Epoch Times in una e-mail a gennaio.

Il Covid 19 è stato elencato come causa sottostante, o causa di morte primaria, su circa il 90% dei certificati di morte all’epoca. Alcuni dei decessi elencati dal CDC sembrano non correlati al Covid 19. Ad esempio, la causa di diverse morti risulta essere l’annegamento; per molte altre, colpi d'arma da fuoco, secondo una revisione di Epoch Times dei codici di morte. Per ora, l’aggiornamento sul tracker è stato descritto come “una grande notizia” dal Dr. Alasdair Munro, ricercatore clinico per le malattie infettive pediatriche presso l’Ospedale Universitario di Southampton, dato che quasi un quarto dei decessi pediatrici di Covid 19 era scomparso. Ma Munro, scrivendo sui social media, ha definito “leggermente preoccupante che questi dati siano stati ampiamente utilizzati negli Stati Uniti per guidare o sostenere le politiche sanitarie”. Alcune persone hanno chiesto al CDC di rilasciare scuse pubbliche o almeno di annunciare tali aggiornamenti, in modo simile a come alcune agenzie di livello inferiore hanno chiarito abbassando il conteggio dei decessi. “È oltraggioso notare tranquillamente un errore così consequenziale”, ha detto su Twitter Jessica Adams, ex responsabile della revisione normativa presso la Food and Drug Administration. Un ex portavoce del CDC, tuttavia, ha osservato che il sito WEB del CDC delinea che i dati sono stimati e soggetti a modifiche. “C’è molta complessità in tutti i sistemi che stanno cercando di tracciare e riassumere i dati di malattia e morte, comprese le differenze nel modo in cui i dati vengono raccolti e riportati, la completezza e l’accuratezza dei dati, il modo in cui i dati tempestivi vengono inseriti nei sistemi di raccolta dei dati e segnalati al CDC, e nelle ipotesi fatte e nelle procedure utilizzate per determinare se il Covid 19 sia stata la causa principale di morte, una causa di morte che contribuisce, o un fattore che probabilmente non contribuisce alla morte di qualcuno”, ha scritto in una e-mail Glen Nowak, l’ex portavoce, che ora è un decano associato per la ricerca e gli studi universitari presso l’Università della Georgia. “Non sorprende quindi che si verifichino aggiustamenti o revisioni, anche a seguito di problemi relativi alla codifica (ad esempio, riconoscendo, man mano che vengono forniti più casi e informazioni, che esisteva un modo migliore per inserire, analizzare e/o interpretare i dati)”. Nowak ha detto di non essere sorpreso che il CDC non abbia annunciato l’aggiustamento, date le dichiarazioni di non responsabilità, affermando che gli annunci delle agenzie federali “sono meglio riservati per gli eventi o gli sviluppi che hanno o potrebbero avere un impatto significativo sulle raccomandazioni o sulle politiche del governo”.

Zachary Stieber
Fonte: www.theepochtimes.com/cdc-removes-24-percent-of-child-covid-19-deaths-thousands-of-others_4345083.html?utm_source=newsnoe&utm_campaign=breaking-2022-03-18-1&utm_medium=email2&est=DVcapxIToQGJ5Nz1J3COL%2FKT%2BEz2yjeCn1wMXfXGr1K2a8XDJb94HSlpmeWXDPb6it29...

Traduzione: Jure Eler
23/03/2022
www.ambienteweb.org/2022/03/23/lagenzia-sanitaria-cdc-rimuove-migliaia-di-morti-covid-dai-r...
[Modificato da wheaton80 31/03/2022 13:14]
01/04/2022 16:35
 
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De Donno aveva ragione. Studio americano conferma che la terapia funziona: salva vite e costa poco

Giuseppe De Donno, pioniere della terapia con il plasma iperimmune, fu osteggiato. Ora uno studio americano conferma che aveva ragione. La Verità ha pubblicato i risultati di uno studio finanziato dal Dipartimento della Difesa americano e dai National Institutes of Health (NIH), l’agenzia governativa che si occupa di ricerca medica.

De Donno e la terapia con il plasma iperimmune
De Donno aveva avviato la cura per combattere il Covid quando era primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova. In sostanza, utilizzò il plasma “convalescente” per trattare i malati di Covid. Malati che guarirono nel 90% dei casi. Ma la sua terapia fu contrastata. In un’intervista a La Verità, il 15 giugno 2020, disse:"La terapia con il plasma costa poco, funziona benissimo, non fa miliardari. E io sono un medico di campagna, non un azionista di Big Pharma". La scorsa estate, il 27 luglio del 2021, il professore si tolse la vita.

De Donno, le conclusioni di uno studio americano

Come riporta La Verità, due sono le principali conclusioni dello studio appena pubblicato su The New England Journal of Medicine (NEJM), tra le riviste mediche più autorevoli al mondo. La prima, è che "nei partecipanti, pazienti affetti da Covid 19, la maggior parte dei quali non vaccinati, la somministrazione di plasma convalescente entro 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi ha ridotto il rischio di progressione della malattia che porta al ricovero in ospedale". La seconda, che i monoclonali "sono costosi da produrre, richiedono tempo per l’approvazione e potrebbero non essere ampiamente disponibili durante le condizioni di picco di Covid 19". Al contrario, si legge ancora, il plasma convalescente Covid 19 "non ha limiti di brevetto ed è relativamente poco costoso da produrre, poiché molti singoli donatori possono fornire più unità", sottolineano i ricercatori, primo fra tutti David J. Sullivan della Bloomberg School of Public Health di Baltimora.

Il ruolo del plasma convalescente per ridurre l’infiammazione polmonare
E poi ancora. Il plasma convalescente di Covid 19, si legge nello studio, svolge un ruolo fondamentale nel ridurre l’infiammazione polmonare in risposta all’infezione da Sars-CoV-2, che è il "motivo più comune per l’ospedalizzazione". Tre soli decessi furono registrati in ospedale, in partecipanti trattati con il plasma di controllo. Gli autori dello studio, si legge sul quotidiano, sottolineano che "il siero o il plasma immunitario sono stati usati in modo sicuro per il trattamento di malattie infettive per più di cento anni" e che risultati contrastanti "potrebbero essere dovuti alla mancanza di moderni progetti di studio, a piccole dimensioni del campione" così pure a una "somministrazione troppo tempo dopo l’inizio della malattia".

Lo studio dell’AIFA e dell’ISS
La Verità poi ricorda lo studio promosso da AIFA e ISS, che giusto un anno fa "non evidenziò un beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi trenta giorni". Gli esperti aggiunsero che i risultati erano in linea con quelli della "letteratura internazionale, prevalentemente negativa, fatta eccezione per casistiche di pazienti trattati molto precocemente con plasma ad alto titolo". "Oggi", conclude il giornale diretto da Maurizio Belpietro, "uno studio americano finanziato con fondi governativi restituisce tutta la grandezza di quella piccola, geniale intuizione del professore che non aveva bisogno di Big Pharma per trattare i pazienti Covid".

Giorgia Castelli
01 Aprile 2022
www.secoloditalia.it/2022/04/de-donno-aveva-ragione-uno-studio-americano-conferma-che-la-terapia-funziona-salva-vite-e-cos...
06/04/2022 01:51
 
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Prof. Mariano Bizzarri ▷ "Virus nato in vitro, legame con Bio-Labs in Ucraina? Ecco tutte le prove"



Le origini sul coronavirus tengono ancora banco. Espulsa dalla narrazione mainstream, oggi l'ipotesi della nascita in laboratorio del Covid 19 è divenuta sempre più reale. La possibile fuga di un patogeno da una struttura di ricerca di Wuhan appare sempre più una concreta realtà. Il prof. Mariano Bizzari dell' Università della Sapienza di Roma ricostruisce in modo chiaro la trama di intrecci tra gli investimenti USA e i laboratori biochimici presenti in Cina e in Ucraina. Tali centri di ricerca per la modifica di pericolosi virus, come spiega Bizzarri, sono stati delocalizzati dall'Amministrazione USA fuori dai confini nazionali, in particolare sul suolo cinese e ucraino. Attraverso articoli scientifici e fonti autorevoli il prof. Bizzari ricostruisce in maniera sintetica i legami opachi tra questi bio-laboratori e gli Stati Uniti; tra i protagonisti occulti spuntano i nomi del virologo Fauci e soprattutto di Hunter Biden, figlio dell'attuale Presidente americano.
24/04/2022 17:15
 
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Indagati 9 ministri. Emergenza Covid e lockdown, la clamorosa inchiesta della Procura di Roma

Clamoroso alla Procura di Roma: in data 28 marzo, gli inquirenti hanno iscritto nel registro degli indagati gli ancora ministri della Salute Roberto Speranza, degli Esteri Luigi Di Maio, dell’Interno Luciana Lamorgese e della Difesa Lorenzo Guerini, oltre agli ex titolari dell’Economia Roberto Gualtieri, della Giustizia Alfonso Bonafede, delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, dell’Istruzione Lucia Azzolina e dell’Ambiente Sergio Costa. Mezzo Governo Conte Bis è dunque al momento sotto inchiesta, accusato di fatti criminosi legati all’emergenza Covid e ai vari lockdown. Come riporta Patrizia Floder Reitter su La Verità, “le ipotesi di reato vanno dall’usurpazione di potere politico all’abuso di ufficio aggravato, dal sequestro di persona al procurato allarme, dalla violenza privata alla pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico”. Roba pesantissima. Roba che anche noi denunciamo fin dallo scoppio di questa emergenza. Una sfilza impressionante di condotte di cui dovranno rispondere alla magistratura, e di fronte ai cittadini, per come hanno gestito la pandemia. “L’atto formale è la conseguenza di una denuncia presentata il 12 marzo dello scorso anno da un gruppo di professionisti, tra i quali medici, avvocati e un maresciallo della Guardia di Finanza, che si rivolsero alla Procura di Catania dopo aver raccolto una corposa documentazione contro diversi politici che ritengono responsabili dei reati ipotizzati. Da Catania, la denuncia è finita a Roma, e sembra si sia raccolto un faldone con centinaia di atti formali attraverso i quali cittadini e associazioni di tutta Italia hanno messo a conoscenza dell’autorità giudiziaria fatti che possono costituire notizie di reato a carico” dei vari ministri coinvolti nell’inchiesta. Quelle avanzate nella denuncia di marzo 2021, sono state quasi tutte accolte e sono pesantissime.

“I denuncianti chiesero che venissero avviate 33 indagini e che fosse accertata «l’effettiva sussistenza dei plurimi profili di falsità, arbitrarietà nell’esercizio da parte del governo del potere politico attribuito per legge al Parlamento, di strumentalizzazione di notizie scientificamente e/o sanitariamente e/o epidemiologicamente false, ovvero manipolazione in malafede di notizie scientificamente vere al fine di imporre all’opinione pubblica, e quindi anche agli eletti in Parlamento […], con conseguente lesione del diritto di elettorato passivo rilevante […], un racconto pandemico falso e volto alla coartazione dei diritti costituzionali e politici dei cittadini”. La denuncia punta il dito non solo verso i ministri ma anche contro “Walter Ricciardi e la sua ossessione per il lockdown” e i principali virologi televisivi che hanno insistito per mesi “per imporre misure drastiche di isolamento sociale”. Tra le indagini sollecitate, quella volta a conoscere “i criteri tecnico-scientifici adottati per la creazione delle proiezioni a breve, medio e lungo termine elaborate dai cosiddetti esperti” e la motivazione scientifica “della decisione di ricoverare, nel periodo estivo/autunnale del 2020 e in tutto il territorio nazionale, numerosissimi soggetti asintomatici, per il solo fatto di essere risultati positivi al tampone”. Viene infine chiesto l’elenco di tutti coloro che hanno eseguito il test “al fine di verificare se la cifra era reale”, quando vennero dichiarati aumenti record di positivi nelle 24 ore. E di verificare il perché della «costante, pervicace e ostinata marginalizzazione, da parte dell’autorità sanitaria nazionale, di pressoché tutte le cure, spregiativamente definite ‘alternative’». I denuncianti chiedono anche di sapere «chi sono, quali titoli accademici, tecnici e quali competenze possiedono i sedicenti esperti che hanno suggerito al Ministero della Salute di imporre l’uso delle mascherine e del distanziamento sociale anche agli alunni delle scuole, alla riapertura di settembre 2020″. Si attendono sviluppi, restando fiduciosi affinché venga fatta giustizia. Anche perché diversi ministri sono ancora in carica a perpetuare il danno.

21 aprile 2022
www.ilparagone.it/attualita/ministri-indagati-lockdown-emergenz...
26/05/2022 23:01
 
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Il ritardo tra notizie "complottistiche" e verità? Anche meno di un anno, ormai

Se da una parte appare evidente la spaccatura fra le cosiddette informazioni ufficiali e quelle che si trovano nel sempre più ricco ed articolato mondo della controinformazione, non si può fare a meno di notare come la fase di transizione dall'una all'altra sia sempre più rapida. Se in passato una bugia poteva durare molto più a lungo, anche decenni (si pensi all’omicidio Kennedy, allo sbarco sulla luna o all’incidente del golfo del Tonkino, che fornì il pretesto per avviare la guerra in Vietnam), oggi l’avvento di internet, che permette una rapida diffusione di prove, fatti e immagini, rende possibile una evoluzione sempre più veloce, un passaggio sempre più veloce da una versione alternativa da “complottista” a “verità comunemente accettata“.

Un grande banco di prova per questo nuovo modo di collaborazione mondiale, nella ricerca della verità, è stato sicuramente l’11 Settembre 2001. Anche se a tutt’oggi, a 21 anni dall’evento, molti non sanno la verità, è chiaro che sempre meno persone credono alla versione ufficiale. Per la pandemia ed i conseguenti vaccini le cose stanno andando ancora più veloci. L’ammontare delle informazioni che vengono trovate e condivise fra migliaia di blog, canali Telegram e, in misura minore, per la censura, anche su Youtube e i vari social, cresce ogni giorno di più, e la velocità alla quale una versione alternativa diventa verità riconosciuta è sempre più alta: in pochi mesi quelli che ridevano di certe posizioni ora sono costretti a tacere, vergognarsi e, se ci riescono, riconoscere che si sbagliavano. Pensate un pò:

- Quando vi dicevano che sarebbe durata poche settimane, e i complottisti prevedevano alcuni anni; chi aveva ragione?
- Quando qualcuno ipotizzava una origine artificiale del virus (o della pandemia) con la collaborazione degli USA veniva tacciato come pazzo visionario: oggi questo (gain of function) è acclarato e documentato
- Quando all’inzio della campagna di vaccinazione vi dicevano che avrebbe risolto tutto e i complottisti dicevano che non era vero;
- Quando i “complottisti” dicevano che non aveva senso il Green Pass a seguito di un presunto vaccino che né impedisce l’infezione né previene il contagio: ridicolizzati in televisione dai cagnolini del potere, oggi accettato e riconosciuto da tutti
- Quando i “complottisti” vi parlavano di laboratori di sviluppo di armi batteriologiche finanziate dagli americani, ed erano additati come pazzi: oggi le prove ci sono e sono sotto gli occhi di tutti
- Quando i “complottisti” dicevano che non si deve somministrare un vaccino (ancorché non tale) durante una epidemia in corso, e venivano derisi, mentre oggi questa idea si è fatta strada anche nel mainstream

Ora tutto questo è patrimonio comune ed accettato anche dalla cosiddetta informazione ufficiale. Quindi mi domando: chiederanno mai scusa? Se non ci fosse stata la controinformazione, cioè il lavoro di migliaia, milioni di persone che analizzano, scrivono, riprendono e rilanciano, pur tra mille difficoltà (demonetizzati da YT, bannati da FB, ecc...), l’informazione ufficiale si sarebbe adeguata o sarebbe rimasta arroccata sulle posizioni dettate dalle varie agende WEF, Gates, Soros, ecc...?

Ottimismo per il futuro
Se la storia degli ultimi decenni ci ha insegnato qualcosa, possiamo guardare con ottimismo al futuro e vedere che questa aumentata velocità, nello smascheramento delle bugie, farà vedere sempre di più quanto fragili ed ingannevoli siano le bugie che ci raccontano (e quanto criminali e senza scrupoli sono coloro che ci comandano).

Alberto Medici
16 maggio 2022
www.ingannati.it/2022/05/13/la-differenza-tra-notizie-complottistiche-e-verita-anche-meno-di-un-ann...
[Modificato da wheaton80 26/05/2022 23:02]
04/06/2022 12:51
 
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Covid, Palù:"Nuovi indizi che virus sia fuggito da laboratorio"

Nuovi indizi che la pandemia da Covid sia stata innescata da un incidente di laboratorio. Lo afferma Giorgio Palù, dove in un’intervista al Corriere della Sera, sostiene che "lo spillover con salto di specie animale-uomo potrebbe essere stato compiuto per cause accidentali da un virus del pipistrello sperimentalmente adattato a crescere in vitro”. Secondo il Presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco, “è suggestivo un dato, che andrà comunque confermato da ulteriori verifiche di altri ricercatori. Il ceppo prototipo di Wuhan, quello che ha cominciato a manifestarsi in Cina con forme gravi di polmonite, e tutte le varianti che ne sono derivate, anche quelle considerate non interessanti nella classificazione internazionale, presentano una caratteristica affatto peculiare. Nel gene che produce la proteina Spike (quella che il virus utilizza per agganciare la cellula da infettare) appare inserita una sequenza di 19 lettere appartenente a un gene umano e assente da tutti i genomi dei virus umani, animali, batterici, vegetali sinora sequenziati. La probabilità che si tratti di un evento casuale è pari a circa una su un trilione. Una sequenza essenziale, perché conferisce al virus la capacità di fondersi con le cellule umane e di determinare la malattia”. “Si può ipotizzare una manipolazione effettuata per soli scopi di ricerca”, spiega il virologo. “Non certo con intenzioni malevole. Non sarebbe la prima volta che un virus scappi per sbaglio da un laboratorio ad alta sicurezza”. Quanto all'ipotesi dell'origine del virus dal pipistrello con un passaggio diretto all'uomo o indiretto attraverso un ospite intermedio (si è parlato del pangolino) o una serie di scambi successivi uomo-animale-uomo, “alcuni studi recenti, che usano la bioinformatica per indagare l'evoluzione del virus, ci orienterebbero in tal senso. Manca però la prova regina che suffraghi l'origine naturale. Da un lato, non si è ancora trovato l'ospite intermedio e dall'altro, RaTG13, il virus del pipistrello Rhinolophus affinis il cui genoma è al 97% identico al Sars-CoV-2, ha scarsa capacità di infettarci. Per validare quale delle ipotesi in campo (spillover naturale o di laboratorio) sia più verosimile, sarebbe auspicabile, come più volte richiesto dall'OMS e dalla comunità scientifica, la collaborazione delle autorità cinesi”. “Identificando un eventuale ospite intermedio”, dice ancora Palù, “sarebbe possibile risalire all'iniziale sorgente del contagio e bloccare la trasmissione epidemica, come è avvenuto per altri virus provenienti dal mondo animale. Non si può prevedere cosa avverrà tra qualche mese. Certo è che la prospettiva sembra favorevole se consideriamo l'andamento di questi giorni e l'approssimarsi della bella stagione che ostacola la trasmissione di tutti i virus a diffusione aerea. Riguardo l'adesione al vaccino Novavax, credo che la fascia dei no vax che irriducibilmente si oppone alle vaccinazioni (una sparuta minoranza, fortunatamente) non accetterà mai nessun vaccino. Il grosso vantaggio di Novavax, oltre alla dimostrata efficacia e sicurezza, è un altro. Può essere conservato per mesi a temperature da frigorifero, 3-4 gradi e a temperatura ambiente, condizione che faciliterà il suo impiego nelle popolazioni del mondo che non hanno a disposizione una catena del freddo e hanno bisogno di essere immunizzate se vogliamo la fine della pandemia”.

07 marzo 2022
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